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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prendo atto con soddisfazione di ciò che lei poco fa ha riferito, cioè che di fronte ad una difformità di valutazioni fra la nostra, che è la Commissione di merito, e la Commissione bilancio, in relazione ai problemi di copertura dell'articolo 3-bis, riguardante agevolazioni fiscali a favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali del novembre 1994, la proposta di accantonamento suggerita dalla relatrice Amici nella scorsa seduta ha permesso di risolvere questo potenziale e sicuramente non positivo conflitto fra la Commissione affari costituzionali e la Commissione bilancio.
È stata cioè individuata, con la collaborazione della Commissione bilancio (che credo vada ringraziata in proposito, come va ringraziato il Governo per avere collaborato a questo esito positivo), una soluzione che ha permesso la riformulazione dell'articolo 3-bis in forza del nuovo emendamento 3-bis. 600 della Commissione.
Ora i problemi di copertura sono stati positivamente risolti, ripeto, grazie alla collaborazione con la Commissione bilancio e con il Governo.
La questione che ci premeva di risolvere positivamente risulterà in questo modo definita anche con la copertura adeguata, e quindi annuncio il voto favorevole dei Verdi sull'emendamento 3-bis. 600 della Commissione.
PRESIDENTE. Constato che non vi sono altri deputati che intendono parlare su questo emendamento.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere alla votazione dell'emendamento 3-bis.600 della Commissione.Pag. 26
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-bis.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 354
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato sì 353
Hanno votato no 1).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare.
Ricordo che l'emendamento Giudice 6.340 è stato ritirato dal presentatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 384).
Avverto che, per effetto dell'intervenuta approvazione dell'emendamento 6.700, l'emendamento Lulli 6.310 è precluso.
Passiamo all'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile.
SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'emendamento in esame al fine di effettuare alcune verifiche relative alla sua copertura finanziaria.
PRESIDENTE. La proposta di accantonamento riguarda anche il successivo emendamento Marinello 6.15?
SESA AMICI, Relatore. Sì, signor Presidente, poiché i due emendamenti sono collegati.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame degli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15.
Ricordo che l'emendamento Giudice 6.341 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo all'emendamento Boscetto 6.21, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 6.21.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.501 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, desidero ricordare che, con riferimento al comma 7 dell'articolo 6 del provvedimento in esame, io e l'onorevole Zaccaria avevamo avanzato una proposta di modifica di natura formale. Vorrei rimanesse agli atti che non eravamo intervenuti, invece, in merito alla decorrenza degli effetti derivanti dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del regolamento ISVAP in data 16 ottobre 2006, n. 5. In questa sede, signor Presidente, chiedo alla relatrice, Sesa Amici, la quale sta seguendo l'esame Pag. 27di questo difficilissimo provvedimento con molta competenza, nonché al rappresentante del Governo, di considerare se non sia il caso di differire la suddetta decorrenza al 28 febbraio 2007. Vi sono, infatti, alcune difficoltà: i destinatari della normativa in parola vorrebbero assolutamente regolarizzare le loro situazioni, ma i tempi eccessivamente ristretti lo rendono difficile. Ora, poiché il decreto-legge decade proprio il 28 febbraio 2007, non sarebbe così drammatico, a mio avviso, far coincidere la predetta decorrenza con il termine finale di vigenza del decreto-legge.
Naturalmente, come gruppo, non insistiamo con particolare veemenza, anche se riteniamo di dover rappresentare le difficoltà che creerebbe lasciare che i menzionati effetti decorrano dal 1o febbraio 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo che l'emendamento 6.501 del Governo sia la dimostrazione dell'insipienza, della superficialità, della incapacità di questo Governo nell'affrontare problemi di questo genere. E ve ne spiego il motivo, sperando che alcuni colleghi, in corso d'opera, si rendano conto di cosa si accingono a votare (mi riferisco a quelli che esprimeranno un voto favorevole sull'emendamento in esame).
In Commissione, con il parere favorevole del Governo, allora rappresentato dal sottosegretario D'Andrea, qui presente (che è un membro autorevole del Governo, ma bisogna che spieghi a se stesso e a noi se, quando interviene in Commissione, lo rappresenti o meno), era stato approvato un testo all'unanimità. In esso, nella sostanza (mi rifaccio anche a quanto testè affermato dal collega di Rifondazione comunista, onorevole Russo), si faceva riferimento ad una certa data, ossia al 30 giugno 2007.
Dopo l'approvazione del testo in Commissione, il dottor Giannini, presidente dell'ISVAP, (una delle authority che, in base a quanto si legge, il Governo vorrebbe superare), che ha solide amicizie all'interno del Governo e, in modo particolare, un rapporto forte con il ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa, scrive al citato ministro per sostenere che il termine del 30 giugno non va bene. Lo ripeto: Commissione unanime, Governo d'accordo!
Il ministro Padoa Schioppa, infischiandosene altamente del parere espresso dal sottosegretario D'Andrea e, quindi, umiliandolo, presenta un emendamento a nome del Governo che ha i connotati del ridicolo (come tante delle cose che fa il ministro dell'economia e delle finanze). Il connotato del ridicolo è il seguente: la data viene anticipata dal 30 giugno 2007 al 1o febbraio, cioè a dopodomani. Come si può immaginare di dare attuazione alla norma in quarantotto ore? È un attentato all'intelligenza degli italiani, in modo particolare di coloro che dovrebbero subire questo tipo di norma.
Quindi, sottosegretario D'Andrea, invito lei e la relatrice, onorevole Amici, ad un ripensamento. Non è immaginabile che venga approvata una disposizione che è un insulto all'intelligenza media!
Peraltro, se il ministro Padoa Schioppa presenta un emendamento, dovrebbe anche avere il coraggio e la dignità di venire in aula a spiegare al Parlamento il motivo per cui lo ha fatto, se non per obbedire alle indicazioni del dottor Giannini.
Tuttavia, cozza contro il buon senso l'ipotesi che, entro il 1o febbraio, si possa portare a termine un procedimento come quello descritto. Chiedo, quindi, una resipiscenza basata soltanto sul buonsenso.
Il vostro Presidente del Consiglio, ogni volta che parla, dice di appellarsi al buonsenso degli italiani. Prima di appellarvi al buonsenso degli italiani, appellatevi al vostro buon senso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solamente per rivolgere un invito ai colleghi. Ho molto apprezzato il tentativo Pag. 28del collega intervenuto in precedenza di chiedere alla relatrice di considerare l'ipotesi di differire il termine previsto dall'emendamento in esame al 28 febbraio 2007. Come ha sostenuto il collega, la norma dovrebbe entrare in vigore tra quarantotto ore: stiamo parlando del codice delle assicurazioni private, stiamo parlando di una importante questione di intermediazione assicurativa e riassicurativa!
Eravamo tutti d'accordo - e mi sembra che lo abbia spiegato bene il collega - sulla data del 30 giugno. Anche il sottosegretario qui presente lo aveva confermato in Commissione. A me sembra che i fischi che sta ricevendo il ministro dell'economia presso le varie università gli abbiano menomato i riflessi. Come si fa a presentare un emendamento che prevede la decorrenza di determinati effetti da un termine che scade quando il provvedimento non ha ancora ultimato il suo iter, deve ancora andare al Senato e tornare alla Camera?
Ma, onorevoli colleghi, - vivaddio! - se il ministro è pazzo non dobbiamo essere pazzi anche noi. Come facciamo a dire che la norma entra in vigore il 1o febbraio, quando sappiamo che non può entrare in vigore entro quella data? Qualcuno - voi che potete! - dica al ministro di smetterla, perché sta facendo del male, oltre che a se stesso, anche a tutta la nazione.
Quindi, in merito alla data - e invito la relatrice a considerare la questione - non si può lasciare il 1o febbraio, perché in questo modo prendiamo in giro tutti gli italiani e il Parlamento. Non possiamo assolutamente lasciare questa data nel testo, ma dobbiamo prevedere quella del 30 giugno, sulla quale eravamo tutti d'accordo, unanimemente la Commissione e il sottosegretario.
Pertanto, diciamo alla ministro dell'economia di smetterla! La deve smettere! Forse vuole essere protagonista, ma in questo caso lo è eccessivamente in negativo: fa del male a tutti, al paese e al Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale è tendenzialmente contrario all'emendamento, così come formulato e presentato dal Governo. Si tratta di esigenze di disciplina dell'attività di intermediazione assicurativa e riassicurativa, con l'istituzione anche di un registro. È una normativa di una delicatezza tutt'altro che secondaria. Ciò che preoccupa è che, per entrare bene a regime e garantire i soggetti che debbono operare in questo settore, si richiedono tempi non quantificabili soltanto in settimane.
Rebus sic stantibus, noi voteremo contro questo emendamento del Governo, ma ci sembra che le sollecitazioni - anche forti - provenienti da qualche collega impongano, per debito di trasparenza, che il Governo spieghi il motivo per il quale si irrigidisce su un termine che, al cittadino comune, di fatto risulta inspiegabile, per non dire paradossale o ridicolo, se rimane quello del 1o febbraio.
Quindi, fermo restando il nostro atteggiamento tendenzialmente contrario sul piano del principio, per ragioni peraltro pratiche, vorremmo che il Governo prendesse la parola in maniera trasparente e aperta in aula e ci spiegasse le ragioni per le quali insiste su questo termine così irrealistico che vorrebbe sottoporre al nostro voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, come ricordato dai colleghi, l'emendamento 6.501 del Governo riguarda una disposizione particolarmente delicata di attuazione, mediante regolamento, di una parte del codice delle assicurazioni.
Allora, sottopongo alla vostra attenzione due questioni. La prima è già stata ricordata: non possiamo cadere nel ridicolo, nel senso che sappiamo per certo che Pag. 29questo emendamento non potrà produrre i suoi effetti prima del 1o febbraio, che è la data indicata dall'emendamento. Allora, si creerebbe certamente una situazione di incertezza, in quanto la norma entrerebbe in vigore il 1o febbraio, a termine già scaduto. Pertanto, si avrebbe incertezza sulla data entro cui applicare o disattendere la norma.
In secondo luogo, il Governo deve dirci perché ha presentato un emendamento di questo tipo e, se ha commesso un errore, in che modo intende rimediare. Il termine fissato nell'emendamento, infatti, appare palesemente un errore, in quanto il 1o febbraio - lo ribadisco - è una data di scadenza che, evidentemente, non può essere rispettata.
Poiché con questo decreto-legge, signor Presidente, e qui chiedo anche l'attenzione del sottosegretario D'Andrea...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, chiedono l'attenzione del sottosegretario...
ROBERTO COTA. Si tratta di questioni abbastanza delicate!
In questo provvedimento vi è di tutto e di più e sapere se una parte del regolamento ISVAP entra o meno in vigore comporta una serie di conseguenze sul mondo assicurativo e anche sugli utenti.
Allora, perché il Governo ha presentato questo emendamento indicando il termine del 1o febbraio, che costituisce un palese errore? Vorremmo sapere dal sottosegretario - lo ripeto, visto che prima non era attento - perché è stato commesso questo errore e come si intende rimediarvi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi, intendo unirmi al coro dei deputati che chiedono con forza al Governo di spiegare il perché di questo emendamento.
È infatti palese l'astrusità di tale proposta emendativa, ma ci sembra strano dover pensare che il Governo è fuori di testa! Pertanto, delle due l'una: o abbiamo capito male - e quindi è assolutamente importante un chiarimento da parte dell'Esecutivo - oppure si tratta di un errore e allora occorre avere la bontà di rimediare allo stesso, invitando l'Assemblea ad esprimere un voto contrario sull'emendamento 6.501.
Faccio appello all'intelligenza del sottosegretario, che sicuramente comprende il disagio di chi - e non si tratta certo di persone schizofreniche - è chiamato a legiferare nel momento in cui si provvedimenti la cui entrata in vigore non può essere antecedente alla data in essi contenuta.
Quindi, sarebbe opportuno accantonare questo emendamento, al fine di approfondire e comprendere meglio le ragioni che hanno indotto il Governo a presentarlo. Infatti, mi rifiuto di pensare che lo abbia fatto senza riflettere sui dubbi evidenziati sia dall'opposizione sia dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, si potrebbe verificare se anche in questo caso - come avvenuto in altre occasioni - il confronto parlamentare possa permetterci di trovare una via di mediazione e di equilibrio che tenga conto di alcune obiezioni sollevate.
A questo riguardo, vorrei ricordare che l'emendamento 6.501 del Governo ripristina tale e quale l'originario comma 7 dell'articolo 6 del decreto-legge, attualmente in vigore. Poiché quando vi è un emendamento approvato in Commissione che giunge all'esame dell'Assemblea si creano aspettative e comportamenti conseguenti, suggerirei - e la collega Amici mi dice di essere d'accordo - un accantonamento di questo emendamento del Governo per verificare se un eventuale subemendamento della Commissione - contenente la proposta di modificare la data del 1o febbraio con quella del 28 febbraio - possa consentire di giungere ad un punto di incontro. La modifica consentirebbe quattro settimane di tempo in più Pag. 30per gli adempimenti previsti dal regolamento ISVAP.
Si tratta di una mediazione e, in Parlamento, occorre trovare, se possibile, punti di incontro quando sussistono valutazioni diverse.
PRESIDENTE. Come ha testé rilevato l'onorevole Boato, è stata preannunziata la presentazione di un subemendamento all'emendamento 6.501 del Governo, volto a sostituire le parole «1o febbraio 2007» con le seguenti: «28 febbraio 2007». Dobbiamo ritenere che abbiate svolto una riunione del Comitato dei nove su questo punto? Vi siete consultati?
CARLO GIOVANARDI. No!
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giovanardi. Dunque, recependo nella sostanza una tra le proposte avanzate dall'onorevole Boato nel suo intervento, allo scopo di consentire al Comitato dei nove di riunirsi ed acquisire l'opinione del Governo in merito, sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole relatrice di riferire sull'esito della riunione del Comitato dei nove.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, durante la sospensione della seduta, a maggioranza, in Comitato dei nove è stato approvato il subemendamento che differisce il termine al 28 febbraio 2007.
Approfitto di questa occasione per ribadire un solo concetto: è del tutto evidente che, nella discussione di questo articolo, anche in Commissione, per la situazione determinata con l'emendamento 6.501 del Governo (che ripristina il testo del provvedimento originario), la Commissione è stata molto sensibile rispetto ad alcuni aspetti che sono stati fatti rilevare.
Credo che il livello di mediazione che abbiamo raggiunto, proprio per ottemperare a questo tipo di esigenze, non soddisfi interamente la parte che ne ha fatto una battaglia di contenuto politico. Però, ritengo sia da apprezzare la discussione da parte del Comitato dei nove, che, per quanto riguarda la maggioranza che sostiene il subemendamento, costituisce non solo il segnale che il tema è presente, ma anche che essa favorisce una discussione molto più articolata.
Successivamente, il provvedimento andrà al Senato e non so se si apriranno altre discussioni.
Ripeto, quindi, che il subemendamento della Commissione è stato approvato a maggioranza.
PRESIDENTE. Avverto, dunque, che è stato presentato il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione. Non essendo stato possibile distribuirne il testo, ricordo che esso differisce il termine dal 1o febbraio 2007 al 28 febbraio 2007.
Qual è il parere del Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, prendo atto dell'orientamento maturato nell'ambito del Comitato dei nove e della Commissione.
Mi rimetto, quindi, alla proposta della relatrice, volendo però chiarire ai colleghi che sono intervenuti che l'emendamento del Governo in questione ripristinava il testo del decreto-legge. Quindi, dal punto di vista tecnico della decorrenza dei termini, come già sottolineato dall'onorevole Boato, non comportava nessuna contraddizione rispetto alla scadenza indicata, opinabile o meno.
Inoltre, esso era originato da un invito dell'Authority, competente nella materia, a tenere conto dell'esigenza che il termine, già fissato al 31 dicembre 2006, spostato dal decreto-legge al 1o febbraio 2007, attraverso l'approvazione dell'emendamento in Commissione non fosse ulteriormente prorogato oltre i limiti di una più ragionevole entrata in vigore del regolamento ISVAP.Pag. 31
Prendo atto che nella Commissione è maturato l'orientamento volto a spostare in avanti di altri 28 giorni, ossia, sostanzialmente, di un altro mese, questo termine, anche per rimediare alla difformità di comunicazione che può essere stata originata dall'approvazione dell'emendamento in Commissione e dichiaro che il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento del Governo 6.501.
L'aspetto che vorrei sottolineare ai colleghi e al Governo è che i lavori della competente Commissione parlamentare hanno determinato un orientamento.
Peraltro, come è facile dedurre dalla documentazione recente, non si tratta di una di quelle proroghe conferite sine die e continuamente reiterate; piuttosto, signor Presidente, colleghi, la questione si pone in altri termini: il Parlamento deve scegliere se affermare la propria dignità o continuamente sottostare ai diktat del Governo. Questo è il cuore della questione.
Infatti, la Commissione in sede referente aveva prorogato il termine fissato dal testo originale del decreto ottenendo l'assenso del Governo; ora, però, con l'emendamento 6.501, il Governo manifesta un orientamento nettamente diverso. Dunque, mettiamoci d'accordo! Noi vogliamo sostenere questo Governo, ma vogliamo chiarezza; Italia dei Valori invoca chiarezza - sto parlando a nome del gruppo -, vuole correttezza, trasparenza, legalità! In questo caso, si è ingenerata ancora una volta una confusione che noi non intendiamo sottoscrivere.
Quindi, la circostanza che il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione sia stato approvato a maggioranza mentre l'emendamento approvato in sede referente dalla Commissione era stato approvato all'unanimità sicuramente non ingenera l'impressione di un atteggiamento chiaro, coerente e leggibile da parte dell'elettorato e delle forze politiche e sociali.
Per questi motivi, Italia dei Valori si asterrà dal voto su queste proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, noi ci sentiamo confortati nella bontà del nostro atteggiamento dall'annuncio di una dura astensione che proviene da un gruppo della maggioranza.
Pur senza aggettivare la nostra astensione, anche noi annunciamo un analogo orientamento di voto; infatti, il gruppo di Alleanza Nazionale apprezza solo in parte il tentativo del sottosegretario di motivare l'atteggiamento del Governo. In realtà, intuiamo come, alla fine, si voglia raggiungere l'obiettivo di prevenire la pronuncia del TAR prevista per la metà di marzo.
Realisticamente, poiché non abbiamo i numeri per poter imporre una soluzione ragionevole, funzionale, garantista, ottimale delle questioni in esame, non possiamo avversare lo slittamento di almeno un mese del termine in esame; mi riferisco alla «mitica» data del 28 febbraio che consentirebbe, non fosse altro, di spostare intanto l'esame al Senato e lasciare che in quel ramo del Parlamento i nostri colleghi, per così dire, tornino alla carica in modo da razionalizzare le disposizioni più di quanto i numeri non permettano all'opposizione di fare in questa Assemblea. Quindi, noi confermiamo il nostro dissenso sulla fissazione di tale termine in quanto siamo invece orientati favorevolmente sull'originario termine del 30 giugno 2007 approvato in sede referente dalla Commissione; tuttavia, cerchiamo realisticamente di limitare - come si suol dire ormai abitualmente - il danno e pertanto, con l'astensione dal voto, non avversiamo la possibilità che al Senato si possa porre rimedio a questa incongruenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, vorrei svolgere la seguente riflessione. Il testo del Governo presentato all'esame della Camera recava la previsione della data del 1o febbraio; poi, in Commissione, in sede referente, è stato presentato e approvato un emendamento che prevedeva, invece, il decorso del termine a partire dal 30 giugno. Quindi, quale impressione hanno potuto trarre da questo dibattito parlamentare gli operatori, i cittadini, tutti gli utenti? L'impressione che, essendo stato posto un termine irrealistico, questo è stato poi corretto durante lo svolgimento dei lavori parlamentari con la fissazione della data del 30 giugno. Ne è derivata dunque una legittima aspettativa; infatti, quanti operano in un settore così delicato come quello delle assicurazioni non devono correre dietro alle incongruenze del Governo e del Parlamento, ma debbono potersi legittimamente predisporre a subire gli effetti dell'applicazione o meno di un determinato disposto di legge. È anche vero che il termine del 28 febbraio è preferibile a quello del 1o febbraio; approveremmo altrimenti una norma che susciterebbe in chiunque la leggesse l'impressione di una sostanziale pazzia di Governo e Parlamento.
Però, il problema dell'incertezza e della mancanza di chiarezza in un settore così delicato si pone ugualmente, perché oggi non approviamo il provvedimento ed esso non entrerà in vigore in modo che gli operatori del settore si possano legittimamente attrezzare. Infatti, il provvedimento deve essere esaminato dal Senato, dove potrebbe essere oggetto di modifiche. Se fossi un operatore, non avrei alcuna garanzia che la data sarà veramente il 28 febbraio.
In conclusione è vero che il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione limita il danno, ma è un subemendamento profondamente sbagliato che crea incertezza, «figlio» di un modo sbagliato di legiferare. Quindi, il gruppo della Lega Nord Padania voterà contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, con l'intervento inizialmente svolto a proposito del comma 7 dell'articolo 6 chiamavo ad una riflessione la Commissione, il Governo e l'Assemblea. Non dobbiamo avere atteggiamenti radicali in questo campo, perché dobbiamo comprendere effettivamente le esigenze che hanno le persone di iscriversi al registro, i tempi per farlo e le esigenze del Governo rispetto ad adempimenti di natura comunitaria.
La soluzione adottata, presentando il subemendamento della Commissione che proroga il termine di un mese, è ragionevole. Ciò potrà soddisfare sia le esigenze di chi vuole iscriversi al registro, sia l'atteggiamento che il Governo assumerà verso l'Unione europea con una data stabilita e non rinviata, per così dire, alle calende greche. Questo testimonia un buon andamento dei lavori della Camera.
Anche sul disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo alle proroghe si sta procedendo in maniera ragionevole senza aumentare gli interventi né introdurre, come è stato giustamente richiamato dalla Presidenza della Camera, materie che non ne fanno parte ma, laddove si tratti effettivamente di proroga dei termini, la Camera riflette e trova, ragionevolmente, una soluzione.
Per questi motivi, signor Presidente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione e, successivamente, dell'emendamento 6.501 del Governo, come modificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei ancora una volta fare un intervento da «parlamentarista» convinto, Pag. 33perché è stato il Parlamento ad approvare il codice delle assicurazioni, entrato in vigore il 1o gennaio di quest'anno. Poi, un organismo, che si chiama Isvap, ha varato un regolamento. Secondo gli agenti, le compagnie di assicurazione e i broker, questo regolamento ha esorbitato andando al di là dei contenuti della legge e tutti i soggetti del mondo assicurativo hanno presentato ricorso al TAR che, a metà marzo, dovrà stabilire se gli adempimenti posti a carico di questi soggetti siano conformi alla legge. Ci sembrava naturale, quindici giorni fa in Commissione, portare il termine del 1o febbraio, considerato nel testo del decreto-legge, al 30 giugno.
Mi rivolgo ai parlamentari di tutti i gruppi. Diciamo ai cittadini che abbiamo approvato una legge; vi è un regolamento; i cittadini debbono effettuare degli adempimenti, ma a metà marzo questo meccanismo potrebbe decadere. In questo caso, per regolamento avremmo obbligato il cittadino a compiere azioni, che la legge non prevedeva. In Commissione abbiamo stabilito il 30 giugno, perché a quella data saremo sicuri che gli adempimenti saranno dovuti, se confermati dal TAR, oppure che i medesimi, essendo stati previsti dal regolamento e non dalla legge, sarebbero una conseguenza dell'aver esorbitato da compiti, che un organo amministrativo non può assumersi se non scavalcando il Parlamento, cioè il legislatore.
Anch'io farò di necessità virtù. Per decine di migliaia di operatori che non sono in regola, che rischiano la cancellazione dall'albo, il licenziamento dei loro collaboratori, è certamente preferibile il 28 febbraio rispetto al 1o febbraio, però il Parlamento non fa certamente una bella figura con centinaia di migliaia di operatori.
Faccio fatica a pensare che la firma del presidente di un ente possa incidere sui lavori parlamentari fino al punto di far ritornare il Parlamento su una decisione già presa e che aveva avuto, in sede di Commissione, l'avallo del Governo e di tutti i gruppi parlamentari. Siamo nell'era di Internet: quella sera, quando la Commissione ha preso la relativa decisione, le decine di migliaia di agenti assicurativi italiani, tramite telefonino o Internet, appunto, sono stati avvertiti dello spostamento del termine al 30 giugno 2007. Poiché essi pensano che non basta una lettera del presidente dell'Isvap per svuotare una decisione presa dal Governo e da tutti i gruppi parlamentari, hanno fatto affidamento sulla serietà del Parlamento, che è la serietà di noi tutti. Ciascun parlamentare, tornando a casa, troverà un amico, un cugino, un parente, un conoscente o il suo assicuratore che gli chiederà come mai prima si era decisa la data del 30 giugno e, quindici giorni più tardi, sono state cambiate le carte in tavola, obbligando gli assicuratori a fare qualcosa che, magari, il prossimo 15 marzo sarà considerata da parte del TAR come un inutile adempimento.
Pur essendo stato presentatore dell'emendamento che era stato approvato in Commissione e che spostava il termine al 30 giugno 2007, mi asterrò in occasione del voto del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione, che prevede il termine del 28 febbraio 2007, benché tale data sia comunque preferibile a quella del 1o febbraio 2007.
Vorrei chiedere al Governo, in tono amichevole, se si renda conto del fatto che il 30 gennaio stiamo esaminando un emendamento che chiede agli operatori del settore di mettersi in regola entro ventiquattr'ore: è qualcosa di surreale! Tuttavia, esprimerò voto contrario sull'emendamento 6.501 del Governo, nel testo subemendato, perché, se fosse respinto dall'Assemblea, tornerebbe a vivere la unanime decisione della Commissione, che aveva ricevuto l'approvazione del Governo. In altri termini, si tornerebbe alla data del 30 giugno 2007 che, se ci pensate, è la più ragionevole per tutte. Non so quale sarà la decisione del TAR, il prossimo 15 marzo: se decidesse a favore dell'Isvap, il problema sarebbe risolto ed entro il 30 giugno tutti si metterebbero in regola; se, invece, decidesse che l'Isvap ha travalicato i suoi poteri, contravvenendo ad una legge dello Stato, avremmo impedito a decine di migliaia di operatori economici di compiere Pag. 34adempimenti inutili e avremmo acquistato ancora prestigio e credibilità per il Parlamento.
Perciò, ci asterremo in occasione del voto sul subemendamento 0.6.501.1 della Commissione ed esprimeremo voto contrario sull'emendamento 6.501 del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho ascoltato poc'anzi la spiegazione che con molto garbo, l'onorevole Boato ha dato di questa vicenda. La stessa spiegazione è stata fornita anche dal sottosegretario D'Andrea. Questi chiarimenti altro non hanno fatto se non confermare la scorrettezza del Governo nei confronti del Parlamento; hanno confermato, cioè, che il Governo, in corso d'opera, ha cambiato ciò che lo stesso Parlamento aveva deciso in precedenza. Sono parlamentare da dodici anni e vorrei dire ai miei giovani colleghi parlamentari che una cosa del genere non era mai accaduta: dinanzi ad una modifica approvata da una Commissione - che rappresenta il Parlamento - il Governo non si era mai permesso di apportare una variazione in corso d'opera perché, per prassi, tale modifica si intende già come se fosse legge. Sarebbe stato buon costume ed una buona tradizione continuare così. Si stravolgono, invece, le norme di buona educazione e di buon comportamento, tra l'altro mettendo sotto attacco la dignità di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, deve concludere.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Questo volevo far rilevare, al di là della sostanza della problematica che l'onorevole Giovanardi ha illustrato molto chiaramente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, non vi è ombra di dubbio sul fatto che il collega parlamentare dell'Italia dei Valori abbia ragione, quando ricorda a quest'Assemblea che il Governo non può prendere in giro il Parlamento. Se è vero, com'è vero, che la Commissione aveva deliberato una data, non è assolutamente concepibile che il Governo presenti in Assemblea una proposta emendativa, disattendendo quanto la stessa maggioranza aveva deliberato. Questa è una offesa gravissima e una prevaricazione che il Governo continua a fare anche oggi, con questo provvedimento, nei confronti dell'Assemblea. Il collega Boato tenta sempre di risolvere i problemi, quando si accorge delle difficoltà del Governo.
MARCO BOATO. Questo è il dialogo parlamentare!
CESARE CAMPA. Mi consenta, però, il collega Boato, che è veneziano come me, di dirgli che la sua proposta di emendamento è una pezza che non risolve il problema; anzi, come si dice a Venezia, la toppa «xe peso del buso».
Quindi, vuol dire che in questo caso non abbiamo risolto assolutamente nulla.
Collega Boato, ci vuole il coraggio di affermare che il Governo ha sbagliato ed ha offeso il Parlamento e che dovete fare marcia indietro: qualche volta dovete avere il coraggio di riconoscerlo! Prima il collega Emerenzio Barbieri parlava di buonsenso. Qui si fa sempre riferimento al Presidente Prodi, ma voi avete buonsenso? Non comprendete che oggi è buonsenso dire di tornare al 30 giugno? Questo significa essere governanti e non altro: non dico l'aggettivo perché è troppo offensivo nei confronti di un Esecutivo che, in fondo, è il Governo del nostro Paese. Mi vergogno di avere un Governo che si comporta in questa maniera, che il 30 gennaio fa un provvedimento per il 1o febbraio e, poi, come grande magnanimità, porta la scadenza al 28 febbraio! Vergognatevi!
Dobbiamo assolutamente tornare alla data del 30 giugno, se vogliamo che le Pag. 35assicurazioni abbiano effettivamente il tempo di mettersi in regola, oppure vogliamo far finta di chiedere ad esse di mettersi in regola e non consentire che la stessa sia perseguita. Prima vedevo da parte del sottosegretario un certo assenso, ma mi sono stupito perché, in fondo, il collega Boato, cercando di mettere questa «pezza», ha anticipato un suo emendamento che è sostanzialmente sbagliato. Sono contrario non solo all'emendamento del Governo - parlo a titolo personale perché non so che cosa farà il mio gruppo - ma anche al subemendamento proposto dal collega Boato perché, comunque, non risolve assolutamente nulla, anche se in qualche maniera cerca di correggere un errore del Governo. Visto che prima come parlamentari avevano chiesto che il Governo ci spiegasse la necessità e l'urgenza di questa scadenza e non abbiamo sentito proferire parola in questa direzione, chiedo al sottosegretario di spiegare l'urgenza di questo provvedimento e della data di febbraio perché, se egli ci convincesse, saremmo anche pronti a votare il subemendamento recante la data del 28 febbraio: comunque, mi sembra che non ricorrano gli estremi. Qualche volta sentiamo con grande nostalgia il richiamo del Presidente della Repubblica a metterci assieme, avere buonsenso e ragionare nell'interesse del Paese, ma non possiamo solo consentire che vengano fatti questi proclami e, quando si tratta di mettere insieme il buonsenso e la nostra disponibilità, ci viene risposto con un subemendamento che sposta la decorrenza dal 1o al 28 febbraio, rispetto ad un emendamento del Governo che, in qualche maniera, era prevaricatore nei confronti della volontà dell'intera Assemblea e Commissione.
Quindi, signor sottosegretario, le chiedo con forza di farci capire che cosa c'è sotto, le ragioni e i motivi per i quali volete questa data, ma che non ci consentono di votare a favore, anche per impedire al nostro Governo, al suo Governo e al Governo di questa maggioranza di fare un'ulteriore brutta figura. Penso che Prodi non abbia assolutamente bisogno di fare ulteriori brutte figure! (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei sdrammatizzare questa discussione perché rischia, su una vicenda importante ma molto limitata, di avere degli aspetti paradossali. Sapevo che una volta era considerato proprio di una logica estremista, di destra o di sinistra, il cosiddetto «tanto peggio tanto meglio». Sapevo ed ho imparato con gli anni che era un segno di equilibrio e di maturità trovare delle soluzioni che magari non sono le migliori, ma quanto meno superano la logica catastrofista. Il collega Cesare Campa, un collega simpaticissimo che ha usato un'espressione veneziana a me cara «pegio el tacon del buso» - lo dico in altri termini rispetto a lui, cioè «peggio la toppa del buco» -, mi dovrebbe spiegare perché è peggio prorogare una scadenza al 28 febbraio ed è meglio, secondo lui, mantenerla al 1o febbraio. È la logica del «tanto peggio tanto meglio» e tutto soltanto per fare un dispetto. Non dico di altro tipo di dispetti di cui si parla nel linguaggio popolare, cui tuttavia assomiglia molto la posizione del collega, sia pure simpaticissimo, Cesare Campa.
Devo dare atto ad altri colleghi del centrodestra, in primo luogo al collega Benedetti Valentini, di aver assunto una posizione realistica, dichiarando a nome proprio, visto che il testo, comunque, rappresenta un passo in avanti, l'astensione dal voto. Nella logica del collega Campa e, forse, di qualche altro, se venisse respinto il subemendamento, che credo invece sarà approvato, rimarrebbe l'originario testo del Governo, la maggioranza lo voterebbe e, quindi, si rimarrebbe fermi alla data indicata, ovvero il 1o febbraio, che tutti, a parole, dicono invece di voler dilazionare.
Dico questo per chiarire sul piano del metodo politico e parlamentare. Non dovrei essere io a spiegare a Campa e a Pag. 36qualche altro collega che, forse, il dialogo parlamentare non va demonizzato e che, quando si hanno posizioni contrapposte, a volte, è saggio trovare punti di incontro, anche se non soddisfano tutti.
Il collega Giovanardi ha detto che decine e decine di migliaia di assicuratori, avendo saputo dell'emendamento in Commissione, non hanno più presentato la domanda. Ora, voglio comunicare all'Assemblea che, a quello che mi risulta, su circa 40 mila domande attese, all'Autorità ne sono già pervenute circa 34 mila. Pertanto, ci sono 34 mila assicuratori che hanno già adempiuto, anche perché il regolamento originario indicava la data di sbarramento al 31 dicembre 2006, che solo questo decreto-legge aveva prorogato al 1o febbraio 2007. Quindi, sono state già presentate 34 mila domande e ne mancano ancora circa 6 mila.
Non volendo nessuno di noi creare difficoltà alle eventuali imprese che, saputo della dilazione approvata in Commissione, si fossero adeguate di conseguenza, abbiamo proposto di dare altre quattro settimane, in modo che questi adempimenti si possano realizzare e non si vada troppo in là, rispetto ad un regolamento che ha che fare con il recepimento di una direttiva europea e il cui termine originario era, addirittura, il 15 gennaio 2005.
Credo, in sintesi e con il massimo rispetto per tutti - che come sapete ho sempre, anche quando abbiamo opinioni diverse -, in risposta al collega Campa e ad altri colleghi che volevano sapere le ragioni di questa posizione, di aver reso edotta l'aula di quali siano le motivazioni del subemendamento al nostro esame.
Devo anche dare atto al Governo che, partito da una posizione decisamente più rigida, ha avuto l'intelligenza politica di rimettersi al voto dell'Assemblea, che, a questo punto, mi auguro sia positivo sia sul subemendamento, sia sull'emendamento del Governo, così come subemendato, portando la data al 28 febbraio 2007 (Applausi del deputato Amici).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non desidero entrare nel merito della diatriba relativa al termine, sulla quale credo che sia stato detto già molto, forse anche troppo. Mi permetto di porre alla Commissione competente ed al sottosegretario un problema di natura squisitamente giuridica. L'interrogativo è il seguente: può una norma primaria, come una legge dello Stato, incidere su una norma regolamentare, quale è il regolamento di un'autorità amministrativa indipendente? Questo è un interrogativo non di poco momento ed invito il presidente della Commissione e il sottosegretario d'Andrea a fornire una risposta, che, se favorevole, porterebbe a conseguenze irreparabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non siamo riusciti a capire in che modo la causa dinnanzi al TAR, della quale si è parlato, incida su questa anticipazione dei tempi. Sarebbe grave se, per evitare la pronuncia di un'organo giurisdizionale, si accelerassero i tempi per riuscire a mettere in essere un provvedimento, prima che il TAR si pronunci.
Su questo non c'è stato un chiarimento da parte del sottosegretario, il quale ci ha dato una spiegazione soltanto in termini tecnico-giuridici sul fatto che il decreto-legge è entrato in vigore e che quindi andava bene anche la data del 1o febbraio.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GABRIELE BOSCETTO. Di fronte a questo prolungamento al 30 giugno, che sembrava congruo e di buon senso a tutti, non comprendiamo quale fine si sia proposta la lettera del presidente dell'Authority.
Pag. 37PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
GABRIELE BOSCETTO. Questo rimane un aspetto poco simpatico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.501.1 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 287
Astenuti 194
Maggioranza 144
Hanno votato sì 262
Hanno votato no 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.501 del Governo, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 472
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 212).
Il successivo emendamento Boscetto 6.23 è precluso.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Duilio 6.322, nella parte ammissibile, e 6.600 della Commissione.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli identici emendamenti in esame.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, propongo ai presentatori degli identici emendamenti di accettare ove possibile, una riformulazione degli stessi nel senso di sostituire le parole «dodici mesi» con le parole «31 dicembre 2007», data che, pur essendo probabilmente un tempo maggiore rispetto ai dodici mesi originari, consentirebbe di avere una scadenza precisa entro cui poter esercitare il diritto di presentare le domande per l'ammissione ai benefici del Fondo di solidarietà.
Chiedo, dunque, se sia possibile tale riformulazione, che, laddove accolta, avrebbe il parere favorevole del Governo.
PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice se concordi con la proposta di riformulazione del Governo.
SESA AMICI, Relatore. Sì, la Commissione è d'accordo, Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Bressa, essendo il deputato Duilio al momento non presente in aula, in qualità di secondo firmatario dell'emendamento, accetta la riformulazione proposta del Governo dell'emendamento Duilio 6.322, nella parte ammissibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Duilio 6.322, nella parte ammissibile, e 6.600 della Commissione, nel testo riformulato, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 280
Astenuti 196
Maggioranza 141
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 7).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Vietti si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 6.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, colleghi, signor sottosegretario, l'emendamento in esame, soppressivo del comma 8 dell'articolo 6, ha la sua ragion d'essere nel modo disinvolto con il quale si è definita la norma cui esso si riferisce.
In sostanza, con la legge finanziaria del 2006 era stato disposto di utilizzare un Fondo per le misure di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica. Tale Fondo, che era stato dotato di decine di milioni di euro, si proponeva di dare agli autotrasportatori incentivi in termini di produttività.
Cosa succede con la norma in questione? In essa si afferma che, se entro il 30 marzo 2007 il regolamento del Fondo non venisse emanato, le risorse del Fondo stesso dovranno essere destinate interamente alla riduzione dei premi INAIL per i dipendenti delle imprese di autotrasporto in conto terzi.
In sostanza, qualcuno ha dimenticato di porre in essere una norma corretta nella legge finanziaria e ha, pertanto, utilizzato un vagone di questo provvedimento «mille proroghe» per effettuare una manovra di bilancio.
Probabilmente, gli autotrasportatori saranno egualmente soddisfatti di ricevere queste somme importanti a riduzione dei premi INAIL per i dipendenti, ma si abbandona del tutto il discorso legato ai concetti di produttività, incentivi, logistica, ponendo in essere un'operazione che è del tutto fuori norma e del tutto fuori logica!
Inoltre, si prevede l'emanazione del regolamento entro il 30 marzo 2007; qualora questa data non venisse rispettata, i fondi saranno destinati ad altre finalità e mi riferisco alla riduzione dei premi INAIL.
Voi capite che la previsione di un termine così breve per l'emanazione di un regolamento complesso significa non volere che questo regolamento venga redatto, perché lo scopo è quello di trasferire le somme a nuova destinazione. Ci pare che tutto ciò proprio non funzioni! Quando ho studiato la norma, mi sono chiesto se la discrezionalità nel redigere il regolamento fosse in capo ad un'authority. No, risulta essere in capo al ministro competente, il quale, ovviamente, farà quello che vorrà e siamo facili profeti nel comprendere che questo regolamento non sarà mai redatto e che i soldi, in questo modo improprio, verranno trasferiti ad altra destinazione! Su questo modo di legiferare siamo estremamente critici!
Se la riduzione dei premi INAIL a favore dei lavoratori ha una valenza positiva, di fronte a questo modo di trattare le norme ed il bilancio siamo costretti ad astenerci per protesta sul piano della soluzione normativa adottata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io mi associo alle considerazioni espresse, aggiungendo elementi di preoccupazione. Non possiamo dimenticare che quel fondo era stato finanziato a seguito dell'approvazione del patto della logistica sottoscritto con le associazioni degli autotrasportatori e con il mondo che rappresenta l'utenza e la produzione nel nostro paese. Si trattava di accompagnare le imprese di autotrasporto nella loro evoluzione in imprese di logistica.
Con questo provvedimento, che oltretutto rischierà di far perdere le risorse, poiché non ci sarà la capienza per poter spendere le somme devolute a riduzione dell'Inail, si corre il pericolo di danneggiare ulteriormente le imprese di trasporto.
Per tale motivo mi asterrò, come il collega Boscetto ha appena preannunziato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se discutessimo tra persone serie, questo comma, grazie al quale si potrebbe emanare finalmente il regolamento di cui si parla entro la data prevista, sarebbe una buona cosa.
Finalmente, si emana un regolamento per porre in essere la riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica! Finalmente, si attua e si programma una riforma, anche se piccola, nel contesto di meccanismi di sviluppo e di riforme! È un Governo riformista!
Ma la differenza tra una politica riformista ed una politica che, invece, non guarda verso lo Stato sociale, ma verso l'assistenzialismo, sta nel non adottare il regolamento, nel non risolvere il problema dell'autotrasporto di merci e quello dello sviluppo della logistica, nonché nel distribuire soldi a pioggia agli autotrasportatori, come in uno Stato assistenziale.
La differenza che esiste tra noi e voi, dunque, è solo questa: noi siamo per le riforme che voi non riuscite a realizzare, neanche con riferimento ad un regolamento e ad una data perentoria che avete stabilito, ossia la fine di marzo. Voi non riuscite a farlo, perché continuate a portare avanti una cultura nazionalista, radicale ed assistenzialista.
Se foste veri riformatori, adottereste questo regolamento e rispettereste questa data; ma non lo siete ed è per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista sull'emendamento Boscetto 6.27, restando contrari, ovviamente, all'articolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 352
Astenuti 132
Maggioranza 177
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 6.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, l'emendamento in esame, che posticipa il termine per l'emanazione del regolamento dal 30 marzo 2007 al 30 settembre 2007, rappresenta la cartina di tornasole della vera volontà del ministro e del Governo.
Se si pensa di mantenere fermo il termine del 30 marzo 2007, vuol dire che non ci sarà il regolamento e che tale escamotage è stato usato per indirizzare quei soldi verso un'altra nuova destinazione.
Se sarà accolto il mio emendamento 6.29, che prolunga il termine fino 30 settembre 2007, si creerà uno spazio ragionevole di tempo per porre in atto il regolamento stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo emendamento, precisando che, a nostro avviso, siamo di fronte ad un combinato disposto tra questo emendamento e il precedente Boscetto 6.27.
Con il nostro atteggiamento non contrastiamo le esigenze delle aziende di autotrasporto: tutt'altro! Ne sosteniamo, con Pag. 40forza, le aspettative di potenziamento e di razionalizzazione, con i conseguenti benefici.
Quindi, il nostro voto favorevole sul precedente emendamento soppressivo era correlato al voto favorevole sull'emendamento in oggetto. Infatti, siamo favorevoli alla possibilità di concedere un tempo reale per l'emanazione del regolamento, che determinerà quest'innovazione e questi benefici alle imprese.
Avrei supposto che il Governo e la maggioranza si fossero sentiti responsabilizzati dalle ragioni che abbiamo largamente illustrato, per protrarre il termine al 30 settembre 2007, al fine di disporre di un lasso di tempo in grado di consentire l'emanazione del regolamento, senza ricorrere ad un secondo fine, ad un marchingegno, sinceramente, poco edificante, per il quale si cerca non tanto di fare assistenzialismo, quanto di recuperare risorse in maniera impropria, che è quanto di peggio si possa concepire sul cammino legislativo.
In questo senso, dunque, abbiamo espresso un voto favorevole sull'emendamento precedente ed esprimeremo un voto favorevole su quello in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo per evidenziare che, trattandosi di un provvedimento che complessivamente vuole dilatare alcuni termini e regolamentare meglio (si fa per dire!) l'entrata in vigore di talune norme, nonché lo svolgimento di talune attività, l'emendamento ha un suo significato in quanto va incontro agli interessi e di queste categorie produttive. Esse ovviamente avranno maggior respiro per adeguarsi ad una serie di adempimenti.
Pertanto, annuncio il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.29 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 452
Astenuti 17
Maggioranza 227
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i deputati Vichi e Formisano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Marinello 6.34.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento e vorrei spiegarne al relatore e al rappresentante del Governo i motivi.
Si tratta di un emendamento che interviene a favore di un settore in crisi, come quello della pesca. Con la proroga al 1o gennaio 2008 chiediamo che i costi del blue box (per i colleghi che non si occupano in maniera particolare di questo settore spiego che si tratta della gestione e della manutenzione degli apparati di bordo), solitamente a carico degli armatori, slittino a quella data. A causa delle difficoltà che il settore sta attraversando, chiediamo che la disposizione sia applicata a partire dal 1o gennaio 2008.
Vorrei inoltre sottolineare la modesta cifra da noi richiesta. Si tratta di un milione di euro, alla cui copertura, peraltro, provvediamo prelevando tale somma da un capitolo dello stesso ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali.
Onorevole relatore, non riesco quindi a capire perché è stato espresso parere contrario sull'emendamento in questione. Esso rappresenta un'opportunità per dare un vero segnale ad un settore in crisi che Pag. 41purtroppo non ha avuto ancora risposte da parte di questo Governo, neppure attraverso gli altri emendamenti che lo riguardavano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, riferito agli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307. Su questo subemendamento della Commissione chiedo al Governo di esprimere il parere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta il subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, in quanto la sua approvazione permetterebbe di superare i problemi di carattere finanziario posti dagli emendamenti a cui si riferisce.
PRESIDENTE. La ringrazio. Avverto altresì che il parere della V Commissione (Bilancio) sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307 è favorevole, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, sia approvato il subemendamento 0.6.39.600 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 485
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato sì 477
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, nel testo subemendato, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 21).
Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, risulta assorbito l'emendamento Margiotta 6.333.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'emendamento in oggetto è dell'ultima ora e vorrei essere tranquillizzato sul fatto che il giudizio di ammissibilità sia stato espresso dal Presidente Bertinotti.
Questo perché noi ci troviamo in una situazione giuridica nella quale si parla non di proroghe, ma di riapertura di termini.
La riapertura di termini è in particolare di non facile leggibilità, perché si vanno a intaccare termini diversi (si parla anche di riapertura di termini per domande respinte), e chi più ne ha più ne metta.
Chiaramente, quando si discute di benefici antiracket ed antiusura, difficilmente l'opposizione può indursi a mettere in dubbio una norma favorevole ai cittadini; purtuttavia, sentiamo l'esigenza di sentirci spiegare dal Governo quali sono i meccanismi di questa norma e come mai è stata introdotta all'ultimo minuto in un provvedimento di proroghe di termini.
Pertanto, se possibile, Presidente, resterei in attesa di una sua risposta in relazione al giudizio di ammissibilità reso dal Presidente della Camera su questo articolo aggiuntivo, perché, pur avendo pagine di giudizi di ammissibilità o di inammissibilità (dei quali siamo stati tutti fieri), non riusciamo a trovare una traccia documentale della valutazione di questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Grazie, Presidente. Avevo chiesto di parlare anche prima, ma purtroppo mi rendo conto che forse da questa postazione non sempre si riesce, pur sbracciandosi, a farsi notare. Conoscendo la sua serietà, Presidente, non metto assolutamente in dubbio che non l'abbia fatto con malanimo. Resta il fatto però che avevo chiesto di intervenire sull'emendamento relativo alla pesca, è ciò non è stato possibile per cui, in qualche misura, non ho adempiuto al mio dovere di parlamentare di una zona fortemente interessata a tale attività.
Vorrei tornare sull'argomento in oggetto, ossia sull'articolo aggiuntivo presentato dal Governo all'ultimo momento e che, riguardando la riapertura dei termini per i benefici antiracket e antiusura, certamente non può non trovare accoglienza da parte di un parlamentare.
La domanda che però prima poneva il collega è la stessa che anche noi rivolgiamo al Governo e per la quale vorremmo una risposta: si tratta di un semplice manifesto, una mera manifestazione di volontà, è una forma di propaganda elettorale, oppure questa previsione alla fine potrà trovare applicazione?
È ammissibile o non è ammissibile? Vado con la memoria agli emendamenti presentati da me e da altri colleghi, che si sono imbattute nelle «forche caudine» di questa Presidenza. Infatti moltissimi degli emendamenti presentati sul provvedimento «mille proroghe» sono passati sotto le «forche caudine», e sono stati dichiarati inammissibili. Vorrei ricordare i miei...
PRESIDENTE. Il suo è un intervento a titolo personale: deve concludere, per favore.
CESARE CAMPA. Lo so, certo. Le chiederei un altro minuto, anche per recuperare il tempo relativo all'intervento precedente.
PRESIDENTE. Le ho già concesso 40 secondi.
CESARE CAMPA. Concludo, Presidente. A titolo personale, mi rivolgo al Governo: questo articolo aggiuntivo produrrà un risultato positivo, oppure è solamente un manifesto?
Noi siamo favorevoli a prevedere benefici antiracket e antiusura. Siamo sicuri però che poi alla fine questi mutui saranno concessi, o si tratta solamente di una dichiarazione di volontà, visto che con il Governo Prodi siamo sempre in campagna Pag. 43elettorale? È una questione di serietà. Noi vorremmo una risposta in questo senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, alcune considerazioni vanno ribadite, e a queste ne aggiungo anche un altro paio.
Starei per dire che il modo tortuoso e non trasparente di procedere, di deliberare, cui il presente Governo ci ha ormai abituato è rispecchiato proprio da questo emblematico articolo aggiuntivo: un lungo e illeggibile «pastone», del quale sinceramente è difficile capire la ratio, o meglio, al plurale, le rationes (perché viene incontro o dovrebbe venire incontro a diverse esigenze).
Noi non ci lasciamo suggestionare dal titolo «Riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura». Detto così, dovrebbe comportare evidentemente una adesione, ma, se gli onorevoli colleghi leggessero il testo, si accorgerebbero che la strumentazione non è assolutamente convincente.
Come un altro collega ha giustamente sottolineato, si tratta chiaramente non di una proroga, ma di una riapertura dei termini, per accedere - ammesso che ne sussistano i presupposti e le condizioni - a certi determinati benefici.
Dunque, è legittimo che si pongano degli interrogativi soprattutto quei gruppi che hanno presentato molti e, se mi permette, anche qualificanti emendamenti, e che, pur andando nella direzione dell'interesse di categorie di lavoratori, di imprese, di operatori economici, hanno visto abbattersi sui propri emendamenti il maglio inesorabile, estremamente fiscale e, in qualche caso, mi sia lecito dire, anche non molto condivisibile del Presidente della Camera, che ha dichiarato la inammissibilità di proposte emendative sicuramente presentate per perseguire finalità economiche, sociali, istituzionali e amministrative di importante rilievo. Invece, il Governo, all'ultimo momento, ha presentato un articolo aggiuntivo, di cui basta leggere il numero per capire la tortuosità e la stranezza del percorso - 6.0501 -, «appiccicandolo» all'ultimo momento. Non possiamo nascondere la nostra sorpresa per una norma di questo genere.
Vorremmo che il Governo, anche in questo caso, ci aiutasse a capire la trasparenza dei suoi intendimenti, la congruità della strumentazione scelta per perseguire questi obiettivi, perché altrimenti, in un provvedimento di questo genere, dopo aver assistito all'abbattimento dei nostri emendamenti a seguito della discutibile pronuncia di inammissibilità, resteremmo con una forte perplessità.
Vorremmo, dunque, che le nostre riserve si confrontassero con un pronunciamento esplicito in quest'aula da parte del Governo, che in troppi momenti ci troviamo costretti a sollecitare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prima di intervenire sull'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, che ha una portata assai delicata, perché riguarda la riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura, ho voluto verificare con gli uffici della Camera se questo articolo aggiuntivo fosse stato presentato contestualmente agli altri emendamenti del Governo, se cioè fosse stato sottoposto a quel giudizio di ammissibilità, così rigoroso, scrupoloso e duro, anche se coerente con la prassi e con il regolamento, che è stato espresso all'inizio dell'esame di questo provvedimento dallo stesso Presidente della Camera. Ho verificato che così è avvenuto.
Quindi, trovo un po' singolare che molti colleghi dell'opposizione - per carità, devono fare il loro mestiere e cercare di contestare comunque - dicano che la materia è sì delicata, che voteranno a favore se verrà messo in votazione - saluto con soddisfazione questo preannuncio di larga convergenza parlamentare su Pag. 44un tema come quello della concessione dei benefici antiracket e antiusura -, ma si meraviglino che la Presidenza della Camera non abbia sottoposto al giudizio di inammissibilità anche questo articolo aggiuntivo.
Personalmente, mi meraviglio della meraviglia. Poiché la quantità di dichiarazioni di inammissibilità del Presidente della Camera sugli emendamenti a questo decreto-legge e addirittura su alcuni commi votati in Commissione è stata veramente elevata, con un alto tasso di incisività, per usare una sorta di eufemismo, mi meraviglio che si auspichi quasi che si allarghi tale inammissibilità anche a un tema come questo, che è di particolare importanza e delicatezza e che rientra pleno iure nella logica di questo decreto-legge.
Evidentemente, in questa materia si sono succedute nel tempo una serie di norme, contenute sia in fonti legislative di carattere primario sia in atti di carattere regolamentare adottati con decreto del Presidente del Repubblica, che hanno prodotto, da quanto si evince (non sono un esperto in materia né pretendo di esserlo), discrasie e difficoltà di applicazione. Ad esempio, alcune domande non hanno potuto essere accolte, perché presentate prima dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica contenente il regolamento di attuazione e così via.
Pertanto, la riapertura dei termini consente di presentare una domanda o di ripresentarla, qualora fosse già stata inoltrata e non fosse stata accolta per le ragioni cui ho accennato. Mi sembra che questa previsione, un po' contorta nella sua elaborazione tecnico-giuridica (forse, perché contorta è stata la successione delle norme nel tempo), vada comunque accolta positivamente da questa Camera.
Mi auguro che il Presidente dell'Assemblea confermi che non vi è alcun giudizio di inammissibilità su questo articolo aggiuntivo del Governo. Auspico, davvero, che l'Assemblea, al di là dei dubbi metodologici prospettati da qualche collega, possa esprimere un voto unanime almeno su questo punto, trattandosi di una riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, con il mio intervento farò inquietare il collega Boato; d'altronde, è uno scontro tra un riformista (come chi vi parla) e un massimalista populista (come l'onorevole Boato).
Anch'io, come alcuni colleghi, ad una lettura superficiale e approssimativa di questo articolo aggiuntivo, potrei dire che è una buona norma proposta dal Governo, poiché riguarda la concessione di benefici antiracket e antiusura: non si può che accogliere!
Tuttavia, ad un'attenta valutazione, onorevoli colleghi, mi chiedo per quale ragione il Governo abbia voluto riaprire i termini e non prorogarli. Chi è quel sottosegretario o quel ministro che ha voluto presentare questo articolo aggiuntivo con un certo vigore ed una certa forza? Il rappresentante del Governo ci deve spiegare questo. Avete già in mente qualcosa? È difficile capire il motivo per cui il Governo, che ha la possibilità di porre in essere interventi contro il racket e contro l'usura, si limiti a proporre una norma sulla riapertura dei termini, come se qualche amico avesse ancora bisogno di presentare le relative istanze.
In questa norma sulla riapertura dei termini c'è qualcosa che non funziona. Visto che si dice che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, anche noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista pensiamo male di questo Governo. Pensiamo che questo articolo aggiuntivo non sia fatto nell'interesse della collettività ed esclusivamente per la concessione di benefici antiracket e antiusura, ma sia stato predisposto ad hoc, ad personam, a vantaggio di qualche amico di qualche sottosegretario che ha presentato questa proposta emendativa a sorpresa.
Invito, quindi, il Governo a darci delle spiegazioni e a dirci il motivo per cui ha Pag. 45presentato questo articolo aggiuntivo. Soprattutto, lo invito a spiegarci per quale motivo non ponga in essere interventi antiracket e antiusura veramente validi, che possano essere applicati, senza continuare a portare avanti uno Stato assistenziale.
Lo ripeto: tutti i riformisti come me vorrebbero uno Stato sociale che operi nell'interesse dei cittadini, contro questo assistenzialismo che ci danneggia e che ci fa sempre più arretrare. Basta leggere i giornali e sentire cosa pensano i cittadini per sapere a chi questi ultimi diano ragione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, è evidente come questo articolo aggiuntivo, pur non essendo caduto sotto la tagliola della Presidenza della Camera, abbia un contenuto assolutamente eterogeneo rispetto alle altre proposte emendative. Come è stato segnalato da altri colleghi, esso non propone una proroga di termini, bensì una riapertura di termini già scaduti.
Allora, perché il Governo l'ha presentato? A mio avviso, il Governo l'ha presentato perché, probabilmente, pensa che al Senato potrà ampliare, ribaltare il provvedimento. Voglio dire che, attraverso questo articolo aggiuntivo, il Governo forse pensa di introdurre al Senato tutta una serie di altre disposizioni che non è riuscito ad introdurre alla Camera. Ciò, in conseguenza del regolamento che scandisce i nostri lavori, che peraltro, in questo caso, ha penalizzato molto di più il Parlamento rispetto al Governo.
Comunque va segnalato che l'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo è caratterizzato da un contenuto assolutamente eterogeneo che non corrisponde ad una proroga di termini, ma una riapertura di termini già scaduti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ho seguito attentamente il dibattito e gli interventi degli onorevoli Boscetto e Benedetti Valentini, i quali hanno sostenuto che questa è una materia delicata... Onorevole Boato, mi permetta...
Non voglio entrare nel merito delle decisioni riguardanti l'ammissibilità o meno dell'articolo aggiuntivo in esame - compito che spetta al Presidente Bertinotti -, ma mi permetto di far osservare che questa materia è stata già discussa in Commissione antimafia. Tale Commissione si è appena costituita, eleggendo il suo presidente qualche mese fa; tra l'altro, stanno per essere costituiti i comitati antiracket e antiusura.
Dunque vi è una mancanza di rispetto nei confronti della Commissione antimafia, poiché noi avevamo già chiesto l'audizione del Commissario nazionale antiracket e antiusura per affrontare questa problematica. Lo ripeto: riaprire questi termini mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. Dice bene l'onorevole Cota, quando sostiene che al Senato tale proposta emendativa diventerà una sorta di contenitore per altri argomenti.
PRESIDENTE. La Presidenza precisa che il testo dell'articolo aggiuntivo in esame è stato già presentato in Commissione, seppur recante la firma non del Governo ma dell'onorevole Maran; in quella sede il testo fu valutato ammissibile.
La Presidenza della Camera ha effettuato il vaglio di ammissibilità - che i colleghi conoscono - di questo testo contestualmente a tutte le altre proposte emendative, ed ha espresso le valutazioni che il Presidente della Camera ha riferito all'inizio dell'esame del presente provvedimento; ovviamente, si tratta di valutazioni che io non posso che confermare.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Lei è già intervenuto per dichiarazione di voto.
Pag. 46DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Sono intervenuto nel merito...
PRESIDENTE. È la stessa cosa. Secondo il regolamento, quella che lei ha svolto è una dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 292
Astenuti 197
Maggioranza 147
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 12).
Dovremmo ora passare all'esame delle proposte emendative accantonate; chiedo alla relatrice, onorevole Amici, da quale di queste propone di iniziare. Ricordo che le proposte emendative accantonate sono quattro.
SESA AMICI, Relatore. Potremmo iniziare dall'esame degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.
PRESIDENTE. Sta bene. La invito nuovamente ad esprimere su di essi il parere della Commissione.
SESA AMICI, Relatore. A seguito di un'attenta valutazione, intervenuta anche tra i firmatari degli emendamenti in esame, la Commissione esprime sugli stessi parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo pertanto alla votazione degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'VIII Commissione aveva chiesto che questa fosse l'ultima proroga, intendendo con ciò sostenere anche che occorreva limitarla al minimo possibile.
Intendo spiegare ai colleghi qual è la situazione che si prospetta, anche perché sia ben chiaro cosa ci accingiamo a votare.
Stiamo parlando di una proroga che riguarda una questione abbastanza seria: la messa in sicurezza degli esercizi alberghieri collocati nei centri storici contro il pericolo di incendi. Tale messa in sicurezza era prevista in una normativa del 2001 e doveva essere effettuata entro il dicembre 2004. Successivamente, ci sono state una serie di proroghe che, in questo provvedimento, sono vincolate alla presentazione del nulla osta ai vigili del fuoco entro il 30 giugno del 2005. Tali proroghe, nella sostanza, rischiano tuttavia di ingenerare la convinzione che la messa in sicurezza degli esercizi alberghieri contro il pericolo di incendi sia un optional.
Allora, il problema che intendo sollevare è il seguente. È chiaro che vi possono essere motivazioni, dovute anche alle lungaggini burocratiche, in ordine alla mancanza del nulla osta, che possono prolungare i termini. Tuttavia, è assolutamente necessario che, dal Parlamento e dal Governo, provenga un chiaro indirizzo volto all'applicazione di questo testo. Infatti, non vorrei che in futuro queste proroghe determinassero una situazione che possa indurre a rimpiangere di non aver fatto applicare in maniera rigorosa leggi che vengono emanate per la sicurezza dei cittadini.
Per tale motivo, accogliendo la richiesta di un'ulteriore proroga al 31 dicembre di quest'anno, invito il Governo a considerare Pag. 47un ordine del giorno, di cui preannuncio la presentazione, volto ad impegnare l'Esecutivo a porre in essere tutte quelle politiche e quelle misure necessarie ad affrontare seriamente la situazione. Infatti, se il segnale fosse invece che questo tipo di messa in sicurezza non viene realizzata né ora né mai, ciò sarebbe negativo per la sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, siamo soddisfatti del parere favorevole espresso dal relatore sugli emendamenti in esame. Con la nostra proposta emendativa ci facciamo interpreti delle esigenze degli operatori del settore, che ovviamente non riuscivano a mettere a norma le loro strutture in un termine così ridotto come quello del 30 aprile.
Si tratta di adempimenti molto importanti, sui quali siamo assolutamente d'accordo. Infatti, tutti vogliamo che le nostre strutture siano perfettamente a norma di fronte al rischio di incendi.
Tuttavia, ancora una volta, non si può trattare la gente che lavora e che produce con un certo disprezzo, come questo Governo sta facendo, fissando termini penalizzanti e a volte difficili da rispettare. In questo caso, il termine del 31 dicembre 2007 appare più congruo e potrà essere rispettato con maggiore facilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo anzitutto per ringraziare la relatrice, onorevole Amici, per la sua sensibilità ed anche l'onorevole Realacci.
Obiettivamente, ci troviamo di fronte ad un problema che si trascina da tempo. Se qualcuno di voi ha avuto occasione di leggersi i regolamenti che sono stati emanati in riferimento al provvedimento del 2001 - è un «pacchetto» di una certa dimensione - e, soprattutto, le modifiche inserite nel 2003, avrà constatato che gli esercenti delle imprese alberghiere non hanno molto margine, dato che le disposizioni sono molte ed incidono con spese obiettivamente molto alte; che non è possibile fissare termini brevi, perché le imprese stesse non sono nemmeno in grado di garantire in tempi brevi le forniture, che prorogando di anno in anno si ha l'effetto di far intendere che tali proroghe possono pure proseguire. Quindi, una proroga così breve, quale quella prevista dal Governo, non era possibile nemmeno immaginarla, sia sotto il profilo delle procedure, sia sotto il profilo della capacità delle imprese ad adeguarvisi.
Detto ciò, mi pare di poter condividere del tutto anche l'invito a dare, in qualche modo, indicazioni a fare presto. La Commissione tenga presente, però, anche un aspetto che non è secondario. Nelle previsioni della «lenzuolata» di liberalizzazioni, mi pare di ricordare che vi sia anche una previsione che riguarda proprio i certificati antincendio e che dispone che i professionisti possano sostituirsi ai vigili del fuoco. Qui è il cuore del problema: le strutture dei vigili del fuoco, di cui abbiamo sempre discusso in termini di carenze di personale, non sono in grado di reggere l'impatto delle richieste di adeguamento dei certificati di prevenzione incendi e, quindi, è più che opportuno che il menzionato compito sia affidato ai professionisti, che preparano le relazioni, naturalmente rifacendosi alle norme previste nel decreto ministeriale del 1994, poi aggiornato nell'ottobre 2003 e, in base a tali indicazioni, prevedono veri e propri piani attuativi che poi devono essere semplicemente verificati dai vigili del fuoco.
In ciò è il vero problema, ovvero nella capacità di sveltire la burocrazia e di garantire tempi certi anche agli imprenditori, che naturalmente preferiscono effettuare tali lavori in un periodo che non coincida con quello di picco del turismo e, quindi, il problema è nella necessità di posticipare il termine fissato.
Ci auguriamo, e concordiamo con il contenuto dell'ordine del giorno preannunziato Pag. 48in merito, che questa sia l'ultima proroga che si dispone. È improntate che in uno dei prossimi provvedimenti si decida anche di intervenire sulla procedura che liberi le strutture dei vigili del fuoco e che garantisca ai professionisti di sostituirsi ad essi, così come si fa nel comparto delle entrate, in cui ormai i commercialisti svolgono gran parte del lavoro dell'Agenzia delle entrate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per esprimere un sincero ringraziamento all'onorevole Gianfranco Conte ed all'onorevole Cota che, con forza, hanno presentato questi identici emendamenti, che hanno registrato anche il mio sostegno, nel corso della discussione sul loro accantonamento. Ora la Commissione fa propria la proroga prevista da tali identici emendamenti. Si tratta di una proroga che dà certamente una «boccata d'ossigeno» alle nostre aziende turistiche, che saranno in grado, credo, di assolvere ai propri impegni, specialmente quelle situate all'interno dei centri storici, che già avevano gravi difficoltà.
Dunque, non posso far altro che dichiararmi soddisfatto ed esprimere la mia gratitudine. Mentre in precedenza avevo sollevato perplessità riguardo ad alcuni comportamenti, voglio dire, con forza, che quando il Parlamento, in qualche misura, accetta anche le proposte provenienti dall'opposizione, che sono di buonsenso, fa l'interesse del paese. Quindi, il mio ringraziamento va certamente agli onorevoli Gianfranco Conte e Cota che, con forza, hanno presentato questi identici emendamenti, alla relatrice del provvedimento ed all'intera Assemblea.
Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, almeno per quanto riguarda questa proroga nei confronti delle aziende turistico-commerciali esistenti nel nostro territorio all'interno dei centri storici. Chi vi parla è di Venezia e sa con quali difficoltà, con quali preoccupazioni ed ansie gli operatori del settore aspettavano questo intervento e con quale interesse stanno ora ascoltando il nostro dibattito, contenti della buona volontà manifestata in merito dal Parlamento italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche io esprimo piena soddisfazione per questo compromesso virtuoso e ragionevole raggiunto da tutte le forze del Parlamento, fra interessi diversi.
Bene diceva prima il presidente Realacci della necessità di non prorogare sine die adempimenti assolutamente necessari, come quelli della messa in sicurezza e della prevenzione antincendi. Tuttavia, sappiamo quali siano le difficoltà che quel termine avrebbe determinato, perché avrebbe messo fuori legge almeno il 50 per cento delle piccole strutture ricettive e delle aziende turistiche.
Credo, quindi, che il differimento sia ancora più ragionevole, alla luce di due fatti: la semplificazione amministrativa, com'è stato ricordato nell'intervento precedente, introdotta dal provvedimento recente del Governo proprio in materia di certificazione antincendio, e il fondo previsto dalla legge finanziaria per la riqualificazione delle strutture dell'offerta turistica.
Quindi, esistono tutte le ragioni per voltare pagina e per differire il termine, pur mantenendo l'impegno già assunto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questi identici emendamenti, perché rispondono a ragionevolezza e ad esigenze che vanno contemperate. Il congruo differimento dei termini viene incontro proprio a questo tipo di esigenze.Pag. 49
Sottolineo che tutto ciò fa sistema e si colloca nella stessa logica nella quale è stato in precedenza approvato il mio emendamento, che riguardava il comma 1 dell'articolo 3, con il quale abbiamo prorogato la scadenza del 31 maggio 2007, in merito all'adeguamento delle norme sulla sicurezza degli impianti nelle strutture ricettive, al 31 dicembre 2007.
Quindi, si crea così un termine omogeneo, l'uno conforme all'altro, affinché le aziende, seppure in mezzo alle difficoltà che abbiamo ricordato, possano avviarsi ad una regolarizzazione della propria posizione entro la fine dell'anno. È da valutare positivamente, pertanto, sia l'approvazione del mio emendamento relativo al comma 1, sia, coerentemente, quella degli emendamenti, che riguardano il comma 4 e che seguono la medesima logica.
Pertanto, Alleanza Nazionale voterà a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Dobbiamo ora passare agli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15, precedentemente accantonati.
Chiedo all'onorevole relatrice quale sia l'orientamento della Commissione.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in entrambi gli emendamenti è presente la problematica molto importante di un settore in crisi. Gli stessi rilievi che sono stati fatti dalla Commissione di merito testimoniano come questo argomento debba trovare, in qualche modo, un momento di soluzione complessiva, non soltanto per il mondo agricolo, ma, soprattutto per il settore ittico e della pesca marittima.
Nel merito degli emendamenti, c'era questo elemento di sostanza rispetto al quale avevamo chiesto l'accantonamento, proprio perché li ritenevamo degni di una riflessione più approfondita. Però, è pervenuto il parere della Commissione bilancio, secondo la quale entrambi gli emendamenti non hanno copertura finanziaria e, quindi, si determinerebbe la situazione paradossale, per la quale potremmo approvare emendamenti privi di copertura, con un'operazione non molto rigorosa.
Per i motivi testé schematicamente ricordati, e anzitutto per confermare la serietà dell'impegno sulle questioni poste con gli emendamenti, invito i presentatori a ritirare gli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15, proprio per evitare che si produca un voto che, altrimenti, sarebbe probabilmente contrario, anche considerata la formulazione del parere espresso dalla Commissione bilancio. Oltretutto, si rischierebbe di perdere un'attenzione ed una sensibilità che dovrebbero invece condurre questo Parlamento a trovare una soluzione di merito per la definizione della questione in esame. Sarò grata ai presentatori se vorranno con pazienza riflettere sulla possibilità di accedere all'invito al ritiro testé formulato.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere testé espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori se insistano per la votazione degli emendamenti.
Pag. 50
FILIPPO MISURACA. Intanto, signor Presidente, voglio ringraziare la collega Amici che, non senza difficoltà, ha ammesso che l'emendamento Marinello 6.16 è di buon senso ed è stato presentato da tutto il gruppo di Forza Italia, primo firmatario l'onorevole Marinello, in Commissione agricoltura. Vede, onorevole Amici, su questa proposta noi abbiamo condotto una battaglia costante ed è dal mese di luglio che ci siamo impegnati a tale riguardo - devo riconoscere, anche con la condivisione dei colleghi della maggioranza - in Commissione agricoltura.
Onorevole Amici, le vorrei semplicemente citare la risposta del Governo ad un'interrogazione presentata del gruppo di Forza Italia il 4 di ottobre dell'anno scorso. Ebbene, il 4 ottobre, il rappresentante del Governo ebbe a dire che la copertura finanziaria sussisteva ed era di 12 milioni di euro, e che avevano trasmesso la relativa richiesta al Ministero dell'economia e delle finanze. Allora, dovete spiegarci perché manchi la copertura finanziaria atteso che i 12 milioni di euro sussistono; dobbiamo semmai individuare chi siano i responsabili: è il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali che non le ha sapute utilizzare sicché le risorse sono stati stornate in altri fondi? Nomi e cognomi! Al riguardo, è giusto che i pescatori e le industrie ittiche sappiano chi è il responsabile: il responsabile è il Ministero dell'economia e delle finanze o il Ministero delle politiche agricole?
Su questo terreno pieno di imbarazzo voi della maggioranza dovete uscire allo scoperto; noi non ritiriamo l'emendamento Marinello 6.16 e, anzi, insistiamo per la votazione. Chiediamo - e rivolgendo tale richiesta vi togliamo anche dall'imbarazzo - che questo emendamento sia posto ai voti dall'Assemblea. Procediamo in tal senso e si vedrà chi è d'accordo con questa proposta emendativa e chi, invece, risponde agli ordini di scuderia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori degli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruvolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto ma anche per apporre la mia firma a questa proposta emendativa che fa riferimento, peraltro, al comma 1-septies dell'articolo 5 del decreto-legge n.2 del 2006 convertito dalla legge n. 81 del marzo 2006. Ritengo che si tratti di una misura davvero condivisibile, tenuto anche conto delle lotte portate avanti dalla categoria che aspettava questo provvedimento dal 1972, allorquando il regime IVA entrò in vigore.
È stata una battaglia forte della XIV legislatura ed il Parlamento intero ha votato questo provvedimento, mentre ora si naviga al buio; non vi è una risposta certa da parte del Governo e di questa maggioranza. Peraltro, la Commissione agricoltura, all'unanimità, esprimendo parere favorevole alla I Commissione, alla fine osserva che si valuti l'opportunità di inserire la proroga dell'applicazione in via sperimentale alla pesca ed al regime speciale IVA.
Adesso, nessuno può in questa sede contestare quanto tante volte è emerso in Commissione, anche dallo svolgimento di interrogazioni ed interpellanze; vorremmo sentire davvero con chiarezza se si tratta di una materia che sta a cuore a questo Parlamento e a questa maggioranza, oppure se vi è ancora un motivo per rinviare tutto e per non fare nulla.
Noi auspichiamo che questa proposta emendativa sia accolta favorevolmente perché si tratta di una misura che la pesca attende - lo ribadisco - sin dal 1972 (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franci. Ne ha facoltà.
Pag. 51
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, mi associo ai ringraziamenti per la sensibilità dimostrata dal relatore nell'esaminare l'emendamento Marinello 6.16. Il gruppo dell'Ulivo non lo aveva sottoscritto, ma intendeva farlo se vi fosse stato un parere favorevole da parte della Commissione bilancio. Del resto, emendamenti simili erano stati presentati durante la discussione della legge finanziaria e in Commissione agricoltura.
Dico ciò perché l'emendamento in esame sottopone, indubbiamente, all'attenzione dell'Assemblea una questione rilevante che riguarda un settore che sta vivendo, ormai da tempo, una crisi importante. È un emendamento che definiamo «sensibile», visto che siamo stati protagonisti, durante la XIV legislatura, della previsione del decreto-legge a cui si fa riferimento nella proposta emendativa. Allora, lo abbiamo fatto con convinzione; riteniamo, oggi, giusto, reintrodurre la norma per il 2007. Sono convinto che dovremmo lavorare con determinazione ed impegno anche in Commissione agricoltura per recuperare l'emendamento oggi al nostro esame.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 17,30).
CLAUDIO FRANCI. Condivido pertanto l'invito al ritiro che il relatore ha rivolto ai presentatori dell'emendamento Marinello 6.16, per la parte ammissibile, ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno su cui voteremmo a favore. Ricordo in proposito che è all'esame della Commissione agricoltura un disegno di legge in materia e riteniamo che in quella sede sarebbe possibile accogliere l'emendamento in questione, definendo in maniera compiuta un nuovo regime IVA per il settore della pesca, come quello qui definito, nonché politiche attive di sostegno al comparto. L'approvazione di un ordine del giorno in maniera unitaria da parte dell'Assemblea aiuterebbe senz'altro a costruire tale percorso con la nostra condivisione, il nostro sostegno ed il nostro impegno.
Se i presentatori insisteranno per la votazione, non accedendo all'invito al ritiro, saremmo costretti a votare contro l'emendamento, non per il merito della questione ma per il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio. Il nostro voto contrario sarebbe, infatti, dovuto, in primo luogo alla necessità di non mettere in crisi un provvedimento così complesso come il disegno di legge di conversione al nostro esame. Sapete bene, infatti, che fine facciano i provvedimenti che non hanno copertura e quali rischi correrebbe tutto l'impianto del disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, premetto di parlare a titolo personale, cioè di non esprimermi a nome del gruppo Italia dei Valori. L'emendamento Marinello 6.16 al nostro esame è condivisibile e vorrei spiegare per quale motivo mi asterrò, pur facendo parte della maggioranza.
Siamo di fronte al fatto che concediamo al cosiddetto settore primario, ovvero ai produttori agricoli, un regime IVA, seppure in via sperimentale, derogatorio, che non concediamo agli imprenditori ittici. Creiamo dunque una disparità.
Poc'anzi, un collega mi diceva che i pescatori sono i «coltivatori del mare». In questo modo noi distinguiamo tra produttori agricoli e pescatori, dividendo due settori che dichiariamo omogenei, fortemente deficitari ed in difficoltà, creando così una sperequazione.
L'emendamento in esame doveva essere accolto, anche perché vi era la copertura ipotizzata in sede di Commissione.
Non possiamo andare avanti in questo modo, non possiamo continuare a far pagare i lavoratori e i produttori per le nostre carenze e per le nostre inefficienze. L'economia ittica, in gran parte, è gestita delle imprese cooperative, dalle cooperative della pesca che si troveranno ad essere discriminate rispetto alle cooperative agricole, Pag. 52ai produttori agricoli. Questo non è un modo organico e coerente di condurre una programmazione per lo sviluppo e, per questo motivo, mi asterrò dalla votazione, chiedendo al Governo di rimediare in qualche modo, di correggere gli errori del passato e del presente.
Dichiaro, perciò, la mia astensione, con queste motivazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma, insieme a quella del collega Germanà, all'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile, volto a recuperare quanto stabilito dall'articolo 5, comma 1-sexies, del decreto-legge n. 2 del 2006 - peraltro, presentato da lei, signor Presidente - che consentiva in via sperimentale anche agli operatori del mare, agli imprenditori ittici, di applicare l'IVA in regime derogatorio, come avviene nel settore dell'agricoltura. Sarebbe un atto veramente grave da parte del Governo e da parte di questo Parlamento non accettare la riproposizione di quanto il Governo precedente aveva deliberato. L'obiettivo è di consentire l'applicazione, seppure in via sperimentale, anche per gli imprenditori ittici di quel regime speciale, proprio in considerazione delle difficoltà in cui continua trovarsi il settore della pesca.
Mi sembra davvero inaudito registrare una simile chiusura da parte di chi continua ad affermare di essere a favore di queste imprese, di questi coltivatori del mare. Faccio appello al Parlamento, ai parlamentari del Veneto e a coloro che hanno a che fare con il mare, affinché siano coerenti con quanto in ogni momento dichiarano ai loro elettori. Dobbiamo consentire anche agli imprenditori ittici di applicare il regime IVA speciale, seppure in via sperimentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato da parte di colleghi dell'opposizione - questo fa piacere a noi e a me personalmente - parole di apprezzamento nei confronti del relatore, la collega Amici, che ha riconosciuto, anche a nostro nome, l'importanza della materia affrontata negli emendamenti Marinello 6.16 e 6.15. Al tempo stesso, però, alla luce di un parere contrario della Commissione bilancio, la collega ha invitato i presentatori ad evitare un voto contrario dell'Assemblea e a ritirare le loro proposte emendative.
Trovo pertanto paradossale che ci sia, da una parte, un elogio per l'attenzione dedicata al merito della questione e, dall'altra, il rifiuto di un invito finalizzato - mi associo a tale invito - a evitare, come dicevo, un voto contrario dell'Assemblea. Risulta chiaro a tutti, infatti, essendo stato precisato anche dalla stessa Presidenza, che si tratterebbe non di un voto contrario da parte della maggioranza sul merito delle questioni affrontate, ma di un voto imposto dal parere contrario della Commissione bilancio.
A tutto questo si aggiunga un'altra considerazione. Il collega Franci, poc'anzi, convenendo sulla rilevanza della materia, ha ricordato che è all'esame della Commissione di merito, la Commissione agricoltura, un progetto di legge nell'ambito della cui discussione questi problemi potranno essere opportunamente affrontati. Inoltre, egli ha invitato - mi associo anch'io all'invito - i presentatori degli emendamenti in esame, qualora intendessero ritirarli, a presentare un ordine del giorno per impegnare il Governo ad affrontare questa materia.
Tutti sanno però che, se gli emendamenti venissero mantenuti in votazione - sarebbero inevitabilmente respinti perché privi di adeguata copertura finanziaria -, diverrebbe preclusa la possibilità regolamentare di presentare l'ordine del giorno.
Ho voluto ricordare tutto ciò perché qualcuno in quest'aula ha detto che aspettiamo di poter affrontare questo tema dal 1972. Se questo tema è all'attenzione dal 1972, c'è da chiedersi se non sia il caso che Pag. 53maggioranza ed opposizione, visto che convergono nell'interesse a questo argomento, trovino un accordo su un autonomo progetto di legge e non ci si limiti ad intervenire sul comma 1-sexies dell'articolo 5 di un decreto-legge del gennaio dell'anno scorso. Ho citato tale comma perché quel sexies indica che quel comma non fu inserito nel decreto-legge originario - quindi, l'allora ministro Tremonti non c'entra nulla -, ma a livello di iniziativa parlamentare, probabilmente al Senato, come molte volte accade «arricchendo» i decreti-legge in sede di conversione.
Allora, intervenire sempre con emendamenti in sede di conversione di decreti-legge su un tema che - si dice in quest'aula ed io non ho motivo di dubitare - deve essere affrontato da molti anni e che pende da molto tempo, mi sembra che non sia la strada adeguata, tanto più se manca la relativa copertura finanziaria.
Rinnovo, quindi, l'appello, che già il collega Franci ha rivolto, a tornare ad affrontare questa materia nella sede competente della Commissione agricoltura e torno ad invitare anch'io i colleghi a ritirare questi emendamenti, in modo che, se lo ritengono, sia possibile presentare ed approvare anche con il nostro voto un eventuale ordine del giorno. Nel caso non li ritirassero, proprio per ragioni di mancata copertura finanziaria e solo per queste ragioni, saremmo costretti a votare contro gli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare che durante l'esame della legge finanziaria un mio ordine del giorno era stato accolto come raccomandazione. Io non accettai, fu posto in votazione e il Governo lo respinse. Vorrei ricordare che in Commissione agricoltura, relatore l'onorevole Baratella, si è proposto di accogliere l'agevolazione dell'IVA ridotta per la pesca.
Vorrei ricordare che nella provincia da dove provengo il settore più importante è quello della pesca, con oltre 2 mila addetti e circa 40 o 50 cooperative. Comprendo gli onorevoli Franci e Boato, i quali dicono che si farà qualcosa, ma in attesa di fare una cosa migliore e più organica perché non approvare il regime di IVA agevolata per il mondo della pesca? Quindi, è un nascondersi dietro una «foglia di fico» per non andare in questa direzione; comunque, lo dovrà fare per forza questa maggioranza. Tutto ciò è incomprensibile di fronte al settore della pesca di tutta Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non posso assolutamente aderire alla richiesta, seppur gentile, garbata e motivata, del relatore del provvedimento, l'onorevole Amici, che, tra l'altro, ringrazio per l'attenzione sin qui posta. Non posso accettare per una serie di motivazioni, ma per brevità, anche perché sono già intervenuto sul tema diverse volte, devo ricordarne essenzialmente una.
Tale questione è stata posta dal nostro gruppo politico, in particolare da me, al ministro De Castro in sede di audizione fin dai mesi di giugno e luglio del 2006. Tale questione è stata posta da me con un'interrogazione a risposta immediata, a cui il Governo aveva risposto in data 4 ottobre, assumendo impegni precisi e non mantenendoli. Successivamente, ci sono stati altri atti parlamentari.
Allora, non mi si rimandi ancora ad ulteriori provvedimenti. Noi chiediamo un voto dell'Assemblea, che si può pronunciare liberamente anche in maniera difforme rispetto alla Commissione bilancio, come, talvolta, è avvenuto anche nella scorsa legislatura. Se c'è un problema di copertura sull'emendamento, il Governo o il relatore possono proporre una diversa copertura e, eventualmente, vista l'esiguità della posta di bilancio, si può trovare una soluzione soddisfacente per tutti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.16, limitatamente alla parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 266).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 5).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Franci ed altri n. 9/2114/5, Vannucci ed altri n. 9/2114/7 e Di Gioia ed altri n. 9/2114/8.
Avverto che l'ordine del giorno Burtone n. 9/2114/3 è stato sottoscritto dall'onorevole Incostante, che l'ordine del giorno Motta e Bellanova n. 9/2114/6 è stato sottoscritto dall'onorevole Zunino e che l'ordine del giorno Margiotta ed altri n. 9/2114/11 è stato sottoscritto dall'onorevole Gianfranco Conte.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto relativo ad argomenti estranei rispetto all'oggetto del provvedimento in esame, l'ordine del giorno Grassi e Lenzi n. 9/2114/2, volto a far sì che i contributi riguardanti i trattamenti di fine rapporto siano ricompresi tra i contributi previdenziali e assistenziali
L'onorevole Incostante ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Burtone ed altri n. 9/2114/3, di cui è cofirmataria.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esame di questo ordine del giorno, cerchiamo di portare all'attenzione dell'Assemblea alcune norme che riguardano disposizioni per benefici previdenziali a favore delle imprese agricole che sono state investite dalla crisi dell'influenza aviaria. Tutti ricorderanno che, anche nell'ambito del dibattito svoltosi in Commissione in sede referente, si è parlato di concessioni ed agevolazioni fiscali a favore dei soggetti danneggiati da altri eventi, come, ad esempio, l'alluvione del Piemonte del 1994.
Orbene, la legge n. 296 del 2006 contiene la disposizione per l'abbattimento dei contributi al 50 per cento proprio per quei soggetti che erano destinatari di questa ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. La norma, ad avviso mio e del collega Burtone, non lascia alcun dubbio sull'interpretazione, che voleva essere considerata la definizione di una posizione dei soggetti destinatari dell'ordinanza, relativamente Pag. 55agli adempimenti e ai versamenti, tramite la corresponsione dell'ammontare, che loro avrebbero dovuto versare per i contributi a titolo capitale. Abbiamo riscontrato che, ad esempio, su disposizioni dell'Agenzia delle entrate di Palermo, gli uffici finanziari ritengono che la normativa sia limitata ai soli contributi e che, quindi, non possano essere disposti annullamenti delle cartelle esattoriali per i pagamenti delle imposte.
Pertanto, quest'ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo a verificare gli strumenti che ritiene opportuno mettere in campo, dal punto di vista delle iniziative, relativamente all'articolo 1, comma 1011, della legge n. 296 del 2006, perché si è convinti che essa vada applicata a tutti i tributi e contributi, i cui versamenti ed adempimenti correlati siano stati sospesi dai soggetti destinatari dei provvedimenti di sospensione dei termini.
In sostanza, si auspica che la posizione tributaria e previdenziale dei soggetti precedentemente citati per le rate scadute e non pagate nel 2006 possa essere consentita entro il 30 giugno 2007, utilizzando il ravvedimento operoso, e che la regolarizzazione del residuo debito per i contributi e i tributi, relativamente alle date aventi scadenza successiva all'entrata in vigore della legge n.296 del 2006, possa essere disposta per l'importo ridotto del 50 per cento, ferme restando le vigenti modalità di realizzazione.
È evidente che l'impegno che viene richiesto al Governo è relativo alla ratio contenuta nella disposizione che ha ritenuto un danneggiamento per queste imprese la diffusione dell'influenza aviaria, con l'abbattimento anche di bestiame malato, venendo incontro alle aziende sul versante dei tributi e dei contributi.
Confidiamo che il Governo possa prendere in considerazione il nostro ordine del giorno, disponendo tutti quegli interventi opportuni a risolvere questa situazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Motta ed altri n. 9/2114/006, di cui è cofirmatario.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine giorno n. 9/2114/006, a prima firma dell'onorevole Motta, fa riferimento all'articolo 8-bis del provvedimento in esame, che reca disposizioni in materia di lavoratori e di lavoro portuale. In particolare, l'articolo 8-bis differisce al termine del 31 luglio 2007 previsto dall'articolo 1 del decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione, approvato il 19 ottobre 1998.
Lo scopo dell'ordine del giorno in esame è quello di fare riferimento alla tematica più generale del lavoro portuale e della portualità per sollevare un problema altrettanto rilevante, come dirò poi nella seconda parte del mio intervento, che è quello relativo al settore delle cooperative impegnate nella logistica, e operanti all'interno dei porti del nostro paese.
Faccio un passo indietro per riagganciarmi alla questione più generale della portualità, riconoscendo a questo Governo di aver compiuto nella recente finanziaria una vera e propria «rivoluzione» in materia di lavoro portuale e di portualità in genere.
Perché dico una vera e propria rivoluzione? Perché per la prima volta nella legge finanziaria - questo è uno dei capitoli, secondo me, più importanti che vi sono nel testo nel suo complesso - si affronta in modo completo il tema dello sviluppo di un'attività, che è vitale per il nostro paese e che può essere motore di sviluppo importante per il nostro futuro, quella portuale per l'appunto. E lo si affronta non tanto rispondendo alla problematica del lavoro e dei lavoratori portuali: a tale proposito vorrei citare ad esempio tutti i temi legati alla sicurezza o al lavoro portuale vero e proprio, che trovano spazio nella legge finanziaria con un apposito finanziamento relativo alla Cassa integrazione per i lavoratori portuali che prestano lavoro temporaneo.
Non solo questo è previsto nella legge finanziaria: in essa si dà spazio importante agli investimenti per la portualità del nostro paese, prevedendo importanti risorse sia per i grandi hub portuali, che possono diventare una vera e propria piattaforma Pag. 56del Mediterraneo per accogliere i grandi traffici provenienti dalla Cina e dal Medio Oriente, sia più in generale per le opere portuali produttive, proponendo appositi finanziamenti che consentono all'autorità portuale, anche in concorso con i privati, di realizzare altre importanti opere strategiche e produttive nel nostro paese.
Ma vi è poi un'attenzione più completa e più generale in ordine al tema complessivo del finanziamento e dell'autonomia delle autorità portuali. Si mette in movimento un meccanismo virtuoso che produrrà, mi auguro in breve tempo, la completa autonomia finanziaria non soltanto gestionale, ma anche relativa agli investimenti, delle autorità portuali sul nostro territorio.
È una vera e propria rivoluzione, all'interno della quale si colloca, come ricordavo, la richiesta di prestare attenzione al lavoro portuale, come si afferma nella prima parte dell'ordine del giorno. In essa, che richiama i risultati positivi realizzati in questo settore, si chiede al Governo di prestare un interesse particolare alle imprese coinvolte dalla normativa richiamata dal decreto, tra cui rientrano anche le molte realtà cooperative impegnate nel settore della logistica, che riguardano oltre 140 mila lavoratori nel nostro paese, alle quali chiediamo che il Governo presti analoga ed importante attenzione.
Siamo certi che ciò avverrà, perché anche questo lavoro rientra in quello più complessivo che viene svolto all'interno di altre realtà importanti per lo sviluppo economico del paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Franco Russo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Formisano ed altri n. 9/2114/9, di cui è cofirmatario.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho sottoscritto l'ordine del giorno Formisano n. 9/2114/9, in cui si riprende la discussione svolta in quest'aula relativa alla proroga al 2009 per i possessori di laurea, conseguita secondo ordinamenti didattici antecedenti la riforma del 1999, della possibilità di svolgere le prove degli esami di Stato per le professioni di dottore agronomo, forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo secondo le modalità vigenti prima del 2001.
Questa disposizione è il contenuto di un emendamento che è stato approvato; quindi, la presentazione di tale ordine del giorno sarebbe inutile, ma, come già preannunziato dall'onorevole Folena, presidente della Commissione cultura, si impegna il Governo a monitorare la situazione per verificare se effettivamente tutte le persone, che hanno seguito gli ordinamenti didattici antecedenti la riforma del 1999, hanno potuto svolgere l'esame di Stato di abilitazione relativo ai propri ordini professionali, usufruendo delle vecchie norme.
Da questo punto di vista mi pare che l'onorevole Folena abbia mantenuto il suo impegno; ha trovato la mediazione con il suo emendamento ed ha rinnovato il suo impegno per garantire a tutti coloro che hanno svolto i propri studi e conseguito la laurea secondo gli ordinamenti vecchi la possibilità di sostenere, con i vecchi ordinamenti, l'esame per l'esercizio delle professioni. Augurandomi che il Governo accetti questo ordine del giorno, vorrei svolgere anche alcune considerazioni a favore dell'ordine del giorno relativo all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani. In particolare, le somme necessarie all'istituzione di queste province sono distolte dalla loro finalità naturale; pertanto, si impegna il Governo a reperire i fondi necessari affinché sia possibile il ripristino delle risorse necessarie alla istituzione delle citate province.
Non è in discussione la questione generale, vale a dire se siano utili o meno tali province; siamo di fronte a degli atti dovuti e successivamente vedremo, quando metteremo mano al codice dell'autonomia, se effettivamente le province debbano continuare a sussistere e con quali funzioni. L'opzione comunque del codice dell'autonomia, per quanto abbia potuto leggere in questi giorni, va nella direzione di individuare nuovi compiti a favore delle province. Pag. 57Quindi, si avverte la necessità di reperire le somme distolte dalla loro originaria destinazione.
Da ultimo, vorrei dare atto al presidente dell'VIII Commissione ambiente, Realacci, di aver sottoscritto l'ordine del giorno n. 9/2114/11 relativo al comma 4 dell'articolo 3, che conteneva una proroga fino al dicembre 2007 approvata dall'Assemblea. Grazie al collega Andrea Ricci, attento su tali argomenti, il nostro gruppo aveva sollevato alcune perplessità superate solo dal fatto che il presidente della Commissione ambiente aveva preannunciato la presentazione dell'ordine del giorno che ci apprestiamo ad approvare. Il problema riguarda la messa in sicurezza e a norma di imprese non solo industriali (pur importanti, perché vi operano lavoratori e lavoratrici) ma anche alberghiere.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho concluso.
Quindi, per quanto riguarda gli alberghi si tratta di sicurezza pubblica. Molto volentieri abbiamo approvato l'emendamento ed ancor più volentieri voteremo in senso favorevole all'ordine del giorno in quanto impegna il Governo, e moralmente l'intera Assemblea, a non procrastinare ulteriormente la messa in sicurezza di tali impianti.
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2114/11.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, questo ordine del giorno è stato annunciato dal presidente della Commissione ambiente, Realacci, ed oltre alla mia firma reca quella del capogruppo dell'Ulivo presso l'VIII Commissione, onorevole Raffaella Mariani. Tale ordine del giorno nasce dall'iter stesso che il decreto-legge ha avuto in Parlamento, in particolar modo da quello percorso presso l'VIII Commissione. Toccò infatti a me in quella sede, in qualità di relatore, esprimere il parere su tutti gli aspetti di carattere ambientale connessi all'intero provvedimento che oggi stiamo esaminando alla Camera. Tra gli altri, le previsioni dell'articolo 3, comma 4, hanno particolare valenza. Esse infatti si riferiscono alla messa in sicurezza e agli adempimenti connessi alla necessità di mettere in sicurezza impianti e strutture relativi ad imprese ricettive.
Ovviamente si capisce bene quale rilievo abbia tale misura. L'Italia è un paese in cui vi sono numerose strutture ricettive e molte di esse hanno un ingente numero di posti letto. Sappiamo dunque che la sicurezza di tali strutture è di straordinaria importanza. La mancanza di tali misure di sicurezza, come peraltro in altri comparti del nostro Paese, mette in pericolo vite umane e la stessa incolumità di tante persone.
L'ordine del giorno richiama un obbligo di legge previsto all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 411 del 2001. Purtroppo tale norma è stata soggetta ad innumerevoli proroghe. Dopo un lungo elenco di rinvii, di proroga in proroga, siamo arrivati al 2007. L'ultima proroga è quella contenuta nell'articolo 5 del decreto-legge n. 273 del 2005.
Il testo originario del decreto-legge prevedeva la proroga al 30 aprile 2007 e la Commissione ambiente, nell'esprimere il parere, sottolineò la necessità che si trattasse davvero dell'ultimo differimento. Lo dicevamo anche dal punto di vista temporale e non solo relativamente alla proroga in sé. Ci sembrava quindi che il termine dovesse essere in qualche modo ultimativo. Esprimemmo tali considerazioni nel parere per le citate esigenze di sicurezza alle quali abbiamo fatto riferimento.
Vero è che tale proroga si estende solo alle imprese che abbiano avuto un comportamento virtuoso almeno nel presentare istanza ai vigili del fuoco. Infatti, essa si applica solo alle imprese che al 30 giugno 2005 ne abbiano fatto domanda. È noto che molte di tali imprese non hanno potuto ottemperare agli obblighi, non tanto per propria negligenza, quanto per lungaggini burocratiche ed amministrative. Pag. 58Molte di queste lungaggini sono state causate dalla pubblica amministrazione e in qualche caso anche dai vigili del fuoco.
È di tutta evidenza, dunque, che non si può colpire un'impresa incolpevole, che non abbia cioè potuto effettivamente dar corso ai lavori per mancanza delle autorizzazioni necessarie.
Con questo ordine del giorno, come già annunziato dal presidente Realacci, abbiamo voluto provare ad impegnare il Governo, affinché ogni impedimento che separa l'inizio dei lavori dal completamento degli stessi sia effettivamente cancellato. Il nuovo termine del 31 dicembre 2007, sul quale unanimemente l'Assemblea si è espressa sulla base del parere favorevole del Governo e della Commissione è tale che oggi le imprese possono rispettarlo, adeguandosi. Con questo ordine del giorno vogliamo soltanto precisare che davvero tale termine deve essere ultimativo, perentorio e non più differibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2114/8 (nuova formulazione).
LELLO DI GIOIA. Prima di illustrare il mio ordine del giorno, vorrei sottolineare un aspetto importante, che ha sicuramente rilevanza.
Questo decreto-legge, a differenza di tanti altri che abbiamo esaminato nella scorsa legislatura, è stato giustamente ridimensionato nella sua portata, rispettando così i requisiti di un decreto-legge che prevede la proroga dei termini. Dobbiamo dare atto al presidente della I Commissione, Violante, nonché alla relatrice, di avere avuto la fermezza di porre un argine a tutta una serie di possibili proposte di modifica, che potevano sconvolgere lo stesso decreto.
È per questo che noi abbiamo ritenuto, proprio nello spirito di mantenere la ristrettezza di un decreto-legge recante la proroga di termini, di non presentare un emendamento riguardante problemi importanti del nostro paese. Mi riferisco ai problemi dell'occupazione, con la gente che viene licenziata dalle imprese e che non trova più la possibilità di essere collocata, a prescindere dal fatto che abbia o meno la possibilità di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione o la mobilità.
Con questo ordine del giorno vogliamo quindi che il Governo si impegni in modo forte e netto su un problema che investe moltissime attività aziendali. Mi riferisco a quegli enti non commerciali, che non vedono riconosciuti alcuni diritti. A tal fine, abbiamo fatto riferimento all'articolo 1 del decreto-legge 11 giugno 2002, n. 108, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2002, n. 172.
In buona sostanza, si chiede al Governo di fare in modo che sia assunto un impegno forte, affinché, anche con opportune disposizioni di proroga, sia consentito di poter accedere agli ammortizzatori sociali (come può essere la mobilità) anche a coloro i quali sono stati licenziati entro il 31 dicembre 2005 da enti non commerciali operanti nelle zone rientranti nell'obiettivo 1 e nell'obiettivo 2, e come ben si sa l'obiettivo 1 riguarda soprattutto le aree del Mezzogiorno d'Italia.
Sono convinto che il Governo sia sensibile a questi problemi che riguardano l'occupazione e alla possibilità di rimettere in circolo i lavoratori che sono stati licenziati. Sono convinto che si potrà accettare questo ordine del giorno, che prevede che i lavoratori di enti non commerciali - aziende sanitarie -, licenziati al 31 dicembre 2005, possano essere presi in considerazione per la mobilità.
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giovanardi n. 9/2114/1 deve intendersi riformulato aggiornando il termine contenuto nella premessa al 28 febbraio 2007, a seguito dell'approvazione di un apposito emendamento.
Invito il rappresentate il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine Pag. 59del giorno Giovanardi n. 9/2114/1, così come riformulato con riferimento alle novità che si sono determinate, nonché l'ordine del giorno Burtone ed altri n. 9/2114/3.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Martinello n. 9/2114/4, a condizione che il presentatore riformuli l'inizio del dispositivo nel senso di sostituire le parole «ad adottare le opportune iniziative» con le seguenti: «a verificare l'opportunità di adottare le iniziative»; altrimenti, il Governo lo accoglie come raccomandazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Franci ed altri n. 9/2114/5, Motta ed altri n. 9/2114/6e Vannucci ed altri n. 9/2114/7 (nella sua nuova formulazione). Il Governo poi accetta l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8
(Nuova formulazione), a condizione che il presentatore lo riformuli nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a verificare l'opportunità di adottare», visto che già nella premessa vi è un riferimento di necessità.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Formisano ed altri n. 9/2114/9, sperando che sia possibile avvisare tempestivamente tutti coloro che si trovano in questa condizione.
Il Governo, infine, accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2114/10, Margiotta ed altri n. 9/2114/11, Marinello e Misuraca n. 9/2114/12 e Misuraca e Mariniello n. 9/2114/13, che peraltro è superato perché il ministro dell'agricoltura di fatto ha già sottoscritto un'intesa.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non si pongono in votazione.
Prendo atto che l'onorevole Martinello accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114/4 proposta dal rappresentante del Governo.
Chiedo all'onorevole Di Gioia se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114/8 proposta dal Governo.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, chiederei al Governo di rivedere il suo giudizio, poiché ritengo che la ratio del mio ordine del giorno, così come riformulato, venga ad essere sostanzialmente modificata Tale ordine del giorno ha una sua specificità. Esso si riferisce a tutti quei lavoratori di enti non commerciali, delle aziende sanitarie, che contano oltre 2 mila dipendenti, e impegna il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa per esplicitare la legge cui facevo riferimento.
Mi pare che non sia un grosso sforzo, proprio perché il Governo anche in altre circostanze ha già dimostrato una grande sensibilità al riguardo. Occorre fare in modo che vi sia la possibilità di offrire garanzie a questi lavoratori, che oggi obiettivamente non sono tutelati.
Ecco il motivo per cui chiedo al Governo di rivedere il proprio parere. Infatti, con tale riformulazione, si svilisce il senso complessivo del mio ordine del giorno.
In caso contrario, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, noi avevamo proposto una riformulazione dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8 per evitare la contraddizione fra la parte motiva dell'ordine del giorno e il dispositivo che impegna il Governo. Per noi è indifferente modificare l'una o l'altra parte. Non si può dire che occorre garantire una determinata interpretazione e, nello stesso tempo, impegnare il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa, anche di carattere normativo, per fornire tale garanzia: ciò, infatti, diventerebbe un obbligo.
Poiché si fa riferimento alle iniziative normative propongo di sostituire, nella parte motiva, le parole: «occorre garantire, anche con opportune» con le seguenti: «è opportuno favorire con», oppure di modificare il dispositivo utilizzando le parole «verificare l'opportunità di adottare iniziative in conformità».
Tutto ciò al fine di poter accettare integralmente l'ordine del giorno e non Pag. 60solo accoglierlo come raccomandazione. Questa era la richiesta formulata dal Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia?
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, accetto la proposta di riformulazione del mio ordine del giorno con riferimento alla parte motiva, lasciando immutato il dispositivo.
PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8, nel testo ulteriormente riformulato, va inteso come accettato dal Governo.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.