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Sull'ordine dei lavori (ore 10,24).
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, nella scorsa legislatura il Parlamento ha approvato la legge 15 aprile 2005, n. 61, che ha istituito per il 9 novembre - la data odierna - il giorno della libertà in ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino. Tale legge prevede che le istituzioni, in occasione del giorno della libertà, organizzino cerimonie commemorative ufficiali.
Presidente, la norma richiamata è una legge dello Stato, ma a noi non risulta che il Governo e la Camera dei deputati l'abbiano rispettata organizzando quelle cerimonie commemorative che il Parlamento ha inteso prevedere per fare in modo che i valori di libertà e di democrazia possano essere annualmente ricordati ai nostri giovani.
Signor Presidente, poiché sono sicuro che si tratta di un disguido e non certo di una cattiva volontà sua, né tantomeno del Presidente Prodi, di non tenere in considerazione una legge dello Stato, le domando quali iniziative commemorative la Camera dei deputati intenda assumere per la giornata odierna e se lei non ritenga utile anche un suo discorso, qui alla Camera, cui segua un intervento dei gruppi parlamentari.
Noi non vogliamo che una legge dello Stato possa così rapidamente cadere in desuetudine solo perché oggi al Governo vi sono gli eredi di coloro che stavano dall'altra parte del muro di Berlino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito, raccolgo la sua sollecitazione. Come ella può facilmente immaginare, non vi è alcun elemento politico che possa essere attribuito alla volontà della Presidenza.
Come lei ha potuto direttamente constatare in una ricorrenza assai significativa - l'anniversario della drammatica repressione dell'insurrezione in Ungheria -, la Camera dei deputati ha avuto la possibilità di svolgere con solennità la sua riflessione.
Il deputato Elio Vito ha sollevato un problema sul quale posso assicurare che acquisirò le necessarie informazioni in Pag. 2ordine al rispetto e allo stato dell'arte della norma richiamata.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori per porre in evidenza una questione diversa da quella richiamata poc'anzi dal collega Elio Vito, sulla quale, tuttavia, desidero soffermarmi brevemente.
Presidente, a fronte della sua disponibilità, manifestata tutte le volte in cui lei è stato nelle condizioni di farlo, la vicenda della ricorrenza del 9 novembre, la cui celebrazione è prevista da una legge dello Stato, ma disattesa dal Governo (non faccio riferimento, quindi, alla Camera dei deputati, rispetto alla quale non vi è alcun obbligo di previsione) ha, a mio avviso, una coda gravissima che è oggetto, fra l'altro, di una nostra interrogazione. Faccio riferimento, in particolare, al ministro Fioroni, il quale ha completamente disatteso il senso, lo spirito e la natura della norma citata dimenticandosi di emanare una circolare, prevista dalla legge, con la quale far ricordare nelle scuole italiane la ricorrenza odierna.
Lei comprenderà che se si sommano insieme - una, due, tre - alcune disattenzioni, si ha la certezza di un tentativo, ancora una volta, di rimuovere un fatto storico: ancora una volta un tentativo, che piaceva molto al Togliatti dell'epoca immediatamente poststalinista, di far finta che nulla sia successo. È strano che ciò avvenga nel secolo, che ormai stiamo vivendo, del nuovo millennio.
Tuttavia, il motivo del mio intervento è di stretta attualità. Infatti, ieri sera, alle ore 21,10 (nonostante l'ora tarda, mi trovavo ancora in ufficio, presso il mio gruppo, a lavorare) è cortesemente pervenuta una telefonata, di cui la ringrazio, con la quale mi faceva preannunziare che, di lì a poco, sarebbero arrivati dieci emendamenti predisposti dal Governo sulla legge finanziaria, il primo dei quali, riferito all'articolo 3, modifica questo importante articolo radicalmente (ricordo che si tratta di un articolo relativo alle aliquote IRPEF - non è una norma da poco). Il testo non era ancora noto, ma era noto, invece, fin da quel momento il tempo che ci veniva concesso per eventuali subemendamenti: alle ore 9 del mattino successivo - mi viene da ridere - scadeva il termine per la presentazione di subemendamenti riferiti ai primi articoli! Formalmente, avevamo quasi 12 ore di tempo per scrivere un subemendamento: peccato, però, che il testo non c'era ancora - sarebbe arrivato verso le ore 10 meno un quarto circa -; ma soprattutto, nel frattempo, tranne il caso fortuito di un presidente di gruppo che era ancora al lavoro a quell'ora della sera, la maggior parte dei deputati - compresi quelli del mio gruppo presso le Commissioni bilancio e finanze - erano andati giustamente a cena. Quindi, è vero che la notte porta consiglio, ma se potesse far maturare autonomamente anche dei subemendamenti - nel caso si volesse procedere in questo senso - sarebbe veramente un fatto quasi miracoloso!
Non voglio commentare con parole amare questa evenienza o circostanza: non la commento neppure. Rilevo però, che se il Governo intendeva dimostrare l'assenza di rispetto per l'opposizione, se per caso voleva dimostrare di non avere alcun interesse ad effettuare un tentativo di confronto serio e costruttivo con l'opposizione, è riuscito in ciò perfettamente.
Questa è la prima volta che il Governo Prodi - se quella è la sua intenzione - riesce perfettamente nel proprio intento: ha dimostrato in un colpo solo di non avere alcuna intenzione di aprire con noi un confronto leale, sereno e produttivo, ma di volersi arroccare nella propria confusione, nella propria incapacità di svolgere un ruolo in maniera efficiente.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le chiedo se intenda intervenire sullo stesso argomento.
Pag. 3LUCA VOLONTÈ. Sì.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anche per quanto riguarda il sottoscritto, considero la buona fede di ogni persona e tengo conto del fatto che in momenti come quelli della discussione sulla legge finanziaria qualche «svista» possa capitare. Rileviamo, però, che questa notte vi è stata, come minimo, una «svista». Tra l'altro, essendo stato fissato il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti per la prima mattinata, anche con tutta la buona volontà, aprendo la busta che ne conteneva il testo alle 8,30, sarebbe stato abbastanza complesso riuscire a capire l'entità di tutti gli emendamenti presentati.
Ho inoltre apprezzato l'osservazione, giusta ed opportuna, espressa dal presidente Vito, e ritengo che, con l'intelligenza che ha già dimostrato in occasione della commemorazione dei fatti di Ungheria, lei possa trovare il modo di ritagliare uno spazio adeguato, in questa giornata di lavoro intenso, per poter ricordare anche la caduta del blocco sovietico attraverso una rivoluzione, senza sangue, delle coscienze.
Mi affido pertanto alle sue prossime valutazioni e credo che ella mi farà la cortesia, dall'alto del suo scranno, di far presente al Governo che dovrebbe essere più rispettoso nei confronti dell'opposizione circa l'adeguatezza dei tempi.
PRESIDENTE. Ricordo che ieri il Governo ha trasmesso, attorno alle 20,30, dodici nuovi emendamenti dopo la fine della seduta e dopo la lettura, già effettuata, dell'ordine del giorno di oggi. A partire dalle 21, gli emendamenti sono stati trasmessi, come è stato ricordato, in busta ai gruppi parlamentari, dandone avviso per via telefonica. Contestualmente è stato comunicato, a mezzo fax, il termine per i subemendamenti, così articolato: alle ore 9, subemendamenti agli emendamenti del Governo riferiti agli articoli 1 e 3; alle ore 10, subemendamenti relativi agli articoli da 5 a 18 e alle ore 11 subemendamenti relativi agli articoli da 20 a 28 e all'articolo 89.
La Presidenza si rende conto che tutti questi termini sono assai ristretti e considera quindi legittime e comprensibili le considerazioni critiche sollevate; fa presente, però, di aver così operato per consentire all'Assemblea di procedere ai voti sin dall'inizio della seduta. È evidente la disponibilità, fin d'ora, della Presidenza ad ogni ulteriore articolazione dei lavori di questa mattina.
La Presidenza si impegna, altresì, per il futuro a far corrispondere ai tempi di presentazione degli emendamenti da parte del Governo il tempo adeguato per l'esercizio delle prerogative da parte dei deputati e della Commissione.