Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Seguito della discussione della proposta di legge: Franceschini ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (A.C. 1318-A) (Esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, della questione pregiudiziale di merito e della questione sospensiva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Franceschini ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali.
(Esame di questioni pregiudiziali e di una questione sospensiva - A.C. 1318-A)
PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Ronconi ed altri n. 1, Maroni ed altri n. 2, Elio Vito ed altri n. 3 e 4 e Bocchino ed altri n. 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 1), la questione pregiudiziale di merito Elio Vito ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 2) nonché la questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 3).
Ricordo che si procederà dapprima all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e quindi, all'esame e alla votazione della questione sospensiva.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà a due distinte votazioni, una sulle pregiudiziali di costituzionalità ed una su quelle di merito.
Il deputato Ronconi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signori membri del Governo, la proposta di legge in esame si pone in contrasto con gli articoli 2, 3 e 51 della Costituzione. In particolare, l'articolo 51, che garantisce uguale accesso dei cittadini agli uffici pubblici e alle cariche elettive, Pag. 60confligge con l'articolo 11 del provvedimento, che definisce le incompatibilità...
PRESIDENTE. Invito l'Assemblea ad un comportamento tale da consentire al deputato che sta parlando di svolgere il suo intervento. Mi riferisco, in particolare, alle persone che parlano in piedi ad alta voce, le pregherei di raggiungere i loro posti e di non disturbare, almeno eccessivamente.
Deputato Ronconi, prosegua pure.
MAURIZIO RONCONI. In realtà, l'articolo 11 del provvedimento individua i criteri di carattere generale ed anche quantitativi, per le incompatibilità, prescindendo invece da valutazioni concrete sul conflitto di interessi.
Il combinato disposto dell'articolo 11 e degli articoli 12 (separazione di interessi), 13 (effetti dell'invito all'opzione) e 15 (disciplina del trust cieco), obbligando gli imprenditori all'alienazione delle loro attività imprenditoriali, pone gli interessati in una situazione di debolezza contrattuale, determinando un vantaggio per i potenziali acquirenti.
Signor Presidente, le chiederei di invitare l'Assemblea a fare silenzio perché ho difficoltà a proseguire il mio intervento.
PRESIDENTE. Deputato Ronconi, lei ha perfettamente ragione. Per favore, invito nuovamente tutte le deputate e tutti i deputati a prendere posto e a consentire a chi parla di svolgere il proprio intervento.
MAURIZIO RONCONI. Colleghi, gli articoli 11, 12, 13 e 15 determinano un vantaggio per i potenziali acquirenti, violando così gli articoli 3 e 41 della Costituzione in quanto alterano le posizioni di parità tra i concorrenti e, quindi, la garanzia della concorrenza in un regime di libero mercato.
In questa proposta di legge vi è una norma tale per cui il possesso di patrimoni, di ricchezze, pone al cittadino la scelta tra rinuncia al proprio patrimonio o alla carica elettiva, determinando così una violazione dell'articolo 51 della Costituzione.
Noi dell'UDC abbiamo inoltre riscontrato la violazione dell'articolo 41 della Costituzione che sancisce il principio della libertà di iniziativa economica privata, penalizzando in modo particolare - questo lo riteniamo uno dei punti più importanti e più negativi di questa proposta di legge - alcune categorie di cittadini rispetto ad altre. L'articolato di questa proposta di legge, in modo particolare, danneggia gli imprenditori, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. L'utilizzo dello strumento del blind trust per le imprese di proprietà dell'eventuale membro di Governo è in contrasto con l'articolo 42 della Costituzione, che tutela il diritto di proprietà, nonché con l'articolo 43 che disciplina il trasferimento coattivo di imprese in mano pubblica qualora ricorra un interesse generale. In realtà, in questa proposta di legge il trasferimento dell'impresa non è determinato da motivi di interesse generale, ma esclusivamente dalla situazione oggettiva dell'interessato.
Si ravvisa poi una violazione dell'articolo 76 della Costituzione con riferimento alla genericità dei criteri di delega previsti dall'articolo 21 del provvedimento; in particolare, si riscontra, in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, un'obiettiva genericità nei criteri di delega al Governo, perché ad esso viene lasciato un margine di discrezionalità troppo ampio.
Si ravvisa, inoltre, una violazione dall'articolo 81 della Costituzione rintracciabile nell'articolo 21 del provvedimento che attribuisce funzioni complesse alla costituenda authority, che imporranno elevate spese per lo svolgimento delle sue attività, senza indicazione dei mezzi per provvedere alle stesse. Infine, la creazione dell'authority, che esprimerà valutazioni politiche sul conflitto interessi dei membri del Governo che saranno chiamati ad optare fra la carica politica o l'alienazione del patrimonio, stravolgerebbe, con legge ordinaria, l'attuale quadro dei rapporti tra organi costituzionali, dato che la istituenda authority non è organo costituzionale.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, per questi motivi il gruppo dell'UDC chiede di non procedere Pag. 61all'esame del presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Maroni ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori ministri, il gruppo della Lega Nord Padania nel corso dell'esame del presente provvedimento in Commissione ha tenuto, come ricordavo in sede di discussione sulle linee generali, un atteggiamento di attesa, perché sperava che dalla discussione stessa...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Mi rivolgo, in particolare, a coloro che rivendicano attenzione quando parlano i quali dovrebbero, a loro volta, prestarla agli altri quando sono questi ultimi a parlare.
ROBERTO COTA. Il gruppo della Lega Nord Padania sperava che dalla discussione potesse uscire un testo che, in qualche modo, risolvesse il problema del conflitto di interesse.
Pensiamo infatti che il problema debba essere affrontato e risolto dal Parlamento, anche per non lasciare alla sinistra, o ad altre forze politiche, lo strumento, da utilizzare costantemente, per affermare che chi governa non ha la legittimazione per poterlo fare. Malgrado tale aspettativa, il risultato dei lavori della Commissione si è rivelato non solo insoddisfacente ma anche inaccettabile dal punto di vista politico, perché la proposta di legge, frutto del lavoro della Commissione, si caratterizza per un furore ideologico e per una volontà punitiva, non soltanto nei confronti di una persona, ma addirittura della rappresentanza politica, vale a dire della possibilità per alcuni cittadini di presentarsi alle elezioni e di essere eletti.
Abbiamo presentato, «tecnicamente», la pregiudiziale di costituzionalità, perché la proposta di legge in esame viola una serie di articoli della Costituzione, come ha sostenuto anche il presidente della Consob, Lamberto Cardia, durante l'audizione svolta in Commissione. Il presidente Cardia ha chiaramente affermato che nella proposta di legge si riscontrava la violazione degli articoli costituzionali relativi alla proprietà privata.
Nella questione pregiudiziale in esame abbiamo evidenziato gli aspetti del provvedimento in contrasto con la Costituzione. Per quanto riguarda tutte le disposizioni relative alla incompatibilità cosiddetta generica e alle incompatibilità specifiche (che farebbero scattare l'obbligo del trust cieco) si riscontra certamente la violazione di principi legati al diritto di proprietà privata, poiché si tratta di normative che comportano una vera e propria spoliazione dei beni.
Si riscontra, altresì, la violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione, in ordine alla possibilità, per tutti i cittadini, di presentarsi alle elezioni, di essere eletti in Parlamento o anche in enti locali.
Un'altra caratteristica del testo in esame è che le norme in esso contenute estendono, seppur con modalità diverse, l'applicazione della legge anche agli amministratori locali. Mi chiedo, allora, in che modo un imprenditore - non solo Berlusconi, che evidentemente si vuole colpire con la proposta di legge in questione - anche di medie dimensioni possa rivestire la carica di sindaco della propria città se è costretto in determinate situazioni, avendo un patrimonio maggiore di 15 milioni di euro, a spoliarsi dei propri beni e a conferirli ad un trust cieco. Nessun imprenditore di medie dimensioni, che ha lavorato tutta una vita per costruire il proprio patrimonio e la propria azienda, è disponibile a spogliarsi dei propri beni. Personalmente, ritengo che uno Stato che chiede ad un soggetto di spoliarsi dei propri beni, non è democratico perché agisce con i metodi del vecchio KGB. Tutto ciò è contenuto nel provvedimento in esame, anche nella parte in cui l'individuazione delle incompatibilità (che comportano l'impossibilità di ricoprire cariche di Governo e di amministratore locale) è riferita ad attività imprenditoriali, o di altro genere, relative anche ai Pag. 62familiari e ai conviventi. In tal modo, oltre ad avere introdotto le coppie di fatto in questo provvedimento, date il «la» ad un'azione di intelligence degna del KGB, con il compito di ricercare gli affetti di coloro i quali ricoprono cariche di Governo.
Nel testo in esame però non è previsto nulla in tema di conflitti di interesse relativi, ad esempio, alle cooperative, agli intrecci esistenti tra istituzioni e cooperative e tra banche e istituzioni. Voi, inoltre, non toccate minimamente la parte relativa ad alcune attività professionali: i magistrati, ad esempio, oggi possono candidarsi alle elezioni, conservando il proprio posto, in spregio ad un principio costituzionale che sancisce l'imparzialità. Infatti, una volta eletti in Parlamento, possono legiferare su materie per le quali invece dovrebbe vigere il principio della separazione dei poteri. Però, nel testo che è oggi sottoposto all'esame dell'Assemblea, questo aspetto del conflitto di interessi non viene affrontato.
In conclusione, signor Presidente, pensiamo che non si debba procedere all'esame del presente provvedimento per i motivi che abbiamo illustrato nella pregiudiziale. Siamo disponibili a dare il nostro apporto costruttivo in sede di discussione dei singoli articoli, ove evidentemente si abbandoni l'approccio di tipo ideologico e strumentale, che non possiamo proprio accettare. Vogliamo affrontare il problema di cui si discute e vogliamo risolverlo, ma non accettiamo il furore ideologico e l'uso strumentale dell'attività legislativa per colpire avversari politici o determinate categorie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Boscetto ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali di costituzionalità Elio Vito ed altri nn. 3 e 4, delle quali è cofirmatario.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente Bertinotti, signor Ministro, signori sottosegretari, colleghi deputati, soprattutto colleghi della maggioranza, vi prego di ascoltare le nostre parole. Oggi è un giorno fondamentale nella storia della Repubblica. Se verranno respinte, come temiamo, le nostre pregiudiziali si verificherà una rottura democratica.
Mai ho visto una proposta di legge così infarcita di problemi costituzionali e di sicure situazioni di incompatibilità costituzionale. Credo che se la proposta di legge in esame sarà approvata, essa non verrà firmata dal Presidente della Repubblica e, comunque, sarà immediatamente censurata dalla Corte costituzionale. Occhio, quindi, a quello che facciamo oggi; attenzione!
Noi chiediamo di rivalutare tutta una serie di posizioni, di ridiscuterle, di arrivare alla conclusione di questo provvedimento, quanto meno per quanto riguarda la Camera, in termini diversi da quelli finora esposti. Perché dico questo? Principalmente, perché si sottrae al circuito democratico la situazione relativa al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo.
C'è un articolo fondamentale nella nostra Costituzione, l'articolo 1, che, come ben ricordiamo e come sempre dobbiamo ricordare, afferma che la sovranità appartiene al popolo. In questa proposta di legge, invece, si vuole inserire tra la sovranità del popolo - tra la possibilità del Parlamento di esprimere la fiducia o la sfiducia nei confronti di un Governo o di un singolo membro di esso - un'authority. Noi deleghiamo ad un'authority le scelte che possono portare alla decadenza del Presidente del Consiglio e dei membri del suo Governo. Si badi che non è possibile realizzare questa riforma perché quando si parla di un Presidente del Consiglio, che non decade sul piano letterale, ma vede tutti i propri atti resi nulli e inefficaci a seguito della pronuncia dell'Authority, in sostanza dichiariamo una decadenza per mano di persone che non entrano e non sono nel circuito parlamentare. Anzi, sono espressione di una parte, perché i cinque membri dell'Authority saranno espressi due dalla maggioranza e due dall'opposizione, ed il presidente sarà nominato di comune accordo tra i Presidenti delle Pag. 63Camere che, lo ricordo, in un determinato periodo politico apparterranno allo stesso schieramento politico.
Per di più, i membri di tale Authority durano in carica sette anni! Pertanto, una volta eletti dai due rami del Parlamento (ma il presidente è nominato dai Presidenti delle Camere d'intesa tra loro) si troveranno ad operare ancora quando in ipotesi sarà cambiata la maggioranza, potendo influenzare, esercitando un forte condizionamento in termini di scelte, le cariche di Governo nominate dal Presidente della Repubblica ed espressione della maggioranza eletta dal popolo, in un nuovo momento politico!
Ma si può fare ciò? Si può sostenere che ci avete «graziato» perché non avete stabilito l'ineleggibilità? Non è, anche questa, un'ineleggibilità sostanziale?
Pensiamo al nostro amato presidente Silvio Berlusconi, che si candida a fare, per così dire, il deputato di Milano sapendo che non potrà accedere a cariche di Governo né, tantomeno, diventare Presidente del Consiglio! Noi potremmo presentare quell'uomo, quel grande uomo, sotto questo profilo, senza che l'elettorato possa neppure conoscere i risultati di una libera competizione elettorale!
Capite a che punto state arrivando? Nel momento in cui una coalizione vincerà le elezioni, chiederete ad un'authority di sospendere il Presidente del Consiglio, di rendere nulli e inefficaci i suoi atti, in sostanza, di «mandarlo a casa»! Cosa succederà nel nostro Paese? Non lo sappiamo! Ma abbiamo tutto il timore della risposta che una domanda di questo genere può comportare!
Ascoltateci! Tornate sul percorso parlamentare, fate in modo che sia una Commissione (o un Comitato) parlamentare ad occuparsi dei conflitti di interesse, a valutarli, a tentare il possibile per risolverli e infine, dinanzi ad una situazione grave di conflitto, costringere il Presidente del Consiglio, i Ministri o i Sottosegretari a confrontarsi con le Assemblee parlamentari sulla base dell'articolo 94 della Costituzione e di un'eventuale mozione di sfiducia!
Sappiamo quanto pesino, nel contesto politico e nell'opinione pubblica, comportamenti che possano generare conflitti di interessi! In occasione della piccola questione sorta sui decoder, abbiamo visto come sia stato pregnante l'intervento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha escluso la sussistenza del conflitto soltanto per la minimezza degli interessi di cui era titolare un congiunto del Presidente del Consiglio, ma è stato tanto il clamore! Se si creasse una situazione di forte conflitto di interessi, il Parlamento potrebbe accertarne la sussistenza, l'opinione pubblica ne sarebbe avvertita e una mozione di sfiducia potrebbe essere attivata; tutto si svolgerebbe in un contesto parlamentare! Non perdiamo, dunque, la possibilità di seguire questa linea, che è l'unica via democratica possibile! Non diteci che l'uomo politico può scegliere se fare o non fare politica, perché questa non sarebbe una libera scelta! Somiglierebbe, piuttosto, a quanto accadeva nel secolo d'oro in Spagna, quando ai condannati veniva detto di scegliere tra l'impiccagione o la garrota! Non sono scelte, sono imposizioni! Non potete proseguire su questa logica «espropriativa» del conflitto di interessi preventivo, che lede le libertà di impresa, le libertà professionali e gli interessi economici di tutti! Una tale logica farà sì che potranno accedere alla politica soltanto i funzionari di partito, i «nullafacenti», i disonesti e non gli uomini migliori del nostro contesto sociale e civile!
Ascoltatemi fino in fondo, soprattutto voi, amici dell'opposizione!
PRESIDENTE. Deputato Boscetto, la invito a concludere.
GABRIELE BOSCETTO. Vi prego di chiedere al relatore, presidente Violante, e ai vostri componenti del Comitato dei nove di riflettere, soprassedere e tornare a discutere in Commissione per poi riunirci nuovamente dinanzi a lei, Presidente Bertinotti, dopo avere reso ragione di istanze democratiche fondamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Pag. 64PRESIDENTE. Il deputato Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Bocchino n. 5, di cui è cofirmatario.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le cinque questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate sono tutte ampiamente e vistosamente fondate. Infatti, non saprei dire quali argomenti potrebbero essere avanzati in questa sede per contestare la mia affermazione, seppure ciò dovesse accadere. È sufficiente leggere i passi salienti del provvedimento in discussione per comprendere come più norme costituzionali vengano intenzionalmente e consapevolmente violate. Peraltro, il lavoro svolto in Commissione è stato approfondito, serrato e, mediante argomenti giuridici, pratici ed esemplificazioni piuttosto penetranti, è stato dimostrato quali possano essere le innumerevoli ragioni per le quali i principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale rischino di essere travolti.
L'onorevole collega intervenuto poc'anzi, peraltro con giustificabile partecipazione emotiva, ha illustrato un profilo di vera e propria emergenza democratica che può derivare da questo provvedimento, che estromette dal circuito parlamentare e, pertanto, dal contesto legittimante della sovranità popolare espressa mediante le elezioni, chi sia stato legittimato mediante un meccanismo di investitura e di permanenza nei poteri di Governo.
Onorevoli colleghi della maggioranza - ammesso che vi sia una maggioranza su questa proposta di legge -, tutto ciò dovrebbe impressionarvi perché, su questioni di tal genere, una volta si governa e un'altra si sta all'opposizione, una volta si è nella condizione di esercitare la tirannia del numero, un'altra si deve soccombere, anche con la consapevolezza di aver ragione. Pertanto, vi invito a riflettere fortemente sul profilo che è stato poc'anzi sottolineato in maniera vibrata ma documentata.
La questione pregiudiziale di costituzionalità che sto illustrando è tesa a richiamare l'attenzione di tutto il Parlamento sulla violazione degli articoli 41 e 51 della Costituzione. Laddove, infatti, si imponga all'imprenditore di spogliarsi dei suoi beni, andando incontro (certamente o con alta probabilità) ad un disastro e ad una destrutturazione dei propri interessi (peraltro, legittimi e legittimamente costruiti) è di tutta evidenza come si violi il bene dell'economia nazionale, costituzionalmente tutelato, e dell'economia di impresa, trattato in questo provvedimento con una superficialità davvero impressionante.
Inoltre, si viola anche il diritto di proprietà che non è secondario nella nostra Carta costituzionale, bensì costituisce uno dei principi fondamentali, certamente non subordinato ad altri. Per comprendere come vengano demoliti tali principi fondamentali, basta vedere le deboli argomentazioni sostenute avanzando similitudini con ordinamenti di altri paesi contemporanei, in particolare, relativamente al meccanismo del trust, e soprattutto del trust cieco, che comporta l'impossibilità totale, per il titolare di impresa, di partecipare, non dico alle decisioni singole, ma neanche alla sorte finale, complessivamente e strategicamente intesa, del proprio legittimo patrimonio.
Inoltre, vorrei fare una valutazione che investe gli aspetti costituzionali e anticipa quanto eventualmente verrà detto in sede di discussione sul merito del provvedimento. I cittadini sono scandalizzati, impressionati e preoccupati della formidabile «intrusione» di interessi privati - che, per fortuna, solo in rarissimi casi appartengono al titolare della carica di Governo -, dello scandalo e dello sconcio che si sta verificando nelle amministrazioni regionali, provinciali, locali, nelle ASL, nelle comunità montane e nelle aziende di servizi.
Si tratta di ambiti nei quali si registrano fenomeni quali la vittoria artefatta nelle gare e negli appalti, concorsi truccati, investiture reciproche fra amministratore ed amministrato; ma solo raramente si verifica che quel sindaco, o quel presidente della giunta regionale o quell'assessore, titolari di un proprio patrimonio, commettano la «grossolanità» di compiere Pag. 65atti del proprio ufficio che privilegino la propria posizione individuale e soggettiva. Ciò è sotto gli occhi di tutti; ove mai ciò accada, riteniamo che la magistratura sia pronta a compiere il proprio dovere per perseguire gli interessi privati in atti di ufficio.
Ma in realtà abbiamo a che fare con una giungla di interessi nella quale le sinistre sanno di avere la coscienza assolutamente non pulita, ormai in maniera consolidata. Di fronte a tale preoccupazione dei cittadini, che vedono come disparità di trattamento e interessi illeciti la facciano sistematicamente da padroni, noi e voi ci stiamo ponendo il problema di quel singolo proprietario di capitale, peraltro legittimamente detenuto e costruito, che possa in qualche modo esercitare delle influenze. Su cosa? Sulle regole del mercato? Sulla parità di condizione? Sul proprio titolo ad essere rappresentante del Governo?
In questo modo «violentate» il diritto, pur costituzionalmente riconosciuto, di tutti i cittadini a poter accedere alle esperienze e alle responsabilità di Governo; non danneggiate solo il «mitico» personaggio di cui continuiamo a parlare, a favore e contro, ma numerosi altri soggetti titolari di una attività imprenditoriale o addirittura di attività professionali che voi andate ad espellere e ad escludere dalla possibilità, costituzionalmente riconosciuta, di accedere alle cariche di Governo.
PRESIDENTE. Deputato Benedetti Valentini, concluda.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Concludo, Presidente. Si tratta di una violenza di carattere ideologico e politico, che non avete titolo ad esercitare e che, soprattutto, la Carta costituzionale vi inibisce dal porre in essere. A fronte di ciò commettete delle assurdità - non mi interessa se esse siano già presenti in alcune previsioni di legge vigenti - quale quella di imporre, non solo al titolare di cariche di Governo, ma anche al suo coniuge, ai suoi congiunti fino ad un certo determinato grado, l'obbligo di esporre la propria situazione patrimoniale. In tal modo si potrebbe verificare una situazione grottesca per la quale soggetti che potrebbero anche essere in conflitto di idee e di interessi con la persona titolare di cariche di Governo potrebbero invece trovarsi addirittura assoggettati ad obblighi che non riguarderebbero le proprie scelte personali.
Si tratterebbe di una situazione di disparità, anch'essa incostituzionale, che noi non potremmo avallare.
Concludo col dire che la linea di Alleanza Nazionale, serena e determinata, aliena da ogni e qualsiasi conflitto di interessi, ma assolutamente inflessibile nel tutelare la libertà dei cittadini, dell'impresa e del diritto di proprietà orientata a fini sociali e come tale tutelata dalla nostra Carta costituzionale, si riassume nello slogan «trasparenza, pubblicità, possibilità di controllo da parte della pubblica opinione democraticamente sovrana ma «no» all'esproprio, alla «svendita» forzosa, alla violazione di diritti ugualmente nobili ai sensi della nostra Costituzione».
Quindi, grande e stringente potere di controllo dell'opinione pubblica sulla vicenda di ciascuno di noi e in particolare su chi assume e assumerà cariche di Governo; «no» alla prevaricazione dei diritti di chi legittimamente, con la sovranità popolare, può essere investito di tali funzioni. In questo senso, sosterremo fino in fondo la nostra questione pregiudiziale e voteremo a favore delle altre quattro presentate dagli altri gruppi di opposizione.
PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Elio Vito n. 1, di cui è cofirmatario.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'allucinante proposta di legge in esame, che oserei chiamare «eversiva», contiene una serie di criticità legate a norme che non solo non sono funzionali, ma che sono anche un ponderoso pungolo verso l'illogicità, sia dal punto di vista tecnico-giuridico sia da quello politico. La più macroscopica Pag. 66è stata già messa in evidenza da chi è intervenuto in precedenza e risiede proprio nella considerazione che il provvedimento in esame è sostanzialmente mirato, in primis, contro una sola persona: il capo dell'opposizione.
Guardate che non lo sostiene chi si trova da questa parte dell'Assemblea, ma lo dice la stessa proposta di legge. Basta soltanto leggere il comma 2 dell'articolo 12 per comprendere che è proprio come sto dicendo: si va avanti con questa urgenza per vedere approvata questa norma.
Vi è incompatibilità, principalmente, nel caso in cui chi ha il controllo di imprese legate al settore pubblicitario intenda scendere in campo. Perciò, il provvedimento non è solo discriminatorio nei confronti di una tipologia di cittadini, che sono gli imprenditori cui viene preclusa la possibilità di fare politica, ma è ancora più discriminante nei confronti di una più ristretta - direi, addirittura, ristrettissima - categoria di imprenditori: quelli che, secondo questo fantasioso e antidemocratico provvedimento, casualmente si occupano delle materie di cui la sinistra ha sempre avuto terrore.
Questa proposta di legge mira a colpire principalmente una persona: Silvio Berlusconi. Diciamolo apertamente, perché è stato detto apertamente in questa Assemblea da esponenti della maggioranza. Lo andiamo denunciando da sempre e - torno a ripetere - gli stessi esponenti più oltranzisti della sinistra hanno spesso fatto outing, dichiarando di desiderare la fine politica del capo dell'opposizione, che rappresenta sicuramente - questo è certo - oltre la metà dell'elettorato di questo Paese.
Una delle «perle» che voglio sottoporre a questo consesso è legata proprio all'Autorità preposta all'applicazione di questo provvedimento, la cui istituzione è connessa forse - lo dico anche a lei, Presidente - all'aumento dei costi della politica. Non si potevano usare le autorità già esistenti, così come previsto dalla legge Frattini; bisognava crearne delle altre. Proprio in questo periodo, in questi giorni, in cui si sta discutendo, facendo demagogia, sui costi della politica, noi andiamo ad istituire un'Autorità che costerà tantissimo allo Stato. Ma c'è di più! C'è anche una norma democraticissima: il Parlamento eleggerà i membri dell'Autorità, che resteranno in carica per una durata di sette anni.
Guardate caso, nel momento in cui questa legislatura sarà finita, e ove mai questa nefandezza venisse approvata dal Parlamento, noi ci troveremmo nella prossima legislatura, signor Presidente, con i membri dell'Autorità che controlleranno i futuri esponenti di Governo nominati da questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Se questo non è un argomento che deve far pensare in merito al provvedimento, allora diteci quali possono essere gli argomenti.
Stiamo anche andando avanti, con questo provvedimento, con un'altra solfa - una delle solite -, un ritornello cui ormai siamo abituati, ma cui state abituando anche il Paese. Parlo del fatto che all'interno di questa maggioranza c'è chi non condivide questa proposta di legge. Mi riferisco non solo al buon Clemente Mastella - proprio poco fa ha dichiarato che sia alla Camera sia al Senato si asterrà su questo provvedimento - ma mi riferisco a chi, gli oltranzisti dell'attuale maggioranza, non «dovrebbero» votare questo provvedimento perché troppo blando, perché colpisce poco Silvio Berlusconi. Lo volete morto! Questo bisognerebbe scrivere in questa proposta di legge per farla votare all'unanimità da parte di questa maggioranza. Quindi, una norma per abbattere l'avversario politico.
Questa legge sul conflitto di interessi finirebbe per colpire, come dicevo prima, la sensibilità, oltre che l'intelligenza, di tanti italiani, che non hanno niente a che vedere con la vostra sete di potere e di controllo totale sulla politica. Ma non è, come dicevo prima, una questione legata solo al fatto di collocarsi all'interno di una maggioranza, che si è data un ordine. Mi chiedo cosa mai possa determinare un Parlamento sovrano, eletto democraticamente in un Paese civile e moderno come l'Italia, di più stringente rispetto a quello Pag. 67che c'è in questa proposta di legge e che alcune frange dell'attuale maggioranza auspicano esserci.
Probabilmente una sola cosa, signor Presidente, solo l'instaurazione di un regime totalitario, da cui una certa sinistra non ha mai fatto mistero di essere attratta, risponderebbe forse una volta per tutte, e per la pace di tutti, alle esigenze di cui il provvedimento in esame già in parte comincia ad occuparsi. Dovremmo forse per legge bandire tutti coloro che hanno un certo reddito ed una certa posizione professionale dalla vita pubblica, solo per fare spazio ai funzionari di partito? Dobbiamo forse tornare all'eleggibilità o al voto per censo, magari al contrario? Dobbiamo forse tornare indietro? Dobbiamo forse fare quello che è venuto fuori dalla relazione del presidente Violante e dalla replica del Ministro Chiti, che ringrazio per l'attenzione, nel momento in cui sia da una parte che dall'altra di quella barricata si è detto chiaramente che dopo Tangentopoli è successo un fatto anomalo, è scesa gente in campo che nulla ha a che vedere con la politica e che deve ritenersi estranea ad essa?. Contrordine, compagni: bisogna far ritornare le istituzioni nelle mani dei mestieranti e dei funzionari dei partiti, bisogna far ritornare la politica nelle mani dei mestieranti.
Caro presidente Violante, lei è da tanto tempo che è in quest'aula, è da tanto tempo che fa il mestiere della politica, naturalmente nel senso buono della parola. Se è questo che volete, noi lo ostacoleremo in tutti i modi. Ma non solo noi; ritengo che farà lo stesso anche chiunque altro in questa Assemblea ha un minimo di buon senso e di democraticità. Dimostrate una volta per tutte che in questo Paese quello che vi lega non è l'antiberlusconismo, ma un'ideologia, che forse non avete (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, se oggetto della discussione in relazione al conflitto di interessi fossero gli articoli 41 e 42 della nostra Carta costituzionale, cioè la proprietà privata, i suoi limiti, i modi in cui lo Stato può intervenire per espropriare, forse le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito in esame potrebbero essere seriamente discusse con qualche fondamento. Dico forse, perché ben conosciamo anche il limite che l'articolo 41 pone alla proprietà privata, ossia che dev'essere usata in funzione sociale.
Ma, onorevole Presidente, non è degli articoli 41 e 42, non è della proprietà privata che stiamo discutendo con la proposta di legge sul conflitto di interesse. Stiamo discutendo in verità dell'articolo 51 della nostra Carta costituzionale, della sfera politica del nostro Paese, delle istituzioni pubbliche: vogliamo cioè disporre, come richiede l'articolo 51, che l'accesso alle cariche pubbliche avvenga secondo i requisiti stabiliti dalla legge. La proposta di legge in esame vuole dunque ottemperare alla nostra Carta costituzionale.
Inoltre, stiamo discutendo - e, caso strano, non c'è una sola pregiudiziale di costituzionalità che abbia accennato a questo - dell'articolo 97 della Costituzione, laddove si chiede che l'ufficio pubblico sia esercitato secondo imparzialità. Ebbene, l'imparzialità non è data soltanto dai giudizi non di parte, ma anche dal non essere portatori di interessi di parte, cosicché l'esercizio dell'ufficio pubblico avvenga in maniera tale da rispettare l'interesse generale del nostro Paese.
In terzo luogo, trovo, signor Presidente, veramente sconvolgente e sorprendente, anche se in questa Assemblea non vi è stato fatto riferimento, il richiamo all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Tale articolo afferma che non ci debbono essere discriminazioni per posizione sociale; tuttavia, onorevole Boscetto, con ciò si intende dire che occorre rimuovere gli ostacoli alla partecipazione alla gestione della cosa pubblica nel nostro Paese non agli esponenti del potere economico, ma ai lavoratori. Ritengo quindi abbastanza sorprendente che l'articolo 3 della Costituzione, che vuole elevare chi nel nostro Paese è debole economicamente e socialmente, Pag. 68venga richiamato per difendere chi già ha un'influenza sociale nel Paese stesso.
In ultimo, sottolineo che sono molto colpito - ho già avuto modo di sottolinearlo ieri in sede di discussione sulle linee generali - da una divisione culturale che attraversa questa Camera e che dobbiamo portare alla luce, come ha fatto l'appassionato intervento dell'onorevole Boscetto. Si tratta di una divisione culturale tra due concezioni: la democrazia maggioritaria e la democrazia costituzionale. Quando ascolto in quest'aula che è bene che esponenti del potere economico ed alti professionisti possano entrare in Parlamento possedendo grandi patrimoni e gestendo imprese (sia pure attraverso partecipazioni di controllo), perché il popolo li ha votati, e quindi, essendo stati votati dal popolo, essi si sentono legittimati, vi dico, signori colleghi dell'opposizione, che voi non state difendendo e portando avanti la democrazia costituzionale, ma una concezione maggioritaria e plebiscitaria della democrazia, come se il popolo votando legittimasse, al di là della legge, qualsiasi posizione.
Al contrario, noi dobbiamo affermare - e per questo respingeremo le pregiudiziali di costituzionalità e di merito che sono state presentate - una concezione costituzionale della democrazia, che è coniugata con lo Stato di diritto: vale a dire che la legge va rispettata da chiunque agisca nel nostro Paese, anche dai politici. Se infatti l'articolo 51 della Costituzione richiede che vengano stabiliti requisiti per l'accesso alle cariche pubbliche, nel momento in cui il Parlamento approva una legge, tale legge deve valere per tutti.
L'opposizione afferma infine che deve essere il Parlamento a decidere sull'esistenza del conflitto di interessi: deve essere la stessa maggioranza che esprime il Governo a delegittimare e a sanzionare il Governo stesso e i suoi esponenti. Questa concezione plebiscitaria e maggioritaria non ci appartiene: noi riteniamo infatti che la democrazia costituzionale sia oggi la salvaguardia dello Stato di diritto, ed è questo Stato di diritto che si vuole invece ledere (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, quello che si sta svolgendo in quest'aula è un dibattito singolare, per la fragilità e la banalità ideologica delle argomentazioni che avete usato.
Cominciamo dal richiamo all'articolo 42. La proprietà, nella Costituzione, non è più collegata ai diritti di libertà civile, né viene più definita «inviolabile», come faceva l'articolo 29 dello Statuto albertino, ma viene invece disciplinata fra i rapporti economici e con un esplicito rinvio alla legge ordinaria. Ed è esattamente questo che stiamo facendo, come afferma la Corte costituzionale: disciplina differente quando i casi sono da ritenersi ragionevolmente diversi. Dunque, colleghi del centrodestra, dov'è il contrasto con l'articolo 42 della Costituzione? Se contrasto c'è - ed anche clamoroso - è con l'articolo 29, ma dello Statuto albertino. Siete fuori tempo massimo di più di cent'anni!
Veniamo all'articolo 41: «L'iniziativa economica privata è libera». Per cui, gridate all'esproprio della possibilità per gli imprenditori di fare politica in prima persona! Anche in questo caso, siete rimasti indietro di oltre cento anni, alle costituzioni di fine Ottocento, che vedevano il mercato come il luogo dell'appropriazione e dell'accumulazione capitalistica. Dal secondo dopoguerra la libertà di mercato è chiamata a convivere con obiettivi di giustizia sociale e di coesione economico-sociale, in un'evoluzione che continua fino ai nostri giorni, in cui le regole antitrust si traducono in limiti alla libertà economica e imprenditoriale, con lo scopo di tutelare la concorrenza tra le imprese. Ed è esattamente questo che stiamo facendo con il provvedimento in esame. Vi rendete conto di quanto siete vecchi, di quanto siete culturalmente e politicamente vecchi? Noi ci preoccupiamo, in maniera moderna, di definire il conflitto di interessi, Pag. 69anche in relazione all'alterazione delle regole di mercato dovuta all'eccessiva concentrazione economica e alla commistione con il potere politico.
La proposta di legge al nostro esame non solo non è in contrasto con i principi della cosiddetta Costituzione economica, ma ne è una forma di garanzia e di tutela straordinaria. Altro che cultura illiberale, altro che furore ideologico punitivo! Questa nostra proposta è diretta espressione della storia e della cultura dell'Occidente, di quella cultura del limite e della sua accettazione rispetto alla libertà naturale. Le civiltà producono disagio, proprio perché richiedono una rinuncia; per questo c'è un che di primitivo, un che di primordiale, nel vostro disagio a non voler accettare le regole, soprattutto le regole costituzionali.
Molto altro ci sarebbe da argomentare, ma non ho il tempo di farlo. Un'ultima osservazione relativa agli articoli 51 e 3 della Costituzione, sull'eguaglianza nell'accesso alle cariche elettive e agli uffici pubblici. Dottrina e giurisprudenza consolidata leggono questi articoli in abbinamento con l'articolo 97, sul buon andamento e sull'imparzialità dell'amministrazione. L'imparzialità, collegandosi al principio di legalità, comporta una serie di regole della condotta amministrativa. Vediamone solo alcune, le più significative, stabilite dalla Corte costituzionale. Ricordo, al riguardo, due sentenze del 1977, con le quali si afferma che si deve evitare la coincidenza tra controllore e controllato, e la sentenza n. 344 del 1993 - la più importante, un anno prima della discesa in campo di Berlusconi - con la quale il legislatore è sollecitato a riformulare la legislazione vigente in tema di incompatibilità in quanto la normativa in vigore «appare ricca di incongruenze logiche e divenuta ormai anacronistica di fronte ai profondi mutamenti che lo sviluppo tecnologico e sociale ha prodotto nella comunicazione politica». Ripeto, «nella comunicazione politica».
Siamo nel 1993, e cade ogni velo. Il conflitto di interessi, colleghi del centrodestra, non riguarda solo i benefici economici, ma anche i poteri di influenza, e il contesto in cui si svolgono le elezioni è importante quanto il diritto di voto stesso. Dunque, chi esercita un'attività imprenditoriale in regime di concessione dallo Stato non può essere controllore e controllato. Stiamo dando esecuzione a previsioni della Corte costituzionale degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, altro che legge contro qualcuno!
Un'ammissione, però, devo concederla. È vero, questa norma sull'incapacità assoluta per chi è titolare di una concessione rilasciata dallo Stato ha un ispiratore: è un filosofo tedesco di nome Karl, il quale sosteneva che una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
GIANCLAUDIO BRESSA. Il cognome di questo filosofo non è però Marx, come a molti di voi sarebbe piaciuto, ma Popper. Colleghi del centrodestra, gli illiberali siete voi, e per questo, solo per questo, votiamo contro le vostre pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).