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Si riprende la discussione (ore 16,05).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento La Loggia 10.206.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'emendamento in oggetto, vorrei fare una premessa.
Abbiamo assistito, quasi impietriti, all'ennesimo ed ormai rituale pistolotto dell'onorevole Giachetti, pieno di buone intenzioni, il quale, però, dimentica questioni fondamentali che attengono ai tempi e alla gestione del provvedimento in esame.
Il provvedimento è arrivato in quest'aula con oltre dieci giorni di ritardo rispetto a ciò che era stato stabilito con riferimento alla programmazione dei lavori in accordo con la Commissione, a causa della crisi della vostra maggioranza! Dunque, non possiamo accettare che da una maggioranza, che ha dovuto gestire una crisi e che, per questo motivo, ha fatto slittare i tempi, arrivi qualsiasi tipo di commento caustico, come quello dell'onorevole Giachetti!
Non possiamo prestarci a questo tipo di ragionamento! Non ci interessa quali siano le critiche che giungono dal Senato! I tempi di questo provvedimento erano tranquillamente gestibili in una situazione normale! La situazione non è stata normale a causa non dell'opposizione, ma della maggioranza, che è andata in crisi sul voto sull'Afghanistan!
Questo va detto chiaramente a tutti! Se al Senato non ci saranno i tempi per discutere, non ci saranno per colpa della vostra incapacità di governare, per colpa dell'incapacità del Governo di mantenere un equilibrio nel momento in cui eravamo stati chiamati a venire in quest'aula a discutere su questo procedimento! Diversamente, oggi, staremmo esaminando un altro provvedimento, caro onorevole Giachetti! Sarebbero passati dieci giorni da allora! Infatti, il lunedì successivo all'approvazione definitiva del testo in Commissione, eravamo pronti ad esaminare il provvedimento in aula e lo avevamo anche calendarizzato! Non ci siamo venuti per colpa della vostra maggioranza! Non potete imputare all'opposizione alcun tipo di responsabilità e non accetteremo altre lezioni sulla morale da parte di qualsivoglia esponente della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
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PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, a qualcuno potrà dispiacere che ci soffermiamo a commentare la necessità di avanzare proposte emendative, per cercare di rendere adeguato quello che secondo noi è un provvedimento importante, e che probabilmente si sarebbe potuto affrontare in un modo diverso, attraverso un dialogo più approfondito, verificando effettivamente la portata di determinate normative e tenendo in considerazione momenti simili, laddove si è voluto introdurre formule di decentramento sbagliato che hanno prodotto, per settori importanti e vitali, grandi difficoltà, distonie e problemi alle imprese che dovevano operare quotidianamente.
In un momento nel quale il Governo prende l'iniziativa di presentare un disegno di legge contenente quello che viene definito «pacchetto sicurezza» desideriamo porre la seguente domanda: ma la sicurezza dei cittadini non vale, forse, un provvedimento d'urgenza? Nella scorsa legislatura, quando si volle intervenire per ridurre significativamente gli incidenti e la mortalità sulle strade, vi fu un atto di coraggio del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, professor ingegner Lunardi, su impulso del quale il Governo Berlusconi adottò un decreto-legge che produsse risultati significativi: dopo due anni e mezzo, la mortalità si è ridotta del 19,5 per cento! In questo modo si interviene quando si vuole dare valore ad un problema fondamentale come la sicurezza! La verità è che il vostro provvedimento, dovuto al ministro Bersani, utilizza la parola «liberalizzazione» come copertura.
In realtà, sullo specifico argomento di cui ci stiamo occupando sono intervenuti pronunciamenti di organi comunitari, anche giurisdizionali, i quali hanno chiaramente sottolineato che i soggetti che curano l'istruzione delle nuove generazioni o, in generale, dei soggetti non ancora in possesso della patente di guida, devono mettere tutti costoro in condizione di circolare sulle strade dopo avere acquisito la necessaria conoscenza della normativa, in maniera tale che tengano comportamenti rispettosi delle norme di sicurezza.
Ebbene, allo scopo di dare un significato alla dichiarazione di inizio attività, l'emendamento in esame propone che il ministro, non qualcun altro che non sa nemmeno di cosa si parli, stabilisca le modalità per la dichiarazione medesima. A proposito, ci piacerebbe sapere dove sia il ministro dei trasporti. Benché stiamo esaminando una normativa importante, che lo vede protagonista (dal momento che egli dovrà emanare provvedimenti attuativi), il ministro dei trasporti non è presente: l'Assemblea non sembra essere un luogo «appetito» dal signor ministro o dai suoi sottosegretari!
Ad ogni modo, si vuole dare al ministro dei trasporti la possibilità di intervenire con regolamento per dettare norme che dovranno essere omogenee su tutto il territorio nazionale. Non dimentichiamo che la normativa riguarderà più di cento province: cosa daremo al paese? Un'autoscuola che si comporta in un modo ed un'altra che, in una provincia diversa, si comporta in un altro modo? Già nel settore dell'accesso alla professione, grazie alla bellissima invenzione del ministro Bassanini, abbiano - ahimè! - situazioni difformi sul territorio nazionale: poiché ogni provincia si comporta come vuole, non sono rispettate le garanzie stabilite dalle direttive comunitarie!
Attribuendo al ministro il potere di dettare con regolamento, successivamente all'entrata in vigore del provvedimento, le norme che disciplineranno le modalità per la dichiarazione di inizio attività, l'emendamento in esame tende a realizzare una situazione omogenea su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Loggia 10.206, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 255).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 10.207, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 255).
Prendo atto che i deputati Tassone e Grassi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Prendo atto altresì che i presentatori degli emendamenti La Loggia 10.169, Fava 10.172 e Greco 10.232 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti La Loggia 10.169, Fava 10.172 e Greco 10.232, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Chiedo ai presentatori degli emendamenti Fava 10.180, Uggè 10.181 e Attili 10.182 se accettino la riformulazione proposta dal relatore.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione ma intendiamo puntualizzare un concetto. In questa giornata si è parlato a lungo di autoscuole che sono di là da venire; tuttavia, bisogna considerare anche quelle esistenti. L'emanazione delle direttive ministeriali potrebbe costituire l'occasione per rendere ancor più seri e validi, per così dire, gli esami per il conseguimento di patenti di guida. Affermo questo proprio alla luce del dibattito che si è aperto sulla necessità di una maggiore sicurezza sulle strade. Quindi, oltre a verificare e regolamentare nel miglior modo possibile le autoscuole di nuova apertura, cerchiamo di cogliere l'occasione per emanare regole più stringenti e pregnanti per quelle già in attività. Questa è l'esortazione che vogliamo indirizzare al Governo in vista dell'emanazione delle ricordate direttive.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, senza ombra di dubbio noi esprimiamo soddisfazione nel constatare che, nella riformulazione proposta, il relatore ha accolto parte dell'emendamento Uggè 10.181, di cui sono cofirmatari i colleghi La Loggia, Fratta Pasini, Giudice, Fallica, Milanato e Fedele e al quale intendo apporre anche la mia firma. Tuttavia, non possiamo accettare - me lo consenta il relatore, il quale, pure, ha compiuto un gesto di buona volontà - che ci si limiti ad accettare la parte degli identici emendamenti in esame relativa alle prescrizioni su locali e orari. Precisiamo meglio. La parte degli emendamenti in esame accettata dal relatore è quella che propone che, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore Pag. 41della legge di conversione del decreto-legge di cui stiamo discutendo, il ministro dei trasporti emani una o più direttive di revisione dell'esercizio dell'attività di autoscuola con riguardo alle prescrizioni su locali e orari. Tuttavia, gli stessi emendamenti proponevano che le prescrizioni del ministro riguardassero anche l'attrezzatura tecnica e didattica, l'organico e la capacità finanziaria.
Non vi è ombra di dubbio che noi siamo soddisfatti per l'accoglimento della prima parte. Tuttavia, se non approveremo anche la seconda parte, tutto il dibattito odierno e l'impegno profuso da tutto il Parlamento nell'esame di questo decreto-legge sarà vanificato. Dobbiamo adoperarci, infatti, affinché le autoscuole siano non soltanto adeguate in termini di attrezzatura tecnica e didattica, di organico e di capacità finanziarie, ma anche in grado di dare risposte positive in termini di insegnamento ai giovani e a coloro che si presentano per conseguire la patente di guida. Limitarsi alle prescrizioni relative ai locali e agli orari mi sembra davvero contraddittorio. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, al presidente della Commissione trasporti, ai rappresentanti dell'Esecutivo - anche se non vedo nessuno, tra i banchi del Governo, che abbia competenze in materia di trasporti - e al relatore, che tanto bene ha operato rispetto alla prima parte, per sottolineare che tutto il suo lavoro sarà vanificato se ci limitiamo a questa riformulazione. Dobbiamo assolutamente approvare l'emendamento Uggè 10.181 al quale, come ho ricordato, aggiungo anche la mia firma, identico sia all'emendamento Attili 10.182, il cui presentatore certamente non appartiene al gruppo di Forza Italia, sia all'emendamento Fava 10.180, di cui sono cofirmatari i colleghi Allasia e Garavaglia.
Signor Presidente, concludo con una perorazione. Siamo quasi al termine dell'esame dell'articolo 10 di questo decreto-legge e stiamo esaminando il nocciolo della questione, il cuore del provvedimento. Le autoscuole dovranno essere in grado di dare una risposta positiva riguardo alle prescrizioni sui locali, che devono essere a norma - questo mi sembra logico, evidente e di buonsenso -, e sugli orari, che devono essere rispondenti alle esigenze dei cittadini. Tuttavia, se eliminiamo il riferimento all'attrezzatura tecnica e didattica, all'organico e alla capacità finanziaria avremo vanificato tutto il nostro lavoro. In fondo, anche i miglioramenti apportati grazie al buonsenso del relatore, di fatto, saranno annullati. Si afferma di voler accogliere il nostro emendamento ma, nella sostanza, non lo si accoglie e, per certi aspetti, si peggiora la situazione. Allora è meglio non convocare neppure la prevista commissione, nei prossimi sei mesi. Che cosa potrà dire una commissione ministeriale, la cui convocazione comporterà un dispendio di energie e di denaro? Dovrà stabilire che i locali siano a norma dal punto di vista igienico-sanitario?
Cosa potrà dire questa commissione? Potrà stabilire che nella scuola guida non si faccia un orario notturno? Mi chiedo quale significato abbia prevedere un termine di sei mesi - al riguardo ci stiamo fidando del Governo - entro i quali il Ministero dei trasporti dovrà emettere delle direttive sull'orario e sui locali.
Chiedo al rappresentante del Governo se sia in grado di esprimere un parere positivo su questo aspetto, perché, se così non fosse, ciò equivarrebbe ad essere contrario a tutta l'impostazione della legge.
PRESIDENTE. Onorevole Attili, accetta la riformulazione del suo emendamento 10.182?
ANTONIO ATTILI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, accetta la riformulazione del suo emendamento 10.181?
PAOLO UGGÈ. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale.
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PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ovviamente non posso che associarmi alle considerazioni svolte dall'onorevole Campa. Vorrei ricordare la motivazione per la quale non riteniamo che questo emendamento sia stato correttamente riformulato. Infatti, qui si parla di qualità di un servizio la cui funzione sociale è stata riconosciuta dal codice della strada, dalla Consulta, dal Consiglio di Stato, dal Parlamento nella seduta della Commissione competente del Senato nell'ottobre del 1988 e dall'Unione europea con la direttiva 2006/123/CE.
Qui non si parla di liberalizzare un settore qualsiasi, ma di intervenire in un settore la cui funzione sociale è riconosciuta da tutte queste istituzioni e dalle norme. Ecco perché è in gioco la qualità del servizio che è messo a disposizione. Ecco perché bisogna identificare gli standard qualitativi.
Per questi motivi, la riformulazione proposta non ci sta bene e non siamo soddisfatti della proposta avanzata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, mi associo alle osservazioni del collega Campa, che mi ha preceduto, per manifestare la mia sostanziale contrarietà rispetto a questa riformulazione, che snatura la finalità stessa del provvedimento. Quindi, annuncio il mio voto contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, vorrei farle notare che l'onorevole Garavaglia aveva accettato la riformulazione ed è uno dei firmatari del suo emendamento. Lei, onorevole Fava, è il primo firmatario dell'emendamento, mentre l'onorevole Garavaglia è il terzo ed aveva accettato - ripeto - la riformulazione proposta dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Ribadisco che non accetto la riformulazione proposta dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene. Dobbiamo ora procedere alla votazione degli emendamenti.
Avverto che porrò in votazione prima gli identici emendamenti Fava 10.180 e Uggè 10.181 e, successivamente, l'emendamento Attili 10.182, nel testo riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 10.180 e Uggè 10.181, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 425
Astenuti 49
Maggioranza 213
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Attili 10.182, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 463
Astenuti 10
Maggioranza 232
Hanno votato sì 354
Hanno votato no 109).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Velo 10.184 e La Loggia 10.208.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 43ANNA TERESA FORMISANO. Intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento La Loggia 10.208.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Velo 10.184 e la Loggia 10.208, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 477).
Passiamo all'emendamento Attili 10.210.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Santelli 10.188 e Germontani 10.233.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. La ringrazio, Presidente. Prendo la parola per spiegare l'emendamento. Il comma 9 dell'articolo 10 riguarda l'anticipazione del percorso di liberalizzazione dei servizi automobilistici interregionali. Esso costituisce a nostro giudizio una scelta molto discutibile, in quanto è volto ad abrogare la norma transitoria introdotta in materia dall'articolo 9, comma 4, del decreto legislativo 21 novembre 2005. In forza di tale disposizione si prevedeva che fino al 31 dicembre 2010 l'autorizzazione di nuovi servizi di linea fosse subordinata alla condizione che le relazioni di traffico proposte interessassero località distanti più di trenta chilometri da quelle servite nell'ambito dei servizi di linea esistenti.
La ratio sottesa a tale previsione tendeva a salvaguardare, pur nel quadro della transizione dal regime concessorio a quello autorizzatorio dei servizi automobilistici interregionali, le imprese concessionarie che avevano già effettuato notevoli investimenti nel settore, prima dell'entrata in vigore della nuova disciplina. Ai sensi del comma 9 dell'articolo 10 del decreto-legge in esame questa garanzia verrebbe meno tout-court, laddove invece sarebbe stato meglio procedere in modo meno drastico, riguardo al termine del 2010. Per questo motivo voglio ancora sottoporre all'attenzione del relatore e del Governo questo emendamento, sperando in una modifica del loro parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Intervengo per sostenere la necessità di accogliere l'emendamento proposto, che sottoscrivo, perché lo condivido. Esso fa riferimento infatti ad una riforma, passata forse sotto silenzio anche magari all'interno del Governo, che ha avuto il coraggio di intervenire sulla legge n. 298 del 1974 (che determinava le regole per il trasporto merci e la tariffazione obbligatoria per questo tipo di attività) e su una legge del 1929, che regolamentava i trasporti interregionali di persone. Noi abbiamo avuto la capacità, il coraggio e la determinazione di confrontarci con le categorie interessate ed insieme ad esse ed al mondo che rappresenta gli interessi della società abbiamo trovato una formulazione sia per il trasporto merci, sia per il trasporto persone, che ha ottenuto la condivisione dei mondi interessati e coinvolti.
Ebbene, in quel momento abbiamo valutato attentamente la necessità di introdurre un periodo transitorio, perché abbiamo visto che ci trovavamo di fronte ad imprese che avevano effettuato degli investimenti, dei quali dovevamo tenere conto Pag. 44in termini di sacrificio economico affrontato: è da ciò che deriva infatti la necessità di stabilire per le imprese, che già operano nel settore, un periodo entro il quale doversi avvicinare alla liberalizzazione totale. Quello è stato dunque un atto di responsabilità, una scelta che è stata esaminata a lungo nelle Commissioni parlamentari sia del Senato, sia della Camera. Si è trattato di un provvedimento che è stato approvato dalla Camera con la stessa formulazione decisa al Senato e i decreti legislativi di attuazione si sono basati sui principi contenuti in quella legge delega.
Oggi invece si interviene con un colpo di spugna, quasi volendo anche contrabbandare che qui si vuole intervenire sul trasporto pubblico locale, ma non è così! Questa è una bugia, che qualche giornale veicola, forse non sapendo di cosa parla, per dare credito ad un intervento - che il Governo invece non ha fatto - di liberalizzazione sul trasporto pubblico locale. Si parla invece di trasporto di persone a livello interregionale, cioè fra due o più regioni, che è realizzato da imprese private, che hanno effettuato degli investimenti. Dobbiamo, quindi, tenere anche conto del fatto che esiste la legge delega n. 32, che ha stabilito l'eliminazione delle rendite dei diritti di esclusività con un graduale passaggio.
Pertanto, intervenendo con un decreto-legge che abroga la previsione di un periodo transitorio, si va contro una legge voluta e votata dal Parlamento, quindi contro gli operatori che hanno realizzato degli investimenti. In tal modo non si determinerà certo l'apertura dei mercati, né si produrranno vantaggi per i consumatori, ma si creeranno solo difficoltà agli operatori di questo settore.
Per tale motivo, chiedo di riflettere sulla proposta emendativa, che ho voluto sottoscrivere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, condividendo le argomentazioni degli onorevoli Germontani ed Uggè, vorrei ribadire - è, infatti, incomprensibile - che attraverso il comma 9 di questo articolo in realtà non si liberalizza assolutamente nulla, ma si prevede di eliminare il periodo transitorio riferito ad un processo di liberalizzazione già previsto precedentemente.
È evidente che quando il Parlamento prevede un periodo transitorio e lo inserisce in un testo di legge, si creano aspettative reciproche tanto da parte dello Stato, quanto da parte di chi ha investito in questo settore. In questo caso gli imprenditori legittimamente sapevano che, da parte del Governo, era stato assunto un impegno per cinque anni di transizione.
Credo che dovremmo stare particolarmente attenti anche per il contenzioso che si potrebbe produrre da parte di tutti coloro che vedranno tradite le loro legittime aspettative.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Santelli 10.188 e Germontani 10.233, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 433
Astenuti 40
Maggioranza 217
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 11.201, del quale è stata proposta una riformulazione, ai fini dell'espressione del parere favorevole.
L'emendamento così riformulato risulta del seguente tenore: «Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: sul mercato nazionale del gas naturale aggiungere le seguenti: nonché di facilitare l'accesso dei piccoli e medi operatori».Pag. 45
Chiedo ai presentatori se intendano accettare la riformulazione proposta dal relatore.
LUIGI LAZZARI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei cogliere l'occasione per esprimere la soddisfazione anche del gruppo di Alleanza nazionale per l'espressione del parere favorevole sull'emendamento in esame, che vorrei anch'io sottoscrivere. Vorrei, inoltre, soffermarmi su alcuni aspetti di questo articolo: stiamo parlando di un'ipotetica costituzione di una borsa del gas.
In realtà non si chiama borsa del gas, ma punto virtuale di scambio e la possibilità di fare incontrare la domanda e l'offerta nel settore del gas è già prevista, ma di fatto è limitata ad un quantitativo limitatissimo di gas: al punto virtuale si scambia solamente lo 0,47 per cento del gas importato nel nostro paese.
Vorrei anche sottolineare (a tale riguardo presenterò un ordine del giorno) che anche in questa occasione il Governo interviene in maniera decisiva sui poteri dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Nella precedente legislatura molto spesso il centrosinistra ha denunciato il Governo Berlusconi per essere intervenuto sulle questioni energetiche, attribuendo al ministero competenze proprie dell'authority.
In questo caso non solo si tratta di competenze dell'authority, ma di interventi che riguardano la regolazione del mercato: il legislatore dovrebbe invece imprimere un indirizzo, fermo restando che la disciplina del settore dovrebbe essere garantita non da decreti ministeriali, ma da delibere dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas.
L'obiettivo dell'ordine del giorno sarà quello di chiedere al Governo di dare un segno di vita per quanto riguarda le nomine dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, perché ormai da oltre un anno e mezzo essa ha solamente due componenti, quando la legge in vigore prescrive che siano almeno cinque. È un grave problema, perché se non fossimo in un mercato nell'ambito del quale l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas ha raggiunto una certa autorevolezza, gli operatori potrebbero ricorrere contro tutte le decisioni che essa emana, creando un caos nel mercato del gas.
Non è infatti possibile che un'authority, che ha compiti importantissimi, sia tuttora costituita soltanto da due commissari. Rivolgo quindi una sollecitazione forte, da un lato a rispettare le prerogative e le norme che regolano il mercato, dunque la funzione dell'authority, dall'altro a completare il collegio con la nomina degli ulteriori tre commissari mancanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento così riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 11.201, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 458
Hanno votato no 3).Pag. 46
Passiamo all'emendamento Lazzari 11.200, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo all'onorevole Lazzari se intenda accedere all'invito.
LUIGI LAZZARI. Sì, Presidente, ritiro il mio emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 13. Per questo motivo, chiederei la sospensione dei lavori dell'Assemblea per un quarto d'ora, per consentire al Comitato dei nove di riunirsi.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dunque, su proposta della Commissione, i lavori dell'Assemblea sono sospesi fino alle ore 16,50.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,20.
PRESIDENTE. Mi scuso per il ritardo, dovuto all'esame che la V Commissione (Bilancio) ha svolto sugli emendamenti presentati dalla Commissione. È inoltre ancora in corso la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e in quella sede ho verificato che vi fosse un consenso unanime sul proseguimento dei nostri lavori.
Avverto che la Commissione ha testé presentato le proposte emendative 13.300 e 13-bis.300, il cui testo è in distribuzione e per le quali, secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato alla fissazione di un termine per la presentazione di eventuali subemendamenti.
Chiedo dunque al relatore quali indicazioni intenda dare circa la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di ripartire con l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 13.
Vorrei in primo luogo comunicare la modifica del parere precedentemente espresso su alcuni emendamenti. Contrariamente a quanto avevo avuto modo di dire, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Aprea 13.232 e Bono 13.206. Raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.300. Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Aprea 13.235 ed invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Bono 13.218, visto che esprime parere favorevole sull'emendamento Bono 13.256. La Commissione esprime altresì parere favorevole sull'emendamento Bono 13.219, se riformulato con la soppressione delle parole «di gestione». Pertanto, il testo dell'emendamento diviene il seguente: «Con apposite convenzioni vengono definiti gli organi dei poli tecnico-professionali». Infine, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 13-bis.300. Sono così esauriti i nuovi pareri concordati in sede di Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di pronunciarsi sulle modifiche al parere formulate dal relatore e di esprimere altresì il parere sui due nuovi emendamenti presentati dalla Commissione.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore ed accetta gli emendamenti 13.300 e 13-bis.300 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 13.1, Bono 13.200 e Barbieri 13.244.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei confermare che il paziente lavoro svolto dal viceministro Bastico e dalla maggioranza ha colmato in parte - Pag. 47non sarebbe stato possibile, infatti, colmarlo completamente - il vuoto creato da questo decreto-legge presso la Commissione cultura. Tale lavoro ha comunque ridimensionato la mancanza del confronto tra Governo, maggioranza ed opposizione sulle materie contenute all'articolo 13.
Tuttavia, nonostante la presenza del viceministro Bastico e questo lavoro che la stessa viceministro ha fatto con tutti noi, chiedo la presenza del ministro Fioroni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Alleanza Nazionale). Non possiamo pensare di trattare la riforma degli ordinamenti scolastici in un decreto di carattere economico. Fra poco vedremo perché questo provvedimento è un assurdo, oltre che un insulto a questa Camera. L'assenza del ministro Fioroni in questo momento è ancora più intollerabile.
Forza Italia denuncia con forza il metodo ed il merito con cui il Governo sta procedendo nel riformare gli ordinamenti introdotti nella scorsa legislatura dalla riforma Moratti. Il metodo è inaccettabile: rimanda a deleghe in bianco prive di criteri direttivi; è contraddittorio, oltre al fatto che, ancora una volta, è dilazionatorio. Con arroganza ed evidente inopportunità, il Governo colloca le modifiche della riforma Moratti in un decreto estraneo all'istruzione per oggetto e per materia. Si tratta di arroganza perché, con un unico articolo, si vorrebbero modificare materie diverse, ordinamentali e istituzionali: l'istruzione secondaria superiore, così come l'introduzione di erogazioni liberali in favore delle scuole e i poli degli organi collegiali. Tutto questo in un unico articolo, in una legge omnibus prevalentemente economica.
Per questo, prima ancora di denunciare - cosa che faremo - i limiti delle disposizioni contenute nell'articolo, ne segnaliamo con forza l'inopportunità. Leggendo l'articolo 13 si ha la sensazione di un provvedimento «azzeccagarbugli». È fin troppo evidente l'uso della furbizia come strumento del fare politica. Materie delicate che richiederebbero provvedimenti forse anche urgenti - ma certamente delicati - vengono inserite in un decreto di competenza della Commissione attività produttive, nel silenzio più assordante di quella stessa sinistra che, nella scorsa legislatura, tentò nel Parlamento e nel paese di bloccare un legittimo - quello sì - processo di riforma attraverso leggi delega e decreti attuativi.
Ritornano i tempi bui delle riforme della scuola costrette in leggi di altra natura, come è avvenuto in passato ad esempio per l'obbligo formativo introdotto con la legge n. 144 durante il Governo D'Alema. Per queste ragioni, ancora prima di bocciare il merito del provvedimento, sosteniamo con convinzione la soppressione di queste disposizioni. Queste ultime, violando prima di tutto le competenze della Commissione cultura, hanno impedito alla stessa di valutare le norme con quella profondità e sensibilità che le compete da regolamento. Dunque, questo articolo non merita di essere approvato qui ed ora.
Il Governo in modo sfacciato ha compiuto scelte che non hanno rispettato la legge n. 400 con riferimento alla necessità di prevedere un contenuto omogeneo delle norme e la conseguente coerenza delle disposizioni poste nei decreti-legge. Con tutta evidenza, questo provvedimento non rispetta quelle norme, in particolare rispetto all'articolo 13.
Alla Presidenza della Camera, inoltre, non è stato consentito di tutelare le competenze in sede di assegnazione dei provvedimenti alle Commissioni. Infatti, anche questo articolo è stato assegnato alla X Commissione. Solo dopo vibrate proteste avanzate anche dal presidente Folena, è stato previsto unicamente un parere rinforzato da parte della VII Commissione. Si tratta di scelte che non hanno garantito che l'istruttoria e la fase emendativa avvenissero con disquisizioni di merito nell'ambito della Commissione permanente e che hanno fatto registrare l'esclusione della Commissione cultura dal circuito decisionale sulle materie di propria competenza.Pag. 48
Un'ultima cosa sul metodo e concludo, Presidente. Forza Italia denuncia con altrettanta forza la gravità delle scelte che sono intervenute anche nel passaggio del testo dalla Commissione attività produttive all'Assemblea. Se i colleghi confrontano il testo, vedranno che vi sono tutta una serie di commi inseriti dopo il primo (1-bis, 1-ter, 1-quater e così via). Ebbene, colleghi, questi punti non sono il frutto di una discussione aperta e franca tra maggioranza e opposizione, ma derivano da una decisione scellerata della maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego di concludere. Peraltro, avrà molte altre occasioni di intervenire su questo articolo 13 al nostro esame.
VALENTINA APREA. Ho finito, Presidente. Nel decreto sono stati inseriti punti del disegno di legge ...
PRESIDENTE. La prego di non mettermi in imbarazzo.
VALENTINA APREA. ... Insomma, la maggioranza ha aggravato le questioni legate a questo decreto.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aprea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nessuno avvertiva il bisogno di affrontare il tema della scuola nell'ambito di un provvedimento che era nato con ben altre finalità, o meglio, nessuno tranne, evidentemente, il ministro Fioroni, il quale, tentando di destrutturare la cosiddetta riforma Moratti, non ha esitato ad attendere un provvedimento che non c'entrava nulla con tale materia per farvi inserire un articolo (si tratta dell'articolo 13 del decreto-legge in esame) che, entrando «a piedi giunti» all'interno della normativa che disciplina la scuola italiana, la stravolge!
Il ministro, tuttavia, compie ciò in maniera «extraparlamentare», perché, cari colleghi della maggioranza, è bene che soprattutto voi, che avete la responsabilità di approvare i provvedimenti presentati dal Governo, prestiate attenzione a tali aspetto.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,31)
NICOLA BONO. Noi, infatti, ci troviamo di fronte ad una modifica sostanziale delle norme che regolano la materia scolastica che risulta contenuta in un provvedimento che non è stato discusso nelle Commissioni a ciò deputate!
Ricordo che la Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati ha espresso solamente un parere sul decreto-legge, non ha potuto svolgere alcun dibattito e non ha potuto emendare (e, quindi, migliorare) il testo della normativa in esame. In altri termini, in quella sede non è stato possibile instaurare un confronto.
Tale confronto, invece, si è svolto presso la Commissione attività produttive, la quale non possiede nessuna competenza in materia scolastica. È soprattutto l'andamento dell'iter in Assemblea del cosiddetto decreto Bersani ad evidenziare, in maniera ancora più marcata, questo gap di confronto democratico su tale argomento. Come è possibile, infatti, pensare di affrontare i problemi della scuola assieme a quelli dei barbieri, dei benzinai, delle guide turistiche, delle autoscuole e del mercato del gas? Ciò significa ridurre e comprimere il tempo necessario per svolgere una riflessione attenta e profonda su temi fondamentali, come ad esempio la gestione e l'indirizzo del settore scolastico nel nostro paese. In tal modo, infatti, avete totalmente banalizzato il dibattito sulla scuola!
Tutto ciò di fronte di una riforma, varata dal precedente Governo, sulla quale si può dissentire, ovviamente, ma che non era ancora entrata in vigore! Ora, dove è la logica quando un ministro, a maggio, Pag. 49emana prima un provvedimento volto a sospendere la sperimentazione della riforma della scuola media superiore e poi introduce, all'interno di un provvedimento che riguarda le liberalizzazioni, alcune disposizioni che stravolgono tale riforma?
Volete forse liberalizzare la scuola ? Certo, se lo state facendo allo stesso modo con cui fate finta di liberalizzare l'economia, allora staremo tranquilli, perché non avrà alcuna conseguenza pratica! Tuttavia, se vi è il tentativo «ideologico» di inserire la scuola nell'ambito di un processo di liberalizzazione, allora vorrei osservare che si tratta di una scelta alquanto preoccupante, la quale dovrebbe impensierire sia la maggioranza, sia i settori più attenti della stessa.
Infatti, quando si introducono norme come quella che impone, rispetto alla riforma Moratti, una differenziazione dei licei tecnici, ripristinando la vecchia normativa, oppure si interviene sui poli professionali della formazione o sulle liberalità alla scuola senza consentire ai parlamentari che siedono nelle Commissioni competenti possano confrontarsi ed intervenire, allora siamo in presenza di un Governo che fugge di fronte alle proprie responsabilità, che rifiuta il confronto e che evita di instaurare un dibattito con chi possiede la conoscenza e la competenza in ordine alle materie da esaminare!
Ecco perché sul piano metodologico non siamo d'accordo. Non siamo favorevoli ad un provvedimento che introduce una delega surrettizia: sotto le mentite spoglie della sempre richiamata legge n. 400 del 1988 e, quindi, stabilendo la possibilità teorica dell'emanazione di regolamenti, si nasconde la volontà di dare una delega in bianco al ministro competente per continuare l'opera di destrutturazione della riforma Moratti. Termino il mio intervento perché ho esaurito il tempo per l'illustrazione di questo emendamento, ma avremo modo di tornare sui molti emendamenti successivi. Voglio solo dare atto che, comunque, da parte del Governo c'è stato lo sforzo di farsi carico di alcune proposte emendative che andavano nel senso di migliorare il testo, ma questo mi aiuta a sottolineare che, se avessimo potuto parlarne anche in Commissione, probabilmente oggi avremmo una norma ancora più gestibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei che i colleghi deputati riflettessero attentamente su due obiezioni che, a mio giudizio, sono essenziali rispetto all'articolo 13 del cosiddetto decreto-legge sulle liberalizzazioni, due obiezioni che sono, ad un tempo, di metodo e di principio.
La prima obiezione è questa: che cosa c'entra questo articolo - che parla di disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica - con un provvedimento intitolato: «Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese»? Assolutamente nulla.
Per quale motivo si è voluto inserire l'articolo 13 dopo che l'articolo 12 aveva già introdotto dei provvedimenti particolari riguardanti le revoche di concessioni a società (TAV) che dovevano realizzare - e non l'hanno fatto - importanti servizi ferroviari ? Dunque, se rispetto all'articolo 12 muoviamo semplicemente un'obiezione di opportunità, rispetto all'articolo 13 muoviamo un'obiezione di principio.
Si è voluto agire per decreto-legge - e questa è la seconda obiezione che voglio esternare in quest'aula - per modificare la riforma della scuola del ministro Moratti. Penso che un ministro della pubblica istruzione - come il ministro Fioroni, che fa parte di uno schieramento alternativo a quello della quale era componente il ministro Moratti - abbia il pieno e legittimo diritto di presentare in Parlamento una propria proposta organica di riforma della scuola. Quello che è inaccettabile è continuare a smontare, attraverso decreti-legge e provvedimenti parziali, la prima Pag. 50riforma organica del sistema educativo italiano che sia stata approvata dal Parlamento italiano negli ultimi cinquant'anni.
Ciò avviene pezzo a pezzo, come un meccano: un pezzo lo smonta Fioroni, eliminando i tutor attraverso il provvedimento sugli esami di Stato; un pezzo lo smonta Bersani, con l'articolo 13 del decreto-legge; infine, si sospendono le sperimentazioni - terzo momento - per inserire modifiche sostanziali per annullare gli effetti della riforma Moratti.
Resta così, anche dal punto di vista metodologico, un provvedimento centauro: resta in vigore mezza legge Moratti e un'altra mezza legge, che non si sa da chi sia stata fatta e che è il frutto di tanti provvedimenti parziali che vengono introdotti attraverso decreti-legge o provvedimenti di questo Governo.
Vorrei che riflettessimo insieme sulla questione, con quello spirito aperto - come ribadirò anche in fase di dichiarazione di voto finale sul provvedimento, noi abbiamo apprezzato talune misure recate dal provvedimento - che dovrebbe appartenere a tutti i parlamentari, anche a quelli della maggioranza, certamente legati da ovvii legami di maggioranza e anche di disciplina nell'esame dei provvedimenti del Governo. Tuttavia, anche loro dovrebbero riflettere attentamente se davvero sia opportuno procedere in un modo che, indipendentemente dal Governo in carica - nel caso concreto, il Governo di centrosinistra, ma identiche considerazioni si sarebbero potute fare se il Governo fosse stato di centrodestra - ritengo sia assolutamente contrario agli interessi del paese, e in particolare agli interessi degli studenti, dei docenti e del mondo della scuola. Ecco perché noi solleviamo problemi di metodo e di principio su questo articolo 13; problemi che neppure le parziali e positive modifiche introdotte grazie alla paziente tessitura del viceministro Bastico, del presidente della Commissione, del relatore sulla legge e dell'onorevole Aprea hanno risolto e che, invece, restano, nella loro sostanza, ancora assolutamente attuali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ritengo si sia giunti all'umorismo involontario. Quando, infatti, il presidente Castagnetti ha richiamato la nostra collega, onorevole Aprea, facendole osservare che avrebbe avuto tempo e modo di intervenire sul merito del provvedimento nei cinque, dieci minuti rimanenti per l'esame dell'articolo 13 del decreto, ha forse sottovalutato il fatto che il contenuto di questo articolo è stato per dieci anni all'attenzione del Parlamento. Dapprima, ai tempi dell'onorevole ministro Berlinguer (al riguardo, devo osservare che si stava meglio quando si stava peggio: quanto ci siamo appassionati, allora, in Commissione cultura e in Parlamento, sulle questioni fondamentali, per il nostro sistema formativo, del doppio canale, della formazione professionale, della scuola, delle competenze delle regioni e di quelle nazionali, del contrasto alla dispersione scolastica!), quindi, per un'intera legislatura, l'ultima, quando era ministro Letizia Moratti, il Parlamento per anni ha discusso i contenuti della riforma.
Veramente, dunque, rimango allibito: un lavoro decennale viene riassunto in un decreto-legge il cui titolo non contiene alcun accenno alla scuola! Il decreto reca «Misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese»; ebbene, in questo decreto viene pure operata la controriforma scolastica! Si segue la strada del gambero: viene smantellato il doppio canale formazione professionale di alto livello ed istruzione; viene ridotto ad un ruolo assolutamente marginale ed insufficiente - in tal caso, certo, con una visione classista! - la formazione professionale residua per chi proprio rimane indietro (un rifugio in una formazione assolutamente dequalificata); le formazioni in essere diventano ad esaurimento.
Ma di ciò si è mai discusso? In quale ambito si è approfondito questo ritorno Pag. 51indietro di dieci anni? Non certo in Commissione cultura; e in Assemblea solo ora, in questi pochi minuti: vi sembra, onorevoli colleghi, che si possa riformare un settore importante come la scuola in questa maniera? Mi rivolgo al collega Folena che sarebbe, in teoria, presidente della Commissione competente; ebbene, come permette di essere esautorato delle sue competenze? Evidentemente, dinanzi al fatto compiuto, non può fare altro che ammettere che la materia scolastica e della formazione professionale sia di competenza della Commissione attività produttive. Certo, una bella visione, alta, del ruolo della scuola e della formazione professionale nel nostro paese, che viene qualificato unicamente come problema produttivo!
Devo anche riconoscere, con dispiacere, che non ho ancora capito come funziona il meccanismo che si è seguito; infatti devo osservare, almeno con riferimento alla mia esperienza governativa, che nessuno, giustamente, si era mai permesso di inserire riforme come quelle scolastiche in decreti-legge.
Nessuno si era sognato di sfidare il Parlamento attraverso forzature di questo tipo, ed oggi siamo di fronte a simili forzature. Noi siamo, quindi, preoccupati per il metodo, che svuota completamente il Parlamento della sua funzione di analisi e di approfondimento. Sì, sarebbe bello dire che l'opposizione si fa in Parlamento; ciò sarebbe vero se al Parlamento stesso fosse dato il modo di farla e di confrontarsi, migliorando i provvedimenti, ma ciò, come è a tutti noto, non è possibile nel caso dell'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, ed ancor meno è possibile se con un decreto-legge quale quello in esame, in pochi minuti, si fa la controriforma scolastica.
Nutriamo, quindi, preoccupazioni di metodo e di merito, perché il provvedimento è profondamente sbagliato. La dispersione scolastica aumenterà e non vi sarà la formazione professionale e di livello di cui il nostro paese ha bisogno: pensate soltanto agli extracomunitari, a quanto una formazione professionale di livello sarebbe oggi più indispensabile che mai per dare una risposta ai moltissimi giovani extracomunitari che vogliono, attraverso la formazione professionale stessa, inserirsi nel mondo del lavoro e che, invece, saranno costretti per anni a rimanere parcheggiati all'interno di strutture per le quali non sono votati e nelle quali non sono in grado di imparare un mestiere qualificato, a differenza di quanto è accaduto per generazioni di imprenditori italiani con la formazione professionale, che ha fatto la fortuna di intere regioni d'Italia...
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...
CARLO GIOVANARDI...per preparare persone - ho concluso, signor Presidente - in grado di confrontarsi con il mercato del lavoro.
Onorevoli colleghi, è avvilente che il Parlamento sia ridotto, in pochi minuti, a dover «prendere o lasciare» qualcosa di profondamente sbagliato e che fa tornare indietro il dibattito sulla scuola italiana nel nostro paese di almeno dieci anni (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, non posso far mancare la mia voce di netto dissenso sul provvedimento che, per come è formulato, è assolutamente un insulto al Parlamento ed alla Commissione competente. Ciò è già stato detto, ma vorrei aggiungere un ulteriore elemento di contestazione: non si è avuto il coraggio di presentare, in un apposito provvedimento, una visione della scuola alternativa a quella del precedente Governo, perché le tensioni presenti all'interno dell'attuale maggioranza hanno impedito di farlo. Di fatto, tra la visione statalista (di cui abbiamo un esempio nei provvedimenti che discuteremo domani in Commissione cultura) Pag. 52che caratterizza una parte della sinistra estrema della coalizione ed un'altra visione che potremmo definire sempre statalista, ma meno totalizzante, vi è una notevole differenza. Dunque, per colmare tale differenza si è preferito sottrarsi ad un dibattito chiaro in Commissione cultura, ponendo il Parlamento di fronte al fatto compiuto, di fronte ad un atto di arroganza che, come è stato detto in precedenza e come ho avuto occasione di ribadire in altre sedi, si configura - e sembra uno strano paradosso per una maggioranza di sinistra-centro - come una controriforma. La Controriforma, quella che è avvenuta cinquecento anni fa, era una cosa buona e giusta, mentre quella attuale veramente ci riporta indietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, è chiaro che anzitutto bisogna chiedersi quale logica ispiri questa normativa e come sia possibile aver esautorato la VII Commissione, che si chiama Commissione cultura, di un argomento che, appunto, riguarda la cultura, riguarda la scuola, riguarda l'istruzione, per affidarlo ad un'altra Commissione nell'ambito di un provvedimento che, invece, si occupa di economia e, come è stato detto, dei problemi e degli interessi di parrucchieri, barbieri ed altre categorie di questo tipo. Si è volutamente espropriata la VII Commissione delle proprie competenze (e credo non si sia trattato di un errore), probabilmente temendo ciò che in quella Commissione sarebbe emerso. Ciò dimostra che da parte di questa maggioranza vi è un disinteresse notevole per la scuola e per l'istruzione. Evidentemente, l'importanza che viene attribuita alla scuola e all'istruzione è quella che viene data a Cenerentola. D'altra parte, abbiamo già notato ed è sotto gli occhi di tutti che la scuola italiana è allo sbando, allo sfacelo: lo dimostrano fatti recenti, quali quelli aventi ad oggetto i telefonini ed il sesso, per non parlare del bullismo.
Abbiamo notato anche un secondo tentativo di esautorazione, questa volta rispetto al Parlamento, inserendo in un decreto-legge queste norme.
È chiaro che queste considerazioni riguardano il metodo. Entrando invece nel merito, devo sottolineare che si tratta di una riforma classista. È strano che dalla sinistra venga proposta una riforma di classe, una riforma classista che divide ricchi e poveri. La riforma Moratti aveva cercato di elevare il livello dell'istruzione, collocando su uno stesso piano istruzione e formazione, dando anche a coloro che si rivolgono alla formazione la possibilità di prepararsi in modo adeguato, in termini di istruzione e di cultura. Questa vostra proposta invece distingue l'istruzione dalla formazione. Ora abbiamo una scuola di serie A e una scuola di serie B.
La scuola di serie A è riservata appunto all'istruzione, ai licei, mentre dall'altra parte, invece, vi è la scuola di serie B, riservata appunto alla formazione, escludendo tutta una fetta di popolazione, una fetta di studenti, dalla possibilità di accedere all'istruzione.
Vorrei dire qualcosa di più forte in questo senso: mi sembra di notare che questa maggioranza di sinistra riservi la possibilità di accedere alle professioni (avvocati, ingegneri, eccetera) a coloro che si rivolgono esclusivamente all'istruzione e, guarda caso, al Sud, mentre al Nord viene relegata soltanto la formazione. Sembra quasi che il Nord sia destinato a produrre solo idraulici o pittori o meccanici, escludendoli dall'istruzione. Non è questo che noi vogliamo.
Il Nord produce, il Nord mantiene tutto il resto della penisola e il Nord, quindi, ha diritto anche all'istruzione. Per tali ragioni chiediamo la soppressione di questo articolo. Voglio pertanto aggiungere la mia firma e quella della Lega Nord all'emendamento Aprea 13.1 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
Pag. 53
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, nel minuto a mia disposizione, vorrei esprimere qualche «meno male», e qualche «peccato». Meno male, Presidente, che non abbiamo fatto ostruzionismo, perché le nostre proposte in parte sono state accolte. Meno male che il relatore si è reso conto che le nostre proposte erano fondate e meno male che il Governo non ha posto la fiducia, altrimenti non avremmo mai potuto discorrere e modificare questo testo, certamente migliorandolo con un consenso ampio.
Peccato, da un lato, che mentre vengono introdotti i finanziamenti privati nelle scuole i vostri studenti ancora recitino vecchi slogan degli anni Sessanta in cui si dice: «no alla scuola come un supermercato». Peccato che le vere liberalizzazioni nel settore scolastico, ammesso che si possano fare liberalizzazioni in tale settore (e noi crediamo che si possano fare), forse non sono tanto queste, quanto quelle volte a dare alle famiglie, ai giovani, la possibilità di scegliere quale scuola frequentare, senza scuole di serie A e scuole di serie B.
Questa era una proposta che è stata al centro di una battaglia del centrodestra quando era al Governo, il cosiddetto buono-scuola. Ci avete sempre «sparato addosso», ma questa era la vera liberalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, voglio aggiungere anch'io la mia firma all'emendamento 13.1 dei colleghi Aprea e Garagnani e ribadire che, contrariamente al comportamento di questo Governo, quando al Governo ci eravamo noi la riforma Moratti ha impegnato il Parlamento complessivamente per tre anni e mezzo (fra la legge delega e i decreti attuativi), ed è stata preceduta da stati generali della scuola e preceduta e accompagnata da un intenso dibattito con e dentro il mondo della scuola. Ci troviamo ora, al contrario, ad avere a che fare con un Governo ed un ministro che procedono, appunto, a smantellare la nostra riforma mediante accordi con i sindacati, mediante l'inserimento di emendamenti nella finanziaria seguito dalla successiva richiesta di fiducia e, infine, con l'inserimento di questi temi in un decreto-legge che nulla ha a che fare con la scuola.
Per questo noi di Forza Italia riteniamo che sia opportuno insistere (lo faremo dentro e fuori dal Parlamento) nella critica a questo metodo, che è assolutamente contrario al bene della scuola italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei soffermarmi brevemente su alcune questioni.
Nessuno mette in dubbio la facoltà di un Governo di rivedere una riforma, ci mancherebbe altro! È legittimo, da parte di chi governa, mettere in discussione e rivedere tutto ciò che è possibile dall'osservatorio del Governo.
Mi soffermo tuttavia su una questione molto delicata. Da questo dibattito emerge un principio, ossia che nelle Commissioni non vi è più competenza. Presidente, vorrei spiegarmi richiamando un esempio: ieri ho incontrato un gruppo di insegnanti, che mi hanno chiesto: «È vero che nel decreto-legge Bersani è prevista la riforma della scuola?». Questi insegnanti erano allibiti. Ho risposto loro che era vero.
PRESIDENTE. Onorevole Formisano...
ANNA TERESA FORMISANO. Mi avvio subito alla conclusione, Presidente.
La domanda che rivolgo a quest'Assemblea è la seguente: possiamo parlare ancora di Commissione cultura, di Commissione attività produttive?
Mi rivolgo, in particolare, al presidente della Commissione cultura, persona stimabilissima. Credo sarebbe opportuno, caro presidente, riunirci attorno ad un tavolo e rivedere le competenze di tutte le Commissioni, Pag. 54perché questa sera si è partiti con un principio, ossia che non vi è più competenza legittima nelle stesse.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 13.1, Bono 13.200 e Barbieri 13.244, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bono 13.201 e Fava 13.157.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, stiamo parlando della soppressione del primo comma dell'articolo 13. Forza Italia chiede convintamente la soppressione di questo comma, perché rappresenta un passo all'indietro dell'ordinamento scolastico italiano, visto che ripropone un'inopportuna ed indesiderata gerarchizzazione dei percorsi: di nuovo la serie A riservata ai licei, la serie B ai tecnici, la sede C agli istituti professionali. E per i percorsi triennali di competenza regionale vogliamo forse parlare di un diritto di tribuna o probabilmente neppure della serie D?
Infatti, mentre si rimanda al testo unico n. 297 del 1994, ricordo che lo stesso, com'è giusto che sia, ha rimesso ordine tra le norme della scuola. In realtà, gli istituti tecnici sono nati con Bottai nel 1931 e gli istituti professionali nel dopoguerra, quindi le implicazioni di natura giuridica sono numerose!
Con questo comma, da una parte si tradisce lo spirito del titolo V, dall'altra si cerca di aggirarlo. Infatti, si statalizzano nuovamente gli istituti professionali, trasferiti opportunamente alle regioni dalla riforma Moratti, in coerenza con il Titolo V (da sempre la Costituzione prevede questo tipo di istruzione in capo alle regioni); per gli stessi è previsto che non possano più attribuire qualifiche triennali, ma solo diplomi. Con questo espediente sono stati fatti transitare nell'istruzione secondaria superiore e sottratti alle regioni: la furbizia e l'arroganza di cui ho parlato nel primo intervento!
Delle conseguenze nefaste di questa scelta avremo modo di parlare in seguito. Ora mi interessa denunciare che, con questo comma, il Governo decide di mettere una pietra tombale su due tipologie di licei: l'economico e il tecnologico che rappresentavano - se siete onesti, dovete riconoscerlo! - non già un'invenzione del centrodestra, ma la giusta evoluzione di tante sperimentazioni, che in questi decenni hanno interessato gli istituti tecnici e quelli commerciali. Era una modifica attesa e voluta, prevedendo una modernizzazione di questi istituti.
Quindi, gli istituti ed i licei economico e tecnologico rappresentavano una modernizzazione degli istituti tecnici commerciali, volta a ridurre anche i tanti rivoli delle sperimentazioni, che nel tempo si erano sovrapposte e che, in tanti casi, avevano eccessivamente frammentato il sistema. Infatti, vedremo che nei commi successivi lo stesso Governo ritorna esattamente al punto in cui eravamo arrivati noi: mette comunque ordine tra gli istituti tecnici e quelli professionali, ma lasciandoli di serie B e di serie C.
Mi avvio alla conclusione segnalando all'Assemblea che il primo comma dell'articolo 13 riconduce il sistema educativo nazionale allo stato precedente, di conseguenza riporta in vita gli istituti tecnici, in numero di 2368 sul territorio nazionale ed attualmente interessati da 2298 sperimentazioni. Come ben capite, colleghi, gli istituti tecnici sono già cambiati rispetto al famoso testo unico al quale fa riferimento Pag. 55il decreto-legge; eppure, torniamo indietro, riportiamo le lancette indietro, perché dobbiamo stare sempre fermi, perché non vogliamo riconoscere che il cambiamento è necessario anche negli ordinamenti, dal momento che la scuola è cambiata rispetto a quella del testo unico. Non voglio parlare poi degli istituti professionali (in numero di 109, anch'essi interessati da tutta una serie di sperimentazioni)!
Se questa è la maggioranza che vuole cambiare il paese - così come si dice di voler fare con il decreto-legge in esame - vi facciamo i nostri complimenti! Nel provvedimento, in modo particolare nell'articolo 13, noi vediamo la morte del cambiamento, la fine della modernizzazione della scuola! Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, uno dei più autorevoli leader della sinistra, l'onorevole D'Alema, nei suoi interventi parla spesso di «paese normale», pensando ad una realtà basata sul diritto, sulla logica, sul rispetto delle opinioni di tutti e sul libero confronto parlamentare. Noi non siamo un paese normale, perché non abbiamo un Governo normale e, soprattutto, un Parlamento normale: assistere al fatto che discutiamo in Assemblea, per la prima volta - in occasione dell'esame di un provvedimento che è già arrivato alla fase conclusiva del suo iter in prima lettura - di un argomento la cui delicatezza emerge già dai primi interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, dimostra che noi non siamo in una situazione normale! Ma chi ha voluto tale anormalità?
Quando ha avuto inizio il dibattito in Commissione cultura, ricordo con chiarezza il nervosismo che serpeggiava nei banchi della maggioranza. Lo stesso presidente della Commissione aveva espresso apprezzamenti non del tutto lusinghieri - sono agli atti - riguardo all'idea di procedere alla riforma della scuola all'interno di un provvedimento riguardante le liberalizzazioni. Pensavamo, pertanto, che legittimamente si arrivasse ad una presa di posizione della maggioranza parlamentare e che si chiedesse al Governo di compiere un passo indietro. Come ho avuto modo di dichiarare allo stesso ministro Fioroni, chi gli vietava di presentare al Consiglio dei ministri un decreto-legge che riguardasse unicamente i temi ed i contenuti contemplati dall'articolo 13 in esame? Qualcuno glielo ha proibito? Oppure Fioroni è un ministro di serie B, non in grado di presentare al Governo un provvedimento d'urgenza proprio e costretto a pietire o ad elemosinare «ospitalità» nei decreti-legge di iniziativa altrui?
La questione non è di poco conto. Nessuno avvertiva l'urgenza di questi provvedimenti, nessuno avvertiva un'impellenza tale da giustificare il ricorso alla decretazione d'urgenza. Al riguardo ci sono varie scuole di pensiero e non intendo articolare una polemica o un confronto sulla sussistenza o meno dei presupposti di tale forma di decretazione. Tuttavia, se questi presupposti c'erano - il Governo riteneva ci fossero, altrimenti non avrebbe proceduto in questo modo - per quale motivo non distinguere tra i provvedimenti? Perché non consentire al Parlamento di intervenire sul merito di questa marcia all'indietro?
In un paese normale non si procede alle riforme strutturali ogni due anni! In un paese normale ad ogni cambio di maggioranza non si stravolgono l'assetto giuridico e l'impianto normativo, che regolano settori fondamentali di altissima sensibilità per la società, come quello della scuola. Più volte, la scuola italiana è stata oggetto di preoccupazioni perché, come ormai è noto, purtroppo la qualità dell'istruzione generalmente impartita agli studenti non è eccellente; le sue lacune sono gravi ed evidenti, soprattutto se la confrontiamo, in ordine ai risultati, con quella della gran parte degli altri paesi, non solo dei più avanzati.
PRESIDENTE. Onorevole Bono...
Pag. 56
NICOLA BONO. Sto per concludere, signor Presidente.
Davanti una situazione del genere, ad una istituzione che evidenzia gravi difficoltà di orientamento e di organizzazione, la risposta del Governo consiste nell'interrompere una riforma introdotta appena un anno e mezzo fa e ancora non entrata in vigore. Ecco il motivo per il quale non siamo un paese normale e il Parlamento deve intervenire, almeno sopprimendo l'articolo 13, comma 1, di questo decreto-legge al fine di potersi pronunciare compiutamente sull'argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, dovremo assumerci una responsabilità molto seria quando approveremo quanto è stato proposto. Si dovrebbe far capire al paese, fuori da questa Assemblea, che cosa sta accadendo in quest'aula; sarà difficile farlo. In realtà, il mondo della scuola, che sta attraversando una notevole crisi (è sotto gli occhi di tutti) e che spesso è criminalizzato al di là del giusto e di quanto meriti, subisce continue riforme, continui assalti e continui cambiamenti da anni e anni. Adesso deve subire anche una spaccatura perché, mentre una parte della riforma è stata approvata seguendo altri percorsi, un'altra parte è stata inserita in questa sede, in maniera surrettizia. Quindi, l'unitarietà della formazione, dell'educazione e dei percorsi scolastici è impedita, al pari della possibilità di comprendere quanto sta accadendo da parte delle famiglie. Ciò deriva dalla decisione di procedere ad una parziale riforma del sistema scolastico e agendo nei confronti del settore della formazione professionale in maniera diversa da quanto avviene per i licei. In realtà, si torna indietro e non credo che ce lo possiamo permettere.
Vorrei inoltre ricordare ai colleghi che all'articolo 13, comma 1-bis, si afferma che gli istituti tecnici e gli istituti professionali saranno riordinati e potenziati. Se si leggono attentamente tutte gli emendamenti proposti, non c'è assolutamente alcunché che riguardi il potenziamento.
È vero, essi vengono riordinati, ma non c'è scritto da nessuna parte come saranno potenziati, quindi migliorati e resi più vicini a quelli che si chiamano, con una brutta parola, gli «utenti».
In compenso, visto che non ci viene spiegato nulla di ciò che succederà, al comma 1-quater si dice che saranno adottate linee guida predisposte dal Ministero della pubblica istruzione. Quindi diamo ancora una volta una delega in bianco al ministro della pubblica istruzione, che deve definire delle linee guida per stabilire organici raccordi tra i percorsi degli istituti tecnici professionali e quelli di istruzione e formazione professionale. I percorsi, però, sono i contenuti. Non si tratta solamente di un problema di tecnica e di algebra organizzativa, perché i percorsi - lo ripeto - sono i contenuti.
Stiamo quindi causando un'assoluta spaccatura del mondo della scuola, non solo sappiamo cosa succederà esattamente, ma viene anche affermato che tutto ciò avverrà senza ulteriori aggravi di spesa nell'ambito delle strumentali disposizioni finanziarie a legislazione vigente. Quindi, si fanno delle riforme a costo zero: sappiamo bene che queste sono pessime, perché non si può immaginare di affrontare il mondo della scuola senza investimenti in questo campo.
In conclusione, le famiglie già sono state «stornate» dal mondo della scuola, perché la figura del tutor, del portfolio e tutte le possibilità che esse avevano di intervenire nel mondo della scuola sono stati cancellati. Non si è avuto il coraggio di venire in aula o in Commissione, coinvolgendo il Parlamento in questi cambiamenti radicali del mondo della scuola.
La riforma Moratti avrebbe potuto essere migliorata. Non era la migliore delle riforme possibili e nessuno lo ha mai sostenuto, ma andava accompagnata e migliorata, non abrogata in maniera surrettizia, attraverso un provvedimento in materia di liberalizzazioni.Pag. 57
Liberalizzare la scuola mi sembra una follia, tanto è vero che la Commissione ha ritenuto doveroso aggiungere la valorizzazione dell'istruzione tecnico-professionale alla rottamazione di autoveicoli. La Commissione, quindi, al discorso della scuola, che è fondamentale per i nostri figli, ha accostato la rottamazione degli autoveicoli. Ci dovremmo semplicemente vergognare di far uscire da queste aule un titolo di questo genere. Mi sembra veramente una follia.
PRESIDENTE. La prego...
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Vi sono ragazzi che uccidono, producono dei filmini pornografici nelle scuole, dimostrano un disagio giovanile notevole: se questa è la risposta del Parlamento, stiamo completamente sbagliando obiettivo e una volta in più ne pagheranno le conseguenze le famiglie e i nostri figli [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 13 secondo me contiene il vulnus costituito da questo presunto smantellamento della riforma Moratti, ossia dalla penalizzazione del liceo tecnologico e, quindi, da una riduzione dell'offerta formativa, che inciderà nella scelta di tante famiglie. Infatti, questo tipo di scuola era richiesto non soltanto dalle famiglie , ma anche dalle autonomie scolastiche, dai dirigenti scolastici e dagli studenti. Essi chiedevano un liceo che coniugasse la volontà di ampliare l'offerta formativa delle attività di laboratorio con la cultura generale, ossia una presenza distintiva e di modernizzazione della nostra scuola.
Dunque, eliminare il liceo tecnologico costituisce sicuramente un passo indietro, perché esso dava l'opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro in maniera molto ampia e pertinente, così come veniva richiesto.
Ciò vuol dire anche che il territorio non è stato ascoltato, aggiungendo un altro elemento di grave criticità, perché quando una richiesta proviene dalle scuole, dal territorio, dagli enti locali e dalle province, che in primis devono stabilire gli indirizzi (ed il liceo tecnologico era uno dei più richiesti, mentre noi, con questo articolo, lo aboliamo), dobbiamo porci delle domande, perché sicuramente facciamo compiere un grande passo indietro a tutta la nostra scuola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. È la seconda volta che intervengo nel dibattito su queste disposizioni, ma da parte del nostro gruppo non c'è assolutamente nessun intento ostruzionistico. Intervengo nuovamente su questo articolo 13, per mettere in evidenza il senso politico di questo intervento normativo, che mi pare chiaro e che vorrei lo fosse anche per tutti. Si fa un decreto-legge, firmato dal Vicepresidente del Consiglio e da dieci ministri, che interviene nel merito di dieci questioni, di competenza di dieci ministeri. Con ciò, si fa la scelta politica di demandare a questo provvedimento una serie di misure, che si sarebbe dovuto o potuto demandare - ma si è scelto di non farlo - ad altrettanti analoghi provvedimenti legislativi. Ciò è avvenuto, probabilmente, a causa di una difficoltà della maggioranza, soprattutto per i suoi numeri al Senato, e per i rapporti delicati che intervengono fra questa Camera e l'altra. Il capogruppo di Forza Italia, precedentemente, ha sottolineato che, per quanto riguarda il decreto-legge sulla violenza negli stadi, è la prima volta che la maggioranza accoglie alcune proposte emendative della minoranza, che riporteranno il provvedimento nell'assai delicata e complicata Assemblea del Senato.Pag. 58
Ebbene, anche su questo provvedimento, abbiamo notato una disponibilità a discutere ed una apertura da parte della maggioranza. Resta il fatto che si interviene sul tema contenuto in questo articolo 13 - non parlo dell'articolo 12, sul quale c'è una richiesta di stralcio, proveniente da una parte dell'opposizione -, relativo all'inserimento delle modifiche alla riforma Moratti sulla scuola, con uno strumento legislativo come un decreto-legge, come diceva prima il collega Bono, quando invece in un paese normale si dovrebbe intervenire in un altro modo, cioè a fronte di una riforma organica del sistema educativo si oppone una nuova riforma organica del sistema educativo stesso. Non si fa così. Quindi, oggi si può dire che la riforma Moratti della scuola è cambiata grazie ad un decreto-legge sulle liberalizzazioni, che ha come ispiratore il ministro Bersani!
È vero che non è la prima volta. Abbiamo assistito ad uno scambio di ministeri tra il ministro Di Pietro e il ministro Mastella, quando il ministro Di Pietro si occupava dell'indulto, ma il ministro della giustizia era il ministro Mastella. Oggi, possiamo discutere del ministro Bersani che si occupa di modificare la riforma Moratti. Anche questo, secondo me, è contraddittorio con un minimo di logicità e con un minimo di criterio, per ciò che riguarda le procedure amministrative che dovrebbero sovrintendere al percorso legislativo.
Per questo manifesto anch'io non solo sorpresa, ma forte perplessità, su questi commi che sono oggi alla nostra attenzione attraverso l'esame degli emendamenti presentati in Assemblea, in particolare su questo comma, che sopprime il liceo tecnologico e il liceo economico, facendo un balzo all'indietro, cioè tornando alla vecchia istruzione professionale - che oggi peraltro dovrebbe essere di esclusiva competenza regionale - attraverso una nuova figura giuridica, che è quella relativa al settore tecnico-professionale. Si tratta - vorrei che i colleghi della maggioranza se ne rendessero conto - di una profonda distorsione dei meccanismi che sono stati alla base del processo riformatore precedente, che intendeva invece superare questa discrasia, questa dicotomia, tra processo formativo e processo di istruzione professionale. Si interviene ripristinando il vecchio processo di istruzione professionale e si delega allo Stato, attraverso questa nuova figura giuridica del settore tecnico-professionale, una competenza che almeno parzialmente è sinora assolutamente regionale.
Dunque, manifesto perplessità nei confronti del principio che si è voluto introdurre, attraverso la riforma della riforma con un decreto-legge sulle liberalizzazioni. Nutro inoltre forti perplessità ed obiezioni in merito a questo comma, che parla di abolizione del liceo economico e del liceo tecnologico e di ritorno alla vecchia formazione professionale, sia pure nella nuova figura del settore tecnico-professionale attribuito allo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non posso che associarmi alle perplessità sollevate dal collega Del Bue per una ragione di merito ed una di metodo.
La ragione di merito risiede nel fatto che l'abolizione dei cosiddetti licei professionali rappresenta un passo indietro rispetto alla disciplina prevista dalla grande riforma Moratti, che il Parlamento ha discusso per lungo tempo nelle Commissioni competenti ed in Assemblea sia alla Camera sia al Senato. Non è stata certo una riforma improvvisata, ma meditata, frutto della volontà forte e determinata di una maggioranza parlamentare che ha vinto le elezioni con ampio margine e che ha governato per cinque anni.
La perplessità di metodo risiede nel fatto che in un decreto-legge si cerchi surrettiziamente di abolire una riforma che ha avuto un percorso lungo ed importante, persino socialmente travagliato, perché vi è stata una forte opposizione dei sindacati.
Tale riforma è stata portata avanti con coraggio e determinazione, ma adesso se Pag. 59ne prevede l'abrogazione. Credo che sia profondamente scorretto e lesivo non solo degli studenti, ma di tutte le persone impiegate nel comparto della scuola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, chiedo, in primo luogo, di sottoscrivere l'emendamento Bono 13.201.
Chiunque esamini questo testo si accorgerà della sua plurima incostituzionalità. Si prevede intanto una delega abusiva che costituisce un ulteriore insulto al Parlamento repubblicano; vi è, inoltre, una presa in giro, quando si stabilisce che questa controriforma si deve attuare senza nuovi o maggiori oneri economici, il che significa che viene violato anche il principio della copertura, della congrua e motivata copertura delle misure che si vanno a varare.
Si tratta di un grande salto all'indietro oscurantista, con l'introduzione di un nuovo classismo nella formazione, per la discriminazione tra le figure dei licei che si erano promossi a dignità culturale uniforme ed omogenea.
Infine, mi chiedo veramente se questo tipo di provvedimento, incostituzionale sotto tutti questi profili, non debba essere attentamente vagliato dal Quirinale nella sua veste altissima di controllo della legittimità costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, vorrei ribadire l'incongruenza del primo comma dell'articolo in esame che, con una leggerezza impensabile, sopprime la grande novità del liceo economico e tecnologico, senza soffermarsi sull'evoluzione della nostra società, soprattutto dal punto di vista dello sviluppo delle relazioni economiche internazionali, anche alla luce dell'inadeguatezza dell'attuale istituto tecnico commerciale, ad esempio, ad affrontare una serie di tematiche che coinvolgono le giovani generazioni.
I vari provvedimenti del ministro Moratti avevano affrontato tale problematica, sotto il profilo delle caratteristiche e delle configurazioni che può avere la struttura liceale, tenendo conto delle novità della scuola italiana e della società italiana.
La riproposizione del vecchio termine - e di conseguenza la restaurazione del vecchio istituto tecnico-commerciale - come pure l'abrogazione del termine «tecnologico» non fanno altro che riportare all'indietro, non dico le lancette della storia, ma sicuramente quelle della nostra società. Oltre tutto, non ci si è premurati di verificare con un'approfondita discussione i contenuti innovativi contenuti - scusi il bisticcio di parole - nel provvedimento in questione, il quale ha fatto fare un balzo in avanti alla cultura e alla competenza degli istituti tecnici, trasformandoli in licei proprio sulla base di una serie di richieste, di riflessioni e di motivazioni molto forti scaturite dalla componente studentesca, dall'intera società civile e dalle stesse associazioni economiche che richiedono giovani preparati non solo dal punto di vista tecnico, ma anche culturalmente, con una caratterizzazione in senso economico.
Ora, il voler dimenticare questo approccio è una gravissima responsabilità che si accomuna all'altra: aver voluto prescindere da un confronto con le regioni le quali, in modo diretto, in modo particolare a prescindere dalla distinzione, si sono fatte carico del problema. Pertanto, credo di dover ribadire la mia netta contrarietà al primo comma dell'articolo 13, che è estremamente grave perché annulla, senza dibattito, non soltanto una decisione di un Governo e di una maggioranza - questo al limite potrebbe essere tollerabile -, ma soprattutto una decisione scaturita dall'evoluzione della società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 60GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, colleghi, se ancora ci fosse bisogno - ma non c'è, e lo sappiamo - di una conferma rispetto ad una palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione, questo articolo 13 ce ne offrirebbe una, peraltro non richiesta. Ma, per dirla con il gergo fattuale di un ministro dell'Italia dei valori che vi è caro - (il ministro Di Pietro): che cosa c'azzecca la scuola con le liberalizzazioni? La risposta è facile: assolutamente niente. Desidero aggiungere la mia firma, se l'onorevole Bono che è il primo firmatario lo consente, all'emendamento 13.201, perché vorrei - ho chiesto alla sua cortesia, signora Presidente, di poter intervenire - lasciare una traccia scritta e indelebile perché non si dica che, da parte del centrodestra, si sia stati poco rispettosi nei confronti del giudice delle leggi, un giudice che ha più volte ricordato che le caratteristiche di necessità ed urgenza devono essere presenti, come pure l'omogeneità per materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, vorrei sottolineare un aspetto, anche per rispondere ai colleghi che hanno più volte ripreso alcune polemiche già emerse nella Commissione di merito nonché in Commissione attività produttive. Anche noi, nella VII Commissione, abbiamo sollevato il problema, però ci rendiamo conto che c'è una drammatica urgenza che riguarda l'intero settore dell'istruzione tecnica. Alla sola notizia della riforma Moratti che «licealizzava» l'intera istruzione tecnica, abbiamo assistito ad un pauroso calo delle iscrizioni agli istituti di istruzione tecnica e professionale, con un aumento di popolazione nei licei scientifici...
VALENTINA APREA. Non è vero! È il contrario! Dì altre cose, ma non questo!
ALBA SASSO. ...e tecnologici e nei licei classici, che non potevano e non possono reggere la pressione di una popolazione quasi raddoppiata. Il problema è che questo si è verificato da parte delle famiglie. Ed io inviterei i colleghi a tener conto che molte volte è la società che va più avanti rispetto alle leggi, è la società che fa delle scelte alle quali bisogna in qualche modo prestare attenzione. Questa è una prima questione. Evidentemente le famiglie vogliono un'istruzione tecnica che abbia anche un carattere, una fisionomia unitaria e nazionale E questo riguarda anche l'istruzione professionale.
Passiamo alla seconda questione. Nel corso degli ultimi cinque anni - l'onorevole Aprea non può non ricordarlo - si sono moltiplicati anche da parte del mondo della scuola appelli per la salvaguardia dell'istruzione tecnica, appelli che sono stati promossi dall'associazionismo professionale e dal mondo della scuola. Vorrei anche ricordare, visto che voi spesso siete interessati al pensiero di Confindustria, che spesso questa associazione ha sollevato il problema della limitazione dell'istruzione tecnica.
Voglio ricordare che l'istruzione tecnica nel corso degli anni ha permesso la formazione del quadro intermedio dei tecnici delle attività produttive che hanno reso importanti le imprese. In ultimo voglio sottolineare che qui non si tratta di riportare indietro l'istruzione tecnica, ma di rivederla, perché, se si leggono gli articoli successivi, si constata che vi saranno delle linee guida per definire indirizzi, orari e articolazioni, con un potenziamento dell'istruzione tecnica attraverso la creazione dell'istruzione tecnica superiore come filiera completa attraverso la quale si dovrà articolare l'intero percorso.
Inviterei pertanto i colleghi a riconoscere come questo provvedimento risponda a bisogni già espressi dal paese, dalle famiglie, dalla Confindustria e dal mondo della scuola e come, piuttosto che andare indietro, come voi dite, vada invece avanti. Comunque su questo punto torneremo a discutere nella prossima legge sulla scuola collegata a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, avendo pochissimo tempo cercherò di essere veloce, anche se devo chiamare in causa proprio il ruolo della Presidenza di questa Assemblea. Come tutti i colleghi sanno stiamo discutendo la conversione di un decreto-legge che parla di promozione della concorrenza, sviluppo dell'attività economica, nascita di nuove imprese ed altro.
Ora viene fuori la questione della riforma scolastica. Noi sappiamo che il nostro lavoro è organizzato attraverso le Commissioni competenti. Non voglio entrare nel merito, ma voglio porre con grande forza una questione di metodo: è possibile legiferare ingannando le Assemblee parlamentari e introducendo surrettiziamente nel provvedimento in esame questioni di grande valenza che non hanno nulla a che vedere con il tema di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e del deputato Buontempo)? Credo che la Presidenza dell'Assemblea dovrebbe farsi carico di rappresentare il sacrosanto diritto dei parlamentari ad essere rispettati da un Governo arrogante che, sotto mentite spoglie, inserisce argomenti senza neppure avere la cura di far venire il ministro della pubblica istruzione ad illustrarci i suoi disegni e le sue preoccupazioni.
Questo, signora Presidente, è molto grave e lo devo rimarcare. Ci attendiamo che la Presidenza della Camera garantisca i diritti di tutti i deputati, che in questo momento mi sembra vengano colpiti [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, per una volta rinuncio a svolgere un intervento sul merito per rispondere all'intervento dell'onorevole Sasso. L'onorevole Sasso lamentava l'eccesso di confusione generato dalla riforma Moratti nelle scelte delle famiglie in merito all'iscrizione nelle scuole superiori e in particolari nei licei.
Onorevole Sasso, per cinque anni avete trasformato la scuola in un campo di battaglia contro il Governo utilizzandola non solo per protestare contro la guerra in Iraq, ma anche per disobbedire alla riforma Moratti. Soprattutto l'avete usata per diffondere confusione tra i docenti, tra gli alunni e tra le famiglie. Nonostante ciò, lei viene a lamentarsi degli esiti della vostra azione, accusando la nostra riforma. Essa aveva il merito di procedere in modo organico, coordinato e coerente, prendendo a modello le migliori esperienze straniere per permettere a tutti i ragazzi italiani di trovare la propria strada ed esprimere se stessi. Adesso, dopo che la vostra politica in cinque anni ha trasformato le scuole in tazebao ed in luoghi di opposizione al Governo, avete il fegato di lamentarvi di noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, questo problema è stato sollevato anche in sede di Commissione attività produttive, dove con i colleghi si è discusso di questi argomenti. Infatti, non si capivano e non si capiscono tuttora in aula i motivi per i quali in un decreto-legge in materia economica si inserisca lo stravolgimento di una riforma. La riforma Moratti ha avuto un seguito molto lungo, essendo stata discussa e concordata. Essa era adeguata ai tempi, ma adesso con un piccolo «articoletto» la si vuole stravolgere, non andando sicuramente a vantaggio dei ragazzi e dei giovani. Lo abbiamo segnalato in Commissione e vogliamo farlo notare anche in aula. Non è possibile procedere in questo modo perché non si tratta di un tema di poco conto. Forse vi è stata qualche disattenzione e noi stessi non Pag. 62sempre riusciamo a renderci conto di quello che stiamo facendo. Tuttavia, la verità è che si stravolge qualcosa che stava procedendo bene. Si sarebbero potute modificare talune norme per migliorare qualche aspetto, ma non procedere a questo stravolgimento, perché certamente così non si va nell'interesse dei nostri ragazzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, l'emendamento Fava 13.157, presentato dalla Lega, con il quale si chiede la soppressione dei commi che vanno dall'1-bis all'1-quinquies, nonché dell'articolo 13-bis, prosegue l'indirizzo degli identici emendamenti precedenti. Con il mio intervento voglio sottolineare come, con questo articolo, la sinistra ed il Governo mostrino la loro vera faccia, in quanto, contraddicendosi, vanno in senso contrario ad una loro stessa legge. Infatti, si muovono in violazione della riforma del Titolo V della Costituzione, che pone la competenza della formazione e dell'istruzione professionale in capo alle regioni. Questo articolo, invece, prevede la regolamentazione e la riduzione con decreto del ministro della pubblica istruzione dei percorsi, degli indirizzi e perfino del monte ore disciplinare. Addirittura si parla di qualifiche di diplomi da conferire nell'ambito di un repertorio nazionale. Tutto questo alla faccia dell'autonomia e del federalismo tanto decantati!
Inoltre, vorrei segnalare un ulteriore aspetto che ritengo importantissimo. In questo decreto-legge che verte su materie economiche si inserisce di tutto, compresa la questione della scuola. Mi chiedo quale messaggio possano inviare maggioranza e Governo ai nostri studenti ed alle nostre famiglie. È chiaro che tale messaggio è molto semplice: come dicevamo prima, se si invitano i nostri ragazzi ad abbandonare l'istruzione e a preferire la formazione, in pratica li si invita a rinunciare all'istruzione stessa per privilegiare il facile e semplice guadagno di denaro. Si rendono scientemente (si tratta infatti di una scelta voluta) i nostri ragazzi maggiormente condizionabili e manovrabili. D'altra parte, in trent'anni di scuola di sinistra, abbiamo assistito alla caduta dell'istruzione e del livello scolastico, sottesa alla caduta dei valori cui assistiamo all'interno della nostra società.
Questa caduta dei valori ha portato la nostra società ad una condizione estremamente precaria. I nostri giovani sono allo sbando e vengono anzi sollecitati a consumare droga e alcool, a orientarsi verso il divertimento, a non essere più responsabili. I nostri giovani non sono nemmeno più in grado di farsi una famiglia perché deresponsabilizzati. Lo ripeto: in trent'anni di scuola di sinistra si è arrivati ad un lassismo continuo e imperante, nella quale la parola «tolleranza» è stata tradotta nella parola «permissivismo». I nostri giovani hanno capito che i divertimenti e la deresponsabilizzazione sono più facili da raggiungere rispetto all'impegno nella società. Pertanto, noi chiediamo in modo chiaro e netto la soppressione di questo articolo e ci associamo ai colleghi che hanno presentato l'emendamento identico al nostro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, intervengo per ribadire quanto già espresso da altri esponenti del mio partito e dell'opposizione. Non trovo che questa possa essere la sede opportuna per esaminare le disposizioni contenute in questo articolo. Questo provvedimento contiene una serie di misure, che nel merito possono essere condivise o meno. Comunque, esso si ispira ad una logica che in parte condividiamo, vale a dire l'esigenza che nei nostri ordinamenti si eliminino le tendenziali posizioni di oligopolio, rendite di posizione, eccessive complessità dei procedimenti autorizzativi di nuove attività economiche e di nuove imprese e nella sottoscrizione di mutui.
Si tratta di provvedimenti volti a incentivare lo sviluppo, l'occupazione e una Pag. 63nuova imprenditorialità. Sulla necessità di avviarci in questa direzione siamo tutti d'accordo. Sul merito del dibattito, come si è visto, ci sono posizioni diverse in relazione alle singole disposizioni e sull'opportunità di alcuni passaggi. Ciò che non riesco a capire, tuttavia, è come un surrettizio stravolgimento di una riforma importante della precedente legislatura quale è stata la riforma Moratti, non possa avvenire nell'ambito di questo provvedimento.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole. Grazie.
ALESSANDRO FORLANI. Pertanto, ritengo che sia necessaria un altra sede per affrontare il problema della scuola e le sue eventuali evoluzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io come i miei colleghi - condivido quanto detto dagli onorevoli Capitanio Santolini, Giovanardi, Bosi e Forlani - intervengo per segnalare quanto sia assolutamente incredibile questo articolo. Non c'è nessun pregiudizio riguardo la discussione su come eventualmente migliorare la riforma Moratti. Tuttavia, mi sembra veramente incredibile come, attraverso un provvedimento che nulla a che fare con dichiarazioni pubbliche degli esponenti di Governo e del ministro dell'industria e che va per l'appunto a favorire in teoria il consumatore, si tenti di introdurre una sostanziale modifica della riforma della scuola fatta dal Governo precedente e dal ministro Moratti.
Lo dico veramente con tutto il cuore: si può migliorare tutto nella vita, ma non permettere al Parlamento di discutere nel merito un disegno di legge del Governo sul miglioramento della riforma Moratti e introdurre delle modifiche ad essa attraverso un decreto, che per di più non ha nulla a che fare con questo articolo che stiamo discutendo, rende veramente poco credibile tutto l'operato del Governo su un provvedimento come quello delle liberalizzazioni.
Tutti sanno - e concludo, onorevole Presidente - che tra qualche minuto si convocherà la Conferenza dei capigruppo. Immagino che ci sarà una riflessione anche all'interno della maggioranza. Spero che essa porti a considerare favorevolmente la soppressione di due articoli da questo decreto, cioè quello al nostro esame, che modifica la riforma della legge Moratti, e quello successivo, perché francamente non hanno assolutamente niente a che vedere con le liberalizzazioni e con gli interessi del cittadino consumatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, gli italiani sanno che stiamo cancellando la ricarica dei telefonini, mentre in realtà all'interno del decreto-legge in esame è contenuta una parziale riforma della scuola. Credo che i presidenti di gruppo dell'opposizione farebbero bene a recarsi dal Capo dello Stato, perché i decreti-legge sono emanati dal Presidente della Repubblica. Ricordo che quest'ultimo, in maniera apprezzabile, invita le forze politiche a collaborare insieme; tuttavia, adesso si registra una prevaricazione completa del Parlamento!
Ritengo che le opposizioni del centrodestra, in questo caso non si debbano limitare a pronunciare interventi contrari, poiché bisogna far sapere al paese...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
TEODORO BUONTEMPO. ...che si sta operando una riforma della scuola attraverso l'approvazione di emendamenti riferiti ad un provvedimento che tratta di tutt'altro!
Credo che il Presidente del Camera - e concludo - debba far presente al Capo dello Stato, che ha emanato il decreto-legge Pag. 64in esame, che noi chiediamo a lui, con il rispetto che gli si deve, se sia legittimo inserire la riforma del sistema scolastico in questo provvedimento. Mi auguro, quindi, che i presidenti dei gruppi di opposizione vogliano recarsi dal Presidente della Repubblica per difendere le prerogative del Parlamento!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bono 13.201 e Fava 13.157, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 258).
Passiamo all'esame dell'emendamento Fava 13.240.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 13.240, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 449
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 256).
Prendo atto che il deputato Forlani ha espresso erroneamente il proprio voto, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto, altresì, che il deputato Pini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 13.158.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, ricordo che il nostro intento nel presentare l'emendamento in esame era di ripristinare, nell'articolo 13 del provvedimento, quella configurazione dei sistemi che compongono il secondo ciclo, che era stata originariamente prevista dal Governo in sede di adozione del decreto-legge. Infatti, come i colleghi possono constatare, leggendo il testo del provvedimento in esame, a pagina 54 è riportato un periodo, che noi abbiamo ripresentato sotto forma di emendamento e che, invece, non è più presente nella nuova formulazione contenuta a pagina 55.
Il gruppo di Forza Italia chiede di ripristinare questo primo periodo semplicemente perché la modifica apportata al decreto legislativo n. 226 del 2005, nella prima versione dell'articolo 13 del decreto-legge in esame, incideva sul sistema dei licei coerentemente con l'intento del Governo, vale a dire facendo rivivere gli istituti tecnici e quelli professionali.
Rilevo, inoltre, che quella versione manteneva comunque in vita, ponendolo su un piano di pari dignità rispetto all'istruzione secondaria superiore, il sistema dell'istruzione e della formazione professionale. Insomma, in coerenza con il riconoscimento della validità dei percorsi sperimentali triennali, già avvenuta con la legge finanziaria e ripresa dal comma 1-quater dell'articolo 13 del provvedimento, si riconosceva l'organizzazione di percorsi di istruzione e formazione professionali finalizzati al conseguimento delle qualifiche.
Dunque, è per noi importante mantenere nel sistema il richiamo che rinvia alle Pag. 65competenze regionali, anche perché non possiamo pensare - con una scelta che ha più a che fare con la furbizia di tecnica legislativa che con l'esito di un confronto - di eliminare tutta la partita del sistema dell'istruzione e formazione professionale. Quest'ultima, invece, ci consente di raggiungere tutta una serie di obiettivi, primo fra tutti quello di poter prevedere norme generali, quindi standard di competenza anche per i percorsi di istruzione e formazione professionale, che, ancorché non scolastici, dovranno garantire nel triennio, per il conseguimento delle qualifiche, l'acquisizione di saperi di base e saperi professionali.
D'altra parte che si debba determinare un'inversione di marcia per rendere davvero efficaci i percorsi dell'istruzione e della formazione ed anticipare l'ingresso nel mondo del lavoro con competenze adeguate - perché questa è la partita - è quanto ci suggerisce l'Europa, ma è anche quanto si aspettano le realtà più produttive del sistema Italia. Quindi, sia il quadro comunitario europeo, sia la richiesta di qualificazione professionale che emerge dal versante produttivo ci confortano nella volontà di lasciare comunque nell'ordinamento - con una serie di possibilità per il livello nazionale di prevedere standard e qualificazione - il sistema di istruzione e formazione professionale. Pensiamo, infatti, che sia effettivamente opportuno lavorare non solo per l'obbligo di istruzione fino a sedici anni, da spendersi poi con le dovute ed adeguate riforme sia nel canale scolastico che in quello dell'istruzione e formazione professionale, ma anche e soprattutto per il diritto-dovere, cioè la meta del diciottesimo anno di età, che dovrebbe vedere tutti i giovani in possesso di una qualifica professionale o di un titolo di studio.
Allora l'attuale formulazione nell'articolo 13 e quella precedente all'intervento del relatore - che, come Commissione, ha recepito l'accordo col Governo - facevano invece saltare questo equilibrio, per cui senza preventiva discussione, senza nessun esame, quindi con un atto di furbizia legislativa venivano abrogati tanto il sistema di istruzione e formazione professionale, quanto il diritto-dovere citato, che dovrebbero stare a cuore proprio a quella sinistra che crede nella qualificazione professionale, che vuole la mobilità sociale e il raggiungimento del successo formativo per tutti.
In questo caso non si tratta di prevedere semplicemente la frequenza di percorsi, ma ragionare sull'efficacia degli stessi: come e a che età escono i ragazzi dal sistema educativo e sapendo cosa. Queste sono le ragioni per le quali non potevamo accettare quella formulazione ed abbiamo accettato il frutto dell'accordo. A questo punto, ritiro il mio emendamento 13.158 perché l'accordo che abbiamo fatto e che rimanda all'articolo 13-bis mi sembra più completo e mantiene in vita anche il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione. Quindi, signor Presidente, confermo di voler ritirare il mio emendamento 13.158.
PRESIDENTE. Dunque, l'emendamento Aprea 13.158 viene ritirato dal presentatore.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, ieri tutta l'Italia ha gioito per la liberazione del giornalista Mastrogiacomo: tutti siamo felici del buon esito della vicenda.
Vorrei però ricordare a lei ed al Parlamento che da sei mesi in Sardegna un giovane imprenditore, Titti Pinna, è nelle mani dei sequestratori e nessuno ne parla più.
Vorremmo che il Governo desse qualche indicazione su cosa stia accadendo; l'unica novità è che solo nella città di Bonorva, quella del sequestrato, si fanno ancora manifestazioni popolari in quanto si vuole ancora credere nella possibilità che questo giovane torni in famiglia.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole.
Ovviamente, l'ho lasciata terminare per la delicatezza del tema che lei pone; ma lei Pag. 66sa che questo genere di interventi andrebbe effettuato al termine della seduta.
Passiamo, dunque, agli identici emendamenti Aprea 13.6 e Bono 13.202.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 13.6 e Bono 13.202, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 252).
Prendo atto che le deputate Dato e Formisano non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 257).
Avverto che l'emendamento Aprea 13.159 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 13.233.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei rendere omaggio ancora una volta al liceo economico ed al liceo tecnologico affinché questo possa essere un voto in grado di turbare la maggioranza; voglio infatti capire cosa c'era di tanto negativo in questo liceo economico la cui disciplina, recata con decreto legislativo n. 226 del 2005, attuativo della 'nostra' legge, la cosiddetta legge Moratti, recitava così: «Il percorso del liceo economico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista delle categorie interpretative dell'azione personale e sociale messe a disposizione dagli studi economici e giuridici. Fornisce allo studente le conoscenze, le competenze, le abilità e le capacità necessarie per conoscere forme e regole economiche, sociali, istituzionali e giuridiche, individuando la interdipendenza tra i diversi fenomeni e cogliendo i rapporti tra le dimensioni globale e locale. Assicura la padronanza di competenze sistematiche nel campo dell'economia e della cultura dell'imprenditorialità (...)».
Voglio soltanto ricordarvi che questo è uno degli obiettivi posti dall'Europa in termini di competenze chiave che i cittadini europei devono comunque possedere. L'articolo 6 del citato decreto proseguiva poi con il seguente tenore: «Il percorso del liceo economico si articola, a partire dal secondo biennio, nei seguenti indirizzi: a) economico-aziendale; b) economico-istituzionale». Il terzo comma indicava poi tutta una serie di specificazioni che avrebbero sicuramente - queste sì - aiutato lo sviluppo del sistema Italia dal punto di vista aziendale: «Nell'indirizzo economico-aziendale lo studente acquisisce in particolare, attraverso le attività e gli insegnamenti obbligatori rimessi alla sua scelta, competenze organizzative, amministrative e gestionali. Tali competenze possono essere orientate sui settori dei servizi, del credito, del turismo, delle produzioni agro-alimentari e della moda, rimessi alla libera scelta dello studente e in relazione al tessuto economico, sociale e produttivo del territorio». Presidente Prodi, ministro Fioroni, questo è quanto serve all'Italia, non il vecchio istituto tecnico che voi state qui di nuovo ripristinando!
Questo è il liceo economico del 2007, quello che avrebbe potuto davvero aiutare Pag. 67gli studenti degli istituti economici e commerciali ad avere una forma mentis ed un'abilità professionali per essere imprenditori di sé stessi, ma anche imprenditori reali nei settori che oggi sono a rischio e soffrono di «asfissia» imprenditoriale. E non potete continuare a pensare al vecchio istituto tecnico, con le vecchie materie. Onorevole Sasso, mi spiace per lei, che, in genere, è intellettualmente onesta: lei sa benissimo che il calo delle iscrizioni negli istituti intellettuali non avviene da cinque anni, ma da dieci anni, e che i migliori istituti tecnici sono quelli che il «suo» ministro Berlinguer ha trasformato in licei tecnologici e in licei economici sperimentali, e che sopravvivono ancora. Quindi, con la normativa vigente ci eravamo sicuramente adeguati ed avevamo fatto di queste eccezioni una regola per tutte le altre scuole.
Amici, state sopprimendo il liceo tecnologico, scritto, nell'ultima versione, con la Confindustria. Vi faccio tanti auguri, onorevoli Bastico e Sasso, perché la versione del liceo tecnologico che state sopprimendo è quella che la Confindustria vi chiederà di mantenere, con tutti gli interventi di riforma, e di chiamare istituto tecnico riformato. Conosciamo la Confindustria e le richieste della stessa, e non le cambieranno. Sarete voi che dovrete cambiare e, a quel punto, avrete fatto solo un'operazione nominalistica.
Leggo infine solo la finalità generale del liceo tecnologico che «(...)Approfondisce la cultura liceale attraverso il punto di vista della tecnologia (...)», e non della tecnica, la tecnica non c'è più! Ma come si può pensare, nel 2007, di parlare di istruzione tecnica? Oggi, è l'istruzione tecnologica che conta! Come è possibile pensare di ritornare a cinquant'anni fa? Abbiamo forse messo a tacere le nostre intelligenze? Abbiamo forse sospeso la nostra intelligenza? Amici, è ancora possibile parlare di istruzione tecnica? È l'istruzione tecnologica quella del nostro secolo e, quindi, il liceo economico, per le sue caratteristiche vocazionali ed operative avrebbe sviluppato la rosa degli strumenti per comprendere le problematiche...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la invito a concludere.
VALENTINA APREA. ...storico-sociali collegate alle tecnologie ed alle loro espressioni. Noi avevamo inserito una serie di indirizzi che, guardate, sono sicura,...
PRESIDENTE. Onorevole, per favore, però...
VALENTINA APREA. ...il Governo Prodi ci riproporrà in un altra salsa e sotto il nome di istituto tecnico. Auguri, ma siete falsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, onestamente, chiedo scusa ma, pur nel rispetto della legittimità di ciò che fa ognuno, faccio sinceramente fatica a capire che senso abbia il ritiro di emendamenti o trovare intese su emendamenti, quando si contesta la legittimità di inserire in un atto della Camera decisioni che stravolgono la scuola italiana. Allora, si è contro se è una violenza che stiamo subendo, perché non si riforma la scuola in questa maniera e con un provvedimento d'urgenza che tratta di tutt'altro. Il problema non è mettersi d'accordo su una virgola o su un punto e virgola: è una violenza che richiede che l'intera opposizione faccia appello al Capo dello Stato, affinché quest'ultimo intervenga su un provvedimento illegittimo nel suo percorso parlamentare, e chieda allo stesso Capo dello Stato di rinviare alle Camere questa parte dell'articolo 13 di questo provvedimento. È, infatti, il Capo dello Stato che deve garantire noi; non è, in questo caso, la Presidenza della Camera a doverlo fare.
La pregherei di fare presente al Presidente della Camera la nostra richiesta di far arrivare al Capo dello Stato il verbale di questa seduta con le proteste dei deputati che ritengono illegittimo questo percorso, Pag. 68che ritengono sia un'offesa alla Camera dei deputati, che ritengono grave, gravissimo, che si voglia riformare la parte essenziale dei nostri licei, con una riforma operata da un'Assemblea che ha la mente orientata a ben altre cose e alle liberalizzazioni.
Ricordo anche le associazioni studentesche: quanti sanno, fra gli studenti, che qui si sta stravolgendo la scuola del nostro paese? Questo messaggio non è passato all'esterno; io mi auguro che la Casa delle libertà voglia fare tutto il possibile previsto dal nostro regolamento per impedire questa violenza contro il Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Vorrei ritornare sull'importanza di questo emendamento, e non si può quindi non tornare anche sull'importanza dei due licei, economico e tecnologico, che vengono soppressi.
Ha ragione l'onorevole Buontempo quando dice che gli studenti probabilmente non sono a conoscenza di cosa il Parlamento (in questo momento, la Camera) stia trattando. Coniugare la cultura generale con la cultura tecnica non significa trascurare l'aspetto tecnico. Sarà perciò sicuramente preoccupata quella Confindustria che voi dite che noi dovremmo interpellare, mentre mi pare invece che questo decreto-legge Bersani rappresenti un momento di asservimento da parte vostra.
Al centro di questi due licei c'è la qualità dell'insegnamento e anche l'approccio, l'introduzione, al mondo universitario. Il liceo economico introduce degli elementi essenziali di innovazione, anche didattica, che portano poi all'iscrizione, all'approccio e all'apprendimento dalla facoltà di economia e commercio con una agevolazione maggiore che altre scuole, altri licei, non davano. Quindi, non solo abbiamo una riduzione dell'offerta formativa, ma abbiamo anche un danno e una preclusione per gli studenti che vogliano scegliere determinate facoltà nel mondo universitario. Ecco che cosa ha coperto il «lenzuolo» di Bersani: ha coperto due importanti licei, due importanti indirizzi per tutto il mondo della scuola e per i nostri studenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. È proprio da questo emendamento, che corregge una formulazione del testo del decreto, che origina l'intento di modifica della riforma Moratti contenuto nel decreto-legge Bersani. Noi riteniamo che questo meccanismo, questo sistema di procedere sia fortemente lesivo nei confronti del Parlamento, innanzitutto perché si tratta di un atto di decretazione di urgenza e quindi, in quanto tale, è già in vigore e, in secondo luogo, perché il Parlamento ha tutto il diritto di poter discutere, ma di discutere nelle Commissioni competenti questi provvedimenti (quindi nella Commissione cultura, e non nella Commissione attività produttive). Il Parlamento ha diritto di discutere di ciò all'interno di un ambito di riforme del sistema scolastico e non all'interno di un decreto-legge sulle liberalizzazioni. Quindi, signor Presidente, noi crediamo che da questo punto di vista l'atteggiamento del Governo sia stato profondamente negativo e che ponga il Governo stesso e la maggioranza nelle condizioni di avere torto marcio rispetto anche a qualsiasi iniziativa riformatrice che sia contraria alla riforma fatta dal Governo precedente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, non entro nel merito della questione che è stata sollevata, che ovviamente riguarda il problema della qualità della legislazione, sul quale anch'io ho delle perplessità. Prendo la parola perché credo che quello dell'onorevole Buontempo sia un modo di Pag. 69porre le questioni assolutamente sbagliato, perché noi non possiamo trascinare nelle nostre dialettiche politiche il Capo dello Stato.
Il Capo dello Stato conosce esattamente - e lo ha dimostrato in varie occasioni - il profilo di costituzionalità delle leggi. Possiamo discutere, ma, proprio per mantenere un rapporto giusto tra le istituzioni, non dobbiamo coinvolgere in polemiche politiche il Capo dello Stato. Questo è uno degli aspetti più delicati del nostro modo di procedere.
Mi permetto di dire, Presidente, che, nel passato, ogni volta che si tirava in ballo in modo improprio il Capo dello Stato, la Presidenza interrompeva l'oratore.
Il Capo dello Stato rappresenta l'unità del paese; rappresenta l'elemento di garanzia. Sarà la sua valutazione quella che deve essere fatta. Noi dobbiamo rispettarne l'autonomia e non dobbiamo assolutamente trascinarlo nelle nostre polemiche politiche (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bianco. Ci tengo a precisare che l'onorevole Buontempo ha chiesto semplicemente di informare il Capo dello Stato. Non mi sembrava che vi fosse alcuna forma di mancanza di rispetto, altrimenti questa Presidenza sarebbe intervenuta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Buontempo abbia usato giudizio nel chiedere l'intervento del Presidente della Repubblica sull'opportunità di inserire quest'articolo all'interno del provvedimento in oggetto.
Sono d'accordo con la collega Formisano, che ricordava come in Commissione attività produttive, in sede di discussione del provvedimento in oggetto, ci siamo trovati molto in imbarazzo nell'esaminare questo articolo che tratta una materia non di competenza della Commissione.
C'è qualcosa nella formulazione di questo decreto-legge che, oggettivamente parlando, stride, come hanno sottolineato molti colleghi che sono intervenuti. Si compie una forzatura nei confronti del Parlamento e delle Commissioni competenti.
Crediamo che questo sia un modo surrettizio per bloccare la riforma Moratti e per proporne una diversa - com'è previsto, peraltro, dal programma dell'Ulivo -, impedendo, tra l'altro, un dibattito serio, complessivo, su un'eventuale modifica della riforma Moratti.
PRESIDENTE. Onorevole Raisi, dovrebbe concludere...
ENZO RAISI. Sto concludendo, Presidente. Invece, si continua ad introdurre, pezzettino dopo pezzettino, elementi di novità e di cambiamento rispetto alle proposte formulate, tra l'altro (com'è stato ripetuto e come vorrei ribadire anch'io in questa sede) in decreti-legge che nulla hanno a che fare con questa materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, è davvero sorprendente che, in un momento in cui l'economia occupa gran parte del dibattito politico e dell'interesse di tutti noi, si pensi di abrogare una disposizione contenuta nella riforma Moratti riguardante l'istituzione del liceo economico.
Si può ben credere che, oggi, nessun giovane conosca nello specifico la terminologia utilizzata nel settore economico, come prodotto interno lordo e via dicendo.
Quindi, non prevedere l'istituzione di un liceo destinato a trattare temi di interesse quotidiano, rispetto ai quali ci si misura con gli altri paesi dell'Unione europea, certamente, è un intervento certamente non ben costruito.
Invito il Governo a riflettere su ciò che si sta facendo, perché significa lasciare l'Italia in una posizione di retroguardia e non portarla al passo con gli altri paesi più avanzati dell'Unione europea e del contesto internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento in oggetto e per contestare, come ha fatto poco fa la collega Frassinetti, la soppressione del liceo tecnologico e del liceo economico. Si tratta di due nuovi indirizzi di studio introdotti dalla riforma Moratti, particolarmente moderni.
Oggi, stiamo discutendo del destino di tanti giovani, del loro futuro, della loro formazione, e lo stiamo facendo con un decreto-legge. Sopprimiamo con un provvedimento d'urgenza due importanti indirizzi di studio. Lo facciamo, cari colleghi, con un decreto-legge che tratta di tutt'altro - di liberalizzazioni - e, per giunta, senza che le disposizioni in esame siano state esaminato dalla Commissione cultura! È superfluo ricordare che l'esame in sede referente si è svolto presso la Commissione attività produttive, mentre la Commissione cultura ha potuto esprimere soltanto un parere. Insomma, l'esame della riforma è stato sottratto all'organo che ha competenza ad esaminare la materia in sede referente.
Si tratta di un colpo di mano del centrosinistra che noi sicuramente contestiamo. Mi auguro che i colleghi votino a favore dell'emendamento Aprea 13.233: non dobbiamo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO PEPE. ... fare un passo indietro ma dobbiamo fare passi avanti, nel mondo della scuola come in quello della formazione. Dobbiamo assicurare ai nostri giovani un futuro più sicuro ed in linea con...
PRESIDENTE. Onorevole Antonio Pepe, deve concludere.
ANTONIO PEPE. ... gli studi europei. La norma in esame ci riporta sicuramente indietro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ci associamo all'emendamento in esame, che dobbiamo ritenere volto a ridare dignità agli istituti tecnici e professionali elevandoli nuovamente a licei tecnologici ed economici, così come previsto dalla riforma Moratti. Questa esigenza va soddisfatta se vogliamo che l'apertura consistente nel consentire a tutti gli studenti di accedere all'istruzione universitaria non si trasformi soltanto in qualcosa di demagogico.
Purtroppo, è successo, e succede ancora, che studenti i quali si sono dedicati a studi professionali e tecnici si illudano di poter accedere, ad esempio, a corsi universitari nelle materie mediche. A quante storture, a quante vicende negative assistiamo nel mondo della medicina, negli ospedali, nel mondo della sanità in generale, in cui l'incompetenza (non vorrei dire l'imperizia) provoca anche molte morti!
Pertanto, bisogna tornare allo spirito della riforma Moratti e restituire agli istituti in parola il loro vero significato, riassegnando loro pari dignità e pari livello: vogliamo di nuovo il liceo tecnologico ed il liceo economico!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, prendo la parola per denunciare il paradosso al quale assistiamo: mentre la Commissione cultura sta effettuando un'indagine conoscitiva sul sistema della formazione, si introduce in maniera subdola, all'interno di un decreto-legge, una vera e propria controriforma. È inaccettabile sia dal punto di vista procedurale sia dal punto di vista della sostanza degli argomenti che stiamo trattando! La scuola non merita di essere trattata in questa maniera! Vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Bisogna...
Pag. 71PRESIDENTE. La invito a concludere.
SILVANO MOFFA. ... avere il coraggio di «depennare» la questione e di affrontarla in maniera seria; in caso contrario, il Parlamento darà una dimostrazione di ignavia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 13.233, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 255).
Prendo atto che i deputati Zinzi e Mazzoni non sono riusciti a votare. Prendo atto altresì che il deputato Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 13.204.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, sono intervenuto in precedenza, con parola sicuramente dotata di minore passionalità rispetto a quella del collega Buontempo, per fare presente in maniera asciutta, non tanto ai colleghi della maggioranza, i quali ormai sono disposti ad ingoiare di tutto pur di tenere in piedi la cariatide governativa, quanto alla Presidenza della Camera, effettivamente, la necessità di rappresentare al Quirinale - così mi ero espresso - una situazione di plurima illegittimità costituzionale.
Oltre agli argomenti che sono stati illustrati, ho sottolineato infatti come non si stia ottemperando alla norma relativa alla copertura. Ciò è dimostrato dalla indegna norma contenuta nell'articolo 13, comma 1-quinquies, che non prevede alcuna copertura finanziaria. Inoltre, si attribuisce abusivamente una delega - è stato sottolineato più volte - con la disposizione contenuta nell'articolo 13, comma 1-quater, che prevede l'emanazione di apposite linee guida, che debbono essere predisposte dal ministro della pubblica istruzione. In altri termini, in un decreto-legge si è inserita una delega il cui carattere abusivo è elevato al quadrato, essendo stata conferita una delega per la delega. Inoltre, si stabilisce che tutto questo debba avvenire entro limiti di tempo praticamente non definiti. Insomma, non ci sono né linee guida, né criteri direttivi, né limiti di tempo. Si tratta di una violazione costituzionale plurima, sulla quale il Capo dello Stato, che formalmente emana i decreti e che ha la facoltà di promulgare, o rinviare alle Camere con proprio messaggio, la legge di conversione in legge di questo decreto-legge, dovrebbe essere richiamato perché compia un esame approfondito di questo gravissimo atto antiparlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, tutti ricorderanno che, quando il ministro Moratti si accingeva ad effettuare la sua riforma, la sinistra protestava, sostenendo che non avesse incontrato in misura sufficiente i rappresentanti del mondo della scuola. Ebbene, onorevole Bianco, neppure in una «Repubblica delle banane» si riforma la scuola con un decreto-legge! È vergognoso! Onorevole Bianco, lei che è persona perbene ed ha a cuore le istituzioni deve convenire sul fatto Pag. 72che, purtroppo, la Presidenza della Camera non può interferire sui testi, a meno che si tratti di emendamenti. In questo caso, siamo dinanzi ad un decreto-legge emanato dal Capo dello Stato, nei confronti del quale esprimo un rispetto ancora maggiore.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. Noi siamo sicuri che egli è garante delle regole e quando chiede che la politica affronti le grandi questioni del nostro paese in maniera bipartisan noi siamo d'accordo. Tuttavia, non so se il Capo dello Stato non sia informato, come gli studenti, di quanto sta avvenendo.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Sì, signor Presidente. Però, se lei suonasse il campanello, anziché interrompere...
PRESIDENTE. L'ho suonato per due volte, onorevole Buontempo!
TEODORO BUONTEMPO. Allora, le chiedo scusa, signor Presidente: non l'ho sentito.
PRESIDENTE. Lo suonerò più forte.
TEODORO BUONTEMPO. Comunque, la ringrazio, signor Presidente.
Noi chiediamo alla Presidenza della Camera di far presente al Capo dello Stato che probabilmente anch'egli è stato ingannato da questo Governo, che con un decreto-legge vuol cambiare una norma (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Come lei ben sa, onorevole Buontempo, le valutazioni del Capo dello Stato non possono formare oggetto di sindacato da parte delle Camere. Ciò detto, come le è evidentemente noto, i resoconti delle nostre sedute sono pubblici e, dunque, tutti possono prenderne visione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, se è vero che le valutazioni del Capo dello Stato non possono essere oggetto di sindacato da parte delle Camere, è altrettanto vero che, discutendo di provvedimenti come questi, non si può fare a meno di ricordare gli appelli che lo stesso Capo dello Stato ha rivolto e rivolge costantemente, in modo opportuno, al rispetto del ruolo delle regioni e della loro autonomia. Se c'è una ragione che mi induce a condividere i precedenti emendamenti, in particolare, quello in discussione, riferito all'istruzione professionale, è che la mancata approvazione di esso comporterebbe una ennesima lesione dell'autonomia e delle competenze delle regioni. Siamo stati oberati dai ricorsi delle varie regioni, compresa l'Emilia Romagna, da cui provengo, contro tutti i provvedimenti del Governo Berlusconi e del ministro Moratti riguardanti la scuola.
Sono stati ricorsi a getto continuo, che di fatto hanno impedito il normale funzionamento della scuola. Credo che di fronte a un fatto di questo rilievo non basti un atteggiamento di negazione dei presupposti, ma occorre un confronto serio e non a caso nelle audizioni abbiamo visto che, pur timidamente, tutti gli assessori regionali, al di là della loro appartenenza politica, hanno sollevato obiezioni di principio validissime in merito a quella che, di fatto, costituisce una lesione delle loro prerogative essenziali.
Con questo provvedimento si ledono anche quegli esperimenti che hanno dato un frutto e che sono stati valutati positivamente da alcuni quotidiani economici. Mi riferisco anche al rapporto di collaborazione fra regione e sistema della formazione professionale, avviato da regioni come la Lombardia, parzialmente dal Veneto e dalla provincia autonoma di Trento. Queste tre realtà hanno saputo realizzare Pag. 73una sinergia in un settore significativo come questo, che di fatto questo provvedimento annulla o, in ogni caso, attenua enormemente.
Questa è la ragione per cui, pur sapendo che c'è un orientamento precostituito e preconcetto, sento di dover condividere la ratio dell'emendamento e di dover invitare l'Assemblea a riflettere su un provvedimento, che per tutti gli aspetti che presenta in questa sede è foriero di conseguenze negative per la scuola italiana e per le autonomie locali, senza effettuare nessuna verifica e distinzione delle modalità di intervento, di approccio e delle zone, in cui la collaborazione è stata realizzata e quelle in cui, invece, non ha avuto luogo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. La ringrazio, signora Presidente, di avermi dato la parola. Ci tengo ad intervenire perché sappiamo tutti assai bene - lei stessa lo ha ricordato - che l'opera del Capo dello Stato non è sindacabile. Non c'era dubbio di sorta su questo.
Credo però che sia compito delle Camere segnalare eventuali vulnus alla nostra Carta costituzionale, come quello che sta avvenendo nella fattispecie. Lo hanno segnalato l'onorevole Benedetti Valentini e l'onorevole Buontempo. Qui c'è una violazione reiterata del precetto costituzionale. Ho segnalato precedentemente la violazione dell'articolo 77 della nostra Costituzione. Abbiamo un obbligo di farlo presente al garante della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Abbiamo un obbligo specifico, perché il Capo dello Stato ha naturalmente notizia di ciò che succede nell'ambito dei lavori di quest'aula, ma noi del centrodestra e di Alleanza nazionale ci sentiamo con la coscienza a posto per aver rimarcato questo grave vulnus.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, in questo confronto vedo una nemesi storica. L'allora assessore regionale Bastico fu in prima linea nel contestare la riforma Moratti, adducendo motivazioni analoghe a quelle nostre di oggi e mobilitando insegnanti, studenti e istituzioni locali perché quella riforma, secondo l'allora assessore Bastico, passava sulle loro teste e non c'era stato nessun tipo di confronto.
Oggi il viceministro Bastico ci presenta una riforma surrettizia, che non tiene conto di quel confronto, che allora chiedeva mobilitando le persone affinché tale confronto avvenisse, forse in una forma militante rispetto all'incarico istituzionale che aveva allora.
Oggi quella stessa persona, con un ruolo diverso, ci presenta una controriforma predisposta senza alcun confronto serio nelle sedi istituzionali con il personale docente o con gli studenti, ossia una controriforma, che nessuno ha potuto discutere e alla fase di elaborazione della quale nessuno ha potuto partecipare.
Crediamo che questa protesta, che in questo momento stiamo manifestando in sede parlamentare, debba essere forte e speriamo che giunga anche a quel corpo docente e a quegli studenti, che allora l'assessore Bastico, assessore della mia regione, l'Emilia Romagna, mobilitò in altro senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 260).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 13.205.Pag. 74
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. L'articolo 87 della nostra Costituzione enuncia in maniera molto chiara che il Capo dello Stato promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,30).
TEODORO BUONTEMPO. Con il rispetto massimo che devo alla sua correttissima figura, non ritengo che la risposta che lei mi ha dato prima, sia un rilievo conforme a quanto avevo affermato nel mio intervento. Credo che nessuno, a cominciare dal sottoscritto, abbia voluto fare rilievi al Capo dello Stato. Conosciamo decentemente bene la Costituzione e oltretutto abbiamo un profondo rispetto per un Capo dello Stato, il quale non manca occasione per invitare la politica a dialogare.
Noi abbiamo chiesto un'altra cosa, proprio in virtù delle prerogative che ha il Capo dello Stato, che non è una persona alla quale non ci si può rivolgere, tanto che è possibile addirittura rivolgergli i ricorsi su quelle materie per le quali non è possibile fare ricorso al TAR. Si ricorre al Capo dello Stato proprio per l'alta e nobile funzione che egli svolge.
Dunque, questo decreto-legge è stato emanato dal Capo dello Stato, su proposta del Governo. Proprio perché si tratta di un decreto-legge, la Camera purtroppo non può approvare o respingere i singoli articoli, però, quando il testo di un decreto-legge arriva alle Camere, l'Assemblea ne è «padrona», nel senso che ha l'autonomia per decidere in piena libertà e in piena coscienza.
Ora il punto è che dei parlamentari osservano che è stata inserita una materia probabilmente sconosciuta agli italiani: questa non è cosa di poco conto, onorevole Bianco, perché non è possibile mascherare, come se si trattasse di un'azione truffaldina, la riforma della scuola sotto un decreto che ha per titolo le liberalizzazioni! Questo è il punto! Pertanto la nostra richiesta, onorevoli colleghi, è che l'articolo 13 venga eliminato dal testo di questo provvedimento. Se si vuole convertire in legge questo decreto, credo che il centrodestra debba fare tutto il possibile perché venga stralciato l'articolo 13. La riforma della scuola non si può fare in questo modo!
Poiché però siamo probabilmente arrivati tardi a queste osservazioni, mi auguro che sia il Senato ad anticipare una battaglia politica, affinché avvenga lo stralcio! Non è possibile che non si sottragga questo articolo ad un dibattito, che riguarda materia di natura economica e liberalizzazioni. In definitiva la nostra richiesta, che rivolgiamo anche al Governo, è di sopprimere questo articolo, eventualmente ripresentando questa materia con un'articolata proposta di legge.
Vedo che il ministro Mussi sta parlando con il Presidente. Ministro, credo che anche lei abbia delle perplessità! Come si fa a riformare la scuola superiore con un emendamento presentato ad un decreto-legge sulle liberalizzazioni?
Onorevoli colleghi, vi deve essere una richiesta forte di stralcio, altrimenti tutto ciò merita un atteggiamento ostruzionistico, perché non venga approvato un decreto che nasconde in sé la riforma della scuola!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, ho una lunga esperienza parlamentare e, pertanto, so che uno dei modi, purtroppo, per insistere su un argomento è quello di sollevare la questione ed è ciò che sta accadendo oggi.
Mi permetto di sottolineare e mi rivolgo, in particolare, agli onorevoli Conti e Buontempo, che, se vogliamo mantenere la nostra funzione istituzionale di parlamentari che svolgono bene la propria funzione, dobbiamo nel contempo essere rispettosi delle altre situazioni.Pag. 75
Il fatto di sollevare questioni di irregolarità o comunque di scorrettezze costituzionali è un diritto che ci compete nella dialettica parlamentare. L'elemento che, invece, ritengo non corrispondente alla nostra funzione è il fatto di tirare in ballo il Capo dello Stato, quasi che lo stesso non abbia la possibilità di valutare, come peraltro già fatto consentendo l'emanazione del decreto-legge, la costituzionalità o meno di un provvedimento.
La scorrettezza del linguaggio che usiamo sta nel coinvolgere nel dibattito parlamentare il Capo dello Stato. A tale proposito, ritengo che il Parlamento debba essere estremamente prudente. Non credo che dobbiamo dimostrare di avere l'atteggiamento che si ha in altri Parlamenti nei confronti dei Presidenti della Camera o del Senato o del Capo dello Stato, figure che dovrebbero essere circondate da un grande rispetto. Questa dovrebbe essere la nostra funzione di parlamentari! Quando noi coinvolgiamo nelle nostre polemiche politiche questa figura, ritenendo di poter insegnare al Capo dello Stato la funzione che dovrebbe espletare, commettiamo una scorrettezza e dobbiamo astenerci dal farlo!
Il Presidente della Repubblica non può essere coinvolto nelle polemiche di carattere parlamentare, nelle vicende che noi, in un certo senso, qualche volta, anche in modo non appropriato, solleviamo in quest'aula.
Chiedo, pertanto, alla Presidenza della Camera di limitare, quando si parla del Capo dello Stato, il tipo di intervento, perché dobbiamo stare rigorosamente attenti a non usare modi irrispettosi nei confronti di chi dobbiamo mantenere al di fuori ed al di là delle polemiche parlamentari di ogni giorno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. La Presidenza ha già chiarito che le valutazioni del Capo dello Stato non possono essere oggetto di sindacato nella discussione del Parlamento, che stiamo svolgendo. Quindi, invito i colleghi che prenderanno la parola ad attenersi a questo orientamento della Presidenza, chiudendo questa discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, accolgo il suo appello, ma vorrei anche ricordare all'Assemblea che molte parti del decreto-legge in discussione, come abbiamo avuto modo di rilevare nella fase della discussione sul complesso degli emendamenti, sono prive del carattere di straordinarietà e di urgenza e mi sembra che la discussione di questa sera ne sia una prova.
Ritengo, pertanto, necessario richiamare non tanto il Capo dello Stato, ma l'Assemblea, sottolineando tale aspetto.
Ricordo ai colleghi che il Comitato per la legislazione della Camera ha sollevato diciotto obiezioni a questo provvedimento, ma non è stata fornita alcuna risposta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Quindi, evidentemente, che questo provvedimento non presenti tutti i requisiti propri di un decreto-legge mi sembra al di là di ogni ragionevole dubbio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Intervengo anch'io per confermare che la tesi sostenuta dai colleghi di Alleanza Nazionale trova un fondamento nell'impossibilità, o incapacità, del Governo di rispondere ad una serie di obiezioni che abbiamo formulato nelle sedi competenti.
Il fatto che in questa occasione noi le rileviamo, facendo anche appello all'alto magistero del Presidente della Repubblica, che su questi problemi si è ripetutamente espresso, non ritengo costituisca cosa disdicevole, o significhi venire meno al rispetto dovuto al garante dell'unità di tutti gli italiani.Pag. 76
Siamo in presenza di un provvedimento estremamente controverso - come minimo, anomalo - che introduce surrettiziamente modifiche significative concernenti la struttura portante della scuola italiana, avvalendosi di una procedura d'urgenza che non riteniamo assolutamente necessaria; soprattutto, si è venuti meno all'indispensabile dovere del confronto non solo in Assemblea e nelle competenti Commissioni, ma anche riguardo agli enti locali, alle regioni, direttamente interessati da questo provvedimento. Non dimentichiamoci mai che parliamo di formazione professionale e la rivendicazione del ruolo delle regioni è stata fatta ad ogni piè sospinto.
Il richiamo fatto anche al ruolo dell'attuale viceministro alla pubblica istruzione credo sia significativo; infatti, abbiamo una precisa testimonianza di un ex assessore alla scuola, che nel passati si è resa protagonista, a torto o a ragione, di una rivendicazione del ruolo delle regioni in una materia delicata come questa. Stiamo parlando di una materia prevista anche in Costituzione: non sono un costituzionalista, però le modifiche apportate al Titolo V richiamano noi parlamentari ad un preciso rispetto delle regole e, soprattutto, ad evitare intime contraddizioni relativamente ad un provvedimento che, invece, necessita di una ulteriore riflessione, profonda e adeguata: ma ciò non è avvenuto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, stimolato dalle sempre interessanti parole dell'onorevole Bianco debbo ricordarmi che io stesso mi sono preso la responsabilità, in qualche modo, di invocare l'attenzione del Presidente della Repubblica che, tramite una parola simbolica, durante il primo dei miei interventi, ho chiamato «Quirinale».
Ebbene, voglio dire con molta franchezza, essendo una persona abituata al massimo rispetto delle istituzioni, che, tuttavia, l'uomo della strada può esprimere liberamente, fino a prova contraria, il suo parere su ogni autorità dello Stato (civile, religiosa, militare), compresa la massima: figuriamoci se un parlamentare della Repubblica non può fare altrettanto.
Detto questo, e considerata la mia impegnativa affermazione, voglio anche dire che, personalmente, ho richiamato i cinque punti di evidente incostituzionalità del provvedimento. Una volta che la materia viene indicata in una maniera così precisa e dettagliata non solo non si commette un abuso, ma non si manca neanche di rispetto; richiamare ed appellarsi alle massime cariche garanti della Costituzione costituisce, infatti, un dovere morale e politico. Ciò, affinché coloro che soccombono a colpi di numeri possano vedere accolte le loro richieste concernenti il rispetto dell'ordinamento costituzionale: non vedo di quali altri strumenti democratici possa disporre il parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.205, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 13.150. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro espresso dalla Commissione.
MASSIMO GARAVAGLIA. No, Signor Presidente, non lo ritiriamo. Colgo anche Pag. 77l'occasione per esprimere qualche opinione sulla riforma contemplata dal decreto-legge e sulla formazione professionale in generale.
Il titolo del decreto-legge reca «Misure urgenti per la tutela dei consumatori». Come hanno sostenuto alcuni colleghi - ma forse non è evidente per tutti - la riforma della scuola ha poco a che fare con la tutela dei consumatori. A nostro avviso, il fatto che si sia scelta questa via rappresenta il segno di una forte debolezza della maggioranza, non ci sono altre motivazioni o altre scuse. Se si voleva (e se si vuole) una riforma della scuola non c'è alcun problema, in quanto rappresenta uno dei compiti più alti ed importanti che può proporsi un Governo o che un ministro possa avere in animo di fare.
Il fatto che non lo si faccia in maniera organica, ma lo si faccia in questo modo, è un forte segnale di debolezza. Come opposizione, non possiamo essere contenti di questa debolezza, perché è una debolezza di tutte le istituzioni. Non si tocca la scuola in questo modo. Oltretutto, cerchiamo di capire anche il perché di questa debolezza parlando in particolare di formazione professionale.
Vediamo un atteggiamento verso la formazione professionale sostanzialmente classista, perché essa viene ritenuta non importante tanto quanto il resto della scuola. Classista lo è anche nei confronti degli insegnanti della formazione professionale, ritenuti sostanzialmente degli insegnanti di serie B rispetto agli insegnanti di serie A della scuola, che trovano puntualmente le conferme e le assunzioni a tempo indeterminato. Gli insegnanti di serie B della formazione professionale devono invece guadagnarsi volta per volta la possibilità di lavorare facendo la progettazione, recuperando a fatica i fondi comunitari ora esauriti.
Non è un bel fare nei confronti di questi insegnanti, tanti dei quali credono veramente in quello che fanno, perché è più difficile insegnare nella formazione professionale. Ricordiamo che nella formazione professionale troviamo gli alunni più difficili da trattare, quelli che per antonomasia non hanno voglia di studiare. Tra l'altro, ciò non è neanche vero, mi ricordo alcuni corsi sperimentali tenuti in provincia di Milano, dove vi era la possibilità, dopo aver conseguito l'attestato di formazione professionale, di continuare nell'istruzione secondaria normale. Ebbene, tanti ragazzi che entravano nella formazione professionale svogliati avevano poi riscoperto negli anni la voglia di studiare e sono stati capaci anche di andare all'università.
Perché, quindi, trattare male gli insegnanti della formazione professionale? Perché trattare male gli alunni della formazione professionale? Secondo noi è veramente ingiusto e classista. Oltretutto, bisogna anche tenere conto dell'invasione senza ritegno delle competenze regionali. Prima di fare questo decreto-legge sarebbe stata necessaria ed opportuna una conferenza Stato-regioni. Niente di tutto questo è stato fatto, si fa la riforma collocandola in un decreto-legge che si occupa di tutt'altro. Il punto è che, dopo una settimana in cui abbiamo discusso di piccoli dettagli relativi a piccoli interventi, ora ci troviamo a discutere dei due unici articoli veramente importanti, quelli che si occupano della TAV e della scuola, gli unici due che con le liberalizzazioni non hanno niente a che fare. Questo è emblematico di un atteggiamento scorretto nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, se il Governo Berlusconi avesse adottato una tecnica legislativa come questa, penso che la sinistra avrebbe giustamente riempito le piazze ed organizzato girotondi. Non è possibile inserire la riforma della scuola secondaria e della formazione professionale all'interno di un decreto che dovrebbe essere emanato in base ai requisiti di necessità ed urgenza e che tratta una materia completamente estranea rispetto a quella che stiamo esaminando in questo articolo.Pag. 78
Chiedo al Governo, in particolare al ministro Mussi che rappresenta il dicastero dell'università e della ricerca scientifica, in base a quale ragionamento sia possibile intervenire sulla scuola contestualmente alla decisione di sopprimere o meno la licenza di un barbiere o di darne una ad un tassista. Qual è il nesso, il rapporto tra la riforma della scuola secondaria e la concorrenza economica, la nascita di nuove imprese o la tutela dei consumatori?
Signor Presidente, ritengo che stiate facendo solo un altro grosso pasticcio, l'ennesimo, che si trasformerà in un danno per le imprese, per i consumatori e soprattutto per la scuola. Penso che vi dovreste semplicemente vergognare di questa tecnica legislativa, di questo modo di fare e di concepire la politica ed rapporti con il Parlamento! Un tema come la scuola non può essere trattato in questo modo ed inserito all'interno di un decreto che verte su tutt'altra materia.
Questa è la verità e questo il vostro modo di agire, che da parte nostra meriterebbe ben altro comportamento. Forse dovremmo scendere in piazza, così come avreste fatto voi se noi avessimo legiferato in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, come lei avrà potuto notare, i rilievi mossi su quanto abbiamo detto al Capo dello Stato erano assolutamente fuori luogo. Infatti, stiamo rivolgendo al Capo dello Stato un appello. Nel testo del decreto-legge sulle liberalizzazioni è riportata la seguente formulazione: «Il Presidente della Repubblica, visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare la libera scelta dei consumatori e di rendere più concorrenziali gli assetti di mercato, favorendo anche il rilancio dell'economia e dell'occupazione; ritenuta altresì la straordinaria necessità ed urgenza di adottare interventi intesi a razionalizzare e contenere i livelli di spesa pubblica nonché in tema di entrate e di contrasto all'evasione ed elusione fiscale; vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 30 giugno su proposta del Presidente del consiglio e del ministro dell'economia (...)» eccetera, eccetera...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Qualcuno si potrebbe chiedere cosa ci azzecca tutto questo con la riforma della scuola, imbroglioni che non siete altro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 13.150, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 13.232.
Ricordo che su questo emendamento la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per prendere atto che il Governo e la maggioranza, alla fine, si sono resi conto che il trattino inserito Pag. 79tra le parole «tecnico» e «professionali» non poteva reggere. Tutti abbiamo capito che si trattava di un escamotage per superare il dettato costituzionale con il quale si prevede che l'istruzione professionale sia di competenza delle regioni. Invece, si era fatto degli istituti professionali un corollario dell'istruzione tecnica, prevedendo la riorganizzazione di questi istituti con la fusione in un aggregato di tipo tecnico-professionale.
Non è con la furbizia, evidentemente, che la Corte costituzionale avrebbe potuto accettare questo tipo di riappropriazione centralistica da parte dello Stato in relazione all'istruzione professionale. Inoltre, si sarebbe danneggiata ulteriormente l'istruzione professionale statale poiché, privata delle qualifiche e ricompresa nell'ambito dell'istruzione tecnica, avrebbe completamente perso l'identità. Quindi, il fatto che il Governo ci abbia ripensato e abbia accolto la nostra proposta, da una parte, ripropone il problema dell'istruzione professionale, che ritorna ad essere statale a fronte di quanto prevede il Titolo V della nostra Costituzione, ma, dall'altra, evita almeno che si vada a mortificare ulteriormente l'istruzione professionale fino a quando la Corte costituzionale o le regioni, attraverso l'attuazione del master plan deciso in sede di Conferenza unificata e di coordinamento delle regioni, non diranno l'ultima parola. Purtroppo, questo settore dell'istruzione, più di altri, dovrà vivere una fase di transizione molto lunga. Per ora prendiamone atto e votiamo con convinzione questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PRESIDENTE. Colleghi, cosa succede?
TEODORO BUONTEMPO. Solo degli intolleranti e dei violenti possono reagire in questo modo!
PRESIDENTE. La prego, onorevole Buontempo! Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Buontempo! Non è il caso di rumoreggiare in questo modo.
TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Presidente, io sono felice che l'onorevole Aprea sia riuscita con la sua decisa battaglia ad eliminare il trattino tra la parola «professionali» e l'altra parola che la precede. Tuttavia, non credo sia un problema di trattino, anche se do merito alla collega di essere riuscita a toglierlo. Il problema è molto serio, onorevole Presidente. Lo diceva il collega Landolfi: se il Governo di centrodestra si fosse permesso per decreto di riformare, nell'ambito della scuola superiore, la scuola professionale, avremmo avuto le barricate nel nostro paese! Il ministro Moratti incontrava gli studenti, promosse la giornata dell'incontro studentesco all'Eur e non bastò neppure quello. Ci furono cortei, disordini, incidenti per le strade. Ora, arriva il Governo di centrosinistra, senza che noi si abbia notizia di un'assemblea studentesca o di un incontro con i docenti e con gli insegnanti.
Io credo che neanche il ministro Bersani sapesse che, mentre lui faceva un decreto sulle liberalizzazioni, vi inserivano anche la modifica del nostro sistema scolastico. Questo è il motivo per il quale io mi asterrò sull'emendamento relativo al trattino, in quanto mi emoziono molto quando penso che l'inserimento dell'articolo 13 sia assolutamente illegittimo. Rinnovo la richiesta che l'articolo 13 venga stralciato da questo provvedimento, cosicchè, togliendolo, si possa finalmente parlare nel merito delle questioni che sono racchiuse nel titolo presentato in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 13.232, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 433
Astenuti 12
Maggioranza 217
Hanno votato sì 420
Hanno votato no 13).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 13.160.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Presidente, soltanto per denunciare - e mi rivolgo anche al viceministro Bastico - che anche in questo caso davvero non si capisce il senso di questo periodo all'interno del comma 1-bis al nostro esame. Esso - lo voglio confermare - era materia del disegno di legge. Non si è capito perché la maggioranza - che ha espresso una debolezza da questo punto di vista - ha chiesto di fare entrare nel decreto disposizioni che erano previste in un disegno di legge allegato e che avremmo potuto, Presidente Folena, discutere in Commissione cultura.
Qui vi siete fatti male da soli e non se ne capisce il motivo! Comunque, ci troviamo di fronte ad un periodo, contenuto nel comma 1-bis dell'articolo 13 del decreto-legge in esame, che parla di collegamenti degli istituti di istruzione secondaria superiore con il mondo del lavoro e dell'impresa, ivi compresi il volontariato e il privato sociale, rinviando, ai fini dell'applicazione di tali disposizioni, all'autonomia scolastica.
Vorrei ricordare, tuttavia, che abbiamo approvato l'alternanza scuola-lavoro, nonché istituti che sono attuati con successo, già da tempo, nei sistemi educativi più efficaci dell'Europa e del mondo. Con il presente provvedimento, invece, si torna indietro, poiché si affida semplicemente all'autonomia delle scuole l'eventuale possibilità di attivare collegamenti con il mondo del lavoro, ma senza prevedere un riconoscimento per gli studenti!
Ministro Bersani, come mai lei ha accettato di cancellare i licei economici? Signor ministro, le ricordo che non avevamo mai previsto, nel nostro sistema scolastico, i licei economici, poiché abbiamo ancora gli istituti commerciali! Altro che rivalutare l'istruzione tecnica: lei ha riportato in vita gli istituti tecnici commerciali ed ha lasciato in piedi gli istituti tecnici, quando noi avevamo previsto i licei tecnologici!
Voi agite nello stesso modo per quanto concerne i rapporti con il mondo delle imprese! Ricordo, infatti, che è già in vigore l'alternanza scuola-lavoro, la quale ha cominciato a dare i suoi frutti. Che senso ha, dunque, il secondo periodo del comma 1-bis dell'articolo 13 del decreto-legge in esame? Anche tale disposizione, infatti, è all'insegna del passato e di un mondo che non esiste più: auguri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, desidero innanzitutto svolgere alcune considerazioni generali sul provvedimento in esame. Infatti, nel titolo del presente decreto-legge (faccio riferimento al dossier predisposto dal Servizio studi della Camera dei deputati) di tutto si parla, tranne che della scuola.
Vorrei evidenziare che si è pensato di introdurre, all'interno di un provvedimento d'urgenza che sembrava parlasse solo di varie «lenzuolatine» e «lenzuolate» di liberalizzazioni del ministro Bersani, norme che riguardano un settore così importante e così specifico, come la scuola, senza instaurare alcuna concertazione con le categorie interessate e senza confrontarsi con la Commissione cultura.
Ebbene, ritengo ciò assolutamente irriguardoso nei confronti in primo luogo delle Commissione competente, in secondo luogo dello stesso Parlamento, infine di chi vive e lavora in questo settore. In questo modo, si offendono anche coloro i quali studiano negli istituti professionali, poiché Pag. 81essi vengono messi nuovamente in discussione dal provvedimento in esame.
Le ricordo, signor ministro, che le scuole professionali hanno rappresentato e rappresentano ancora un valore aggiunto della nostra società. Dobbiamo pensare, infatti, a quanti operai, anche qualificati, ed a quanti soggetti economici importanti sono usciti proprio da questi istituti negli ultimi anni, se non addirittura nei decenni trascorsi.
In questo caso, con un colpo di spugna si vuole quasi far credere che coloro che escono dalle scuole professionali siano alunni «di serie B», così come si vuole far credere che siano sempre «di serie B» gli insegnanti che operano in tali istituti. Noi crediamo, invece, che nel corso del tempo le scuole professionali abbiano offerto molti contributi importanti al nostro mondo economico, sociale e quotidiano. Riteniamo che molti lavori, che magari vengono oggi considerati con disprezzo (ed a nostro avviso ciò è sbagliato) siano invece importanti e che tali mestieri vengano insegnati proprio in quelle scuole.
Noi crediamo, contrariamente a ciò che si pensa, che «fare l'operaio» abbia ancora un valore sociale. Sappiamo che numerosi ragazzi che escono da queste scuole professionali diventano molto spesso gli operai qualificati, perché in pochi anni di studio hanno imparato a saper svolgere un lavoro. Purtroppo oggi ci siamo messi in testa che i giovani debbano essere tutti dottori, laureati e scienziati, vogliamo far credere loro che studiare significhi uscire dalle università per forza a 25 o a 30 anni, con la «megalaurea», ma poi essi finiscono per rimanere disoccupati, come sta già accadendo in tanti «laureifici» oggi esistenti in Italia.
Fare l'operaio, invece, forse aiuta il giovane ad uscire presto dal mondo scolastico, ad entrare subito nel mercato del lavoro ed a cominciare a mettersi da parte un po' di soldi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)! Così, anziché sposarsi a 35 o a 40 anni (come fanno molti di coloro che escono dalle scuole), magari possono farlo prima ed hanno la possibilità di costruirsi una famiglia!
A questo sono servite nel tempo passato le scuole professionali e crediamo che debbano servire ancora, perché non deve passare il messaggio che la scuola serve solo a formare i grandi tecnici, i laureati, gli scienziati. Questo è sbagliato perché - vediamo cosa sta accadendo oggi - abbiamo un'eccessiva offerta di scienziati e di laureati, che hanno grandi aspettative sul mercato del lavoro, ma poi si ritrovano a lavorare per 600-700 euro in un call center. Questo accade oggi perché abbiamo loro fatto credere che studiare sia la soluzione di tutti i mali, che basti studiare perché, poi, si avrà da vivere, da mantenersi ed uno stipendio sufficiente. Oggi, purtroppo, tutto ciò non esiste più. Allora, molti di coloro i quali escono dalle scuole professionali hanno una propria qualifica professionale e sanno fare un lavoro, anche se, magari, alla sinistra non piacciono più quei lavori poco qualificati con cui ci si sporca le mani, ma piace solo la cultura, la megaistruzione. Alla sinistra non piacciono più quei lavori per i quali bisogna alzarsi la mattina presto, fare fatica e, magari, sporcarsi le mani, come fanno tanti che escono dalle scuole professionali, che fanno il proprio lavoro con molta dignità, perché piace loro e perché ci credono.
Questo vale anche per chi lavora all'interno: gli insegnanti che lavorano nei centri professionali lo fanno perché piace loro tale attività e veder crescere i loro studenti, che di lì a qualche anno inizieranno un'attività professionale importante. Qualcuno ha già detto che all'interno di questo provvedimento si nota una certa valenza classista, ma al contrario rispetto a quello che faceva una volta la sinistra, cioè una valenza classista a sfavore di chi svolge lavori poco gratificanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
Pag. 82
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo non solo per sottoscrivere questo emendamento, ma anche per ricordare a me stesso e all'Assemblea l'importanza della formazione professionale. Non veniamo dal Veneto e, anche per quanto riguarda il recupero dei drop out, le statistiche stanno a dimostrare che gli istituti di istruzione secondaria di formazione professionale hanno garantito nel nostro Veneto - e penso in tutta Italia laddove c'è la formazione professionale - un recupero di persone, che eventualmente sarebbero state espulse dal mondo della scuola.
Allora, ministro Mussi, non si può affrontare questo tema togliendo una competenza primaria alle regioni, non ancorando il nostro ragionamento - anzi, in questo caso il vostro ragionamento - alla realtà territoriale, alla benemerenza della formazione professionale, che non solo ha insegnato a sapere, ma anche a saper fare, recuperando coloro che prima nella scuola non sapevano studiare, mentre poi sono stati avviati alla formazione professionale, che ha insegnato un metodo di apprendimento, che ha consentito loro di diplomarsi e di proseguire anche a livello universitario.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CESARE CAMPA. Per questo, Presidente, mi appello al buonsenso, sulla base di quanto è stato dimostrato in tutti gli interventi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per far notare all'Assemblea la solennità del momento. Per la prima volta dall'inizio di questa discussione abbiamo avuto in aula contestualmente il ministro Bersani e il presidente della Commissione. Penso che ciò meriti quanto meno una presa d'atto, vuol dire che il momento sta diventando solenne, evidentemente la discussione sta diventando importante, a prescindere dal fatto che il presidente della Commissione abbia sostato per qualche istante e che, fino ad ora, il ministro abbia dedicato nemmeno un secondo della sua attenzione e del suo interesse al dibattito. Questo è a maggiore riprova del fatto che stiamo dibattendo di qualcosa che, in effetti, nulla attiene con le competenze del Ministero stesso perché stiamo discutendo di scuola in un provvedimento di liberalizzazioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIOVANNI FAVA. In questo modo sono chiare a tutti le incongruenze del testo al nostro esame e quale sia il livello di attenzione che viene riservato a questo tipo di argomento, non solo dal ministro, ma anche dal sottosegretario, occupatissimo a rispondere al telefono, e dal ministro della pubblica istruzione, che si occupa di altre vicende (sappiamo che ci sono congressi alle porte).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, oltretutto non so come sia stato possibile che la Commissione bilancio abbia potuto dare il suo nulla osta su queste disposizioni, che recano una serie di trasformazioni per le quali non sono individuate le relative coperture finanziarie; non sussiste infatti la copertura per i cambiamenti che vengono operati.
Onorevole Bersani, lei che ha predisposto questo provvedimento - discusso, discutibile, ma che comunque persegue taluni obiettivi - deve ammettere con onestà che non si governa inserendo all'interno di un decreto sulle cosiddette liberalizzazioni la riforma della scuola professionale, che, oltretutto, meriterebbe un dibattito, un approfondimento, un coinvolgimento del mondo della scuola. Non è possibile che si apprenda all'improvviso di tale riforma; come sa - sarà anche una nostra colpa - i provvedimenti all'esame dell'Assemblea sono seguiti prevalentemente dal Comitato dei nove: ogni partito ha il suo rappresentante Pag. 83all'interno di tale organo sicché poi ognuno segue l'indicazione e l'indirizzo che viene dato per la votazione. Ad una più attenta lettura noi ci siamo accorti di questo incredibile articolo 13; ebbene, per decreto si riforma la scuola solo nelle dittature! Certo, vi è a chi piacciono rosse e a chi di un altro colore, ma io, che sono profondamente democratico, ritengo che riformare la scuola per decreto equivalga ad una pessima imitazione dei regimi comunisti, che nell'est hanno distrutto per anni la scuola e la qualificazione professionale, dissolvendo anche la possibilità di una crescita della classe dirigente. In quei paesi dell'est europeo solo da qualche anno si comincia di nuovo a lavorare, a studiare e a prepararsi per essere classe dirigente.
È inaudito pensare che nei paesi liberi, nei paesi occidentali, in Italia - culla della cultura e della civiltà - si possa fare ciò per decreto. Per convinzione politica non sono federalista; però, ritengo, cari amici della Lega, che l'articolo 13 del provvedimento in esame dia un colpo mortale al vostro obiettivo di fare in modo che, a livello regionale, operi una specificità di preparazione professionale per l'arricchimento del territorio e delle potenzialità da esso espresse. Ritengo assolutamente indecente e vergognoso che tutto ciò avvenga senza la presentazione di un disegno di legge, senza un dibattito in sede di Commissioni, nella scuola, nel paese, con il «trattino» che va e che viene!
Credo, onorevole Gerardo Bianco, che in segno di rispetto invierò con una lettera questo testo al Capo dello Stato: ritengo infatti che probabilmente qualcuno nei suoi uffici non abbia compiuto il proprio dovere nel segnalare al correttissimo Presidente della Repubblica questo artificio, cui hanno fatto ricorso il Governo e la maggioranza, nascondendo agli italiani che si riforma la scuola superiore e la scuola professionale senza che la stessa riforma sia stato oggetto di confronto e di dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 13.160, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 425
Astenuti 4
Maggioranza 213
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 236).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.206, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 436
Astenuti 4
Maggioranza 219
Hanno votato sì 429
Hanno votato no 7).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fava 13.156 e Bono 13.207.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, torniamo sul punto per evidenziare un aspetto che anche il collega Fugatti ha messo in luce, ovvero che la formazione professionale non deve essere considerata una formazione di «serie B». Allora, considerato che di citazioni se ne fanno molte e se ne fanno spesso, ne facciamo una anche noi. Yves Rocard ebbe modo di dire che chi sa, fa, chi non sa, insegna, chi non sa insegnare, coordina, Pag. 84chi non sa coordinare, fa politica. Questa è una citazione che, secondo me, è calzante. La formazione professionale è fatta, appunto, di gente che vuole fare e che sa fare, sia gli insegnanti sia gli alunni. Ora, dare la possibilità, come si propongono questi identici emendamenti, di poter passare da un percorso formativo all'altro è fondamentale. Infatti, già si riscontra un problema notevole, sotto gli occhi di tutti, ossia lo scadimento costante del livello di preparazione dei nostri ragazzi nelle scuole. Le motivazioni di ciò sono molteplici, personalmente ne rilevo una: il fatto che i presidi non abbiano la possibilità di scegliere i docenti. Se, semplicemente, i presidi potessero scegliersi i docenti si avrebbero scuole più professionalizzanti, ma questo, lo ripeto, è una mia opinione personale.
La formazione professionale, come dicevamo, è un tassello importante del sistema scolastico del nostro paese. I ragazzi, a tredici anni magari non hanno molta voglia di studiare. Il problema è che a tredici anni si è un po' giovani; si era un po' giovani alcuni anni fa, oggi ancora di più, ora vi è una generazione abituata a vivere con il portafoglio dei genitori, non abituata a fare sacrifici, e pertanto, a tredici anni, i ragazzi di oggi non sono assolutamente in grado di scegliere un percorso scolastico. Ebbene, cosa si fa? Li si incanala in scuole di «serie A» e in scuole di «serie B», non dando loro la possibilità di scegliere anno per anno. Oltretutto, con il sistema che si delinea nel provvedimento in esame, e non si capisce bene con quale ragione - lo abbiamo detto e ripetuto - si protraggono di due anni - il problema è cosa si faccia in questi primi due anni - gli insegnamenti delle scuole medie, che sappiamo non essere eccelse. Fino a pochi anni fa nelle scuole medie si insegnava anche il latino, ora gli studenti prendono la licenza media conoscendo a malapena le tabelline. La colpa di chi è? La colpa è un po' di tutti. Sta di fatto che, invece di mettere mano a questo problema ed innalzare il livello di selezione - e, quindi, anche di preparazione - delle nostre scuole, non si fa altro che statalizzare ancor più e, pertanto, far scadere ancora il livello. Ora, noi vogliamo che ciò non vada avanti, e che si interrompa questo processo devastante. Cerchiamo pertanto di mantenere ciò che di buono vi è nella riforma Moratti, in particolare la valorizzazione della formazione professionale, sia degli insegnanti sia degli alunni. Per questo motivo non pensiamo che sia opportuno smantellare tutto l'impianto della riforma Moratti, al contrario di quanto si sta facendo, in modo tra l'altro assolutamente scorretto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente intervengo non solo per sottoscrivere l'emendamento Bono 13.207, ma anche per richiamare a ciascuno di noi l'importanza della formazione professionale e della realizzazione dei percorsi formativi, quindi con l'obbligo scolastico, anche all'interno del mondo della formazione professionale. Quando ero assessore, era ministro dell'istruzione Berlinguer, che certamente aveva idee diverse, ma egli aveva dovuto convenire che fosse obbligatorio prendere atto che alcune persone hanno bisogno, per adempiere all'obbligo scolastico, di non perdere anni, di non poltrire all'interno di un istituto tecnico o di un liceo, ma di partecipare ad una formazione professionale tanto benemerita, specialmente quella realizzata dalle regioni o dalle istituzioni accreditate in ambito regionale, che consente, come dicevo in precedenza, anche il recupero al mondo dell'istruzione di persone che in precedenza venivano chiamate drop out, di persone che venivano escluse dal percorso formativo.
Allora non si capisce perché questa pervicacia nel voler considerare la formazione professionale come istruzione di serie B. Non stiamo parlando di una scuola di addestramento professionale.
Nel nostro Veneto c'è una formazione professionale di eccellenza, che forse non ha nulla da invidiare nemmeno alla formazione Pag. 85di alta specializzazione, gli IFT, voluti dal nostro precedente ministro della istruzione.
Noi non possiamo assolutamente non convenire che l'obbligo scolastico può e deve essere consentito anche a coloro che ritengono di non frequentare istituti tecnici, ma ritengono invece di frequentare percorsi di formazione professionale triennali, alla fine dei quali viene data una qualifica professionale. Non solo: il 32 per cento delle persone che frequentano la formazione professionale nel Veneto hanno la possibilità di recuperare un loro percorso formativo e accedono poi agli istituti tecnici superiori.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il discorso delle «passerelle», che prima avete opportunamente approvato con l'emendamento Bono, Filipponio Tatarella, Frassinetti, Perini e Rositani, di fatto viene già realizzato, specie nel Veneto e nella Lombardia, cioè in quelle regioni all'avanguardia. Perché non consentire allora a questi ragazzi, a queste istituzioni, a queste regioni, di poter realizzare l'obbligo scolastico in questa direzione? Mi sembra veramente che ci sia una pervicace volontà di smantellare istituzioni che sono benemerite, percorsi formativi che sono benemeriti. Qualcuno ricordava che forse il nord-est deve moltissimo alla formazione professionale.
Qualcuno del nord-est deve ricordare che le migliaia di imprenditori sono imprenditori proprio perché hanno partecipato alla formazione professionale fornita dalle nostre regioni, dagli enti convenzionati, dalle istituzioni benemerite (io parlo del Veneto con conoscenza di causa).
Allora perché non consentire che l'obbligo possa essere adempiuto in questo modo?
Certo, ci sarà un controllo, certo, ci sarà una verifica, certo, la possibilità non è aperta a tutti, ma è aperta solamente, attraverso questo emendamento, alle istituzioni direttamente dipendenti dalle regioni.
Credo allora che continuare su questa strada significhi dividere il mondo in seria A e in serie B, considerare che solamente il mondo dell'istruzione possa dare dei risultati, mentre noi abbiamo bisogno di gente che sappia apprendere, ma che sappia anche fare. Il saper fare, il più delle volte, ha superato anche il sapere, perché ha dato la possibilità, attraverso il saper fare, di poter rientrare nei mondi del sapere.
Il 30 per cento, dicevo prima, di persone che erano drop-out, che avevano abbandonato il mondo della scuola, sono rientrate, grazie a questa iniziativa benemerita di istituzioni regionali.
Perché abbandonare questo percorso? Questo non si capisce. Ministro Mussi, mi rivolgo a lei, che è il ministro dell'istruzione: perché continuare a dividere il mondo in serie A e in serie B, e non riconoscere invece questi aspetti di grande eccellenza, che il Veneto (parlo del Veneto) ha saputo mostrare? Mi accorgo invece che lei, ministro Mussi, è occupato in altre questioni, fa orecchie da mercante, e non dà risposte positive agli interrogativi sollevati dal Veneto, e non solo dal Veneto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Condivido anch'io lo spirito di questo emendamento perché contribuisce a restituire dignità alla formazione professionale quale si è consolidata nel nostro paese in molte regioni. Non a caso questo decreto-legge, di fatto, toglie il riconoscimento specifico che è stato tributato dalle istituzioni, dalle associazioni di categoria, al livello e alla qualità della formazione professionale. Basta leggere i principali quotidiani o interloquire con le principali categorie per verificare come, senza fare di ogni erba un fascio, i punti di eccellenza nella formazione professionale siano stati tuttavia toccati. Ora, il provvedimento che questo decreto-legge si propone di emendare, di cassare definitivamente in modo anomalo, di fatto che cosa recepiva? Manteneva, elevava, la qualità della formazione professionale, estendendo anche ad altre discipline Pag. 86la formazione stessa, e predisponendo una forma di passaggio anche all'istituto tecnico, nel caso lo studente desiderasse continuare per un altro anno il proprio percorso formativo.
L'emendamento in esame si propone di ristabilire il diritto-dovere all'istruzione.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Garagnani...
FABIO GARAGNANI. Il disinteresse del Governo - sto per concludere, Presidente - e l'assenza del ministro stesso confermano che «si parla tra sordi» e, contemporaneamente, la bontà dell'emendamento medesimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO. Signor Presidente, è sotto gli occhi di tutti quanto sia inopportuno, se non addirittura sconveniente, produrre una radicale riforma della scuola e della formazione per decreto-legge.
Il titolo dell'articolo 13 parla pomposamente di autonomia scolastica. Vorrei rilevare come si tratti, invece, di una foga centralista e poliziesca che caratterizza la voglia del Governo di cancellare i provvedimenti assunti dal Governo Berlusconi. State demotivando ulteriormente il già demotivato corpo dei dirigenti scolastici!
Con la legge finanziaria che avete approvato qualche mese fa avete messo in condizioni l'INPS di multare i presidi e i dirigenti scolastici che comunicavano ai centri per l'impiego la documentazione relativa all'assunzione di insegnanti, di bidelli, e di amministrativi chiamati a sostituire gli assenti per malattia o per altro giustificato motivo.
PRESIDENTE. La prego...
RENZO TONDO. La vostra politica liberista consente agli ispettori del lavoro di controllare i presidi, mettendo un pezzo dello Stato contro un altro pezzo dello Stato. Così i presidi sono stati multati e sono stati costretti a pagare di tasca propria sanzioni assurde solo perché si fanno carico di far funzionare...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Tondo.
RENZO TONDO. Naturalmente, di questi problemi non ne parlate. Continuate a demolire quel poco di buono che ancora c'è nella scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, non io, ma il parere del Comitato per la legislazione afferma che: «in difformità alla prescrizione dell'articolo 5, comma 3, della legge n. 400 del 1988, secondo cui il contenuto dei decreti-legge deve essere corrispondente al titolo, il provvedimento non reca alcun riferimento nel titolo ai contenuti degli articoli 13 e 14 (...); il provvedimento non è corredato della relazione sull'analisi tecnico-normativa; non è corredato della relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione (AIR)». Il comitato osserva inoltre che «sotto il profilo della specificità e omogeneità di contenuto, sia valutata dalla Commissione opportunità di integrare il titolo del provvedimento con un riferimento (...)».
Quindi, il Comitato per la legislazione sostiene che questo articolo non ha nulla a che fare con un decreto-legge. Ma perché il Governo non ne vuole prendere atto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 13.156 e Bono 13.207, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 250).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 13.155.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto tocca un punto qualificante, in quanto definisce - e mi pare un elemento innovativo che non è contenuto in questo decreto-legge predisposto nel modo che sappiamo - i finanziamenti destinati dalla legge alla realizzazione dei progetti da parte delle istituzioni accreditate dalle regioni.
Il fatto che sia citata quest'ipotesi credo sia particolarmente significativo in presenza di un'ambiguità del decreto medesimo in merito al ruolo svolto dalle istituzioni formative private accreditate presso la regione e che, in molte realtà, svolgono un ruolo di preziosa sussidiarietà e una funzione pubblica a tutti gli effetti, in mancanza della struttura pubblica.
Il provvedimento, per com'è stato formulato, non tiene adeguatamente conto delle difficoltà, dei problemi, delle necessità di adeguamento sotto ogni punto di vista che le istituzioni accreditate hanno e dovranno affrontare, dal punto di vista logistico, dei programmi e del collegamento con le istituzioni statali.
Un altro aspetto che credo di dover ribadire è che, a fronte della funzione pubblica delle istituzioni formative accreditate, bisogna porre il problema di qualificare in modo nuovo rispetto al passato l'istituto dell'accreditamento, in funzione del servizio pubblico svolto dalle predette istituzioni. Ho ritenuto doveroso sottoporre l'osservazione al Governo perché la fretta, nonché la mancanza di dialogo e di confronto dalle quali è stato caratterizzato l'esame del provvedimento lasciano irrisolti alcuni nodi fondamentali che potrebbero esplodere un domani e che già ora - per questo chiedo ai rappresentanti del Governo presenti in aula di farsene carico - stanno ponendo problemi delicati agli studenti, ai docenti ed alle stesse famiglie.
Il modo in cui si è arrivati a creare la situazione attuale lascia sussistere tutta una serie di ambiguità che, invece, meriterebbero attenta considerazione. Sia ben chiaro che occorrerebbe differenziare l'istituto dell'accreditamento per zone disomogenee, in funzione degli obiettivi che le varie istituzioni accreditate dalle regioni si pongono ed anche del collegamento che queste hanno con le realtà, con gli enti locali e con le associazioni di categoria (i quali chiedono, molto spesso, soltanto di aiutare queste formazioni, che si trovano a dover fronteggiare una sorta di indifferenza o di ostilità preconcetta da parte degli enti pubblici).
Signor Presidente, signor ministro, ribadisco che il problema non può essere sottovalutato e che, al contrario, lo sottovaluta - semplicemente non accennandovi - il provvedimento in esame. La bontà dell'emendamento in esame sta nel definire, nello stabilire almeno una priorità, che ritengo debba essere osservata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi della sinistra dell'emiciclo, Duilio, Delbono, Viola, Castagnetti e via dicendo, per chiedere loro cosa dobbiamo fare di questi ragazzi che hanno cominciato un percorso triennale di istruzione e di formazione professionale: li lasciamo per strada? Lo chiedo ai colleghi Duilio e Delbono, con i quali abbiamo sempre valorizzato istituzioni come lo IAL CISL e l'ENAIP, che hanno di fatto realizzato Pag. 88percorsi formativi di altissimo livello!
Siamo in presenza di ragazzi che hanno cominciato un percorso triennale; improvvisamente, arriva il Governo di sinistra e dice loro: basta con il percorso triennale! Perdono anni di scuola per andare dove? Chiedo a queste persone che fanno parte della sinistra come ci si possa comportare in questo modo, come si possano disconoscere...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. ...anni di valorizzazione di enti ed istituzioni. Come possiamo accettare un oltraggio del genere? Il ragazzo che ha cominciato un percorso triennale in base al decreto legislativo n. 226 del 2005 ha il diritto sacrosanto di terminare...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Campa.
CESARE CAMPA. ... quel percorso! Non creiamo difficoltà, non creiamo ulteriori disfunzioni!
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Campa!
CESARE CAMPA. Concludo, signor Presidente, ma vorrei che veramente concludessimo con qualcosa di positivo che mi sembra...
PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 13.155, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 442
Astenuti 5
Maggioranza 222
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 243).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Garagnani 13.168 e Bono 13.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è dall'inizio del dibattito che stiamo cercando di evidenziare tutti gli aspetti problematici - rilevanti anche sotto il profilo della legittimità costituzionale - che connotano il provvedimento in esame. Sin dall'inizio ho sottolineato come si trattasse di un provvedimento assunto in maniera quasi extraparlamentare, in quanto non sono state rispettate le competenze delle Commissioni permanenti.
Ebbene, il comma 1-ter dell'articolo 13 costituisce la chiave interpretativa per smascherare il tentativo di realizzare, attraverso una norma apparentemente innocua, uno scardinamento profondo dell'attuale assetto normativo della scuola italiana.
L'articolo 13, comma 1-ter, altro non è che una delega in bianco al ministro, una delega mascherata mediante il ricorso alle previsioni dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988 n. 400. Detta legge, che disciplina le potestà regolamentari dell'Esecutivo, spesso e volentieri è utilizzata da questo Governo come strumento per emanare norme che comportino una profonda e radicale modifica dell'assetto preesistente sfuggendo al dibattito parlamentare e, persino, alle ordinarie regole che presiedono alla concessione della delega legislativa. Come è noto, infatti, per tale delega la Costituzione prevede vincoli ben precisi all'interno dei quali potrà essere esercitata. È in questa cornice ed entro questi limiti che il Governo è posto nelle condizioni di esercitare una potestà che, appunto, non può essere libera nelle Pag. 89sue articolazioni, altrimenti ne risulterebbe lesa la volontà parlamentare.
Invece, in questo caso si attribuisce al ministro della pubblica istruzione la possibilità di procedere a ben quattro distinti interventi, due dei quali, in particolare, sono estremamente gravosi sul piano delle conseguenze normative che possono determinare, Se questo testo rimarrà invariato, tali interventi non incontreranno alcuna limitazione, né alcuna condizione. Innanzitutto, il ministro può emanare regolamenti per la riduzione del numero degli attuali indirizzi e il loro ammodernamento nell'ambito di ampi settori tecnico-professionali, articolati in un'area di istruzione generale, comune a tutti i percorsi, e in aree di indirizzo. Qual è la condizione, quale il limite entro il quale il ministro può ridurre il numero degli attuali indirizzi? Con quali linee guida e all'interno di quale contesto? Con quali obiettivi di rilancio o di ristrutturazione del progetto educativo?
Un'altra questione è quella della riorganizzazione, cui lo stesso ministro può procedere, sempre attraverso suoi regolamenti, delle discipline di insegnamento al fine di potenziare le attività laboratoriali, di stage e di tirocini. Si tratta di un'altra importantissima e vasta materia nell'ambito della quale il ministro è autorizzato a intervenire con una delega in bianco che, ufficialmente, delega non è ma lo diventa, di fatto, attraverso l'autorizzazione al ricorso alla regolamentazione di cui alla legge n. 400 del 1988. Ci ritroviamo, quindi, con una norma inserita all'interno di un contesto che non le è proprio e che, soprattutto, prevede una possibilità di così vasta portata da scardinare il nostro ordinamento ma anche l'attribuzione delle competenze. Mi rivolgo ai deputati della maggioranza che non possono approvare questa parte del provvedimento, nel modo in cui il Governo lo ha voluto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, molto opportunamente l'onorevole Bono ha riportato il dibattito sull'articolo 13, comma 1-ter. Infatti, dei percorsi triennali cui ci si è riferiti discuteremo in occasione dell'esame dell'articolo 13, comma 1-quater, cioè del comma che si riferisce ad essi e alle competenze delle regioni. Questa discussione è stata anticipata. Mi dispiace, invece, che, avendo parlato di quella norma, non sia stato approfondito il contenuto dell'articolo 13, comma 1-ter. Soltanto l'onorevole Bono ha detto che, con riferimento alla soppressione dei licei economici e tecnologici, il Governo ha compiuto un'operazione di tipo nominalistico. Il Governo, cioè, afferma di voler ritornare agli istituti tecnici e agli istituti professionali. In realtà, però, il Governo pensa di utilizzare il lavoro di riordino che è stato fatto con la riforma Moratti ed elenca tutte le modifiche...
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di consentire alla viceministro di ascoltare l'onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Fa anche una scortesia a me, onorevole Di Gioia.
In realtà, tutte le questioni qui elencate, come la riduzione del numero degli attuali indirizzi, il loro ammodernamento, l'area di istruzione generale, l'aria di indirizzo, la scansione temporale dei percorsi e i relativi risultati di apprendimento, fino al potenziamento delle attività di laboratorio, di stage, di tirocinio, l'orientamento, eccetera, sono tutte le innovazioni che la riforma Moratti aveva introdotto con i licei tecnologici ed economici.
Dunque, cosa accadrà? Accadrà che il contenuto di quegli istituti sarà quello che avevamo previsto noi, perché non si può fare più di tanto. Qui si parla di ammodernamento, ma le modifiche e le forme di modernizzazione - noi preferiamo usare questo termine: persino il lessico che usate nel vostro decreto-legge è vecchio! - alla fine sono quelle. Quindi, avete fatto un'operazione di tipo nominalistico, danneggiando questi percorsi e reintroducendo la gerarchizzazione, per arrivare al punto in cui eravamo arrivati noi. Questo è veramente triste.Pag. 90
Inoltre, come ha detto molto bene l'onorevole Bono, mascherate deleghe in bianco e ricorrete al regolamento. Di fatto, qui non sappiamo in che misura verranno apportate queste riduzioni di indirizzi, in quale rapporto ci saranno apprendimenti obbligatori e apprendimenti di indirizzo: tutte materie che noi, in decreti puntuali, avevamo portato all'esame del Parlamento. Altro che protestare e invocare la piazza, in questo caso, come avete fatto voi contro le scelte del Governo Berlusconi!
Dai principi generali della legge delega avevamo fatto scaturire dei decreti attuativi puntuali, in cui il Parlamento aveva potuto valutare, per filo e per segno, tutte le modifiche. Qui si parla di un regolamento che, come si sa, ha una portata sicuramente diversa rispetto ai decreti e, soprattutto, si parla di un misero parere che le Commissioni di merito dovranno esprimere rispetto a quello che il Governo avrà potuto decidere senza alcun criterio direttivo preciso. In questo caso, dov'è la Costituzione?
PRESIDENTE. La prego...
VALENTINA APREA. Inoltre, mi dispiace, viceministro Bastico, pensare che, nonostante tutta l'avversità nei nostri confronti, vi servite del lavoro faticoso - in questo caso lo dico io - che noi abbiamo svolto e portato avanti a testa alta nelle Commissioni e nelle aule parlamentari per dire che, guarda caso, alla fine la previsione del monte ore annuale delle lezioni, gli orari e le cattedre saranno quelli del decreto legislativo n. 226 del 2005, i tanto vituperati licei economici e tecnologici.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Allora, buttiamo giù la maschera. Avevamo fatto un buon lavoro e voi lo scriverete qui, oggi, su queste pagine!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, perché a titolo personale? Su questo emendamento un mio collega ha parlato prima di me?
PRESIDENTE. Sì, onorevole Buontempo, ha parlato prima di lei l'onorevole Bono.
TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio.
Signor Presidente, non ho mai letto su nessun provvedimento che si deleghi il Governo sull'indirizzo generale della scuola.
Questa è una espropriazione del ruolo e della funzione del Parlamento (Applausi del deputato Campa)! Sono materie non delegabili! Non sono beni disponibili! Appartengono alla funzione propria del Parlamento! Se noi, una volta espropriati, non protestassimo, saremmo complici di questo modo indecente di governare il paese!
A me dispiace solo che non ci sia stato il tempo necessario per illustrare nelle scuole ciò che voi state facendo...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.
TEODORO BUONTEMPO. ....perché così avreste avuto la protesta anche di quei giovani che fanno riferimento a voi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Devo osservare, ovviamente alla viceministra Bastico, dato che non c'è il suo titolare - presumo impegnato ad organizzare, insieme alle associazioni cattoliche, il giorno della famiglia per il 12 maggio: ritengo quindi che il ministro Fioroni possa essere scusato, visto e considerato che si sta occupando seriamente di queste questioni e questo lo assolve da una serie di peccati - che si può anche sostenere che tutto quello che l'ex ministro Moratti, coadiuvata dai suoi Pag. 91sottosegretari, ha fatto nei cinque anni di Governo Berlusconi sia sbagliato e che debba essere distrutto.
L'aspetto ridicolo, per alcuni versi anche ambiguo, di questa vicenda è che voi - intendo dire il Governo e l'attuale maggioranza - invece di affermare che non condividete nulla della riforma Moratti, percorrete una strada assolutamente diversa, ricorrete ad un metodo estremamente subdolo (lo hanno già rilevato parecchi colleghi dell'opposizione intervenuti in questo dibattito) anziché contrapporre ad un disegno un altro disegno. Infatti, viceministra Bastico, il centrodestra ha avuto un disegno, che voi secondo me non avete. Voi avete una grande confusione in testa. D'altra parte, l'unica cosa che ha fatto bene quando era assessore in Emilia Romagna è stata quella di distruggere quanto faceva il Governo nazionale!
Lei potrebbe affermare che la maggioranza ha un altro disegno, contrapposto al nostro. Bene, allora confrontiamoci, misuriamoci, tanto in quest'aula non avete problemi di numeri! Ricorrete invece ad un mezzo meschino, qual è quello di inserire in un decreto-legge una questione riguardante la scuola: questa è francamente una causa, che non merita la pena di essere sostenuta.
Nel merito della questione, non riesco a comprendere per quale motivo il Governo non esprima parere favorevole sugli identici emendamenti in discussione. Cosa cambierebbe per voi se venisse soppresso il comma 1-ter dell'articolo 13? Potreste recuperare il contenuto di tale comma, presentando un disegno di legge organico della riforma della scuola. Non potete pensare di ricorrere a mezzucci tendenti a non tenere conto di quello che qui in modo egregio i colleghi Bono e Aprea hanno detto!
Passo ora alla previsione nel comma 1-ter del «previo parere delle competenti Commissioni parlamentari»: viceministra Bastico, le Commissioni parlamentari danno spesso pareri, ma questo Governo se li attacca in una parte poco nobile del corpo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Non è che da questo punto di vista il Governo tenga molto in considerazione i pareri che le Commissioni parlamentari esprimono.
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, la invito ad attenersi ad un linguaggio più consono all'ambiente.
EMERENZIO BARBIERI. Le chiedo scusa, Presidente. Uso il linguaggio dei contadini della Valle Padana, che sono gli stessi a cui si rifà la viceministra Bastico (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
EMERENZIO BARBIERI. Voi dite - ed è molto grave - che nei pareri che devono essere espressi deve essere prevista la riduzione del numero degli attuali indirizzi. Mi domando per quale motivo ciò debba avvenire! Se siete aperti al dibattito parlamentare, come sostenete, perché dovete affermare categoricamente che bisogna ridurre gli attuali indirizzi? Viceministra Bastico, cosa vuol dire che deve, inoltre, essere previsto il loro ammodernamento nell'ambito di ampi settori tecnico-professionali?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbieri.
EMERENZIO BARBIERI. Mi dica concretamente cosa vuol dire quest'affermazione, che ha solo il significato dell'apodittico!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Garagnani 13.168 e Bono 13.208, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 92
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.209, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 245).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.254, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 13.234, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 245).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 13.210, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 245).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, il comma 1-quater è quella parte del provvedimento che si interessa dei Pag. 93percorsi triennali di istruzione e formazione professionale finalizzati al conseguimento di qualifiche o diplomi professionali di competenza delle regioni, che, secondo le disposizioni della legge finanziaria, saranno compresi in un apposito repertorio nazionale. Quindi, alcuni paletti sono stati già fissati dal Governo durante la finanziaria.
Devo dire che il comma 1-quater è proprio brutto! Se dovessi esprimere un voto, direi che meriterebbe davvero un'insufficienza da parte del Governo! Intervengo ora, astenendomi dal farlo sugli emendamenti successivi, in particolare su quello da me presentato e sul quale il Governo si è espresso favorevolmente.
Vorrei spiegarvi i motivi per cui boccerei la formulazione del comma 1-quater.
A parte il fatto che trovo scorrettissimo che questi percorsi non debbano essere considerati di pari dignità, che quindi rispuntino soltanto nella parte finale di queste disposizioni ordinamentali, questa misura è di cattivo gusto e non consente al Parlamento di valorizzare questi percorsi e di incoraggiare gli studenti che vi si iscrivono; si tratta, peraltro, di studenti più sfortunati, perché sono quelli che la scuola emargina e boccia e che vanno ad alimentare l'esercito dei drop out. Questo è già molto sconveniente!
Vi prego di rileggere insieme a me queste prime due righe: «Sono adottate apposite linee guida, predisposte dal Ministro della pubblica istruzione e definite in sede di Conferenza unificata...». Vi prego, colleghi, cosa significa l'espressione «in sede di Conferenza unificata»? Alla fine il viceministro Bastico ha giustamente dovuto accogliere il nostro emendamento, che prevede la sostituzione delle parole «in sede di», con le parole «d'intesa con la».
La viceministra Bastico, che è stata autorevole esponente del coordinamento degli assessori regionali, sa bene che solo d'intesa si potranno definire tutte le questioni relative a questi percorsi d'istruzione e formazione professionale, che noi ci auguriamo possano acquisire sempre più una pari dignità rispetto agli altri.
Siamo i primi ad affermare che debbono essere stabiliti con certezza i luoghi dove prevedere questo tipo di percorsi: sicuramente, in questo modo, avremo fatto un buon lavoro. Questi percorsi, infatti, debbono acquisire la titolarità e la dignità per rientrare sia nell'obbligo d'istruzione, sia nel diritto-dovere. Prendo atto quindi che il Governo ha accettato di prevedere l'intesa piuttosto che la definizione, data dalle parole «in sede di».
Chiedo di votare favorevolmente nei confronti di tutti gli emendamenti relativi all'1-quater e, naturalmente, mi ritengo soddisfatta del fatto che il Governo abbia espresso parere favorevole all'emendamento Aprea 13.235.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Attraverso questo emendamento si chiede, giustamente, la cancellazione dell'1-quater. Di che cosa si tratta? Insomma, si afferma che vengono adottate apposite linee guida - salto tutta la parte iniziale -...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Buontempo, ma noi stiamo esaminando l'emendamento della Commissione 13.300 e non la soppressione dell'1-quater.
TEODORO BUONTEMPO. Si trattava di una premessa, ma la ringrazio, lei è molto gentile.
La Commissione, anziché giungere alla cancellazione di articoli che rappresentano una delega in bianco al Governo - anche per quanto riguarda i titoli relativi alle scuole professionali, concernenti la titolarità delle regioni secondo la riforma che è stata attuata - tenta, ancora una volta, di sottrarre alla scuola, alla concertazione tra scuola e studenti, alla politica rappresentata dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica, la formazione scolastica delle future generazioni. Ciò, dimostra, ancora una volta, che l'articolo in questione deve essere stralciato da questo Pag. 94decreto-legge perché non concerne materia pertinente il provvedimento in oggetto.
Si attua un'operazione di trasformismo nel momento in cui non si ha il coraggio di pensare ad un provvedimento rubricato come «Riforma della scuola superiore e delle scuole professionali».
Ecco perché insisto sulla richiesta di stralcio, ed annuncio che invieremo una lettera al Capo dello Stato, affinché sia riconosciuto che questa materia non doveva essere inserita nel decreto-legge in questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Prendo la parola su questo emendamento della Commissione che, come è stato detto, rappresenta uno dei tentativi di superare la situazione di contrapposizione che ci sta bloccando in quest'aula. Prima di dire però qualcosa su questo, ho il dovere di manifestare l'opinione mia, in quanto presidente della Commissione cultura, ma anche del gruppo di cui faccio parte, relativa ad un tema che ha attraversato la discussione di questo pomeriggio.
Le colleghe ed i colleghi della Commissione, tanto della maggioranza che dell'opposizione, lo sanno: io non ho condiviso questo modo di legiferare e penso che le osservazioni che il collega Buontempo ha fatto al Presidente della Repubblica, come ha già detto il deputato Bianco, siano totalmente prive di fondamento perché il Presidente della Repubblica ha firmato in piena coscienza e consapevolezza questo decreto-legge. Le vostre, colleghi, sono osservazioni politiche. Tuttavia, credo che noi dobbiamo tenere fortemente presente quanto ha sostenuto nel suo parere il Comitato per la legislazione, così come abbiamo fatto durante l'esame della legge finanziaria. Ricordo che alla fine dell'esame la Camera ha deciso di avviare un percorso volto a riformare le modalità molto esasperate e poco rispettose di una procedura democratica vera nel corso del processo con cui si approva la legge finanziaria, nella quale si è anche operato con dei cambiamenti significativi che riguardavano la scuola.
Il Governo ha inserito legittimamente questo tema in un decreto-legge riguardante le liberalizzazioni. Non vi è nulla di illegittimo perché è stata inserita una norma che a me non piace molto, e che ai colleghi della destra, ho sentito il collega Balzelli, invece piace. Si tratta di una norma che affronteremo e che riguarda le erogazioni liberali alla scuola. Questa è la ragione per cui abbiamo un decreto-legge che affronta insieme tali questioni. Tuttavia, non vi è alcun dubbio, e io credo che dobbiamo discuterne a tutti i livelli, facendolo presente al Governo, che bisogna rivedere il procedimento legislativo, e non solo al fine di non espropriare la Commissione competente. Io non mi sento espropriato, lo dico al collega Giovanardi e ad altri. La nostra Commissione è sede di un dibattito aspro tra maggioranza ed opposizione, ma molto chiaro e netto, in cui non rinunciamo a manifestare le nostre opinioni. Anche su questo decreto-legge il nostro parere è stato talmente significativo da incidere in modo sostanziale nella riscrittura dell'articolo 13.
Quando si discute di riforma della scuola il Parlamento deve essere messo nelle condizioni di discutere di tale riforma. Detto ciò in riferimento ad un'opinione che ho sostenuto e continuo a sostenere soprattutto per il futuro, voglio fare presente che il Governo ha assicurato formalmente alla Commissione ed al Parlamento che intende chiedere lo stralcio per quanto riguarda l'altra parte delle norme riferite alla scuola, inserite nel disegno di legge sulle liberalizzazioni. Credo che tutta una serie di questioni di cui ora si discute potranno trovare una loro sede naturale nel disegno di legge stralciato da quello sulle liberalizzazioni di cui la nostra Commissione si dovrà occupare in modo pieno.
Tuttavia, credo che si debbano evitare rappresentazioni caricaturali della discussione. È stato ricordato che la Commissione cultura ha avviato un'indagine conoscitiva proprio su questi temi, di cui Pag. 95stiamo discutendo in modo appassionato, ed in proposito provvederemo a fornire indicazioni anche di tipo legislativo. Rispetto le posizioni dei colleghi del centrodestra, ma sinceramente li sconsiglio dall'usare argomenti di sinistra a sostegno della loro tesi. Voi avete approvato una riforma in cui sono previsti due canali alla fine della scuola media inferiore. È così ed è legittimo. Il collega Garavaglia ed anche altri dicevano qualcosa in proposito del «saper fare». Io invece penso che a 13-14 anni esistano due classi di ragazzi, una composta da figli di papà che possono studiare ed un'altra dai ceti popolari che sa solo fare (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania). Non capisco perché dobbiate commentare in modo nervoso.
PRESIDENTE. Onorevole Folena, deve concludere.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, ho concluso. A me piacerebbe che ci ispirassimo alla nozione di cui autorevolmente ha parlato in Commissione il grande pedagogo Bertrand Schwarz, che la collega Aprea conosce bene perché è stata protagonista del suo invito.....
PRESIDENTE. Onorevole Folena, mi dispiace, ma è andato molto oltre il tempo.
PIETRO FOLENA. Ho concluso. In proposito ha detto che più che il «saper fare», dovremmo insegnare quello che i francesi chiamano il savoir pouvoir agir, cioè il «saper poter fare» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania), il «saper poter agire». Commentate pure in questo modo, ma ad una scuola in base alla quale non puoi studiare se nasci in determinate condizioni, non credo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dell'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tessitore. Ne ha facoltà.
FULVIO TESSITORE. Signor Presidente, avrei preferito non intervenire (ed infatti fino a questo momento non sono intervenuto), se non fosse stato adottato un metodo di tenace e crescente polemica che francamente non mi sembra possa essere adoperato con tanta sicurezza da parte dell'opposizione. Ho fatto parte del Senato nel corso della XIV legislatura ed allora, prima di procedere ad osservazioni di merito, devo svolgere due considerazioni.
In primo luogo, la situazione nella quale ci troviamo è anche conseguenza del fatto che la precedente maggioranza nel corso della passata legislatura ha ritenuto di poter riformare la scuola italiana soltanto con i voti della propria maggioranza, di dimensioni tali da non consentire spazio alla minoranza. Ricordo bene tale atteggiamento sia per quanto concerne la scuola secondaria, sia per quanto concerne la riforma dello stato giuridico della docenza. Nessuno emendamento, o quasi, presentato dalla minoranza, fu approvato. La minoranza non ebbe altre scelta, perlomeno in un caso, se non quella di compiere un'azione ostruzionistica.
Quando si effettua una riforma in materia scolastica soltanto sulla base dell'idea di una parte, non ci si può lamentare se poi si ricorre ad un metodo in base al quale una maggioranza ed un Governo diversi ritengono di dover e di poter intervenire per modificare quella riforma. Le riforme della scuola si fanno nell'interesse del Paese, cercando il consenso più largo.
Tuttavia, ho affermato di aver assistito a qualcosa di peggio. La riforma sullo stato giuridico della docenza fu tecnicamente «scippata» alla Commissione competente.
Infatti, dopo due mesi, avvalendosi di una figura del regolamento del Senato, si ritenne che senza il completamento del lavoro in Commissione, la riforma dovesse andare in Assemblea. E quella riforma vi andò senza relatore dopo due mesi, conteggiando in questi anche il mese di agosto. Quindi, con questo voglio osservare che ci sono precedenti che non consentono Pag. 96una polemica tanto forte da parte di chi forse non è privo di qualche responsabilità, anche per la situazione nella quale ci troviamo adesso.
Voglio compiere un'altra osservazione di metodo: sono convinto - come ha detto il Presidente Folena ed io fui d'accordo con lui - che bisognava adottare un altro sistema, vale a dire quello di un decreto apposito per intervenire su questo punto della riforma della scuola superiore. Tuttavia, ritengo che ricorrano le ragioni d'urgenza e perciò, del tutto correttamente, il Presidente della Repubblica ha autorizzato l'emissione di questo decreto-legge. Tali ragioni sono rappresentate dal fatto che la riforma che venne introdotta in ordine alle scuole professionali, riportando tutto all'omogeneità della scuola liceale, è vecchia e non al livello dello stato attuale della ricerca e dei processi di formazione del nostro paese, e non solo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FULVIO TESSITORE. Non posso parlare cinque minuti?
PRESIDENTE. Ha quasi concluso il suo tempo.
FULVIO TESSITORE. Ho già parlato cinque minuti?
PRESIDENTE. Sì, è il tempo previsto.
FULVIO TESSITORE. Allora, mi avvio alla conclusione. La situazione attuale della ricerca e dei processi di formazione, come sanno coloro che si interessano di questi problemi e che non usano infingimenti nel trattarle, è quella dell'interazione tra i saperi positivi. Si tratta di una concezione di tipo pluralistico, che è precisamente il contrario di forme di omogenizzazione...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
FULVIO TESSITORE. ...come quelle di riportare, fino al punto di snaturarle, le scuole tecnico-professionali nell'ambito liceale. Purtroppo, non posso entrare nel merito e me ne rincresce (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Molto brevemente, signor Presidente. Ho ascoltato con attenzione ciò che ha detto la collega Aprea. Probabilmente, le è sfuggito un particolare, con riferimento alla legge n. 53: si ricordava che era finanziata per 200 milioni di euro, a fronte di una previsione di 8.320 milioni. Pertanto, per quanto riguarda la riforma delle scuole superiori, essa era inattuata e inattuabile. Non solo, ma poiché si è molto parlato di metodo, non si dovrebbe dimenticare che proprio il decreto-legge sulle scuole superiori fu approvato con audizioni e con il voto in Commissione in un'unica giornata, il 15 ottobre 2005. Infatti, la scadenza di tutti i decreti era il 17 ottobre. Per questo motivo, non vogliamo discutere di metodo, ma le lezioni di democrazia, probabilmente, nessuno ha il diritto di farle in quest'aula.
Rispetto al discorso del liceo economico...
PRESIDENTE. La invito a concludere...
ANTONIO RUSCONI. Ha ragione, si trattava di un intervento a titolo personale. Mi riservo di intervenire più avanti, la ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Rusconi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. In questo emendamento predisposto dalla Commissione si parla di previa intesa che, in questo caso, Pag. 97toglie una competenza esclusiva delle regioni. Non possiamo introdurre elementi di conflittualità.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 21,15)
CESARE CAMPA. Infatti, se il Veneto intendesse sancire le sue competenze garantite a livello regionale conseguendo percorsi di istruzione e di formazione, perché dovrebbe aspettare l'intesa con lo Stato?
Caro Folena, non è il Parlamento ad essere espropriato, ma sono le regioni ad essere spogliate di una loro competenza primaria!
In sostanza, quindi, pur apprezzando lo sforzo che l'onorevole Aprea sta cercando di compiere, prevedendo la stipula di intese preventive, vorrei rappresentare che non possiamo comunque sottrarre alle regioni le loro competenze esclusive (Applausi del deputato Garagnani). Le regioni, infatti, devono continuare ad esercitare la loro competenza in tale materia: pertanto, se siamo davvero federalisti e se vogliamo veramente la sussidiarietà, non dobbiamo permettere di introdurre, pur se sulla base di un'intesa, elementi...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
CESARE CAMPA. ...che ledano le competenze esclusive delle regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, la minoranza ha assunto un atteggiamento ondivago perché, da un lato, è stata tentata di collaborare con la maggioranza e con il Governo e, dall'altro, ha cercato di praticare l'ostruzionismo. Questa è la situazione in cui ci troviamo, vale a dire la sacrosanta verità che possiamo registrare!
La minoranza è stata ondivaga perché, proprio in occasione dell'esame dell'articolo 13 del provvedimento, doveva difendere la cosiddetta legge Moratti. Si tratta di un provvedimento che - diciamolo pure! - non è funzionale. Ciò perché lo hanno affermato non il centrosinistra o il Governo, ma la Confindustria e le imprese! Esse, infatti, richiedono tecnici, periti industriali e geometri validi!
Non lo affermiamo noi, ma lo dice il mercato! Ricordate quando all'istituto tecnico-industriale di Fermo arrivavano la Magneti Marelli o la FIAT e «prenotavano» i diplomati di tale istituto? Rammentate quando la società metallurgica di Terni «prenotava» tutti i diplomati dell'istituto tecnico-industriale di quella stessa città?
Il Governo e la maggioranza sono costretti a cambiare la cosiddetta legge Moratti perché il mercato, ai fini di una maggiore competitività, ha la necessità di recuperare ciò che la passata maggioranza non ha realizzato ma che noi, in tutta fretta, stiamo realizzando per non perdere la ripresa internazionale!
Guarda caso, questo Governo e questa maggioranza hanno fatto crescere del 2 per cento il PIL del paese, hanno portato ad un disavanzo del 2,3 per cento (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
LUCIANO D'ULIZIA. ...cioè, in poche parole, a riparare agli errori commessi dal Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo)!
Allora, cari amici, non si può sottovalutare un impegno preciso per il lavoro, per lo sviluppo, per (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Per favore!
LUCIANO D'ULIZIA. ...far quadrare i conti che voi avete «disastrato», come più Pag. 98volte (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
CARLO CICCIOLI. Vergognati! Stai zitto!
LUCIANO D'ULIZIA. ...ho dimostrato in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Vedete...
PRESIDENTE. Per favore, colleghi! Lasciate intervenire chi sta parlando!
LUCIANO D'ULIZIA. ...io i conti li so fare! La dimostrazione che avete «disastrato» il bilancio dello Stato, che qualche mio collega non sa additarvi come responsabilità (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
ENZO RAISI. Parla in italiano!
LUCIANO D'ULIZIA. Quando il Governo Berlusconi è entrato in carica, il debito pubblico era (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Per favore! Per favore! Evitate interruzioni, peraltro offensive, nei confronti di chi parla e lasciategli svolgere l'intervento!
Prego, deputato D'Ulizia.
LUCIANO D'ULIZIA. ...pari a 1.162 miliardi. Quando Berlusconi ha lasciato il Governo, a quanto ammontava il debito pubblico? A 1.534 miliardi! Voi avete creato un terzo del debito pubblico di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Noi stiamo risanando e stiamo offrendo sviluppo e crescita! Questo è ciò che fanno il Governo di Romano Prodi ed il centrosinistra! Questo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
CESARE CAMPA. Vergognati! Vergognati!
PRESIDENTE. Per favore! Lei veda di concludere e loro lascino concludere l'intervento, grazie!
LUCIANO D'ULIZIA. Questo articolo 13 consente alla scuola di dare nuovamente risposte al mercato (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
CESARE CAMPA. Questo è l'articolo 13, sulla scuola...!
LUCIANO D'ULIZIA. ...e permette (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Per favore!
LUCIANO D'ULIZIA. ...permette (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Lei si fermi un momento, per favore!
LUCIANO D'ULIZIA. ...alle imprese cooperative (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Deputato D'Ulizia, per favore!
LUCIANO D'ULIZIA. ...ed alle aziende industriali (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Deputato, mi sto rivolgendo a lei! Un attimo per favore (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Chiedo ai parlamentari di consentire al deputato D'Ulizia di svolgere il suo intervento, che si appresta a concludere. Vi prego, nessuno ha il diritto di impedire che un deputato svolga il suo intervento.
Prosegua pure, deputato D'Ulizia.
ENZO RAISI. Parla italiano!
Pag. 99LUCIANO D'ULIZIA. Proprio l'articolo 13 permette al nostro paese e alla nostra scuola di dare quelle risposte che le imprese - e fra queste anche quelle cooperative - chiedono, cosa che non è avvenuta con la riforma Moratti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Quindi, noi siamo convinti della nostra posizione, la manterremo e voteremo per questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà (Commenti).
Adesso non vorrete anche impedire «in partenza» l'esercizio del diritto di parola...
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, avevo presentato un emendamento che, sostanzialmente, congelava la legge Moratti e sopprimeva le modifiche concernenti la scuola che sono state introdotte dal Governo in questo decreto-legge. Ritengo che la maggioranza, a cui mi sono attenuto in maniera disciplinata, abbia commesso un errore [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Non ho bisogno né dei fischi né degli applausi, ma sto facendo un ragionamento, a fine serata, molto pacato e mi rivolgo sia alla maggioranza che all'opposizione. Quando feci la dichiarazione di voto contro la legge Moratti - di cui ho sempre considerato l'aspetto della scelta a tredici anni il carattere più odioso -, mi rivolsi all'allora maggioranza chiedendo se non si ponessero il problema di fare una riforma della scuola senza un minimo di condivisione con l'opposizione. Dissi che potevano perdere le elezioni, perché il meccanismo elettorale fa sì che l'opposizione possa diventare maggioranza e viceversa: questo è il bipolarismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Chiesi se non si ponessero il problema che sarebbe arrivata un'altra maggioranza, avrebbe fatto un'altra riforma della scuola e, poi, che cosa sarebbe successo? È un ragionamento che vorrei che voi ascoltaste perché riguarda tutti, maggioranza ed opposizione. Adesso noi facciamo questa mini riforma con decreto e, poi, dopo le elezioni, cambia la maggioranza e voi fate un'altra riforma della scuola (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Questo non è il bipolarismo - mi rivolgo alla maggioranza, nella quale sto e che sostengo -, ma un modo in cui si crea l'instabilità delle nostre istituzioni, perché non è possibile che un ragazzo ogni cinque anni debba sapere che, con il cambiamento della maggioranza, cambia la riforma della scuola [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Voi che applaudite sapete che vi siete comportati esattamente come si è comportata oggi la maggioranza (Commenti), cioè non avendo la consapevolezza che su questi temi è necessario avere un consenso concertato, per evitare di cambiare ad ogni legislatura la scuola: questo è il punto!
Io avevo presentato un emendamento, in quello che viene prospettato c'è un cambiamento dei termini - mi rendo conto che è un problema diverso, ne do atto agli uffici -, ma mi si è impedito di fare l'operazione del congelamento della legge Moratti e la discussione attraverso un disegno di legge, perché non si cambia la riforma della scuola per decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Certo, l'opposizione, su questo, ha ragione!
LUCA VOLONTÈ. Vota con noi!
ROBERTO VILLETTI. E noi, se fossimo all'opposizione, ve lo avremmo detto nello stesso modo! Bisogna dire la verità, soprattutto in questa Assemblea, nella quale ci troviamo per mandato del popolo e quindi dobbiamo essere sinceri!
LUCA VOLONTÈ. Vota con noi!
Pag. 100ROBERTO VILLETTI. Ora, noi abbiamo adottato questo decreto introducendo una riforma della scuola che presenta anche un altro elemento grave: si occupa soltanto di un tassello, ovvero degli istituti professionali. Questo è un modo per trattare i ragazzi in modo discriminato perché ogni volta che si cambia un tassello bisogna cambiare tutta l'offerta formativa; il ragazzo, infatti, sceglie sulla base di tutta l'offerta formativa, senza considerare soltanto gli istituti tecnici e professionali. Una riforma deve essere complessiva ed il mio è un invito che anche molti altri formuleranno in seguito e che spero venga raccolto. Dobbiamo sapere che, su alcune grandi riforme, pur mantenendo le distinzioni e la contrapposizione tra maggioranza ed opposizione, e mantenendo, altresì, il bipolarismo - unico frutto positivo del collasso del sistema politico -, dobbiamo trovare dei punti di convergenza (Commenti del deputato Volontè). Tale è sicuramente il caso della riforma della scuola.
PRESIDENTE. Deve concludere...
ROBERTO VILLETTI. Spero che il Parlamento italiano lo comprenda e che la Camera, che non l'ha fatto oggi, trovi il modo di farlo nei prossimi mesi o, forse, nei prossimi anni. Noi ci rivolgiamo soprattutto al paese, alle esigenze del paese, che non sono quelle di parte o dei partiti...
PRESIDENTE. Deputato Villetti, deve concludere.
ROBERTO VILLETTI. ...sono le esigenze generali delle nuove generazioni, che nella scuola vedono il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la ringrazio, anche perché sono uno di quei deputati fortunati a cui lei, nelle sue non frequenti presidenze della Camera, dà la parola; ritengo quindi di essere abbastanza fortunato: i miei colleghi hanno la parola dai suoi quattro vice, a me è già la terza o quarta volta che capita la fortuna di avere la parola da lei.
Vorrei fare le seguenti schematiche considerazioni. Ho grande stima del presidente di gruppo de La Rosa nel Pugno, ma se quanto l'amico Villetti ha dichiarato corrispondesse al vero, egli avrebbe un'unica scelta da fare, cioè votare coerentemente con le linee che in questa sede ha sostenuto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
LUCA VOLONTÈ. Bravo, Emerenzio!
EMERENZIO BARBIERI. Altrimenti, caro capogruppo Villetti, il fatto che nella seconda Repubblica si «predichi» in un modo e ci si comporti in un altro finisce per avere una valenza forte sotto il profilo della coerenza dei comportamenti.
Voglio poi rivolgermi al presidente dell'Unione nazionale delle cooperative italiane, onorevole D'Ulizia, il quale, oltre ad essere deputato, è ancora per l'appunto presidente dell'unione testé citata. Egli è persona a me simpaticissima per antiche militanze comuni, in questo anno ha permanentemente compiuto un esercizio pari a quello del vecchio adagio, non so se di Confucio e di altri:«Tu bastona la moglie perché lei non sa per quale motivo la bastoni, ma tu lo sai, o meglio (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
Ebbene, da quando è cominciata questa legislatura, l'unica operazione che l'onorevole D'Ulizia sa compiere bene è dichiarare che tutte le colpe sono del Governo Berlusconi. Se piove, la colpa è del Governo Berlusconi; oggi è grandinato, la colpa è del Governo Berlusconi; i conti pubblici... La colpa è del Governo Berlusconi: insomma, la colpa di quanto di negativo è successo in questo paese è del Governo Berlusconi.
Inoltre, avendo anche letto recentemente un'intervista concessa dal leader cui il collega si ispira e che si muove peraltro Pag. 101con molta maggiore saggezza e pacatezza di quella che il collega in questa occasione manifesta, suggerirei all'onorevole D'Ulizia di non avere nei confronti della precedente maggioranza questa fobia permanente, che non mi pare corrisponda al vero.
Poi, cosa c'entra tutta la storia del debito con il provvedimento di cui stiamo parlando? L'onorevole D'Ulizia me lo spiegherà in una fase diversa da questa.
Svolgo un'ultima considerazione nei confronti del mio presidente, ossia il presidente della Commissione cultura. Debbo dire che ho grande stima sul piano personale dell'onorevole Folena, ma non ho capito bene il suo intervento. Egli afferma che questo decreto-legge è sbagliato; se è sbagliato c'è un modo - parlo della parte che riguarda la scuola - per rimediare all'errore, ossia dire al Governo - che esiste in forza del fatto che Rifondazione Comunista lo sostiene - alla viceministra Bastico, al ministro Fioroni: «Guarda che se non stralci queste disposizioni non assicureremo il nostro voto favorevole». Sarebbe un linguaggio che il Governo capirebbe, perché con il terrore che ha di «andare a casa», lo capirebbero anche i bambini delle scuole elementari.
L'onorevole Folena ha fatto riferimento ad una differenza tra noi e voi. Se entrassimo nel merito, bisognerebbe che un giorno riuscissimo a capire dove sia la sinistra e dove il centrodestra su questi temi. Non so cosa sia di sinistra. Presidente Folena, lei ha fatto una battuta sui figli dei ricchi che frequentano alcune scuole, ma venga a vedere in Emilia-Romagna, dove da sempre comandano i comunisti, quali sono i figli dei ricchi e scoprirà che non sono coloro a cui lei pensa, altrimenti si continuano ad utilizzare gli schemi, che si utilizzavano alla fine degli anni Quaranta e che, mi pare, siano superati da questo punto di vista. ....
PRESIDENTE. Deputato Barbieri...
EMERENZIO BARBIERI. Sto concludendo, presidente Bertinotti. Onorevole Folena, per l'onestà intellettuale che la caratterizza, c'è una sola cosa da fare, ossia dire al Governo: «Stralcia questi articoli della scuola per estraneità di materia, per ragionarci nell'ambito di un disegno di legge complessivo...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere...
EMERENZIO BARBIERI. Se lei lo facesse, presidente Folena, noi l'apprezzeremmo molto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, la conclusione dell'intervento dell'onorevole Folena, che ha adoperato un francesismo, mi ha ricordato un altro francesismo, il rien ne va plus, in termini di fine del ruolo della maggioranza nel Parlamento, di eutanasia della capacità di esercitare un ruolo di governo dei processi legislativi.
Infatti, il vero problema intorno al quale stiamo ruotando è che non si può affermare, come hanno fatto l'onorevole Folena e molti altri esponenti della maggioranza, che questo modo di legiferare non piace e, poi, sostanzialmente avallare lo stesso modo di legiferare. Per questo, va onore al merito dell'onorevole Villetti, di cui condividiamo assolutamente - anche perché lo avevamo espresso, con altre parole all'inizio della seduta - lo stesso concetto, ossia la convinzione che in un paese normale - e l'Italia non è un paese normale - non è possibile e accettabile, - modificare leggi di struttura ad ogni avvicendamento di maggioranza.
PRESIDENTE. Come sapete, abbiamo raggiunto un'intesa nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nel senso di sospendere l'esame del provvedimento alle 21,30. Tuttavia, vi sono ancora due deputati che hanno chiesto di parlare. Per non dissociare le dichiarazioni di voto Pag. 102dal voto, vi pregherei di rimanere in aula ancora per alcuni minuti, in modo da concludere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, il mio intervento vuole solo riprendere la considerazione, fatta anche dal deputato Villetti, sulla necessità di dare il massimo della stabilità al sistema scolastico, ma, pur condividendo quest'affermazione e adoperandomi affinché quanto da lui auspicato succeda, ritengo che la stessa giustifichi l'intervento con il decreto-legge e, in particolare, il ripristino, contrariamente a quanto prevedeva la legge Moratti, degli istituti tecnici e di quelli professionali all'interno del sistema di istruzione superiore, perché l'offerta formativa che permetta la scelta da parte dei nostri studenti deve essere assicurata nel più ampio ventaglio possibile, in modo che siano rispettati tutti i bisogni formativi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo molto velocemente solo perché il collega Folena mi aveva prima chiamato in causa, probabilmente fraintendendo una mia affermazione, dato che nel mio intervento avevo esattamente detto quello che ha sostenuto lui, cioè che gli alunni della formazione professionale hanno la facoltà e il diritto di poter anche passare a formazioni superiori senza problemi. Dico questo giusto per puntualizzare, poi egli, se lo vorrà, avrà modo di vedere il resoconto, anche se ciò non è così fondamentale. Concludo velocemente auspicando che in ogni caso il Governo tenga conto delle perplessità che sono emerse e dell'opportunità che in particolare la parte finale dell'articolo 13, il 13-bis venga stralciata. Grazie.
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi passiamo ai voti.
VALENTINA APREA. Si, però qui c'è una questione molto più importante, perché il cosiddetto accordo a cui si era pervenuti riguardava due emendamenti della Commissione (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
Con calma debbo osservare che noi abbiamo 130 deputati, che non si sono iscritti tutti a parlare, quindi Forza Italia ha rispettato l'accordo. Abbiamo fatto una battaglia di merito...
PRESIDENTE. Deputata Aprea, svolga il suo intervento, la prego.
VALENTINA APREA. Si Presidente, ha ragione, mi scusi. Quando siamo arrivati all'emendamento 13.158, ho ritirato l'emendamento perché c'era da votare questo 13-bis, in particolare la modifica della lettera «a» del 13-bis.
Ho allora ritirato l'emendamento e ho aspettato il 13-bis.
Osservo invece che adesso l'emendamento risultante dall'accordo con l'onorevole Villetti si vota, si minaccia la fiducia e quindi c'è il pericolo che il secondo accordo non passi.
Presidente, dichiaro di ritirare tutti gli emendamenti in questo momento, se si vota anche il secondo testo dell'accordo.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 386
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 146).Pag. 103
Secondo le intese raggiunte nella riunione dei presidenti di gruppo che prima ho ricordato, sospendiamo a questo punto l'esame del disegno di legge sulle liberalizzazioni e passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.