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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,47).
(Adozione di atti amministrativi del Ministero della pubblica istruzione in presunto contrasto con la legislazione vigente - n. 2-00119)
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare l'interpellanza Elio Vito n. 2-00119 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmataria.
VALENTINA APREA. Con questa interpellanza urgente abbiamo inteso denunciare la disinvoltura con cui il Governo Prodi, e nella fattispecie il ministro della pubblica istruzione Fioroni, hanno comunicato alle scuole attraverso più atti amministrativi estivi, che hanno preceduto l'inizio dell'anno scolastico attuale, che le leggi di riforma della scuola approvate nella scorsa legislatura, e ormai pienamente in vigore, potessero essere ignorate dai dirigenti e dai docenti, anzi sostituite con direttive di contenuto opposto.
Dunque, contestiamo, innanzitutto, il metodo, e cioé se sia compatibile con il quadro giuridico vigente che, attraverso una prassi mai prima d'ora applicata nel paese, venga affidato ad atti di natura amministrativa il compito di modificare la legge e di suggerire alle scuole comportamenti con tutta evidenza difformi dalla legislazione vigente, in tal modo alterando profondamente il sistema delle fonti diPag. 72diritto ed il concetto stesso di legalità, mettendo in discussione l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che deve essere riconosciuta come spazio di autodeterminazione costituzionalmente garantito e non comprimibile.
Ancora di più, se possibile, denunciamo e contestiamo il merito di quegli atti amministrativi. Vediamo di che si tratta.
Il 25 luglio scorso è stata emanata la direttiva generale sull'azione amministrativa e sulla gestione per l'anno 2006 per proseguire l'azione di consolidamento e potenziamento dell'autonomia delle scuole. In tale direttiva si affermava che l'obiettivo doveva essere quello di «rafforzare la contitolarità e la corresponsabilità educativa dei docenti»; in realtà si metteva in discussione la funzione di tutor: senza abrogare né disapplicare le leggi, che non sono né abrogate né disapplicabili - come invece hanno sostenuto i sindacati -, si dava dunque una indicazione chiara di superamento della figura del tutor.
L'atto dichiarava inoltre che, tra gli obiettivi dell'area istruzione, veniva incluso quello di contrastare e prevenire il fenomeno dell'abbandono scolastico e che tale obiettivo sarebbe stato perseguito «elevando l'obbligo scolastico fino a 16 anni con la costituzione di un biennio obbligatorio», anche questo in palese contrasto e in violazione delle leggi vigenti che, anch'esse non abrogate nè disapplicabili, prevedono tuttora il diritto-dovere fino a 18 anni.
Ancora, il 28 agosto è stata emanata la direttiva n. 649, con la quale vengono modificate le disposizioni fornite all'Invalsi dalla precedente direttiva n. 27 del 13 marzo 2006, in relazione agli obiettivi generali delle politiche educative nazionali cui l'Istituto dovrà attenersi. Tali modifiche hanno riguardato la trasformazione dell'intervento dell'Invalsi come rilevazione di sistema in indagine campionaria. Si riduce, quindi, ad indagine campionaria la verifica periodica e obbligatoria delle conoscenze e abilità degli studenti e della qualità complessiva dell'offerta formativa prevista per legge, si delegittima l'istituto, riducendone l'attività e sottraendo alle scuole stesse uno strumento fondamentale per l'accountability della propria autonomia progettuale; ancora di più, si pensa di utilizzare «gli esiti delle rilevazioni ... al fine di supportare l'attività di valutazione periodica e annuale degli apprendimenti degli alunni», quindi facendo confusione tra le attività di valutazione di sistema e quella formativa.
In più, si è esclusa l'Invalsi dalla predisposizione delle prove a carattere nazionale dell'esame di Stato e si riporta l'istituto nazionale a funzioni marginali e consultive ancor più ridotte di quelle attribuite al vecchio Cede.
Il 31 agosto (evidentemente, Presidente, hanno fatto poche ferie al ministero questa estate; per la verità, quella di utilizzare il tempo della chiusura delle scuole e delle vacanze estive degli studenti e degli alunni al fine di intervenire con tutta una serie di norme che avrebbero regolato l'attività dell'anno scolastico era una vecchia usanza democristiana) è stata emanata una circolare esplicativa contenente provvedimenti e temi di rilevante interesse connessi all'avvio dell'anno scolastico 2006/2007.
In questa circolare, ad essere colpito è stato il portfolio delle competenze, perché, in poche righe, in palese contraddizione con le norme vigenti, addirittura il ministero è arrivato a suggerire di soprassedere nell'applicazione delle modalità di valutazione introdotte dal portfolio, di avvalersi dei modelli valutativi di cui al previgente ordinamento, in spregio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. In più, nel trattare gli esami di idoneità, ha dato un'interpretazione della legislazione vigente. Il colmo si è raggiunto il 7 settembre 2006, quando è stata emanata una direttiva sul ruolo e sui compiti degli uffici scolastici provinciali, gli attuali centri servizi amministrativi (CSA). Quanto al metodo, l'atto amministrativo, ancora una volta, compie una forzatura rispetto all'assetto organizzativo vigente, ripristina una situazione antecedente alla riforma della pubblica amministrazione voluta e varata, tramite apposita delega legislativa, nel 1999, peraltro da un altro Governo diPag. 73centrosinistra (dal primo Governo Prodi), e, quanto al merito, l'atto solo apparentemente rispetta lo spazio di autonomia e di autodeterminazione delle scuole. In realtà, riporta un controllo sull'autonomia progettuale. Ma quello che stupisce ancora di più (e sono davvero lieta di vedere nei banchi del Governo il viceministro Bastico, che è stata autorevole esponente degli assessori regionali all'istruzione e alla formazione del centrosinistra) è il fatto che una persona come la Bastico abbia tollerato che questa direttiva passasse senza neanche aver consultato la Conferenza Stato-regioni. Se avessimo fatto noi, viceministro Bastico, quello che voi avete fatto, che lei ha fatto con il suo ministro, credo che la Corte costituzionale sarebbe stata interessata proprio da un suo rilievo, lei che è stata così attiva nei nostri confronti a tutelare i diritti delle regioni.
Le leggo ora alcuni rilievi che sono stati da noi raccolti e i pareri che abbiamo voluto farci dare da autorevoli esponenti della magistratura e della Corte dei conti. Questa direttiva delinea, a decorrere del settembre 2006, contraddittoriamente, due diversi organi monocratici deputati ad interloquire e a interagire con le regioni e soltanto per il primo dei due organi statali, ossia la direzione regionale, è prevista una sede collegiale nella quale possa essere declinato il principio di leale collaborazione. È opportuno ricordare, ma secondo me il viceministro Bastico se lo ricorda bene, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 13 del 2004, nel ricostruire la trama delle competenze concorrenti Stato-regioni alla luce del Titolo V, seconda parte, della Costituzione ha fatto espresso riferimento proprio al comma 3 dell'articolo 75 del decreto legislativo n. 399, perché stabilisce che in quest'organo collegiale bisogna individuare comunque il compito di realizzare un coordinato esercizio delle funzioni pubbliche in materia di istruzione. Insomma, la direttiva ministeriale del settembre 2006 sposta alcune competenze in sede territoriale provinciale (praticamente fa rinascere i vecchi provveditorati) e, in tale maniera, unilateralmente altera il già regolato meccanismo organizzativo di coordinamento, senza prevederne alcun altro sostitutivo alternativo e tutto questo senza aver acquisito alcun parere o intese in sede di Conferenza unificata.
Siffatta alterazione, con tutte le contraddizioni intrinseche che la connotano, potrebbe configurare persino la violazione di quel principio di cooperazione di leale collaborazione a lei tanto caro, viceministro Bastico, quando era autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni, e persino la lesione per menomazione e sottrazione di competenze regionali concorrenti.
Siamo veramente molto desiderosi di conoscere le ragioni di questi scivoloni e tradimenti riguardo al mancato rispetto delle leggi della Repubblica.
PRESIDENTE. Il viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole Aprea ha toccato moltissimi atti svolti dal Ministero della pubblica istruzione in questo primo periodo della legislatura, ed io cercherò di rispondere alle sue puntuali osservazioni altrettanto puntualmente, facendo riferimento, quindi, all'articolazione molto ampia della sua interpellanza urgente.
Il primo riferimento è alla direttiva del 25 luglio 2006, registrata alla Corte dei conti il 1o agosto 2006, della quale si desumono delle norme di attuazione del programma illustrato dal ministro proprio nella sede della Commissione parlamentare. Si tratta, peraltro, di un programma che si colloca, più ampiamente, nelle strategie di Lisbona approvate dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea nel maggio del 2003, nel Documento di programmazione economico-finanziaria e in altri documenti programmatici assunti da questo Governo. Stiamo parlando dell'atto che indirizza la nostra amministrazione nell'attuazione di questi documenti programmatici.
È noto, quindi, che questa direttiva deve assumere i macro-obiettivi per realizzarliPag. 74nell'anno di riferimento; da essi deriva l'assegnazione delle risorse che sono state, peraltro, definite proprio mentre lei, onorevole Aprea, dirigeva, assieme al ministro Moratti, il ministero. Quindi, si tratta di una direttiva che scavalca due amministrazioni diverse e che era necessario realizzare, anche perché noi abbiamo evidenziato davvero molte criticità.
Attraverso questo atto amministrativo abbiamo cercato di superare criticità irrisolte a seguito delle politiche scolastiche che avete attivato nella precedente legislatura, molte delle quali, a nostro avviso, avevano prodotto effetti negativi.
Al centro della direttiva poniamo l'autonomia scolastica, nella sua concezione comunitaria, e la valorizzazione delle competenze dei docenti e del personale tutto della scuola.
Detto questo, come centro di riferimento, è chiaro che abbiamo cercato di strumentare questa nostra scelta e, pertanto, vengo ad una delle decisioni assunte, che è quella del superamento della figura del tutor. Si tratta della disattivazione di questa figura che è stata effettuata attraverso la sequenza contrattuale del 17 luglio 2006, adottata in sede ARAN e sottoscritta da tutte le organizzazioni sindacali di rappresentanza della scuola.
Ricordo la legittimità di questa sequenza contrattuale che viene applicata, ai sensi dell'articolo 43 del contratto collettivo nazionale della scuola, sottoscritto il 24 luglio del 2003. Esso prevede che proprio laddove vi siano delle modifiche all'organizzazione del lavoro, agli orari di lavoro e così via, esse debbano essere negoziate con le organizzazioni sindacali e da queste possono anche conseguire modifiche alla normativa vigente. Del resto, la legge Moratti aveva richiamato esplicitamente questa norma del contratto collettivo nazionale di lavoro anche in riferimento a tutto ciò che sarebbe stato necessario per rendere operativa la riforma all'interno delle autonomie scolastiche. Quindi, legittimamente, anzi oserei dire doverosamente, noi abbiamo ripreso attraverso una direttiva un tavolo che non era mai stato chiuso e da questa scelta (peraltro ampiamente illustrata dal ministro Fioroni in Commissione proprio a seguito di un'interrogazione) abbiamo sviluppato alcune correzioni alle modalità organizzative all'interno delle autonomie scolastiche: una di queste è rappresentata dal tutor.
Voglio precisare che questa figura ha funzioni che rientrano normalmente in quelle che spettano al personale docente, secondo le norme del contratto collettivo di lavoro, quindi noi non abbiamo negato le funzioni, ma a seguito della sequenza contrattuale queste sono state riportate, spalmate - diciamo così - sull'intero corpo docente. Ciò, ha determinato un cambio di carattere organizzativo, lasciando all'autonomia scolastica quelle competenze che le sono dovute nell'organizzazione del personale docente, ad esempio decidendo qual è quello che si raccorda di più con i genitori o quello che, invece, si dedica di più alla programmazione dell'offerta formativa e così via.
Occorre riportare queste competenze nel ruolo specifico dei docenti e nella gestione specifica dell'autonomia scolastica. Per quel che riguarda la valutazione, ci sono molte osservazioni nella sua interpellanza. Le raccolgo - cito una nuova direttiva che il ministro Fioroni ha attivato nei confronti dell'Invalsi in relazione all'anno scolastico 2006-2007 - rilevando molte criticità nelle modalità di operatività dell'Invalsi per quello che riguarda l'anno scolastico 2005-2006. Criticità che sono state evidenziate dal mondo della scuola stessa durante il periodo di applicazione di questo test di valutazione e che si evidenziano anche da una lettura - del resto è stata pubblicata sui giornali - dei risultati stessi, che hanno presentato diversi punti di incoerenza e diverse obiezioni a livello tecnico. La direttiva, comunque, ha individuato tre punti strategici di modifica della valutazione.
La prima è quella di valutare il sistema scolastico e non il singolo istituto o lo studente come riferimento generale, basandosi su indicatori generali, quali la spesa per l'istruzione, per le risorse umane, finanziarie e strutturali utilizzate,Pag. 75i tassi di abbandono scolastico, la partecipazione degli istituti alle rilevazioni di valutazioni nazionali ed internazionali, le modifiche apportate ai piani dell'offerta formativa in seguito all'analisi dei risultati precedenti, le iniziative di recupero realizzate. Quindi, prima di tutto una valutazione dell'efficacia e dell'efficienza del sistema come obiettivo generale e non del singolo istituto.
In secondo luogo, abbiamo chiesto di valutare gli apprendimenti all'inizio dell'anno scolastico 2006-2007 con test somministrati da rilevatori esterni in un'unica data e su un campione di istituti individuati con metodo statistico. La valutazione, che nulla ha a che fare con quella di esclusiva competenza dei docenti, riguarderà le competenze in italiano, matematica, scienze ed andrà effettuata in classi nevralgiche, quali la seconda e la quarta della scuola primaria, la seconda della secondaria di primo grado e la prima e la terza della scuola secondaria di secondo grado. I test dovranno garantire massima trasparenza ed affidabilità dei dati rilevati. Si chiude in tal modo l'attuale fase di un invio per e-mail dei test, che non garantiva la trasparenza dei risultati, con l'utilizzazione di personale tecnico che seguirà direttamente la compilazione delle prove, in modo da garantire l'attendibilità delle verifiche, utile prima di tutto alle scuole stesse. I risultati saranno, quindi, messi a disposizione degli istituti come supporto all'attività di valutazione periodica e annuale dei risultati degli alunni, che resta di esclusiva competenza dei docenti.
In terzo luogo, l'Invalsi predisporrà l'offerta di modelli per la terza prova degli esami di Stato degli istituti tecnici professionali, con un ulteriore incarico da individuare entro quattro mesi dalla direttiva, individuando procedure, criteri e modi per realizzare questo tipo di intervento. Quindi, si tratta di una direttiva che non nega assolutamente la valutazione, la validità e la necessità di procedere alla valutazione, ma ha una concezione diversa. L'utilizzazione campionaria ci consentirà anche di risparmiare risorse. Se tutte le rilevazioni statistiche vengono fatte per via campionaria, che dà margini di errore bassissimi, è evidente che altrettanto possiamo fare all'interno dei sistema dell'istruzione, tra l'altro, collegando anche ad un principio di volontarietà, che è un elemento determinante rispetto al lavoro delle scuole.
Un'ulteriore valutazione riguarda gli esami di idoneità del primo ciclo e vengono rilevati punti di criticità. Noi escludiamo qualsiasi violazione dell'articolo 30 della Costituzione, che sancisce il dovere e il diritto dei genitori ad istruire ed educare i figli, né si ravvisano violazioni dell'articolo 111 del decreto legislativo n. 297 del 1994, concernente le modalità di adempimento dell'obbligo scolastico, laddove prevede la facoltà dei genitori di provvedere privatamente o direttamente all'istruzione dei figli, dimostrando di averne la capacità tecnica ed economica e dandone comunicazione alla competente autorità. Quindi, nulla di questo è negato.
Quello che indichiamo nella nota del 31 agosto 2006 è conforme al dettato costituzionale ed anche alla norma che lei stessa richiama. Sostanzialmente, diciamo che esistono dei limiti di età nell'accesso agli esami di idoneità e questi limiti sono quelli corrispondenti all'età che la legge prevede per l'entrata nella seconda classe.
Faccio riferimento, ad esempio, alla primina, che determina la possibilità, attraverso un esame di idoneità, di accedere direttamente alla seconda classe. Lei sa che, con quanto previsto dalla legge Moratti - che è una legge dello Stato e che anticipa di sei mesi l'accesso alla scuola elementare - e con il fatto di potere ottenere un anno di sconto, tra virgolette, attraverso la primina, vi possono essere bambini che accedono alla prima classe a quattro anni e mezzo e che sostengono l'esame di idoneità per passare alla seconda classe a cinque anni e mezzo. A noi sembra una cosa incongrua. Peraltro, non è compatibile con le indicazioni della legge sull'età di accesso alla prima media, identificata come l'età ordinaria.
Pertanto, mentre per quest'anno rimarranno in vigore le norme vigenti - e,Pag. 76quindi, saranno consentiti anche tali meccanismi, che producono effetti anomali e abnormi di cumulo e di anticipazione, facendo sì che i bambini entrino in seconda elementare ad un'età assolutamente precoce - il prossimo anno, ai sensi della nota che abbiamo inviato, esse non verranno più applicate.
Ancora, per quanto riguarda la parte relativa agli uffici scolastici provinciali, debbo rassicurarla: ho presente quanto ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 2004. Essa è stata promossa dalla regione Emilia Romagna, ed anche letta da me con grande attenzione. Ciò di cui, invece, stiamo parlando ora, relativamente agli uffici scolastici provinciali (abbiamo cambiato nome, rispetto all'attuale denominazione di CSA)...
VALENTINA APREA. L'avevate messo voi!
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Abbiamo semplicemente precisato alcune funzioni la cui emergenza e la cui specificità si è aggravata negli anni, in particolare in relazione alla sicurezza degli edifici scolastici e all'edilizia scolastica in generale e, inoltre, in relazione all'integrazione dei ragazzi stranieri. Sono situazioni - lo ripeto - che presentano elementi di aggravamento.
Pertanto, contrariamente a quanto affermato, la direttiva è coerente con le linee guida elaborate in data 30 aprile 2004 ed emanate ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 319 del 2003. È, altresì, coerente con la definizione delle funzioni degli uffici scolastici provinciali effettuata in sede di emanazione dei decreti ministeriali di individuazione delle competenze di questi uffici. Sono state semplicemente specificate in modo più analitico funzioni di cui erano titolari già gli uffici, aggiungendone altre connesse con l'emergere di alcune esigenze non presenti all'epoca dell'emanazione delle richiamate linee guida.
Questo è il senso, che nulla ha a che vedere con le relazioni con i comuni, le province e le regioni e nulla ha a che vedere con il tema dell'applicazione del Titolo V della Costituzione e, quindi, con l'articolazione del sistema e dell'ordinamento nazionale dell'istruzione in collegamento con i sistemi locali. È una direttiva relativa a funzioni di uffici dello Stato.
Mi avvio alla conclusione. Appare del tutto destituita di fondamento l'affermazione che tali attribuzioni incidano sull'autonomia e sull'autodeterminazione delle scuole, considerato che, al contrario, sono finalizzate proprio ad un sostegno più diretto e immediato e alla valorizzazione del ruolo autonomo delle scuole.
Né si ravvisa alcuna limitazione alla libertà di autonoma organizzazione degli studenti all'interno delle consulte studentesche. Anzi, il compito di promuovere e incentivare la partecipazione studentesca e di creare occasioni di confronto ed aggregazione tra le consulte presenti nelle istituzioni scolastiche, affidato agli uffici medesimi, non può che sostenere e supportare le consulte studentesche.
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di replicare.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, viceministro Bastico, mi spiace: non solo non ci ha convinto, ma non ha risposto al quesito sostanziale che abbiamo posto. Lei, infatti, ha richiamato atti amministrativi. La questione è un'altra: possono atti amministrativi superare le leggi pienamente in vigore? Questo era il punto della questione. Lei ha spiegato bene la volontà politica che ha ispirato gli atti amministrativi. Però, non siete venuti in Parlamento a cambiare le leggi che prevedono altro e che sono pienamente in vigore.
I programmi dei ministri, l'azione programmatica dei ministri (se lo faccia dire da una deputata che ha ormai dodici anni di anzianità in questo Parlamento), sono atti di indirizzo politico, ma non possono valere come atti di indirizzo amministrativo. Praticamente, il ministro è venuto in Commissione, ha presentato un programma, è ritornato al ministero ed ha trasferito in una circolare, anzi, in più attiPag. 77amministrativi, ciò che aveva detto alla Camera dei deputati ed al Senato. Troppo comodo, viceministro Bastico! Non significa questo vincere le elezioni! Significa sudare, venire in Parlamento e raccogliere il consenso di una maggioranza - se c'è (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) - su quello che avete già introdotto, per via impropria, nella scuola!
Allo stesso modo, avete modificato tutto il senso del decreto sulla valutazione e sulle funzione dell'Invalsi. Per la prima volta, noi abbiamo parlato della valutazione come elemento di sistema, per rafforzare l'autonomia: vera autonomia e vera valutazione di ogni singolo istituto scolastico, non indagine campionaria! Viceministro Bastico, voi avete fatto qualcosa che servirà molto di più al ministro dell'economia che alla scuola italiana (peraltro, già lo fanno il Censis ed altri istituti di rilevazione in questo paese). Quello che avete non servirà alla scuola come elemento di sistema, non servirà agli studenti, che hanno livelli di apprendimento scarsissimi rispetto alle risorse investite nell'istruzione. È questo che non si vuole capire o che, forse, si sa, si conosce, ma non si vuole ammettere (poi dirò anche perché).
Riguardo alle primine ed ai limite di età, dite la verità: dite che non volete favorire le scuole paritarie, le scuole non statali, rispetto ad una libertà di scelta delle famiglie! Viceministro Bastico, lei ha fornito anche una giustificazione pedagogica per vietare ai bambini particolarmente dotati, talentosi, un inizio precoce dell'istruzione. Guardi, lei ha davanti a sé una persona che a cinque anni ha cominciato il percorso scolastico, quarantacinque anni fa! Cosa ne devo dedurre? Che eravamo molto più liberi cinquant'anni fa? Che il sistema scolastico era più libero cinquant'anni fa? Allora, noi stiamo negando libertà!
La verità è che avete paura di perdere alunni, di formare meno prime nelle classi delle scuole statali, perché un certo numero di famiglie, in presenza di bambini particolarmente intelligenti, con talento, vivaci, potrebbero scegliere questo tipo di opportunità. Ma questo è previsto dalla Costituzione! Voi andrete a sbattere contro il diritto delle famiglie di scegliere quando fare iniziare ai loro figli il percorso scolastico. Viceministro, le do un'anteprima (ma lei che frequenta anche ambienti bene della sua Bologna, forse, lo saprà già; mi scusi per questo riferimento, ma anch'io frequento ambienti bene di Milano e anche di Bari e del sud): sa qual è adesso la scelta di tendenza delle famiglie che hanno questi figli? Li iscrivono alle scuole americane, alle scuole inglesi, ad altre scuole, a tutte le altre scuole del mondo che consentono una maggiore libertà dal punto di vista dell'inizio della frequenza. Se vuole, viceministro, nel corso dell'anno, elaboreremo qualche statistica e vedremo quanti bambini italiani cominciano ad iscriversi a queste scuole (non so se conoscere questo aspetto vi potrà far piacere o ci potrà interessare ma, forse, ve lo diremo lo stesso).
Per quanto riguarda gli uffici scolastici provinciali, sulla questione dei nomi, signor Presidente, si faccia chiarezza una volta per tutte! Viceministro, tutte queste cose tremende, brutte, da cui oggi prendete le distanze, le avete volute voi, con la legge Bassanini! I CSA sono stati un'invenzione della legge Bassanini! Il MIUR era stato un'invenzione della legge Bassanini! L'aggettivo «pubblico» non l'abbiamo tolto noi dalla denominazione del ministero dell'istruzione! Se prendete le distanze, ditelo, per cortesia: ci siamo sbagliati; abbiamo commesso un'idiozia, e adesso torniamo indietro. Lo stesso varrà per tante altre cose, quando leggeremo il disegno di legge finanziaria. Insomma, voi state negando tutta quella riforma di decentramento di Bassanini che aveva prodotto anche questi cambiamenti.
Non sono d'accordo con lei, viceministro, in ordine alle competenze delle regioni (che non vi sarebbero). A proposito di edilizia, sa meglio di me, viceministro Bastico, che l'edilizia e la razionalizzazione della rete scolastica ricadono proprio nelle competenze regionali.
Oggi le regioni dovranno rapportarsi anche a livello provinciale, poiché il ministroPag. 78ha detto ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali: rispondete a me direttamente e dopo mettetevi in contatto anche con le direzioni regionali. Avete creato confusione. Quindi, non è una cosa di poco conto; si tratta di materie che sono di competenza delle regioni. Vada a rivedere tale questione!
Pertanto, non ci ha convinto, non ci avete convinto. La verità è che, in preda a un furore nostalgico e ideologico insieme, che fa quasi rimpiangere il primo Governo Prodi e il ministro Berlinguer, che, almeno, tentò una politica riformista, ma mi rendo conto che erano altri tempi e altre alleanze, questo ministro insieme a lei ha lavorato assiduamente finora, ma per tornare indietro, andando ben oltre l'annunciato smantellamento della riforma Moratti, con atti amministrativi che noi considerariamo di discutibile legittimità.
Avete decretato il ritorno al vecchio obbligo scolastico (versus il diritto-dovere, ma mi auguro che nella prossima legge finanziaria ci sia una norma che vi consenta di farlo, perché ora questo biennio unitario non è possibile); alla vecchia scheda di valutazione, sospendendo il portfolio delle competenze; al vecchio tempo pieno, raddoppiando gli organici; alla vecchia organizzazione didattica, sospendendo il tutor; alla vecchia discontinuità didattica, disapplicando la norma dell'obbligo per i docenti di rimanere sulla stessa classe per almeno tre anni; alla vecchia scuola superiore, negando la sperimentazione dei nuovi licei; al vecchio esame di Stato nella versione gentiliana, cancellando la certificazione delle competenze, a cura dell'Invalsi; alle vecchie rigidità sui tempi di frequenza scolastica, negando gli anticipi; ai vecchi provveditorati, affidando loro il controllo sulle scuole autonome.
Viceministro Bastico, si faccia dire, se ancora non lo ha fatto, chi lavora nei CSA. Lei può immaginare che insegnanti distaccati e/o impiegati/funzionari possano controllare i dirigenti scolastici, che hanno addirittura un'autonomia di rete? Ma stiamo scherzando? Ciò non era possibile 10-15 anni fa, come pensate di imporlo ora, quando, dall'altra parte, dite che c'è questa autonomia delle scuole?
Se aggiungiamo a tutto questo il ridimensionamento del ruolo e delle funzioni dell'Invalsi, il decreto con cui è stato rinviato l'anno scolastico 2009 e la riforma delle superiori, veramente c'è da preoccuparsi. Io credo che l'impronta ultraconservatrice di questo Governo sia ormai più che evidente.
Non solo, il ministro sostiene con orgoglio di avere restituito con queste azioni serenità alle scuole. In realtà, l'ha restituita ai sindacati di categoria. Ho ancora un po' di tempo e vorrei leggere cosa scrivono i siti sindacali e altro. Qualche giorno fa, proprio sul sito «Sapere fare»...
ALBA SASSO. «Fare sapere»!
VALENTINA APREA. «Fare sapere»: Alba Sasso lo conosce benissimo...
PRESIDENTE. La prego...
VALENTINA APREA. Concludo, Presidente.
Il sito comunicava: «Più del cacciavite potè il sindacato. Infatti, grazie all'accordo con le organizzazione sindacali e l'Aran, anticipo dell'infanzia, tutor, portfolio, eccetera, sono stati disapplicati. Cancellati interi pezzi della riforma Moratti. L'autonomia ci ha dato una mano».
Insomma, così siamo ridotti, con un Governo che fa quello che chiedono i sindacati, quando non c'è da mettere mano al portafoglio, perché, allora, il Governo fa vedere il vero volto e chi comanda, ossia i ministri dell'economia, come in tutti i Governi degli ultimi 10-15 anni.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Ma se c'è da contattare il sindacato e bloccare il processo di riforma, perché no? È meglio la pace sociale, piuttosto che la riforma per i nostri giovani e il loro futuro. ChePag. 79aspettino pure, tanto per molti anni non si è fatta la riforma, non si farà neanche in questa legislatura! Auguri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!