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Si riprende la discussione.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2193-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 5).
Informo che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Bricolo n. 9/2193/21.
L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/18.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno perché ve n'é un altro, presentato al decreto sull'Afghanistan, che reca la firma di rappresentanti dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea, Verdi e Rosa nel Pugno, che ha suscitato i peana del ministro Ferrero e persino la benedizione del ministro D'Alema.
Si tratta di un ordine del giorno che ha dell'inaudito. La sinistra radicale, nel senso di pannelliana, con il placet del Governo, vuole comprare l'oppio afghano per farne morfina anti-dolore, ossia vuole finanziare terroristi di Al-Qaeda a spese dei contribuenti italiani! La soluzione escogitata da queste «menti sopraffine» per risolvere il problema dei narcotrafficanti afgani, dunque, non é quella di intervenire con volontà politica a livello di ONU e di comunità internazionale, per finanziare uno sradicamento ed una riconversione delle colture, ma quella di incentivare l'attività di coltivazione e produzione della droga, quando tutti sanno che gran parte dei proventi del narcotraffico afghano servono proprio per finanziare i terroristi di Al-Qaeda.Pag. 92
Molti sanno che le piantagioni afghane sono fonte di oltre il 90 per cento dell'eroina mondiale. La proposta, quindi, non è né nuova, né realistica. Le piantagioni di oppio si trovano nelle zone coltivate proprio dai terroristi; non sono certamente controllate da piccoli coltivatori indipendenti, ma dai talebani e dall'organizzazione terroristica, con cui non si capisce bene in che modo l'Italia vorrebbe, e potrebbe, trattare e che hanno già un «cliente» che non ama essere scontentato: il cartello delle mafie internazionali, a spese, lo ripeto, dei contribuenti italiani.
Del resto, basta considerare da chi viene avanzata tale proposta. Sono gli stessi che avversano ferocemente la legge Fini e che hanno sempre proposto la legalizzazione della droga come arma efficace per sconfiggere il terrorismo, cioè per non far guadagnare i soldi ai talebani. Ora, invece, i soldi ai talebani glieli farebbero guadagnare, ma il fine è sempre lo stesso: arrivare a legalizzare le sostanze stupefacenti.
Invece, onorevoli colleghi, signor Presidente, la strada da percorrere è opposta, utilizzare cioè, gli strumenti che abbiamo a disposizione per combattere efficacemente la diffusione della droga. Uno di essi è certamente, lo ribadisco, la riconversione delle colture, una strategia di lungo termine, che ha iniziato a dare, proprio in questi ultimi anni, i primi risultati. Si pensi solo al «triangolo d'oro» del sud-est asiatico: Birmania, Laos e Thailandia, in cui si è passati, in pochi anni, dai 180 mila ettari di coltivazione ai 20 mila di oggi. Certo, non è un percorso semplice e lineare, ma va perseguito con forza, coerenza e determinazione, affiancandolo con un impegno concreto di tutti i paesi del mondo nel ridurre la domanda interna, vero motore dell'escalation dei consumi a cui assistiamo.
In poche parole, si tratta di eliminare la coltura e la cultura della droga e, comunque, la proposta di acquistare l'oppio per uso legale non è praticabile, perché la domanda mondiale di oppio legale, che serve agli ospedali per terapie anti-dolore, è ampiamente soddisfatta, già attualmente, dai paesi che ne sono autorizzati: Australia, Francia, Turchia e India. Il mercato illecito dell'oppio è pari a 6 mila tonnellate, quello lecito è pari a 400 tonnellate. È evidente che la saturazione sarebbe immediata e non sapremmo cosa fare di tonnellate di oppio afghano immesso sul mercato. Tutto ciò, si badi bene, non lo diciamo noi, ma uno che se ne intende e che è di sinistra: Pino Arlacchi, già direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine, una valutazione confermata dal suo successore, Antonio Maria Costa...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole...
RICCARDO PEDRIZZI. Sto concludendo, signor Presidente. Stavo dicendo di Antonio Maria Costa che, nel bocciare la proposta della sinistra radicale, ha detto: «Per l'Afghanistan è una proposta pericolosa».
Per queste ragioni ho presentato l'ordine del giorno n. 9/2193/18 ed invito l'Assemblea ad approvarlo.
PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/25.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, in claris non fit interpretatio (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Italia dei Valori). È, quindi, evidente che siamo di fronte ad una situazione estremamente chiara e limpida, che non può che essere riassunta in un modo altrettanto chiaro ed altrettanto limpido.
In quest'aula non ci sono ale pacifiste: se c'è qualcuno che appartiene a quest'ala, tiri su una mano, lo dica e voti contro il provvedimento in esame che è stato definito nella scorsa legislatura certamente un provvedimento di guerra!
Ho visto le piazze piene, con persone del popolo capitanate da persone che siedono in quest'aula, che hanno detto che Pag. 93qui vi sono degli eversivi - ma cortesemente facciano i nomi, come li faccio io! -; persone che siedono in quest'aula e che sbandieravano le loro bandiere ad arcobaleno, che urlavano «Pace senza se e senza ma» e che oggi si trovano a votare in una posizione esattamente diversa rispetto a quella che hanno promesso al popolo.
Il mio capogruppo, Andrea Gibelli, mi ha detto: «Matteo, misura le parole!». Le ho misurate: traditori precisi (Una voce dai banchi dei deputati dei gruppi della maggioranza: Scemo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/8. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, colleghi, vogliamo illustrare il nostro ordine del giorno che è in totale opposizione all'ordine del giorno, su cui farà la dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi, presentato dagli onorevoli Sereni, D'Elia, Venier, Mantovani ed altri. Ci muoviamo cioè in una logica opposta, in una logica che viene dall'Agenzia dell'ONU per la lotta alle tossicodipendenze, quella che ha spinto il responsabile di quell'Agenzia a dire che l'acquisto dell'oppio per scopi legali, e in particolare per la produzione di farmaci antidolorifici, sottoponendo le coltivazioni a procedure di controllo con l'obiettivo di contrastare il narcotraffico, oltre che moralmente inaccettabile non servirebbe a nulla, in quanto le maggiori quotazioni del mercato illegale indurrebbero i coltivatori di oppio a soddisfare quel tipo di domanda.
Mi sembrano ragioni di assoluto buonsenso. Invito dunque alla riflessione quella parte dell'attuale maggioranza che su questi temi ha avuto posizioni diametralmente opposte a quelle che sottostanno all'ordine del giorno Sereni ed altri n. 9/2193/4, che ha una sua coerenza. In quest'aula per più di quindici anni, e ancora oggi, è presente un'anima cosiddetta libertaria, che ritiene, in questo caso l'acquisto di oppio, nel caso del dibattito sulle tossicodipendenze la liberalizzazione delle droghe, come un elemento di libertà di scelta e che quindi deve essere nient'affatto penalizzato. Vi è un'anima anche nel centrosinistra che invece lo ritiene sbagliato: allora vi invito a riflettere sul nostro ordine del giorno, ma anche sulla votazione che farete sull'ordine del giorno Sereni ed altri n. 9/2193/4.
Il nostro ordine del giorno era già stato presentato nelle votazioni precedenti sulla missione in discussione, anche durante il Governo precedente, che si era impegnato a fare in modo che l'indicazione importante e urgente di estirpare le coltivazioni di oppio in quello Stato, unica fonte sia per i signori della guerra che per i commercianti di morte e i terroristi internazionali di Al Qaeda, potesse realizzarsi in tempi ristrettissimi ed incidere laddove le fonti di finanziamento arrivano nelle casse dei terroristi presenti là, ma presenti anche qua, sul territorio e nello scacchiere europeo ed occidentale.
Chiediamo che ciò venga fatto con più forza ancora anche da questo Governo, in collaborazione con l'operazione interforze ISAF, e che al posto di quelle coltivazioni si aiutino i coltivatori e i contadini del popolo afghano a introdurre quella agricoltura e produzione biologica di cui tanto si è parlato anche nel nostro paese, tenendo qui alcune conferenze internazionali che esaltino il ruolo delle coltivazioni e dei coltivatori dei paesi d'origine.
Ora, non si capiscono una serie di posizioni contraddittorie, come quella di esaltare quel tipo di coltivazione biologica e l'altra, invece, di evitare di introdurla in un paese come quello afghano; non si capisce come non si possa tener conto dell'Agenzia contro il narcotraffico dell'ONU e invece si proponga l'acquisto in blocco di produzioni oppiacee da quel paese.
Non si capisce - lo dico con una battuta, ma vi invito a riflettere fino in fondo su quali saranno le conseguenze se fosse approvato l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 - per quale motivo comprare questa droga all'origine e non da un intermediario. Non si capisce, cioè, come si possa giustificare una lotta a tutto Pag. 94campo, legittima, giusta e sempre più necessaria, sul nostro territorio nei confronti dei commercianti di questa sostanza, che porta alla morte centinaia di migliaia di giovani, come stigmatizzare l'uso della cocaina e, poi, invece comprarla attraverso un acquisto in blocco laddove si produce.
Mi sembrano contraddizioni impossibili da conciliare, se non per un semplice fatto. Questo ordine del giorno, legittimamente annunciato da alcune forze politiche di estrema sinistra e dai radicali nelle passate settimane, è diventato una sorta di ordine del giorno dell'intera coalizione di maggioranza e si identifica, sempre più, come la condizione per cui alcune di queste forze possano votare l'intero provvedimento.
Mi sembra una mediazione al ribasso alla quale non solo mi oppongo, ma rivolgo alle forze dell'attuale maggioranza più oculate su questa materia un invito a guardare con attenzione a questo ordine del giorno che produrrebbe gravi danni e contraddizioni insanabili nell'ordinamento italiano.
PRESIDENTE. L'onorevole Lucchese ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/31.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor ministro, l'articolo 1, al comma 6-ter, prevede l'autorizzazione di una spesa di 50 mila euro (una piccola somma) per l'organizzazione a Roma di una Conferenza per le pari opportunità a difesa dei diritti umani delle donne e dei bambini nei territori in cui si svolgono le missioni all'estero, in occasione dell'anno europeo per le pari opportunità.
Valuto positivamente tale iniziativa, però non si comprende in base a quali criteri sia stata valutata la spesa, che non appare adeguata all'evento che si intende organizzare. Sembra che si sia voluto soltanto elargire una somma simbolica, perché magari, vi è qualcuno che organizza una conferenza di questo tipo a prezzi, come si suol dire, stracciati.
Chiedo, quindi, al Governo di provvedere affinché possa incrementare la somma attualmente stanziata, in modo che vi sia un buon esito della lodevole iniziativa, dato che non ritengo che con la cifra stanziata essa possa essere portata a termine in modo esemplare e meritorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Garnero Santanchè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/19.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, ci tengo ad illustrare il mio ordine del giorno per avere l'attenzione dell'Assemblea. Sono sotto gli occhi di tutti la condizione delle donne afgane e le discriminazioni, che sempre più sono rivolte nei loro confronti. Non voglio perdermi nell'illustrare ciò che le donne afgane vivono tutti giorni e devono sopportare sulle loro spalle. Vi sono certamente stati miglioramenti per quanto riguarda la loro partecipazione alla vita politica nel paese. Ricordiamo bene le immagini di quelle donne che sfidavano i cecchini e le violenze per andare a votare, mentre oggi possono partecipare alla vita politica del paese.
Non è una questione di appartenenza partitica. Non credo che vi possano essere divisioni di appartenenza, quando si parla di diritti umani. Sappiamo bene che in Afghanistan, anche se è stata varata la nuova Costituzione che recita che deve esservi piena parità tra uomo e donna, tale condizione è ancora molto lontana.
Oggi stiamo esaminando il decreto legge sul rifinanziamento delle missioni tra cui è compresa quella in Afghanistan e spero che il Parlamento non si divida sull'ordine del giorno da me presentato. Chiedo al Governo che si impegni, affinché parte delle risorse, che si mettono a disposizione della missione in Afghanistan, siano usate per la tutela delle donne. Sarebbe estremamente importante.
Non ho visto accenni alla questione femminile in Afghanistan. Credo che ciò non debba passare inosservato e che quest'Assemblea possa unirsi nel sostenere l'impegno del Governo contenuto in questo ordine del giorno. Infatti, ritengo che quando si parla di diritti umani, nessuno dovrebbe sottrarsi!
PRESIDENTE. Avverto i colleghi che la Presidenza intende portare a conclusione, possibilmente questa sera, la votazione dei 35 ordini del giorno presentati. In proposito vi è anche un'intesa tra i gruppi; quindi questa sera dovremmo concludere i nostri lavori con la votazione degli ordini del giorno.
Do questa informazione non per condizionare i colleghi, che hanno tutti i titoli per intervenire, ma per portarli a conoscenza dell'impegno che ci siamo assunti, per poi proseguire con la votazione finale del provvedimento nella mattinata di domani.
L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/17.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno si riferisce all'intricata questione esistente in Kosovo e nei Balcani in generale.
Con il presente decreto-legge si tratta il rifinanziamento della missione e appare opportuno sottolineare che il contingente italiano della brigata Pinerolo dal 15 maggio 2006 ha il comando in una zona molto difficile.
Il ruolo che i nostri soldati stanno svolgendo in questo territorio è indubbiamente assai importante. Sappiamo che vi sono ancora echi di quella guerra e che la situazione è molto tesa, spesso a causa anche delle diverse etnie presenti sul territorio.
La brigata Pinerolo sta svolgendo un'azione di presenza e di deterrenza per mantenere un ambiente sicuro, quindi una vera missione di pace. I compiti assegnati ai nostri militari riguardano attività di ordine pubblico, di controllo del territorio e dei luoghi di culto, perché per l'integrazione in Europa è molto importante che ci sia veramente la pace in Kosovo.
L'articolo 1 del decreto-legge in esame, attinente al finanziamento degli interventi di cooperazione allo sviluppo, nulla prevede in merito all'erogazione di fondi destinati appunto alla cooperazione allo sviluppo in Kosovo.
Sarebbe importante che il Governo accogliesse quest'ordine del giorno per dare un segnale, adottando le opportune iniziative anche normative, volte ad integrare le risorse economico-finanziarie, affinché i militari possano svolgere il loro ruolo di pace anche con strumenti diversi.
Ad esempio, vi è una radio gestita dai nostri militari - Radio Italia - che è ascoltata in tutta la nazione e che contribuisce a portare la pace, la conoscenza e l'integrazione tra europei. Ritengo quindi importantissimo che questa missione di cooperazione per lo sviluppo del Kosovo possa ricevere un'integrazione di finanziamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/35.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, colleghi, ho presentato un ordine del giorno sulla vicenda dei due militari israeliani rapiti lo scorso luglio, sulla quale è caduta una coltre di silenzio.
Mi rendo conto che questa vicenda presenta aspetti delicati. Purtroppo i familiari dei militari rapiti non hanno più notizie. Ritengo pertanto che sia importante che, in un'occasione come questa, si riaccendano i riflettori su tale questione.
So che il Governo italiano si è mosso in passato in tale direzione; però è forse opportuno che in quest'Assemblea, in Parlamento, tutti i colleghi ribadiscano unanimemente l'importanza di dare nuovamente risalto a tale vicenda e di intensificare gli sforzi in tutte le sedi, anche nelle istituzioni internazionali, per tentare di riallacciare quei rapporti, che permettano di addivenire ad una soluzione positiva o, quanto meno, a portare qualche nuova informazione ai familiari dei due militari che, tra l'altro, si sono recentemente recati in visita presso la Camera dei deputati.
L'invito rivolto con quest'ordine del giorno, sul quale intendo sensibilizzare il Governo, è che si faccia ancora di più rispetto a quanto sicuramente si sta già operando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/26.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che noto una forte contraddizione in seno alla sinistra, che si dimostra tanto preoccupata degli extracomunitari presenti in Italia, ma non altrettanto interessata alla condizione degli extracomunitari nei loro paesi di origine. Noi della Lega Nord da sempre abbiamo sostenuto l'importanza di aiutare e sostenere nei loro paesi le popolazioni in difficoltà; noi chiediamo per loro dignità e rispetto, consentendo l'ingresso nel nostro paese solo a chi abbia già garantito un lavoro (quindi una casa), proprio per questo motivo siamo criticati e demonizzati. La sinistra, che invece apre le porte a chiunque, vuole apparire generosa e solidale, in realtà destina milioni di persone alla clandestinità, all'emarginazione, alla solitudine e spesso alla delinquenza.
Noi vogliamo la tutela della dignità di tutti gli individui, quindi anche della donna. L'ordine del giorno presentato va in questa direzione: chiediamo che una quota consistente dei finanziamenti stanziati per le missioni militari all'estero sia riservata all'educazione della donna, tenuta volontariamente nell'ignoranza per meglio assoggettarla, schiavizzarla, asservirla ai voleri del maschio, il padre prima, il marito poi.
Domani, 8 marzo, è la giornata della donna e quindi vorremmo che veramente la donna venisse valorizzata. Sappiamo tutti che lo sviluppo ed il miglioramento di ogni società passano attraverso il miglioramento e lo sviluppo delle condizioni della donna. Ella è infatti la madre che insegna ai figli: se non è consapevole dei propri diritti e del proprio valore, non saprà educare i propri figli - vale a dire gli uomini ed i mariti di domani - al rispetto delle proprie madri, delle proprie mogli e delle proprie figlie.
È risaputo che il grado di arretratezza di un paese è direttamente proporzionale al grado di ignoranza e analfabetismo della popolazione, quasi sempre tenuta assoggettata proprio per non farla emergere. Piaghe sociali presenti in quei paesi quali l'infibulazione - quasi sempre voluta proprio dalle madri - la lapidazione delle donne (talora anche di quelle violentate), l'omicidio delle ragazze che non vogliono usare il velo (e che, magari, vogliono indossare i jeans) sopravvivono e rimangono salde proprio sulla base dell'ignoranza, nella quale vengono mantenute le donne.
Se veramente la sinistra volesse aiutare queste popolazioni dovrebbe approvare questo ordine del giorno, teso a soccorrerle a casa loro, ad evitare di snaturare la loro società sradicandole dai loro paesi ed a snaturare anche la nostra società importando 'fiumi' di popolazioni diverse, che nulla hanno a che fare con la nostra civiltà occidentale.
Anche la modernizzazione della società italiana è passata attraverso la scolarizzazione delle masse e delle donne in modo particolare; non è stato tanto il femminismo, ma proprio l'estensione della scolarizzazione a tutti, quindi anche alle donne, a permettere alla nostra società italiana di compiere passi da gigante.
Se la sinistra non votasse il mio ordine del giorno assumerebbe il significato di un togliersi la maschera pacifista, di solidarietà, per mostrare il suo vero volto, ipocrita, di chi a parole afferma di volere il bene...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. ... di queste popolazioni, ma nei fatti le vuole invece mantenere in uno stato di soggezione, di minorità, per meglio manipolarle, magari a scopo elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/20.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda la situazione del Kosovo. Ricordiamo bene la guerra ed il bombardamento ordinato Pag. 97dall'allora presidente D'Alema senza nemmeno il voto del Parlamento. Ricordiamo bene anche la forte opera di contrasto che la Lega Nord ha svolto contro tale operazione, un'opera di contrasto realmente pacifista, al di là delle chiacchiere, pur contro il «politicamente corretto», contro le posizioni generali (che, poi, si sono rivelate non tanto corrette...).
Ebbene, sembra che un piano del Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite miri a riconoscere una sorta di sovranità nazionale, che prefigura, di fatto, un'unilaterale proclamazione di indipendenza da parte dell'autorità di Pristina. Tuttavia, pare che il suddetto progetto non abbia il consenso della Serbia e della Russia. V'è anche il rischio che l'ipotesi di un Kosovo indipendente alimenti l'irredentismo albanese in Macedonia, che aggiungerebbe ulteriori problemi. Sappiamo, altresì, che l'UCK ha in mente un progetto di unica grande Albania islamica. Ciò causerebbe sicuramente forte instabilità nel Balcani, cosa della quale non si avverte alcuna necessità.
Pertanto, invitiamo il Governo a non avere fretta, a non riconoscere alcuna accordo sul destino del Kosovo fino a quando non sarà stato raggiunto un accordo complessivo al quale partecipino anche la Serbia e la minoranza serba del Kosovo. Questo per quanto riguarda il contenuto del mio ordine del giorno.
Se mi è consentito, desidero commentare brevemente l'episodio verificatosi poc'anzi. Al termine dell'intervento dell'onorevole Brigandì, abbiamo sentito rivolgere al collega, dai banchi della sinistra, l'epiteto «scemo». Ora, è di tutta evidenza che si possono avere opinioni discordanti; tuttavia, secondo noi, il rispetto e l'educazione sono sopra ogni cosa.
Comunque, il collega Brigandì si è reso disponibile - se il collega che ha pronunciato la parola vuole farsi riconoscere - a confrontarsi sulla questione in ogni modo. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MATTEO BRIGANDÌ. Dobbiamo fare un test d'intelligenza!
PRESIDENTE. È del tutto evidente che tutti i colleghi sono tenuti ad usare un linguaggio adeguato anche in occasione dei confronti più aspri.
L'onorevole Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/9.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno chiedo un'azione molto concreta da parte del Governo: il rifinanziamento del Medical City Hospital di Baghdad. Rivolgo il mio appello al Governo affinché sia mantenuto l'impegno assunto dall'Italia a favore delle popolazioni civili irachene. Il presidente Prodi ed il ministro D'Alema hanno più volte dichiarato di ritenere che le missioni civili debbano essere aumentate e rafforzate rispetto a quelle militari.
Cos'è avvenuto? Nel 2003, il Governo di centrodestra, grazie all'impegno forte del ministro degli esteri di allora, il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, ha deciso di finanziare la Croce rossa italiana al fine di impiantare un ospedale da campo e, successivamente, provvedere alla gestione di alcuni reparti del Medical City Hospital di Baghdad.
In particolare, la Croce rossa nel 2003 aprì, grazie a questi finanziamenti, un proprio reparto per grandi ustionati presso il Medical City Hospital della capitale, curando ben oltre 200 mila persone. Tutto questo nell'ambito dell'intervento complessivo italiano in Iraq: nel contesto dell'operazione denominata Antica Babilonia e nel quadro generale della quarta fase dell'operazione Iraqi freedom, era stata prevista una componente militare a garanzia della cornice di sicurezza dell'opera di ricostruzione del paese. Tuttavia, è avvenuto che, con la conclusione della missione italiana in Iraq, il Governo di centrosinistra, guidato da Romano Prodi, non ha provveduto a rifinanziare il Medical City Hospital di Baghdad, privando così di cure migliaia di persone e del posto di lavoro oltre cento famiglie di medici, infermieri e tecnici iracheni.
Allora, con il mio ordine del giorno chiedo al Governo quali siano gli intendimenti Pag. 98dell'attuale maggioranza in relazione al rispetto della decisione del rifinanziamento del Medical City Hospital di Baghdad, al fine di conciliare questa decisione con la volontà più volte manifestata di incrementare e rafforzare le missioni civili internazionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/16.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, interverrò per pochi minuti perché l'ora è tarda. Il mio ordine del giorno è estremamente semplice: noi chiediamo che il Governo si impegni ad adottare opportune iniziative per dotare i soldati italiani di tutte quelle altre armi difensive (materiali, veicoli, mezzi aerei e terrestri) che possano permettere loro di svolgere al meglio la propria missione ed assicurare un'adeguata protezione al nostro contingente attuale. Ciò si riferisce ovviamente sia al Libano, sia a quelle particolari situazioni a rischio come l'Afghanistan, dove all'aumentare - come si teme - della pressione militare dei nostri avversari, i nostri uomini e le nostre donne si trovino nell'impossibilità di difendersi adeguatamente.
Lo dicevo anche ieri in sede di audizione; ho rivolto specifiche domande ai nostri vertici delle Forze armate, chiedendo se i nostri uomini e le nostre donne siano sufficientemente tutelati da questo punto di vista. È stato fatto notare che lo sono per situazioni che di carattere normale o comunque non per l'impiego in un eventuale scenario bellico.
Allora, io chiedo che il Governo sia libero di intervenire immediatamente e soprattutto nel caso - Dio non voglia - vi fosse una recrudescenza delle situazioni, per dotare le nostre Forze armate di tutti gli armamenti necessari. Penso che non si debba guardare a spesa, quando sono in gioco delle vite umane, soprattutto dei nostri soldati o comunque delle nostre Forze armate. Da questo punto di vista, essi hanno il diritto di essere da tutelati al meglio e mi riferisco sia ai mezzi di difesa personale, sia ai veicoli.
Voi sapete che è molto grave la minaccia che proviene dalle mine nascoste lungo le strade. Si è visto che molti dei nostri veicoli non sono dotati degli strumenti per difendersi dai pericoli incombenti rappresentati delle mine. Queste possono scoppiare soprattutto sotto il pianale dei mezzi di trasporto, che peraltro dovrebbero essere corazzati. Da qui, la necessità di dotarsi di mezzi più moderni. L'Italia possiede mezzi moderni, benché non in numero sufficiente e senza ragionevole garanzia di sicurezza. Proprio perché si attende soprattutto in Afghanistan - e forse anche Libano - un peggioramento della situazione, chiedo che non si guardi a spese, ma che il Governo si assuma l'impegno di mantenere l'assoluto stato di difesa delle nostre truppe. Ciò con l'avvertenza, sottosegretario Intini, che se l'ordine del giorno verrà accolto come raccomandazione, io non accederò alla richiesta ed insisterò per la sua votazione. Infatti, voglio vedere quali deputati non saranno d'accordo su questo tipo di impegno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/28.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, credo che la missione in Afghanistan si presenti come un'occasione importante per l'Italia e per il nostro Parlamento per dire una parola significativa nei confronti dello spaccio di droga.
Senza «se» e senza «ma», l'Afghanistan è il maggior produttore di oppio al mondo, anzi, alcune stime danno la produzione di oppio vicina al 90 per cento della produzione mondiale. Attraverso il suo derivato acetilato, l'eroina, l'oppio invade i mercati mondiali e tra le varie droghe è senza dubbio la più devastante, perché più della cocaina, più di altri prodotti che inducono dipendenza, riduce la presenza delle endorfine fisiologiche fino ad annullarle del tutto, per cui diventa Pag. 99sempre più difficile uscire dall'inferno della droga.
A questo punto, io credo che, avendo «sottomano» il paese che produce il maggior quantitativo di droga, occorrerebbe un intervento mirato che fosse insieme un intervento militare e di polizia, ma soprattutto un intervento volto a favorire l'agricoltura afgana in modo da integrarla nei mercati europei e mondiali, predisponendo un piano molto articolato per fare in modo che questa agricoltura si risollevi ed il contadino afgano non sia così obbligato a coltivare l'oppio.
Quindi, da questo punto di vista, io credo che l'Italia possa svolgere un'utile azione anche attraverso una proposta strategicamente valida; pertanto il mio ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo a svolgere, nell'ambito delle sue competenze, una utile azione di proposta e di mediazione nei confronti dei paesi che sono convenuti in Afghanistan nell'ambito delle decisioni dell'ONU.
PRESIDENTE. L'onorevole Menia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/12.
ROBERTO MENIA. Il mio ordine del giorno prende spunto da una previsione contenuta al comma 8 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame. Per la precisione, esso riguarda la disposizione che prevede lo stanziamento di 300 mila euro per la cessione a titolo gratuito alle forze armate libanesi di rilevatori di ordigni esplosivi, in linea con la risoluzione ONU n. 1701 del 2006.
Prendo spunto da una disposizione particolare perché questa si inserisce nell'ambito di un disegno di legge che rifinanzia vari interventi sullo scenario internazionale di ordine militare ed umanitario da parte dell'Italia. Faccio presente allora come il nostro Parlamento abbia già avuto modo - ricordo che nella scorsa legislatura vi fu una discussione approfondita in proposito - di esprimere un voto all'unanimità contro le mine antiuomo.
L'ordine del giorno che io propongo e che ritengo possa essere tranquillamente accolto dal Governo, perché dovrebbe trovare una condivisione di intenti assoluta, si riferisce alla possibilità da parte italiana di intervenire in altri scenari con disposizioni analoghe. In particolare, esiste un impegno italiano in sede europea riguardante la situazione in Darfur, dove - come è noto - le cronache dicono che siamo arrivati a quasi mezzo milione di morti e sicuramente a più di due milione e mezzo di profughi, e non ci sono segnali, sia da parte delle autorità nazionali sudanesi sia da parte di altre organizzazioni nazionali o internazionali, di un tentativo di pacificazione, che dovrebbe passare certamente attraverso un cessate il fuoco che è stato concordato. In realtà vi è una dimostrazione di incapacità palese di proteggere quelle popolazioni dal genocidio e dai crimini di guerra.
Il Darfur sembra essere una delle zone, in assoluto, più minate. L'impegno che si richiede, quindi, al Governo, con questo ordine del giorno è quello di adottare le opportune iniziative volte a garantire l'individuazione di risorse economiche e finanziarie necessarie per incrementare le operazioni di sminamento in quell'area. È un po' quello che si fa con questo decreto-legge in Libano, affidandosi alle forze armate libanesi. Penso che anche in un altro scenario disgraziato del pianeta l'Italia dovrebbe svolgere il suo compito come sa svolgerlo, cioè con intelligenza, abilità e capacità.
PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2193/1.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/2193/1 riguarda la presenza delle nostre truppe in Libano. La Commissione affari esteri, poche settimane fa, ha avuto la opportunità di audire il capo di stato maggiore, ammiraglio Di Paola. In quella occasione, all'ammiraglio Di Paola è stato evidenziato che noi conosciamo, oggi, la situazione di alcune aree di crisi, nelle quali sono presenti le nostre missioni e che noi sappiamo che, in alcune di esse, cioè in Pag. 100Libano, in Afghanistan e in Kosovo, per motivi diversi la situazione può fortemente deteriorarsi. È possibile, infatti, se non addirittura probabile, che ci si trovi di fronte alla necessità, almeno, di importanti azioni di difesa di carattere bellico. In Afghanistan, forse, potrebbe essere necessario qualcosa di più di una semplice difesa.
A queste considerazioni, l'ammiraglio Di Paola, che è un galantuomo e una persona che non ama mentire ma che ha un alto senso delle istituzioni, ha risposto che, allo stato attuale, l'armamento in dotazione alle truppe italiane è sufficiente. Ma alla domanda volta a sapere, in modo particolare, se l'armamento sarà sufficiente qualora la situazione si deteriorasse, l'ammiraglio Di Paola, proprio perché è il galantuomo che dicevamo, non ha dato una risposta esatta e pertinente. Non avrebbe potuto fare diversamente perché tutti noi sappiamo - chi non lo sa non vuole saperlo o, semplicemente, mente a se stesso - che la dotazione delle nostre truppe, come diceva l'ammiraglio Di Paola, è sufficiente per la situazione in cui si trovano in questo momento. Tuttavia, sia in Kosovo, sia in Libano, sia, soprattutto, in Afghanistan tutti i segnali ci fanno pensare che, per motivi diversi, la situazione molto probabilmente si deteriorerà. In tal caso i nostri militari non sarebbero dotati di un armamento adeguato e sufficiente.
In Libano, in particolare, la missione UNIFIL attribuisce alle nostre truppe, e a quelle degli altri eserciti attualmente sotto il nostro comando, il compito di intervenire a fianco dell'esercito libanese per sorvegliare la zona, disarmare Hezbollah o impedire che possa riarmarsi, intervenire, su richiesta dell'esercito libanese, anche al di fuori della zona attualmente di nostra competenza e garantire per quanto possibile la tenuta del democratico e legittimo Governo del premier Fouad Siniora.
La situazione, come ripeto, potrebbe deteriorarsi e, come sappiamo, Hezbollah sta procedendo al proprio riarmo; infatti, a nord del fiume Litani, che segna attualmente il confine dell'area in cui sono stanziate le nostre truppe, sta procedendo - lo sappiamo con assoluta certezza - a creare nuove fortificazioni, a reintegrare di armamenti quelle già esistenti e a rifornirsi, presumibilmente attraverso il confine siriano o per mezzo di sbarchi notturni sulla costa, di nuove armi che reintegrino l'armamento distrutto dal bombardamento effettuato da Israele, nel corso della guerra della scorsa estate.
Se questo succederà e se al nostro esercito, come previsto dal mandato, venisse richiesto non solo di difendersi e di presidiare quella zona, ma anche di uscirne, per disarmare gli hezbollah insieme all'esercito libanese, abbiamo l'assoluta certezza che l'armamento e la dotazione in possesso del nostro esercito non sono tali da garantire l'incolumità dei nostri militari nello svolgimento del compito che è stato loro formalmente attribuito, anche da questo Parlamento per le votazioni precedenti, fino al 31 dicembre 2007.
L'ordine del giorno, quindi, chiede al Governo di riferire al Parlamento su quale sia, in caso di deterioramento della situazione, il grado di sicurezza sul quale le nostre truppe possono contare e di provvedere ad adottare quel minimo di armi indispensabili e necessarie per lo svolgimento del compito dei nostri militari, come potrebbe risultare necessario.
Qualora non fosse possibile, dopo l'accordo con il Governo libanese e con gli alleati, provvedere al giusto adeguamento dell'armamento e ottemperare agli obblighi previsti dal mandato, si chiede al Governo di ammettere pubblicamente - mi dispiace - ma vergognosamente, il fallimento della nostra missione e, al fine di salvare almeno l'immagine delle nostre truppe e la loro incolumità, di decidere apertamente per il loro ritiro.
Questo è il contenuto del mio ordine del giorno...
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta...
DARIO RIVOLTA. Ho ancora un minuto, Presidente?
Pag. 101PRESIDENTE. No, onorevole Rivolta, lei ha terminato il suo tempo.
DARIO RIVOLTA. Allora, interverrò in dichiarazione di voto su un altro ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, di cui è cofirmatario.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, questo ordine del giorno è firmato dai deputati Sereni, D'Elia, Venier, Mantovani, Donadi, Mattarella, Brugger, Villetti, Bonelli e Fabris.
Si tratta di un ordine del giorno che non allude neanche lontanamente ad un'ipotesi antiproibizionista sulla droga. È una proposta che ha scopi umanitari, ma anche politici, strettamente legati alla situazione in Afghanistan, soprattutto in considerazione di una discontinuità con il passato e di una soluzione che in prospettiva non sia esclusivamente militare.
In questi giorni ho sentito dire cose francamente allucinanti nelle dichiarazioni rese ai giornali, ma anche in quest'aula, sulla questione dell'oppio e sulla proposta contenuta nel nostro ordine del giorno. Si è parlato addirittura di narcotraffico legalizzato, di un Governo che diventa narcotrafficante e dell'Italia mercante di oppio e finanziatrice dei talebani e dei produttori di oppio.
La proposta del nostro ordine del giorno è la stessa che fa da anni la Croce rossa internazionale, che non mi pare sia un'organizzazione dedita al narcotraffico. La Croce rossa condivide tale proposta proprio per i fini umanitari che la ispirano (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
L'oppio non è materia del demonio, come era considerato lo zolfo nel Medioevo. L'oppio, come peraltro lo zolfo, può essere adoperato anche a fini terapeutici medico-scientifici. La coltivazione di oppio - lo ricordo ai colleghi - è già legale in alcuni paesi europei, come la Francia, l'Ungheria e la Spagna; Australia e India producono oppio legale per ricavarne la morfina, che serve nella terapia del dolore. Non mi pare che siano Stati narcotrafficanti, ma questa produzione è assolutamente insufficiente per rispondere alla domanda mondiale di morfina a fini terapeutici.
È paradossale, invece, che in Afghanistan, dove si producono 6.100 tonnellate di oppio ogni anno non esista morfina per la terapia del dolore e che negli ospedali afghani si continua ad operare chirurgicamente senza anestesia. Mi pare una forma di razzismo quella per cui l'80 per cento della morfina prodotta a livello mondiale viene consumata in soli dieci paesi, occidentali e ricchi, mentre nei paesi in via di sviluppo, che costituiscono l'80 per cento della popolazione mondiale, si consuma solo il 10 per cento di morfina.
In Africa, dove l'AIDS sta distruggendo intere popolazioni, la morfina è sconosciuta e i malati terminali muoiono tra atroci sofferenze.
È una proposta umanitaria quella che avanziamo, peraltro in una prospettiva di là da venire: non è per oggi, tanto meno per domani.
Non proponiamo di acquistare l'oppio né dai talebani né dai signori della guerra né dai signori della droga. Semmai, proporremmo, ma non lo facciamo neanche in quest'ordine del giorno, di sottrarre ai talebani, ai signori della droga e ai signori della guerra l'arma micidiale dell'oppio illegale che costituisce un'ipoteca sulla vita civile, sulle stesse istituzioni e sulle prospettive di Stato di diritto in Afghanistan.
Più precisamente, con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo italiano non di acquistare l'oppio afgano, ma - e cito testualmente il dispositivo -, di sostenere nelle sedi internazionali competenti (quindi, le Nazioni Unite), ogni iniziativa tesa ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio, anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite di oppio in Afghanistan in colture legali, ai fini dell'utilizzazione dell'oppio medesimo per le terapie del dolore.
È questo che noi proponiamo.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia...
SERGIO D'ELIA. Non vedo i talebani, non ci sono i narcotrafficanti né i signori della guerra.
Mi avvio alla conclusione, ricordando che gli interlocutori sono le Nazioni Unite, il Governo afgano, che deve essere d'accordo e, semmai, i piccoli agricoltori afgani che sono oltre due milioni e che vanno sottratti al ricatto e al controllo dei talebani (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Gregorio Fontana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/5.
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, ho presentato quest'ordine del giorno, in quanto, nei giorni scorsi, vi sono state alcune denunce da parte di determinati membri del Governo britannico, in particolare del viceministro Kim Howells che alla Camera dei comuni ha reso la seguente dichiarazione (la cito dal resoconto stenografico): so di nazioni che hanno inviato elicotteri che potrebbero benissimo starsene parcheggiati nei principali aeroporti europei, visto il valore del contributo che danno in alcune regioni afgane.
Ebbene, dopo questa dichiarazione, sono stati pubblicati diversi articoli di stampa che hanno individuato anche nell'Italia una nazione a cui il viceministro Howells faceva riferimento.
Questo è un fatto molto delicato e grave, perché, negli ultimi tempi, la situazione in Afghanistan è particolarmente critica: vi è la necessità di portare a termine alcune operazioni, quali le evacuazioni mediche da parte degli alleati e le truppe, impegnate nelle zone dove i combattimenti sono più aspri, hanno la necessità di compiere questi interventi.
Dunque, i nostri elicotteri, secondo quanto riferito da alcuni giornali, erano indicati tra i mezzi non particolarmente operativi e solidali in queste operazioni di soccorso.
Con quest'ordine del giorno, chiediamo che gli elicotteri dislocati in Afghanistan siano utilizzati per queste operazioni e che sia espressa solidarietà ai nostri alleati impegnati in prima linea. Gli AB212, che sono di stanza a Kabul, tra l'altro, sono particolarmente idonei a questo tipo di operazioni di soccorso, perché possono contenere quasi sei barelle per gli eventuali feriti; quindi, sono particolarmente operativi.
Chiedo al Governo di esprimere parere favorevole su quest'ordine del giorno; in tal modo, si potrebbero fugare i dubbi sull'incapacità e sulla mancanza di solidarietà da parte delle nostre truppe.
PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno. Invito pertanto il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il sottosegretario Verzaschi esprimerà il parere sugli ordini del giorno che riguardano il Ministero della difesa, io sui restanti ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Zulueta n. 9/2193/2, con la proposta - che peraltro è stata accolta dai presentatori - di riformulare la prima parte dell'ultimo capoverso del dispositivo, sostituendo le parole: «a sollecitare il comando Nato di Kabul (ISAF)» con le seguenti: «ad avviare un dibattito nelle competenti istanze politiche della NATO, volto».
PRESIDENTE. L'onorevole presentatrice ha accolto la sua riformulazione?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Sì, signor Presidente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bonelli n. 9/2193/3, mentre accetta l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4
(Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell'espressione del parere favorevole sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, risulta Pag. 103precluso il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Volontè n. 9/2193/8.
LUCA VOLONTÈ. È una vergogna !
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Volontè n. 9/2193/8, di cui è precluso il primo capoverso; non accetta altresì l'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9, che può essere comunque trasformato in una interrogazione.
PRESIDENTE. Signor viceministro, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9 il parere è contrario?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Sì, signor Presidente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gasparri n. 9/2193/10, mentre non accetta gli ordini del giorno La Russa n. 9/2193/13 e Migliori n. 9/2193/15. L'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2193/18 è precluso per quanto riguarda le premesse, mentre si accetta il dispositivo.
PRESIDENTE. No, le premesse non sono precluse. Mi pare che lei intenda dire che il parere è contrario alle premesse, mentre è favorevole per il dispositivo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Le premesse sembrerebbero in contraddizione con l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, perché tra l'altro recano: «(...) premesso che qualsiasi iniziativa volta a consentire la possibilità di acquistare l'oppio (...) contrasterebbe con le misure (...)». Comunque, il Governo ne accetta il dispositivo.
PRESIDENTE. In effetti, le premesse sono precluse. Il Governo dunque è favorevole al dispositivo di tale ordine del giorno.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo accetta gli ordini del giorno Garnero Santanchè n. 9/2193/19 e Garavaglia n. 9/2193/20, quest'ultimo purché riformulato come peraltro abbiamo concordato con i presentatori, nel senso di sostituire il dispositivo con il seguente: «Invita il Governo ad adoperarsi in sede ONU per una soluzione sul destino del Kosovo pacifica e condivisa da tutte le parti».
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2193/20 accettano tale riformulazione.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2193/23, purché il dispositivo sia così riformulato: «Impegna il Governo e in particolare il Ministero degli affari esteri affinché l'utilizzo del personale locale avvenga solo dopo che sulla base delle informazioni fornite dalle ambasciate italiane competenti sia stata esclusa l'esistenza in loco delle professionalità richieste per la realizzazione delle iniziative di cooperazione previste dal presente decreto». Peraltro, l'onorevole Paoletti Tangheroni concorda con tale riformulazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lazzari n. 9/2193/24, Goisis n. 9/2193/26, Quartiani n. 9/2193/27, Fasolino n. 9/2193/28 e Pinotti n. 9/2193/30. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lucchese n. 9/2193/31 e Giuditta n. 9/2193/32, mentre accetta l'ordine del giorno Affronti n. 9/2193/33.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cioffi n. 9/2193/34 ed accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2193/35.
PRESIDENTE. Invito il sottosegretario Verzaschi ad esprimere il parere sugli ordini del giorno per i quali è competente il Ministero della difesa.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Rivolta n. 9/2193/1, Cossiga n. 9/2193/6, Cicu n. 9/2193/7, Pag. 104Ronchi n. 9/2193/11, Ascierto n. 9/2193/14, Bricolo n. 9/2193/21, Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29.
Il Governo accetta invece l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2193/5 nonché l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2193/16, purché nel dispositivo le parole: «volte a dotare i soldati italiani» siano sostituite dalle seguenti: «a continuare a dotare i soldati italiani»; altrimenti, sembrerebbe che quest'ultimi non siano dotati di mezzi per potersi adeguatamente difendere.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Zacchera accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2193/16 e non insiste per la votazione.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Infine, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Menia n. 9/2193/12, Frassinetti n. 9/2193/17 e Fallica n. 9/2193/22.
PRESIDENTE. Chiedo se vi è qualche collega che intende intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4.
PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 è stato accettato dal Governo, secondo la prassi non sarà posto in votazione.
CARLO GIOVANARDI. Allora chiedo di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, debbo una risposta al collega Della Vedova, poiché quando è stata avanzata la proposta dell'onorevole D'Elia non mi sono espresso né a favore, né contro la stessa, ma ho fatto presente che l'importante tema meritava un approfondimento.
Si dà il caso che questa proposta vada in rotta di collisione con la comunità internazionale perché quattro giorni fa l'International narcotics control board di Vienna ha presentato il suo rapporto annuale, confermato anche dall'Assemblea parlamentare della NATO, in cui stronca attraverso dati di fatto la proposta di cui sopra.
Le scorte di oppio - mi riferisco ai documenti ufficiali del board - per produrre analgesici e morfina legale per gli ospedali sono abbondanti e coprono il fabbisogno mondiale per oltre due anni.
Secondo il rapporto, che potete trovare in rete, questa carenza non esiste; verosimilmente se si volesse estendere il trattamento anche ad altri paesi - ad esempio, quelli africani - questo richiederebbe un lungo lavoro formativo sui medici prescrittori e la costituzione di una rete di distribuzione, oggi inesistente in alcune aree del mondo. Questo richiederebbe anni e non modificherebbe assolutamente questo bilancio fra produzione e necessità, che oggi non esiste.
Ci sono poi paesi come la Russia e la Cina, i quali hanno particolarmente sottolineato che le loro metodologie per il dolore spessissimo non includono i morfinici.
Anche dove questa produzione è consentita - per esempio in India, un paese abbastanza stabile dal punto di vista politico-militare - si stanno verificando episodi di diversione verso l'uso illegale. Possiamo immaginare che nell'attuale Afghanistan qualcuno sia in grado di garantire che la produzione legalmente autorizzata non venga stornata in canali illeciti, soprattutto in quelle parti del territorio controllate dai talebani?
Il board ha fatto poi presente che il prezzo da pagare ai contadini per l'oppio corrisponderebbe a circa un quinto di quanto offerto dai narcotrafficanti.
Appare ovvio ed evidente che i contadini sarebbero incentivati dal mercato illegale ad assumere una copertura legale per vendere poi a chi paga cinque volte il prezzo, a meno che in Afghanistan, in Colombia o in Bolivia qualcuno pensi di Pag. 105aumentare di cinque volte il prezzo per finanziare direttamente il terrorismo e la guerriglia nelle aree fuori controllo.
La comunità internazionale in Afghanistan ed in Bolivia sta invece cercando di disincentivare la produzione di oppio; in alcune aree ciò è avvenuto, perché i contributi erogati hanno portato allo sradicamento della produzione del papavero. Pertanto, anche con la cooperazione dei coltivatori, come risulta nel rapporto di quest'anno del board, se vi è volontà politica si può arrivare a ridurre la produzione ed il consumo dell'oppio.
Voglio ricordare che l'anno scorso a Vienna ho incontrato una delegazione iraniana. L'Iran è il paese che paga il prezzo più alto rispetto all'invasione del narcotraffico: migliaia di ragazzini iraniani muoiono, perché dai confini dell'Afghanistan viene esportato l'oppio illegale in Iran e una delle preoccupazioni maggiori di quel Governo è proprio quella di contrastare il narcotraffico.
Il Governo iraniano, che fa parte del board, è uno dei più decisi nel contrastare ogni ipotesi come quella che oggi il Governo italiano ha in qualche modo avallato. Mi riferisco all'iniziativa dell'onorevole D'Elia, che purtroppo ci porta ad un nuovo strappo con la comunità internazionale. Mentre gli organismi internazionali dell'ONU e della Nato fotografano ufficialmente una certa realtà, rilevando che la soluzione proposta è dannosa e controproducente, il Governo italiano si pone in una posizione di scontro perdente nei confronti di tutta la comunità internazionale. Ciò accade purtroppo - lo devo dire ai colleghi che esprimeranno un voto favorevole su questo ordine del giorno - sulla base di presupposti di fatto economici, che sono del tutto falsi, perché tutto parte della premessa che non vi sia morfina sufficiente a coprire il mercato mondiale.
Vi sono scorte per due anni, pertanto è inutile che sottolinei che l'iniziativa del collega D'Elia è del tutta ideologica (Commenti del deputato D'Elia) e porta a sostenere una sorta di legalizzazione della produzione e del consumo dell'eroina, anche in questo come primo passo per arrivare poi a ciò che, onestamente, gli antiproibizionisti sostengono, vale a dire la legalizzazione dell'uso delle sostanze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2193/20, presentato dal gruppo della Lega Nord e che opportunamente il Governo ha accettato, secondo il quale si dovrebbe sviluppare una nuova politica della comunità internazionale nei confronti del popolo serbo. Il popolo serbo viene trattato a livello internazionale, nonché dall'ONU, come un «calimero» di serie B. Infatti, i principi dell'inviolabilità dei confini e dell'autodeterminazione dei popoli confliggono sempre in danno dei serbi.
Per quanto riguarda il principio dell'inviolabilità dei confini, i serbi sono stati brutalmente espulsi da territori quali l'Ucraina e la Slavonia, in cui abitavano da secoli. In nome dell'autodeterminazione dei popoli, i serbi vengono espulsi oggi dal Kosovo in cui pure abitavano. Vi è, quindi, un popolo che, sulla base delle determinazioni del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ahtisaari, dovrebbe sempre subire, senza il diritto di presentarsi come una nazione libera e indipendente (oggi è fortunatamente democratica).
Sono lieto che il Governo abbia accettato tale ordine del giorno e mi auguro che vi sia un'equiparazione di trattamento tra le nazioni, senza favoritismi per qualcuno, come gli albanesi del Kosovo o i croati della Slavonia e dell'Ucraina; non si può essere continuamente contrari al principio di autodeterminazione di popoli come quello dei serbi di Bosnia a cui non viene consentito di raggiungere la nazione madre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
Pag. 106
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, vorrei esprimere la mia posizione contraria sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4.
Conosciamo tutti la valenza puramente indicativa che rivestono gli ordini del giorno, perché tutti li utilizziamo come sostitutivi di norme. Anche questo ordine del giorno, in realtà, è la conferma dell'indecisione che caratterizza questa maggioranza.
L'ipotesi di facilitare la legalizzazione di coltivazioni dell'oppio per uso farmaceutico era stata prevista in una parte del testo del decreto-legge, ma successivamente gli stessi relatori hanno proposto la soppressione della norma, a dimostrazione dell'indecisione dello schieramento della presunta maggioranza anche su tale tema.
Avete proposto la norma, l'avete tolta e avete detto ai proponenti di presentare un ordine del giorno. Un ordine del giorno non si nega a nessuno! Quindi, i presentatori dell'ordine del giorno sanno benissimo che questa è una grida manzoniana, anche perché vorrei capire come l'Italia da sola possa risolvere una questione che investe la comunità internazionale (sappiamo che è portata avanti con molta fatica, perché gli impegni assunti a livello ONU non sempre sono stati coronati da successo). Tuttavia, la proposta di una legalizzazione della coltivazione dell'oppio per uso farmaceutico dei prodotti ricavati da queste coltivazioni è stata criticata negli ultimi giorni anche da esponenti noti della sinistra. Cito fra tutti il professor Arlacchi, che ha ricoperto vari ruoli - è stato componente di questo Parlamento, è stato ai vertici delle Nazioni Unite - e che in questi giorni ha contestato la validità dell'ipotesi. Eppure egli è persona molto lontana dalle posizioni politiche dello schieramento di centrodestra!
Entrando nel merito dell'ordine del giorno, sottolineo la sua irrealizzabilità. Esso si fonda sull'illusione che la coltivazione legalizzata dell'oppio demotiverebbe coloro che ricavano più fondi da uno spaccio illegale di queste sostanze, che si dovrebbero pagare a prezzi rilevanti.
Va sottolineata anche la scarsa necessità di questi farmaci antidolorifici, che sono già ampiamente disponibili sul mercato. Le coltivazioni di oppio vanno distrutte! La riconversione delle colture è un'esigenza primaria; la coltivazione di papavero e la produzione di oppio va contrastata semmai con maggiore decisione, anche dalla comunità internazionale e dall'Italia, che spende soldi per le missioni umanitarie e militari in Afghanistan e certamente dovrebbe essere più rigida, insieme a tutta la comunità internazionale, nel pretendere la distruzione di quelle coltivazioni, non la loro presunta legalizzazione!
Concordo con le osservazioni del collega Giovanardi: c'è un messaggio surrettizio in questo ordine del giorno e in questa discussione, sostanzialmente una sorta di santificazione delle sostanze. Questo è l'obiettivo reale! Si sa che l'ordine del giorno non produrrà alcun effetto; lo sapete benissimo! Vi hanno cancellato, cari promotori dell'ordine del giorno, la norma dal decreto-legge! I relatori hanno presentato l'emendamento! Quindi, siete stati sbugiardati e sconfessati!
Questo è un «decreto sofferenza» per il centrosinistra, perché proroga missioni militari in contesti delicati come quello dell'Afghanistan - questa è la realtà -, dove ci sono conflitti e non ci sono solo aspetti secondari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ci sono anche altri aspetti strani: c'è un ordine del giorno presentato dal centrosinistra che chiede informazioni sugli istituti di vigilanza che dovranno garantire la sicurezza. Infatti, con questo decreto-legge noi diciamo che in Iraq, rimandati a casa i soldati, saranno gli istituti di vigilanza, o non si sa meglio chi, a dover garantire, con personale locale iracheno, la sicurezza di coloro che sono lì per missioni umanitarie. Auguri! Speriamo bene! Chissà chi saranno questi personaggi locali assoldati con soldi italiani! Forse faranno part time i protettori dei volontari e part time i terroristi: la mattina metteranno le bombe e il pomeriggio cercheranno di dire come si devono evitare...Pag. 107
Ci sono mille problemi per voi nel dire «sì» a una missione militare che non volete e che però dovete prorogare: questi strani sistemi di sicurezza per i volontari - in un altro contesto, passando dall'Afghanistan all'Iraq -, tanto che voi stessi, con un ordine del giorno, chiedete più controlli per capire una vicenda è che molto strana... Un tentativo di parlare bene di oppio, morfina e quant'altro, sapendo che questo ordine del giorno è il frutto della sconfitta dei proponenti, bocciati dagli stessi relatori che hanno detto «no» a quella norma.
In ogni caso - e concludo, Presidente -, riteniamo che le coltivazioni di papavero vadano distrutte, perché nel mondo deve circolare meno droga; non bisogna fare il narcotraffico di Stato per favorire i terroristi e i talebani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, non sono stato più di tanto sorpreso dal fatto che il Governo abbia accettato l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, ma sono molto sorpreso che gli uffici l'abbiano dichiarato ammissibile. Ritengo che questo ordine del giorno sia inammissibile, perché - vorrei essere smentito su questo - a me risulta che in Afghanistan, paradossalmente, la coltivazione di papavero da oppio sia illegale. Chiedo agli uffici di verificare se quello che a me risulta sia vero. Infatti, se in Afghanistan la coltivazione - anche se è paradossale - risultasse, come a me sembra, illegale, non sarebbe possibile ipotizzare una distinzione tra coltivazioni legali ed illegali e noi commetteremmo una intromissione in una legislazione di Stato straniero. Quindi, in questo caso, sarebbe inammissibile un ordine del giorno che contenesse questo argomento.
Anche se così non fosse, signor Presidente, questo ordine del giorno, animato da buone intenzioni, è totalmente condivisibile, fino all'ultima frase. È condivisibile fino a quando dice «riconversione delle colture»; ma quando dice da «illecite» in «legali», e per questo scopo che è stato presentato, mi pare che i presentatori - ahimè! - non conoscano - o non ricordino - quali sono le regole del mercato. Possiamo acquisire un'intera produzione per toglierla dal mercato se la produzione stessa è, di per sé, limitata. Aumenterà il prezzo, ma solo se la produzione è potenzialmente limitata Tuttavia, in Afghanistan i territori oggi coltivati a papavero da oppio sono ancora una minima quantità rispetto a quelli che potrebbero essere coltivati e, a questo punto, se si aumentasse la quantità della domanda, andando a cercare sul mercato l'oppio che servirebbe per scopi terapeutici, non lo si toglierebbe a chi ne fa un uso lecito, ma semplicemente si invoglierebbero i contadini ad aprire altri campi di coltura e, quindi, ad aumentare la quantità della produzione stessa di oppio. Dunque, si verificherebbe il paradosso per cui, a breve termine si avrebbe un aumento del prezzo sui mercati, che dovremo pagare noi, mentre una parte sicuramente andrebbe a soddisfare la domanda illegale per mantenere il canale di contatto e, in un momento successivo, si avrebbe un aumento globale della produzione. Tra l'altro, se anche fosse realizzabile l'ipotesi prospettata dai colleghi Sereni, D'Alia ed altri - cosa che non è, perché il mercato ha le sue regole, piaccia o non piaccia - per quanti anni funzionerebbe? Per quanto tempo? Indefinitamente? Fino a quando riusciremmo a comprare? A quali prezzi? A prezzi sempre crescenti? In quali quantità? In quantità sempre crescenti? Dovremmo creare i malati apposta per usare l'oppio su di loro?
Chiedo, comunque, agli uffici di verificare se corrispondano al vero le informazioni in mio possesso, secondo cui oggi non è legale alcuna coltivazione di papavero da oppio in Afghanistan. Se così fosse, con quest'ordine del giorno, accettato dal Governo, ci intrometteremmo nella legislazione vigente in uno Stato straniero, auspicandone la modifica, cosa Pag. 108che normalmente e notoriamente è sempre stata ritenuta inammissibile da parte della Presidenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, lei sa molto bene che deve rivolgersi alla Presidenza e non agli uffici. La Presidenza le risponde che il testo dell'ordine del giorno Sereni n. 9/22193/4, che voglio rileggere insieme a lei, è tale per cui prescinde da ogni valutazione sulla possibilità che sia illegale - o ritenuta tale - la coltivazione dell'oppio in Afghanistan. Infatti, si dice: «(...) ogni iniziativa tesa ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione ed al commercio illegale di oppio (...)» - strategia di contrasto - «(...) anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite (...)», quindi anche attraverso questa possibilità.
Per quanto riguarda l'ultima parte delle questioni da lei sollevate, onorevole Rivolta, ovviamente la Presidenza non è tenuta a rispondere. Voglio semplicemente dire che lei conosce molto bene la distinzione tra un ordine del giorno e un provvedimento di legge. Eventualmente, quest'ultima sarà la sede per discutere delle questioni che lei ha, da ultimo, sollevato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova.
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, l'onorevole Della Vedova, che appartiene al suo gruppo, sta per intervenire. Egli potrà raccogliere il suo pensiero... Penso che interverrà anche a suo nome...
DARIO RIVOLTA. Ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, interverrà successivamente sull'ordine dei lavori. Ho già dato la parola all'onorevole Della Vedova.
Prego, onorevole Della Vedova, ha facoltà di parlare.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io vorrei svolgere alcune brevi considerazioni sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4. Credo che sia un «fuor d'opera», come pure molti colleghi hanno fatto, inserire la discussione di questo ordine del giorno nel quadro proibizionisti-antiproibizionisti.
Credo che questo ordine del giorno vada affrontato e discusso nella sua letteralità - che peraltro il Presidente ha appena avuto modo di rileggere - e che vada inserito nell'ambito, come è scritto, di una «strategia di contrasto» al narcotraffico, che finanzia coloro che in Afghanistan hanno un progetto antitetico al nostro, che invece è quello di stabilizzare nella legalità e nella democrazia la società civile e politica afgana.
Il collega Giovanardi ha detto che vi sono i magazzini pieni: io ho passato qualche ora sui siti Internet dell'ONU per cercare i dati, e obiettivamente vi è una puzzle di dati da cui è difficile uscire. Vi è un dato di fatto, però, e cioè che esiste un mercato per la produzione legale di oppio. Noi europei sappiamo che si ha a che fare con i mercati-non mercati di prodotti agricoli, dove non c'è libertà di produzione. A maggior ragione per quanto riguarda l'oppio, vi sono alcuni paesi, la Tasmania, quindi l'Australia, l'India, la Turchia, ma anche la Francia e la Spagna, ai quali vengono assegnate delle quote di produzione legale di oppio.
Ciò che questo ordine del giorno chiede, e non c'entra nulla discutere di droga, di diffusione o altro, è se noi vogliamo in quella strategia di contrasto al traffico illegale di oppio, al narcotraffico, nel tentativo di ridurre le fonti di finanziamento dei nostri nemici in Afghanistan, assegnare una parte di quella produzione legale ai produttori e ai contadini afgani.
Credo che sia una proposta ragionevole, formulata in un modo estremamente prudente, rinviando la definizione alle sedi internazionali opportune. Pensiamo solo al caso italiano. Tra il 2004 e 2005 le dosi di Pag. 109prodotti farmacologici derivanti dall'oppio, dalla morfina in particolare, ma non solo, sono passate da 7 a 22 milioni, in conseguenza dell'approvazione della legge sulle terapie del dolore.
Il consumo è in crescita. Certo, vi è un problema di prezzo, ma qui il know-how europeo su come si interviene a sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli o para-agricoli ci verrebbe tranquillamente in soccorso. Certo, esistono soluzioni alternative, quelle dell'eradicazione della riconversione delle colture. In paesi vivaci, diciamo così, ma non quanto l'Afghanistan, si compiono questi tentativi finanziati con milioni o miliardi di dollari (pensiamo alla Colombia) e i risultati sono pessimi. I piani ONU di riconversione, quelli ad esempio di Arlacchi, che siglò un accordo con i talebani, riconoscendo lui per primo come vicesegretario dell'ONU un regime che non riconosceva nessun altro al mondo, hanno portato a risultati obiettivamente e storicamente fallimentari (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
Credo che riconsiderare - concludo, signor Presidente - la possibilità di riconoscere una quota di produzione legale di oppio, che al mondo serve e servirà sempre di più, anche ai contadini afgani, come si fa con quelli indiani o con quelli tasmaniani, sia una soluzione, per di più formulata in modo prudente e ragionevole.
Ritengo che sia corretto che il Governo intenda promuovere una seria valutazione di questa prospettiva nelle sedi internazionali, e il traffico di droga, il consumo di droga, il proibizionismo e l'antiproibizionismo con questo hanno poco a che fare (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La pregherei però di intervenire proprio sull'ordine dei lavori, essendo già intervenuto nel merito.
DARIO RIVOLTA. Certamente, intervengo sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
Volevo invitarla, come Presidenza, proprio a riconsiderare l'ipotesi di dichiarare inammissibile l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, perché oggi abbiamo una situazione in cui l'eventuale acquisto, anche per scopi terapeutici, da parte delle comunità internazionali di oppio in Afghanistan, secondo le modalità suggerite nell'ordine del giorno in esame, dovrebbe essere fatto sul mercato nero, a meno che non avvenga una modifica nella legislazione dell'Afghanistan.
Allora, posto che noi non possiamo deliberare modifiche legislative in uno Stato estero, la invito a riconsiderare l'ammissibilità dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4
(Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
LUCA VOLONTÈ. Ha ragione!
PRESIDENTE. La Presidenza ha già valutato (lei sa che la Presidenza non può intervenire nel merito più di tanto) e, così com'è formulato, l'ordine del giorno non pone profili di inammissibilità. È evidente che si tratta di impegnare il Governo a promuovere iniziative sul piano internazionale e quella sarà la sede in cui verrà sicuramente valutata la legalità degli interventi. Non dubito assolutamente che le istituzioni internazionali non promuovano interventi che non rispondano a requisiti di legalità.
In ogni caso, per quanto riguarda la Presidenza, la valutazione è stata effettuata e viene confermata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, sono cofirmatario dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 e mi rammarico veramente delle argomentazioni che ho sentito portare nel dibattito, ad esempio ieri, dall'onorevole Bocchino e dal collega Volontè. Una cosa è affermare che non si è d'accordo per i motivi addotti dall'onorevole Pag. 110Rivolta e altro è accusare di voler comprare droga dai talebani e di voler finanziare i «signori della guerra». Sono accuse inaccettabili che non dovrebbero albergare nel nostro dibattito.
Sono d'accordo con le parole che ha speso l'onorevole D'Elia per illustrare e difendere il testo di questo ordine del giorno. Vorrei ricordare, fra l'altro, che nell'ordine del giorno che lei, signor Presidente, non ha letto completamente vi è il riferimento all'applicazione di una direttiva che il Parlamento ha già dato al Governo con un atto di indirizzo approvato il 19 luglio scorso.
Capisco che bisogna trovare argomenti dell'ultimo minuto per cercare contraddizioni o problemi o chissà quali incongruenze nella posizione della maggioranza, ma ricordo che nell'atto di indirizzo che abbiamo votato a luglio impegnavamo il Governo all'elaborazione di un piano efficace di riconversione delle colture di oppio anche ai fini di una loro parziale utilizzazione per le terapie del dolore. Mi sembra che l'ordine del giorno che il Governo oggi accoglie rappresenti un passo in avanti verso una direzione che il Parlamento ha già stabilito per il Governo.
È vero che a livello internazionale vi sono ampi dibattiti sulla questione. Non vi è solo la Croce rossa internazionale che, spero, non vogliate considerare come un «demonio», ma vi è anche l'Organizzazione mondiale della sanità, che denuncia una carenza di terapia del dolore in gran parte dei paesi del mondo.
È vero, come dice l'onorevole Giovanardi, che quella organizzazione che fa parte del sistema delle Nazioni Unite ha parlato del mercato attuale, ma il mercato attuale insiste soprattutto nei paesi (per dirla in altre parole) ricchi, i cui cittadini e i cui sistemi sanitari possono permettersi di accedere all'acquisto della morfina che attualmente è sul mercato. Noi, invece, pensiamo che vada aumentata la produzione di morfina per offrire sollievo a quelle persone che muoiono in paesi che hanno dieci dollari di reddito mensile per ogni abitante e ciò si può fare solo aumentando la produzione.
LUCA VOLONTÈ. Diamogli da mangiare, non la morfina!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Diamogli da mangiare!
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lasci concludere l'onorevole Mantovani.
RAMON MANTOVANI. Perché, onorevole Volontè, è così eccitato da questo tema? Non capisco. Del resto, parlare di morfina dovrebbe calmare gli animi e non eccitarli così tanto...
LUCA VOLONTÈ. Infatti, vedo che sei calmo!
ROBERTO SALERNO. Vergogna!
CESARE CAMPA. Vergogna!
PRESIDENTE. Lasciate parlare il collega Mantovani.
RAMON MANTOVANI. Uno dei paesi che, attualmente, è autorizzato alla produzione legale di oppiacei è la Turchia e l'efficacia della riconversione delle produzioni da illecite a legali ha fatto sì che in Turchia venisse eliminata la produzione illegale e fosse ricondotta nell'ambito della legalità anche quella parte di produzione che i contadini portavano avanti. Chi ha memoria si ricorderà che, negli anni Sessanta e Settanta, la maggioranza dell'eroina che si trovava sui nostri mercati clandestini proveniva dalla Turchia. Oggi, non è più così. Perché non può avvenire lo stesso per l'Afghanistan?
Infine, hanno ragione i colleghi Della Vedova e D'Elia a parlare concretamente, senza tirare in ballo le teorie e le posizioni antiproibizioniste che, peraltro, albergano in tutti gli schieramenti e sono piuttosto trasversali nel Parlamento.
Ma voglio dire una cosa sull'efficacia di quel bureau che dice di voler combattere il narcotraffico e che, da quando esiste e da quando ha voluto implementare una politica repressiva della produzione e del consumo, non ha fatto altro che aumentare Pag. 111a dismisura il commercio internazionale di stupefacenti. Inoltre, quel bureau non è riuscito a farsi dare l'elenco dei compratori delle materie chimiche, prodotte tutte da società multinazionali, che servono alla trasformazione dell'oppio in eroina e della coca in cocaina (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi). Per la cocaina, ad esempio, vi sono 26 elementi chimici che devono concorrere alla trasformazione della coca in cocaina.
Ebbene, le multinazionali chimiche si sono sempre rifiutate di fornire a quell'organismo l'elenco dei loro compratori. Occorrerebbe la lente d'ingrandimento per capire dove risiedono certe responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, lo confesso, non ho l'esperienza e la conoscenza che l'onorevole Mantovani ha in materia di oppiacei e morfine, pertanto non voglio seguirlo in questa sua analisi sulle questioni tecniche.
FULVIA BANDOLI. Non serve sapere, basta leggere!
FRANCESCO BOSI. Piuttosto, sono davvero meravigliato del comportamento del rappresentante del Governo il quale, con molta superficialità, ha ritenuto di accettare l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, senza tenere conto che l'Italia, che partecipa ai consessi internazionali nei quali si è discusso di tale questione, si è sempre allineata su posizioni negative che, per la verità, hanno trovato un unico sostenitore nel Portogallo.
Io che partecipo anche all'Assemblea parlamentare della NATO posso dire che anche lì si è riproposta questa valutazione, che è stata accantonata dopo un'ampia ed approfondita discussione.
Domando allora all'onorevole Intini - che non mi sembra abbia ascoltato con molta attenzione questo dibattito - cosa faranno il ministro degli affari esteri e il Presidente del Consiglio di questo paese, a seguito dell'accettazione da parte del Governo dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, laddove tale questione non solo non è stata mai sostenuta, ma è stata addirittura bocciata ed accantonata?
È ovvio che non si può parlare di una strategia di contrasto e di disincentivazione alla produzione in una zona delicata e difficile come il sud dell'Afghanistan, dove non si è in grado di acquisire sotto il controllo internazionale la merce, di venderla e di compensare i coltivatori. Vi rendete conto di quello che state dicendo?
Signor viceministro, ritengo che lei, prima di accettare questo ordine del giorno, avrebbe dovuto consultare il suo ministro degli esteri e il suo Presidente del Consiglio. Infatti, delle due l'una: o lei si è distratto nell'esprimere il parere - forse, come diceva l'onorevole Gasparri, un «sì» ad un ordine del giorno non si nega a nessuno, magari per compiacere la serie dei firmatari - oppure sta seguendo una linea che non è mai stata quella dell'Italia, che non si è mai palesata e contro la quale si registrerebbe il nostro isolamento da parte della comunità internazionale, tanto a livello delle Nazioni Unite, quanto a livello della NATO.
Davvero, è andata in scena, nell'aula di Montecitorio, una rappresentazione singolare, particolare. Spero si tratti di una gaffe; altrimenti, se ne riparlerà: non si possono sostenere, nell'Assemblea della Camera dei deputati, tesi che non trovano alcun riscontro negli impegni che l'Italia assume e nella partecipazione del paese alle sedi dove il problema è stato già valutato e discusso.
Le sceneggiate, per favore, risparmiatecele: pensavamo, stasera, di parlare di questioni serie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
Pag. 112LUCA VOLONTÈ. Faccia intervenire Intini!
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei è già intervenuto.
Prego, onorevole Zanella.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che la proposta contenuta nell'ordine del giorno in esame è molto realistica ed è altresì fondata sull'effettuazione di studi di fattibilità; è quindi radicata sicuramente in un'analisi, in uno studio che è documentato e documentabile.
A mio avviso, dovremmo evitare di ridurci ancora una volta ad un confronto sterile e molto strumentale tra posizioni contrapposte.
Da una parte, stanno, infatti, i sostenitori di una modalità di eradicamento dell'oppio, assolutamente impraticabile; mi riferisco all'evidente fallimento di qualsiasi tentativo di utilizzare, come propone alquanto sconsideratamente il collega Volontè - il quale, addirittura, afferma che si tratterebbe di una metodologia ecologica -, il famoso fusarium ovvero il fungo patogeno: l'esperienza tragica della Colombia negli anni passati - e anche presenti, purtroppo! - dimostra che si tratta di un agente patogeno che colpisce non soltanto altre coltivazioni ma addirittura uomini e donne. Il collega potrebbe fare riferimento, se volesse ricevere un'informazione più accurata e scientificamente fondata, agli studi del dipartimento di micologia dell'Università della Tuscia.
Dall'altra parte, tuttavia, stanno le proposte di sradicare la coltivazione dell'oppio secondo quanto sperimentato in questi mesi e in questi anni; ma l'evidente fallimento di tali metodi risulta, come è stato osservato più volte in questa sede, dal fatto che sono ben 156 mila gli ettari coltivati a papavero e dalla circostanza che ormai il 92 per cento della produzione di oppio derivi dalle coltivazioni in Afghanistan. Coltivazioni che producono un ammontare di guadagni pari - sembrerebbe dai calcoli effettuati - a 500 miliardi di dollari; tali risorse, naturalmente, finanziano il narcotraffico, nonché le politiche e le aggressioni dei terroristi e dei Taliban.
Quindi, mi pare che la nostra proposta - che è quella della maggioranza - meriti di essere presa in considerazione anziché venire quasi derisa, come ha fatto il collega di Alleanza Nazionale, Gasparri. Essa andrebbe valutata in maniera oggettiva, per quello che è, considerando che noi siamo pronti anche a ritirarla qualora non avesse la valenza e la fattibilità che invece, a nostro giudizio, possiede.
Mi pare, quindi, che il confronto possa svolgersi in maniera molto tranquilla, su base scientifica, in modo da non precludere la possibilità di tentare di raggiungere l'obiettivo convintamente dichiarato: è nostro interesse che abbia termine una produzione che è andata aumentando e che, date le condizioni che sono sotto gli occhi di tutti, rischia di aumentare ulteriormente.
Qualora non vi fosse una riconversione forte, un fiume di oppiacei continuerebbe ad arrivare in Occidente, mercato che assorbe l'offerta e che fa calare anche il prezzo: nelle nostre città...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUANA ZANELLA. ...la morfina, l'eroina, le droghe illegali costano sempre meno anche a causa di questa offerta (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. L'ultima collega che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati è l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, stiamo esaminando e votando le disposizioni contenute nel disegno di legge di conversione del decreto-legge che proroga la partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali; quindi, discutiamo semplicemente il rifinanziamento di tali missioni, compresi Pag. 113stipendi, garanzie pensionistiche e trattamenti di missione ai militari in esse impegnati.
Aver visto ammesso in questa azione l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 e, soprattutto, avere sentito che il Governo, in modo non completamente calato nella realtà, lo ha accettato, mi ha davvero messa in difficoltà.
LUCA VOLONTÈ. Brava!
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Io dico che esistono principi etici ed esiste il diritto di questo Parlamento di essere informato fino in fondo prima che sia introdotto, attraverso un ordine del giorno, il principio secondo il quale liberalizziamo, anzi permettiamo la coltivazione di droghe in altre nazioni.
L'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 è valido fino alla locuzione «coltivazione naturali»: lì si dovrebbe fermare il testo, perché non è obbligatorio andare da altri popoli e dire loro di coltivare l'oppio e quant'altro; si può dire loro, invece, di coltivare qualcosa di più razionale.
In questo contesto, credo che avrò grossi dubbi a votare a favore dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 se, in modo subdolo, si vuole introdurre un principio non etico (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto, onde procedere ordinatamente alle votazioni.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/2193/1, non accettato dal Governo...
Scusate, Colleghi! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà (Commenti).
ALESSANDRO FORLANI. Onorevole Presidente, anziché intervenire nella discussione sul complesso degli ordini del giorno, preferisco intervenire sui singoli ordini del giorno in relazione ai quali ho qualcosa da dire, perché altrimenti (Commenti)...
PRESIDENTE. È un suo diritto, onorevole Forlani. Quelli che urlano sono i tifosi del Milan, ma noi non li ascoltiamo...!
Prosegua pure, onorevole Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Non si direbbe che sia un mio diritto, signor Presidente, vista l'atmosfera!
Con riferimento all'ordine del giorno Rivolta n. 9/2193/1, condivido molte considerazioni in esso contenute. Tuttavia, nella parte dispositiva, che, di solito, è quella politicamente più rilevante, l'ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di dichiarare il fallimento della missione e di ordinare l'immediato ritiro di tutto il contingente italiano». Ebbene, io ho creduto nella missione in Libano. La missione UNIFIL 2, nella quale l'apporto italiano ha un ruolo rilevante, ha posto fine ad una guerra e, tra tante difficoltà e tanti processi non conclusi, sta garantendo un minimo di tregua e di pace in quel paese.
In un atto di indirizzo politico, che impegna il Governo e il Parlamento del paese maggiormente responsabilizzato e, anzi, che oggi ha il comando della missione, prevedere già l'eventualità del fallimento significa ammettere l'eventualità della sconfitta e, quindi, quella del ritiro. Questo non mi sembra politicamente dignitoso per il nostro paese impegnato in quella missione.
La stessa cosa - per non disturbare oltre i colleghi - vale per gli ordini del giorno Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29 che contengono (Commenti). ..
PRESIDENTE. Vi prego di lasciar parlare l'onorevole Forlani. È un suo diritto intervenire ed intervenire nel silenzio dell'aula. Prosegua pure, onorevole Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Gli ordini del giorno Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29 contengono valutazioni analoghe, cioè l'eventualità che non si realizzi la finalità della missione e dunque la previsione del ritiro. In ogni caso, bisognerebbe Pag. 114capire qual è la finalità e a che punto siamo in grado di definire che la missione non è riuscita. Mi sembra, questo, politicamente non opportuno e non corretto nei confronti degli alleati, oltre che un atto che non dimostra solidarietà verso le popolazioni e gli Stati che stiamo tutelando con la nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste d'intervento, passiamo ai voti.
Come già precisato, secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rivolta ed altri n. 9/2193/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 494
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 288).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bonelli ed altri n. 9/2193/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
ANGELO BONELLI. No, signor Presidente, non insistiamo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Cossiga n. 9/2193/6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà (Commenti). Guardate che se si continua così perdiamo più tempo; quindi conviene consentire all'onorevole Cossiga, che lo chiede, di svolgere il suo intervento.
GIUSEPPE COSSIGA. Il sottosegretario Verzaschi se n'è già andato, ma qui ha fatto un pasticcio. Questo è un ordine del giorno a sostegno della NATO e delle dichiarazioni del ministro Parisi. Non voglio mettere in difficoltà il viceministro Intini, che su questo tema è già stato protagonista; pertanto, ritiro questo mio ordine del giorno, e così facciamo pace.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. 9/ 2193/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 499
Astenuti 4
Maggioranza 250
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 281).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/2193/8, nella parte non preclusa, non accettato dal Governo
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Forlani non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 281).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gasparri n. 9/2193/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
MAURIZIO GASPARRI. No, signor Presidente, non insistiamo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ronchi n. 9/2193/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Menia n. 9/2193/12, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/2193/13.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/2193/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 285).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ascierto n. 9/2193/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliori n. 9/2193/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Ricordo che l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2193/16 è stato accettato dal Governo, nel testo riformulato, mentre l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2193/17 è stato accolto come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2193/18: si intende che vi abbia rinunziato. Ricordo che gli ordini del giorno Garnero Santanchè n. 9/2193/19 e Garavaglia n. 9/2193/20, nel testo riformulato sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/2193/21
(Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Ricordo che l'ordine del giorno Fallica n. 9/2193/22 è stato accolto dal Governo come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. Gli ordini del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2193/23, nel testo riformulato, e Lazzari n. 9/2193/24 sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/2193/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 287).
Ricordo che gli ordini del giorno Goisis n. 9/2193/26, Quartiani n. 9/2193/27, Fasolino n. 9/2193/28 sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/2193/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 307).
Ricordo che gli ordini del giorno Pinotti n. 9/2193/30 e Affronti n. 9/2193/33 sono stati accettati dal Governo. Gli ordini del giorno Lucchese n. 9/2193/31, Giuditta n. 9/2193/32 e Cioffi n. 9/2193/34 sono stati accolti come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. L'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2193/35, infine, è stato accettato dal Governo.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.