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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro delle infrastrutture, il ministro per le politiche per la famiglia, il ministro della giustizia, il ministro della solidarietà sociale e il ministro dell'interno.
(Progetto di raddoppio del tracciato ferroviario Parma-La Spezia in relazione alla salvaguardia del castello di Malnido sito nel comune di Villafranca in Lunigiana (Massa Carrara) - n. 3-00768).
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Del Bue n. 3-00768 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, si tratta del raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia, la cosiddetta «Pontremolese» che sta ora attraversando il comune e la città di Villafranca, dopo avere già danneggiato il castello di Malnido; un castello nobile, declamato da Dante, il quale ne fu ospite.
Danni al castello sono già stati cagionati in conseguenza del passaggio dei convogli in questi 120 anni; passaggio che, ovviamente, ha provocato frane e diverse lesioni al maniero. Ovviamente, la questione è che il raddoppio della linea ferroviaria non deve più essere effettuato passando all'interno della città di Villafranca e, soprattutto, che Rete ferroviaria italiana spa, anziché chiedere ai cittadini di pagare i danni cagionati, deve riparare essa stessa il castello che ha danneggiato.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il castello di Malnido è di proprietà privata e dunque, i sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980, i fabbricati e le opere di qualunque genere esistenti lungo le ferrovie debbono essere mantenuti in condizioni tali da non compromettere la sicurezza dell'esercizio ferroviario.Pag. 52
In relazione a ciò, Rete ferroviaria italiana ha presentato ricorso al TAR della Toscana avverso l'ordinanza del sindaco di Villafranca che aveva, per l'appunto, disposto, a carico di RFI, dapprima la chiusura del tratto di linea interessato e poi l'obbligo di limitare a 30 chilometri orari la velocità dei convogli. Il TAR della Toscana ha quindi disposto, alla fine, un rallentamento. Successivamente, RFI ha diffidato il proprietario a provvedere alla sistemazione di questo castello abbandonato e in disfacimento; si discute se lo stato del castello dipenda dal passaggio della linea ferroviaria ovvero dall'incuria nella quale viene lasciato.
Ciò detto, il progetto di raddoppio della linea «Pontremolese» - che effettivamente attraversa l'abitato di Villafranca - è stato approvato dalle regioni Toscana ed Emilia Romagna: si tratta, quindi, di una linea che deve essere mantenuta, potenziata e ammodernata.
In questo senso, condividendo le preoccupazioni del sindaco di Villafranca e di tutta la collettività locale, ho dato incarico al mio Ministero - e ringrazio l'interrogante per la sollecitazione che ha voluto porre con questa sua interrogazione - di aprire, nei prossimi giorni, un tavolo di concertazione con le parti interessate al fine di addivenire ad una soluzione che sia il più possibile condivisa e soddisfacente.
Al di là dell'individuazione tecnica di quale sia stata la causa del decadimento del castello - se la linea che vi passa accanto o l'incuria -, è ovvio che, così come hanno rilevato i vigili del fuoco nella loro relazione del 19 dicembre del 2006, diventa pericoloso lasciare la struttura nelle attuali condizioni. È questa la ragione che mi ha indotto quindi - e concludo - ad accogliere con attenzione e rispetto la sollecitazione contenuta in questa interrogazione e ad avviare le procedure che porteranno già nei prossimi giorni all'apertura da parte del Ministero del tavolo di concertazione con tutte le parti interessate.
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. In effetti, se Dio vuole, vi è stato un sindaco responsabile, che ha finalmente emanato un'ordinanza. Secondo RFI, bisognava invece mettere a rischio la vita stessa dei passeggeri; c'è voluto un sindaco che dicesse a Rete ferroviaria italiana che doveva essere limitata la velocità dei convogli e che c'era pericolo per la vita dei passeggeri e della comunità locale.
Dopo che il TAR ha dato ragione al sindaco di Villafranca, ecco che in maniera arrogante e autoritaria la società Rete ferroviaria italiana se la prende con gli ignari cittadini eredi di un simbolo di cultura di tutta la Lunigiana, di tutta la Toscana e della famiglia Malaspina che ha ospitato Dante Alighieri, il più grande poeta italiano ed europeo di tutti i tempi.
Allora, perché bisogna prendersela con i cittadini? Perché le Ferrovie non intervengono per riparare il danno che hanno fatto? Ricordo che i vigili del fuoco hanno affermato che proprio i microsismi dovuti al passaggio del treno e il vento sono state le cause del danno. Dunque, perché RFI si arroga un'autorità diffidando i cittadini a riparare un castello abbandonato da sessant'anni e a spendere sei o sette milioni di euro? Perché odiate così i cittadini, tra l'altro a scapito della sicurezza?
Pertanto, signor ministro, condivido le sue affermazioni - e ciò è tutto dire detto da me, che sa perfettamente chi sono - e ritengo che abbia l'obbligo e il dovere morale di far pagare ad RFI i danni che sta perpetrando, facendo spostare una linea ferroviaria che non può continuare a danneggiare i cittadini e la cultura di un centro storico così importante.
(Iniziative per la promozione di un progetto organico di politiche sociali in favore della famiglia - n. 3-00753)
PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00753 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole ministro, la famiglia, intesa Pag. 53quale nucleo primigenio della società italiana, è ampiamente tutelata dalla nostra Costituzione che, in particolare con gli articoli 29, 30 e 31, esprime nei suoi confronti una considerazione speciale.
La coscienza civile e la cultura del nostro paese confermano l'adesione ad un'idea di famiglia come bene umano fondamentale, fondato sulla comunità di affetti, prima ancora che di sangue, dal quale dipende il futuro del paese.
La tutela giuridica, tuttavia, deve coniugarsi anche con politiche attive, volte ad offrire - così come avviene in molti altri paesi europei - incentivi e risorse per promuovere un adeguato sviluppo della comunità familiare, operando per una tutela delle madri e dei figli, attraverso meccanismi di incentivo fiscale.
Pertanto, chiedo al ministro se, in coerenza con i programmi e le dichiarazioni rese dal Governo e in ossequio ai principi costituzionali, non ritenga necessario ed urgente proporre un progetto organico di politiche sociali in favore della famiglia.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Ringrazio il presidente Pisicchio che mi dà l'opportunità di illustrare anche in questo ramo del Parlamento quanto ho potuto affermare alcune ore fa in conferenza stampa, annunciando la convocazione della Conferenza nazionale della famiglia per il 24, 25 e 26 maggio a Firenze proprio allo scopo di avviare, attraverso un dibattito aperto a tutte le componenti culturali del paese, a tutte le esperienze e a tutte le professionalità e i saperi, la redazione di un piano nazionale per la famiglia, così come previsto dalla legge finanziaria di quest'anno.
La stessa legge finanziaria ha iniziato un progetto organico per la famiglia attraverso politiche fiscali più eque, attraverso la rimodulazione degli assegni familiari e l'istituzione di un fondo per la famiglia. Tuttavia, vogliamo davvero che la famiglia italiana venga posta al centro delle preoccupazioni della politica del nostro paese e di tutte le istituzioni (del Governo, delle regioni e degli enti locali) e che ciò avvenga insieme a tutta la società italiana (le parti sociali, le categorie produttive e l'associazionismo).
Ciò costituisce anche la risposta all'andamento demografico del nostro paese. In un paese che, nel giro di pochi anni, è passato da una configurazione demografica che vedeva ciascun nonno avere cinque nipoti ad un paese nel quale ogni nipote ha cinque nonni, non possiamo non porci il problema della natalità.
D'altra parte, vorremmo svolgere politiche a sostegno della natalità, ma anche a sostegno della famiglia e, in particolare, dei giovani, perché possano creare nuove famiglie, delle famiglie con figli, affinché sia superata qualunque forma di discriminazione nell'età infantile - il nostro paese, purtroppo, presenta una povertà infantile molto alta e, come sappiamo, essa costituisce una fonte di discriminazione difficilmente superabile nel corso della vita -, ed anche a sostegno delle famiglie che invecchiano e all'interno delle quali ci sono, spesso, anziani non autosufficienti. Inoltre, vorremmo attuare una politica a sostegno del lavoro delle donne che consenta di conciliare i tempi del lavoro, della famiglia e della città.
In questo senso, durante la annunciata Conferenza avremo modo di discutere e di riflettere e avremo la possibilità di lanciare un vero e proprio piano organico di politiche per la famiglia italiana.
PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di replicare.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, desidero ringraziare la signora ministro che, con le sue affermazioni, ha rivelato una grande apertura rispetto al Parlamento e all'iniziativa che lo stesso Parlamento può assumere. Si tratterà di verificare, da parte di tutti e al di fuori delle pregiudiziali ideologiche e della ridondanza retorica che si è depositata, recentemente, sul dibattito relativo, ad esempio, alle unioni di fatto, quali percorsi concreti, Pag. 54quali atti e quali incentivi il Governo e tutte le forze politiche che compongono il Parlamento intendano adottare per sostenere la famiglia italiana.
Infatti, signora ministro, come lei ha ricordato, la famiglia vive oggi in una condizione di grande fragilità e spesso è lasciata sola a fronteggiare i problemi di una quotidianità difficile, dall'abitazione all'assistenza sanitaria, dalla insufficiente tutela del diritto allo studio dei figli alla mancanza di attenzione nei confronti delle madri che lavorano ed alla scarsa sensibilità nei confronti delle famiglie numerose o monoreddito. Vorremmo che questa Assemblea, oggi, insieme alle sue dichiarazioni riuscisse a recepire e a lanciare un messaggio di speranza per le famiglie italiane e per quei giovani che coltivano il legittimo progetto di formarle.
(Utilizzo delle maggiori entrate tributarie per politiche di sostegno alla famiglia - n. 3-00754)
PRESIDENTE. L'onorevole Rossi Gasparrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00754 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, signor ministro, secondo quanto apparso nella stampa nazionale, la crescita delle entrate tributarie della pubblica amministrazione nel 2006 rispetto al 2005 è stata di 37,7 miliardi di euro; di questi, circa 29 miliardi erano già inclusi nelle stime della relazione previsionale e programmatica del settembre 2006, mentre 8,6 miliardi di euro risulterebbero attualmente in aggiunta a quanto allora stimato.
La scelta del Governo di nominare un ministro per le politiche per la famiglia ovviamente è un'indicazione della volontà di mettere la famiglia al centro di una politica capace di armonizzare e tutelare i diritti della persona e i diritti della famiglia. In Italia solo il 3,8 per cento della spesa sociale è destinato alla famiglia, contro una media europea dell'8,2 per cento. Chiediamo quali siano le politiche che, con queste risorse, il Ministero e il Governo intendono attuare.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Rossi Gasparrini per la sua interrogazione. È chiaro che la mia risposta, in particolare per quanto riguarda l'utilizzazione dell'extragettito, farà riferimento ai miei desideri piuttosto che a decisioni già assunte da parte del Governo. Tutti sanno, infatti, che l'Esecutivo ancora non ha preso alcuna decisione e sta discutendo con le parti sociali. È pur vero, però, che in occasione della soluzione dell'ultima crisi di Governo il Presidente del Consiglio dei ministri ebbe a dire che la famiglia sarebbe stata al centro della preoccupazione e delle politiche dello stesso Governo e ad essa sarebbe stata destinata parte consistente delle risorse provenienti dall'extragettito.
Sicuramente sarà data particolare attenzione al bene casa, sapendo che esso è importante sia per i giovani che devono costruire una famiglia, sia per molte famiglie, con figli oppure anziane. Riteniamo adeguato per questo obiettivo un intervento sull'ICI concordato con gli enti locali, purché esso tenga conto della consistenza e della composizione del nucleo familiare, con la presenza di figli, di persone disabili o di anziani non autosufficienti.
Inoltre, il bene casa deve essere considerato all'interno di un piano nazionale che il Governo sta predisponendo, porgendo particolare attenzione a coloro che non siano proprietari, ovvero a quel 20 per cento che spesso è anche a rischio di povertà. Quindi, servono politiche anche a favore degli affitti.
Si deve poi riprendere un piano di edilizia pubblica, che nel nostro paese non è più realizzato da diversi anni. Riteniamo altresì che parte dell'extragettito possa Pag. 55essere destinato ad aumentare gli assegni familiari nell'ambito del progetto costruito nella legge finanziaria. In proposito pensiamo che detrazioni ed assegni familiari siano misure molto più efficaci dell'auspicato quoziente familiare. Esso infatti costerebbe ben 15 miliardi di euro ed andrebbe a vantaggio soltanto del 30 per cento dei contribuenti più ricchi, scoraggerebbe l'occupazione femminile e finirebbe per lasciare le famiglie a reddito medio-basso con figli in una situazione di maggiore precarietà. In un'altra circostanza saremo magari in grado di parlare con l'onorevole Rossi Gasparrini e con gli altri colleghi per dimostrare come l'impianto della legge finanziaria, se dotato di più risorse, si dimostri ben più equo del quoziente familiare.
Così dedicheremo ulteriori risorse agli asili nido che costituiscono nel nostro paese, come sappiamo bene, una delle carenze maggiori nei servizi per l'infanzia e per la famiglia.
PRESIDENTE. La deputata Rossi Gasparrini ha facoltà di replicare.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor ministro, vorrei ricordare che nella legge finanziaria il Governo ha accettato un ordine del giorno impegnandosi ad attuare politiche fiscali non discriminanti verso le famiglie monoreddito. Ricordo che tale tipologia di famiglie è quella che oggi paga di più rispetto a tutti. Purtroppo per un errore di calcolo la legge finanziaria ha ulteriormente appesantito la situazione delle famiglie monoreddito, come potrò testimoniare a Firenze, sicura di essere invitata come membro dei Popolari-Udeur ma anche di un'associazione più grande, che rappresenta le donne che lavorano in famiglia.
Signora ministro, più che parlare di sogni, come vorremmo tutti, bisogna parlare di problemi e di situazioni strutturali. In questo momento le famiglie in Italia sono in difficoltà. Esse non sono in crisi; la famiglia non è in crisi. La famiglia è invece in difficoltà a causa di politiche nazionali, talvolta regionali, non adeguate. Tuttavia, come Popolari-Udeur ci incontreremo con un piano programmatico per la famiglia e per dare risposte vere alla cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Orientamenti del Governo in merito all'approvazione del disegno di legge riguardante i cosiddetti «Dico» - n. 3-00769)
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00769 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, signora ministro, qualche ora fa proprio qui a Montecitorio è stato presentato il Family day, una manifestazione di piazza convocata per il prossimo 12 maggio da associazioni e movimenti cattolici con l'intento dichiarato di impedire che il Parlamento approvi il disegno di legge del Governo sui «Dico».
Lunedì scorso Monsignor Angelo Bagnasco, subentrato alla presidenza della Conferenza episcopale italiana dopo i sedici anni del cardinale Camillo Ruini, ha definito i diritti per le coppie di fatto inaccettabili e pericolosi. Con un pizzico di irriverente ironia si potrebbe dire: «Piove sul Bagnasco». Invece, la questione è tremendamente seria e riguarda la vita di milioni di italiani.
Ministro Bindi, cosa farà il Governo? Subirà le pressioni clericali oppure, come mi auguro, manterrà la barra dritta a difesa della laicità dello Stato e riconoscerà i diritti delle coppie di fatto?
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. In contemporanea alla conferenza stampa del Family day, il Governo ne ha tenuta un'altra in cui ha annunciato la Conferenza nazionale sulla famiglia, il cui slogan è il seguente: «Cresce la famiglia, cresce l'Italia».Pag. 56
Quindi, da questo punto di vista noi riteniamo - anche per aver convocato ben prima del Family day la Conferenza nazionale - di essere in grado di dare in tempo reale le risposte che ci verranno presentate sul tema delle politiche per la famiglia in Italia, che è al centro della preoccupazione del Governo.
Al tempo stesso, però, il Governo ha già compiuto il suo dovere, che il Parlamento gli aveva assegnato, nella redazione di un disegno di legge sui diritti individuali dei conviventi stabili. Oggi quel disegno di legge è affidato al Parlamento e sarà quest'ultimo a decidere se approvarlo così come il Governo l'ha presentato o se apportare delle modifiche. In questo senso, la prova di autentica laicità, che consiste nel rispetto del pluralismo dei valori che sono presenti in una società, dovrà essere offerta non soltanto dal Governo, ma dal Parlamento nel suo insieme.
Dico questo con grande serenità, anche perché, leggendo il manifesto che indice il Family day, si fa esplicito riferimento alla possibilità di regolare le convivenze ricorrendo alla forma del contratto privato, cioè, in altre parole, ancorché in sede privata, all'incontro di due volontà. Invece, il disegno di legge presentato dal Governo ha voluto rigorosamente evitare tutto ciò, limitandosi a registrare una situazione di fatto, non riconoscendo nessuna coppia, nessuna unione, ma soltanto i diritti dei conviventi come persone e non come forma di convivenza.
Riteniamo che un contratto di diritto privato, come incontro di due volontà, sia e rischi di essere un vero e proprio matrimonio privato contrapposto in qualche modo al matrimonio pubblico. Quindi, da questo punto di vista, siamo all'interno di un dibattito tutto giuridico, nel quale è richiesta davvero a tutti una prova di grande rigore giuridico, di grande rigore etico e, al tempo stesso, di grande laicità.
PRESIDENTE. Il deputato Mancini ha facoltà di replicare.
GIACOMO MANCINI. Signor ministro, mi auguro che proprio alla laicità si faccia riferimento in tutte le condotte che abbiamo dinanzi, anche perché nel paese esiste un sentimento diffuso di preoccupazione per i ripetuti e insistiti interventi delle gerarchie ecclesiastiche, le quali pretendono che il Parlamento non riconosca quei diritti che da anni la Spagna, la Francia e anche la Germania - il paese natale di Papa Ratzinger - garantiscono ai loro cittadini.
Ritengo che sia necessario rispondere con maggiore forza a questa offensiva; è il momento che chi ha a cuore la laicità dello Stato - penso innanzitutto ai Democratici di sinistra, all'onorevole Fassino - eviti balbettii e timidezze, si decida a far sentire insieme a noi parole chiare e nette, così come è stato fatto ai tempi delle battaglie per i referendum sul divorzio e per l'introduzione della legge sull'aborto. Sono in gioco, infatti, diritti sacrosanti, che riguardano la vita quotidiana di quelle tante persone che, pur non essendo sposate, vivono insieme (come il diritto di subentrare in un contratto di locazione, di poter prestare ed anche ricevere dal convivente l'assistenza sanitaria, di beneficiare del trattamento previdenziale e pensionistico, di aver riconosciuti i diritti successori). Niente di scandaloso, quindi, ma diritti civili che già hanno donne e uomini in tutto l'occidente.
Signora ministro, l'onorevole Enrico Boselli - il segretario dello SDI, il mio partito - ricorda spesso che i parlamentari devono avere in tasca una sola Bibbia, la Costituzione repubblicana. Temo che questo principio lo abbiano dimenticato quei ministri che, nonostante abbiano proprio giurato sulla Costituzione, hanno già assicurato la loro partecipazione al Family day e sono spesso proni ai desiderata della CEI.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIACOMO MANCINI. Mi auguro, però, che il Governo, attraverso i suoi atti e i suoi comportamenti ufficiali, difenda sempre e con convinzione la laicità dello Stato.
Pag. 57(Iniziative per assicurare alla giustizia italiana i latitanti per reati di terrorismo compiuti negli «anni di piombo», che si trovano all'estero - n. 3-00749)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00749 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, con la nostra interrogazione s'intende conoscere quale sia il tipo di impegno del Governo in riferimento all'estradizione di Cesare Battisti, avvenuta in coincidenza della commemorazione della morte di Marco Biagi.
Inoltre, vorremmo conoscere l'impegno che le nostre forze di polizia stanno profondendo, insieme al ministro dell'interno e al ministro della giustizia, per scoprire quella rete di appoggio di cui hanno usufruito ben 160 latitanti legati alle Brigate rosse e soprattutto coinvolti in diversi omicidi politici di matrice rivoluzionaria comunista, che ancora oggi vivono in libertà, per ricondurli nelle carceri italiane. Grazie.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, dirò subito all'onorevole Volontè che ho disposto immediatamente, dopo l'arresto di Cesare Battisti in Brasile, l'attivazione delle procedure dirette a ottenerne l'estradizione.
Il Ministero della giustizia fa questo puntualmente: attiva le necessarie richieste di arresto ai fini extratradizionali e di consegna, e richiede l'inserimento dei latitanti nel sistema informativo Schengen, ovvero si avvale dei meccanismi Interpol nei paesi aderenti a tale organismo.
Assieme a noi, il ministro dell'interno coordina gli sforzi investigativi, d'intesa con le competenti autorità giudiziarie. Entrambi i Ministeri perseguono l'obiettivo di procedere alla cattura dei terroristi latitanti all'estero non lasciando mai nulla di intentato.
Al riguardo, posso riferire i dati che ci ha comunicato il Ministero dell'interno: attualmente risultano ricercati in campo internazionale per atti di associazione terroristica, banda armata o associazione sovversiva, 113 soggetti, di cui 59 appartenenti a gruppi terroristici considerati di estrema sinistra, 11 a gruppi considerati di estrema destra e 43 appartenenti a gruppi terroristici internazionali.
Posso assicurare che, sempre in collaborazione con il ministro dell'interno, continuerò ad agire con il massimo impegno per assicurare alla giustizia italiana i ricercati, rendendomi promotore in campo internazionale di ogni attività che dovesse rivelarsi utile per la cattura dei latitanti.
In proposito, desidero sottolineare che lo scorso mese di ottobre, incontrando a Napoli il ministro della giustizia francese, Pascal Clément, oltre ad affrontare il tema della ricerca di Cesare Battisti, gli rappresentai anche la necessità del massimo impegno del Governo francese per la cattura di numerosi latitanti italiani rifugiatisi in quel paese. Ripeto che il Ministero della giustizia, sulla base delle proprie competenze istituzionali, si attiva sistematicamente in stretta cooperazione col Ministero degli interni, per organizzare la ricerca dei latitanti sul piano internazionale. Nei confronti di tutti i soggetti fuggiti all'estero, resisi responsabili di atti eversivi e destinatari di ordine di esecuzione di pena, sono già in atto da tempo, nell'ambito della cooperazione internazionale di polizia, e con il coordinamento delle varie autorità giudiziarie, le indagini necessarie per la relativa individuazione. In virtù dell'impegno profuso, ci attendiamo di conseguire risultati sempre più soddisfacenti. Così, a nostro giudizio, è soddisfacente la cattura del latitante Cesare Battisti.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
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LUCA VOLONTÈ. Onorevole ministro, la ringrazio del suo impegno pubblico e anche del rinnovato impegno che lei ha voluto manifestare rispondendo alla nostra interrogazione. È noto, tra l'altro, che uno dei terroristi arrestati qualche tempo, Alfredo D'Avanzo, veniva da un territorio specifico dell'Unione europea, e non dai Caraibi. Questo signore, pur potendo entrare in Italia, è rientrato in clandestinità per organizzare una nuova rete terroristica su cui, peraltro, si sta indagando (sono stati effettuati molti arresti nelle scorse settimane).
Anche noi teniamo molto alla estradizione di Cesare Battisti, perché riteniamo che a lui sia riconosciuto un valore simbolico dalle nuove cellule di delinquenti politici che sono presenti nel nostro territorio e che, mi permetto di dire qui pubblicamente, ricevono una forza corroborante da parte anche di questi cattivi maestri ambulanti per il territorio nazionale: ancora oggi vi è la notizia delle proteste suscitate dal signor Curcio Renato per la sua conferenza a Modena.
Scalzone non ha fatto mistero della tristezza in lui provocata dall'arresto di Cesare Battisti. Anche altri esponenti politici, presenti nell'altro ramo del Parlamento, si sono dispiaciuto di questo.
Molti di questi signori, onorevole ministro, non solo coltivano e spargono il loro concime nel territorio in cui la delinquenza partitica di origine rivoluzionaria comunista ancora oggi è presente nel nostro paese e minaccia tutti noi, ma dichiarano altresì pubblicamente di conoscere quali siano stati i rapporti di connivenza di cui questi signori hanno goduto e continuano a godere all'estero.
Mi permetto un larvato consiglio: sentire questi signori anche con riferimento alla loro conoscenza delle reti internazionali di appoggio agli ex terroristi. Ciò sarebbe una cosa utile, anche perché le loro affermazioni sono chiare in questa materia.
Grazie, e vada avanti con questo piglio e con questa determinazione!
(Orientamenti del Governo su un'eventuale amnistia per reati di terrorismo compiuti negli «anni di piombo» - n. 3-00750)
PRESIDENTE. La deputata Lussana ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00750 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmataria.
CAROLINA LUSSANA. Signor ministro, com'è stato ricordato nell'interrogazione precedente, la settimana scorsa si è tenuta a Bologna la cerimonia di commemorazione della morte - dell'assassinio! - del professor Marco Biagi, ucciso per le sue idee riformiste dalla mano terrorista che ancora c'è, purtroppo, in questo paese. Il professor Biagi è stato dimenticato da una parte della sinistra: pesa l'importante assenza del sindaco di Bologna, che rappresenta anche un sindacato che ha criticato ampiamente Marco Biagi per le sue idee, vale a dire la CGIL.
Ebbene, proprio quel giorno, vergognosamente, il senatore Russo Spena, riferendosi al caso di Cesare Battisti, a quella persona attempata - poverina! - che si troverebbe latitante in Brasile e che finalmente è stato catturato, è tornato a parlare di amnistia per i reati di terrorismo e, forse, anche per i reati comuni. Infatti, Battisti non è un terrorista, bensì un omicida: è stato condannato per quattro omicidi. Allora, vorrei capire qual è la posizione del Governo in merito all'ipotesi di amnistia.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, come ho ricordato prima all'onorevole Volontè, ho appreso con soddisfazione la notizia che a Rio de Janeiro, sulla base della richiesta di arresto provvisorio ai fini estradizionali inoltrata dal mio Dicastero alle autorità brasiliane, si è proceduto alla cattura di Pag. 59Cesare Battisti, latitante da anni, dopo essere stato condannato - le do ragione - per quattro efferati omicidi. Egli è infatti condannato per l'omicidio dell'agente di custodia Santoro, del gioielliere Torreggiani, il cui figlio da allora è rimasto paraplegico, del macellaio Sabatini e dell'agente di polizia, Campagna.
Ho immediatamente sollecitato i competenti uffici del Ministero ad approntare gli atti da inviare alle autorità brasiliane a corredo della richiesta di estradizione. Il 20 marzo scorso, ho incontrato a Roma il nostro ambasciatore in Brasile perché ci costituissimo presso quella autorità e, inoltre, ho avuto un colloquio telefonico con il ministro delle giustizia brasiliano, al quale ho rappresentato l'importanza per il Governo italiano della pronta consegna del Battisti.
Del resto, avevo personalmente sollecitato il ministero della giustizia francese, Pascal Clément - come ho avuto modo di ricordare - per una iniziativa volta alla rintraccio del latitante in questione, oltre ad aver disposto l'invio di un funzionario del Ministero per gli opportuni contatti con le autorità brasiliane in vista della prossima presentazione della domanda di estradizione.
Non soltanto le famiglie, i parenti delle vittime, ma l'intera opinione pubblica attendono, nei confronti di chi ha commesso gravissimi crimini di sangue, che siano finalmente eseguite le sentenze pronunciate. Queste ultime sono eseguite dopo giudizi pienamente conformi agli standard europei del giusto processo, come anche riconosciuto in questo caso dalla Corte europea dei diritti dell'uomo con decisione del 12 dicembre 2006.
Per la verità, questo non è avvenuto per uno spirito di vendetta, ma in equa attuazione della giustizia. Questa idea presuppone, al contrario di quanto sostenuto dagli epigoni di un'indistinta responsabilità collettiva, il puntuale e garantito accertamento processuale di responsabilità - io credo - individuale.
Coerentemente con tale impostazione, rispondo così al quesito degli interroganti: personalmente, non ritengo che possa essere adottato un provvedimento di amnistia che cancelli con un colpo di spugna crimini terribili, del resto sempre esclusi nel passato da provvedimenti di clemenza. Lo ribadisco: non si può invocare un provvedimento del genere, assumendo che si è trattato di atti compiuti a causa di errori politici in una stagione - che io ho peraltro vissuto - di violenti scontri ideologici. Fare un'affermazione del genere significa negare una delle basi essenziali della convivenza civile e della stessa applicazione del diritto, vale a dire la responsabilità individuale di ciascuno per le proprie condotte, giustificando a posteriori quello che per Battisti fu esclusivamente indifferente disprezzo per la vita umana e ferocia sanguinaria.
I cittadini italiani non perdonerebbero al mondo politico - e concludo con questa mia opinione personale, Presidente - la scelta del semplice oblio a buon prezzo e, giustamente, non comprenderebbero perché chi ha ucciso inermi padre di famiglia debba essere privilegiato rispetto a chi sconta la pena per analoghi atti. All'ordine del giorno del Governo non è mai stata inserita la proposta di presentare in Parlamento un provvedimento di amnistia.
Inoltre, come sanno i colleghi, i provvedimenti di indulto e di amnistia toccano alla volontà del Parlamento e non certo del Governo.
PRESIDENTE. La deputata Lussana ha facoltà di replicare.
CAROLINA LUSSANA. Signor ministro, la ringrazio innanzitutto per il suo «ravvedimento operoso». Infatti, noi non abbiamo assolutamente condiviso la sua posizione in merito al suo sostegno di un provvedimento come quello dell'indulto.
Lei dice, come ha detto più volte, che l'indulto è stato approvato dal Parlamento. Però, lei e, forse, il Presidente del Consiglio siete rimasti soli a continuare a difendere questo tipo di provvedimento, che abbiamo definito e continueremo a definire un provvedimento sciagurato, che ha rimesso in libertà - quanti sono, signor Pag. 60ministro (avete litigato anche all'interno del Ministero, con la sua sottosegretaria, perché aveva detto che erano usciti 25 mila criminali)? - circa 26 mila criminali.
L'indulto è chiaramente un provvedimento contrario alla certezza della pena, al comune senso di giustizia dei cittadini ed è profondamente offensivo nei confronti delle vittime dei reati, che si sentono abbandonati dallo Stato.
Non possiamo non apprezzare la sua contrarietà ad un provvedimento di amnistia. Certo, si parla di terrorismo, ma mi auguro che non si arriverà mai all'approvazione di un ulteriore colpo di spugna, dopo quello dell'indulto, per i reati comuni, perché, come abbiamo detto prima, Battisti non è un eversivo ideologico, ma è un criminale comune, perché è stato accusato di aver commesso quattro omicidi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non avremmo dovuto approvare l'indulto, ma c'è un detto popolare che dice che errare è umano - avrebbe fatto meglio il ministro a non sbagliare - ma perseverare è diabolico. Quindi, mi fa piacere che non si arrivi a questo ulteriore colpo di spugna.
Certo, signor ministro, immagino il suo imbarazzo. Lei si trova a condividere delle posizioni di Governo con il senatore Russo Spena, che parla di Battisti come di un attempato eversore di un tempo...
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA.... che invoca l'amnistia e che afferma che bisogna abrogare la legge Bossi-Fini, perché fa andare in galera troppi criminali immigrati clandestini, che commettono reati, e che bisogna abrogare la legge Fini-Giovanardi, che certo non fa andare in galera i ragazzi che fumano uno spinello, ma gli spacciatori.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lussana.
CAROLINA LUSSANA. Allora, signor ministro, capisco il suo imbarazzo. Si parla di CDL spaccata, ma mi sembra che l'Unione stia perdendo i prezzi.
L'unico vostro collante è il potere e la paura che, se si tornasse alle urne, i cittadini vi manderebbero a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia - Congratulazioni)!
(Intendimenti del Governo in merito ad iniziative per la modifica della normativa vigente in materia di consumo di sostanze stupefacenti - n. 3-00751)
PRESIDENTE. Il deputato Gasparri ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00751 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO GASPARRI. Recentemente il TAR del Lazio ha bocciato, in maniera definitiva, il provvedimento del Governo che aumentava la quantità di cannabis che si può detenere senza rischiare sanzioni penali.
In questo modo è stata bocciata, anche in una sede giurisdizionale, una politica errata sulle tossicodipendenze annunciata più volte dal Governo, del quale vorremmo conoscere gli intendimenti, posto che il ministro Ferrero è andato perfino nelle sedi dell'ONU ad annunciare iniziative per la depenalizzazione dell'uso e del possesso di sostanze stupefacenti, mentre il ministro dell'interno Amato, proprio nelle stesse ore, annunciava l'ipotesi lodevole, ma non concretizzata, di controlli più stringenti, ossia addirittura una sorta di antidoping nelle scuole.
Noi riteniamo che le ipotesi di liberalizzazione e di legalizzazione delle droghe siano assolutamente errate e che anche le droghe impropriamente definite «leggere» siano altamente pericolose, come dimostrano tanti dati scientifici.
Vorremmo sapere perché il Governo non attua la legge Fini-Giovanardi, invece di ipotizzarne, peraltro malamente, per fortuna, il sabotaggio.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
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PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, in merito alla presente interrogazione, in primo luogo vorrei sottolineare come nessun membro di questo Governo abbia proposto di liberalizzare o di legalizzare le droghe e, quindi, l'affermazione fatta non corrisponde al vero. Inoltre, nessuno sta sabotando l'attuazione di una legge, che semplicemente viene attuata e che, per le parti significative, viene applicata dalle forze di polizia, così come previsto.
Questo Governo non ha ancora predisposto un disegno di legge in materia di modifica della normativa in materia di sostanze stupefacenti, perché a tal fine stiamo costruendo un percorso partecipato, in base al quale il sottoscritto ha effettuato una serie di audizioni con le competenti Commissioni parlamentari nelle settimane scorse e delle riunioni interministeriali con tutti i ministri interessati all'argomento. Questa mattina, inoltre, si è svolta la riunione della Consulta per le tossicodipendenze per discutere gli indirizzi sulla legge. Siamo, quindi, ancora in una fase di elaborazione degli indirizzi.
Nel caso specifico, per quanto ci riguarda, la modifica legislativa si rende necessaria perché la situazione che dobbiamo fronteggiare è quella del continuo aumento del consumo di sostanze che, avendo effetti psicotropi sulle persone, ne alterano lo stato di percezione della realtà (mi riferisco tanto alle sostanze illegali quanto a quelle legali, come l'alcol, che, tra le sostanze che alterano la percezione, è la principale causa di morte nel nostro paese).
L'ipotesi sulla quale stiamo lavorando si basa sulla centralità della prevenzione. Quest'ultima deve ritrovare vigore, in quanto il Governo precedente non ha mai elaborato il piano d'azione 2005-2008 richiesto dall'Unione europea (l'Italia è l'unico paese, oltre a Malta, ad essere inadempiente). Stiamo lavorando alla predisposizione di un piano basato sulla prevenzione, che noi riteniamo essere un punto centrale.
Per quanto riguarda le misure legislative, alla centralità della prevenzione, alla quale corrisponde il ruolo sostanziale che deve svolgere lo Stato nei confronti dei consumatori, è connessa quella della lotta al narcotraffico, che costituisce un altro fattore fondamentale. Pensiamo, inoltre...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... al superamento delle sanzioni amministrative generalizzate a carico dei consumatori, per rafforzare quelle applicabili ai comportamenti pericolosi degli altri, a partire dalla guida in stato di alterazione, e...
PRESIDENTE. Deve concludere, ministro.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... all'informazione alle famiglie per quanto riguarda i minorenni che vengano colti in flagranza di consumo di sostanze proibite.
PRESIDENTE. Il deputato Gasparri ha facoltà di replicare.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, sono ovviamente deluso dalla risposta del ministro Ferrero, il quale è in aperto contrasto, nel Governo, anche con la posizione espressa dal sopraggiungente ministro Amato, citato poc'anzi, il quale ha proposto addirittura l'antidoping nelle scuole. Lo attendiamo alla prova dei fatti: troverà il nostro sostegno.
Premesso che il ministro Ferrero ha parlato in sede ONU di depenalizzazione del consumo di droghe (le sue dichiarazioni sono riportate tra virgolette dai giornali), ribadisco che depenalizzare l'uso personale è, a nostro avviso, una forma di legalizzazione.
Nell'ordinanza che ho menzionato nell'interrogazione, con la quale ha «bocciato» le decisioni del Governo - e che, tuttavia, non ha portato alle dimissioni, da noi auspicate, di chi le aveva prese -, il TAR del Lazio ha considerato non adeguatamente Pag. 62supportata da approfondimenti e non congrua, avendo riguardo ai danni provocati dalle droghe impropriamente definite leggere, la scelta di raddoppiare il parametro moltiplicatore per la determinazione della quantità di cannabis che si può possedere senza incorrere in sanzioni penali.
Recentemente, un noto tossicologo, il professor Malizia, ha affermato che la cannabis è venticinque volte più potente e dannosa di quella che circolava un tempo: anche la droga subisce, ahimè, una sua tragica evoluzione! Vi sono altri dati importanti. Anche il giornale inglese The Independent ha rivisto la sua posizione: dopo una campagna a favore della depenalizzazione delle droghe leggere, ha fatto pubblica autocritica! Insomma, è in atto una riflessione che anche questo Governo dovrebbe concedersi.
Per quanto riguarda la prevenzione, alla quale dite di essere favorevoli, ministro Ferrero, è idoneo a realizzarla l'effetto-annuncio (ripeto che l'annuncio ed il relativo decreto sono stati sconfessati dal TAR del Lazio) del raddoppio della quantità di cannabis e di marijuana che si può legalmente detenere? Mi pare che non sia quello il modo di prevenire!
Ciò detto, la lotta all'alcolismo ed a tutte le altre dipendenze ci trova ampiamente consenzienti: non sarà...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO GASPARRI. ...questo un punto di dissenso. Condanniamo una politica di confusione e di annunci che, sin qui, ha indebolito soprattutto - e concludo, signor Presidente - le comunità terapeutiche, laiche e cattoliche, le quali svolgono quell'azione di prevenzione e recupero che la cosiddetta legge Fini-Giovanardi considera una priorità assoluta.
(Misure a tutela dei minori immigrati non accompagnati - n. 3-00758)
PRESIDENTE. Il deputato Cancrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vacca n. 3-00758 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, il 23 febbraio di quest'anno Amnesty International ha pubblicato un rapporto dal quale risulta che, nel corso degli ultimi anni, sono giunte in Italia - e poi se ne sono perse le tracce - alcune decine di migliaia di minori: nel suo rapporto, Amnesty International li definisce minori «invisibili».
Ho preso visione, insieme ai colleghi, del provvedimento assunto ai primi di dicembre dal ministro dell'interno congiuntamente a quello della giustizia, relativamente alle nuove norme a tutela dei minori che attualmente giungono nel nostro paese in maniera illegale. Mi sembrano norme importanti che probabilmente porteranno ad un cambiamento rilevante della situazione.
Tuttavia, quello che vorrei chiedere è se il Governo abbia assunto o intenda assumere qualche iniziativa di conoscenza rispetto al dato segnalato da Amnesty International sulle decine di migliaia di minori, per l'appunto, «invisibili».
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, i dati che abbiamo in nostro possesso sono lievemente diversi da quelli di Amnesty International ma, comunque, molto gravi, perché a noi risultano 1.733 casi di competenza e più di 4.619 cosiddetti casi di «fuori competenza» sui quali non si riesce ad incidere.
Siamo intenzionati a procedere con il Ministero dell'interno per un lavoro di monitoraggio maggiore rispetto ai dati da lei prima presentati; e riteniamo, però, che il punto fondamentale sia il seguente: in primo luogo, che occorra modificare la legislazione in modo da rendere preferibile per i minori non accompagnati che arrivino in Italia in condizioni di clandestinità Pag. 63(ed è questo l'aspetto più grosso del problema) un percorso che li faccia emergere nella visibilità pubblica e, quindi, nella regolarità, invece di un altro che ne favorisca o ne incentivi il mantenimento in una condizione di clandestinità.
La situazione attuale, infatti, con le rigidità fortissime che vi sono nella nostra legislazione, che non prevede l'espulsione dei minori di diciotto anni, ma che prevede invece, al compimento del diciottesimo anno di età, l'applicazione di criteri così rigidi che ne determinano sovente l'espulsione, fa sì che i minori siano incentivati a mantenersi nella condizione di clandestinità e quindi a finire nelle mani delle organizzazioni criminali.
Noi pensiamo, quindi, che la misura da prendere sia, da una parte, quella di modificare la legislazione in modo da favorire i percorsi di emersione dalla clandestinità alla regolarità dei minori non accompagnati (e ciò avverrà nel contesto della modifica del testo unico sull'immigrazione, la cosiddetta legge Bossi-Fini), e, dell'altra, quella di un intervento molto forte in termini di risorse relative all'accompagnamento e all'aiuto ai comuni e alle associazioni che si occupano di minori non accompagnati al fine di poterli seguire. Attualmente il fenomeno è scaricato completamente sui comuni e sulle associazioni, che hanno spese anche ingenti, e che non riescono a far fronte al fenomeno città per città.
Sempre in sede di modifica della cosiddetta legge Bossi-Fini sulla immigrazione, prevediamo l'istituzione di un fondo per i minori non accompagnati, in modo da poter fare dei programmi con i comuni e con le associazioni che consentano loro di seguire i minori e di sottrarli alle mani della malavita organizzata o al traffico di esseri umani e, come succede, alla prostituzione, tenendoli in un circuito di regolarità e di inclusione sociale.
PRESIDENTE. L'onorevole Cancrini ha facoltà di replicare.
LUIGI CANCRINI. Signor ministro, mi sembra che la risposta sia esauriente e che sia importante coniugare i due piani, quello della legislazione, dal punto di vista del diritto d'asilo del minore e della facilitazione della sua permanenza successiva (e al riguardo occorre disincentivare l'illegalità e la clandestinità come punto chiave), e quello di un fondo per l'intervento. Infatti, tutti noi abbiamo una chiara percezione del fatto che i servizi sociali dei comuni, su cui gravano gli interventi a favore dei minori che vi giungono, sono poi assolutamente insufficienti nella maggior parte dei casi.
Mi auguro, dunque, che tale testo veda presto la luce, che arrivi in aula e che se ne possa discutere. La ringrazio comunque per la compiutezza della sua risposta.
(Iniziative per la riforma della legislazione in materia di case da gioco - n. 3-00759)
PRESIDENTE. Il deputato Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00759 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
PIETRO RAO. Signor Presidente, signor ministro, il motivo della nostra interrogazione va nella direzione di una liberalizzazione, che dovrebbe essere quella che ha ispirato questo Governo e che noi, per un certo periodo, non abbiamo condiviso, perché riteniamo che si tratti di una falsa liberalizzazione. Il caso specifico riguarda le case da gioco.
Il regio decreto del 1927, in seguito convertito in legge, ed altri provvedimenti del 1933, del 1934 e del 1971 hanno dato la possibilità ai comuni di San Remo...
PRESIDENTE. Deputato Rao...
PIETRO RAO. ... di Campione d'Italia, di Saint Vincent e di Venezia di aprire i casinò.
PRESIDENTE. Deve concludere.
Pag. 64PIETRO RAO. Questa richiesta è stata già avanzata anche dalla regione Sicilia per l'istituzione e l'apertura, anzi la riapertura, perché, per un periodo, è stata aperta...
PRESIDENTE. Grazie, deputato Rao. Il tempo è finito!
PIETRO RAO. Per favore, Presidente, lei lo fa regolarmente, quando intervengo! Mi faccia intervenire...
PRESIDENTE. No, ogni deputato ha a disposizione un minuto di tempo per l'illustrazione! Le tolgo la parola, perché ha superato il suo tempo.
PIETRO RAO. Desideriamo conoscere...
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ho letto l'interrogazione che si concludeva con le parole che il collega non ha avuto modo di pronunciare. Al termine dell'interrogazione si chiede al Governo se intenda adottare iniziative, anche legislative, volte alla riapertura del casinò di Taormina.
La mia risposta, con tutta sincerità, è la seguente: no.
Il collega ha perfettamente ragione, quando sottolinea che, in Italia, vi sono quattro casinò e che quello di Taormina è rimasto chiuso in un stato di «non riautorizzazione», mentre i casinò di Saint Vincent, di Sanremo, di Venezia e di Campione d'Italia sono riusciti a sottrarsi, attraverso deroghe, ad una legislazione che, nell'insieme, è contraria. Infatti, la norma del codice penale punisce il codice d'azzardo, salvo situazioni di deroga.
Sono perfettamente consapevole che il turismo può trarre beneficio dall'esistenza di case da gioco. Tuttavia, il collega permetterà di prendere atto che le case da gioco sono foriere di fenomeni anche diversi dal turismo e che per il Ministero dell'interno rappresentano una fonte di particolare preoccupazione, in particolare in una regione nella quale esiste una organizzazione criminale di antica data che è alla continua ricerca di canali migliori e più adeguati per il riciclaggio di danaro sporco. Dai casinò, questa è una prestazione che, in più casi, è possibile ottenere.
Mi permetto di dire, per quel po' di Sicilia che ho dentro, dato che provengo da una famiglia siciliana, che voglio che la Sicilia abbia più turismo, ma vorrei che riuscisse ad ottenerlo grazie alle sue meravigliose bellezze naturali, alla sua storia. Taormina è già stupenda e bellissima. Diamo più acqua ai siciliani; forse, più che i casinò, potrebbe essere utile avere strutture alberghiere migliori, campi da golf che anche in Sicilia si possono creare, perché l'acqua c'è, ma qualcuno la nasconde.
PRESIDENTE. Deve concludere, ministro...
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Rinunciamo al casinò che, in fondo, è riuscito ad ottenere le deroghe grazie alle difficoltà delle finanze locali che di questa risorsa un po' anomala si sono avvalse per sistemare i loro conti.
PRESIDENTE. Il deputato Rao ha facoltà di replicare.
PIETRO RAO. Signor Ministro, francamente, mi aspettavo un'apertura diversa da parte del Governo. Ci rendiamo conto sempre di più che la Sicilia, forse, non è considerata una ragione appartenente all'Italia. Infatti, quando si parla di Sicilia, tutto viene negato: il ponte sullo stretto, il casinò, nonché le opportunità di sviluppo. D'altro canto, non ci vengono negati i rifiuti, il pet-coke usato a Gela e tutto ciò che vi è di negativo!
Al Nord si parla di criminalità organizzata, mentre al Sud si parla solo ed esclusivamente di mafia che rappresenta un interesse e va contro lo sviluppo della Sicilia. Riteniamo sia insostenibile continuare a pensare in questo modo, in un mondo globalizzato in cui il gioco d'azzardo Pag. 65arriva dentro le case attraverso i computer e lo Stato stesso promuove il gioco d'azzardo attraverso il Bingo ed altre forme di gioco autorizzate.
Se dobbiamo cercare altre forme di sviluppo, ritengo che quanto previsto nell'interrogazione possa essere un aiuto, altrimenti dobbiamo chiudere le case da gioco di Campione, di Venezia e di altre regioni; così mettiamo tutti alla pari, perché non vogliamo essere considerati sempre il sud del sud!
(Interventi per migliorare la tutela della sicurezza pubblica nella città di Milano e nel suo hinterland - n. 3-00761)
PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00761 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO COLUCCI. Signor Presidente, ringrazio il ministro per la sua presenza. Vorrei ricordare che la nostra interrogazione evidenzia la grave situazione che esiste nella città di Milano per i gravi fatti di criminalità che ogni giorno sono riportati dalla stampa nazionale.
Lunedì 26 scorso migliaia di cittadini sono scesi in piazza per sostenere le richieste che il sindaco Moratti aveva inoltrato più volte al ministro dell'interno e alla Presidenza del Consiglio.
I 500 uomini delle forze dell'ordine richiesti dal sindaco Moratti credo costituiscano una cifra in difetto e non in eccesso.
In questura, rispetto al 1990, vi è una carenza di 92 unità; nell'Arma dei carabinieri vi è una carenza di 100 unità e altrettanto dicasi nella Guardia di finanza. 170 unità di Polizia e Carabinieri sono adibiti all'ufficio immigrazione.
PRESIDENTE. Onorevole Colucci, la prego di concludere il suo intervento.
FRANCESCO COLUCCI. È già terminato il tempo a mia disposizione?
PRESIDENTE. Sì, onorevole Colucci, lei ha un minuto di tempo per l'illustrazione dell'interrogazione, mentre in sede di replica ha due minuti a disposizione.
Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, un minuto è crudele, quindi bisogna saperlo dosare!
Posso assicurare l'onorevole Colucci e gli altri interroganti che Milano è al centro della mia attenzione, così come lo sono altre città interessate come Milano, anche se in modi ed intensità diverse, da fenomeni vecchi e nuovi di criminalità che possono trovare una soluzione solo attraverso una collaborazione efficace (ciascuno secondo le proprie competenze e mi riferisco anche al Ministero dell'interno) con le autorità regionali e locali.
Da tempo insisto sul fatto che vi è un diritto alla sicurezza dei cittadini - tutti siamo sensibili sull'argomento - che si realizza attraverso la concertazione tra le funzioni di sicurezza e di ordine pubblico che competono allo Stato e le funzioni di controllo del territorio, sotto altra angolatura, e di gestione del territorio che competono alle regioni ed agli enti locali.
Questa è la ragione per la quale abbiamo impostato una serie di accordi sia con le regioni sia con gli enti locali che partono dalle città metropolitane.
Proprio la settimana scorsa le abbiamo riunite al ministero: erano rappresentate la città di Cagliari, di Milano, di Torino, di Roma, di Bologna, di Venezia ed altre e abbiamo prefigurato un percorso che deve portare a patti specifici con ciascuna di queste città.
Proprio ieri mi è giunta da Letizia Moratti una lettera, molto garbata, scritta da lei dopo la manifestazione svolta l'altra sera, la quale si conclude dicendo: «(...) con questo spirito di proposta e di collaborazione, e consapevole della responsabilità che ho assunto ieri di fronte a migliaia di cittadini e a tanti sindaci, ti chiedo di dare avvio alla fase di lavoro per Pag. 66la quale ci siamo solennemente impegnati al tuo tavolo».
Noi siamo qui per farlo.
PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di replicare.
FRANCESCO COLUCCI. Signor Presidente, stamane la stampa milanese sottolinea come alcuni sindacati di Polizia evidenziano che rispetto all'impegno, assunto dal ministro Amato, di inviare 120 persone per l'apertura di due nuovi commissariati siano state impiegate, invece, 80 unità. Vi è una severa protesta, da parte dei sindacati delle Forze di polizia, poiché si mette in evidenza come questa iniziativa sia stata adottata per «tappare la bocca» al sindaco di Milano.
Signor Presidente, non ho dubbi che il ministro sia seriamente impegnato a realizzare il proprio progetto; d'altra parte, vorrei ricordare che tale progetto, anche in occasione dell'esame dell'ultima legge finanziaria, non fu preso in considerazione, allorquando lo stesso ministro chiedeva 4.500 unità per rafforzare le Forze di polizia: adesso, infatti, si parla di soli 2.500 uomini.
Se la criminalità deve essere combattuta con la diminuzione delle Forze dell'ordine, anche considerando coloro che andranno in quiescenza, credo che, di fronte alla situazione che sta ormai dilagando in tutte le città d'Italia - in modo particolare a Milano -, questa non sia una politica in grado di corrispondere all'interesse dei cittadini italiani.
Mi riferisco, in particolare, a quegli amministratori che sollecitano sia il ministro dell'interno, sia la Presidenza del Consiglio a dare le risposte che non hanno mai ricevuto, a parte l'iniziativa assunta dal ministro Amato, il quale ha convocato i sindaci di diverse città italiane per concordare o coordinare un'azione di intervento da parte sia delle amministrazioni locali, sia del ministero competente.
Mi auguro che gli impegni che, anche in questa occasione, il ministro Amato ha assunto vengano rispettati non solo dal suo dicastero, ma soprattutto dal Governo...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
FRANCESCO COLUCCI. Con questo, ringrazio il ministro Amato per le precisazioni che ha voluto rendere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Condizioni in cui prestano servizio gli agenti di polizia presso i valichi di frontiera tra Italia e Svizzera - n. 3-00770)
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00770 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, signor ministro, la situazione che ci accingiamo ad illustrare ha dell'incredibile. Non era credibile neppure per noi, fino a quando il sindacato unitario degli agenti di polizia l'ha prospettata al nostro consigliere regionale Juri Bossutto, assieme al quale siamo andati ad effettuare un sopralluogo di verifica.
In tal modo, abbiamo potuto prendere atto delle condizioni in cui i lavoratori di polizia frontaliera operano. Essi, infatti, vanno a lavorare percorrendo un tragitto francamente difficile per ogni cittadino che la attraversa (peraltro, essi sono obbligati a recarsi ai posti di frontiera tutti i giorni), ed essa costituisce un rischio notevole soprattutto in inverno.
Segnalo, altresì, che questi lavoratori di polizia sono tenuti a percorrere una lunga distanza, pur essendo alloggiati a Domodossola...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MARILDE PROVERA. ... e quindi devono usare per forza tale strada. In più, essi operano in condizioni difficili, vale a dire senza servizi igienici e senza alcun supporto. Questo è il nostro «biglietto da visita», a fronte di una Svizzera...
PRESIDENTE. Deve concludere!
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MARILDE PROVERA. ...organizzatissima!
Ho concluso, Presidente. Chiediamo, quindi, cosa il Governo intenda fare per provvedere a tale situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, mi sono informato sulla situazione che è stata testè illustrata, che personalmente non conosco, concernente i due valichi di Ponte Ribellasca e Paglino.
Non mi risulta che le condizioni logistiche siano esattamente quelle riferite in questa sede. Ponte Ribellasca dista 32 chilometri da Domodossola; d'altra parte, i poliziotti che lavorano in tale sede preferiscono stare in quel comune, perché sul valico vi è questo piccolo posto ove assolvere la loro attività di controllo, nonché una piccola caserma di fronte.
Pertanto, tali agenti rimangono a Domodossola, che si trova a 32 chilometri dal citato valico di frontiera. Percorrere tutti questi chilometri su strade di montagna, specie d'inverno, effettivamente non è come andare ad Ostia partendo da Roma, e di questo mi rendo conto.
In ogni caso, secondo quanto mi risulta, l'impianto di riscaldamento esiste. Il posto di controllo è assai poco esposto al sole e, soprattutto d'inverno, la temperatura è piuttosto rigida. Tuttavia, mi si dice che l'impianto di riscaldamento esiste.
I turni di questi poliziotti sono, peraltro, di sei ore: non passano dodici ore lì dentro. Sono turni di sei ore. Inoltre, vi è la garitta per il controllo dei documenti, vi sono i servizi igienici, le docce e due vani destinati a piccolo alloggio.
Al valico di Paglino, a circa 20 chilometri da Domodossola (e non 32), c'è la garitta e un ufficio dotato di un impianto di riscaldamento. Non c'è il bagno, ma di fronte vi è una caserma della Guardia di finanza. Effettivamente, esiste un disagio per chi ha bisogno di andare in bagno, che deve recarsi non sotto una quercia, ma nella caserma antistante.
La prefettura, già dal 2004, ha richiesto lavori di adeguamento, e devo dare atto che il provveditorato regionale alle opere pubbliche non vi ha provveduto, pare per mancanza di risorse finanziarie.
Va sottolineato che nel 2008 - esattamente tra un anno - questa problematica verrà meno perché la Svizzera si adeguerà all'Accordo di Schengen con un «para Schengen» per i paesi che non sono membri dell'Unione europea e che, tuttavia, adottano le stesse regole. Quindi, questi due avamposti al freddo non avranno più ragione di esistere.
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di replicare.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, per altri ovvi motivi spero che la situazione con la frontiera svizzera sia presto risolta, aderendo tale Stato all'Accordo di Schengen. Tuttavia, da qui ad allora, per questi lavoratori qualche soluzione andrà trovata.
Contrariamente a quanto si dice, loro non hanno scelto di alloggiare a Domodossola; tuttavia, non possono stare dove operano. E per fortuna fanno turni di sei ore, così come in tutte le diverse situazioni in cui opera la polizia! Salvo poi fare gli straordinari che di norma vengono richiesti con i necessari prolungamenti di orario: teoricamente essi non sono previsti, ma praticamente si verificano sempre.
I servizi igienici sono di difficile raggiungimento. Inoltre, se per riscaldamento si intende una stufa da autoalimentare, quest'ultima nel 2007 mi sembra ben povera cosa!
Penso che qualche risorsa in più si possa investire.
Va tenuto presente che i nostri militari, oltre a godere di grande solidarietà da defunti, preferirebbero ottenere solidarietà e qualche aiuto nello svolgimento della propria attività da vivi, così da compiere bene il loro mestiere.
La solidarietà che si dimostra a queste persone è tardiva. Per fortuna, possono contare sulla solidarietà fattiva dei colleghi svizzeri che a volte li accolgono, offrono Pag. 68loro una tazza di caffè, li ospitano nei loro spazi: lì almeno possono giocare a carte e scambiare quattro chiacchiere in una specie di spaccio. Dove si trovano adesso, non hanno più nemmeno quello. Infatti, è stato chiuso anche lo spazio per uno spaccio interno per altre e diverse vicende.
Francamente, è una situazione invivibile per qualsiasi essere umano. Chiederei al ministro di provvedere, sperando che fra un anno tutto si risolva automaticamente. Da qui ad allora, chiederei di avere almeno un po' di pietà, se non comprensione.
(Iniziative per la sicurezza dei cittadini, in collaborazione con le autonomie locali, e per il coordinamento delle forze dell'ordine e della polizia locale - n. 3-00760)
PRESIDENTE. Il deputato Giacomelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00760 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, signor ministro con questa interrogazione, ancora una volta, ci facciamo interpreti di una diffusa esigenza di sicurezza e di legalità che emerge in modo ampio dalle nostre comunità civili. L'Ulivo ritiene che questa esigenza di sicurezza sia una richiesta di tutti cui dare risposta, e non un tema per strumentali esercitazioni di parte, né un'occasione per offrire un comizio a qualche politico in difficoltà.
Il programma di Governo, in questo senso, conteneva, tra l'altro, un richiamo particolarmente condivisibile per noi: la collaborazione con le autonomie locali, il rafforzamento del coordinamento con le autorità locali tra le forze di pubblica sicurezza.
A nome de L'Ulivo, le chiedo quali iniziative il Governo abbia assunto per concretizzare queste indicazioni e quali ulteriori passi intenda compiere in questa direzione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ringrazio anzitutto l'onorevole Giacomelli per l'attenzione che rivolge al tema della sicurezza che, secondo me - lo dico con tutta sincerità -, ancorché presente in programmi e discorsi, deve essere più presente tra le priorità di azione pubblica, alle quali colleghiamo la serenità della nostra vita civile e le stesse ragioni del nostro sviluppo. Chiunque conosca parti del Mezzogiorno, se non il Mezzogiorno nella sua interezza, perché questo sarebbe ingiusto, sa perfettamente quanto la sicurezza incida positivamente quando c'è e negativamente quando non c'è, ai fini dell'insediamento industriale e dell'effettivo funzionamento dell'attività di impresa laddove si è insediata.
Per realizzare le condizioni di sicurezza, serve la collaborazione tra le istituzioni di governo nazionali, regionali e locali. Di questo sono assolutamente certo, perché sono convinto, così come lo sono tutti, che le condizioni di sicurezza sono dovute ad un insieme di fattori, alcuni dei quali stanno nella responsabilità degli organi di Governo, in primo luogo, del Ministero degli interni, della pubblica sicurezza, delle forze dell'ordine, ma dipendono, altresì, anche da fattori che riguardano le condizioni di disagio sociale, il livello di legalità, l'abitabilità, la trasparenza della vita individuale e collettiva, i traffici più o meno legali, che largamente si collegano all'esercizio di responsabilità locali.
Di qui, il senso dei patti per la sicurezza, che stiamo impostando ora in chiave generale e che ci siamo impegnati a tradurre già in undici patti specifici per le undici città metropolitane nell'arco dei prossimi sessanta giorni e, poi, degli accordi con le regioni. Proprio ieri ne ho firmato uno molto positivo con la regione Friuli Venezia-Giulia.
C'è, però, un problema che dovrò porre al Parlamento e, probabilmente, lo farò presso la Commissione affari costituzionali, che è il mio naturale «dirimpettaio», Pag. 69ovvero quello delle risorse umane e finanziarie disponibili, perché tutto questo possa accadere.
PRESIDENTE. Deve concludere, signor ministro.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Il Governo si sta giustamente impegnando in piani di riorganizzazione delle proprie strutture per ricavare il massimo di succo possibile da ciò che ha, ma, una volta eliminati sprechi e scoordinamenti, temo che la sicurezza risulti ugualmente sottodimensionata nelle dotazioni di cui ha bisogno e, per tale ragione, ringrazio il Parlamento per l'attenzione che le dedica.
PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di replicare.
ANTONELLO GIACOMELLI. Apprezzo il senso della risposta del ministro, ma devo dire che non apprezziamo chi ha responsabilità di Governo, anche di una città e, anziché misurarsi con le difficoltà di una domanda che sale dai cittadini, enfatizza la stessa domanda con manifestazioni di piazza.
Siamo invece vicini a quei sindaci di centrosinistra che oggi sono riuniti a Brescia per lavorare su idee e proposte concrete da condividere, nello spirito cui accennava il ministro, con il Governo per una risposta vera problemi dei cittadini. Il ministro Amato ha ragione, quando dice che questo tema è legato alle ragioni stesse del nostro sviluppo, e noi aggiungiamo anche alle ragioni della coesione sociale e della serenità delle nostre città.
È bene, dunque, che si parta con i patti con le città metropolitane e che si abbia poi la determinazione di procedere anche con tante altre realtà. Penso a città come la mia, Prato, dove i temi della sicurezza si declinano, non soltanto in modo tradizionale, ma anche con i temi della legalità finanziaria e di un nuovo modello di sviluppo.
Quindi, avanti con i patti sociali e con l'impegno del Parlamento a dare risposta alla questione in esame, anche in termini di risorse e di coordinamento! Quello della legalità e della sicurezza nelle nostre città è un tema vero del vivere civile e delle garanzie di tutti i cittadini: non è e non può essere tema di parte, ma è fattore vero di civiltà nelle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Espulsioni disposte sulla base del decreto Pisanu recante misure per il contrasto del terrorismo internazionale - n. 3-00771)
PRESIDENTE. La deputata De Zulueta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00771 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, con questa interrogazione, noi chiediamo informazioni sull'attuazione della normativa di cui al cosiddetto decreto Pisanu, data, per l'appunto, l'eccezionalità di quella disciplina, che è provvisoria. Consideriamo sia molto importante che il Parlamento ed il paese siano portati a conoscenza degli effetti che essa dispiega e dell'impatto dei provvedimenti di espulsione sui diritti fondamentali delle persone che ne sono state fatte oggetto.
I giornali hanno riportato i casi di Abou El Kassim Britel e anche di Cherif Foued Ben Fotouri, cittadini rispettivamente marocchino e tunisino, tutti e due incensurati ed entrambi espulsi e, di conseguenza, incarcerati nel proprio paese senza che siano stati fatti oggetto di denunce penali.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il tema sollevato dalla collega De Zulueta è di particolare delicatezza. La norma che il Parlamento approvò, unanime, nell'estate del 2005, poi divenuta legge 31 luglio 2005, n. 155, è una norma che consente l'espulsione di persone a carico delle quale non vi sono Pag. 70prove di un commesso reato - questo è pacifico - ma vi è il sospetto, argomentato e motivato con indizi, che la loro presenza in Italia possa concorrere allo svolgimento di attività terroristiche. Constatare che questa norma si applica in assenza di presupposti di reato significa constatare un'ovvietà che era sotto gli occhi del Parlamento quando unanime l'approvò.
La norma è collegata alla possibilità che persone che intrattengano determinati rapporti e che facciano parte di determinati ambienti possano essere corresponsabili, non ieri ma domani, di attività terroristiche.
Sono il primo, per il 'mestiere' che mi è proprio e per ciò che ho scritto nel fare quel «mestiere», a rendermi conto della delicatezza di una norma del genere e del fatto che la lotta contro il terrorismo ci porta in un'area molto molto difficile per quanto attiene alla garanzia dei diritti umani.
Posso però esprimere due considerazioni. Ogni volta, e non sono molte, che firmo un decreto di espulsione sulla base di quell'articolo 3, ho un'istruttoria di elementi che portano a concludere che il rischio sussiste. Ma so che tali elementi portano a concludere che il rischio sussiste, non che un fatto è stato commesso: come mi devo comportare, a quel punto? Alle mie spalle vi è una vicenda che il Parlamento deve sempre ricordare: nel marzo del 2006, ci arrivarono - era in carica un altro Governo, ma parlo dell'Italia - ebbene, arrivarono notizie dal Marocco secondo le quali sarebbe stato possibile, anzi concretamente possibile, che si stesse organizzando un attentato a San Petronio, a Bologna, e un altro attentato alla metropolitana di Milano. Vennero date indicazioni su gruppi che stavano probabilmente lavorando a tal fine.
Il ministro dell'interno mio predecessore provvide a sette espulsione, cinque poterono essere eseguite. Gli attentati non ebbero luogo. Io non so, e non lo sa neppure il mio predecessore, se furono quelle espulsioni ad evitare quegli attentati, ma quando firmò quel decreto il pensiero che l'allora ministro aveva nella testa era: se non lo faccio, può succedere un attentato di questa natura.
Conosco la disciplina giuridica interna di questa materia, so anche - e lo sa anche l'onorevole De Zulueta - che la Corte di Strasburgo ha superato i confini della nostra legislazione interna e sospende i decreti di espulsione quando, nel paese verso il quale si rimanda l'espulso, non sono garantiti i suoi diritti umani.
PRESIDENTE. Signor ministro, deve concludere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Infatti - ed è l'ultima argomentazione che svolgo, Presidente -, dei trenta provvedimenti di espulsione a firma del ministro dall'entrata in vigore della legge cinque, relativi a cittadini tunisini, non sono stati eseguiti per sopravvenuta sospensione da parte della Corte di Strasburgo, la quale è entrata quindi, con la tutela dei diritti, anche in questa materia.
PRESIDENTE. Grazie. La deputata De Zulueta ha facoltà di replicare.
TANA DE ZULUETA. Signor ministro, le cifre sono importanti, ma spetta anche a noi, in qualità di firmatari della Convenzione, tutelare i diritti delle persone.
A tale proposito vorrei leggere una citazione dell'Alto commissario per i diritti umani, Gil-Robles, resa dopo una sua visita in Italia nel 2005. L'Alto commissario afferma: «Poco dopo la mia visita, l'Italia ha adottato una legge relativa alla lotta al terrorismo. L'articolo 3 consente ad un prefetto e non più ad un giudice di disporre l'espulsione di uno straniero per prevenzione di terrorismo. Secondo le informazioni fornite dalle autorità italiane, queste espulsioni non possono essere effettuate qualora esistesse un rischio di persecuzione per lo straniero. A mio avviso è indispensabile che l'esame di tali rischi sia debitamente realizzato da un'autorità giudiziaria. Il ricorso giudiziario a posteriori, senza effetti sospensivi, non può essere garanzia Pag. 71sufficiente. In materia di terrorismo è fondamentale che il sistema da privilegiare sia il perseguimento penale e non il rinvio verso un altro paese. D'altro canto, è indispensabile in tali casi che vengano debitamente analizzati da parte di un'autorità giudiziaria i rischi che la persona subisca atti di tortura». Le ho citato un caso dove questo rischio sembra essersi manifestato quest'anno, signor ministro.
Ancora, l'Alto commissario continua: «Come ho spesso ripetuto, la lotta al terrorismo non deve avvenire a scapito di principi quali la democrazia e il rispetto dei diritti. Invito pertanto le autorità italiane a rivedere rapidamente questo decreto, per garantire che i diritti sanciti nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo siano pienamente rispettati».
Signor ministro, io condivido queste parole; infatti i Verdi espressero un voto contrario sull'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30 con il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge costituzionale riguardante la lingua italiana.
La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,35.