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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 626-A/R ed abbinate)
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, intendo intervenire con riferimento all'articolo 86 del nostro regolamento. Presidente, lei ha richiamato una prassi che, di fatto, preclude la possibilità ad ogni singolo deputato di emendare subemendamenti della Commissione o del Governo. Non intendo contestare tale prassi. Voglio però ricordare che l'utilizzo di questa facoltà da parte della Commissione o - tanto peggio - del Governo deve essere sempre ricondotta a specifiche fattispecie, che riguardano modifiche di carattere formale limitate e senza rilevante significato politico. Al contrario, un utilizzo - diciamo così - eccedente la normale amministrazione, ai limiti dell'abuso, della facoltà da parte della Commissione o, peggio - lo ribadisco -, del Governo di subemendare emendamenti della Commissione o di deputati, precludendo qualsiasi possibilità ai singoli parlamentari di emendare tali subemendamenti, significherebbe di fatto «tappare la bocca» all'istituzione parlamentare.
Per questo motivo, chiedo che la Giunta per il regolamento sia investita del problema, al fine di ricondurre a specifiche fattispecie la possibilità o - meglio - l'impossibilità da parte del Parlamento e del singolo parlamentare di subemendare ulteriormente subemendamenti presentati dal Governo e dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, comprendo bene il senso della questione che lei ha posto. Come lei sa, tuttavia, il regolamento non contiene alcuna disposizione che precluda alla Commissione di presentare subemendamenti. Si tratta, infatti, di una scelta di tecnica legislativa che attiene alla discrezionalità della Commissione stessa e, in questo senso, sono numerosi i precedenti che risalgono alle precedenti legislature, all'ultima in particolare.
Del resto, è assolutamente consolidato il principio secondo cui non possono essere presentati subemendamenti a subemendamenti. Il subemendamento, infatti, per sua natura, ha contenuto e portata più limitati dell'emendamento, incidendo soltanto su una parte del testo dell'emendamento cui è riferito. Pertanto esso, ancorché presentato dalla Commissione o dal Governo oltre il termine ordinario, si inserisce in un contesto già noto, determinato dall'emendamento al quale accede, rispetto al quale è già stata garantita la possibilità di presentare proposte modificative.
Mi rendo conto, comunque, della delicatezza della questione che lei ha posto e concordo con lei che la stessa debba essere sottoposta alla Giunta per il regolamento. Quindi, accolgo in questo senso la sua sollecitazione.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo...? Anche lei per un richiamo al regolamento, onorevole Barani?
LUCIO BARANI. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, quando ha iniziato la seduta, venti minuti fa, ha detto che il subemendamento Brigandì 0.1.503.2 è stato ritirato, se non sbaglio dall'onorevole Cota. Io sono l'ultimo firmatario di quell'emendamento, a nome del mio gruppo: io non l'ho ritirato. Non vorrei che in questa Assemblea ci fossero deputati e gruppi di serie A e deputati e gruppi di serie B. Anche noi vorremmo rispetto e vorremmo essere considerati! Altrimenti, ce lo dite e noi informeremo i nostri elettori che la Camera dei deputati non è una Camera democratica e che si agisce a seconda delle convenienze.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, lei sa bene che, con il ritiro della firma, a nome del gruppo della Lega Nord, da parte dell'onorevole Cota, le due firme residue - Brigandì e Barani - non erano sufficienti per sostenere il mantenimento del subemendamento richiamato. Questa è la ragione.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, penso che si stiano facendo una serie di forzature. Ieri sera, eravamo in sede di dichiarazione di voto, e in quella sede è poi avvenuto tutto quello che c'è stato, il rinvio e quant'altro.
Questa mattina in Assemblea vediamo scomparire dal fascicolo degli emendamenti il subemendamento Brigandì 0.1.503.2 per il quale si era in fase di dichiarazione di voto. Il collega che ha preso la parola prima di me, ponendo la questione, era uno dei firmatari di quella proposta emendativa.
Personalmente non credo si possa sottrarre al dibattito dell'Assemblea una proposta emendativa sulla quale si stavano già svolgendo, lo ripeto, le dichiarazioni di voto. Presidente, questo fatto è di per sé già grave perché non si riesce a comprendere l'accanimento sulla questione degli stipendi dei membri della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani. È come se già si sapesse il nome di chi comporrà quell'organo e si volesse tutelare quel signore su uno stipendio evidentemente già concordato.
Presidente, la prego di rivedere la sua decisione in merito al subemendamentoPag. 4che si dice ritirato, Brigandì 0.1.503.2, sul cui ritiro oltretutto non sono d'accordo tutti i firmatari e che, inoltre, non può essere fatto proprio dai gruppi. Ci troviamo, cioè, in una situazione tale per cui quel subemendamento ieri non era stato ritirato, e su di esso si sono svolte delle dichiarazione di voto; successivamente, si è sospesa la seduta ed oggi la si riapre senza quel subemendamento. Ripeto, inoltre, che tale subemendamento non può essere fatto proprio dai gruppi.
Ritengo che quella appena descritta rappresenti una sottrazione assolutamente inaccettabile per l'Assemblea, anche perché il testo del subemendamento 0.1.503.3 della Commissione non contiene una lieve difformità rispetto al subemendamento Brigandì 0.1.503.2, ma ci troviamo di fronte ad un testo completamente diverso da quello sul quale ieri, gruppi e deputati, in Assemblea, si erano già espressi nel merito. Credo, pertanto, che una cosa di questo genere potrebbe eventualmente verificarsi solo con l'accordo di tutti i gruppi, ma l'Assemblea non si può vedere sottratta una materia sulla quale ha già dibattuto e sulla quale si sono svolte delle dichiarazioni di voto. Presidente, i colleghi che si sono già espressi nel merito con la loro dichiarazione di voto, li vogliamo ascoltare se accettano questa procedura, oppure no?
In conclusione, ritengo che quel subemendamento non possa «scomparire» dai lavori dell'Assemblea. La Presidenza scelga la procedura migliore, che può essere anche quella di «mantenerlo in piedi» insieme al subemendamento della Commissione. Quest'ultimo, infatti, non cancella le altre proposte emendative presentate. Se poi si vuole fare una forzatura e si mantiene solo il subemendamento della Commissione, allora non si può sostenere che non è possibile presentare un subemendamento a quello presentato dalla Commissione! Noi oggi ci troviamo, lo ripeto, nella situazione secondo la quale non possiamo fare nostro il subemendamento Brigandì 0.1.503.2, e non possiamo neanche modificare quello della Commissione.
Quella seguita, a mio avviso, è una procedura incredibile che crea un precedente assolutamente inaccettabile! Già ieri, lo diceva un collega, è stato sottratto un emendamento mentre si svolgevano le relative dichiarazioni di voto. È assolutamente inaccettabile che una maggioranza, quando «traballi» sull'esito del voto, possa ritirare una proposta emendativa quando gli pare e in qualunque momento!
Noi chiediamo di trovare il modo di reinserire nel testo del provvedimento la previsione per la quale lo stipendio dei membri della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani sia riferito allo stipendio percepito dai parlamentari, al fine di evitare ogni altra alterazione e per fare una battaglia di buonsenso e di pulizia morale.
Presidente, ci dica lei, scelga la formula più opportuna, affinché ciò possa essere fatto in modo da reinserire - come chiedo io - nel dibattito odierno dell'Assemblea quanto le è stato, con una forzatura regolamentare, sottratto.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, siccome lei ha ritenuto di riproporre la questione che abbiamo risolto ieri sera in ordine all'accantonamento del subemendamento Brigandì 0.1.503.2, devo ribadire, come avevo già comunicato ieri sera, che presso la Presidenza è disponibile la documentazione relativa a tutti i precedenti.
Devo dire che anch'io ho visionato i precedenti e, con riferimento alla passata legislatura, quelli relativi ai casi di accantonamento durante le dichiarazioni di voto sono numerosi. Del resto, è anche comprensibile che ciò avvenga perché in quale sede maturano le condizioni per chiedere l'accantonamento se non quando vi è una dichiarazione di voto che pone delle condizioni nuove?
L'ultimo esempio in tal senso - vorrei ribadirlo per rispetto ai colleghi della Lega Nord Padania - nella precedente legislatura riguardava proprio una proposta di accantonamento da parte dell'onorevole Polledri - che è stata accolta - durante le dichiarazioni di voto. Questa non è la prassi bensì una condizione che - ritengoPag. 5- risponde anche ad una logica regolamentare: la sede delle dichiarazioni di voto è quella in cui si forma una nuova volontà o una nuova intenzione che la Camera esamina, cioè quella di accantonare al fine di approfondire la materia.
Quindi, la prego di considerare che il comportamento della Presidenza è stato assolutamente corretto e rispettoso del regolamento e di tutte le prerogative parlamentari.
In questo caso noi ci troviamo di fronte alla situazione seguente (l'ho già detto rispondendo alla questione posta dall'onorevole Barani). Vi era un subemendamento; nella Conferenza dei capigruppo tenutasi ieri sera dopo la sospensione dei lavori dell'Assemblea, si è discusso di questo e si è convenuto di portare la materia in sede di Comitato dei nove. In quella sede, nel Comitato dei nove, che è un organo parlamentare (non si sottratte al Parlamento alcunché, posto che non è stata decisa la presentazione di un nuovo testo di subemendamenti in una sede extraparlamentare) era presente il rappresentante del gruppo della Lega Nord il quale ha ritenuto di ritirare la propria firma dal subemendamento. In quel caso, si è determinata una condizione tale per cui il subemendamento Brigandì 0.1.503.2 è stato considerato decaduto perché mancavano i presupposti per la sua presentazione: non vi era un sostegno sufficiente. Tuttavia, in quella sede, cioè, nel Comitato dei nove, si è andati oltre. Non è stato un capriccio quello dell'onorevole Cota, bensì una manifestazione di disponibilità a cercare una formulazione che fosse il più ampiamente condivisa. Questo è il senso della riunione del Comitato dei nove: ci si riunisce per trovare una soluzione a un problema su cui, in Assemblea, ci si è fermati. Questo è ciò che è avvenuto alla luce del sole, senza alcuna sottrazione o mortificazione delle prerogative parlamentari. Spero di essere stato esauriente per quanto riguarda le questioni che mi ha sottoposto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. A seguito delle sue parole, signor Presidente, mi permetta di esprimerle il nostro ringraziamento perché esse hanno precisato che il contesto nel quale stiamo agendo rispetta in pieno il regolamento e ciò ci rende più sereni. Il regolamento, come tutti sanno, è fatto di norme e precedenti di cui spesso maggioranza e opposizione sono «vittime e carnefici»: alcune volte vengono contestati, altre utilizzati.
A lei, signor Presidente, a proposito delle parole del collega Giorgetti, vorrei dire che, anche quando siamo in contrapposizione su molti punti, dobbiamo avere la lucidità di individuare i momenti in cui vengono poste delle questioni che, a prescindere dallo schieramento politico di cui siamo parte, indubbiamente interessano la vita stessa del nostro Parlamento nel quale vi è, innanzitutto, la possibilità, per ogni singolo deputato, di poter svolgere il proprio mandato attraverso gli strumenti che il regolamento prevede. Non c'è dubbio che quanto da lei detto corrisponde alla realtà, cioè, che vi sono molti precedenti che legittimano quanto accaduto. Tuttavia, non c'è dubbio che anche la questione posta dal collega Giorgetti meriti un approfondimento da parte della Giunta per il regolamento.
Quindi, noi concordiamo con la sua decisione, come con la richiesta del collega Giorgetti di verificare, in sede di Giunta per il regolamento, questa fattispecie (penso che l'altra sia assolutamente normale e naturale). Non c'è dubbio che la questione posta dal collega Giorgetti meriti un approfondimento perché qualche problema, a mio avviso, lo pone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei sottoporle un'ulteriore argomentazione in aggiunta a quelle già ascoltate dai colleghi.
Nel corso di questa legislatura ci siamo trovati davanti ad una serie di escamotage per «dribblare» alcuni problemi. Ad esempio, mi riferisco all'emendamentoPag. 6suddiviso in centinaia di commi che ha risolto il problema della legge finanziaria o all'ordine del giorno con il quale si è preteso di intervenire su una legge, perché una nuova lettura al Senato avrebbe creato problemi e così via. Vorrei soltanto dire che se viene presentato, come accaduto per la legge finanziaria, un articolo «schermo» (per usare una metafora dantesca) e poi ad esso viene riferito un subemendamento, contenente la norma effettiva, si finisce sostanzialmente, come in questo caso, con l'eliminare la possibilità per il singolo parlamentare di svolgere la propria attività emendativa.
Signor Presidente, ha certamente pregio quanto lei ha detto, ovvero che esiste un Comitato dei nove nel quale si prendono decisioni a nome dei gruppi, ed in proposito bene ha fatto l'onorevole Cota a mediare, perché questo era il suo compito. Tuttavia, è altrettanto vero che ciascun parlamentare, una volta eletto, rappresenta l'unità della nazione. Quindi, non lo si può orbare del suo sacrosanto diritto di emendare un testo. È certamente vero che con la sola firma del capogruppo posso raccogliere 23 firme, ma in cinque minuti posso anche tentare di raccoglierne 30 trasversali agli schieramenti.
A mio avviso, la Presidenza deve garantire una giustizia di sostanza e non di forma. Si corre il rischio che questo escamotage, sia oggi che in seguito, funzioni non nel senso di presentare un articolo inutile, che non sarà approvato, ma che ad esso si riferisca un subemendamento non più emendabile. Pertanto, con il subemendamento si supera tutto. Le consegno molto tranquillamente questa osservazione e chiedo che lei faccia giustizia sostanziale e non meramente formale. Altrimenti, i computer potrebbero tranquillamente sostituire tutti i magistrati, risparmiando anche sui costi loro collegati.
PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, mi pare che le sue argomentazioni aggiungano altri motivi per sostenere la richiesta già avanzata dall'onorevole Giancarlo Giorgetti di sottoporre la questione alla Giunta per il regolamento. In qualità di giurista, lei per primo sa molto bene che il suo invito a soddisfare la sostanza anziché la forma non può essere da me raccolto perché la mia funzione mi impedisce di violare la forma, ovvero quanto prescritto dal regolamento. Tuttavia, mi rendo conto della fondatezza delle sue osservazioni e sicuramente ora esiste un argomento in più per sottoporre la questione alla Giunta per il regolamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, ero presente al Comitato dei nove. La questione sottoposta dall'onorevole Giancarlo Giorgetti è diversa da quella che lei ha richiamato in apertura di seduta. Infatti, essa è indipendente dal ritiro o meno di questo o di quell'emendamento. Se, in sede di Comitato dei nove, la Commissione o il Governo presentano un subemendamento, e quindi redigono un testo nuovo, ai deputati deve essere certamente concesso il termine per poter presentare un subemendamento. Così dovrebbe essere, perché tecnicamente l'emendamento della Commissione o del Governo non può qualificarsi come subemendamento, ma, al limite, come emendamento. Non può cristallizzarsi questo pericoloso precedente. Non sono d'accordo sul fatto che l'emendamento della Commissione venga classificato come subemendamento; esso deve essere qualificato come emendamento, indipendentemente dal fatto che gli emendamenti precedenti vengano o meno ritirati. Anche se gli emendamenti fossero mantenuti, il passaggio di quell'emendamento, che lei oggi classifica come subemendamento, precluderebbe tutti gli altri emendamenti.
Quanto detto è l'argomento che ripropongo, ovvero che quell'emendamento della Commissione venga classificato come emendamento e non come subemendamento e che, a fronte di tale decisione, sia data la possibilità di subemendarlo, non soltanto al gruppo della Lega, ma a tutti i gruppi presenti in quest'aula e, quindi, a tutti i parlamentari. Si tratta di due cose diverse. Non possiamo creare un precedentePag. 7pericoloso, che potrebbe dare il via alla presentazione da parte del Governo di emendamenti che la Presidenza qualifica come subemendamenti, impedendone così la discussione in Assemblea, a fronte di testi oggettivamente nuovi.
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la qualifica di subemendamento non è una decisione discrezionale della Presidenza. Questo subemendamento è stato presentato dalla Commissione e dal suo presidente in questa veste e la Presidenza ha semplicemente certificato che, per esso, era compatibile la qualifica di subemendamento, perché accedeva e si riferiva ad un articolo preciso e conosciuto e ad un emendamento preciso e conosciuto. Quindi, la Presidenza ha semplicemente registrato e preso atto della presentazione da parte della Commissione di un subemendamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, posto che anch'io condivido la richiesta del presidente Giorgetti di sottoporre la questione alla Giunta per il regolamento, vorrei cortesemente chiedere al presidente Violante se può spiegare all' Assemblea le posizioni che sono state assunte in merito al subemendamento in questione, perché sembra che non ci sia più la paternità dello stesso. Allora, a titolo personale, avrei piacere di sapere chi era contrario e chi, invece, era favorevole, per capire anche il merito della questione; infatti, seppur è legittimo cambiare opinione, mi sembrerebbe strano che lo si facesse tra le 10 di sera e le 9 del mattino. Peraltro, dal momento che ora non si alza in piedi nessun collega per parlare a favore del lavoro svolto ieri in Commissione, mi sorge il dubbio che sia stata un'invenzione e che, quindi, siamo di fronte ad una fiction. Ringrazierei il presidente Violante della sua disponibilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là dell'interpretazione dei codicilli, che appassiona soprattutto chi di noi esercita la professione forense, ma poco l'opinione pubblica - che ci sta ascoltando e che, forse, non è poca -, noi ci stiamo rendendo conto che stiamo maneggiando il regolamento non per far esprimere il Parlamento, ma per non farlo esprimere. Questo è politicamente molto grave. Non discuto della regolarità formale in questo caso della sua dichiarazione o di interpretazioni che taluni possono fare, più o meno legittimamente, ma dico che, sicuramente, ieri sera ci siamo lasciati su un subemendamento del collega Brigandì ed altri (quindi non solo di un gruppo parlamentare), sul quale si stava realizzando una larga convergenza di volontà e che era ispirato al principio del ridurre gli oneri necessari all'attuazione della norma in questione e, a fronte di questa convergenza di volontà che si stava preannunciando e con le dichiarazioni di voto in corso - cosa sulla quale si è lungamente polemizzato -, è stato chiesto l'accantonamento del subemendamento Brigandì 0.1.503.2 per scongiurare la votazione in quel momento e rimandarla. A questo punto, ci ritroviamo questa mattina - ecco perché ho detto che stiamo lavorando per non far esprimere il Parlamento e questo è davvero inaccettabile - con un testo che tradisce la volontà del presentatore, addirittura, preconizzando effetti contrari.
Infatti, si andrebbe comunque a stabilire una retribuzione o un'indennità addirittura superiore a quella prevista nel testo di partenza. Nella sostanza, ciò sarebbe scandaloso.
Quando discuteremo nel merito, io vi dimostrerò con le cifre che il meccanismo previsto è fondato, mettendo a raffronto l'emendamento 1.503 della Commissione con il mio emendamento 1.17. Ora, veniamo a stabilire che il subemendamento Brigandì non esiste più e che per tale motivo non si può più subemendare. Dunque, ci troviamo «incaprettati» a far passare una norma che comporta un aumentoPag. 8e non una diminuzione dell'indennità dei membri della Commissione in esame.
Se questo vi sembra significhi rispettare la sovrana volontà di un Parlamento che ieri sera si stava già esprimendo con dichiarazioni di voto, interpellate la vostra coscienza di parlamentari e non di maneggiatori di codicilli, come peraltro in questo momento non dovremmo essere.
Io mi sento in coscienza di appoggiare la proposta dell'onorevole Cota perché rispetta la forma, ma soprattutto rende onore alla sostanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Violante, in modo che possa anche rispondere alla richiesta dell'onorevole Volontè in merito a quanto avvenuto ieri in Commissione. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Sì, certo. Signor Presidente, se mi permette, prima volevo dire che il problema della non modificazione dei subemendamenti è determinato dal principio per cui se il subemendamento può essere corretto con un subemendamento, che a sua volta può essere corretto da un altro subemendamento, non si finisce più. Questa è la ragione per cui dal 1948, cioè da quando funziona questa Assemblea, il subemendamento non è modificabile.
Detto questo, per quanto riguarda ieri, signor Presidente, noi abbiamo sentito le motivazioni dell'Assemblea e abbiamo ritenuto che la proposta emendativa presentata fosse da correggere sulla base delle affermazioni fatte. Abbiamo quindi chiesto un accantonamento del subemendamento per correggerne il testo. Altrimenti, qual è il motivo per cui dibattiamo, colleghi? Noi qui discutiamo per fare le leggi o per fare la guerra? Se discutiamo per fare le leggi, allora ci ascoltiamo, ci correggiamo, umilmente accettiamo le correzioni, veniamo in Assemblea con i testi corretti. È proprio questo ciò che è accaduto ieri.
Nel Comitato di nove - e qui raccolgo l'invito del presidente Volontè - abbiamo fatto riferimento al plafond dei parlamentari, che corrisponde alla retribuzione dei presidenti di sezione della Cassazione. Il conto è stato fatto adesso dal collega Donadi che, se vuole, può intervenire, e viene fuori che il calcolo è perfetto.
Abbiamo scritto il subemendamento l'ho letto due volte e ho chiesto singolarmente a ciascun gruppo, Lega Nord, Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC, Popolari-Udeur e via dicendo, a tutti, chiamandoli uno per uno, se erano d'accordo. È così? Tutti hanno detto che erano d'accordo.
In questo modo, essendo tutti d'accordo, tutti abbiamo ratificato la proposta emendativa. Le cose - è ovvio - possono cambiare, ma vorrei dire ai colleghi che lo stare alle decisioni è un punto di correttezza politica e parlamentare, senza il quale questo Parlamento perde qualunque legittimazione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Allora, qui dobbiamo aver chiaro che quando ci s'impegna, lo dobbiamo fare fino in fondo. Poi, il collega Brigandì ha posto una questione ed è un suo diritto porla. Ha discusso con i suoi colleghi se era giusto o sbagliato ritirare le firme dal proprio subemendamento ed è un suo diritto farlo. Tuttavia, io credo che, per il funzionamento della politica - prima ancora che del Parlamento -, i colleghi che hanno partecipato al Comitato dei nove in rappresentanza dei gruppi, assumendosi la responsabilità della rappresentanza di questi e prendendo pertanto una decisione, devono stare fermi su quella. In caso contrario, colleghi, non c'è alcuna possibilità di uscirne.
Anche questa discussione, Presidente, se mi permette, ha un margine di correttezza che io rispetto. Però, presenta anche un altro aspetto che è di frustrazione. All'interno di questa discussione, infatti, vi è una componente di frustrazione. Infatti, il problema della rappresentanza politica, oggi, è centrale per la democrazia, in quanto essa qui e in altre forme è fortemente diminuita nella sua capacità di esprimere esigenze, interessi e di portare avanti battaglie. Lo sappiamo! Ma il terreno sul quale si guadagna la questione che stiamo discutendo, non è quello dellaPag. 9retribuzione dei membri di questa Autorità, quanto quello di stabilire tra noi delle regole e dei modi di comportamento che ci facciano essere autorevoli! Se non lo siamo e rimettiamo continuamente in discussione ciò che è stato deciso, cari colleghi, non c'è retribuzione che risolva il problema. Io vi chiedo scusa, ma questo è un punto politico e parlamentare assolutamente centrale.
Infatti, più avanti, affronteremo altre questioni delicate, come i servizi di sicurezza e così via, quindi avremo altri problemi. Allora, se decidiamo di intervenire, si corregge di conseguenza.
La maggioranza umilmente ieri, com'era giusto, ha accettato la sconfitta sul numero dei componenti la Commissione. Abbiamo corretto questo punto. Abbiamo ascoltato ciò che dicevano i colleghi di maggioranza e di opposizione - soprattutto di opposizione - sulle retribuzioni di tali componenti. Ebbene, abbiamo corretto il punto.
Questo è il Parlamento!
TEODORO BUONTEMPO. Ma è stato corretto secondo l'indirizzo dell'Assemblea...?
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Onorevole Buontempo, vedrai! Ora spero che parli il collega Donadi che ha le cifre in mano per spiegare come in realtà diciamo la stessa cosa.
Però io voglio dire una cosa. Buontempo, tu sei un parlamentare vecchio come me: pensi davvero che il primato della politica e del Parlamento si misuri sui mille euro? È questo (Commenti del deputato Buontempo)...? No, lo so che non è così (Commenti)...!
TEODORO BUONTEMPO. Mi meraviglio...!
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Lo so che non è così (Commenti)!
TEODORO BUONTEMPO. Mi meraviglio...!
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. No: lo so che non è così! Ora, però, spero che delle cifre parli il collega Donadi, e ti dimostrerà che le cose stanno così! In ogni caso, mi pare che tu debba convenire con me!
Se abbiamo discusso ed abbiamo apportato correzioni, ciò è un fatto positivo, che testimonia il primato del Parlamento! Se poi tutti abbiamo concordato sulla correzione, è un fatto altrettanto importante, colleghi! Tutti abbiamo preso atto che erano giuste le considerazioni critiche che qui sono state rappresentate!
Il testo che abbiamo proposto adesso ha ricevuto l'unanimità, espressa gruppo per gruppo, dei consensi: vorrei che questo fosse chiaro, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Mi pare che, con l'intervento del presidente Violante, almeno la questione inizialmente sollevata come pregiudiziale sia stata definitivamente chiarita.
Prima di passare alla votazione, chiedo all'Assemblea di prestare un po' di attenzione.