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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,25).
(Presunte attività di dossieraggio compiute nei confronti di uomini politici italiani - n. 2-00266)
PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare l'interpellanza Diliberto n. 2-00266 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, la illustrerò concisamente, anche perché, com'è a tutti evidente, l'interpellanza urgente datata 6 dicembre faceva riferimento a fatti assurti agli onori della cronaca in quei giorni e che erano allora particolarmente allarmanti. Non che adesso non lo siano, ma il carattere di urgenza è in qualche modo venuto meno, anche perché nei giorni successivi alla presentazione dell'atto di sindacato ispettivo i quotidiani nazionali si sono «riempiti» di verbali di intercettazioni e di notizie che in qualche maniera chiarivano o, per altri versi, complicavano la vicenda. Inoltre, uno dei protagonisti dei fatti, dopo essere passato attraverso una corsia di ospedale, è stato infine arrestato.
Però, ritengo di dover pur spendere qualche parola sull'argomento perché evidentemente vi è un disegno provvidenziale in tutto ciò.
Questa interpellanza arriva alla nostra attenzione proprio quando la Camera dei deputati conclude l'esame del disegno di legge sui servizi segreti e nel momento in cui il gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani, nell'ambito del lavoro svolto sia in Commissione sia in Assemblea su quel provvedimento, si è distinto - credo di poterlo dire - per aver evidenziato alcune preoccupazioni, che non ci hanno impedito però di arrivare all'approvazione di quel provvedimento, così come non ci hanno impedito di migliorarlo sotto il profilo delle garanzie.
Alla fine dello scorso anno abbiamo appreso che il segretario nazionale del nostro partito, il compagno Diliberto, e il capogruppo Pino Sgobio erano stati fatti oggetto di una attività di dossieraggio, che non mirava tanto ad acclarare se i due deputati avessero rapporti con la intelligence di qualche altro paese, dell'ex Unione Sovietica in particolare, ma, per quel che si è potuto apprendere, mirava piuttosto ad avallare, da parte di questo signor Scaramella, attraverso i suoi contatti con sedicenti o effettivi agenti del KGB, quelli che parevano essere gli intendimenti di alcuni personaggi politici.
Del resto, credo che il sottoscritto non sia probabilmente la persona più adatta a rievocare le considerazioni che si possono fare sull'utilità della Commissione Mitrokhin. Ritengo che all'opinione pubblica - prima ancora che a noi deputati o rappresentanti del Governo - sia chiaro a cosa realmente doveva servire la Commissione Mitrokhin. Così come appare del tutto chiaro quale valore si può dare ad affermazioni del tipo di quelle pronunciate dall'ex agente del KGB, Limarev, il quale sostiene di aver svolto una consulenza segreta e confidenziale - almeno così è riportato sui quotidiani - in favore del già presidente della Commissione, attuale senatore Guzzanti, è pure evidente come il predetto Scaramella si presentasse a questi ex agenti del KGB per essere, si badi, non tanto e non solo un consulente della Commissione Mitrokhin, quanto il braccio destro del presidente della Commissione. Debbo dire francamente che, qualsiasi Pag. 81Commissione avessi mai a presiedere, qualora una persona che affermasse di essere il mio braccio destro finisse nelle patrie galere, sarei molto preoccupato della qualificazione del lavoro svolto dall'organismo eventualmente presieduto!
Vorrei ulteriormente aggiungere, ad illustrazione della interpellanza, che tutta questa vicenda richiama un po' quello slogan che dice «calunniate, calunniate, qualcosa resterà!». In un periodo in cui nel nostro paese si praticava disinvoltamente la finanza creativa, abbiamo appreso che si poteva anche applicare il controspionaggio creativo! Evidentemente, era una moda del momento quella di colmare la vita del paese di elementi in qualche maniera politicamente artistici!
Si trattava appunto di un'operazione mediatica di fabbricazione di una realtà, che poi alla fine è stata in qualche modo smascherata. Quello che però veramente ci interessa sapere - giacché quale fosse il peso della vicenda tutti lo abbiamo potuto apprezzare - è se si sia in qualche modo accertato quale fosse la consistenza, quale la provenienza e chi altri abbia eventualmente collaborato con questo signor Scaramella a manifestare, sia l'onorevole Diliberto, sia l'onorevole Sgobio e perfino l'attuale Presidente del Consiglio, come uomini in mano al KGB.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Nella seduta del 24 gennaio ultimo scorso, davanti al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e di sicurezza e per il segreto di Stato, il ministro dell'interno ha reso dichiarazioni sulle questioni oggetto dell'odierna interpellanza, alle quali naturalmente io farò ampio riferimento in seguito.
I rapporti trasmessi dal capo della Polizia, dal direttore del Sisde e dai Comandanti generali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza riferiscono tutti su due aspetti: l'eventuale attività svolta da personale dipendente per la Commissione Mitrokhin e la documentazione fornita a seguito delle formali richieste presentate dai consulenti ufficialmente accreditati dalla Commissione stessa.
Per quanto concerne il primo aspetto, nei predetti rapporti il capo della Polizia ha comunicato che nessun dipendente della Polizia di Stato ha mai lavorato alle dipendenze della Commissione parlamentare di inchiesta concernente il dossier Mitrokhin.
L'allora direttore del SISDE ha riferito che non vi era stato alcun rapporto tra il personale del servizio e la Commissione, oltre a quelli intrattenuti dal direttore dell'ufficio affari legali e parlamentari e dai suoi funzionari in occasione degli incontri con i consulenti della Commissione per l'esibizione dei documenti da questi richiesti.
Nella relazione è precisato, inoltre, che il SISDE non ha mai avuto rapporti con Mario Scaramella e che una comunicazione in tal senso è stata resa in risposta ad una richiesta della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
Il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ha fornito i nominativi di un ufficiale e di due sottufficiali dell'arma, che hanno collaborato con la Commissione, rispettivamente, come collaboratore a tempo parziale e quali addetti all'archivio.
Il Comandante generale della Guardia di finanza ha fatto presente che nel settembre 2002, su espressa richiesta del senatore Guzzanti, fu segnalata una terna di ufficiali tra i quali individuare un collaboratore a tempo parziale non retribuito. L'ufficiale prescelto, dopo l'incontro formale di presentazione col presidente Guzzanti, non è mai stato chiamato a svolgere alcuna attività.
Per quanto riguarda, invece, il secondo aspetto, vale a dire i rapporti documentali forniti alla Commissione, il capo della Polizia ha informato che la direzione centrale della Polizia di prevenzione, appositamente interpellata dal gabinetto del ministro dell'interno, ha autorizzato alla visione e al Pag. 82prelievo di copie di atti d'archivio nove consulenti formalmente accreditati dalla Commissione.
Esiste, agli atti del dipartimento della pubblica sicurezza, una minuziosa verbalizzazione che dà conto dei numerosissimi documenti fotocopiati o esibiti, così come dell'identità degli operatori di polizia che hanno tenuto i rapporti con i singoli consulenti.
Il 5 maggio 2006 il dipartimento della pubblica sicurezza ha espresso il parere che tutta la documentazione visionata o acquisita dai consulenti debba rimanere soggetta al vincolo della vietata divulgazione.
L'allora direttore del SISDE ha fatto presente che solo i quattro consulenti formalmente accreditati dal presidente Guzzanti hanno avuto accesso alla sede del Servizio per la visione della documentazione.
Il Sisde ha evaso tutte le richieste formulate, inviando le note di trasmissione del carteggio richiesto al gabinetto del ministro dell'interno-segreteria speciale e alle segreteria generale del CESIS. Il 16 maggio 2006 il servizio ha dato conferma all'ufficio stralcio della Commissione della permanenza delle esigenze di riservatezza degli atti classificati.
Il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ha informato che, avendo il presidente Guzzanti indicato il nome di un consulente della Commissione per l'accesso alla documentazione di interesse custodita negli archivi del Comando generale e del ROS, furono individuati due ufficiali referenti (il capo ufficio criminalità organizzata del Comando generale e il comandante del reparto antieversione ROS).
Nel complesso sono stati forniti 1.457 atti, di cui 14 classificati.
Un ufficiale del Comando generale ha poi rappresentato l'Arma in seno alla commissione interforze costituita presso il Ministero della difesa, per corrispondere alle richieste di documentazione avanzata dal consulente indicato dalla Commissione. Come la Polizia di Stato e il SISDE, anche l'Arma dei carabinieri ha confermato alla Commissione il livello di tutela della documentazione classificata, segnalando, nel contempo, l'inopportunità di rendere pubblico il carteggio ordinario, in considerazione dei dati sensibili in esso contenuti.
Il Comandante generale della Guardia di finanza ha comunicato che il consulente designato dalla Commissione ha avuto modo di consultare circa 1.500 documenti, acquisendo copia di 250 di essi.
In conclusione, dalle relazioni trasmesse dai vertici del sistema di sicurezza, si evince che l'apporto fornito alla Commissione Mitrokhin dalle tre maggiori Forze di polizia, in termini di personale, è stato ridottissimo e, comunque, subordinato all'espressa autorizzazione.
È stata viceversa massima la disponibilità a collaborare con i consulenti della Commissione, ciò che del resto era doveroso in relazione ai poteri costituzionalmente spettanti ad una Commissione parlamentare d'inchiesta.
Non risultano, infine, comportamenti di operatori delle forze dell'ordine tendenti a fuorviare o condizionare l'operato della Commissione stessa né, d'altra parte, vi è evidenza di attività illegali di spionaggio o documentazione a danno di cittadini compiute da appartenenti alle forze dell'ordine in un modo o nell'altro ricollegabili alla Commissione.
Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria legata al dottor Scaramella, la procura della Repubblica di Napoli ha riferito che, in data 2 marzo 2006, gli atti relativi alla posizione dello Scaramella (parte offesa di un progetto di attentato, da lui stesso denunziato, e indagato per il reato di traffico di armi) furono trasmessi al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale, non appena il predetto risultò, dalle intercettazioni telefoniche disposte sulla sua utenza cellulare, essere giudice onorario presso il tribunale di Napoli.
La procura di Napoli ha comunicato di avere trasmesso alla procura di Roma, per competenza ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale, anche gli atti relativi ad un altro procedimento a carico Pag. 83dello Scaramella, per fatti relativi allo smaltimento di rifiuti conseguenti ad asseriti abbattimenti di costruzioni abusive.
La procura della Repubblica di Roma ha, a sua volta, riferito che sono in corso accertamenti e si vanno sviluppando specifiche indagini su tutti gli argomenti oggetto della sua interpellanza. In particolare, per quanto riguarda il terzo quesito da lei posto, la predetta procura informa che sono state individuate conversazioni telefoniche rilevanti ai fini probatori, per la cui utilizzabilità si è intrapresa la procedura di cui all'articolo 6 della legge n. 140 del 2003.
Il Governo, posso assicurare, segue doverosamente, nel rispetto dell'autonomia ed indipendenza dell'autorità giudiziaria, l'evoluzione della particolare e delicata vicenda.
PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di replicare.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, sono molto soddisfatto della risposta fornita dal sottosegretario Naccarato e ancor più sono soddisfatto perché tale risposta conferma - e come Comunisti Italiani non l'abbiamo mai messo e non lo intendiamo mai mettere in dubbio, ad onta del fatto che qualcuno ce ne voglia qualche volta far debito - che in questo paese le forze dell'ordine e la magistratura fortunatamente funzionano e che quando si devono svolgere attività investigative o quando si devono domandare consulenze su attività investigative, quando ci si avvale delle forze dell'ordine e dell'opera della magistratura si raggiungono risultati verosimilmente più attendibili attraverso procedimenti più confortanti.
Visto il contenuto della risposta del sottosegretario per quanto attiene alle altre indagini aperte a carico del dottor Scaramella, ribadisco il concetto per cui se avessi un braccio destro di questo tipo mi taglierei la mano. Credo di poter dire anche, ad ulteriore riprova del fatto che si è teso attraverso una certa attività non tanto ad acclarare la verità, quanto a produrla, che mi pare di aver colto nella risposta del sottosegretario che rispetto alla richiesta di consulenza di un ufficiale dei carabinieri - persona fino a prova del contrario professionalmente capace e certamente attendibile e disinteressata - non ci si è avvalsi di essa, perché evidentemente per i fini a cui era preordinata quell'attività un ufficiale dei carabinieri, persona seria, sarebbe stato tutt'altro che utile.
Ciò che chiaramente emerge da questa vicenda è che, alla fine, molto probabilmente, una volta tanto, la verità potrà venire a galla. Chi le parla, onorevole sottosegretario, è anche membro della Giunta per le autorizzazioni di questa Camera e conosce bene il contenuto dell'articolo 6 della legge n.140 del 2003 da lei richiamato con riferimento alle intercettazioni indirette. Vedremo, prima o poi, in quale modo esse saranno anche utilizzabili.
Credo di poter dire che, a conclusione di questa vicenda, si è fortunatamente smascherata un'operazione che aveva certamente carattere eversivo, in quanto ha sempre carattere eversivo il tentativo di falsificare la realtà.
In questo momento, nel paese è vivo un importante dibattito sulla condivisione della memoria. È evidente che, a distanza di tempo, possiamo analizzare i fatti della storia e, rispetto ad essi, prospettare una visione più o meno condivisa, nonché misurarci nella differenza delle opinioni politiche. Ma certo, non potevamo consentire che - dopo che si è tentato, con operazioni, apparse chiare a tutti, di mistificare la storia di questo paese, quella precedente e quella più risalente - si proseguisse in questa opera, tentando di mistificare anche la realtà corrente.
Naturalmente, continueremo a vigilare, affinché operazioni di questo tipo siano prontamente smascherate con l'ausilio delle forze dell'ordine e della magistratura.