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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO DANIELE GALLI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2200
DANIELE GALLI. Sono imbarazzato ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato con altri colleghi in quanto un ordine del giorno è proposto al Governo e, se approvato dal Parlamento, si chiede a detto Governo di applicarlo con provvedimenti ad hoc.
Ma oggi non esiste più un Governo, non esiste più una maggioranza; non che prima esistesse: eravate divisi su tutto, tenuti insieme solo dal collante dell'antiberlusconismo.
Ma oggi l'ennesima manifestazione delle vostre contraddizioni interne ha posto in evidenza a tutto il mondo ciò che tutti già sapevano: il Presidente del Consiglio è nudo, senza maggioranza, dopo pochi mesi di governo in cui si è visto di tutto e il suo contrario; Prodi per la seconda volta mandato a casa da chi lo ha riusato a solo scopo elettorale.
Verrà reincaricato? Vedremo, vorrà dire che non c'è due senza tre. Questo fatto potrebbe assumere anche aspetti ironici e comici se non ci fossero di mezzo il destino della nazione e i gravi danni che state arrecando all'economia del paese, che è come da noi sempre detto in ripresa ma non certo grazie a quanto fatto dal vostro ex Governo, che in questi pochi mesi, grazie a contradditori provvedimenti economico/demagogici tra cui le vostre finte liberalizzazioni, state nuovamente azzoppando.
Siete caduti sulla politica estera denunciando le ampie contraddizioni esistenti ma questo poteva avvenire su altre tematiche essenziali: la famiglia, i valori etici, la infrastrutturazione della nazione, le tematiche del lavoro (vedi legge Biagi).
Entro nel merito della materia trattata dall'ordine del giorno. Il sistema del pubblico impiego è da sempre fortemente condizionato dalle impostazioni di un comparto sindacale che ha privilegiato il mantenimento dell'immobilismo di categoria piuttosto che la meritocrazia individuale, e si configura più come un unico corpo titolare di uno status che come un organico strumento di gestione, composto da singoli individui.
In una situazione di statica quotidianità, nella quale non si è riusciti a introdurre altro che l'ottenimento di trattamenti economici e di progressi nella carriera legati all'anzianità di servizio, lo stretto legame tra sindacati e Governi di sinistra non ha tenuto conto di alcune semplici considerazioni che hanno lo scopo di ottimizzare la risposta umana del singolo dipendente: l'eccessiva burocratizzazione delle mansioni, ridotte a mera applicazione di norme e timbri, diminuisce la propensione del singolo alla valorizzazione Pag. 124del proprio intelletto; la mancanza di un reale e applicato sistema di valutazione del dipendente che tenga conto delle capacità del singolo e ne assicuri una retribuzione premiale o viceversa una penalizzazione rispetto all'operato; un giusto percorso di assunzione di responsabilità da parte del dipendente della pubblica amministrazione.
Infatti il sistema di tutela dei lavoratori della pubblica amministrazione, tramite l'interpretazione univoca dei bisogni della categoria espressa dal mondo sindacale, ha volutamente tenuto conto solo dell'assicurazione del posto fisso, tralasciando di considerare fondamentale il complesso incentivo della gratificazione individuale, che gioca un ruolo significativo nell'efficienza dei dipendenti e, di riflesso, dell'intero sistema.
Questa mancanza di gratificazioni e questa assenza di responsabilità hanno determinato un affievolirsi della volontà e delle motivazioni del dipendente della pubblica amministrazione nell'essere efficiente: per quale motivo lavorare di più e meglio, se comunque non se avranno benefici?
Inoltre, il grande numero di assunzioni fatte più per condiscendenza verso le richieste sindacali che per necessità di organico (vedi certe aree d'Italia), ha determinato un sovrapporsi di competenze e di mansioni che certo non agevolano l'espletamento di pubblici servizi.
Occorre evidenziare come dal funzionamento della pubblica amministrazione dipenda la qualità della vita di tutti i cittadini la percezione dello Stato, l'attivazione del senso civico, la determinazione di dovere essere attori attivi o passivi nei doveri e oneri di contribuenti; è chiaro, più risposte soddisfacenti si hanno, più il cittadino reputa giusto o meno contribuire all'erario.
Anche le recenti norme approvate da questa maggioranza non fanno altro che sollevare sempre più la pubblica amministrazione dalla responsabilità dei propri errori: cambiando i tempi per determinare la prescrizione dei reati in tale ambito, non si fa altro che creare un limbo senza infamia e senza lode, in cui nessuno ha interesse nel trovare soluzioni di miglior gestione della finanza pubblica, perché sarebbe uno spreco di tempo, visto che a miglior lavoro non corrisponde un miglior trattamento, né a errori e trascuratezza corrisponde una responsabilità.
È nella neutralità, nell'estraneità al vero contesto socio-economico del paese, che caratterizzano la pubblica amministrazione, che si può trovare gran parte delle responsabilità del lievitare dei costi pubblici: è nel considerare il dipendente della pubblica amministrazione un semplice ingranaggio, o peggio un voto di scambio, che trova radici la difficoltà del risanamento della spesa pubblica.
Quando mai si è sentito di un funzionario promosso perché con la sua intelligenza o conoscenza è riuscito a trovare il modo di realizzare un progetto spendendo meno?
O quando mai si è sentito di un altro che abbia in qualche modo risarcito per un progetto che viene a costare il doppio del previsto?
Un Governo che veramente abbia a cuore il risanamento delle pubbliche finanze, come finora sbandierato a ogni occasione da questa maggioranza, dovrebbe porsi il problema in questi termini, e provvedere ad emanare delle direttive in grado di responsabilizzare l'importante categoria dei dipendenti della pubblica amministrazione, e di gratificarli quando è il caso.
Un Governo serio dovrebbe domandarsi come mai per la pubblica amministrazione di un paese come la Germania, quasi il doppio della nostra Italia, bastano la metà dei nostri impiegati. Forse la legge n. 20 del '94, nata in un contesto di esautorazione della politica e dei politici dal controllo della pubblica amministrazione andrebbe urgentemente integrata.
Ma probabilmente sarebbe più attuale chiedersi se quanto contenuto nell'impegno oggi abbia ancora un interlocutore a cui chiederne l'attuazione. Comunque, in alternativa, potrebbe essere un punto qualificante della prossima campagna elettorale.