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Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (A.C. 1874-A).
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1874-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole De Zulueta.
TANA DE ZULUETA, Vicepresidente della III Commissione, Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
DONATO DI SANTO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ringrazio sia l'onorevole D'Elia sia l'onorevole Paoletti Tangheroni per i loro interventi; farò pochissime considerazioni, anche perché, so ho capito bene, il seguito della discussione del provvedimento sarà rinviato ad una prossima seduta. Svolgerò pertanto solo considerazioni generali ed aggiuntive rispetto a quelle già fatte all'inizio. Ringrazio gli onorevoli sia per il tono assolutamente pacato, sia per le dichiarazioni fatte, in gran parte condivisibili, come lo sono anche quelle svolte prima dall'onorevole De Zulueta sulla difesa dei diritti umani e sull'universalità di questa difesa. Su ciò sono completamente e ovviamente d'accordo. Non credo, perlomeno non è il mio caso, che per alcuna parte politica ci siano «paradisi»; tanto meno credo che Cuba possa essere definita un paradiso. Però, al tempo stesso, ritengo che, se di paradiso bisogna parlare, in varie occasioni anche altri esponenti che non sono solo della sinistra hanno vissuto dei momenti «paradisiaci». Mentre arrestavano i settantacinque dissidenti pacifici, a Cuba c'era il presidente della provincia di Roma che, in missione in quella nazione per ragioni d'ufficio, si è ben guardato dall'esprimere la propria riprovazione e la propria condanna per quanto stava succedendo.
Bisogna avere equilibrio e anzitutto prendere in considerazione che ci sono delle novità, c'è un processo di evoluzione e di transizione che si è avviato, seppure lentamente e sicuramente in modo non del tutto positivo; un processo che deve essere di reale transizione. Se vogliamo spingere nella direzione di far diventare questo processo evolutivo un processo di transizione, c'è bisogno di molta attenzione e fermezza nella difesa della posizione comune europea e dei diritti umani, nonché nella richiesta della scarcerazione dei detenuti per ragioni politiche. Si tratta esattamente di quanto il ministro D'Alema ha voluto dichiarare, con molta fermezza e nettezza, al Ministro degli esteri cubano Perez Roque, nell'incontro avuto alcune settimane fa. Nel contempo, per quanto Pag. 7riguarda l'apertura della nostra ambasciata ai rappresentanti della società civile - mi riferisco all'intervento dell'onorevole D'Elia, che in gran parte condivido -, non sia una cosa da richiedere, perché già c'è: l'ambasciata italiana e quelle comunitarie in genere sono aperte non soltanto ai rapporti con il Governo ma, ritengo che anche alla società civile, agli incontri con i dissidenti, che avvengono in maniera costante e sistematica. Questa posizione, quindi, è a mio avviso assolutamente positiva. Per quanto riguarda le considerazioni di carattere più operativo e concreto, ritengo che nel momento opportuno si potrà meglio entrare nel merito.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.