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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (Approvato dal Senato) (A.C. 2200) (ore 12,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
Ricordo che nella seduta del 19 febbraio 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 1).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 2).
Avverto che l'unica proposta emendativa presentata è riferita all'articolo 1 del decreto-legge (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 3).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame, l'emendamento Leone 1.1, non previamente presentato in Commissione.
Ricordo, infatti, che il decreto-legge in esame si limita a disporre l'abrogazione del comma 1343 dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni Pag. 38in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
L'emendamento presentato, invece, è volto a novellare un diverso comma - il 220 - della medesima legge finanziaria per il 2007, in particolare, estendendo al reato di abuso d'ufficio (di cui all'articolo 323 del codice penale) l'applicabilità della misura di prevenzione della confisca, disciplinata dall'articolo 444 del codice di procedura penale e dalla legge n. 575 del 1965, recante disposizioni contro la mafia.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Voglio riferirmi alla dichiarata inammissibilità del mio emendamento. Se questo provvedimento fosse stato al Senato, l'emendamento da me portato all'attenzione dell'Assemblea sicuramente sarebbe stato ritenuto ammissibile. Qui tornano «a bomba» tutta una serie di considerazioni che vanno fatte sui differenti criteri di ammissibilità degli emendamenti tra il Senato e la Camera.
Tuttavia, quello che voglio principalmente porre alla sua attenzione, Presidente, al fine di un ripensamento della dichiarata inammissibilità dell'emendamento, è legato non solo e soltanto al fatto che l'emendamento da me proposto si riferisce ad un altro comma della legge finanziaria. La ratio politica del decreto che si sta discutendo è esattamente la stessa della ratio politica dell'emendamento da me presentato. Che cosa è accaduto con il cosiddetto emendamento Fuda al comma 1343 della legge finanziaria? C'è stato un errore - chiamiamolo così - da parte del Governo nel momento in cui è stato inserito nella legge finanziaria la riduzione dei tempi di prescrizione per i reati contabili dei pubblici amministratori. È insorta l'Unione e tutta una serie di frange al suo interno, cosicché è stato presentato in fretta e furia un decreto, il 27 di dicembre scorso, al fine di cassare quella norma.
Che cosa è accaduto con l'argomento che io ho voluto sottoporre con il mio emendamento a questa Assemblea? Alla Camera è accaduto che era stato proposto un emendamento - peraltro pure approvato - che riguardava i poteri di confisca dello Stato di tutta una serie di beni legati a diversi reati, tra cui l'abuso di ufficio. Stranamente, e forse anche qui per quell'ignota mano che aveva inserito il cosiddetto emendamento Fuda relativo all'accorciamento dei termini di prescrizione dei reati contabili, è accaduto che è stata inserita una nuova formulazione di quell'emendamento - nel momento in cui è stato sottoposto il maxiemendamento - che lasciava intatto tutto l'iter previsto con riferimento alle confische di tutti i reati previsti in quel comma 1343 dei fatta eccezione per i reati legati all'abuso d'ufficio, quindi ai pubblici amministratori.
Questa disparità di trattamento, questa idea falsa della giustizia che procede a gettone a seconda del momento e di chi la propone e, ancora, a seconda delle insorgenze, molte volte non legate ai fatti, da parte di alcuni componenti dell'Unione ha fatto sì che ci troviamo oggi con una norma già efficace con la legge finanziaria e che prevede tutta una serie di confische di beni meno quelli sequestrati e confiscati in relazione a reati di abuso d'ufficio.
Eppure, ci ritroviamo con una valutazione della Presidenza che parla di inammissibilità per estraneità di materia! La materia è esattamente la stessa. Noi vogliamo una volta per tutte che la Presidenza prenda atto che non si può legiferare al Senato in un modo e alla Camera in un altro. Vogliamo che la Presidenza di questa Camera faccia valere le proprie prerogative anche nei confronti dell'altro ramo del Parlamento e che si riveda il giudizio di ammissibilità su questo emendamento.
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Intende intervenire sullo stesso argomento...? Ne ha facoltà.
Pag. 39
MANLIO CONTENTO. Sì, signor Presidente. Vorrei intervenire sulla sua dichiarazione di inammissibilità in merito all'emendamento 1.1. Non discuto che il criterio utilizzato in questo caso sia coerente con i princìpi e le regole che disciplinano la materia. Tuttavia, la questione sollevata dal collega Leone merita attenzione perché abbiamo ancora di fronte agli occhi, allorché affrontammo la questione dell'emendabilità di un decreto-legge, il ricordo di quando cercammo in quest'aula, a cominciare dal presidente della I Commissione (affari costituzionali), di venire incontro alle esigenze dei parlamentari, denunciando la prassi seguita al Senato a proposito degli emendamenti.
Ribadisco la correttezza della decisione sull'ammissibilità; tuttavia, ricordo che nelle prossime ore esamineremo un provvedimento rimandato dal Senato (mi riferisco al decreto-legge cosiddetto «proroga termini») nei confronti del quale potremmo verificare in maniera plastica quanto accaduto. Alla Camera sono stati dichiarati inammissibili decine e decine di emendamenti, mentre al Senato sono stati inserite (il termine va di moda) « lenzuolate» di proposte emendative approvate da quel ramo del Parlamento.
Signor Presidente, non credo che si possa sollevare il problema in quest'aula e poi non porsi in maniera non necessariamente dura, ma almeno coerente con tali premesse, nei confronti dei provvedimenti che ritornano dal Senato. Non può essere presa in considerazione una nostra presa di posizione volta ad impedire al Senato ed ai senatori di fare quanto il loro regolamento e la sua interpretazione consentono. Tuttavia, questa Camera dovrebbe quantomeno (ed è questo il motivo del mio intervento) cominciare a porsi il problema in relazione alle parti dei provvedimenti che giungono emendate in contrasto con i nostri princìpi. Credo che occorra cominciare a discutere se non sia il caso di presentare emendamenti soppressivi di quelle parti, per far comprendere che questo ramo del Parlamento non ha posto invano e per caso la questione dell'emendabilità dei provvedimenti trasmessi dal Senato, ma lo ha fatto (e ricordo la dotta discussione cui abbiamo preso parte) per difendere le proprie prerogative.
Signor Presidente, rimetto a lei la valutazione, ben sapendo che ancora un volta durante l'esame di un altro decreto-legge (mi riferisco all'altra cosiddetta «lenzuolata» sulle liberalizzazioni, conosciuta anche come provvedimento Bersani, ora all'esame della X Commissione attività produttive) quei criteri, che a mio giudizio la Presidenza ha fatto valere, non sono stati rispettati, per esempio nel caso degli emendamenti presentati dal relatore. In particolare, mi riferisco alla tassa sulle ricariche telefoniche, estesa, contro la norma dell'articolo, alle carte relative alla televisione digitale a e a quelle prepagate per i collegamenti su Internet.
Non vi possono essere due misure con cui si giudica l'ammissibilità, di cui una restrittiva, quando gli emendamenti sono magari presentati dall'opposizione, ed un'altra più largheggiante e grazie alla quale il contenuto della norma può essere modificato per il tramite di alcuni emendamenti. Queste sono le ragioni per cui è anche il gruppo di Alleanza Nazionale, pur rendendosi conto della correttezza della decisione, invita la Presidenza a far sì che questo tipo di aggiustamenti, che purtroppo avvengono troppo spesso, non vadano quantomeno a detrimento dell'opposizione e della sua battaglia condotta in quest'aula e nelle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ovviamente stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori, riferendoci al giudizio di inammissibilità che lei, a nome della Presidenza della Camera, ha espresso. Il collega Leone ha obiettato in proposito, come peraltro è legittimo, visto che è stato fatto altre volte in quest'aula; tuttavia, in seguito egli è in realtà intervenuto sul merito dell'emendamento. Pag. 40Su questo merito non intendo intervenire, dichiarando semplicemente che, se questa norma fosse inserita non in un decreto-legge, bensì in un disegno di legge ordinario, non avrei alcuna difficoltà a votare in senso ad essa favorevole.
Però, vorrei osservare che, in questo caso, ci troviamo in un ambito diverso. Ritengo indiscutibile - ed il collega Contento, con molta lealtà politica, gliene ha dato atto - la declaratoria di inammissibilità che la Presidenza della Camera ha pronunciato, perché siamo di fronte ad un decreto-legge (il quale, come recita la Costituzione, viene adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza) finalizzato ad entrare in vigore prima del 1o gennaio 2007. Ciò al fine di abrogare un comma dell'articolo unico della legge finanziaria che aveva suscitato, giustamente, fortissime reazioni critiche in moltissimi settori politici, nonché nell'opinione pubblica.
Al contrario, l'emendamento Leone 1.1. - vorrei ribadire che, per quanto mi riguarda, lo ritengo condivisibile nel merito - è una proposta emendativa che non possiede nessuna esigenza di straordinarietà ed urgenza, oltre, ovviamente, a non avere alcuna attinenza con il merito specifico del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda il rapporto con il Senato della Repubblica, ricordo che abbiamo discusso più volte, anche nella seduta di ieri, tale materia. Non intendo tornare ad affrontarla in questa sede; tuttavia vorrei rappresentare che condividiamo e condivido le considerazioni espresse circa la disparità manifestatasi, in questa vicenda, tra i due rami del Parlamento.
Siccome ho letto con attenzione il solito, pregevole dossier del Servizio studi, che ci ha informato anche circa l'andamento dei lavori preso quel ramo del Parlamento, vorrei rassicurare il collega Leone che, in questo caso, la Presidenza del Senato ha dichiarato inammissibili o improponibili tutte le proposte emendative, presentate sia dall'opposizione sia dalla maggioranza (segnalo, tra l'altro, che numerose di queste recano la prima firma del senatore Salvi), che non avevano un'attinenza diretta con il presente provvedimento d'urgenza.
Rilevo, inoltre, che numerosi altri emendamenti presentati dall'opposizione (riguardanti, specificamente, la materia dei giudizi di fronte alla Corte dei conti) sono stati dichiarati ammissibili, sono stati votati e sono stati respinti dall'Assemblea del Senato della Repubblica: pertanto, il testo è giunto al nostro esame nella sua formulazione originaria. Tuttavia, molte proposte emendative - che per brevità non leggerò, perché devo concludere (ma sono rinvenibili nel citato dossier predisposto dal Servizio studi della Camera) - sono state dichiarate inammissibili o improponibili. Voglio quindi ribadire, rivolgendomi al collega Leone, che si tratta di emendamenti presentati sia dall'opposizione, sia dalla maggioranza di centrosinistra.
Pertanto, mi sembra che la questione dei rapporti tra Camera e Senato, già affrontata più volte, resti ancora aperta. Rammento anche che ho già sostenuto che il merito dell'emendamento Leone 1.1 sarebbe del tutto condivisibile; tuttavia, ritengo indiscutibile la pronuncia della Presidenza della Camera dei deputati sull'inammissibilità delle proposte emendative riferite al provvedimento in esame. In questo caso, inoltre, tale decisione trova numerosi precedenti delle pronunce della Presidenza del Senato della Repubblica sugli emendamenti presentati allo stesso decreto-legge.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, con riguardo alle obiezioni sollevate dall'onorevole Leone (riprese anche dall'onorevole Contento) in ordine alla decisione di dichiarare inammissibile l'emendamento da lui presentato, la Presidenza - come più volte è stato rilevato (da ultimo nella seduta del 31 gennaio 2007) - ricorda che l'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, al fine di garantire il rispetto dei criteri stabiliti dalla legislazione vigente in ordine alla specificità e alla omogeneità delle disposizioni recate dai decreti-legge e ai limiti del loro contenuto, prevede per la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti Pag. 41criteri più rigorosi rispetto a quelli fissati nell'ambito del procedimento legislativo ordinario, stabilendo in particolare che devono essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non siano «strettamente attinenti» alla materia del decreto-legge.
Come specificato dalla circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, la stretta attinenza al contenuto del decreto-legge «deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti ed alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
L'emendamento Leone 1.1 risulta privo del requisito della stretta attinenza, così come definito, benché possa ritenersi - nelle argomentazioni del presentatore - la sussistenza di una qualche connessione finalistica all'intervento del decreto-legge cui è riferito.
Al riguardo, tuttavia, la Presidenza non può che ribadire la propria decisione, atteso che - in base ad una prassi consolidata nella XII, XIII e XIV legislatura - il criterio finalistico, ad integrazione di quello materiale, è applicato in via eccezionale con riferimento ai decreti-legge in materia di proroga di termini e ai provvedimenti collegati alla manovra finanziaria in ragione del loro specifico carattere.
Fermo dunque restando il giudizio sull'ammissibilità, rappresenterò comunque al Presidente della Camera le osservazioni formulate dai colleghi intervenuti, in particolare dagli onorevoli Leone e Contento.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 4).
Avverto che sono in distribuzione le nuove formulazioni degli ordini del giorno Marinello n. 9/2200/23 e Costa n. 9/2200/24.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1, il Governo non accetta la parte motiva, perché contiene critiche al Governo, ma accetta quella dispositiva, purché la parola «più» prima di «rigorosa» sia sostituita dalla seguente: «sempre».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, il Governo non accetta la premessa per i motivi precedentemente spiegati, ma accetta la parte dispositiva, purché si sostituisca la parola «più» con la seguente: «sempre».
Dell'ordine del giorno Armosino n. 9/2200/3 il Governo non condivide la premessa, ma accetta il dispositivo.
Con riferimento all'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2200/4, il Governo non accetta la premessa, sempre per gli stessi motivi, ma condivide il dispositivo, purché si sostituisca la parola «più» con la seguente: «costantemente».
L'ordine del giorno Galli n. 9/2200/5 mi sembra superato da quanto è stato detto con riferimento ai precedenti ordini del giorno. Ad ogni modo, il Governo non accetta la premessa, ma accetta il dispositivo.
Anche l'ordine del giorno Mistrello n. 9/2200/6 è superato; tuttavia, il Governo non accetta la premessa, ma solo il dispositivo, purché la parola «più» sia sostituita dalla seguente: «sempre»...
PRESIDENTE. Sottosegretario Scotti, sono costretta ad interromperla, perché vi è stato un errore da parte della Presidenza. Prima della fase dell'espressione del parere da parte del Governo, erano previsti interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Si tratta di un errore della Presidenza e le chiedo scusa per questo.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Prego.
PRESIDENTE. Continueremo successivamente con l'espressione dei pareri del Governo sugli ordini del giorno.Pag. 42
L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/2.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, poiché vi è stato questo errore procedurale, in maniera interlocutoria posso chiedere al sottosegretario Scotti chiarimenti sulla richiesta di riformulazione del mio ordine del giorno?
PRESIDENTE. Onorevole Leone, lo potrà fare nella fase successiva.
ANTONIO LEONE. Va bene, Presidente.
L'ordine del giorno è in linea anche con l'emendamento, che avevamo presentato e che è stato dichiarato inammissibile.
Nell'operato di Governo, carente per quanto riguarda il 99 per cento ed oltre dei provvedimenti che sono stati proposti, fino ad ora è stato dimostrato che non ve ne è neanche un'azione incisiva per fare in modo che l'impiego del denaro pubblico a livello centrale (mi riferisco ai vari ministeri) sia rigorosamente oculato, al fine di evitare tutta una serie di discrepanze, di «favoritismi» e di normative, legate a ciò che è accaduto nel cosiddetto decreto «mille proroghe».
A nessuno sfuggirà, quando passeremo all'esame di quel provvedimento (tutto ciò è in linea con quanto stiamo osservando attraverso il nostro ordine del giorno) che al Senato (cosa che non può accadere alla Camera) nel decreto mille proroghe sono state inserite diverse norme e «normine» legate alle richieste cosiddette minimali per accontentare Tizio, Caio o Sempronio: è una sorta di «marchettificio», che emerge non dalla solita legge finanziaria, ma da un provvedimento finalizzato solo a prorogare alcuni termini che interessano tutta la nostra produzione normativa. Così non è stato e di ciò dovremmo occuparci da qui a poco.
Tuttavia, quell'argomentazione è attinente a ciò che stiamo cercando di esprimere attraverso i nostri ordini del giorno, per far sì che il Governo punti l'attenzione definitivamente ed in maniera seria su un argomento che può essere un perno dell'azione di Governo.
Onorevoli colleghi, il fatto è che all'interno del disegno di legge finanziaria è stato, surrettiziamente, maldestramente o inopinatamente, inserito un emendamento che mirava ad accorciare i termini di prescrizione per i reati contabili, quando si è sempre parlato, dall'altra parte, di legislazione del Governo precedente, di leggi ad personam; poi è stata individuata stranamente, una serie di situazioni, quali ad esempio quelle riguardanti il comune di Roma, che avrebbe usufruito della norma relativa al mancato pagamento, a seguito di una condanna da parte della Corte dei conti, di ben 32 milioni di euro. Questo esempio, unito ad un'altra serie, dimostra che forse non si è trattato, poi, di ciò a cui la maggioranza si è appigliata, vale a dire di un errore tecnico a livello di informatica, nell'inserimento nel testo di un emendamento che, guarda caso, non è nemmeno uguale all'emendamento inizialmente proposto dal senatore Fuda. Infatti, se così fosse stato, l'errore avrebbe potuto anche comprendersi, nel senso che non si era fatto in tempo a «pulirlo», ad estrapolarlo; quell'emendamento era stato preso ed era stato pari pari, trasposto nel maxiemendamento al disegno di legge finanziaria. È invece accaduto che nella finanziaria, sempre a causa di quell'errore tecnico, si è inserito un emendamento diverso rispetto a quello inizialmente presentato. Ciò vuol dire che vi è stata una mano che ha riformulato tale emendamento e la stessa mano lo ha preso e lo ha inserito nel provvedimento. Successivamente, sapremo quale fine faranno le indagini avviate in merito dal ministro Di Pietro: sino ad oggi, non ne abbiamo ancora conosciuto l'esito.
Ritornando al merito del mio ordine del giorno, esso invita il Governo ad adoperarsi, in sede sia legislativa, sia regolamentare, al fine di rendere più stringenti le regole dell'azione amministrativa, affinché essa sia sempre più corretta, più trasparente e non legata alle furbizie, ai sotterfugi per accontentare gli «amici degli amici». Questa è l'azione di un Governo serio! Ma forse tale non è questo Governo, che vuole perseguire un'azione intesa a Pag. 43«moralizzare» i dispendi delle amministrazioni centrali ed è proprio ciò che noi chiediamo, con questo ordine del giorno.
GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intenderei aggiungere la mia firma ai 28 - se non erro - ordini del giorno presentati dai colleghi di Forza Italia, perché, comunque, lo spirito di tali ordini del giorno è condivisibile. Capisco che il sottosegretario possa non condividere le critiche o gli appunti di natura politica in essi contenuti, ma la filosofia di fondo dei medesimi deve sicuramente essere perseguita, in un paese che voglia gestire al meglio le finanze pubbliche e rispettare i soldi - detto in parole povere - dei cittadini, quindi le tasse che vengono pagate...
PRESIDENTE. Onorevole Stucchi, le chiedo scusa: lei può aggiungere la sua firma ad un ordine del giorno ma, non essendo presentatore di un ordine del giorno, non può svolgere un intervento sul merito.
GIACOMO STUCCHI. Va bene, signor Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio.
L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/25.
ROBERTO GIACHETTI. Oooh! Adesso sì...!
GIANFRANCO CONTE. La ringrazio per la stima, onorevole Giachetti. Allo stesso modo devo ringraziare, signor Presidente, l'onorevole Boato, che nella sua gentile esposizione ci ha dato il proprio assenso all'approvazione di questa norma, che è stata purtroppo dichiarata inammissibile! Quest'ordine del giorno torna sulla questione. Come aveva già spiegato il collega Leone, al Senato sono stati introdotti alcuni errori, a cui il Governo sta cercando di rimediare: mi riferisco alle questioni del «tetto» massimo degli stipendi per i dirigenti dello Stato, del CIP 6, del comma 1343 della legge finanziaria.
Avremmo preferito che la maggioranza si fosse accorta di questo, chiamiamolo così, «errore» compiuto al Senato. Non è comprensibile perché oggi l'onorevole Boato ci dica che l'obiettivo dell'emendamento dichiarato inammissibile è sicuramente accettabile e ci suggerisca - non capisco, poi, perché lo suggerisca a noi: dovrebbe, forse, suggerirlo alla sua maggioranza ed al Governo - di apportare una correzione assolutamente necessaria.
Anche a questo proposito torna ad emergere la differenza tra quanto avviene in questo ramo del Parlamento e quanto accade presso il Senato. La Commissione affari costituzionali aveva evidentemente ben compreso il contenuto dell'articolo 1, comma 220, tant'è che nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria in quest'Assemblea era stata adottata una determinazione per ricomprendere l'abuso di ufficio, previsto dall'articolo 323 del codice penale, tra i reati suscettibili di dare corso a sequestro e confisca dei beni.
Il Senato non soltanto ha introdotto il comma 1343 sulla prescrizione dei termini, ma ha anche apportato una piccola modifica. Queste piccole modifiche, che sono state apportate con il maxiemendamento approvato al Senato, sono tante, alcune anche divertenti. Cito, tra le altre, quella tendente a garantire l'accessibilità alle fonti idriche, che ha comportato l'imposizione di una tassa sulle bottiglie per l'acqua minerale in plastica; cito anche un'altra norma molto singolare, quella in base alla quale sono tassati nella misura del 2 per cento i tornei di carte organizzati nei circoli privati. Queste sono alcune delle esemplificazioni che si possono fare. Allo stesso modo, il Senato è intervenuto, con il provvedimento cosiddetto «mille proroghe» per modificare alcune norme della legge finanziaria, tra le quali quelle relative ai comuni ai quali, pur essendo fuori Pag. 44dal patto di stabilità, viene attribuita la possibilità di procedere a nuove assunzioni.
Per concludere questo intervento, signor Presidente, mi rivolgo al gruppo di Italia dei Valori e all'onorevole Boato per affermare che sarebbe auspicabile - questo è il senso del mio ordine del giorno - un intervento del Governo per ripristinare l'inserimento dell'articolo 323 del codice penale tra le norme che possono dar luogo al sequestro e alla confisca dei beni. Credo che il signor sottosegretario potrà accettare questo ordine del giorno, che impegnerebbe il Governo e la maggioranza e, soprattutto, coloro i quali si sono sempre dimostrati sensibili a garantire la correttezza dei comportamenti della pubblica amministrazione: ad essi mi rivolgo perché diano un parere positivo all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo in merito all'ordinato andamento dei lavori dell'Assemblea. Ovviamente, noi siamo in questa sede per proseguire i lavori secondo necessità. Tuttavia, ci stiamo avvicinando alle ore 13 ed è opportuno che i colleghi sappiano che, per la situazione che si è determinata, al momento non si procederà a votazioni. Pregherei la Presidenza di comunicare, orientativamente, l'orario della ripresa delle votazioni, per organizzare meglio i lavori dell'Assemblea.
Inoltre, dovremmo abituarci a una sempre maggiore puntualità quanto all'orario di sospensione delle sedute, perché non si può stare qui fino alle 13 o alle 13,30 o alle 14. Non è questo il modo con il quale possiamo andare avanti. La sospensione della seduta e la sua ripresa devono rispettare orari certi, che possono essere superati di cinque o dieci minuti, ma non possiamo essere «prigionieri politici» in questa Assemblea! Non possiamo essere liberi o meno a seconda di come soffia il vento!
Signor Presidente, le chiedo di comunicarci l'orario in cui presumibilmente si procederà alle votazioni oppure la invito a sospendere la seduta, perché alle 13 o, al massimo, alle 13,30, deve essere sospesa. Ci sarà, poi, la ripresa pomeridiana, ma non può esserci continuità nell'incertezza.
In ogni caso, ritengo che non possano costituire precedente sedute che vanno avanti «a prescindere», senza un orario di sospensione stabilito.
Dobbiamo avere la certezza dei tempi, affinché i deputati possano svolgere correttamente il loro dovere.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ricordo che il regolamento della Camera non prevede alcun vincolo orario di sospensione delle sedute, in particolar modo per la pausa del pranzo.
Al momento vi sono ancora venti deputati iscritti a parlare per l'illustrazione degli ordini del giorno. Lei sa che ciascuno ha a disposizione cinque minuti. Venti iscritti sono il totale che risulta in questo momento, ma potrebbero iscriversene altri. In questo modo arriveremmo intorno alle 14,30. Credo che potremmo prevedere, comunque, una sospensione per le ore 14 per consentire ai colleghi di pranzare e tornare in aula alle ore 15.
Tuttavia, le ricordo - e lo sottolineo - che non vi è alcun obbligo regolamentare in tal senso e non vi sono precedenti in ordine alla sospensione dei lavori per la pausa del pranzo.
L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/13.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo a valutare l'opportunità di varare norme dirette a rendere molto più celeri i procedimenti innanzi alla Corte dei conti.
Certamente, la discussione in relazione alla reiezione del cosiddetto «emendamento Fuda», ci fa pensare a un miglioramento Pag. 45della normativa in materia di giudizi davanti alla Corte dei conti, pur nella vigenza di una buona legge, la legge n. 20 del 1994.
Le esigenze di cui sto parlando sono già state evidenziate dall'ottima relatrice, l'onorevole Dato, che ha testualmente affermato, durante la sua relazione: «L'inopportuno emendamento pone però all'attenzione di tutti noi una questione di sicura importanza, su cui tutti insieme dovremmo riflettere in modo proficuo. La materia della responsabilità amministrativa è stata riordinata dalla legge n. 20 del 1994, in una stagione di grandi riforme delle autonomie locali e sono state proprio le autonomie locali a richiedere che su una classe di amministratori non gravasse questa "spada di Damocle", con giudizi decennali, interminabili, che proseguivano anche dopo molti anni che l'amministratore non ricopriva più alcun incarico e che, addirittura, rischiavano di ricadere nella responsabilità degli eredi. Con la legge del 1994 venne ridata una sistemazione a tutta questa materia, ma non vi è dubbio che i tempi del giudizio sono troppo lunghi ancora oggi e che sulla materia sarà doveroso e necessario intervenire. Tuttavia, non si ritiene opportuno che lo si faccia all'interno di una legge finanziaria e, secondo un giudizio generalizzato, non è assolutamente opportuno farlo agendo sui tempi di prescrizione».
Concordo al cento per cento con le parole dell'ottima relatrice, che, ancora una volta, ci ha dato il segno della propria abilità e della propria capacità di leggere le norme anche quando sono di così piccola portata, sul piano della stesura, ma di così grande portata sul piano dei principi.
Noi riteniamo che, quando nel 1994 si è posta in essere la legge n. 20, si siano affermati principi nuovi ed importanti. Si è limitata la responsabilità dei pubblici amministratori soltanto al dolo e alla colpa grave. Ciò ha fatto sì che si affermasse che si andava contro l'articolo 97 della Costituzione, perché anche gli altri tipi di colpa dovevano in qualche modo essere posti a carico del pubblico dipendente.
L'obiezione è stata che, ponendo a carico del dipendente soltanto i fatti commessi con dolo o colpa grave, noi sveltiamo l'azione amministrativa; facciamo sì che questi pubblici dipendenti si preoccupino soltanto di lavorare bene, senza starsi a preoccupare degli atti commessi con colpa lieve, che altrimenti avrebbero finito per bloccare o ritardare l'azione amministrativa.
La Corte costituzionale, investita da diversi giudici e dalla Corte dei conti, ha ritenuto questa normativa, che promuove una così buona logica amministrativa per i dipendenti, conforme al dettato costituzionale (articolo 97 della Costituzione). La stessa cosa dicasi per la responsabilità che gravava sui poveri eredi - magari dopo decenni di procedimento contabile avviato nei confronti di colui che era divenuto il de cuius - che rappresentava qualcosa di borbonico, e che ora viene meno.
Cosa rimane oggi di negativo? Soltanto i tempi lunghi - troppo lunghi - del giudizio contabile. A tale proposito, è necessario intervenire in materia di prove, limitando il campo di intervento della Corte dei conti nell'ambito della verifica delle situazioni di danno in modo tale che, una volta verificate tali situazioni, si possa, in tempi brevi, giungere alla definizione delle responsabilità.
Il nostro deve quindi essere un intervento volto a migliorare in questa direzione la legge n. 20 del 1994. Chiediamo, pertanto, che il Governo accetti il mio ordine del giorno n. 9/2200/13.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2200/28, di cui condivido la premessa ed il dispositivo.
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PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Benedetti Valentini.
L'onorevole Ravetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/8.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, questo ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo a rivedere il funzionamento della giustizia contabile.
Il provvedimento al nostro esame prevede, tra l'altro, un intervento normativo per la eliminazione del comma 1343, dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, di cui, di fatto, è stata disconosciuta, da parte dello stesso Governo, la paternità.
Tale comma prevedeva non un'abbreviazione ma un'anticipazione della data di decorrenza dei termini di prescrizione. In altre parole, il comma in questione prevedeva che la decorrenza quinquennale del termine di prescrizione fosse calcolata non dal momento di accertamento dell'illecito, ma da quello di commissione dell'illecito. Indipendentemente da un giudizio di natura puramente giuridica sulle modalità - è noto, infatti, che il principio giuridico generale, che informa la verifica della commissione del reato, in ordine ai termini prescrizione, non è certamente quello della commissione dell'illecito ma quello della verifica dello stesso, ciò al fine di dar modo al giudice competente di avviare un procedimento istruttorio che non penalizzi l'arrivo a sentenza -, e indipendentemente dal merito ed anche dal giudizio logico su un comma di questo tipo, la cui applicazione avrebbe provocato un danno erariale immenso, quello che vogliamo porre in rilievo è che la disposizione contenuta in quel comma ha suscitato, di fatto, anche una sollevazione generale dei giudici contabili.
In particolare, ha suscitato le rimostranze del presidente della Corte dei conti, il quale ha fatto presente che l'applicazione avrebbe portato, di fatto, ad annullare una serie innumerevole di processi in corso, quindi, avrebbe portato all'impossibilità di addivenire a sentenza per una serie imprecisata ma molto vasta di reati di natura contabile.
Ciò - riteniamo - dovrebbe fare riflettere quest'istituzione, non soltanto sulle modalità di legiferazione proprie (ci si chiede, infatti, come sia possibile l'inserimento di un comma che tutti disconoscono all'interno di una legge finanziaria con la successiva necessità di arrivare ad un decreto per l'eliminazione dello stesso laddove, probabilmente, vi erano pure i termini di revisione già in sede di discussione della finanziaria stessa) ma anche sull'efficacia della nostra giustizia contabile.
Probabilmente, vi è un problema di procedimento (come già affermato dal collega poc'anzi, per cui dovremmo pensare ad una riforma del processo di per sé, posto che proprio la fase istruttoria appare tale da non consentire al giudice contabile di disporre di tempi adeguati per gli accertamenti) ed organizzativo. Bisogna verificare l'efficacia dei costi che sosteniamo tutti come contribuenti per l'esercizio dell'attività da parte della Corte dei conti.
Riteniamo che la serietà di un paese si valuti, senza dubbio, dall'efficacia delle proprie istituzioni giudiziarie e che la tutela del cittadino e della democrazia siano collegate ad un procedimento giudiziario che deve essere non soltanto equo e giusto ma anche certo.
Se, di fatto, è sufficiente un comma di una legge per togliere certezza al nostro diritto contabile ed eliminare la possibilità dei giudici di operare, questo è un problema democratico.
Pertanto, impegniamo il Governo a valutare la possibilità di un'azione complessiva di riforma sul giudizio contabile, a verificare l'effettivo impiego delle risorse attualmente a disposizione dei giudici contabili in modo da rendere i tempi di giustizia se non proprio celeri, perlomeno minimamente adeguati all'immagine di un paese moderno.
Per questo sosteniamo quest'ordine del giorno.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
Pag. 47LUCIO BARANI. Semplicemente per chiedere di poter sottoscrivere questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
L'onorevole Santelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/12.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi auguro che il Governo accolga quest'ordine del giorno con cui si pone un problema più generale, relativamente alla magistratura amministrativa e, in particolare, alla Corte dei conti, cioè, la celerità e l'efficienza della magistratura contabile.
Sappiamo che questo tipo di magistratura, soprattutto quella della Corte dei conti, potrebbe costituire realmente un argine rispetto all'intervento successivo della magistratura penale. Tutto ciò, se fosse efficiente, se fosse realmente utile al sistema, se fosse in grado, in termini di urgenza, di dare quelle risposte immediate che la pubblica amministrazione dovrebbe avere.
Sarà, però, per un difetto di organizzazione, sarà probabilmente - come evidenzia la scelta privilegiata dall'ordine del giorno in questione - un problema anche di tipo legislativo, ma comunque sta di fatto che tutta la magistratura amministrativa e anche quella contabile, in realtà, oggi non sono in grado di svolgere appieno quella funzione di monito, di richiesta e di controllo.
C'è un problema, ovviamente, a livello nazionale e governativo ma, onorevole sottosegretario, lei sa bene che il problema è ancora più serio con riguardo alle amministrazioni locali e soprattutto alle regioni, dove oggi si concentra in maniera maggiore la questione della spesa pubblica.
Un controllo reale della Corte dei conti che possa servire - lo ribadisco - da barriera: teniamo conto che sono venute a mancare anche una ulteriore serie di misure predisposte dalla legge precedente per il controllo della spesa locale, soprattutto per quella di comuni e province. Non abbiamo che controlli amministrativi, che potevano comunque costituire anche un filtro preventivo rispetto all'evolversi di situazioni che, in termini di spesa pubblica, non sono certo congeniali al sistema.
Tolto quel tipo di controllo - parlo in modo specifico dei poteri che erano attribuiti al CoReCo, come lei sa - e non avendo predisposto dei poteri sostitutivi nei confronti del commissario del Governo, quindi non avendo le prefetture la capacità di intervenire nell'immediato, ci troviamo politicamente e sostanzialmente in una sorta di situazione già definita con comuni o enti locali in dissesto, senza avere gli strumenti preventivi per l'intervento.
È chiaro che in termini di politica in questo caso il Governo dovrà scegliere quale degli organismi pubblici e quale tipo di magistratura utilizzare al fine di evitare ciò che si è detto; chiaramente, in questa funzione, il ruolo della magistratura contabile potrà essere da ridefinire e da ridisegnare. Mi auguro che il Governo possa accogliere l'ordine del giorno in questione e presentare al Parlamento - vista la delicatezza della materia una iniziativa legislativa da parte del Governo sarebbe necessaria - una proposta che possa rivedere interamente la questione.
Signor sottosegretario, nel corso dell'errore procedurale precedente, lei aveva avanzato alcune proposte di riformulazione degli emendamenti ed in esse era evidente l'impostazione del Governo, quella di migliorare tutto ciò che già esiste e che va bene: il problema è che tutto ciò che già c'è non va bene, perché altrimenti le situazioni esistenti nel Paese sarebbero ben diverse, così come la fiducia rispetto a taluni accertamenti.
Ciò che accade generalmente non è così; soprattutto - lo ribadisco - per quanto riguarda le procure regionali della Corte dei conti, lei sa che la situazione non è assolutamente così tranquilla. In particolar modo, l'innestarsi in forma binaria del procedimento contabile e contemporaneamente dei passaggi degli atti alla magistratura ordinaria costituisce una sovrapposizione di situazioni, spesso non utile, non relativamente alla difesa del cittadino indagato o del pubblico amministratore Pag. 48indagato; molto spesso il sistema non risulta efficiente soprattutto per quanto riguarda gli interessi della pubblica amministrazione da tutelare.
Si tratta di un tema importante su cui ritengo che potremo confrontarci in maniera seria e costruttiva.
PRESIDENTE. L'onorevole Giudice ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2200/9.
GASPARE GIUDICE. Presidente, come tutti i colleghi ricorderanno, l'inserimento del comma 1343 durante la discussione della recente legge finanziaria ha provocato certamente sconcerto e giustificate reazioni negative, anche se dobbiamo dare atto al Governo e alla relatrice di avere immediatamente posto un rimedio a quella svista. Non vi è dubbio, però, che quel fatto deve indurre il Parlamento e tutti noi a due riflessioni, una di tipo politico e l'altra di tipo tecnico.
Quando il Parlamento è chiamato a legiferare in una maniera del tutto disordinata e approssimativa, è facile che accadano incidenti di questo genere; quando si licenzia una legge finanziaria, che dovrebbe semplicemente porre i limiti macroeconomici entro i quali durante l'anno si dovrà legiferare, mentre diventa un provvedimento enorme (1460 commi!) in cui vengono inserite moltissime materie che con la legge finanziaria non hanno nulla a che vedere, è inevitabile che accadano incidenti come questi. Ed è così che ci ritroviamo con un Parlamento che viene inseguito nel dover intervenire e correggere, come già è accaduto molte volte con altri decreti e altri emendamenti sulla recente legge finanziaria. Ne è assoluta testimonianza il provvedimento che ci vedrà impegnati subito dopo l'approvazione del testo in esame, e cioè il cosiddetto «mille proroghe», che è diventato una finanziaria 2.
Si interviene sul patto di stabilità; si interviene erogando nuove risorse ai comuni; si interviene con fatti microsettoriali. Io credo che simili incidenti non nascano per caso: questi incidenti, ad uno dei quali il Governo ha posto rimedio, nascono a causa di un modo di legiferare assolutamente disorganico e disordinato, che necessita di una riflessione da parte di tutto il Parlamento affinché si riconquisti la capacità di legiferare in maniera corretta ed ordinata.
Oltre che un problema di tipo politico, se ne pone anche uno di tipo tecnico. Diciamo pure che la Corte dei conti esercita le sue funzioni con estrema lentezza, con ritardo e, quindi, non con adeguata efficienza. È per questo che si verificano fatti come quelli previsti dall'articolo e dal comma che abbiamo «aggiustato».
Signor sottosegretario, credo che lei vorrà dare atto dell'esistenza di questa problematica e vorrà accettare un ordine del giorno che impegna il Governo a compiere un'attività fondamentale, vale a dire a dare maggiore tempestività e velocità all'azione della Corte dei conti, affinché possa essere più utile una verifica della magistratura contabile non solo sul piano della legittimità, ma anche e soprattutto su quelli dell'efficacia e del controllo della spesa pubblica.
Credo che dalla conversione del decreto-legge in esame dobbiamo trarre una lezione: in futuro, non si legiferi in maniera disordinata perché, continuando così, nel corso di questa legislatura, saremo costretti ad operare svariate correzioni agli «strafalcioni» che inevitabilmente verranno fuori a causa di un tale modo di legiferare!
Spero che il Governo accetti il mio ordine del giorno e si attivi affinché l'azione di verifica e di controllo della Corte dei conti sia più veloce e più efficace.
PRESIDENTE. L'onorevole Fratta Pasini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Nan n. 9/2200/14, di cui è cofirmatario.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, non è difficile illustrare l'ordine del giorno di cui sono cofirmatario, anche perché esso concerne una materia che è stata già affrontata dai colleghi Pag. 49e che riguarda la vita pubblica del nostro Paese.
Viene in rilievo un problema annoso e mai risolto, che viene ulteriormente aggravato. L'abrogazione dell'articolo 1, comma 1343, relativo alla decorrenza dei termini per l'esercizio dell'azione di responsabilità da parte della Corte dei conti, da una parte, non risolve i problemi delle lungaggini dei processi e dell'inefficienza dell'azione degli uffici giudiziari e, dall'altra, genera, secondo noi, un aumento dei costi.
Sappiamo tutti che si tratta di un problema enorme: fiumi di inchiostro sono stati utilizzati dai giornali per puntare il dito non soltanto sulle lungaggini del nostro sistema giurisdizionale, anche amministrativo, arrivate ad eccessi intollerabili, ma anche sull'aumento dei costi. Abbiamo appreso che i nostri uffici giudiziari non possono più acquistare nemmeno la carta per le fotocopiatrici; molti di essi denunciano che addirittura non riescono a comprare non soltanto il materiale di cancelleria, ma neppure la carta igienica! E noi andiamo avanti approvando provvedimenti che, oltre a non favorire la riduzione dei tempi dei procedimenti giurisdizionali, accrescono costi e spese!
Signor Presidente, il nostro ordine del giorno ricorda che la magistratura contabile è caratterizzata, come le altre, da tempi lunghi per la definizione dei procedimenti e da un'infinità di procedimenti arretrati ancora pendenti. Dobbiamo porre rimedio ai difetti funzionali che affliggono la magistratura ordinaria, amministrativa e, in questo caso, contabile, perché la giustizia dovrebbe essere più celere, soprattutto a vantaggio dei cittadini!
In cosa vogliamo impegnare il Governo, signor Presidente? Ad adottare finalmente quelle iniziative legislative opportune volte a diminuire i tempi dei processi, con particolare riferimento alla magistratura contabile. Dobbiamo assicurare un'efficienza e un'efficacia all'azione degli uffici giudiziari e dobbiamo diminuirne i costi. Mi auguro che, almeno sotto forma di ordine del giorno, questo invito venga accolto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Fedele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/19.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, poniamo vari problemi. Anzitutto, il decreto-legge al nostro esame tende ad abrogare una norma della legge finanziaria, da poco approvata, che aveva introdotto un comma che riduceva i termini per l'esercizio dell'azione di responsabilità da parte della Corte dei conti.
Voglio brevemente ricordare come quella norma è passata. Conosco personalmente il senatore Fuda: non è certamente uno sprovveduto e non si sarebbe avventurato mai in un'operazione del genere, se, in qualche modo, non vi fosse stata una copertura, copertura che, tra l'altro, c'è stata, perché la previsione normativa è stata inserita, è passata ed è stata modificata. Sicuramente il senatore Fuda, se aveva portato avanti quell'intervento, lo aveva fatto con motivazioni, a suo dire, di certo legittime. Per fortuna, è poi venuto fuori quel «can can» per il quale il Governo è stato costretto a prendere provvedimenti, facendo peraltro qualcosa di inusuale, ovvero presentando un decreto-legge per cercare di bloccare un'operazione che aveva visto la contrarietà dapprima della Corte dei conti e poi dei cittadini italiani che si erano ribellati.
Si tratta certamente di un modo di operare e di legiferare che la dice lunga sulla capacità di governo di questa maggioranza e sulla maniera con la quale si opera su argomenti così delicati durante la finanziaria. Ritengo che anche il decreto-legge al nostro esame sia un modo improprio di operare, in quanto non si dovrebbero usare questi sistemi, ovvero la decretazione d'urgenza, per intervenire su un disegno di legge, quando ancora questo non ha nemmeno dispiegato i suoi effetti.
A mio avviso, le prese di posizione forti che ci sono state da parte delle massime Pag. 50autorità dello Stato, degli esponenti governativi ed anche di moltissimi esponenti della stessa maggioranza hanno costretto il Governo ad emanare questo decreto-legge e a portarlo avanti in maniera sicuramente inusuale.
L'ordine del giorno che ho presentato va proprio in questa direzione. Riteniamo che il metodo di attuare la legislazione con provvedimenti d'urgenza, che non hanno i contenuti tipici richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, non sia consono, normale e che bisognerebbe ridurlo al minimo. Ci rendiamo, però, anche conto che questa variegata maggioranza, purtroppo, non è sempre in condizione di legiferare nel modo giusto e corretto ed è spesso costretta ad agire in questa maniera.
Ci auguriamo, almeno, che il Governo accolga questo ordine del giorno, il quale mira a regolamentare questo modo di legiferare, che sicuramente interessa tutti, sia il centrosinistra, in questo momento, ma, quando sarà - e speriamo presto -, anche il centrodestra, nel momento in cui tornerà al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/22.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, questo ordine del giorno, che ho presentato insieme ai colleghi Fabbri e Mistrello Destro, anzitutto impegna il Governo ad abrogare non solo il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
Basterebbero gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto per ribadire, infatti, che non solo questo comma introdotto nella legge finanziaria deve essere abrogato. Ha ragione l'amico Fedele quando dice che sostanzialmente qua nessuno è fesso. Qualcuno ci ha preso in giro, qualcuno cercava di favorire i «furbetti», qualcuno che magari va nelle televisioni e spara sempre contro la Prima Repubblica si è dimenticato o credeva di poter dimenticare i comportamenti di correttezza istituzionale, favorendo chi certamente non ha compiuto il proprio dovere.
Questo comma deve essere certamente abrogato. È nel migliore dei casi un errore, sicuramente è qualcosa di scandaloso e disdicevole.
Vorrei che il signor sottosegretario facesse mente locale e ricordasse al suo Governo che vi sono altri provvedimenti disdicevoli all'interno della legge finanziaria che devono essere abrogati perché penalizzano i cittadini italiani.
Abroghiamo allora questo comma 1343! Siete stati pizzicati, avete gettato la maschera e siete dovuti tornare indietro precipitosamente, ma tornate indietro anche su altre questioni. Oggi si scopre non solo che avete tassato le famiglie con più figli (che per voi hanno la fortuna, o la sfortuna, di pagare più tasse), perché anche chi nel nostro paese ha per sua sfortuna un figlio disabile si accorge che il Governo Prodi lo ha tassato di più, togliendogli il sostegno che aveva prima. Il ministro dell'economia parla di disallineamento da correggere, ma allora se si tratta di qualcosa da correggere che si corregga!
Giustamente, sulla spinta delle pressioni della nostra parte politica, della minoranza in questo consesso, che non è minoranza nel paese, ma sta anzi diventando una maggioranza che ancora è silenziosa ma presto farà sentire la propria voce, state modificando questo comma 1343. Modificate allora questo disallineamento da correggere, perché altrimenti non sarete credibili. Vi sono troppi effetti penalizzanti nei confronti delle famiglie, specie quelle che hanno più problemi. Proprio oggi leggevo sul giornale del caso di un genitore con un figlio disabile di diciotto mesi, con un reddito di 40 mila euro, uno di quegli italiani ricchissimi che dobbiamo assolutamente combattere e defraudare dei loro risparmi e dei loro redditi, con il viceministro che accusa i comuni di aver aumentato le tasse, dimenticandosi che l'origine di tutto questo sta proprio nella sua legge finanziaria. Tornando al caso in questione, questo genitore, in base alla legge finanziaria, che doveva aumentare gli assegni familiari, ottiene un assegno di circa 46 euro. Se il suo figliolo fosse stato normalmente abile Pag. 51avrebbe ricevuto 71 euro! In sostanza, nel nostro paese, con la vostra legge finanziaria, con la finanziaria di Prodi, che era a favore della famiglia e di chi ha di meno e deve essere aiutato, chi ha un figlio disabile non solo non viene aiutato, ma, addirittura, viene penalizzato.
Chi ogni giorno, come questo padre e come tante altre famiglie italiane, è già costantemente in battaglia tra fisioterapia, esami clinici, barriere architettoniche, sguardi compassionevoli delle persone, chi nel proprio vivere quotidiano incontra queste difficoltà che non sono facilmente comprensibili se non si vivono sulla propria pelle, trova anche da parte di Prodi e del suo Governo questa attenzione molto «positiva».
Vedete, nel mio ordine del giorno non chiedo soltanto di abrogare il comma 1343, che è scandaloso. Del resto, lo hanno detto tutti. Tutti concordano su questo. Verrebbe da chiedersi, però, per quale motivo sia stato inserito. Come ricordava l'amico Fedele in precedenza....
PRESIDENTE. Onorevole Campa...
CESARE CAMPA. Concludo, Presidente. Recupero il tempo dell'amico Fratta Pasini, che non ha utilizzato tutti i minuti a sua disposizione. L'amico Fedele ha fatto prima un'affermazione molto importante: quel qualcuno non era sprovveduto e le cose le sapeva; voleva evidentemente raggiungere questo risultato. Ecco, dobbiamo assolutamente abrogare questo comma e anche tutte le parti della finanziaria che hanno consentito il raddoppio delle imposte in 700 città italiane. Siamo quasi all'87 per cento in più. Vi sono persone...
PRESIDENTE. Onorevole Campa, per cortesia, dovrebbe concludere!
CESARE CAMPA. Concludo, Presidente, dicendo che è scandaloso il modo in cui le promesse di Prodi si realizzano oggi. Si realizza ciò che Prodi aveva detto: vedrete con la busta paga di gennaio quale sarà il risultato. Difatti lo vedono le famiglie italiane: più tasse, più difficoltà! Ecco perché con questo ordine del giorno, signor Presidente, chiediamo con forza di cancellare non soltanto il comma 1343 ma anche tutte le norme che introducono ulteriori balzelli contro i cittadini italiani.
PRESIDENTE. L'onorevole Armosino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/3.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, colleghi, più volte in quest'aula ho avuto modo di rimarcare come la legge finanziaria del 2006, quindi quella a valere per l'anno 2007, contenga norme molto disorganiche fra di loro e prevalentemente indirizzate all'aumento della pressione fiscale. Analogamente, la finanziaria, contrariamente all'impegno che era stato assunto con il Documento di programmazione economico-finanziaria, non contiene alcuna norma in ordine al contenimento della spesa. Queste osservazioni, che tutti noi dell'opposizione abbiamo fatto durante la discussione della legge finanziaria, appaiono oggi conclamate dalle affermazioni che tutti leggiamo e ascoltiamo da parte delle associazioni di categoria e degli stessi cittadini. Siamo di fronte ad una finanziaria che ha incrementato l'imposizione fiscale e non ha affatto posto mano alla spesa pubblica nel senso di un suo contenimento e - questa volta sì - di una sua riorganizzazione e di un suo riordino.
Allora, personalmente ritengo che non sia casuale e si inserisca, invece, proprio in questo contesto la disposizione del comma 1343, che altro non è se non un esempio classico di scarsa attenzione all'esigenza di rigore nell'azione amministrativa e nella gestione della cosa pubblica. E quanto è derivato dal cosiddetto emendamento Fuda, - che oggi dovrebbe essere modificato, se verrà approvato da quest'Assemblea il provvedimento al nostro esame - è un argomento che non può essere sottaciuto, al pari di tutte le altre questioni che noi abbiamo sollevato al momento della discussione ed approvazione della legge finanziaria. E la maggioranza sosteneva che le questioni da noi sollevate fossero prive di motivazione ovvero non portassero Pag. 52poi alle conseguenze che abbiamo, purtroppo, preventivamente indicato e che oggi si sono tutte puntualmente verificate.
Allora al Governo si deve chiedere soltanto di togliere di mezzo il comma che, con un colpo di spugna, determina una conseguenza negativa per i conti dello Stato e fa sì che non si sia più responsabili economicamente per le azioni che sono state commesse. È anche il momento in cui il Governo deve impegnarsi realmente al riguardo. E non ci dica che l'ha già fatto, perché potremmo obiettare - questa volta con dati concreti - quanto ve ne sia l'esigenza. Dicevo che è il momento in cui il Governo deve individuare in modo corretto e coerente - e non soltanto relativamente a questo «incidente» - un criterio volto a migliorare davvero la trasparenza e l'efficienza dell'azione amministrativa. Infatti, sono proprio la trasparenza e l'efficienza dell'azione amministrativa che costituiscono lo strumento fondamentale per un corretto ed attento utilizzo delle risorse pubbliche. Che non vi sia, invece, un corretto ed attento utilizzo delle risorse pubbliche è una constatazione che in questo momento viene evidenziata dall'opposizione e ribadita da tutti i cittadini di questo paese. Questi ultimi, vedendo negare le asserzioni del Documento di programmazione economico-finanziaria e vedendo aumentare le uscite, hanno la fondata prova che le affermazioni che sono state fatte erano false, ma hanno anche il fortissimo timore che il rilevantissimo extragettito che si è verificato nel corso del 2006 ad altro non sia destinato - nelle mani di un Governo così «leggero» nella gestione del denaro degli altri, cioè non loro - che ad incrementare ulteriormente la spesa pubblica, con detrimento davvero delle pretese azioni di risanamento che si dice di voler realizzare.
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/17.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno mi porta a fare una considerazione. Lei non era con noi nella scorsa legislatura e non ha potuto vedere il «circo» che si verificava in quest'aula durante l'approvazione dei cosiddetti provvedimenti ad personam - che, in realtà, erano leggi a beneficio di tutti per far funzionare meglio la macchina della giustizia - e come l'allora opposizione, oggi temporanea maggioranza, si divertiva o, meglio, oltraggiava l'aula con delle esibizioni che non rispettavano questo luogo. Da quando l'emendamento in questione è stato introdotto nella finanziaria con il consenso del Governo mi sono chiesto cosa sarebbe successo se l'avesse fatto il Governo Berlusconi. Probabilmente, avremmo avuto, da allora ad oggi, non solo in quest'aula ma anche nel paese, ininterrotte geremiadi e girotondi che allegramente avrebbero fatto merenda attorno alla Camera e al Senato, e l'attenzione dell'opinione pubblica sarebbe stata costantemente focalizzata su questo tema da parte dei media.
Tutto questo non è successo, non solo perché noi ci comportiamo diversamente ed abbiamo ben altro rispetto delle istituzioni, delle aule parlamentari e delle decisioni del Governo, ma anche perché il controllo della comunicazione in questo paese è nelle mani della sinistra, nonostante quello che loro dicono e vanno dicendo ormai da dodici anni a questa parte. In questo senso - ed è la seconda osservazione con la quale commento il mio ordine del giorno a firma anche dei colleghi Stradella e Paroli - respingiamo al mittente non solo le vecchie lezioni di moralità e di superiorità morale che la sinistra ci ha imposto in tutti questi anni, ma anche quella che sicuramente, da oggi in poi, riprenderà imperterrita a propinare a noi e a tutti gli italiani, in nome di questa superiorità morale che è totalmente presunta e che, alla prova dei fatti, scivola su «bucce di banana» come questa.
A questo proposito, non c'è stata da parte del Governo e di questa provvisoria maggioranza nessuna scusa nei confronti degli italiani e delle istituzioni per questo emendamento introdotto surrettiziamente nella finanziaria. Loro hanno parlato, Pag. 53come io dico virgolettando nel dispositivo del mio ordine del giorno, di eccessiva leggerezza e approssimazione, ma si sono ben guardati dal dire che hanno sbagliato, che chiedono scusa e sono consapevoli che questo è un atto grave nei confronti del funzionamento delle nostre istituzioni, della Corte dei conti, dei cittadini e di quegli amministratori che non si comportano bene nell'esercizio delle loro funzioni: tutto questo non c'è stato.
Per questo motivo - e mi avvio a concludere, perché non voglio sottrarre tempo a lei, signor Presidente, all'Assemblea e a coloro che ci stanno seguendo attraverso la radio o la televisione -, con il dispositivo del mio ordine del giorno, impegno ironicamente il Governo a rivedere questo modo di legiferare, che appare dettato da eccessiva leggerezza ed approssimazione e crea solamente confusione nell'opinione pubblica.
Allora, se a questo Governo resta ancora una briciola di ironia, lo invito a far proprio questo dispositivo, altrimenti, visto che oggi è il mercoledì delle Ceneri e inizia la Quaresima - per la verità per gli italiani è cominciata da quando questo Governo si è insediato -, abbia almeno la compiacenza di cospargersi per qualche momento il capo di cenere, chiedendo scusa non tanto a noi, ma a tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2200/28, di cui è cofirmatario.
MAURIZIO BERNARDO. L'ordine del giorno in esame intende impegnare il Governo su due argomenti che possono sembrare di poca importanza a chi, da quando è iniziata questa legislatura, al dibattito parlamentare ha preferito un diverso modo di confrontarsi anche con l'opposizione, immaginando che le azioni compiute da ognuno di noi fossero motivate esclusivamente da un atteggiamento ostruzionistico e non da un riconoscersi in un sistema democratico, nel quale cerchiamo di spiegare le ragioni per le quali interveniamo, sostenendole rispetto a chi, come noi, ha già avuto modo di governare il nostro paese.
Allora, il primo aspetto che ritengo possa indurre a condividere il contenuto di questo ordine del giorno riguarda la possibilità di conoscere dal Governo le ragioni che hanno portato ad adottare un provvedimento d'urgenza, sul quale vi sarebbero diverse perplessità in ordine alla costituzionalità dello stesso, ai sensi dell'articolo 77 della Costruzione.
Probabilmente, occorrerebbe svolgere una riflessione - che potrebbe condurre anche ad una sorta di ammissione di colpa - in ordine alla responsabilità del Governo. Già durante l'esame della legge finanziaria su tale argomento emersero numerose contraddizioni fra le diverse forze che oggi ci governano, e furono posti in evidenza quei distinguo che nel quotidiano si verificano su argomenti molto importanti, come quello oggi in discussione.
Chiediamo pertanto al Governo di immaginare un diverso modo di legiferare rispetto a quello adottato fino ad oggi, ricercando anche un metodo più rigoroso. Infatti, quello che i colleghi hanno sostenuto nei loro interventi precedenti, mettendo in risalto un aspetto di carattere moralistico che spesso ci viene ricordato guardando a sinistra, noi non possiamo condividerlo. Un argomento come questo, che riguarda la prescrizione dei reati all'interno dell'amministrazione pubblica e in modo particolare dei dipendenti pubblici e ciò che ne deriva all'interno del sistema degli enti locali (quel contenimento della spesa tanto richiamato in occasioni diverse) riteniamo debba porre l'accento su un metodo che, ovviamente, non possiamo condividere. Ecco perché credo che l'oggetto della nostra discussione costituisca un tema particolarmente delicato.
Noi sappiamo quello che è accaduto fino ad oggi rispetto a provvedimenti importanti: il ricorso alla fiducia, dibattiti svolti raramente, ed anche attualmente lo possiamo verificare nelle aule delle rispettive Pag. 54Commissioni a cui ognuno di noi partecipa; basti pensare a ciò che sta avvenendo in riferimento al cosiddetto decreto Bersani.
Ebbene, concludo dicendo al sottosegretario che ci ascolta che l'invito che vogliamo rivolgere al Governo è piuttosto chiaro, anche perché non ci servono lezioni di etica e di morale nell'amministrare la cosa pubblica, in quanto lo abbiamo fatto in passato a livello nazionale in contesti diversi, e mi riferisco gli enti locali.
Sarà stato un refuso o qualcosa di diverso quello che qualcuno prima intendeva sottolineare negli interventi precedenti. Consentiamo il beneficio del dubbio. Forse, essendo stati scoperti in corso d'opera, avete dovuto fare ricorso ad una modalità che noi non condividiamo. Ci rendiamo conto tuttavia di quanto sia importante questo aspetto, che mette in risalto la questione che ho evidenziato all'inizio del mio intervento: mi interessa sapere se il Governo intenda rispondere in quest'aula del Parlamento ai punti evidenziati nella mozione.
PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/20.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo per pochissimi minuti, anche meno di quelli che mi sono assegnati per richiamare nuovamente l'attenzione del Governo, ma vorrei dire anche di tutta l'Assemblea e della Presidenza della Camera. È di tutta evidenza - e non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo -, l'excursus giuridico, sempre che questa espressione non sembri troppo forte, attraverso il quale si è arrivati all'inserimento dell'emendamento in questione...
Peggio ancora appare la soluzione che è stata trovata e sulla quale mantengo - e penso di essere in buona compagnia insieme a diversi altri studiosi della materia - le mie perplessità, in ordine alla relativa costituzionalità o alla sua ammissibilità in rapporto al nostro ordinamento costituzionale.
Tuttavia, questo dimostra ancora di più - qualora ve ne fosse stato bisogno - che tutta la procedura di preparazione, di esame, di approvazione della legge finanziaria e del bilancio meritano un profondo e veramente radicale cambiamento. Noi ci stiamo lavorando. Conto quanto prima di avere anche il progetto di legge da porre all'attenzione delle altre forze politiche. So che anche il Governo ci sta lavorando.
L'ordine del giorno che ho presentato e sul quale hanno apposto la loro firma anche i colleghi Armosino e Zorzato, è volto ad impegnare il Governo ad adottare iniziative per rispondere alle esigenze indicate in premessa, vale a dire adottare le iniziative volte a definire quanto prima procedure più razionali e funzionali di definizione e approvazione del bilancio dello Stato e della legge finanziaria, ovviamente nel pieno rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.
Oso sperare, signor sottosegretario, che questo ordine del giorno possa trovare accoglimento perché non dice nulla che possa rappresentare un argomento sensibile dal punto di vista del contrasto politico - sempre legittimo - tra maggioranza e opposizione, ma individua un problema o, meglio, sottolinea il verificarsi di un problema, indicando al Governo la possibilità di trovare una soluzione.
Lo sottopongo in verità alla sua attenzione, signor sottosegretario, in modo che sull'argomento il Governo possa esprimere parere favorevole e far seguire iniziative adeguate, sulle quali ovviamente avremo modo di confrontarci.
PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/23.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la questione che pongo nel mio ordine del giorno ha in effetti un duplice rilievo e tratta sostanzialmente due questioni, di cui una contenuta nella parte motiva ed una nella parte dispositiva. Quella contenuta nella parte motiva riguarda il comma 1343, Pag. 55quindi uno soltanto dei 1364 commi che compongono il famoso articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
Non voglio entrare nel merito del provvedimento in questione e quindi del decreto-legge al nostro esame. Tra l'altro, l'onorevole La Loggia, che mi ha preceduto, ha sollevato alcuni rilievi di natura costituzionale, relativi in particolare alla violazione dell'articolo 76 della Costituzione. Sostanzialmente emergono due questioni e due domande che poniamo alla riflessione dell'Assemblea , ma soprattutto a quella del Governo. Inoltre, mi richiamo a precise questioni e a precise domande poste da alcuni colleghi negli interventi che mi hanno preceduto. Chi è stato effettivamente il mandante di quell'emendamento? Chi materialmente si è prestato a questo gioco e perché?
Non sono assolutamente nelle condizioni di rispondere alla domanda «chi», né tantomeno di avanzare in proposito delle ipotesi. Vi sono illustri rappresentanti del Governo, dal ministro Di Pietro, per le sue passate esperienze, a tanti parlamentari provenienti dal «rito Ambrosiano», che, quantomeno per motivi professionali, hanno sicuramente mezzi, strumenti ed attitudine mentale per capire meglio chi sia stato il mandante e l'esecutore di questa norma.
Sul «perché», evidentemente dovranno essere pur adotte alcune motivazioni. Per capire il «perché» bisogna rispondere esclusivamente ad una domanda. Signor sottosegretario, mi rendo conto che lei è particolarmente nervoso quando si trattano questi argomenti. Tuttavia, siamo qui per ricordare che il vostro sistema di potere nella regione Calabria ha bisogno anche di questo; ha bisogno del voto di scambio ed anche del «comma di scambio». In Calabria stanno accadendo fatti gravissimi che voi conoscete bene. Gran parte di quella regione è al di fuori del controllo dello Stato e vi sono territori non controllati neppure dalle forze dell'ordine. Le aziende sanitarie locali e quelle ospedaliere sono in gran parte sotto il controllo della malavita; il consiglio regionale è composto per la gran parte da membri sotto avviso di garanzia, molti dei quali accusati di reati e collusioni gravissime.
Questo è il sistema di potere che avete determinato in Calabria ed evidentemente il comma 1343 non rappresenta altro che un significativo voto di scambio, nonché il prezzo politico da pagare ad un rappresentante importante che vi aprì la strada alla conquista della regione Calabria e che probabilmente è utile e strategico anche oggi, non solo in Calabria ma anche al Senato, dove, come è ben noto, i vostri numeri sono estremamente risicati. Tuttavia, dopo aver detto queste cose sul «chi» e sul «perché», sta a voi, alla vostra coscienza, alla vostra capacità politica, ma soprattutto al giudizio del paese, dare precise risposte.
Quindi, vorrei passare alla questione contenuta nella parte dispositiva del mio ordine del giorno. Sostanzialmente chiedo che sia rivolta una decorosa attenzione alle norme scritte e poi inviate all'esame del Parlamento, in particolare a quelle per le quali si chiede il voto di fiducia alla Camera, al Senato, o in ambedue i rami del Parlamento. Tale attenzione è dovuta per il rispetto nei confronti delle istituzioni, delle Assemblee, ma soprattutto del paese e dei cittadini. Quindi, le norme devono essere assolutamente più meditate e ponderate, nonché valutate con estrema attenzione e correttezza. Ciò, di fatto, non sta accadendo perché non si tratta del primo errore.
Questo sicuramente è un errore eclatante, perché è legato ad un fatto tutto sommato brutto e, per certi versi, politicamente e moralmente anche «sudicio» (anche se si tratta di un'altra storia). Tuttavia, dal punto di vista delle vostre procedure, nonché del processo di legiferazione che ha caratterizzato il vostro Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, si avvii a concludere!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ...evidentemente vi è parecchio da dire: vi invitiamo, allora, a rivedere i vostri metodi. L'ordine giorno che sto Pag. 56illustrando, infatti, a mio avviso è meritevole di essere accettato, proprio perché va in tale direzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Germanà n. 9/2200/18, di cui è cofirmatario.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, credo che l'esigenza di modificare la legislazione relativa alla Corte dei conti incontri l'unanime accordo delle forze politiche. Vi sono, infatti, troppi processi lenti e prescrizioni eccessive, delle quali, spesso, non riusciamo a cogliere la ratio.
Desidero ricordare, per ultimo, quanto è accaduto in occasione dell'inaugurazione dell'anno contabile presso la procura regionale della Corte dei conti della Campania. Durante tale evento, il procuratore regionale, Arturo Martucci di Scalfizzi, in un primo momento ha reso affermazioni interessanti. Tra l'altro, egli ha pronunziato questa frase: si avverte la consapevolezza diffusa del momento che si vive in Campania, e a Napoli, per i problemi legati ad una certa concezione del modo di amministrare la cosa pubblica, che viene percepito come distorto e lontano dai bisogni dei cittadini«, salvo correggersi, subito dopo, con una preoccupante dichiarazione: se può apparire chiara l'esistenza di un danno pubblico, non è agevole individuare singoli e puntuali comportamenti antidoverosi nella catena delle responsabilità amministrative».
Mi domando, quindi: si tratta dell'annunciato colpo di spugna salvifico per le malefatte della sinistra? Non do una risposta: desidero solo affermare che la misura contestata, introdotta nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2007, si presta, in maniera molto puntuale, a suscitare le preoccupazioni che ho testé espresso.
Ciò perché quando il relatore sul disegno di legge finanziaria, in un contesto che non era assolutamente proprio e senza che si fosse svolta una discussione sull'argomento, propone una normativa che, in definitiva, rappresenta un colpo di spugna per una serie di procedimenti contabili, allora non possiamo che rivedere l'intera questione con occhio sospetto. Al riguardo, vorrei dire che concordo con quanto affermato dal collega Palmieri.
Se questo provvedimento fosse stato adottato dal Governo Berlusconi, quante sirene si sarebbero spiegate nelle piazze, nelle strade, nelle tv e sui giornali del nostro paese?
Il Governo Prodi ha tentato l'assist. La cosa non gli è riuscita bene, perché, in ogni caso, vi è stata una certa reazione. Ora, il Governo stesso, per «metterci una pezza», abroga la norma licenziata nella legge finanziaria.
A nostro avviso, bisogna bandire le norme ad personam, bisogna cominciare a riguardare la materia in una ottica più strategica. È questo che chiediamo con l'ordine del giorno che sottoponiamo all'attenzione dell' Assemblea. Chiediamo, altresì, che le problematiche relative alla Corte dei conti e alle questioni di importanza generale trovino una sistemazione logica razionale e non vengano affrontate per tentativi, che possono andare bene o male, ma che dimostrano l'insufficienza, l'incapacità dell'attuale Governo di affrontare, in modo strategico, i nodi del nostro paese.
Dunque, mi auguro che il Governo, in un sussulto di responsabilità, voglia accogliere anche la nostra indicazione di affrontare queste materie delicate ed importantissime in modo diverso, non episodico, non clientelare.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle 16,30 con il seguito dell'esame di questo provvedimento.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.
Pag. 57PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI