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Discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, deliberato dall'Assemblea il 17 aprile 2007) (A.C. 2272-bis-A) (ore 9,42).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Forza Italia e L'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.
L'onorevole Lulli ha facoltà di svolgere la relazione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo a discutere questo provvedimento dopo il successo e la comprovata efficacia delle misure del «pacchetto» del cittadino consumatore di luglio e le disposizioni introdotte dal decreto-legge n. 7 del 2007, approvato recentemente dal Parlamento.
La Commissione, in piena coerenza con gli obbiettivi del disegno di legge presentato dal Governo, ha introdotto modifiche e integrazioni che danno ulteriori contributi all'apertura del mercato alla concorrenza, alla semplificazione amministrativa delle attività economiche.
L'interesse economico delle misure proposte non è connesso solo ai vantaggi derivanti dall'eliminazione di ostacoli alla concorrenza. Molte norme consentono di ridurre drasticamente o di evitare gli oneri amministrativi non giustificati dalla tutela di alcun interesse pubblico primario. Mediante l'abbattimento o la riduzione delle barriere all'entrata di nuovi mestieri o professioni aumenta il numero degli operatori sul mercato, si accelera la nascita e lo svolgimento di nuove attività, favorendo la realizzazione di insediamenti produttivi nel pieno rispetto dell'ambiente rafforzando, Pag. 3ove necessario, la tutela degli utenti di beni e di servizi di grande rilevanza collettiva.
Nell'intento di semplificare, si riducono all'essenziale gli adempimenti amministrativi; in questo modo non solo si limitano i cosiddetti costi di transazione, ma si liberano le risorse umane, organizzative e finanziarie oggi impegnate dalle procedure amministrative di interdizione o di selezione e che determinano un accesso limitato alle attività economiche e di servizi. La pubblica amministrazione, non più oberata da innumerevoli adempimenti burocratici, può così concentrarsi nelle funzioni strategiche di programmazione e di controllo degli operatori di mercato, nonché in funzioni innovative.
Il Governo, in questi mesi, ha dato un contenuto concreto all'espressione «sviluppo sostenibile». Fare sviluppo sostenibile, secondo il quadro normativo delineato dal provvedimento al nostro esame, significa non solo intervenire per sostenere l'economia attraverso le tradizionali politiche di crescita, come il finanziamento delle infrastrutture - sappiamo quanto ve ne sia bisogno - e gli incentivi alle attività produttive, ma anche promuovere lo sviluppo e la qualificazione del capitale umano, liberare energie professionali frenate dai vincoli alla concorrenza, proteggere e risparmiare le risorse ambientali, riconoscere e tutelare i diritti dei cittadini consumatori, valorizzare i beni culturali, rilanciare il turismo.
Questa iniezione di fiducia sta dando risultati incoraggianti. Inoltre, a proposito di chi polemizza su liberalizzazioni di facciata o false, vorrei innanzitutto ricordare una affermazione che, in una recente intervista, ha fatto il dottor Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Telecom Italia riguardo al provvedimento normativo sui costi di ricarica e sulle altre questioni legate alla telefonia mobile. Egli ha detto quanto segue: «È evidente che ha portato una certa turbolenza sul mercato. Per la Telecom, esso avrà un impatto di 350, 400 milioni di euro a livello di margine operativo lordo in un anno; ma ci ha anche spinto ad una operazione di trasparenza sui servizi che offriamo e, come risposta, abbiamo visto crescere i volumi di vendita».
Così come ci aspettavamo, così come avevo delineato nella mia relazione al decreto-legge in questione, possiamo tutti dare di più e non scaricare tutto sulle fasce più deboli della società. Interessante sarebbe capire quale effetto redistributivo produrranno le norme sulla responsabilità civile auto, oppure quelle sui mutui bancari a vantaggio delle famiglie, e non solo.
A mio avviso, tali misure avranno un impatto superiore a tutte le manovre fiscali degli ultimi sette od otto anni e ciò comporterà sicuramente un beneficio rilevante non solo sul potere di acquisto delle famiglie, ma anche sullo sviluppo della nostra economia; ed è evidente quali stimoli ad innovare abbiano già dato e abbiano già rappresentato queste stesse norme e tante altre ancora per aumentare la crescita e promuovere un cambiamento culturale in direzione della qualità dello sviluppo, di cui il nostro Paese ha un grande bisogno.
La politica, sempre più sotto accusa per i costi e le mancate decisioni, ha tuttavia dimostrato quanto possa essere rilevante il proprio ruolo se affronta con decisione, nelle sedi istituzionali, in primo luogo in Parlamento, i nodi che bloccano la società italiana prima ancora che la stessa economia. La sfida delle liberalizzazioni è questa e ha l'ambizioso obiettivo di cambiare l'Italia, non solo per renderla più competitiva, ma anche più giusta socialmente.
Soprattutto negli ultimi mesi vi è stata una accelerazione della crescita complessiva del Paese: maggiori esportazioni, un rallentamento dell'inflazione, una evoluzione particolarmente favorevole dell'occupazione: un insieme di circostanze che ha senz'altro favorito un significativo miglioramento dei conti pubblici grazie all'incremento delle entrate tributarie e contributive ed a un migliore controllo delle spese.
Tutti dobbiamo sapere che è possibile ridare slancio all'economia cominciando dal risanamento del bilancio pubblico. Chi Pag. 4pensa che il debito pubblico possa aumentare ed essere, allo stesso tempo, un problema non primario da affrontare, afferma falsità nell'interesse di pochi ceti privilegiati, in cui si annidano le speculazioni e le corporazioni, certamente non facendo l'interesse generale del Paese, né quello delle aziende, né quello dei giovani, né delle prospettive di civiltà del Paese.
Gli emendamenti approvati in Commissione sono stati numerosi ed hanno integrato il provvedimento con disposizioni che rafforzano la strategia del Governo: semplificare la vita di tutti i giorni e rendere più facile intraprendere e sviluppare un'attività produttiva e di servizi, eliminare le barriere all'accesso dei giovani alle attività economiche, dare impulso alla crescita economica e alla competitività, dare concorrenza e riconoscere che le norme a tutela del cittadino consumatore seguono un orientamento comunitario e tengono conto delle segnalazioni dei risultati cui sono giunte molte indagini conoscitive dell'Antitrust in materia di eliminazione degli ostacoli alla concorrenza.
Quello svolto in Commissione è stato un lavoro proficuo, a cui hanno partecipato tutti i gruppi politici e non soltanto quelli della maggioranza. Considerato il tempo a mia disposizione, voglio semplicemente porre in evidenza alcuni elementi che abbiamo affrontato e modificato in Commissione, riservandomi di consegnare il testo scritto del mio intervento.
All'articolo 1 gli emendamenti approvati in Commissione hanno chiarito che le nuove disposizioni hanno l'obiettivo di garantire la concorrenza e il corretto funzionamento del mercato mediante la rimozione di vincoli ed ostacoli, non soltanto alle attività commerciali, ma anche alla prestazione di servizi.
La Commissione ha disposto che sia confermata la vigenza anche delle norme tributarie in materia di accisa, nonché quelle a tutela della salute pubblica e della pubblica sicurezza, ed anche la vigenza delle disposizioni in materia di disciplina stradale, ambientale e di prevenzione degli incendi.
In una formulazione più chiara, il testo adottato dalla Commissione disciplina la questione concernente gli impianti di distribuzione carburanti su cui credo che l'Assemblea potrà soffermarsi in seguito, migliorandolo ulteriormente.
Nel testo approvato è stato rafforzato anche il ruolo delle regioni nel corretto ed uniforme funzionamento dei mercati e nel rispetto delle normative costituzionali.
Con l'articolo 3 abbiamo impostato un ragionamento mirante a dare maggiore facilità di accesso alla professione per molte categorie di lavoro autonomo. Credo che ciò sia un altro punto essenziale della manovra. Non dobbiamo pensare che il superamento delle pastoie amministrative e dei ruoli significhi l'abbandono delle professionalità, dei requisiti professionali, delle capacità e della qualità del lavoro: tutt'altro! Credo che la semplificazione e la facilitazione all'accesso debbano stimolare, mantenendo i requisiti professionali come elemento necessario dell'accesso alle professioni, la selezione ed indicare sempre più la strada della qualità e del rapporto trasparente con i consumatori e con il mercato.
All'articolo 4 sono state soppresse alcune norme antistoriche, che stabilivano limiti di trasferimento all'attività di farmacia.
Vi sono anche altri articoli (6 e 7) che tralascio e su cui, ovviamente, avremo modo di discutere nel prosieguo della seduta.
È noto, poi, che una parte degli articoli presenti nell'iniziale disegno di legge sono stati trasfusi nella proposta di legge avente quale primo firmatario l'onorevole Capezzone: si trattava di disposizioni molto importanti.
All'articolo 14 ed all'articolo 15 sono rimaste due deleghe molto importanti che disciplinano, anch'esse, un regime di semplificazione dell'accesso per le politiche industriali e per la vita stessa delle imprese. Anche su tale aspetto abbiamo svolto un ragionamento importante.
Vi sono state norme modificate attraverso emendamenti presentati anche dai Pag. 5gruppi di opposizione e credo che nel dibattito in Assemblea potremo migliorare ulteriormente il testo.
Tra le misure di semplificazione delle imprese abbiamo introdotto, all'articolo 22, la norma che obbliga le pubbliche amministrazioni ad erogare incentivi pubblici alle imprese nei termini previsti dalle normative in base alle quali tali incentivi sono concessi, con lo scopo di evitare l'inaccettabile allungamento dei tempi di erogazione.
Si introduce, all'articolo 27, la possibilità per le imprese di sostituire con autocertificazioni le certificazioni dovute per l'ottenimento di un'autorizzazione o concessione da parte della pubblica amministrazione o dei concessionari di servizi pubblici e la partecipazione a procedure di evidenza pubblica.
L'articolo 28 introduce, inoltre, una modifica volta ad escludere le micro-imprese dagli obblighi della cosiddetta legislazione sulla privacy, che spesso è un impedimento molto serio per la vita stessa delle imprese.
Nel testo esaminato in X Commissione sono state introdotte queste e molte altre semplificazioni. Non le elencherò, ovviamente, tutte, ma voglio ricordare che, nel campo della semplificazione informatica e digitale, l'articolo 26 prevede che il Governo, le regioni e gli enti locali promuovano intese o concludano accordi affinché la pubblicazione degli atti nell'albo pretorio sia eseguita anche in via informatica. All'articolo 29, inoltre, si prevede una modifica del codice civile in materia di rappresentanza dell'imprenditore nei confronti della pubblica amministrazione e di compimento di operazioni telematiche.
In materia di adempimento di operazioni in formato elettronico la X Commissione ha approvato due nuove norme. La prima è quella prevista dall'articolo 30, che ha lo scopo di imprimere uno sviluppo celere all'utilizzo della posta elettronica certificata tra imprese, professionisti e pubblica amministrazione, che credo potrà rappresentare un rilevante risparmio di tempo ed economico. La seconda è quella prevista dall'articolo 31, che riguarda la conservazione ottica sostitutiva di documenti originali unici da parte delle imprese e degli iscritti agli ordini professionali.
In campo fiscale, la X Commissione ha inserito l'articolo 17, che introduce un regime fiscale agevolato per i prodotti del commercio equo e solidale che rispettano i criteri previsti dalle organizzazioni di certificazione del fair trade e, allo stesso tempo, le indicazioni della Comunità europea.
Per la capitalizzazione delle imprese abbiamo introdotto, all'articolo 20, la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti norme dirette a favorire l'intervento da parte di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari nel capitale di rischio delle società, nonché a favorire l'ammissione dei titoli di partecipazione alla quotazione nei mercati regolamentati dall'Unione europea o dai Paesi aderenti allo spazio economico europeo. I principi della delega saranno certamente oggetto di grande discussione e, spero, di una celere adozione da parte del Governo dei decreti legislativi. Con tale delega, in sostanza, si cerca di rendere più importante il ruolo della capitalizzazione delle imprese. Ottenere maggiori risorse da investire nelle imprese e un maggiore rafforzamento delle imprese stesse significa guardare alla sfida dei mercati internazionali ed eliminare quello che spesso è stato uno dei vizi del nostro capitalismo: imprese povere e padroni ricchi.
Gli interventi per la mobilità del settore dei trasporti sono importanti: tra le misure di liberalizzazione abbiamo inserito le questioni che riguardano la componentistica delle automobili. È un settore molto importante, in cui l'Italia ha numerose aziende leader a livello internazionale. Vi è, soprattutto, da considerare un mondo imprenditoriale giovane che vuole rilanciarsi, competere, dare spazio alla propria creatività, al proprio sapere, nella consapevolezza che ciò può produrre un momento importante nello sviluppo economico del nostro Paese e rappresentare anche un orizzonte di impegno per tante giovani generazioni, per tanti tecnici, per Pag. 6tanti laureati, per tante persone che hanno una passione importante in tale ambito.
Con riferimento alla trasparenza delle tariffe nel settore dei trasporti, la X Commissione ha inserito una norma, all'articolo 9, che obbliga le compagnie ad indicare chiaramente il prezzo finale dei biglietti, comprensivo dei supplementi, il numero dei posti disponibili in offerta e la durata dell'offerta stessa. Non si può continuare ad ingannare il pubblico...
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, la invito a concludere.
ANDREA LULLI, Relatore. Concludo, Signor Presidente. Infine, vi è la questione legata alla soppressione del pubblico registro automobilistico su cui si svilupperà la discussione in Assemblea e, poi, vi è un aspetto molto importante riguardante l'introduzione della legge annuale per la promozione della concorrenza e della tutela dei consumatori.
Sono convinto che se riusciremo a sviluppare un confronto importante, come in parte è stato già fatto durante il dibattito in X Commissione, e se sapremo sfidarci, in quest'Assemblea, al fine di incentivare la concorrenza e la liberalizzazione e di lanciare un messaggio di fiducia ai cittadini italiani, alle imprese ed ai giovani, renderemo un grande servizio al Paese, alle istituzioni e alla loro capacità di essere all'altezza della sfida di oggi.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo discutendo rappresenta un ulteriore passo avanti sul piano dell'apertura dei mercati, delle pari opportunità tra i cittadini, della difesa dei consumatori, a tutto vantaggio della concorrenza e, quindi, della diminuzione dei prezzi nei settori coinvolti.
Effetto non secondario del provvedimento in esame è la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso il più facile accesso alle professioni e l'aumento di attività imprenditoriali e professionali. Il processo di adeguamento dei mercati alle normative europee riporta l'Italia economica a condizioni di parità con i nostri maggiori partner internazionali, consentendo quell'aumento di efficienza che permette al nostro Paese di competere in ambito europeo. Il basso livello di produttività del nostro Paese dipende anche dalla scarsa mobilità dei fattori, dall'invecchiamento delle imprese e da mercati ingessati da regole pratiche frutto di un passato lobbistico.
Una parte importante del processo di ammodernamento della nostra economia dipende in maniera cruciale dalle regole che le pubbliche amministrazioni stesse si daranno per regolare lo sviluppo. A questo proposito, l'aver eliminato tutta la parte relativa agli adempimenti amministrativi per la costituzione e l'ampliamento di nuove imprese costituisce uno dei punti qualificanti dei provvedimenti di liberalizzazione votati all'unanimità dall'intero Parlamento, con il consenso dell'opinione pubblica, delle categorie e dei singoli cittadini.
La completa liberalizzazione del commercio, individuando soltanto due settori merceologici - l'alimentare e il non-alimentare - e comprendendo per la prima volta anche i prodotti petroliferi, porta a compimento il processo di liberalizzazione delle licenze commerciali, iniziato quasi dieci anni fa sempre ad opera dell'allora Ministro Bersani.
Questo provvedimento consentirà di ridurre i costi della distribuzione, che in Italia sono mediamente molto più alti che Pag. 7nel resto d'Europa, comprendendo tra le cause di tale diseconomia una rete commerciale non paragonabile, in molte regioni soprattutto del Sud, ai Paesi più avanzati. In particolare, la liberalizzazione degli impianti di distribuzione dei carburanti sarà utile non solo all'ammodernamento della rete, ma anche ad un più puntuale adeguamento dei prezzi dei carburanti all'andamento dei prezzi internazionali dei prodotti petroliferi.
Per quanto riguarda la creazione di nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani, l'articolo 3, semplificando e facilitando l'accesso alle attività di intermediazione, offrirà nuove opportunità lavorative in questi settori.
Non voglio nemmeno trascurare il settore della componentistica per i veicoli a motore, dal momento che esso rappresenta un settore importante dell'economia italiana, tra i pochi in cui l'Italia ha un ruolo di leadership a livello europeo, e dove la normativa vigente penalizza maggiormente le imprese e i consumatori.
Nell'ambito dei trasporti, il nostro Paese è, ancora una volta, tra i più arretrati per quanto riguarda le ferrovie. Quindi, la liberalizzazione della rete ferroviaria, garantendo l'accesso della rete stessa a soggetti pubblici e privati per il trasporto di merci e persone, è uno dei provvedimenti indispensabili per il rilancio del trasporto su ferro. L'entrata in esercizio dell'alta velocità aumenterà finalmente l'offerta della rete ferroviaria, mettendo a disposizione nuove opportunità e nuovi servizi a più operatori nel mercato, a tutto vantaggio della concorrenza, dei consumatori e soprattutto dell'ambiente.
Uno dei criteri ispiratori dell'intero provvedimento è costituito da un'apertura di credito della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini, siano essi imprese, professionisti o contribuenti. In molte parti del testo in discussione è previsto il ricorso all'autocertificazione e all'autodichiarazione, con la possibilità di verifica con controlli ex post da parte dei soggetti pubblici, come dimostrazione di un nuovo approccio nel rapporto tra Governo e cittadini.
Un altro elemento importante è costituito dal ricorso a procedure informatizzate che velocizzano, facilitano e rendono più trasparenti le decisioni delle pubbliche amministrazioni, oltre a semplificare l'amministrazione interna delle imprese, il loro rapporto con i professionisti e le procedure di delega e di rappresentanza dell'imprenditore.
Un aspetto strategico che viene affrontato dall'articolo 20 riguarda la capitalizzazione delle nostre imprese, favorendo altresì la quotazione dei loro titoli nel mercato borsistico, come premessa indispensabile del loro rafforzamento finanziario. La ragione di questa proposta è la struttura particolare delle nostre imprese, che è in gran parte di piccole e medie dimensioni. Esse, come è evidenziato in tutte le indagini, soffrono di una cronica sottocapitalizzazione, condizione questa che certamente non permette loro di competere alla pari a livello internazionale.
Va dato atto al Governo di aver opportunamente inserito, anche alla luce del trasferimento di controllo di Telecom, un articolo che demanda all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'assunzione di provvedimenti che garantiscono la corretta gestione della rete, elemento strategico di qualunque Paese moderno.
È evidente che la separazione funzionale della rete dalle imprese che gestiscono il servizio telefonico serve a garantire parità di accesso alla rete stessa per tutti gli operatori, l'effettiva concorrenza, la diminuzione dei prezzi e il miglioramento dei servizi, condizioni indispensabili per la competitività del sistema Italia.
Un provvedimento che affronta le questioni del mercato non può non contemplare misure a favore dei cittadini consumatori, che rappresentano la componente fondamentale del mercato stesso. In particolare, si prevede l'eliminazione della clausola di massimo scoperto addebitata - a mio parere ingiustamente - da parte del sistema creditizio, cosa che succede solo in Italia. Si dà finalmente trasparenza, inoltre, agli addebiti per interessi di mora dovuti al mancato o ritardato pagamento di pubblici servizi, ponendo il limite massimo Pag. 8di due punti percentuali sotto il tasso pronti contro termine fissato dalla Banca centrale europea. Gli incentivi all'utilizzo della moneta elettronica non solo servono ad avvicinare il nostro Paese al resto d'Europa, ma questo tipo di pagamento contrasta l'evasione fiscale e i pagamenti illeciti.
Da ultimo, ma non ultimo, l'area di inefficienza e di spreco della pubblica amministrazione dipende in gran parte da una legislazione obsoleta, che mantiene pratiche doppie ed inutili; una di queste, eclatante, è il pubblico registro automobilistico, istituito nel lontano 1927 con regio decreto. L'Italia è l'unico Paese in Europa ad averlo conservato fino ad oggi, dal momento che tutte le informazioni relative agli autoveicoli sono giustamente registrate e conservate nell'archivio nazionale dei veicoli tenuto presso il Ministero dei trasporti.
Alla luce di tali considerazioni, sul provvedimento in discussione il gruppo dell'Italia dei Valori conferma un giudizio complessivamente positivo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, devo dire che sono rimasto sorpreso dal fatto che, di fronte ad un provvedimento così importante, anche da parte del Parlamento non mi sembra che vi sia una forte attenzione, a cominciare dalla maggioranza, che latitata in questo dibattito.
Vorrei entrare nel merito e cercare di chiarire alcuni equivoci che credo siano emersi. Si sta continuando a parlare impropriamente e in modo generico di liberalizzazioni, facendo confusione tra il tema della liberalizzazione di alcuni settori chiave del Paese, la giusta tutela del consumatore - che è un'altra cosa - e la semplificazione amministrativa. Separo i tre aspetti perché ritengo che proprio in virtù di questa diversità vada espresso il giudizio finale sul provvedimento che stiamo esaminando.
Parliamo del passato: mi dispiace per il relatore, ma noi ribadiamo, anche in questa sede, che i decreti-legge sino ad oggi presentati dal Ministro Bersani non parlavano di liberalizzazione, ma, in realtà, camuffavano altri tipi di interventi (ad esempio, una controriforma della riforma Moratti, per citare un elemento che a noi ha dato molto fastidio e dispiacere), con alcuni provvedimenti - per carità, giustissimi: penso a quello relativo alla ricarica del telefonino - che, però, riguardavano meramente questioni di giusta trasparenza e tutela del consumatore, ma non certamente di liberalizzazione. Allo stesso modo, non vorrei rimarcare in questa sede la querelle sui taxi, dove per i problemi di due grandi comuni, come Milano e Roma, si è creato un caso nazionale in un settore e in una categoria su cui si dovrebbe discutere.
Il primo tema che pongo all'attenzione del Parlamento - ho già detto in Commissione e riprendo in questa sede un pensiero, da me condiviso, del professore Ichino - è quello della liberalizzazione delle professioni e delle categorie, che, in linea di massima, non ci vede contrari: è giusto - lo diceva prima la collega Mura - garantire l'accesso ai giovani ad opportunità di lavoro, mi sembra strano però che, come al solito, si colpiscano determinate categorie e non altre.
Questo è uno dei problemi che stanno a monte della politica del Ministro Bersani sui processi di liberalizzazione, di trasparenza e di tutela dei consumatori che sta portando avanti nel suo incarico di Governo.
Quando il Ministro venne in Commissione - non mi stancherò mai di ripeterlo - ci disse che si sarebbe fatto carico di una serie di provvedimenti volti in qualche modo a colmare quelle lacune che sia l'Unione europea, sia l'Authority sulla concorrenza avevano imputato al nostro sistema economico-produttivo in tema di liberalizzazioni.
Io dissi allora - e lo ripeto in quest'aula - che forse si trattava di un pensiero condivisibile ma che, per coerenza, egli avrebbe dovuto sia indicare quali fossero i settori su cui si intendeva intervenire in ottemperanza a quanto disposto Pag. 9dall'Unione europea e dall'authority, sia, soprattutto, indicare al Parlamento le priorità.
Abbiamo assistito, invece, ad una serie di provvedimenti alquanto confusi, non muniti di una linea di condotta generale, e, soprattutto - lo rimarcherò nella parte finale del mio intervento, quando dovremo spiegare alcuni emendamenti proposti - ispirati al non intervento assoluto su alcune tematiche, alcuni settori e alcune categorie chiave dell'economia nazionale che, probabilmente, la sinistra non ha voluto toccare in quanto rappresentano anche un bacino di consenso elettorale.
Mi dispiace doverlo rimarcare in questa sede, ma credo che, probabilmente, se ci fossero stati principi chiari e una trasparenza nelle linee di condotta del Governo sui settori in cui si intendeva intervenire, anche nel processo di liberalizzazione, avremmo avuto meno conflittualità anche in termini di rapporto con le categorie.
È vero che questo è il Paese delle corporazioni; è vero che questo è il Paese delle lobby; però, è anche vero che, quando una categoria si sente colpita e non vede colpite in modo uguale e con gli stessi criteri le categorie analoghe, indubbiamente il pensiero o il retropensiero che si tratti di una punizione, che si sta attuando nel momento in cui si vanno a prendere certi provvedimenti contro quella categoria, credo sia quanto meno giustificato.
Noi, dunque, abbiamo chiesto fin dall'inizio a questo Governo e al Ministro Bersani di essere più chiari sulle linee di condotta che intendevano adottare: mai abbiamo avuto risposta in tal senso.
Sottolineo che, dopo i due decreti-legge, su cui abbiamo dato battaglia anche in termini di condotta parlamentare, con un forte ostruzionismo, sul disegno di legge Bersani, il mio gruppo, il gruppo di Alleanza Nazionale, ha effettuato una scelta diversa: ha rilanciato, proponendo alcuni emendamenti chiave, sui quali tornerò nella parte finale del mio intervento, sul tema della liberalizzazione, andando a toccare alcuni di quei settori che oggi sono bloccati e che noi riteniamo fondamentali per lo sviluppo dell'economia del nostro Paese.
Il provvedimento, nel suo complesso, ha senza dubbio alcune parti condivisibili. Debbo sottilineare, però, che al 90 per cento si tratta di deleghe al Governo. Vengono stabiliti dei principi, cui seguono delle deleghe che, di fatto, espropriano questo Parlamento su temi chiave.
Il relatore spera - lo spero anche io con lui - che presto il Parlamento potrà discutere sui principi di tali deleghe che conferiremo al Governo. Oggi, di fatto, stiamo attribuendo delle deleghe in bianco ad un Governo che, fino ad oggi, non si è dimostrato particolarmente favorevole ad un dialogo consultivo con il Parlamento, anche perché spesso, avendo delle difficoltà di numeri, soprattutto al Senato, cerca di evitare il confronto con il Parlamento.
Posso capire che, indubbiamente, la scelta delle deleghe al Governo sia obbligatoria per una maggioranza che stenta ad avere i numeri, soprattutto in un ramo del Parlamento, ma sicuramente tale aspetto ci pone delle difficoltà nell'esprimere un giudizio reale quando questo Governo si occupa di temi così importanti.
Vi è, poi, un problema, a nostro parere, non di poco conto, nel momento in cui si va a toccare un settore importante e strategico come quello della distribuzione dei carburanti. In Commissione ho avuto modo di interloquire, sia con il Governo, sia con il relatore, sul fatto che si dia la possibilità di aprire nuovi distributori di carburante, ma non si colga l'occasione per cercare di incentivare tali aperture (sono d'accordo con il relatore quando si inalberò dicendo che non possiamo vincolare nessuno).
Certo, diamo al mercato e alle cooperative di consumo l'opportunità di avere una stazione di servizio laddove c'è un ipermercato, ma almeno cerchiamo di essere coerenti con un Governo che chiede una maggiore diffusione dei carburanti alternativi ed ecologici e chiediamo che le stazioni di servizio prestino un'attenzione Pag. 10particolare sul tema. Mi sembra, purtroppo, che tale aspetto non sia stato colto.
Ho trovato abbastanza strano anche l'accanirsi su un tema particolare come quello del GPL. In un settore in cui, effettivamente, devono essere analizzate alcune ipotesi di speculazione - che si sono verificate anche in tema di prezzi e, quindi, di trasparenza sul costo finale al consumatore - il GPL è sicuramente, tra i carburanti, quello che si è mantenuto a più basso costo; ha avuto addirittura una diminuzione della vendita, negli ultimi quattro anni, del 50 per cento: credo che sia l'unico che ha mantenuto un segno negativo rispetto ai livelli UE periodicamente rilevati, ovvero quel «delta prezzo» che rincorriamo con la liberalizzazione. Eppure, nonostante ciò, nel provvedimento ci si è accaniti sul GPL.
Ribadisco il tono iniziale del mio intervento: se ci fossero dati dei principi generali da perseguire, probabilmente anche un intervento di questo tipo sarebbe stato visto in un'ottica diversa. Mi sembra che abbiamo a che fare con una lobby, quella dei distributori di GPL, meno potente di altre che hanno ricevuto sicuramente meno attenzione da parte del Governo. Allora, anche questo è un problema, perché si va a scardinare, come dicevo prima, un sistema di corporazioni, senza però creare un nuovo sistema; si rischia, così, di aprire delle falle, che poi diventano dei boomerang.
Ecco perché, nel momento in cui si è intervenuti sulla distribuzione del GPL, si poteva pensare ad incentivi che aumentassero l'apertura di nuovi distributori di GPL nelle zone più disagiate e meno facili da coprire. Questa sarebbe stata una soluzione, per cercare innanzitutto di essere coerenti con quella che dovrebbe essere la politica del vostro Governo, ossia - se non ho letto male - una politica di agevolazione dei carburanti meno inquinanti. Dall'altra parte, si sarebbero in qualche modo controbilanciati quegli interventi che sicuramente non sono stati favorevoli agli attuali distributori di GPL. Spero che il relatore voglia prendere in esame questa nota, anche nel momento della votazione di eventuali emendamenti.
Ci sono alcuni aspetti sicuramente ideologici del provvedimento. Devo dire la verità: sull'articolo 17 sono abbastanza neutrale. Noto che vi è una forte attenzione sui prodotti del commercio equo e solidale e mi fa piacere, ma non vorrei che, da una parte, liberalizziamo e, dall'altra parte, ancora una volta, creiamo corsie privilegiate. Diventerebbe strano un sistema nel quale andiamo a toccare - lo ribadisco - alcuni settori, che probabilmente andavano toccati, e, dall'altra parte, non solo non ne tocchiamo altri, ma addirittura creiamo nuove corsie preferenziali, come, ad esempio, quella sui prodotti equo-solidali.
Probabilmente, si paga il dazio ad una sinistra radicale che, con il contentino dell'articolo 17, ha assunto anche alcune decisioni sulle quali, probabilmente, non era tanto d'accordo.
Veniamo al tema della semplificazione, che ci vede sicuramente attenti. Abbiamo partecipato attivamente, dando il nostro voto favorevole, alla stesura del provvedimento che prende il nome dal presidente della nostra Commissione, l'onorevole Capezzone.
Crediamo che quello della semplificazione sia un tema chiave per il nostro Paese. Riteniamo, però, che - attenzione: lo dico anche per la mia esperienza di amministratore locale - esso sia un po' più complesso rispetto a quanto proponiamo in questa sede, anche perché vi sono rapporti tra le diverse istituzioni pubbliche locali e nazionali che andrebbero rivisti in un quadro normativo più generale. Ecco perché insisto nel dire che queste «lenzuolate» rischiano poi di scontrarsi con una realtà che di fatto non produce l'effetto che tutti quanti noi forse auspichiamo, ad esempio, nel campo della pubblica amministrazione.
Probabilmente, su questo punto andrebbe affrontato un discorso più globale e generale, e il Parlamento dovrebbe avere più coraggio. Ciò perché, quando si parla dei costi della politica, tanto per toccare Pag. 11un tema tanto caro ad alcuni quotidiani in questi giorni, che rappresentano interessi ben chiari anche del mondo economico nel nostro Paese, ci riferiamo soprattutto al fatto che il cittadino paga molto per la politica e non trova nel rapporto con la pubblica amministrazione quelle risposte che un'amministrazione efficiente dovrebbe dare a chi lavora in un sistema che si chiama Europa, che ha delle regole uguali per tutti (dalla Finlandia alla Spagna, all'Italia), che tuttavia nel nostro Paese, nel momento in cui vengono applicate, creano difficoltà rispetto al rapporto tra cittadino e Stato.
Credo che, probabilmente, questo sia oggi uno dei grandi motivi della disaffezione alla politica. Ecco perché, ad esempio, anche tra i nostri provvedimenti, abbiamo cercato di eliminare alcuni corpi intermedi completamente inutili. Sicuramente, uno dei temi che abbiamo voluto porre all'attenzione della Commissione è l'eliminazione delle province, che però avrebbe portato alla questione della riforma costituzionale, per cui è stata da noi in qualche modo momentaneamente accantonata. Abbiamo proposto, però, l'eliminazione delle comunità montane, perché sicuramente rappresentano un altro esempio di enti intermedi che diventano odiosi per il cittadino nel momento in cui hanno un alto costo di gestione e, in realtà, costituiscono solo una complicazione e non certamente un'agevolazione nel rapporto tra cittadino e Stato.
Rispetto al tema vero della liberalizzazione, aggiungerei che nel nostro Paese si sta verificando un fatto particolare che ormai si è sviluppato solo e unicamente nella realtà italiana: da una parte, si porta avanti almeno idealmente il tema delle liberalizzazioni e, dall'altra parte, ci accorgiamo che a livello locale, su settori chiave per il Paese, come ad esempio l'energia o la gestione degli acquedotti e delle risorse idriche, il grande petrolio del futuro, si moltiplicano in modo esponenziale le utility locali, anche in questo caso con la malsana idea di un rapporto perverso tra il mondo della politica e i costi della gestione, anche del settore pubblico.
È chiaro che le utility locali - lo so bene poiché vivo in Emilia Romagna, ossia una regione che guarda caso ha visto esplodere il fenomeno delle utility locali - significano controllo dell'economia, controllo del consenso sociale, possibilità di collocare quella parte della politica che viene espulsa dalle assemblee elettive e tutta una serie di altri fattori; pertanto, il sistema politico ha pensato, nel momento in cui Roma sostiene che vuole le liberalizzazioni, di sviluppare in modo esponenziale le utility che vengono controllate dagli enti locali.
Questo è un tema su cui abbiamo posto l'attenzione in uno dei nostri emendamenti e rispetto al quale verificheremo la reale volontà di questo Governo di perseguire realmente una politica liberalizzatrice del settore economico-produttivo nel nostro Paese.
Il Ministro Bersani ci ha più volte insultato dicendo che eravamo dei falsi liberalizzatori.
Abbiamo accettato la sfida, andando a toccare alcuni aspetti sicuramente importanti per quanti credono - come chi parla e chi ha presentato queste proposte emendative - ad un necessario processo di modernizzazione e liberalizzazione nel nostro Paese. Lo abbiamo fatto anche parlando, ad esempio, di Sviluppo Italia; lo abbiamo fatto cercando in qualche modo di porre rimedio all'«affondamento» che si sta compiendo in questo momento al Senato sul cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, relativo al tema della gestione del servizio idrico; lo abbiamo fatto parlando dei sindacati, altra corporazione che in questo Paese mantiene fermi alcuni privilegi, che si attarda ormai esclusivamente a consolidare i propri benefici e l'autoreferenzialità. Ciò ha portato, non a caso, la stragrande maggioranza dei sindacati ad avere tra i tesserati solo pensionati. È un'anomalia che esiste solamente in Italia: la maggioranza degli iscritti ai sindacati sono pensionati e non sono inseriti nel mondo produttivo del lavoro. Abbiamo presentato una proposta emendativa sui CAF; lo abbiamo fatto - visto che anche voi avete parlato di cooperative - Pag. 12cercando ancora una volta di chiarire un'anomalia italiana. Ciò perché quando si parla di libera concorrenza, quest'ultima deve essere a trecentosessanta gradi, signori miei!
Non si può pensare di continuare a mantenere un elemento che distorce la libera concorrenza nel mercato. Ormai è chiaro che nel nostro Paese vi sono delle cooperative che ancora mantengono i principi della mutualità sociale per i quali sono nate e che sono fondamentali anche per il ruolo sociale che compiono; ma è indubbio che alcune realtà ormai denotano addirittura situazioni di monopolio: pensiamo alla distribuzione alimentare. La distribuzione alimentare in questo Paese registra dei monopoli che si chiamano, ad esempio, cooperative di consumatori o Legacoop: in alcune regioni è quasi impossibile entrare nella distribuzione alimentare; addirittura adesso, sollevando la questione della bandiera nazionale, si cerca in qualche modo di arginare anche l'ingresso della grande distribuzione europea. Eppure, tale tipo di aziende, che sono vere e proprie multinazionali (nel mio territorio ve ne sono tante) godono ancora di privilegi dovuti al fatto che mantengono la ragione sociale di cooperativa.
Credo che in un Paese serio, che parla di liberalizzazioni, che si prefigge di uscire da quel sistema di lobby e corporazioni che in qualche modo incatena il mercato, tale tema debba essere affrontato in Parlamento senza pregiudiziali ideologiche, ma con chiarezza.
Non si vuole uccidere il mondo della cooperazione; al contrario, si vuole dare risalto alla funzione importantissima della cooperazione sociale e inserirla nel mercato, considerando che ormai è diventata anche protagonista del mondo della finanza e del sistema bancario. Credo che sia un passaggio importante, su cui ci misureremo nel momento della votazione finale.
Nel concludere il mio intervento voglio ribadire che da parte di Alleanza Nazionale - credo che lo abbiamo dimostrato anche nel dibattito in Commissione - vi sia stata la volontà di svolgere un ruolo attivo e da protagonista, nel momento in cui è stato presentato il disegno di legge relativo alle liberalizzazioni, su cui abbiamo voluto creare un confronto sereno. Abbiamo però anche voluto misurare la maggioranza sulla reale disponibilità e volontà di confronto, così tante volte ventilata.
Do atto al relatore di aver prestato attenzione in taluni passaggi anche ad alcune nostre richieste. Non riteniamo però ciò sufficiente, perché vi sono alcuni aspetti chiave - che ho illustrato anche nel mio intervento - che giudichiamo indispensabili per esprimere un voto favorevole da parte del nostro gruppo.
Pertanto, in questo momento sospendiamo il giudizio, nonostante le critiche negative che abbiamo mosso anche nel corso del dibattito in Commissione.
Riteniamo - lo ribadisco - che vi sia un'impostazione di fondo sbagliata da parte del Ministro Bersani nell'affrontare questi temi. Ci misureremo sugli emendamenti per capire quale sia la sua disponibilità, se siamo noi i falsi liberalizzatori o se è Bersani che ci propina una falsa liberalizzazione. Lo faremo con la massima chiarezza.
Ci sono alcuni temi, su cui poi interverrà anche il collega Urso, importanti nell'ambito del mondo energetico: mi domando perché non parlare del nucleare che credo sia un altro aspetto interessante nel momento in cui chiediamo di riaprire la competitività su alcuni settori chiave del mondo della produzione.
Quando comprenderemo le reali intenzioni del Governo e del relatore sui nostri emendamenti (lo consideriamo un punto nodale anche per creare un disegno strategico su un reale intervento di liberalizzazione del processo produttivo ed economico del nostro Paese), quando sarà finalmente chiara la volontà del Governo, in quel momento sicuramente anche noi faremo le nostre scelte.
In questo momento le nostre considerazioni sono sicuramente fortemente critiche, anche se alcuni passaggi - come, ad esempio, quello sulla trasparenza amministrativa - sono stati accolti e, anzi, ci Pag. 13hanno visti protagonisti nel momento in cui è stato stralciato il cosiddetto provvedimento Capezzone.
Su questi temi abbiamo sfidato il Governo e lo sfidiamo anche in questa sede, nel voto in Assemblea, con le nostre proposte presentate sotto forma di emendamenti: sono convinto che siano proposte serie, credibili, importanti, che procedono, queste sì, nel solco di una vera liberalizzazione necessaria per il nostro Paese. Una modernizzazione che anche noi vogliamo, che auspichiamo, ma che deve essere realizzata su basi serie, senza creare figli e figliastri e, se veramente si vuole essere credibili, senza mantenere alcun privilegio in settori che possono rappresentare una base di consenso elettorale per la sinistra, ma che sicuramente sono da ostacolo per una vera liberalizzazione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, il disegno di legge in discussione, recante misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale, si pone l'obiettivo di promuovere la competitività del sistema produttivo e, quindi, lo sviluppo economico del Paese intervenendo in tre settori tra loro collegati: l'apertura del mercato alla concorrenza, la tutela dei consumatori e la riduzione e la semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese.
Si tratta di interventi già presenti nel programma di Governo su cui il Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011 si è meglio soffermato.
Un primo intervento è stato realizzato con la legge n. 248 del 2006: stiamo parlando di una legge che ha dato un primo segnale significativo di snellimento dei vincoli amministrativi eliminando diverse restrizioni alla concorrenza poste all'attenzione dell'Antitrust. Le norme adottate rappresentano una novità sul piano politico, culturale e sociale, vanno ad aumentare la competitività in settori che incidono quotidianamente sulla vita dei cittadini, andando a creare nuove opportunità sul piano dei costi e dell'efficienza. È stato così, ad esempio, riguardo ai conti correnti bancari, alla vendita dei farmaci, alle polizze assicurative per la responsabilità civile e per tanti altri aspetti.
Il provvedimento in discussione in continuità con l'intervento precedentemente descritto si cimenta con la necessità di compiere un ulteriore importante passo al fine di combattere le pratiche anticoncorrenziali e di rendita presenti nella nostra economia determinate da interessi corporativi e particolaristici, riducendo o eliminando i costi non giustificati dalla tutela di alcun interesse pubblico prevalente. L'obiettivo è quello di favorire la nascita di nuove attività che rendano più ampia l'offerta produttiva e, conseguentemente, creare i presupposti per nuove opportunità occupazionali.
Se fin qui mi sono soffermato sulla parte che riguarda l'aumento delle opportunità, più complesso si presenta il quadro entrando nel merito del tema delle semplificazioni - mi riferisco al titolo II del provvedimento intitolato «Impresa più facile» - e delle misure volte ad eliminare o a semplificare alcune procedure che appaiono ormai superate e, quindi, che gravano le imprese di adempimenti burocratici sproporzionati rispetto allo scopo di garantire standard di idoneità.
Segnalo, però, che alcune delle disposizioni in esame, pur inserendosi in un quadro di finalità sostanzialmente positive, appaiono inopportune e inadeguate dal momento che, per semplificare certi adempimenti, si rischia concretamente di far venire meno alcune tutele relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e più in generale dei cittadini.
Basti pensare a quanto dispone l'articolo 16 riguardo alla semplificazione della procedura di verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento Pag. 14mediante il ricorso all'autocertificazione dell'interessato assicurata da un professionista indipendente.
Vediamo nel dettaglio cosa prevede tale procedura. Il comma 1 stabilisce che l'installazione di un impianto a pressione sia comunicata all'ASL territorialmente competente dal proprietario e dal gestore dell'impianto. Il proprietario e il gestore dell'impianto attestano sotto la propria responsabilità che l'impianto è installato a regola d'arte e in conformità con la normativa vigente, e che sono state effettuate le verifiche e le prove obbligatorie, e allegano sia la conforme attestazione di un professionista o di un ente tecnico abilitato, sia la certificazione dei componenti utilizzati.
Il comma 2 prevede poi l'attestazione da parte di proprietari, gestori, professionisti o rappresentanti degli enti tecnici abilitati dell'effettuazione delle prove e delle verifiche e il relativo esito, nonché dell'assenza di qualunque collegamento contrattuale, professionale o economico diretto o indiretto del professionista o dell'ente tecnico abilitato con il fabbricante, il distributore, l'installatore e il gestore dell'impianto.
Il comma 3 si sofferma sulle verifiche dell'azienda sanitaria locale: a tal proposito l'ASL effettua verifiche tecniche a campione, senza preavviso, degli impianti anche mediante convenzione con soggetti pubblici indipendenti e privi di collegamenti contrattuali, professionali, economici, diretti o indiretti con gli operatori interessati, e muniti di adeguata competenza tecnica. In caso di esito negativo sottopone a verifica tutti gli altri impianti gestiti o verificati dai medesimi soggetti.
È importante segnalare che il comma 5 estende l'applicazione delle procedure in questione alle verifiche periodiche degli apparecchi di sollevamento. In tal caso la comunicazione è effettuata all'ASL o al diverso ente individuato dalla legge regionale in materia di prevenzione degli infortuni.
A mio avviso tale procedura rischia di non essere adeguata a garantire le necessarie condizioni di sicurezza perché non sempre la semplificazione di una procedura amministrativa si coniuga con il rispetto della salute e della sicurezza. È questo il caso del meccanismo dell'autocertificazione per la verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento, che, nel nome della semplificazione burocratica, non garantisce affatto adeguate tutele sul piano della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Si tratta di un argomento di estrema attualità, sul quale sono intervenute ripetutamente le più alte cariche dello Stato, che hanno invitato il Parlamento a legiferare con attenzione riguardo al tema della sicurezza.
Vale certamente la pena di ricordare la drammaticità dei numeri delle morti bianche in Italia, in termini generali e specificatamente nei settori in questione.
Il nostro Paese si colloca, infatti, in cima alla classifica europea per i decessi sul lavoro: ogni giorno contiamo in media tre vittime; nel 2006 i morti sono stati complessivamente 1.280 con un aumento dell'11 per cento rispetto all'anno precedente e dal 1o gennaio al 28 maggio 2007, scorrendo le prime statistiche disponibili, si contano altri 425 morti sul lavoro, una cifra che si accompagna a quelle dei 425.338 infortuni e dei 10.633 nuovi invalidi.
L'INAIL conferma, peraltro, una tendenza preoccupante lungo tutto l'ultimo quinquennio: se è vero che tra il 2001 e il 2005 gli incidenti sul lavoro in Italia sono scesi da 1.023.000 del 2001 a 939.566 del 2005, è vero anche che quelli mortali sono aumentati e sono colpiti in particolare i lavoratori tra i diciotto e i quarantanove anni, vale a dire quelli appena avviati al lavoro o quelli a metà della carriera. L'anno scorso, soltanto nel settore dell'edilizia le vittime sono state 280 e la principale causa di morte nei cantieri edili è da collegare all'uso di gru o di ruspe. Gli operai che vengono travolti rappresentano il 15,4 per cento del totale degli incidenti mortali.
Proprio in virtù di una situazione così grave e preoccupante rappresenterebbe un errore semplificare, rendendola più blanda Pag. 15e meno incisiva, l'attuale disciplina. Sia per quanto riguarda gli impianti a pressione sia per quanto riguarda gli impianti di sollevamento non comprendo il motivo per cui s'intenda incidere su un impianto normativo che già contemperava nella giusta misura la volontà di non gravare troppo sulle esigenze produttive rispetto alla tutela della sicurezza e dell'incolumità dei lavoratori e più in generale dei cittadini.
Segnalo, inoltre, che questo aspetto è stato evidenziato dalla Commissione lavoro, che, nell'esprimersi sul provvedimento in esame, ha condizionato il parere favorevole alla soppressione dell'articolo in merito. Tale aspetto è stato condiviso sostanzialmente all'unanimità da tutta la Commissione, poiché anche coloro che si sono astenuti sul parere, per quanto riguarda il punto in questione sono stati concordi sull'opportunità della soppressione. Dico ciò anche in considerazione del fatto che le procedure per la verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento potrebbero più opportunamente essere affrontate nell'ambito dell'esame del disegno di legge di delega relativo al testo unico di riforma della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro in discussione al Senato. Peraltro, anche il sottosegretario per il lavoro e la previdenza sociale, Montagnino, intervenendo in qualità di rappresentante del Governo presso la Commissione che presiedo, ha dichiarato di condividere le osservazioni emerse nel corso del dibattito in merito al profilo in esame, rispondenti - come lui diceva - all'esigenza di evitare che il perseguimento dell'obiettivo della semplificazione abbia effetti non sempre positivi sul piano della sicurezza sui luoghi di lavoro. Per tutte le motivazioni che ho richiamato ritengo quindi opportuna la soppressione dell'articolo 16.
Desidero anche esprimere le mie perplessità, nell'ambito dell'abolizione del pubblico registro automobilistico, sulle disposizioni di cui all'articolo 52, che, come conseguenza di quell'abolizione, dispone che al personale dell'Automobile Club d'Italia, già adibito al funzionamento del pubblico registro automobilistico, si applicano le disposizioni previste per i lavoratori del pubblico impiego in materia di eccedenza di personale. Tali norme prevedono, in primo luogo, che sia attivata un'apposita procedura volta a raggiungere un accordo con le organizzazioni sindacali per ricollocare almeno parzialmente il personale in esubero nell'ambito della medesima amministrazione o presso altra amministrazione, il cosiddetto accordo di mobilità. Al termine di tale procedura, il personale eccedente di cui non è stata possibile la ricollocazione lavorativa, viene messo in disponibilità e quindi, oltre a percepire un'indennità, viene iscritto in appositi elenchi da cui le pubbliche amministrazioni che necessitano di personale sono obbligate ad attingere prima di poter avviare le procedure per nuove assunzioni. Decorso il termine massimo di ventiquattro mesi dal collocamento in disponibilità, in mancanza di ricollocazione presso altra amministrazione, il rapporto di lavoro si intende definitivamente risolto di diritto.
Il provvedimento in esame non reca alcuna garanzia in merito alla sicura ricollocazione del personale in questione presso altre pubbliche amministrazioni. C'è il rischio che, decorso il periodo massimo di collocamento in disponibilità, ventiquattro mesi, per tali lavoratori, se ancora non assorbiti da altra amministrazione, si determini la cessazione del rapporto di pubblico impiego. Peraltro, durante il periodo di messa in disponibilità, il lavoratore subirebbe comunque un danno economico perché avrebbe diritto solamente ad un'indennità pari all'80 per cento dello stipendio e dell'indennità integrativa speciale, con esclusione di qualsiasi altro emolumento retributivo.
È ovvio che la disciplina che ho menzionato è stata concepita per intervenire in situazioni che si verificano di fatto, a seguito dell'evolversi del contesto delle attività nelle pubbliche amministrazioni. Nel caso dell'abolizione del PRA, ci troviamo di fronte alla soppressione ope legis di una struttura amministrativa. Conseguentemente, il legislatore ha l'obbligo di Pag. 16farsi carico, nel momento in cui propone una riforma, anche del mantenimento dei livelli occupazionali.
Per tutte queste ragioni, ritengo inadeguate ad affrontare la problematica occupazionale del personale del PRA le disposizioni di cui all'articolo 52. Anche per tale motivo, la Commissione lavoro ha condizionato il parere favorevole sul provvedimento in esame alla soppressione del medesimo articolo.
Desidero inoltre evidenziare che il provvedimento disciplina solamente gli esuberi riguardanti il personale con contratto di lavoro pubblicistico, impiegato nel PRA, senza tener conto in modo adeguato degli altri lavoratori con contratto di tipo privatistico, che lavorano nelle società collegate all'attività del pubblico registro automobilistico. Si tratta di oltre 3300 lavoratori che vedrebbero messa in discussione la loro professionalità e la loro speranza occupazionale, che, sommati a quelli del PRA, diventano seimila lavoratori che hanno incertezza per il loro futuro occupazionale.
In conclusione, desidero aggiungere ulteriori considerazioni sul provvedimento in esame. Nel complesso, stiamo parlando di un insieme di norme dal tratto positivo, ma che rischia di essere fortemente compromesso dai contenuti e dalle opzioni indicate nell'articolo 16, relativo alla semplificazione della procedura per la verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento, e nell'articolo 52, relativo al personale del pubblico registro automobilistico in ordine alle problematiche connesse alla gestione delle eccedenze di personale a seguito dell'abolizione del PRA.
In merito all'articolo 16, penso che in quest'Assemblea si debba aprire una riflessione riguardo al nesso esistente tra consumatore, cittadino e lavoratore: là dove finiscono i diritti del consumatore, iniziano quelli del lavoratore e viceversa. Potrà sembrare una banalità, ma se non si affronta questo nodo, si rischia di ingenerare una grave confusione, perché, signor Presidente, un conto è prevedere l'autocertificazione dei dati anagrafici sotto la propria responsabilità, ben altra cosa è varare l'autocertificazione dell'idoneità e della messa in sicurezza di una macchina o di un'attrezzatura da lavoro, fatta autorizzare, poi, dai lavoratori. Non possiamo commettere un simile errore in un Paese che già paga un altissimo tributo agli infortuni sul lavoro. Una presunta semplificazione contribuirebbe, al contrario, ad acuire un dramma sociale vissuto quotidianamente da troppi lavoratori e dalle loro famiglie.
Per quanto riguarda, invece, l'articolo 52, sono convinto che qualsiasi riforma debba misurarsi con l'impatto sociale che determina. Personalmente, un intervento che lascia troppe ombre sul futuro e sul destino di oltre seimila lavoratori, oggi impiegati a vario titolo nel PRA, non può essere considerata una buona riforma.
Per tali motivi, signor Presidente, invito il relatore ed il Governo a rendersi disponibili a rivedere il provvedimento, in particolare gli articoli 16 e 52. A tale riguardo, come gruppo dei Comunisti italiani, abbiamo anche presentato degli appositi emendamenti. Se non si dovesse provvedere a rivedere il testo in esame nella direzione da noi auspicata segnalo, fin da ora, le perplessità del mio gruppo a votare a favore di tale provvedimento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, il disegno di legge Bersani rappresenta la replica dei due provvedimenti di cosiddetta liberalizzazione, già varati dal Governo Prodi, volgarmente denominati «lenzuolate». Come quelle che l'hanno preceduta, anche tale stesura - un'ulteriore «lenzuolata» - riteniamo faccia assumere al provvedimento una natura essenzialmente propagandistica; non a caso il suo iter parlamentare è stato accelerato in vista delle elezioni amministrative parziali e, dati i risultati, mi sembra, senza grande costrutto.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un provvedimento del tutto eterogeneo e privo di una qualsiasi logica di Pag. 17fondo. Non a caso, infatti, i pareri, ovviamente favorevoli, espressi dalle Commissioni permanenti in sede consultiva, sono pieni di osservazioni e rilievi anche molto incisivi. Con il disegno di legge in esame si colpiscono molte categorie professionali e molti operatori economici, senza che da ciò derivi un significativo vantaggio per i cittadini utenti. In sostanza, si fanno danni, si crea confusione e non si apportano vantaggi significativi per i consumatori!
Il carattere eterogeneo del provvedimento ha avuto, come primo effetto, lo stralcio di alcuni articoli del tutto estranei alla materia del disegno di legge, i quali riguardavano norme generali in materia di istruzione tecnico-professionale (mi riferisco all'articolo 28), la delega al Governo in materia di organi collegiali delle istituzioni scolastiche, il Fondo perequativo presso il Ministero della pubblica istruzione ed alcune disposizioni conseguenti, sempre in materia scolastica. Tutto ciò la dice lunga sui pessimi criteri di ordine logico con cui è stato costruito tale provvedimento.
I parlamentari di Forza Italia, nella Commissione, pur di fronte a un tale guazzabuglio, si sono posti con animo costruttivo per cercare di introdurre qualcosa di buono in questo insieme variegato. Abbiamo presentato emendamenti solo di sostanza, alcuni dei quali sono stati accolti, e abbiamo ripresentato un altro robusto pacchetto di proposte emendative per l'Assemblea.
A differenza di quanto ha fatto il Governo, le nostre proposte emendative rispondono ad una logica ben precisa di semplificazione e di tutela degli interessi dei cittadini consumatori e delle imprese.
Desidero, innanzitutto, porre in rilievo il notevole significato degli emendamenti già approvati in Commissione. Uno di essi si riferisce all'articolo 15, comma 1, lettera b), in cui si dispone l'individuazione di tempi certi ed inderogabili per lo svolgimento degli adempimenti che fanno capo alle pubbliche amministrazioni. Un altro di tali emendamenti si riferisce all'articolo 22, il quale dispone, leggo testualmente, che «L'erogazione degli incentivi pubblici di qualsiasi tipo e natura alle imprese deve essere effettuata agli aventi diritto nei termini previsti dalle normative in base alle quali questi vengono concessi, decorrenti dall'emanazione del titolo di liquidazione. In assenza di termini precisi e perentori, tale erogazione deve essere effettuata entro e non oltre novanta giorni dal completamento, opportunamente documentato, delle iniziative che beneficiano dell'incentivo, termine elevabile a non oltre centottanta giorni».
Si tratta di norme che, probabilmente, non sono di grande impatto, ma significative, soprattutto quest'ultima perché consentirà di ridurre drasticamente l'attesa infinita che, spesso, devono subire le imprese che hanno titolo per ricevere incentivi pubblici. In tal modo, si sostengono realmente le imprese e si determina un rapporto più trasparente tra amministrazioni pubbliche ed attività produttive.
Tra gli emendamenti presentati per l'esame in Assemblea, quelli più significativi riguardano l'impiego di una parte del cosiddetto «tesoretto» - questa è una nostra proposta - per finanziare l'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Tale misura, tanto attesa dai cittadini, si può attuare applicando una precisa disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 4, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria per il 2007), il quale prevede la destinazione delle maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale anche alla riduzione della pressione fiscale. Con tale emendamento intendiamo porre fine, una volta per tutte, alle intollerabili e, francamente, indecorose dispute fra ministri sull'accaparramento del cosiddetto «tesoretto», restituendo in tal modo risorse e potere d'acquisto ai cittadini contribuenti. Può sembrare una provocazione, tuttavia essa costituisce una proposta concreta che, forse, potrebbe togliere d'impaccio anche la maggioranza in ordine ai «bisticci» in essere tra le varie anime che la compongono.
Altri emendamenti sono diretti a rendere onerosa, per le regioni e gli enti locali, l'opposizione a opere o infrastrutture di preminente interesse nazionale che Pag. 18abbiano già superato le procedure autorizzative di localizzazione. Mi riferisco, in particolare, all'indecente situazione che si è determinata in Campania a causa dei ritardi inconcepibili per la realizzazione dei termovalorizzatori e di alcune nuove discariche, indispensabili dati gli insufficienti progressi della raccolta differenziata dei rifiuti, di cui sono responsabili gli stessi enti locali di quella regione.
Ogni comune che si opporrà, in maniera non motivata e non legittima, ad un termovalorizzatore o ad una discarica, dovrà essere penalizzato in termini di trasferimenti pubblici e di tassa sui rifiuti, in maniera che non sia più indolore per gli amministratori locali «cavalcare la tigre» della protesta popolare ai fini di un facile consenso.
È indecente ed inconcepibile che in Campania non si riesca a localizzare una discarica o un termovalorizzatore e che i rifiuti siano spediti all'estero a caro prezzo! A nostro avviso, ogni territorio deve farsi carico dello smaltimento dei propri rifiuti.
Inoltre, sempre secondo questo emendamento, lo stesso trattamento sarebbe applicato per quegli enti locali e regioni che si oppongono alla realizzazione delle centrali termoelettriche, a gas o a carbone, come quelle di Civitavecchia o di Porto Tolle e, persino, il rigassificatore di Brindisi. Tale opposizione tardiva, da parte delle regioni ed enti locali, a questi indispensabili insediamenti produttivi, già debitamente autorizzati, non deve essere indolore sotto il profilo finanziario.
Ancora più drammatico, per noi, è il caso della TAV Torino-Lione, in Val di Susa, a causa delle resistenze di un movimento estremistico ed irrazionale cavalcato irresponsabilmente da alcuni sindaci della valle. Se l'Italia non si deciderà entro due o tre mesi, rischia sia di perdere svariati miliardi di euro di finanziamenti europei sia di essere tagliata fuori dal Corridoio n. 5, Lisbona-Kiev, che dovrebbe passare, per colpa di alcuni sindaci dei comuni della Val di Susa, a nord delle Alpi. Anche in questa eventualità, secondo noi, i comuni responsabili devono essere in qualche modo penalizzati in sede finanziaria.
Un altro emendamento di grande rilievo è quello denominato «impresa in un giorno », presentato dall'onorevole La Loggia, che rappresenta un notevole miglioramento delle norme contenute nella cosiddetta legge Capezzone, già licenziata dall'Assemblea, in quanto con esso si prevedono, proprio perché non si tratta di concedere una delega al Governo, norme immediatamente applicative e più incisive.
Altri emendamenti significativi riguardano la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, per eliminare le rendite di posizione e l'inefficienza; la liberalizzazione della grande distribuzione commerciale al fine di favorire i consumatori, i quali hanno tutto l'interesse che la concorrenza aumenti. Abbiamo previsto anche un limite anticoncentrazione; in particolare, secondo la nostra proposta, nessun marchio di grande distribuzione potrà detenere più del 50 per cento delle superfici commerciali in una singola provincia. Ciò, ovviamente, al fine di impedire la creazione di posizioni dominanti nel mercato che, naturalmente, recano detrimento ai consumatori.
Noi proponiamo la piena liberalizzazione dei punti di vendita dei giornali e dei periodici, la compensazione dei crediti di fornitura e la sottoposizione alle regole della metrologia legale di tutti i contatori di luce, gas, telefono e degli autovelox, che oggi sfuggono a tale elementare principio di garanzia per i consumatori.
Non so se il relatore e il rappresentante del Governo abbiano intenzione di valutare nel concreto tali nostre proposte, nonostante l'attualità degli argomenti trattati. Mi riferisco, ad esempio, ai problemi della metrologia legale, mai così attuali, viste le notizie che abbiamo appreso stamattina dagli organi di stampa. Si tratta di un esempio fondamentale di ciò che intendiamo per difesa dei consumatori dallo strapotere, sia delle imprese che erogano servizi sia delle pubbliche amministrazioni, che devono essere sempre a servizio Pag. 19dei cittadini e non viceversa, come purtroppo avviene spesso nella realtà di tutti i giorni.
A tale proposito, un nostro ulteriore emendamento è diretto a correggere una vera e propria persecuzione attuata da molti comuni nei confronti degli automobilisti attraverso la disseminazione eccessiva di autovelox, non con la finalità di migliorare la sicurezza della circolazione stradale, ma per «fare cassa», tanto che i proventi delle contravvenzioni stanno diventando un'entrata molto importante per numerosi comuni. Per riportare nel proprio alveo tale fenomeno, noi proponiamo che i comuni siano obbligati a destinare i proventi delle multe soltanto al miglioramento della viabilità e della sicurezza stradale e non ad altre finalità.
Come si vede, la filosofia delle nostre proposte emendative è ben precisa ed è rivolta in modo coerente a favore dei cittadini e delle imprese e si configura, in sostanza, come un provvedimento alternativo all'ennesima «lenzuolata elettoralistica» che il ministro Bersani ci ha regalato. Noi, parlamentari di Forza Italia, vogliamo dimostrare che siamo realmene a favore delle liberalizzazioni, della tutela dei consumatori e del miglioramento complessivo della funzionalità della pubblica amministrazione i cui ritardi e le inefficienze pesano negativamente sulla competitività del nostro sistema Paese e sulla qualità della vita dei cittadini.
Per tali ragioni chiediamo che le nostre proposte emendative siano esaminate senza pregiudizi anche dai colleghi della maggioranza, nell'interesse dei cittadini che deve prevalere sempre e comunque su una qualsiasi logica di schieramento.
È chiaro che aspettiamo anche di vedere quale sarà l'atteggiamento tenuto dal relatore, dalla maggioranza e dal Governo nei confronti delle nostre proposte per decidere, di conseguenza, il nostro comportamento da tenere in Assemblea nei confronti del disegno di legge in esame.
Probabilmente, le nostre proposte non saranno valutate nel loro reale significato o lo saranno in misura insufficiente. Comunque, noi di Forza Italia avremo fatto il nostro dovere, tentando di contribuire, con precise proposte costruttive, a cambiare il volto di questo provvedimento, che così com'è attualmente non è di alcuna utilità per i cittadini, per le imprese e per l'economia italiana nel suo complesso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a discutere non è una misura episodica, ma si inserisce nell'ambito di un percorso virtuoso più ampio di politica e di tutela degli interessi del consumatore e di liberalizzazione, avviato dal Governo con il decreto-legge del luglio scorso e proseguito successivamente con numerosi altri provvedimenti che, nel loro insieme, hanno inteso perseguire l'obiettivo di un più ampio sviluppo dell'economia e di un più efficiente funzionamento dei servizi offerti al cittadino. Queste iniziative costituiscono un passaggio decisivo per la promozione della cultura della concorrenza in Italia.
Si tratta di un passaggio meditato: il DPEF 2007-2011 ne ha rappresentato, infatti, il testo guida, nella parte dedicata alle politiche della crescita ed a quelle della concorrenza, proponendo criteri metodologici concreti per la realizzazione di una politica organica e strutturale, con l'indicazione di precise responsabilità politiche per le liberalizzazioni.
Le «lenzuolate liberalizzatrici» hanno così operato nel solco tracciato dal DPEF, intervenendo su una serie di situazioni che restringevano la concorrenza, ponendo al centro delle politiche il consumatore e l'interesse generale. Si sta così realizzando un aiuto concreto per le nuove generazioni, abbattendo le barriere per l'accesso al mercato e le tutele corporative, stimolando il talento e la meritocrazia.
Tutti sappiamo come l'Italia fosse in ritardo, rispetto agli altri paesi europei, nell'apertura del mercato interno ad una piena e concreta competizione per le merci ed i servizi. Ora stiamo cercando di colmare questo gap e possiamo già vedere Pag. 20i primi riscontri positivi: abbiamo, infatti, recentemente ricevuto il plauso della Commissione europea che, per bocca del commissario per la salute e la tutela dei consumatori, Markos Kyprianou, ha sottolineato che l'Italia si sta muovendo rapidamente, in materia di liberalizzazioni, per tenere il passo degli altri Stati membri, che il Governo italiano ha dimostrato impegno nel promuovere le politiche rivolte ai consumatori e che le sue politiche si muovono nella direzione di coniugare liberalizzazioni e tutela dei consumatori, secondo le linee guida dettate dall'Unione europea.
È importante sottolineare che il nostro impegno non finisce qui: sono già in discussione, presso i due rami del Parlamento, altri provvedimenti che, in armonia con quello oggi in discussione, porteranno ulteriori miglioramenti alla modernizzazione ed all'efficienza del nostro Paese. La discussione sul disegno di legge riguardante la liberalizzazione del trasporto pubblico locale è infatti in una fase avanzata al Senato. È iniziato l'iter in Assemblea del testo relativo al mercato dell'energia elettrica e del gas, mentre prossimamente approderanno in quest'aula i due disegni di legge sulla class action e sulle professioni. Tutti questi provvedimenti mirano a rianimare e a dare nuovo impulso all'economia, a creare nuovi posti di lavoro e a favorire una maggiore giustizia sociale.
Crescita e concorrenza non sono affatto in competizione, anzi, lo sviluppo economico e sociale è strettamente legato al livello di apertura del mercato. L'Italia aveva bisogno di una terapia intensiva per liberalizzare i settori protetti e siamo, finalmente, sulla buona strada.
Nel merito, il provvedimento affronta una serie di questioni sulla linea di quanto già fatto con i due provvedimenti precedenti. L'obiettivo che ci si pone è quello di garantire la libertà di concorrenza secondo condizioni di pari opportunità sul territorio nazionale ed il corretto ed uniforme funzionamento del mercato, nonché di assicurare ai consumatori finali migliori condizioni di accessibilità all'acquisto di prodotti e servizi sul territorio nazionale ed alle attività di distribuzione commerciale e di servizio.
Queste sono alcune delle misure contenute nel disegno di legge che ci apprestiamo a discutere: procedure più facili per gli indennizzi alle famiglie con invalidi civili minori, libera concorrenza nella distribuzione del GPL, semplificazione per l'avvio di impianti produttivi, semplificazioni delle procedure per le piccole cooperative, agevolazioni per le imprese dello spettacolo, riordino degli incentivi in materia di imprese nel settore del gas, interventi per il trasporto pubblico innovativo, interventi per potenziare il risparmio energetico negli edifici, riordino degli incentivi per l'autotrasporto merci, interventi in materia di trasporto ferroviario, estensione dei pagamenti con sistemi elettronici.
Su tutti questi punti, a nome del gruppo Popolari-Udeur, esprimo un giudizio complessivamente positivo, anche se abbiamo presentato una serie di proposte correttive volte a migliorare l'impianto complessivo del provvedimento, a renderlo più efficace e ad eliminare quelle imprecisioni che ne potrebbero minare l'efficacia e la piena realizzazione. Ritengo che la disponibilità offerta dal relatore a discutere di ulteriori modifiche e miglioramenti nel corso del dibattito in Assemblea, se troverà conferma, possa essere la prova migliore dello spirito costruttivo che anima questa Assemblea.
Resta solo un punto di forte criticità nel provvedimento in esame, criticità che abbiamo già espresso con forza durante i lavori in Commissione, e che ora ribadiamo, nella speranza che il relatore o il Governo intendano apportare i giusti correttivi. Siamo infatti molto preoccupati per come è stato impostato il titolo V del disegno di legge, relativo alla immatricolazione e circolazione dei veicoli ed, in particolare, sulle nuove competenze e la relativa trasformazione del pubblico registro automobilistico. Come dicevo, siamo già intervenuti in Commissione per proporre la soppressione di tale titolo, forti anche dei pareri espressi in tal senso dalla Pag. 21Commissione finanze e delle sollecitazioni che sono pervenute nel dibattito che si è svolto nelle altre Commissioni. Come Popolari-Udeur abbiamo così ripresentato in aula emendamenti volti a sopprimere il titolo ricordato, o, in alternativa, a riorganizzare la materia. Il nostro auspicio è che essi vengano presi nella giusta considerazione, durante i lavori dell'Assemblea, così da apportare gli opportuni miglioramenti ad un provvedimento che, senza sacrificare il dibattito democratico e, quindi, il confronto sugli emendamenti, ponga finalmente le premesse per uno Stato più moderno ed efficiente.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, il disegno di legge n. 2272-bis in effetti è volto a promuovere la competitività del sistema produttivo e quindi del sistema economico nazionale, intervenendo in tre settori fra loro connessi: apertura del mercato alla concorrenza, tutela dei consumatori e riduzione e semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese.
È evidente che su tali tematiche generali non può esserci che l'apprezzamento del gruppo Popolari-Udeur, anche perché gli interventi erano presenti nel programma di Governo e oggi vengono proposti all'attenzione del Parlamento in modo corretto. Apprezziamo anche, in particolare, l'articolo 34, che dispone alcune semplificazioni in ordine agli adempimenti concernenti la concessione di indennità per le famiglie di invalidi civili minori, in particolare la disposizione che inserisce un comma 3-bis all'articolo 2 della legge 11 ottobre 1990, n. 289, relativo all'indennità mensile di frequenza concessa a mutilati e invalidi civili minori di anni 18 che frequentano scuole pubbliche o private di ogni in ordine grado a partire dalla scuola materna, nonché centri di formazione e addestramento professionale finalizzato al reinserimento sociale dei soggetti stessi. Il nuovo comma 3-bis del citato articolo 2, nel semplificare la procedura per il conseguimento di tali indennità, stabilisce che non è necessario il rinnovo annuale della domanda.
Esistono tuttavia due punti di criticità molto pesanti, che sono stati evidenziati nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione lavoro.
Mi riferisco all'articolo 16, che reca disposizioni volte a semplificare la procedura per la verifica degli impianti a pressione e degli impianti di sollevamento, mediante il ricorso all'autocertificazione del proprietario e del gestore dell'impianto, previa attestazione di un professionista o di un ente tecnico abilitato, salva comunque la possibilità di successive verifiche tecniche a campione da parte della ASL. Il meccanismo dell'autocertificazione, per la verifica degli impianti a pressione degli apparecchi di sollevamento, può essere condivisibile sotto il profilo dell'obiettivo della semplificazione burocratica, ma non consente affatto adeguate garanzie sul piano della sicurezza e della salute dei luoghi di lavoro; ne sono testimonianza, nelle ultime settimane, i drammatici incidenti a causa di non corrette impostazioni degli impianti di pressione.
Occorre considerare e ricordare che è all'esame del Senato il disegno di legge recante la delega al Governo per l'emanazione di un testo unico per il riassetto e la riforma della normativa in materia di tutela e sicurezza sul lavoro, nel cui ambito potrebbero trovare una opportuna collocazione le disposizioni in materia di autocertificazione per la verifica di impianti a pressione e sollevamento, e che sta proseguendo il suo iter in modo anche abbastanza veloce.
Pertanto, anche prendendo atto delle dichiarazioni rese dello stesso rappresentante del Governo in Commissione lavoro in ordine all'opportunità della soppressione dell'articolo 16, ribadiamo con forza la richiesta della sua eliminazione e reputiamo molto idoneo il testo di legge all'esame del Senato.
Condividiamo la stessa preoccupazione per l'articolo 51 e, a seguire, per gli articoli Pag. 22dal 52 al 56 di cui sia la Commissione sia il gruppo parlamentare Popolari-Udeur chiedono la soppressione. Infatti, pur apprezzando la volontà di semplificazione, ricordiamo che la proposta non comporta alcun risparmio economico per i cittadini, né semplifica alcunché, in quanto già oggi lo sportello telematico ha permesso una semplificazione delle azioni; inoltre, riduce i punti di accesso al servizio e ne fa aumentare i costi, determinando la creazione ex novo di un sistema ibrido di registrazioni, con minori certezze per i cittadini e maggiori oneri per lo Stato. In un momento di grande difficoltà per il Paese, soprattutto occupazionale, e di stabilità dei posti di lavoro, laddove obiettivo di questo Governo è la salvaguardia dell'occupazione - in particolare quella stabile -, vogliamo ricordare che con l'articolo 51 e, a seguire, con gli articoli 52 e 56, si mettono a rischio 6.500 posti di lavoro e, con certezza, 3.500. Infatti, l'articolo che reca l'abolizione del pubblico registro automobilistico dispone che il personale dell'ACI, già adibito al funzionamento del PRA, conserva comunque il rapporto di lavoro; pertanto devono essere applicate le disposizioni di cui agli articoli 33, 34 e 34-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, in materia di eccedenza di personale, di mobilità collettiva e collocamento in disponibilità del personale delle pubbliche amministrazioni. Ma, le spese del personale ACI gravano sul bilancio autonomo dell'ente, che non figura fra quelli che concorrono a formare il bilancio consolidato dello Stato.
Pertanto, proprio alla luce dell'autonomia del bilancio dell'ente, le procedure di mobilità di cui agli articoli 33, 34 e 34-bis del decreto legislativo n. 165 precedentemente citato non sono applicabili al personale ACI e le assunzioni verrebbero considerate nuove assunzioni, con conseguente onere per la finanza pubblica.
Pertanto, come gruppo dei Popolari-Udeur, esprimiamo l'approvazione per i principi generali che ispirano il provvedimento, ma riguardo alla soppressione dell'articolo 16, dell'articolo 51 e, a seguire, dell'articolo 56 (modifiche che abbiamo presentato per salvaguardare i posti di lavoro), dovremo verificare l'opportunità di esprimere un giudizio favorevole al provvedimento perché reputiamo che la sicurezza sul luogo di lavoro e la certezza del lavoro siano priorità assolute che, al momento presente, non possono essere messe assolutamente in discussione.
PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,30.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le diverse norme che sono raccolte nel disegno di legge in esame riguardano la vendita della benzina negli ipermercati, gli sgravi fiscali per favorire la capitalizzazione delle imprese, la semplificazione per gli adempimenti degli impianti produttivi, l'introduzione dello sportello unico per le imprese. Esse riguardano, inoltre, l'abolizione del PRA e lo snellimento delle procedure per l'immatricolazione e i passaggi di proprietà. Sono introdotte anche norme che aboliscono la clausola di massimo scoperto nei contratti di conto corrente, nonché disposizioni concernenti il servizio di trasporto locale innovativo, la liberalizzazione dei servizi a terra degli aeroporti civili per il trasporto ferroviario e la riorganizzazione degli incentivi per le imprese che operano nel settore del gas naturale.
Durante i lavori in Commissione, il Governo si è visto costretto ad eliminare dal testo le parti relative alla scuola e allo sportello unico delle imprese, inserendo le norme concernenti lo sportello unico nell'A.C. 1428 ed abbinata (ex proposta di legge Capezzone), ora unificata al testo proposto dal gruppo Lega Nord Padania. In seguito alle modifiche che sono state apportate, abbiamo manifestato enormi perplessità in ordine al possibile conflitto tra enti locali e aziende private.Pag. 23
Il provvedimento ora posto all'esame dell'Assemblea è sostanzialmente diverso da quello originario. Gli stralci e le modifiche approvati in Commissione, pur mantenendo il profilo modesto degli interventi da sempre proposti nei vari decreti Bersani, hanno certificato la confusione nella quale opera il Governo. Presteremo particolare attenzione, ove venga presentato in Assemblea, ad un emendamento del Governo sulle reti idriche con cui si proponga il reinserimento della parte stralciata dal famigerato disegno di legge Lanzillotta in discussione al Senato.
Questa è la terza parte dell'impegno del Ministro Bersani in merito alle liberalizzazioni. Il provvedimento in esame segue il solco tracciato dal precedente decreto-legge, nel senso che continua con iniziative populiste, ma, a differenza del precedente, inizia ad affrontare temi un po' più concreti, come, per esempio, le liberalizzazioni nel comparto ferroviario, gli incentivi all'aggregazione tra aziende, tra le quali le municipalizzate, che operino nel settore del gas, la riforma del PRA e il massimo scoperto bancario e finanche l'istruzione, come se si potesse liberalizzare la scuola.
È possibile ritenere che, come con il precedente provvedimento, il Governo confonda le giuste semplificazioni burocratiche con le liberalizzazioni. La Lega Nord è sempre stata favorevole ad ottenere una vera ed effettiva liberalizzazione in tutti i campi della società, ma, come evidenziato nell'attività svolta sia in Commissione sia in Assemblea sul provvedimento precedente, si è battuta per ovviare ai problemi enormi che le presunte liberalizzazioni stanno creando, non solo alle categorie interessate, ma soprattutto ai cittadini.
Entro nel merito del provvedimento in esame, che è lungo ed intersecato da questioni completamente differenti l'una dall'altra. L'articolo 1 interviene per eliminare limitazioni allo svolgimento di attività commerciali tra loro complementari in forma integrata, tra cui quella per la distribuzione di carburanti. L'intervento qui proposto dal Governo, per il quale la competenza legislativa statale è garantita dai principi comunitari in materia di libertà economiche e dalle disposizioni costituzionali concernenti la tutela della concorrenza e dei consumatori, è finalizzato ad escludere che l'apertura di nuovi impianti sia subordinata a parametri numerici o di distanza minima. L'imposizione di tali vincoli, infatti, si traduce nella predeterminazione di un numero massimo di operatori e ostacola di fatto l'apertura di nuovi punti vendita caratterizzati da strutture moderne e automatizzate.
L'articolo 2 del testo originario riguarda l'attività di intermediazione commerciale e di affari. La normativa comunitaria del 1986 esclude, per l'esercizio di tali professioni, la necessità di iscriversi in ruoli. Con la sentenza della Corte di giustizia del 6 marzo 2003 è stato sancito in ambito comunitario che l'iscrizione dell'agente di commercio nel ruolo non può essere ritenuta condizione di validità dei contratti di agenzia conclusi dall'agente stesso con il suo proponente.
Il presente articolo, da un lato, unifica i profili professionali di agente di affari in mediazione, agente immobiliare, agente d'affari, agente e rappresentante di commercio, mediatore marittimo, spedizioniere e raccomandatario marittimo nella nuova categoria degli intermediari commerciali e di affari. Dall'altro lato, esso richiede per l'esercizio della relativa attività unicamente una dichiarazione di inizio attività da presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente per territorio e, per conseguenza, alla questura. Tale dichiarazione dovrà essere corredata dalle autocertificazioni e dalle certificazione attestante il possesso dei requisiti soggettivi, morali, professionali, tecnici e finanziari, ove previsto dalla legislazione vigente. Dalla medesima dichiarazione consegue, dopo aver verificato il possesso dei requisiti, l'iscrizione nel repertorio delle notizie economiche e amministrative (REA), tenuto presso le Camere di commercio, e la contestuale attribuzione della qualifica.
L'articolo 3 del testo originario attiene alla materia relativa alla componentistica dei veicoli a motore. Con la presente Pag. 24disposizione si intende incidere esclusivamente sulle modifiche al veicolo successive all'omologazione del primo equipaggiamento e che riguardano non i singoli pezzi di ricambio (il cui regime è già ampiamente liberalizzato), ma singoli componenti o sistemi di componenti finalizzati ad aumentare le prestazioni, la comodità e la sicurezza del veicolo che non sono stati previsti dalla casa costruttrice in sede di omologazione e che, quindi, non sono originariamente in dotazione.
L'articolo 6 prevede una misura di apertura nel mercato della distribuzione del GPL, assicurando all'utente la facoltà di acquistare il gas liberamente sul mercato, senza essere legato per il suo rifornimento all'impresa che, oggi, dà in comodato il serbatoio imponendo il rifornimento solo presso di essa e che, con la norma in esame, invece, dovrà dare in locazione il medesimo serbatoio, lasciando al consumatore la libertà di scelta del fornitore.
L'articolo 8 intende promuovere l'effettiva liberalizzazione dei servizi a terra degli aereoporti situati nel territorio nazionale. All'esito del monitoraggio, il Ministero dei trasporti, qualora risulti insufficiente il grado di concorrenza del mercato, indicherà le misure e i correttivi concreti.
L'articolo 10 prevede talune misure in materia di trasporto ferroviario, favorendo la prosecuzione del processo di apertura del mercato già avviato nel settore dei trasporti di persone e di merci per ferrovia, come appare evidente già dal comma 1, dove vengono sanciti i seguenti principi ispiratori: separazione fra autorità regolatrice e gestore della rete; efficiente gestione della rete, anche attraverso l'allocazione non discriminatoria della capacità di rete e dei terminali delle merci e dei passeggeri; professionalità e capacità organizzativa degli operatori privati che intendono prestare il servizio di trasporto; destinazione di quota parte dei proventi dei contratti di servizio relativi all'utilizzo della rete ferroviaria alla manutenzione del materiale rotabile.
L'articolo 11 promuove lo sviluppo di nuovi servizi di trasporto pubblico, individuale e collettivo, all'interno delle città e, soprattutto, delle grandi aree urbane, anche al fine di accrescere l'attrattività di mezzi di trasporto alternativi all'auto privata.
L'articolo 12 prevede il riordino degli incentivi non fiscali in favore delle imprese di distribuzione operanti nel settore del gas naturale. Con la disposizione in esame si stabilisce di riordinare il sistema di incentivi in favore delle imprese attualmente operanti nel settore del gas naturale mediante un regolamento di delegificazione da adottare entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge, con l'intento di favorire la crescita dimensionale degli operatori e la loro aggregazione.
L'articolo 16 tende a semplificare l'attività di verifica degli impianti a pressione: ciò comporta una dose di pericolosità, visti gli incrementi delle morti bianche.
L'articolo 19 delega il Governo ad introdurre procedure semplificate per il rilascio del certificato di prevenzione incendi.
L'articolo 20 delega il Governo ad adottare provvedimenti diretti a garantire, nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato, il raggiungimento del duplice obiettivo di incentivare le società italiane ad intervenire nell'assetto proprietario di investitori indipendenti qualificati e di favorire l'accesso di nuovi titoli nella negoziazione dei mercati borsistici. A tal fine, con il primo principio e criterio direttivo della delega, viene prevista una misura agevolativa nei confronti sia delle società non quotate, sia di quelle quotate, consistente nella riduzione dell'aliquota di imposta sul reddito della società (IRES) applicabile alla parte imponibile corrispondente al capitale di nuova formazione, sottoscritto da organismi di investimento collettivo in valori immobiliari, ovvero da società da essi appositamente creati.
Si deve sottolineare che, affinché operi il meccanismo agevolativo, gli organismi di investimento devono rispondere a determinati requisiti di composizione del proprio Pag. 25attivo e che, inoltre, è in facoltà del legislatore delegato porre anche un limite, sia in termini percentuali, sia in termini assoluti, all'ammontare massimo di capitale sottoscritto, quale che sia il meccanismo che il legislatore delegato intende adottare.
È peraltro stabilito che il risparmio di imposta derivante per la società non potrà comunque eccedere, in ciascun periodo di imposta, un determinato limite massimo. Ciò servirà, evidentemente, ad evitare che nei confronti delle società di grandi dimensioni l'agevolazione possa raggiungere un ammontare sproporzionato.
L'articolo 21 delega il Governo ad adottare un decreto legislativo per favorire l'acquisto di immobili alberghieri da parte di soggetti che li gestiranno per almeno cinque anni.
L'articolo 23 reca misure di semplificazione in materia di cooperazione, prevedendo un'integrazione all'articolo 2545-octies del codice civile, mediante la quale è sospesa, per il biennio successivo, la perdita del requisito della mutualità prevalente da parte della cooperativa; l'obbligo di redigere l'apposito bilancio determinerà il valore attivo da imputare alle riserve individuali.
L'articolo 24 detta nuove disposizioni per le imprese cooperative e fissa le operazioni necessarie perché esse possano svolgere la propria attività.
L'articolo 25 è volto a sanare una disparità di trattamento con riferimento all'impossibilità, per le imprese di spettacolo, di usufruire di agevolazioni al pari delle imprese operanti in altri settori economici.
L'articolo 26 del testo della Commissione, corrispondente all'articolo 24 del testo originario, prescrive che il Governo, le regioni e gli enti locali, attraverso le modalità di cooperazione amministrativa previste nel decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, raggiungano intese o accordi che prevedano la pubblicazione degli atti nell'albo pretorio, anche in via informatica, al fine di garantire una maggiore celerità e diffusione della pubblicità degli atti stessi e la trasparenza della comunicazione amministrativa.
L'articolo 25 del testo originario prevede l'abolizione di alcune certificazioni dovute dalle imprese: il meccanismo delineato è quello di un'autocertificazione con contestuale autorizzazione per le pubbliche amministrazioni a reperire, direttamente presso le proprie banche-dati, le necessarie informazioni.
L'articolo 29 reca alcune misure in materia di rappresentanza dell'imprenditore e di compimento di atti telematici; in particolare, il comma 1 concerne la pubblicità della nomina di procuratori, semplificando l'attuale disciplina, ai sensi della quale, in tutti i casi di nomina di un procuratore, è comunque necessaria la redazione di una procura notarile con firma autentica del rappresentato, e consentendo di depositare direttamente il verbale della delibera di conferimento di poteri. I commi 2 e 3 semplificano le modalità di produzione di procure speciali per il compimento di determinati atti nei confronti della pubblica amministrazione.
L'articolo 32, in materia di tenuta dei libri obbligatori ed elenco dei soci nelle società a responsabilità limitata, sostituisce il primo e il secondo comma dell'articolo 2470 del codice civile, conferendo efficacia costitutiva all'iscrizione del trasferimento di proprietà delle quote di società a responsabilità limitata nel registro delle imprese. La nuova disciplina prevede che tale iscrizione abbia efficacia dirimente rispetto a più acquisti successivi, stabilendo che prevale sugli altri acquirenti colui che per primo abbia iscritto l'atto presso il registro.
Il titolo III, nel testo originario, riguardava la materia dell'istruzione tecnico-professionale, riordinata e potenziata, finalizzando l'istruzione all'immediato inserimento nel mondo produttivo.
L'articolo 34 riguarda la nullità della clausola di massimo scoperto. La commissione di massimo scoperto ha carattere di corrispettivo dell'obbligo della banca di tenere a disposizione del cliente una determinata somma per un tempo stabilito. Pag. 26Pertanto, essa va calcolata sull'intera somma messa a disposizione dalla banca ovvero sulla somma rimasta disponibile in quel dato momento e non utilizzata dal cliente. La banca, infatti, nel momento in cui assume l'obbligo di tenere a disposizione del cliente una determinata somma di denaro, la destina all'utente per la durata dell'affidamento, a prescindere dalla sua effettiva utilizzazione.
L'articolo 38 prevede che siano applicate le stesse condizioni alle operazioni di mutuo finalizzate all'estinzione di mutui stipulati per l'acquisto della prima casa poste in essere da enti, istituti, fondi e casse per i propri dipendenti o iscritti.
L'articolo 41 delega il Governo a modernizzare l'attuale sistema dei pagamenti, caratterizzato da un uso eccessivo di strumenti materiali, come denaro contante e assegni. La norma, pertanto, detta i principi ai quali il Governo dovrà attenersi per delineare un nuovo quadro normativo che conduca alla progressiva estensione di un sistema di pagamento caratterizzato dall'utilizzo di strumenti elettronici.
L'articolo 43 prevede che non sia più necessario rinnovare ogni anno la domanda per ottenere l'indennità mensile di frequenza a beneficio degli invalidi civili minori che frequentino scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado. Si prevede il solo obbligo, a carico del legale rappresentante del minore, di comunicare all'INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) l'eventuale cessazione della frequenza.
Il titolo V del testo originario del disegno di legge disciplina la semplificazione della circolazione giuridica dei veicoli.
L'articolo 50 del testo della Commissione reca disposizioni in materia di regime delle targhe automobilistiche. La norma prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore del disegno di legge, sia istituito, nel rispetto delle finalità di sicurezza, di ordine pubblico e di certezza delle situazioni giuridiche, il regime personale della targa dei veicoli, che consente il collegamento permanente della targa con il relativo titolare, nonché l'identificazione del proprietario del veicolo.
Le disposizioni successive ricordano come in Italia sia ancora applicato, ai veicoli stradali, il regime giuridico del bene mobile registrato, che non trova riscontro in alcun Paese membro dell'Unione europea. Negli altri Paesi europei, infatti, non esiste un pubblico registro automobilistico appositamente costituito per tali beni.
L'articolo 51 dispone, in relazione ai veicoli stradali, il superamento del regime giuridico previsto dal codice civile per i beni mobili registrati. Conseguentemente, è abolito il pubblico registro automobilistico presso l'Automobile club d'Italia, che è sostituito in tutti i riferimenti normativi dall'archivio nazionale dei veicoli, già esistente presso il Ministero dei trasporti.
L'articolo 52 salvaguarda il mantenimento del rapporto di pubblico impiego del personale dell'Automobile Club d'Italia addetto al pubblico registro automobilistico e potrà essere in vigore anche nel vigente regime della mobilità.
L'articolo 56 dispone la modificazione e l'abrogazione delle norme del codice civile che prevedono l'applicazione dell'istituto giuridico del bene mobile registrato ai veicoli stradali.
Ribadisco che il sostegno dell'intera sinistra al provvedimento è scontato. Rimane da vedere quale sarà l'atteggiamento che terrà la compagine di Governo quando dovranno essere trattate le vere liberalizzazioni, intese come servizi pubblici locali e gas.
Nella filosofia del Ministro Bersani la centralità è occupata dalla grande distribuzione, di cui le cooperative costituiscono larga parte, dimenticando che le vere liberalizzazioni esistono se tutti possono vendere tutto. Dopo le farmacie si è arrivati ai distributori di carburante. La valutazione da compiere riguarda il ruolo dell'Autorità per la concorrenza: non credo sia difficile pensare, visti i fatti, che stia dettando i provvedimenti al Governo, come i sindacati hanno dettato la legge finanziaria.
Le difficoltà nel trovare l'intesa su alcuni argomenti ha costretto la maggioranza a fare in modo che il lavoro in Commissione si incentrasse nello stravolgimento Pag. 27del testo originario, attraverso l'approvazione di alcuni emendamenti che hanno contribuito alla formazione del testo che, anche con alcuni stralci, è stato presentato all'Assemblea. Tale testo sarà integrato dal Governo e dal relatore con degli altri emendamenti, tra i quali quello pluriannunciato sui servizi idrici, stralciato dal cosiddetto disegno di legge Lanzillotta al Senato e che verrà inserito in questo provvedimento.
Il lavoro in Commissione, come ho accennato, ha stravolto il testo originario e le integrazioni non sono assolutamente in linea con le aspettative e le necessità del Paese.
La Lega Nord ha presentato emendamenti per migliorare il testo, eliminando gli effetti burocratici dell'attività di intermediazione commerciale e di affari.
Viene inoltre richiesta la soppressione della norma relativa ai vincoli di chiusura domenicale dei panifici: passi la necessità dei consumatori di avere il pane tutti i giorni, ma anche i panificatori hanno la necessità dei riposi settimanali.
Viene richiesta la soppressione dell'articolo sull'autocertificazione di conformità degli impianti di sollevamento, nell'ottica di non aggravare il già triste primato di morti bianche. Stessa sorte chiediamo per la liberalizzazione dei servizi a terra degli aeroporti civili.
La Lega Nord chiede che, in materia di trasporto innovativo, vengano esclusi i taxi e le auto con conducente, visto che si prevede che con questo nuovo sistema vengano aggirate le quote relative alle licenze dei taxi.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i professori dell'Istituto alberghiero IPSSAR di Termoli (Campobasso) e dell'Istituto Tersilla Fenoglio di Acilia (Roma), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi limito a esporre solo alcuni punti di criticità del provvedimento in esame.
Inizio il mio intervento - visto che, in tal senso, sono intervenuta nella XI Commissione, di cui faccio parte, in sede consultiva, nelle materie di stretta competenza della stessa - dall'analisi delle norme contenute nel titolo IV del testo della Commissione del disegno di legge n. 2272-bis, la cui rubrica reca «Semplificazione del regime della circolazione giuridica dei veicoli», che non avrebbe subito modificazioni sostanziali di sorta a seguito della fase emendativa, mantenendo i già segnalati punti di criticità.
L'articolo 51 interviene sul regime giuridico degli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi con l'adozione di un nuovo regime giuridico e la conseguente abolizione (prevista dal terzo comma) del pubblico registro automobilistico, dalla data di entrata in vigore dei regolamenti di attuazione di cui all'articolo 54 del disegno di legge in esame, che devono essere emanati garantendo l'invarianza del gettito. A parte il connotato, presente in detti provvedimenti liberalizzatori, del ricorso eccessivo alla decretazione successiva - tale da realizzare una sorta di norma in bianco, che rende ancora più arduo l'esame e la votazione di un provvedimento, non solo viziato da profili di illogicità manifesta, ma anche da attuazione parzialmente differita - critico l'abolizione del pubblico registro automobilistico, tenuto dall'Automobile Club d'Italia, quale ente pubblico non economico preposto a detta tenuta, che non solo si autofinanzia, ma svolge sostanziali funzioni e finalità nel vigente sistema in campo automobilistico.
Il provvedimento abrogativo del pubblico registro automobilistico, proterviamente mantenuto dalla X Commissione, nonostante gli emendamenti presentati, nascerebbe dalla stessa natura dell'istituto giuridico derivante dalla qualificazione di bene mobile registrato, che si va ad eliminare e la quale impone, ai fini di opponibilità ai terzi, la successiva trascrizione di un atto contrattuale già perfetto ed efficace fra le parti, oltretutto oggi sottoposto a verifica notarile con i conseguenti relativi oneri finanziari, ma limitatamente all'accertamento dell'identità del solo Pag. 28venditore. Risulterebbero, secondo l'articolato in esame, ampiamente superati sia il regime giuridico di circolazione, sia il pubblico registro automobilistico, mediante l'abrogazione delle relative disposizioni del codice civile e delle altre disposizioni di legge che finora impongono l'iscrizione e la trascrizione nel pubblico registro automobilistico. Ciò in danno della certezza delle informazioni fondamentali che sono indispensabili alle forze dell'ordine, all'autorità giudiziaria, alle agenzie fiscali e alle pubbliche amministrazioni. La formulazione dell'articolo 51, comma secondo, che prevede il richiamo di funzioni all'archivio nazionale dei veicoli, istituito ai sensi degli articoli 225 e 226 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dovrebbe oltretutto essere integrata affinché l'ambito di applicazione delle disposizioni ricomprenda in modo esplicito tutte quelle ipotesi non riconducibili alle sole fattispecie del trasferimento di proprietà e dei diritti di garanzia ma che incidono sulla natura giuridica e sull'esatta individuazione dell'effettivo proprietario o utilizzatore del veicolo, affinché possa continuare ad essere assicurata la certezza delle responsabilità civilistiche, amministrative e tributarie, anche con riferimento alla regolare notifica delle violazioni.
Inoltre, l'attuale articolo 52 del provvedimento, intitolato «Personale del pubblico registro automobilistico», nel prevedere che al personale dell'Automobile Club d'Italia, già adibito al funzionamento del pubblico registro automobilistico, si applichino le disposizioni di cui agli articoli 33, 34, 34-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di mobilità del personale in esubero delle pubbliche amministrazioni, non solo non tiene conto dell'elevata professionalità da sempre riconosciuta ai lavoratori addetti al pubblico registro automobilistico, ma non ha minimamente considerato l'esigenza di prevedere una diversa modalità di ricollocazione di tale personale che potrebbe essere trasferito, nei limiti dei posti disponibili in organico, al Ministero dei trasporti - in primo luogo presso il dipartimento dei trasporti terrestri - ovvero ad altri ministeri o ad amministrazioni pubbliche, garantendo in ogni caso l'equipollenza delle mansioni svolte e assicurandone l'assegnazione a strutture operanti nella provincia in cui hanno sede gli uffici dell'Automobile Club d'Italia di rispettiva provenienza.
Invece, permane la illogica incongruenza del provvedimento nell'applicare le disposizioni di cui agli articoli citati del decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modificazioni, in materia di pubblico impiego. Dico «incongruenze e illogicità» perché gli articoli richiamati riguardano fattispecie di mobilità conseguenti ad eccedenze rilevate dalla pubblica amministrazione e non, come nel caso di specie, derivanti da disposizioni di legge, sicché si nota una forzatura giuridica sotto forma di ius superveniens.
Dovremo ora seriamente preoccuparci della sorte di seimila lavoratori ACI, che rischiano la messa in mobilità. Talché, ci si pone il dubbio sul profilo dell'adeguatezza tra detti interventi ipotizzati e gli obiettivi dichiarati, che rischiano di arrecare maggiori danni dei benefici paventati.
L'articolo 54, nel disporre l'emanazione dei regolamenti di attuazione delle disposizioni recate dall'articolo 51, comma 2, e dall'articolo 52 del provvedimento, non specifica tuttavia che tale attività normativa secondaria dovrebbe ricomprendere anche una ricognizione delle tariffe applicabili per lo svolgimento di tutte le formalità conseguenti all'introduzione dei nuovi regimi di targa personale dei veicoli, quali beni mobili comuni, nonché la previsione dei criteri volti a contrastare efficacemente le intestazioni fittizie dei veicoli e ogni tentativo di sottrarsi alle responsabilità derivanti dal possesso e dalla circolazione dei veicoli.
Peraltro, lo stesso articolo 54, al primo comma, si limita a prevedere solo un adeguamento del regolamento recante norme per la semplificazione del procedimento relativo all'immatricolazione, ai passaggi di proprietà e alla reimmatricolazione degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei rimorchi, di cui al decreto del Presidente Pag. 29della Repubblica 19 settembre 2000, n. 358, laddove parrebbe invece necessario raccordare le novelle introdotte dal titolo IV anche con il decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, recante regolamento di esecuzione ed attuazione del codice della strada.
Data la delicatezza della materia della circolazione giuridica dei veicoli, che ha evidenti riflessi di ordine pubblico e di tutela dei diritti, appare inoltre opportuno esplicitare, sempre con riferimento all'articolo 54, il principio in base al quale l'erogazione dei servizi relativi al regime giuridico dei veicoli - procedura cui partecipano anche i privati attraverso il citato sportello telematico dell'automobilista - debba comunque avvenire in una cornice di imparzialità e indipendenza e, quindi, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 97 della Costituzione, in analogia a quanto già previsto dall'articolo 27, comma 8, lettera a), della legge 16 gennaio 2003, n. 3 recante «Disposizioni ordinamentali in materia di pubblica amministrazione», con riguardo all'erogazione da parte della pubblica amministrazione di servizi telematici ai cittadini e alle imprese.
Concludo, perciò, sulla assoluta censurabilità del provvedimento, che provoca simili pesanti ricadute nel tessuto sociale, conseguenti alle disposizioni ereditate dalla precedente stesura. Si rileva che, nell'attuale stesura, ci si va a preoccupare delle introdotte agevolazioni per i prodotti del commercio equo e solidale, di cui all'articolo 17, degli interventi per le piccole imprese, di cui agli articoli 28 e 33, del certificato di chiusa inchiesta, di cui all'articolo 48, ma anche di modificare per inciso importanti disposizioni del recente codice del consumo (decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206).
Ciò in concomitanza con gli interventi abrogativi a svantaggio della collettività e dei lavoratori, sicché verrebbe eliminato l'attuale regime di concorrenza fra pubblico e privato, sottraendo il polo pubblico di accesso al servizio, con oltre cento uffici provinciali del PRA, che svolge una funzione calmieratrice dei costi delle pratiche a vantaggio dei consumatori automobilistici. Verrebbe eliminato un registro pubblico perfettamente aggiornato e informatizzato per sostituirlo con un sistema ibrido, non valido ai fini certificativi.
Per evitare la rinuncia ad un cospicuo gettito fiscale, inoltre, il provvedimento, dopo aver abrogato le predette disposizioni, stravolgendo il sistema giuridico dei beni circolanti, va, di contro, con l'articolo 53, a conservare l'applicazione dell'articolo 56 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, connesso alla imposta provinciale di trascrizione (IPT), agli atti che trasferiscono, modificano o estinguono il diritto di proprietà, i diritti reali, anche di garanzia, la locazione con facoltà di acquisto, il sequestro conservativo ed il pignoramento.
Detto tributo rappresenta, e purtroppo continuerà a rappresentare, una rilevante parte di esborso economico a carico del consumatore acquirente. Per non parlare dell'imposta di bollo.
Preciso poi che, da fonte ACI, i costi delle pratiche automobilistiche sono rappresentati grandemente dal carico fiscale e non certo dagli importi destinati al PRA.
Si introdurrebbe la targa personale, di cui all'articolo 50 del provvedimento, legando la stessa non all'autoveicolo, ma alla persona proprietaria, il che non tutelerebbe i consumatori dall'utilizzo improprio del veicolo, realizzando un collegamento diretto tra la targa stessa e il titolare e sostituendo la vigente normativa, che collega la targa all'autoveicolo e ne segue le vicende.
La norma precisa che tale innovazione deve avvenire nel rispetto delle finalità di sicurezza, ordine pubblico e certezza delle situazioni giuridiche. Visto che, salvo eclatanti smentite da parte della maggioranza, non si ravvisano elementi di rispetto di dette finalità nei provvedimenti che ho evidenziato, posso concludere con la nota locuzione excusatio non petita, accusatio manifesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
Pag. 30
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, colleghi, oggetto di questo dibattito è un provvedimento indubbiamente rilevante e ambizioso, per mezzo del quale il Governo intende dare attuazione agli orientamenti più volte espressi in materia di rilancio dell'apparato produttivo e dell'attività economica del Paese.
Di tale rilevanza è riflesso la complessità, l'articolazione del provvedimento, che associa a misure volte a favorire la concorrenza tra soggetti imprenditoriali e a colpire posizioni dominanti e di monopolio, misure concernenti la semplificazione delle procedure. Ciò può essere effettivamente considerato una condivisibile facilitazione, per quanti incontrano difficoltà a causa di una eccessiva complessità e rigidità degli adempimenti burocratici, ma talora - occorre riconoscerlo e porvi la massima attenzione - rischia di risolversi in una riduzione dei controlli in materie molto delicate, come la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e la prevenzione contro infortuni, spesso anche mortali, che il Paese, anche in questi mesi, è stato frequentemente costretto a registrare.
Rispetto a quest'ultima considerazione non posso non considerare, in premessa, che essa ha probabilmente stretta relazione con l'ottica sottesa al provvedimento che stiamo discutendo, laddove esso privilegia, da una parte, le attività produttive e commerciali (cioè l'impresa) e dall'altra il cittadino consumatore. Contemplare tale privilegio comporta, infatti, il pericolo che vengano trascurate o scarsamente considerate altre figure, che pure meritano pari considerazione, in quanto titolari di interessi legittimi e di diritti fondamentali. Alludo in primo luogo ai semplici cittadini, che non sono in quanto tali riducibili alla figura del consumatore, ma hanno, per esempio, la sfortuna di trovarsi nelle vicinanze di un impianto di sollevamento mal concepito o male installato o privo di dispositivi di sicurezza, e sono pertanto vittime di incidenti mortali (come è accaduto di recente a Sorrento, dove una donna è rimasta vittima della caduta di una gru priva del limitatore di portata, che avrebbe bloccato il braccio per eccesso di carico). E alludo, ancora e in particolare, al cittadino lavoratore, gli interessi e i diritti del quale si trovano assai spesso in contrasto con quelli dell'impresa e con quelli del mercato di consumo, poiché nessuno è ancora riuscito a spiegare come, in assenza di un abbassamento significativo dei tassi di interesse, si possa determinare una significativa diminuzione dei prezzi al consumo, se non attraverso la riduzione secca dei salari. Esattamente, ciò che documentano tutte le statistiche degli ultimi vent'anni, da quando, cioè, la filosofia delle liberalizzazioni è divenuta motivo ispiratore della politica economica in tutto il mondo occidentale.
Cercherò di procedere con ordine nell'esame del complesso provvedimento in discussione, soffermandomi sugli aspetti di maggiore rilevanza, rispetto ai quali sussistono tanto motivi di consenso e di soddisfazione, quanto ragioni di perplessità e di critica.
Comincio dai primi, e in particolare da quanto il provvedimento dispone all'articolo 6, in materia di misure per la distribuzione del GPL. A tale riguardo, ho apprezzato la decisione del relatore, il collega Lulli, di proporre alla Commissione - che lo ha approvato - l'accoglimento di una nostra proposta emendativa sostitutiva dell'articolo originario, che a nostro parere ha indubbiamente migliorato il testo del disegno di legge del Governo, in aspetti assolutamente rilevanti.
Il testo precedente era carente per diversi motivi: paradossalmente limitava, senza ragione, la libertà del consumatore in ordine alla definizione contrattuale delle modalità di utilizzo del serbatoio e di approvvigionamento del gas; inoltre, ciò che era più grave, il testo originario avrebbe rischiato di favorire comportamenti illeciti e pericolosi per la sicurezza privata e pubblica, nella misura in cui rischiava di legittimare il riempimento abusivo di serbatoi altrui.
Il testo licenziato dalla Commissione che riprende la proposta di riformulazione dell'articolo 6, approvata all'unanimità Pag. 31dalle regioni e presentata alla Conferenza unificata del 15 marzo del 2007, sana tali lacune introducendo in particolare miglioramenti determinanti sotto il profilo della sicurezza.
Analoga soddisfazione riteniamo di poter esprimere per il recepimento di un altro rilevante emendamento da noi proposto in materia di trasporto innovativo. Questo emendamento evita l'apertura indiscriminata del settore prevista dal testo originario del disegno di legge che si sarebbe risolta, a nostro giudizio, nella deregolazione del trasporto locale e in un ingovernabile aumento del traffico automobilistico cittadino, con conseguenze particolarmente negative nei centri urbani e metropolitani, già gravati da tali problematiche con seri contraccolpi sul piano ambientale.
Un discorso particolare concerne la questione degli affidamenti di gestione dei servizi idrici, materia non contemplata dal testo del Governo, ma a parere nostro e di importanti realtà della società civile, del mondo dell'associazionismo, dei movimenti, del sindacato non eludibile in questo contesto. Noi siamo firmatari di un emendamento che raccoglie e rielabora suggerimenti avanzati con decisione da molti soggetti quali l'ARCI, la CGIL-funzione pubblica, il Contratto nazionale dell'acqua, il Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Dico questo perché lo considero un punto qualificante a sostegno di una posizione che si articola in due momenti chiave.
Il primo concerne la necessità di impedire che l'acqua sia oggetto di privatizzazione secondo quanto del resto formalmente sancito nel programma elettorale e politico della coalizione di maggioranza. A questo fine, che è dunque un fine condiviso da tutte le forze che sostengono il Governo, il nostro emendamento prevede una moratoria di tutte le procedure in corso e, a maggior ragione, di nuovi eventuali affidamenti fino all'emanazione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152, concernenti la revisione della disciplina della gestione delle risorse idriche e dei servizi idrici integrati. Sulla esigenza di tale moratoria anche il relatore ha dichiarato di convenire e di ciò gli diamo volentieri atto, perché cogliamo in tale suo orientamento il segno della condivisione dei nostri giudizi circa l'urgenza di un provvedimento sulla materia.
Il secondo elemento qualificante del nostro emendamento riguarda lo strumento specifico che, a nostro modo di vedere, garantisce tempestività ed efficacia agli interventi volti ad evitare che su questa delicatissima materia prevalgano ottiche mercantili e particolaristiche a detrimento del patrimonio idrico pubblico, dell'equilibrio biologico delle acque, del diritto inalienabile di ciascuno di disporre di un bene essenziale quale è appunto l'acqua.
Riteniamo, di intesa con le soggettività sociali che abbiamo poc'anzi ricordato, che lo strumento più idoneo a questo fine sia l'istituzione di un commissario straordinario incaricato di verificare entro 60 giorni dalla sua nomina che tutte le procedure di affidamento in corso siano state indette secondo parametri di tutela ambientale, di garanzia del controllo pubblico sulla gestione del servizio secondo una logica sociale nella determinazione delle tariffe e in forme favorevoli al rinnovo della risorsa idrica pubblica.
Come si è visto abbiamo registrato nell'esame in Commissione convergenze e significativi passi avanti verso posizioni condivise che ci auguriamo l'esame dell'Assemblea possa ulteriormente favorire. A fronte di tutto ciò non possiamo tuttavia non rilevare che su altre importanti materie l'orientamento prevalente nella maggioranza è ancora diverso dal nostro.
Sugli articoli 51 e 52, che riguardano il regime giuridico degli autoveicoli, dei motoveicoli, dei rimorchi e il personale del PRA, il disegno di legge del Governo prevede misure drastiche che incidono, a nostro modo di vedere, in un settore di grande importanza e complessità quale è quello del pubblico registro automobilistico, sin qui gestito dall'ACI, con il rischio di determinare contraccolpi non solo sugli attuali livelli occupazionali, ma anche Pag. 32sulla branca dell'amministrazione pubblica (la motorizzazione civile) alla quale le funzioni oggi assolte dal PRA dovrebbero essere trasferite. Basti pensare che, ad oggi, gli sportelli telematici dell'automobilista attivati dalla motorizzazione svolgono appena il 7 per cento delle pratiche effettuate presso gli sportelli pubblici contro il 93 per cento amministrato dagli sportelli attivati dall'ACI.
Un altro elemento che non ci persuade è quanto previsto al comma 1 dell'articolo 51 che stabilisce che gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi cessino di essere sottoposti alle disposizioni riguardanti i beni mobili registrati. Tale misura entra, a nostro giudizio, in contrasto con la necessità di individuare in ogni momento il titolare del diritto di proprietà sul veicolo, che risponde ad un interesse generale. Si pensi al crescente fenomeno dell'infortunistica stradale e agli aspetti tributari connessi alle risultanze del pubblico registro.
In conclusione, condividendo orientamenti già espressi dai colleghi Pagliarini e Rossi Gasparrini, riteniamo che su questa materia, rispetto alla quale non esprimiamo una contrarietà di principio nei confronti di un organico intervento riformatore, sarebbe preferibile un provvedimento organico separato da quello oggi in discussione.
Vengo infine ai motivi di maggiore preoccupazione che concernono un tema al quale ho fatto riferimento in apertura del mio intervento: la sicurezza e la salute dei lavoratori, tema sul quale tornerà fra breve, dopo di me, l'onorevole Rocchi.
Il provvedimento in esame contiene alcune norme che ci preoccupano, soprattutto per quanto disposto dagli articoli 16, 19 e 27. La semplificazione delle procedure di verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento che dovrebbe sostituire i controlli, oggi affidati all'ISPESL e alle ASL, con l'autocertificazione da parte del proprietario e del gestore degli impianti, limitando la funzione ispettiva dell'ASL a semplici verifiche a campione, va in direzione opposta, a nostro giudizio, a quel potenziamento dell'attività ispettiva e di controllo pubblica che il continuo aumento di infortuni mortali, a giudizio unanime, al contrario richiede.
Non è un caso - vogliamo sottolinearlo perché ci sembra un fatto di grande significato istituzionale e politico - che la Commissione lavoro della Camera abbia condizionato il proprio parere favorevole al provvedimento in esame alla soppressione di questo articolo. Né è un caso che la stessa richiesta sia stata avanzata da autorevoli esponenti dello stesso Governo, a cominciare dal sottosegretario alla salute Gian Paolo Patta, il quale ha recentemente dichiarato di aver più volte richiesto lo stralcio dell'articolo 16, ritenendo inaccettabile che la competenza del pubblico nelle attività di controllo in materia di sicurezza del lavoro venga mescolata ai temi delle liberalizzazioni, determinando la privatizzazione di funzioni nevralgiche ai fini della sicurezza.
Non mi dilungherò sull'articolo 19, relativo alla semplificazione delle procedure per il rilascio del certificato di prevenzione di incendi giacché le critiche sarebbero nella sostanza le medesime appena svolte nei confronti dell'articolo 16. L'articolo 27 prevede analoghe misure di semplificazione di procedure e certificazioni, oggi dovute dalle imprese, e soggiace - secondo noi - a critiche non meno serie. Già oggi, è possibile aprire un'impresa - mi riferisco per esempio al settore edile nel quale incidenti e morti bianche sono particolarmente diffusi - con due semplici passaggi: l'indicazione della partita IVA e l'iscrizione al registro delle imprese presso una camera di commercio. Proprio questa semplicità incoraggia, come tutti sappiamo, il fenomeno del caporalato nei cantieri, dove decine di imprese individuali nate appunto senza alcun controllo sulle capacità tecnico-organizzative e d'impresa, sulla formazione, sulla conoscenza tecnica, su quella delle leggi e delle norme che regolano il lavoro, svolgono la propria attività in violazione delle regole più elementari a difesa della sicurezza e naturalmente in condizione di assoluto sfruttamento sul piano salariale.Pag. 33
Non è di una malintesa semplificazione che si avrebbe bisogno ma al contrario di più seri controlli e di percorsi efficaci di certificazione, per ridurre la frequenza di incidenti spesso mortali sui quali, nel corso di questi mesi, sono stati ripetuti e assai vibranti gli interventi del Presidente della Camera e dello stesso Capo dello Stato.
In conclusione, su questa materia ci sembra sbagliato che, invece di mettere ispettori ed enti preposti alla prevenzione in condizione di porre effettivamente in essere tutte le misure preventive necessarie a garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e ad attuare in modo effettivo e compiuto il principio di precauzione al quale tutta la normativa italiana negli ultimi quarant'anni si è ispirata, il Governo intenda muoversi adottando il criterio iperliberista e assai negativo dei cosiddetti requisiti minimi di sicurezza, affidando di fatto alla buona fede, alla buona volontà o alla buona coscienza del privato verifiche che oggettivamente confliggono con il suo interesse economico.
Ci pare altrettanto discutibile, per quanto concerne specificamente l'articolo 16, che ciò avvenga attraverso la reiterazione di un tentativo già invano compiuto due volte dal Governo, in occasione della discussione sulla legge finanziaria e in occasione della discussione del decreto-legge del 27 dicembre 2006, n. 297.
Signor Presidente, il provvedimento che stiamo discutendo non si presta ad una valutazione sommaria ed univoca, data la sua ampiezza e complessità. Ci è parso in questo momento ben più utile esprimere una valutazione articolata, non solo per manifestare un giudizio ma anche per favorire una discussione approfondita, meditata, quale quella che questa complessa materia richiede.
Da parte nostra teniamo un atteggiamento interlocutorio, aperto, com'è giusto all'inizio di un confronto parlamentare vero tra posizioni non in tutto coincidenti. Restiamo in attesa di verificare la disponibilità reciproca delle forze di maggioranza ad ascoltarsi e a cercare insieme un punto di convergenza sulle materie cruciali che registrano ancora talune diversità di giudizi.
Signor Presidente, chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Burgio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Il provvedimento in discussione è sicuramente di rilevante importanza. Rappresenta non solo una esemplificazione della vita dei cittadini e, quindi, un miglioramento qualitativo della stessa ma anche un contributo alla politica di rilancio economico del Paese.
Il testo del presente provvedimento, peraltro già profondamente emendato nella X Commissione, consente di recuperare il forte ritardo accumulato dall'Italia rispetto agli altri Paesi europei. Riteniamo, però, necessario un confronto di merito con il Governo su molti aspetti.
Il nostro è un giudizio positivo sull'impianto del provvedimento ma critico su alcune questioni specifiche. Diciamo ciò perché noi abbiamo a cuore la trasformazione del Paese, il miglioramento della vita di cittadini, ma anche l'obiettivo di predisporre norme effettivamente incisive, chiare ed applicabili. Per tale motivo, solleviamo dubbi e perplessità su alcuni articoli del provvedimento che consideriamo rilevanti.
Tutto il titolo V ed altri articoli, che poi analizzerò in dettaglio, riguardano il settore dei trasporti. Nella IX Commissione avevamo chiesto lo stralcio di questi articoli, proprio per procedere ad un approfondimento di merito, vista la delicatezza e la complessità delle questioni trattate. Purtroppo, questa nostra richiesta non è stata accolta. Ci siamo allora impegnati in un confronto con le categorie interessate e con gli enti specialistici del settore, che ha portato ad un notevole approfondimento della materia, riversato Pag. 34nel parere espresso dalla IX Commissione, approvato peraltro all'unanimità. Devo, però, dire con una certa amarezza che, di questo parere, tranne, al momento, sull'ex articolo 5, relativo alla verifica della liberalizzazione dei servizi a terra negli aeroporti civili, che è stato completamente riscritto - di questo ringrazio il relatore e il Governo, perché era assolutamente insostenibile - non è stato recepito assolutamente nulla.
Tuttavia, ripeto, si tratta di questioni rilevanti sulle quali riteniamo che la chiusura del Governo sia assolutamente inaccettabile! Siamo ancora in tempo per continuare il discorso e mi auguro che il Governo e il relatore prendano in considerazione il contributo che cerchiamo di dare, nell'esclusivo interesse del miglioramento del testo.
Desidero richiamare l'attenzione su alcune proposte emendative che abbiamo presentato: si tratta di un corpus consistente, ma alcune di esse ci sembrano particolarmente rilevanti per le problematiche che trattano. Innanzitutto, l'articolo 5 (ex articolo 3) contiene una previsione normativa importante, che consente le modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli a motore, senza un preventivo nulla osta delle case costruttrici e senza una visita e una prova presso i competenti uffici della Direzione generale per la motorizzazione. Si tratta, in sostanza, di consentire l'installazione di kit autorizzati, senza che le strutture pubbliche possano dire nulla e senza che le case costruttrici esprimano la loro opinione! Stiamo parlando, lo ricordo, di interventi strutturali su autoveicoli che ne possono mettere in discussione l'affidabilità! Comprendo questo desiderio di liberalizzare e di andare incontro alle esigenze e alle richieste dei cittadini, ma ciò non può avvenire a scapito della sicurezza! Con la nostra proposta emendativa, pertanto, cerchiamo di ridimensionare in qualche modo la portata della previsione normativa contenuta nel testo e, senza contrastare il progetto di liberalizzazione, chiediamo tuttavia una particolare attenzione alla rilevantissima questione del sistema della sicurezza! In questo settore, infatti, registriamo, purtroppo, un incremento di incidenti, dovuti a tante cause, che fanno del nostro Paese uno di quelli più a rischio a livello europeo. Credo, pertanto, che una riflessione su questo aspetto sia assolutamente necessaria!
Tutto l'originario titolo V (mi riferisco agli articoli che, nella versione attuale del testo, vanno dal 50 al 55) tratta, anch'esso, di questioni molto delicate. Tra gli articoli menzionati, il primo - l'articolo 50 - riguarda l'istituzione del regime personale della targa dei veicoli. Condividiamo tale misura, tuttavia auspichiamo che, nell'attuazione regolamentare di tale norma, ci si soffermi su alcuni aspetti di dettaglio, che consentano la sua effettiva applicabilità ed un controllo, da parte del pubblico, su un regime che cambia radicalmente (in quanto la targa non è più legata all'autoveicolo, ma al proprietario stesso). Ciò crea tutta una serie di conseguenze. Si tratta, pertanto, di disciplinare, mediante regolamento, questioni di dettaglio, come l'abbinamento della targa al proprietario, la dismissione della targa, i casi di furto e smarrimento: sono tutte questioni che vanno chiarite, al fine di evitare, poi, conseguenze spiacevoli, pur nell'ambito di un provvedimento che giudichiamo positivamente e che condividiamo.
Si può dire lo stesso, come è stato anche accennato dai colleghi che mi hanno preceduto, per l'articolo successivo, riguardo agli atti relativi ai diritti di proprietà registrati nell'archivio nazionale dei veicoli che, a nostro avviso, dovrebbe essere integrato in modo da comprendere tutte le ipotesi che incidono sulla natura giuridica e sull'individuazione del proprietario effettivo del veicolo. Non possiamo lasciare un vuoto in una materia così delicata, per le conseguenze che l'incertezza nell'individuazione del proprietario effettivo del veicolo potrebbe avere nel campo della responsabilità civilistica, amministrativa e tributaria, che finirebbe per aprire, di conseguenza, una serie di possibili contenziosi da cui non si saprebbe bene come uscire.Pag. 35
Tali aggiustamenti non comportano blocchi di alcun genere ma servono ad apportare un miglioramento al testo del provvedimento in discussione.
Un altro articolo molto delicato è quello che riguarda il personale del PRA (il pubblico registro automobilistico). Riteniamo matura la scelta del Governo e, pertanto, la condividiamo. Anche nella scorsa legislatura era stata presentata, da parte del centrodestra, una proposta di legge (A.C. 5636) che si muoveva nella stessa direzione, ma di cui però non si è fatto più nulla. Adesso il problema è stato ripreso e si tratta di una semplificazione importante apportata al settore. Tuttavia, si pone il problema relativo ai dipendenti del PRA. Questi ultimi non possono essere considerati degli esuberi o dei pesi da sistemare in qualche modo. Riteniamo, inoltre, che non si possa risolvere tutto estendendo le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001, che fa riferimento alla mobilità del personale in esubero nelle pubbliche amministrazioni. Occorre fare qualcosa di diverso. Pertanto, abbiamo presentato un apposito emendamento che tiene in debita considerazione che trattasi di personale altamente specializzato che può essere utilmente reimpiegato per migliorare i servizi resi al cittadino in questo delicato e importante settore. Si tratta, pertanto, di un emendamento che, a nostro avviso, assume un rilievo centrale. Aspettiamo che dal Governo provenga una risposta positiva in questa direzione, nell'interesse sia dei lavoratori sia dei cittadini e della pubblica amministrazione, la quale non può perdere professionalità così importanti e già operative. Il nostro intento è quello di semplificare, ma riteniamo che ciò debba avvenire non contro qualcuno ma insieme a qualcuno e che i lavoratori del PRA vadano considerati una risorsa e non un ingombro.
Abbiamo presentato anche un'altra serie di emendamenti importanti; in particolare, quelli relativi all'articolo 16, che sono stati firmati da tutti i deputati del nuovo gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, a nome del quale sto effettuando il mio intervento. Tali emendamenti riguardano la procedura di autocertificazione prevista per gli impianti a pressione e gli apparecchi di sollevamento; procedura che non condividiamo in quanto questi impianti e questi apparecchi possono mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori. Condivido in pieno, quindi, quanto a tale riguardo è stato detto dall'onorevole Burgio. Si tratta di un emendamento con il quale si prevede di non lasciare all'autocertificazione delle imprese la verifica di tali impianti e apparecchi che invece a nostro avviso deve rimanere oggetto di controllo pubblico. Si verificano troppi incidenti sul lavoro! Nel momento in cui, finalmente, mediante misure che sono state previste insieme, anche nella legge finanziaria per il 2007, ha avuto inizio una seria operazione di contrasto all'abusivismo e ai rischi nel campo del lavoro, anche con l'aumento del numero degli ispettori, non possiamo cancellare, con un colpo di spugna, questa linea di condotta che condividiamo per tornare ad una posizione assolutamente pericolosa, tenuto conto della delicatezza e della potenziale pericolosità degli impianti.
Anche in relazione all'articolo 19, che condividiamo, chiediamo una misura di semplificazione importante che, tuttavia, non diminuisca l'attenzione che deve essere prestata in relazione al profilo della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Mi riferisco alla prevenzione degli incendi, settore in cui occorre mantenere elevati livelli di sicurezza.
Il terzo emendamento, firmato da parte di tutto il mio gruppo, è volto ad assicurare la tracciabilità dei veicoli a fine vita. Si ritiene di dover coordinare questa norma con la direttiva comunitaria emanata in materia e con il decreto legislativo n. 201 del 2003. La fine vita del veicolo costituisce un momento molto importante, in quanto in questa fase si realizzano problemi di smaltimento, di riciclo dei veicoli, di smaltimento delle sostanze potenzialmente inquinanti e del recupero di materiali. In tal modo, si potrebbe monitorare e controllare il fenomeno Pag. 36dell'abbandono dei veicoli stessi. Necessita, a questo fine, una norma precisa e incisiva.
Inoltre, vi è l'articolo 58, che è estremamente importante e che chiediamo di potenziare. Condividiamo, infatti, l'adozione della legge annuale per la promozione della concorrenza e della tutela dei consumatori, al fine di recepire segnalazioni, pareri e indicazioni dell'autorità garante. Chiediamo, però, di estendere questa fattispecie affinché contempli anche la possibilità di recepire le segnalazioni dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici dei lavori, servizi e forniture, al fine di tutelare la concorrenza anche in questo specifico segmento di mercato.
Come si può constatare, il giudizio che diamo è positivo, però riteniamo anche che ci sia ancora molto da lavorare per migliorare il provvedimento. Pensiamo che ci sia ancora tempo e che il Governo possa - e debba - dare segnali sugli emendamenti che riteniamo importanti, anzi cruciali. L'atteggiamento del Governo, inoltre, deve essere di apertura sul merito delle questioni, non ci deve essere alcun pregiudizio, ma un confronto sul merito che può portare a un ulteriore miglioramento del testo. Ciò perché vogliamo un testo che dia certezze giuridiche, garanzie, che innalzi i livelli di sicurezza per i lavoratori e per tutti cittadini. Quindi, una riflessione serena è possibile, si può giungere rapidamente alla conclusione dell'iter parlamentare di un provvedimento che intendiamo sostenere.
Tuttavia, lo dico con franchezza, ci aspettiamo che l'atteggiamento del Governo rispetto agli importanti problemi che poniamo sia positivo, perché altrimenti rischieremmo di dover fare valutazioni politiche che speriamo, al momento, di non dover fare. Quindi, riapriamo un confronto e andiamo nella direzione giusta al fine di varare una legge in linea con la più avanzata normativa europea, in grado di sviluppare l'economia, creare nuovi posti di lavoro e migliorare la qualità della vita dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il provvedimento oggi al nostro esame ha un titolo ed un oggetto molto suggestivi: «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali (...)». Ciò dovrebbe farci presupporre un insieme di norme volte a liberare le imprese e i cittadini, sia come consumatori che come imprenditori o soggetti prestatori di servizi, da legami, lacci e lacciuoli.
Già dalla prima parte della discussione emergono con chiarezza quali siano, all'interno della stessa coalizione di maggioranza, le differenze di interpretazione sulla finalità che si vorrebbe raggiungere.
Per chi ha uno spirito un po' più liberale, la lettura del corposo provvedimento in esame dà invece un'altra triste sensazione, ossia che si tratti di un'ulteriore limitazione di libertà. A nostro parere, la tutela del consumatore deve essere realizzata garantendo una possibilità di scelta che sia la più ampia possibile, all'interno della più ampia gamma esperibile.
Ebbene, non ci pare che questo Governo stia operando in tal senso. Forse taluni esempi, molto semplici, potranno illustrare questa situazione.
Con precedenti provvedimenti si è creata una guerra fra poveri: si è deciso di intervenire sui taxi e sui distributori di benzina che, come è noto, possono ora essere installati, a prescindere da ulteriori vincoli, laddove vi siano grandi superfici di vendita. Ma allora voi, proprio voi che volete tutelare il consumatore, offrendogli servizi più specializzati al minor costo - e ciò può essere fatto con la concorrenza -, che dite, ad esempio, delle grandi superfici di vendita che, in talune regioni, sono «monocolori»?
Credo che tra queste norme, in ragione delle buone intenzioni che vi dovrebbero Pag. 37governare, ci dovrebbe essere anche la previsione che in ogni regione le superfici di vendita di una marca non possano essere superiori ad una certa percentuale. Onorevoli colleghi, non sto parlando di fatturati - questi ultimi dipendono dalla bravura e dalla competitività dell'imprenditore -, ma non è pensabile che in talune regioni l'offerta sia fatta da esercizi monomarca. E, guarda caso, in tali esercizi, con i vostri provvedimenti, adesso si può vendere anche la benzina.
A noi sta bene la sfida, ma vi proporremo di indicare una percentuale massima di superfici di una marca e, laddove ci venisse detto che tale previsione è in violazione del Titolo V della Costituzione, la nostra risposta sarà che con questo provvedimento, e con gli altri precedenti, ne avete commesse di ben più gravi.
Un altro esempio banale, che attiene alla vita dei cittadini, è ciò che è stato fatto con una «lenzuolata» precedente: il costo di ricarica dei telefonini. Ma non è questa la vera misura di tutela del consumatore (abbiamo e avete visto che può portare a un aumento dei costi di utenza)!
Il vero problema, che non avete neanche pensato di eliminare, è un altro: l'abolizione delle tasse di concessione governativa. Questa è una misura di liberalizzazione, nell'interesse del consumatore, che non è così sprovveduto e disattento!
Ciò che è successo ieri e l'altro ieri dovrebbe ulteriormente avervi, non dico insegnato - perché non ho la presunzione che siate in grado di capire così rapidamente - ma almeno messo sull'allerta in merito ad una situazione che non è assolutamente condivisa e non viene percepita per quello che voi tentate di rappresentare.
Che dire degli interventi relativi a tutte le vicende che interessano la vita di un cittadino nei rapporti con le banche? Che dire dell'intervento sull'utilizzabilità e computabilità del massimo scoperto, solo nelle ipotesi in cui effettivamente la somma venga destinata? Su ciò è evidente che siamo assolutamente tutti d'accordo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,40).
MARIA TERESA ARMOSINO. Ma tale aspetto si colloca nell'ambito del rapporto più complessivo con il sistema del credito, rispetto al quale non ci pare di comprendere, nella sua completezza, quale sia la vostra posizione di coalizione; questo è un intervento, ma il Paese e i suoi cittadini (siano essi utenti, fruitori, privati o imprese) hanno bisogno di una politica che nei confronti del sistema bancario eserciti la sua funzione e non ne diventi invece un presupposto stesso di esistenza.
Vi sfido su un altro aspetto: volete semplificare, ma spiegatemi perché, da quando siete al Governo, un soggetto non può più ottenere automaticamente l'attribuzione della partita IVA, ma ci deve essere un altro soggetto che verifica se esso abbia titolo o no per averla.
Queste sono alcune prove banali - ne potremmo portare a centinaia - della non credibilità di quanto viene proposto. Passando ad un esempio completamente diverso, parliamo di quanto è accaduto, sempre mentre il vostro Governo è in carica, a proposito dell'utilizzo della cannabis e dell'introduzione di dosi minime, quando poi mandate i cani e i NAS nelle scuole. Credo che dobbiate chiarire, al vostro interno, qual è il quadro di azione che volete proporre al Paese. Altrimenti, siamo di fronte a misure a proposito delle quali singolarmente si può forse anche convenire, ma che, nel complesso, nulla fanno e nulla modificano.
Da ultimo, ma non ultimo: l'abolizione della «moneta», fatta - credo - su suggerimento del vostro Viceministro dell'economia e finanze (non lo nomino a caso) Visco, che resiste imperterrito a uno scandalo che è noto da tempo e per il quale mi risulta che il Governo non abbia ancora deciso di rispondere in Assemblea, relativo a un intervento pesante sulla Guardia di finanza.
Credo che l'abolizione della carta moneta, che volete proporre per tutelare il cittadino, corrisponda invece a una misura diversa, che non sia, cioè, quel controllo Pag. 38dello Stato nei confronti del cittadino per vedere che correttamente esplichi i suoi doveri rispetto allo Stato stesso, ma prosegua invece quanto già state introducendo, vale a dire che oggi le banche possono anche non erogarti un mutuo perché accedono al tuo conto corrente, osservano quali sono le tue spese, e decidono, secondo un giudizio terzo, se in relazione al tipo di spese che sostieni potrai o meno permetterti di pagare il mutuo, quindi, non sulla base della valutazione della tua capacità di reddito e di distribuzione, ma con una scelta più pesante, di eccessiva ingerenza nella vita del cittadino.
Abbiamo parlato spesso in quest'aula di un «grande fratello» che è alle spalle del cittadino. Ci avete sempre risposto che saremmo i difensori degli evasori e di coloro che non vogliono avere rapporti corretti con il fisco. Vi rispondiamo, come già abbiamo fatto, che siete riusciti a incrementare il livello di tassazione dei soggetti che già pagavano le tasse e non avete scoperto, invece, altri fenomeni di evasione; su ciò è sufficiente leggere le dichiarazioni rese in Commissione dal responsabile della nostra riscossione Publitalia - evidentemente, vi piacciono i nomi - per capire quanto produce l'attività di accertamento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA TERESA ARMOSINO. Questa, e una serie di altre argomentazioni che affronteranno i colleghi del mio gruppo, a proposito delle quali sono stati presentati anche alcuni emendamenti, sono le ragioni per le quali forse potremo votare a favore di talune proposte emendative, se le modifiche che abbiamo proposto verranno accolte, ma nel complesso ritengo che il provvedimento in esame non risolve i problemi connessi con la tutela del cittadino, né migliora le attività produttive e commerciali.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.
GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge oggi alla nostra attenzione è il risultato di un confronto aperto e ricco di contributi e sollecitazioni che si sono svolti nell'ambito della Commissione attività produttive.
È un provvedimento - ne sono convinto - destinato a raccogliere le numerose indicazioni ed apporti che verranno dalla discussione in Assemblea. Mi sembra di aver compreso che vi sia, da parte della maggioranza e dell'opposizione, un atteggiamento di attenzione e una condivisione su molti punti: ciò porterà a svolgere un buon lavoro, nell'interesse del Paese.
Del resto, già i provvedimenti meglio conosciuti come «Bersani uno», del luglio scorso, «Bersani due», del marzo scorso e, quindi, il presente - che mi permetto di chiamare «Bersani tre» - hanno trovato un grande riscontro nel Paese, nell'opinione pubblica e fra i cittadini. Si tratta di provvedimenti che toccano da vicino i consumatori, le famiglie e le imprese. Infatti, è largamente diffusa la convinzione che queste scelte abbiano inciso positivamente sulla riduzione del prezzo dei farmaci, sull'indennizzo diretto delle assicurazioni, sulla riduzione dei costi di ricarica dei telefoni mobili, bancari e del passaggio di proprietà degli autoveicoli.
È questa la strada per far sentire più intenso il legame fra il cittadino, le istituzioni e la politica. Infatti, con questi provvedimenti si apre, per così dire, una sorta di dialogo privilegiato, di confronto sulle cose concrete, destinato a lasciare un'impronta e costruire le premesse anche per una rinnovata collaborazione - mi auguro - tra maggioranza e opposizione, proprio nell'interesse del Paese.
Ma, approfondendo il merito del provvedimento e affrontando, ad esempio, la questione dei rapporti fra imprese e professioni più libere, vi è una richiesta forte, che proviene dal mondo di chi produce, di semplificare e rendere più facile la vita quotidiana, liberare le imprese - come affermava l'onorevole Armosino - da tanti condizionamenti inutili, dalle procedure e dagli adempimenti.Pag. 39
Si tratta di fronteggiare un problema di tempo e di costi; di tempo da restituire all'attività aziendale anziché da dedicare alle pratiche burocratiche, e di costi se si riflette sul fatto che il costo della burocrazia è stimato in circa 15 miliardi di euro: sono cifre che debbono indurre a riflettere, sono costi sui quali già abbiamo inciso con le scelte legislative compiute nei mesi scorsi, ma che ancora richiamano la nostra attenzione.
Ma vi è un altro aspetto rilevante, che non possiamo dimenticare. Accanto alla semplificazione, con questi provvedimenti vogliamo aprire al mercato, alla concorrenza, abbattere i sovrapprezzi, la scarsa trasparenza, favorire il nostro sistema paese per essere più competitivo, liberarlo dai vincoli, consentendo a chi ha capacità di intrapresa, creatività, voglia di innovare, di esprimere il meglio di se, di poter gareggiare in un mercato sempre più globale e concorrenziale.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ci ha più volte espressamente richiamati alla necessità di intervenire, riformare, cambiare la nostra legislazione in senso favorevole alla concorrenza.
Poniamo la nostra attenzione all'articolo 1 di questo disegno di legge, che ha proprio l'obiettivo di superare ed abbattere i vincoli che di fatto ostacolano l'apertura di nuovi punti di vendita. I consumatori potranno più facilmente accedere all'acquisto di beni e servizi, anche perché verranno meno le limitazioni di vendita di prodotti o servizi complementari rispetto a quelli accessori.
Riflettiamo sul contenuto dell'articolo 3, che attiene all'attività di intermediazione commerciale. Non vi è più ragione di mantenere in essere autorizzazioni e marchingegni vari per l'esercizio dell'attività di agente, rappresentante e mediatore. Da un lato, vengono così unificati profili professionali; dall'altro, per esercitare le suddette attività sarà sufficiente una dichiarazione corredata dalle relative autocertificazioni, da presentarsi alle competenti camere di commercio, superando l'iscrizione in ruolo, su cui già si era pronunciata la Corte di giustizia.
È chiaro che saranno mantenuti, invece, i necessari requisiti soggettivi: morali, professionali, tecnici e finanziari. Vi sono, pertanto, semplificazione, trasparenza, concorrenza, ma anche garanzie di professionalità.
L'articolo 5, sulla componentistica dei veicoli a motore, è finalizzato alla liberalizzazione di un mercato oggi ancora caratterizzato da una regolamentazione costosa e obsoleta che ne limita lo sviluppo nel nostro Paese.
L'articolo 6, sull'apertura del mercato della distribuzione del GPL, assegna all'utente la possibilità di acquistare liberamente il gas sul mercato.
Potrei proseguire a lungo per ciò che concerne l'articolo 8 e la verifica, da parte del Ministero dei trasporti, sulla liberalizzazione dei servizi a terra nei nostri aeroporti ed anche per quanto attiene agli articoli 10 e 11, in materia di trasporto ferroviario e di trasporto innovativo.
Come già è avvenuto nel settore dei trasporti di persone e di merci, anche per il trasporto ferroviario si prosegue nel processo di apertura del mercato con un controllo adeguato di chi è chiamato a gestire la rete e della professionalità e capacità organizzativa degli operatori privati che prestano il servizio.
L'articolo 11, sul trasporto innovativo, merita sicuramente una riflessione più puntuale, anche perché è stato oggetto di un costruttivo confronto in Commissione, soprattutto per le implicazioni che tale norma comporterà. Per trasporto pubblico locale innovativo si intende la diffusione di servizi collettivi con tariffe differenziate. Si vogliono favorire nuovi servizi di trasporto nelle nostre città e nelle aree urbane come alternativa all'auto privata.
È necessario far crescere questa tipologia di servizi, liberalizzando l'offerta e sollecitando i comuni ad intervenire con forme di incentivazione che possano aumentare questa straordinaria opportunità, anche con riconoscimenti finanziari e sostegni agli stessi enti locali.
Quanto possa incidere questa scelta sulla nostra vita di cittadini del XXI secolo, che vivono le questioni del traffico, Pag. 40dell'inquinamento e dei loro riflessi di natura climatica e, quindi, sulla nostra salute, è facile da immaginare.
Dobbiamo dare un impulso forte all'uso di veicoli ecologici per le tante ragioni che conosciamo. Si tratta, quindi, di proseguire con alcune delle scelte innovative e strategiche che già abbiamo compiuto nella legge finanziaria per il 2007 e che avranno un forte riflesso, anche di mercato, per le nuove iniziative produttive che si potranno mettere in campo, recuperando il divario che ci separa da altri Paesi europei.
I comuni, inoltre, consultando le associazioni di rappresentanza, saranno tenuti a predisporre una carta dei servizi dei trasporti innovativi e ciò soprattutto per una maggiore tutela dei diritti dei cittadini.
Deve essere ricordato, inoltre, il titolo relativo ai rapporti tra i cittadini consumatori e il complesso dei rapporti con lo Stato e con gli enti. Tali questioni, che definirei nodali, vengono affrontate nel titolo III, con forte impatto sulla vita dei cittadini, come ho già detto, ma anche sui bilanci familiari; si pensi all'abolizione della commissione di massimo scoperto, un onere gravoso per il cittadino titolare di conti correnti ed improprio, a mio avviso, anche per come viene calcolato.
Ricordiamo anche l'abbattimento dei costi di natura sia tributaria, sia finanziaria, per alcune operazioni relative a mutui e finanziamenti.
L'articolo 35, inoltre, pone un limite agli oneri che possono essere addebitati agli utenti del servizio pubblico, obblighi di trasparenza delle condizioni contrattuali, riduzione di costi per i nuclei familiari e così potremmo proseguire per quanto riguarda la semplificazione e la modernizzazione delle modalità di pagamento e la necessità, quindi, di introdurre nuove formule.
Si tratta di un provvedimento ampio, che investe positivamente la vita dei cittadini e delle famiglie, toccando tanti aspetti della nostra quotidianità e che troverà, nel corso del dibattito in aula, la possibilità di arricchirsi di contributi importanti.
Signor Presidente, mi auguro - mi rivolgo a tutti i colleghi - che veramente ci possa essere nel merito, proprio per le implicazioni che questo provvedimento comporta, una larga condivisione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, siamo giunti alla terza puntata della saga, che personalmente mi auguro termini, dei disegni di legge proposti dal Governo in tema di liberalizzazione e di modernizzazione di questo Paese.
Il vero obiettivo del primo provvedimento era quello di creare uno Stato di polizia sul controllo dei nostri conti correnti bancari e sulla circolazione della moneta. Il secondo provvedimento, di fatto, è stata la saga del discredito rispetto a contratti sottoscritti tra società private e persone giuridiche terze. Mi riferisco al tema dell'alta velocità, dove con un colpo di spugna si sono cancellati i contratti tra soggetti privati, che dovrebbero essere tutelati dal nostro ordinamento, contro i quali il legislatore non dovrebbe intervenire con tali modalità.
Questa terza - mi auguro ultima - puntata, invece, segue il filo conduttore predominante delle altre due, ovvero quello di cercare di colpire in modo chirurgico tutte quelle attività imprenditoriali della nostra società (dai commercianti, agli artigiani e agli industriali), che sono convinto costituiscono il vero patrimonio e la vera ricchezza del mondo produttivo del nostro Paese.
In questa occasione, voi sottolineate ancora una volta la vostra volontà di tutelare coloro i quali hanno posizioni di sicurezza già garantite. Mi riferisco al contratto con il pubblico impiego che avete sottoscritto in tarda notte per evitare uno sciopero, senza, peraltro, chiedere almeno la contropartita minima di meritocrazia, Pag. 41di efficienza e di produttività. Tali contropartite dovrebbero essere richieste ad un lavoratore che, nel mercato globale dell'economia moderna, avendo già la grande tutela della sicurezza del posto di lavoro, dovrebbe perlomeno garantire una serie di operatività, di operosità e di produttività del proprio lavoro, contrariamente a quanto accade attualmente.
Quindi, ancora una volta, sotto il titolo di questo provvedimento non sono prefigurate le condizioni per rendere il nostro Paese più competitivo, più moderno e più libero nelle conduzioni di mercato. In alcuni settori, ovvero in quelli che non sono di vostro interesse o di vostra tutela politico-economica, addirittura create norme simili al far west e alla giungla. Mi riferisco ad aperture indiscriminate, alla possibilità di commercializzare le più variegate specie di prodotti e ai distributori di carburante. A tale proposito, nel nostro Paese abbiamo assistito al fatto che nel 1998 lo stesso ministro di oggi aveva già cercato di razionalizzare la rete dei distributori. Sappiamo che nel nostro Paese il numero di questi esercizi commerciali è sovrabbondante, ma conosciamo anche le condizioni particolari in cui l'Italia vive, con un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese. Queste caratteristiche della nostra economia e della nostra società, come, per esempio, il numero dei comuni, difficilmente si possono cancellare a colpi di norme legislative.
Pertanto, a fronte di quella prima razionalizzazione della rete distributiva, oggi invece modifichiamo quelle norme per favorire il sistema delle cooperative e della grande distribuzione e del commercio. Solo per tali finalità, si eliminano i parametri minimi di vicinanza, che peraltro ritengo fondamentali e necessari nel nostro Paese. Infatti, non si apre una pizzeria, ma un distributore di carburanti, per il quale è necessario porre in essere le opportune precauzioni dal punto di vista ambientale e della sicurezza, su cui dimostrate molta sensibilità a corrente alternata.
Noi pensiamo che questa liberalizzazione contribuirà assai poco a rendere più moderno il nostro Paese. Crediamo che le cose che lo rendono più moderno e competitivo siano altre: ad esempio, le infrastrutture.
Penso che il voto, nelle due ultime giornate, dei cittadini italiani abbia anche voluto significare l'incapacità di decidere di questo Governo. In tema di infrastrutture, tra pochi giorni sarete chiamati a dare la risposta finale sull'alta velocità nel tratto Lione-Torino. In proposito ci avevate criticato dicendo che non eravamo in grado di colloquiare con le comunità locali affinché si realizzassero, nel nostro Paese, queste infrastrutture necessarie. Ebbene, non mi sembra che voi abbiate fatto passi in avanti, né sul tema dell'alta velocità - anzi, sicuramente avete fatto passi indietro con il secondo provvedimento Bersani - né su quello delle infrastrutture energetiche.
Vi sono enti locali governati dalla sinistra che ancora oggi mettono in discussione la trasformazione della centrale elettrica di Civitavecchia, dove lo stato di avanzamento dei lavori è al 70 per cento, che costituisce una trasformazione necessaria per avere un costo dell'energia elettrica più competitivo e più vicino a quello degli altri Paesi. Ebbene, voi mettete in discussione queste grandi opere, che sono fondamentali per il nostro Paese.
Noi pensiamo che queste siano le risposte che i cittadini italiani e la nostra società si aspettano, non certo il contenuto del provvedimento che nei prossimi giorni voteremo. Quando affermo che siete strabici, nel senso che non seguite un principio di vera libertà economica, è perché mi domando come mai non avete pensato alla liberalizzazione vera nella materia della distribuzione commerciale dei giornali e dei periodici. Abbiamo presentato un emendamento al provvedimento che va nella direzione di liberalizzare anche questo settore. Non capiamo perché la volontà di liberalizzare e di eliminare quelle che voi definite posizioni di rendita da parte di tassisti, di commercianti, di notai e di avvocati non possa essere diffusa anche in senso lato all'intera economia.Pag. 42
Abbiamo presentato anche un emendamento per cercare di scardinare il monopolio della distribuzione commerciale di grandi dimensioni. Sappiamo tutti benissimo che avete posizioni dominanti con il sistema delle cooperative di consumo in alcune aree geografiche del Paese, con fatturati che coprono il 50-70 per cento dell'acquisto di beni di largo consumo. Anche su questo argomento c'è la nostra contestazione: chiediamo che si verifichi, attraverso l'Antitrust, se ci siano effettivamente posizioni dominanti da parte di un attore monopolista in un ambito territoriale come quello provinciale, e che, in tal caso, si proceda affinché il monopolio venga scardinato per andare incontro al cittadino consumatore, il quale sicuramente in alcune aree geografiche del nostro territorio (Piemonte, Lombardia e Veneto) ha la possibilità di scegliere tra tante insegne commerciali della grande distribuzione e, purtroppo, quando vuole andare in un ipermercato di 6 mila metri quadrati in Emilia Romagna, in Toscana o in Umbria, ha difficoltà a trovare altrettante insegne.
Queste sono le liberalizzazioni serie a 360 gradi, non quelle che prevedono - come fate con una norma in questo provvedimento - lunghi periodi di transizione per le cooperative che non rispondono più ai requisiti del nostro codice civile in tema di mutualità. Ma quali due anni? Bisogna procedere immediatamente. Chi non possiede più i requisiti previsti deve essere considerato, in quanto persona giuridica privata, al pari degli altri e deve pagare le imposizioni fiscali e i contributi sociali, senza agevolazioni nella raccolta del denaro dai propri cooperatori soci, entrando nella competizione naturale di un mercato moderno, come dovrebbe essere il mercato italiano.
Quindi, abbiamo anche presentato una norma che prevede una vera competizione e liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Vedete, voi al Senato state facendo passi indietro: avete reinserito le aziende speciali e - non solo sull'acqua, ma anche su altri argomenti importanti dei servizi pubblici locali - avete previsto nuovamente la possibilità per i comuni di operare in economia; insomma, per voi è molto lontano quel concetto di sussidiarietà orizzontale che dovrebbe essere proprio di un Paese moderno, anche nell'obiettivo di cercare di ridurre un problema di grande attualità, ossia il problema dei costi della politica.
Noi ci siamo su questi argomenti! Sappiamo che su tali argomenti una parte della maggioranza non c'è ma, se vogliamo modernizzare il Paese, noi ci siamo: votiamoli, una parte del vostro schieramento non li voterà, ma non possiamo morire di «vetocrazia», non possiamo morire con piccoli partiti che condizionano le maggioranze di governo e che bloccano e non rendono moderno il nostro Paese. Dobbiamo uscire da queste sabbie mobili.
Così, vi diamo la sponda su un altro argomento di grande attualità: l'ICI sulla prima casa. Abbiamo presentato un emendamento per eliminarla. Avete il tesoretto per farlo. L'ICI sulla prima casa non riguarda i ricchi, ma le fasce sociali medie e basse del Paese...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO VALDUCCI. Siamo pronti, lo votiamo insieme a voi, a quella parte di maggioranza che vorrà votarlo insieme a noi.
Insomma, noi siamo pronti a fare la nostra parte per rendere l'Italia più moderna e competitiva e lo faremo anche nei confronti dei costi della politica. Certo, non si può mantenere in vita un Governo con il veto di alcune componenti della maggioranza politica, che non permettono di rendere il Paese più moderno e più competitivo, né tanto meno di eliminare gli sprechi che sono all'ordine del giorno dell'attualità politica di oggi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, l'onorevole Burgio ha svolto prima di me un intervento di valutazione complessiva del provvedimento Pag. 43in esame. Quindi, visto che lui ha già ampiamente dato una valutazione a nome del gruppo, mi soffermerò sostanzialmente su due aspetti che riguardano il provvedimento e che sono stati oggetto di lunga discussione anche in Commissione lavoro e che sono, dal mio punto di vista, di particolare rilevanza per i temi che trattano.
Tengo a sottolineare che i due aspetti su cui interverrò sono in qualche modo dirimenti per il valore che hanno rispetto ad una valutazione di insieme. Quindi, non ripeterò i giudizi già espressi sull'impianto complessivo, ma mi soffermerò su due temi specifici: quello della sicurezza sul lavoro è il primo.
Abbiamo sentito e, finalmente, abbiamo visto ricomparire sugli organi di stampa quel dramma che si consuma, purtroppo quotidianamente, nel nostro Paese e che spesso in tutti questi anni è stato oscurato e non ha costituito una notizia da dare ai cittadini: il dramma delle morti e degli infortuni sul lavoro.
Sicuramente il richiamo delle alte cariche istituzionali - il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera e il Presidente del Senato - e il fatto che continuamente si sia posta l'attenzione su questi fatti hanno contribuito a ridare visibilità a tali drammi, tanto che si è lavorato e si sta lavorando - è aperta la discussione al Senato, che poi arriverà alla Camera - su un testo unico sulla sicurezza sul lavoro.
Il testo affronta i nodi significativi: non solo e non tanto il problema di un'aggiunta di nuovi strumenti legislativi, ma la capacità di intervenire sui punti qualificanti e sui limiti dell'azione che in questi anni si è sviluppata sul tema.
Nel provvedimento in esame si affronta tale questione, dal punto di vista della facilitazione e della nascita di impresa, in un modo inaccettabile. Il tema della sicurezza sul lavoro non può essere subordinato ad un'idea di procedure di facilitazione e di nascita di imprese.
Quando parliamo, nell'articolo 19 del disegno di legge, degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento ci riferiamo a due tipologie di impianti in cui, in base alle statistiche sugli infortuni sul lavoro, si concentra un alto numero di incidenti, a volte gravi fino alla morte.
Pensare di arrivare, per la realizzazione di questi impianti, all'autocertificazione da parte di chi li realizza, senza alcuna possibilità di verifica da parte dell'ISPESL e di altri organi, quindi di organismi pubblici che, effettuate le prove, certifichino le idoneità dell'impianto in coerenza con le norme di sicurezza, significa effettuare una scelta totalmente contraria ai principi ispiratori del rilancio di una lotta tenace, serrata e precisa sul tema della sicurezza del lavoro.
Potremmo dire, infatti, che, più in generale, in materie come quella in esame - che è particolarmente «esposta» - se si svolgesse un ragionamento in cui prevale inevitabilmente (perché così è già avvenuto rispetto ad altre questioni anche di minore rilevanza) una logica di puro mercato rispetto ad un ragionamento sulla sicurezza e sugli impianti, si determinerebbero delle conseguenze gravissime.
Ciò vale anche per la questione degli impianti antincendio, affrontati nell'articolo successivo. In tale materia la verifica che oggi, con le normative vigenti, viene sottoposta preventivamente all'esame e alla certificazione di idoneità da parte dei vigili del fuoco, è un elemento di sicurezza. Molti degli incidenti, anche mortali, si verificano a causa di meccanismi e di problemi legati agli incendi nei luoghi di lavoro e a causa della non idoneità di impianti antincendio e di piani di evacuazione delle imprese.
La sicurezza sul lavoro non può essere vista né come un orpello per l'impresa né come un costo, ma deve costituire un punto centrale per chi vuole ridare dignità al lavoro e alla sua sicurezza. Oltretutto, si introdurrebbero, anche per questa via, degli elementi di concorrenza sleale nelle imprese. Infatti, un'impresa che, invece, correttamente affrontasse i costi e le scelte che derivano dalla realizzazione di impianti in totale sicurezza, subirebbe anche in questo campo, e non solo sul terreno del lavoro nero e delle altre forme di Pag. 44illegalità, la concorrenza da parte di quelle imprese che non si atterrebbero a tali norme.
La soluzione è una sola: abrogare questi due articoli. Non si tratta di riscrivere o di agire in altro modo, ma di predisporre il testo unico sulla sicurezza sul lavoro: se bisognerà apportare correzioni, miglioramenti e modifiche (ma non penso che rispetto a questi temi trattati nel provvedimento in esame ci sia bisogno modificare le norme vigenti), esse forse saranno volte a potenziare e a qualificare maggiormente gli strumenti pubblici di controllo e di intervento.
L'altro tema riguarda la questione del PRA e mi riferisco all'articolo 52 del provvedimento. Un primo problema centrale attiene alle garanzie occupazionali. Vorrei ricordare che gli strumenti che si possono prevedere a tal fine sono quelli che contrattualmente o per legge sono previsti in casi di processi oggettivi. In questo caso, invece, il disegno di legge interviene ad abrogare una funzione oggi esistente, e quindi è necessario risolvere preventivamente il problema delle garanzie occupazionali che altrimenti non sono garantite dai meccanismi delle altre procedure.
Detto questo - che è un problema centrale - vorrei soffermarmi anche sul ruolo e sulla funzione. Non perché io sia contrario, in linea di principio, al superamento e alla semplificazione di norme che oggi, molte volte, costringono il cittadino a passare da un ente ad un altro per procedure che riguardano un'autovettura: non è questo il problema. Mi preoccupano alcune funzioni del PRA, che, in un provvedimento ad hoc, anche riorganizzativo, potrebbero essere in grado di sistemare e dare uno sviluppo positivo a ciò che il provvedimento in esame si propone. Mi riferisco al fatto che, ad esempio, la mera soppressione del PRA non produrrebbe, di per sé, effetti positivi per la collettività, dal momento che verrebbe eliminato di fatto l'attuale regime di concorrenza tra pubblico e privato e verrebbe sottratto agli utenti un accesso al servizio tramite una struttura pubblica, ossia gli uffici provinciali del PRA: ciò farebbe venir meno, da questo punto di vista, la funzione calmieratrice, anche rispetto al mercato, che tale soggetto, nei fatti, determina.
Dall'altra parte, il PRA ha anche un archivio di dati e di conoscenze, che, sia dal punto di vista della sicurezza pubblica, sia dal punto di vista della quantità di dati oggi a disposizione, costituiscono una risorsa importantissima: se permettete, ho qualche perplessità sul fatto che un corposo sistema di dati così significativi - riguardanti i cittadini e le loro proprietà, come le autovetture o i veicoli in generale - possa essere semplicemente affidato a settori privati.
Quindi, probabilmente, l'idea di sopprimere la norma che si riferisce al PRA e di emanare un provvedimento organico, anche attraverso un confronto del Governo con le organizzazioni sindacali che porti, da una parte, a dare garanzie occupazionali effettive e, dall'altra, ad un progetto di riorganizzazione dell'insieme di questo servizio, permetterebbe di sopperire anche alle disfunzioni organizzative che deriverebbero dalla semplice cancellazione, dalla sera alla mattina, delle funzioni che oggi il PRA svolge.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, come vedete, mi sono soffermato solo su due punti e non ho ampliato le argomentazioni finora affrontate anche da altri colleghi e colleghe nel dibattito generale. Si tratta, però, di punti significativi; se l'insieme del provvedimento si ispira, in continuità con provvedimenti già adottati, alla tutela del cittadino consumatore o alla facilitazione di elementi di crescita dello sviluppo, il modo in cui ciò avviene, attraverso un'alta qualità di tutela sociale dei lavoratori e delle lavoratrici, è un architrave di sostanziale differenza tra il centrosinistra e il centrodestra in merito all'idea di società e di modo di governare i processi.
Non a caso, anche nel dibattito del centrodestra, vi sono sollecitazioni opposte a quelle che ho evidenziato, e cioè l'idea un po' strana (bisognerebbe approfondire, ma avremo altre occasioni di dibattito) che sembra racchiudere, più che un pensiero Pag. 45liberale, un'esaltazione neo-liberista che in nessun modo tiene conto di vincoli sociali e di tutele sociali.
Da parte della Commissione, del relatore e del Governo penso che ci sia, come mi è parso, una disponibilità al dibattito, allo sviluppo del confronto e alla ricerca delle soluzioni. Lo voglio dire e ripetere con molta serenità, ma anche con molta chiarezza: la qualità dell'ascolto e delle soluzioni che troveremo ai problemi posti pesa non poco, anzi in modo determinante, nel giudizio e nel nostro voto finale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo esaminando è certamente importante. In Commissione, è stato svolto un lavoro non banale, grazie anche alla disponibilità del relatore Lulli, che ringrazio, e del Governo. Sono state apportate modifiche che venivano sollecitate anche da parte dell'opposizione. Si tratta, quindi, di un provvedimento che, seppur parziale, perché enfatizzato nei suoi contenuti (intendo dire che rivolgersi ancora una volta al cittadino consumatore e ritenere che questo provvedimento possa davvero semplificare la vita alle imprese è un'ambizione più che una reale circostanza), ha fatto riscontrare un clima positivo all'interno della Commissione.
Ciò ha consentito anche di accogliere alcuni emendamenti proposti dalla minoranza e, quindi, di migliorare il testo che il Governo aveva proposto. Mi riferisco, innanzitutto, al tema di cui all'articolo 1, relativo alla liberalizzazione dei distributori di benzina, che sta provocando proteste nel Paese. In merito, almeno la parte politica che rappresento ha cercato di contribuire affinché si segnasse un «più uno», cioè non ci si limitasse a modificare parzialmente la normativa vigente, ma si creasse davvero un circuito di liberalizzazione che consentisse di realizzare un'effettiva concorrenza tra gli impianti di distribuzione.
Sul tema della benzina, però, dobbiamo essere onesti nei confronti dei cittadini, perché il Ministro Bersani, molto abile dal punto di vista comunicativo, va dicendo spesso che questa misura farà ridurre il prezzo al litro della benzina. Ciò è vero parzialmente. Si tratta di pochissimi punti percentuale, perché il reale problema del prezzo della benzina al consumatore è determinato dalle accise, cioè dalle tasse. Allora, il concetto che il centrodestra ha cercato di esprimere in Commissione, e che continuerà ad esprimere in Assemblea, è che la vera grande liberalizzazione è quella dal prelievo fiscale. Quando un Governo incrementa in maniera assolutamente incredibile il peso fiscale nei confronti delle imprese e dei cittadini, ne ha ben donde poi di andare a creare delle piccole liberalizzazioni! Non guardiamo, però, il pelo nell'uovo e collaboriamo anche alla stesura di un testo più efficace, perché vi sia una effettiva concorrenza, senza favorire naturalmente le grandi superfici di vendita, ma cercando di creare un equilibrio tra il tema della distribuzione dei carburanti ed i centri commerciali.
Ciò detto, delle norme che seguono, le più significative sono state soppresse. Anche sull'argomento dell'impresa più facile, enfatizzato anche nel provvedimento in esame, la Commissione attività produttive è riuscita, grazie a un lavoro bipartisan guidato dal presidente Capezzone, a creare un disegno di legge, oggi all'esame del Senato, che effettivamente va a semplificare la vita di coloro che vogliono avviare una nuova impresa.
Allora, il risultato positivo è stato raggiunto grazie al lavoro comune tra maggioranza e opposizione, e ciò la dice lunga sul fatto che, purtroppo, il Ministro Bersani molto spesso annuncia sulla stampa, o attraverso altri mezzi di comunicazione, grandi riforme, grandi rivoluzioni, senza consultare preventivamente le categorie e senza, soprattutto, tener conto che anche il Parlamento potrebbe apportare dei contributi positivi.
In particolare, sulla questione della cosiddetta impresa in sette giorni siamo convinti che l'Italia abbia bisogno di fare un passo avanti e proprio per questo Pag. 46motivo abbiamo collaborato alla costruzione del citato provvedimento, che è ispirato ad un principio molto semplice: i controlli devono avvenire successivamente all'avvio delle imprese e non essere invece antecedenti. Ciò perché in Italia succede una cosa molto simpatica: all'imprenditore che intende avviare un'impresa sono richieste oltre sessanta autorizzazioni preventive!
Naturalmente, siamo convinti che i controlli debbano essere effettuati, ma crediamo altresì che ciò non debba ostacolare l'avvio di un'impresa. Proprio per questo motivo la ratio che sta al fondo dell'impresa in sette giorni, del provvedimento che abbiamo contribuito a stendere, è stata estrapolata dal disegno di legge in esame ed ha un suo percorso parlamentare.
Le novità poi, onestamente, diventano poche. Innanzitutto, contestiamo tutta la parte relativa all'abolizione del PRA. In proposito, ho ascoltato in precedenza il collega di rifondazione comunista.
Anche su tale punto abbiamo apprezzato la dichiarazione del relatore riferita ad una riscrittura della parte in questione. Al di là del fatto che su tale argomento sono stati presentati disegni di legge che andrebbero esaminati, magari separatamente (e, quindi, la parte di cui si tratta potrebbe essere stralciata), è importante trovare un punto di equilibrio. Infatti, poiché sappiamo perfettamente che vi sono convenzioni per il servizio fornito dal PRA e dall'Automobile Club Italiano e vi sono ovviamente agenzie private che competono con l'ACI nel servizio ai cittadini e agli automobilisti, credo che vada trovato un equilibrio, senza colpire come una mannaia un settore che, in alcune parti del Paese, ha portato risultati positivi.
Cosa manca nel provvedimento in esame? Noi abbiamo cercato di proporre un'azione emendativa che non fosse solo soppressiva di passaggi, che peraltro critichiamo: uno per tutti - apro una parentesi - è quello relativo, ancora una volta, alla vicenda dei tassisti. Infatti, con l'articolo 8 e con l'articolo 11 si vuole nuovamente riaprire il fronte del conflitto con tale categoria. Siamo perfettamente consapevoli che è necessario avere un trasporto pubblico più innovativo all'interno delle città e che vi deve essere un aumento delle licenze. Tuttavia, siamo di nuovo in una situazione nella quale vi sarà uno sciopero dei tassisti, il Ministero non riceverà le categorie e i sindacati dei tassisti, ci ritroveremo di nuovo con una conflittualità fortissima nel Paese e non avremo risolto un problema che, purtroppo, il legislatore nazionale difficilmente potrà risolvere, perché si tratta comunque di materia che rientra nella diretta competenza di regioni e comuni. Anche in ciò vi è un «accanimento terapeutico» che francamente non porta alcun beneficio al cittadino consumatore.
Ma che cosa manca? Secondo noi innanzitutto dovrebbero essere affrontate due reali questioni concernenti il tema della liberalizzazione, riguardanti l'energia elettrica, il gas e i servizi pubblici locali.
Su tale punto abbiamo presentato proposte emendative e in particolare articoli aggiuntivi al provvedimento in esame. La maggioranza ci ha risposto che, per rispetto nei confronti del Senato, tali argomenti non sarebbero stati affrontati in Commissione, proprio perché al Senato, quanto meno, il disegno di legge delega sull'energia è approdato in Assemblea: siamo d'accordo, però restano dei problemi seri. Ad esempio, sull'energia elettrica: il 1o luglio del 2007 tutti i cittadini, tutti i singoli utenti, potranno scegliere liberamente il loro fornitore. Il Governo, ad oggi, non è ancora riuscito a realizzare un provvedimento che affronti il problema.
Cosa succederà il 1o luglio 2007, se non vi sarà un provvedimento legislativo? Una cosa molto semplice: la liberalizzazione non vi sarà e nessun cittadino sarà nelle condizioni di cambiare il fornitore di energia elettrica.
Noi, che abbiamo l'orgoglio di avere introdotto il riferimento a tale data, che è in linea con le scadenze di liberalizzazione di tutti i mercati europei (lo abbiamo fatto nel 2003, all'interno della cosiddetta legge Marzano n. 239) siamo stupiti del fatto Pag. 47che ad oggi il Governo non abbia ancora predisposto un provvedimento, che possa affrontare tale scadenza.
Pertanto, o vi è incuria o vi è in qualche modo un'asimmetria di comportamenti. In altri termini, si liberalizza l'attività dei parrucchieri, ma non ci si rende conto che vi è un problema, una scadenza impellente: se essa non verrà affrontata con le regole necessarie non vi sarà alcun beneficio per il consumatore ed anzi - sulla base della segnalazione che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha inviato al Parlamento e al Governo - vi è addirittura un rischio di aumento delle tariffe.
Qui si inserisce un'ulteriore considerazione: stupisce come una certa sinistra, cosiddetta radicale, dichiari di essere vicina alle fasce deboli e non si accorga che non vi è più neppure la tariffa sociale a tutela delle fasce disagiate.
Mi chiedo, allora, perché il Ministro Damiano, invece di preoccuparsi di riforme che non vi saranno mai, non opera almeno l'unica vera riforma, cioè quella di stabilire quali sono gli scaglioni, le fasce di povertà, le fasce di bisogno, quali sono le famiglie che vanno aiutate: così, almeno sulle tariffe elettriche ed energetiche, il provvedimento in esame avrebbe un ritorno per le famiglie.
Anche qui, di cosa si tratta? Consociativismo, rispetto di determinati interessi, grandi interessi, o semplicemente incuria? Nell'un caso e nell'altro, certamente non è un bene per il Governo.
Veramente siamo stupiti di tutto questo. Lo stesso stupore che ci viene quando leggiamo il cosiddetto disegno di legge Lanzillotta sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali che - altro che liberalizzazioni! - ci fa fare quattro passi indietro. Anche in questo caso ci viene detto di non trattare quell'argomento nel provvedimento attuale perché è il Senato che se ne sta occupando: ma se ne sta occupando male! L'accordo di maggioranza tra l'Ulivo e la sinistra radicale porta non solo alla ripubblicizzazione dell'acqua - quindi nessuna concorrenza nel settore dell'acqua - ma mira addirittura alla reintroduzione delle aziende speciali, cioè torniamo indietro di dieci anni.
Tra un po' nel settore dei servizi pubblici locali assisteremo alla penalizzazione delle società che si sono quotate in Borsa, che si sono aperte al mercato e che hanno tentato quanto meno di anticipare gli avvenimenti della liberalizzazione. Credo, quindi, che questa maggioranza non possa continuare a dichiarare pubblicamente che è a favore delle liberalizzazioni, per poi realizzare quelle piccole e non quelle grandi e, per di più, compiendo su queste ultime dei passi indietro. È necessario, quindi, un chiarimento su tali aspetti. Per conto nostro, abbiamo presentato a tale riguardo alcuni articoli aggiuntivi.
Un aspetto che vogliamo sottolineare in maniera particolare è quello relativo alle disposizioni sulla trasparenza delle tariffe telefoniche. Nel precedente provvedimento c'eravamo occupati delle ricariche telefoniche; nel presente provvedimento abbiamo formulato una proposta, contenuta in un articolo aggiuntivo, in merito al divieto di fornire servizi non richiesti dall'utente in tema di telefonia mobile. Dal punto di vista legislativo, sembrerebbe una cosa superflua, ma invece è una cosa seria perché capita ad ognuno di noi, a chi possiede un telefonino, di ritrovarsi con dei servizi che vengono forniti senza averli richiesti all'operatore telefonico. Pertanto, è necessaria una norma chiara che preveda una sanzione per gli operatori telefonici.
Noi siamo disponibili al dialogo, sebbene manifestiamo un giudizio di insufficienza sulle norme previste in questo provvedimento. Siamo convinti che su alcune questioni, che rappresentano problemi veri, vi sia bisogno di migliorare il testo, come ad esempio in tema di commissioni di massimo scoperto. In tema di risparmio credo che tante potrebbero essere le proposte che si dovrebbero avanzare e probabilmente la principale dovrebbe essere quella del capitale della Banca d'Italia. Non è quello in esame il provvedimento giusto, lo sarà sicuramente la riforma delle authority, ma già quando Pag. 48discutemmo della legge sul risparmio ponemmo la questione del conflitto di interessi enorme esistente tra grandi istituti bancari e Banca d'Italia. La Banca centrale - oggi riformata finalmente con un Governatore che lascia agire il mercato pur senza rinunciare non solo ad esprimere una sua opinione, ma anche ad imprimere un indirizzo incentrato su una logica di mercato degli istituti di credito - non può più rimanere ostaggio delle banche sue azioniste. Si tratta di un tema posto in rilievo in maniera significativa da osservatori importanti sulle pagine dei quotidiani più autorevoli e che ritengo vada affrontato quanto prima.
Voglio concludere il mio intervento soffermandomi su una questione che attualmente riempie le cronache dei giornali. Debbo ringraziare ancora una volta il relatore per non essersi mostrato ostile ad una proposta proveniente dall'opposizione in tema di contatori del gas. Abbiamo letto sui giornali che importanti manager e importanti aziende sono al momento oggetto di indagini da parte della magistratura proprio in tema di contatori del gas. Al di là di queste indagini che seguiranno il loro corso, possiamo dire con orgoglio che la Commissione attività produttive, prima che tutto ciò accadesse, aveva rilevato che su questo argomento vi era una vacatio legis enorme, dato che praticamente da un secolo mancano regole in tema di misurazione dei contatori del gas. Anche su questo aspetto siamo andati incontro al consumatore e temo che anche questa indagine della magistratura - arrivata questa volta dopo un'iniziativa parlamentare positiva - determinerà una caccia alle streghe non giustificata dai fatti. Oggi, lo ripeto, ci troviamo purtroppo in una situazione - non essendo questo testo ancora legge - di assenza di una disciplina normativa e, conseguentemente, le aziende si sono dovute arrangiare come meglio potevano.
In conclusione, credo sia giusto sottolineare come sia importante il confronto parlamentare e come finalmente vi sia un disegno di legge, per il quale è stata deliberata una procedura d'urgenza (che ovviamente non ci trova d'accordo perché avremmo preferito tempi parlamentari diversi), che presenta alcuni «punti di caduta» rispetto ai quali però non vanno perduti di vista i grandi temi, quali quello dell'energia, dei servizi pubblici locali, dei trasporti pubblici e della concorrenza all'interno del sistema bancario. Per quanto riguarda tale ultimo aspetto, riteniamo importanti per il sistema Paese le grandi aggregazioni bancarie e le grandi operazioni perché esse aiuteranno le piccole e medie imprese ad internazionalizzarsi, ma vorremmo però anche cominciare a vedere benefici per i risparmiatori e i correntisti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.
FEDERICO TESTA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la volontà da parte del Governo Prodi di intraprendere politiche di liberalizzazione è stata chiara sin dal luglio dello scorso anno, con la presentazione del primo «pacchetto Bersani». Si trattava di una serie di interventi sul fronte delle liberalizzazioni finalizzati a rilanciare la crescita della nostra economia e a modificare la stessa composizione sociale del Paese attraverso la limitazione delle posizioni corporative e di rendita.
Il Governo, con quel decreto-legge, ha dato un primo parziale, ma deciso, segnale di apertura del mercato e di abbattimento dei vincoli amministrativi, eliminando numerose restrizioni alla concorrenza segnalate dall'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato. Le misure di luglio hanno rappresentato una rilevante discontinuità politico-culturale, molto apprezzata dalla maggioranza degli italiani, toccando settori che nel loro insieme assumono rilevanza sul versante della competitività e dell'impatto sulla vita quotidiana dei cittadini: le libere professioni e la distribuzione commerciale, i panifici e i conti correnti bancari, i tassisti e la vendita dei farmaci, i notai e le polizze assicurative per la responsabilità civile, i trasporti locali e i prezzi di prodotti alimentari, gli apparati pubblici locali.
Dopo il primo provvedimento di liberalizzazione, il Ministro dello sviluppo Pag. 49economico ha proposto ulteriori misure in linea con gli obiettivi definiti prioritari per la crescita del Paese, quali il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, convertito nella legge 2 aprile 2007, n. 40, in cui sono previste disposizioni per la tutela dei consumatori (servizi di telefonia, mutui, assicurazioni), lo sviluppo imprenditoriale e la promozione della concorrenza (liberalizzazione di alcune attività economiche, sviluppo del mercato del gas ed altro).
Il disegno di legge oggi in esame è finalizzato a promuovere lo sviluppo economico del Paese, intervenendo su tre ambiti tra loro connessi: l'apertura del mercato alla concorrenza, la tutela dei consumatori, in particolare nelle condizioni di mercato asimmetriche e di fronte ai poteri economici forti, e la riduzione e la semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese, al fine di accrescere la competitività del sistema produttivo nazionale e di contribuire alla crescita economica.
Dalle misure proposte conseguono effetti a favore dello sviluppo di un mercato concorrenziale, nonché esternalità positive connesse sia alla drastica riduzione degli oneri amministrativi non giustificati dalla tutela di alcun interesse pubblico primario, sia all'abbattimento ed alla riduzione delle barriere all'accesso a nuovi mestieri e professioni, con un aumento degli operatori sul mercato. Inoltre, la nuova filosofia delineata per la nascita e lo svolgimento di attività produttive, che coniuga una notevole riduzione degli oneri amministrativi con un quadro certo di diritti e doveri a tutela del benessere collettivo di tutti i soggetti coinvolti, riduce i costi di transazione e libera le risorse umane, organizzative e finanziarie oggi impegnate dalle pubbliche amministrazioni in procedure amministrative di interdizione o di selezione per assicurare l'accesso limitato alle attività, con grande beneficio potenziale per l'operato della pubblica amministrazione stessa che può così concentrarsi sulle funzioni strategiche di programmazione e di controllo degli operatori di mercato, controllo che, a differenza di quanto succede oggi, proseguirà per tutto il ciclo della attività e non sarà limitato solo all'inizio.
I «pacchetti Bersani» vanno dunque valutati come asse strategico per stimolare la crescita aumentando il livello di attività e la concorrenza nei settori liberalizzati e abbassando i costi per le famiglie e le imprese. In questo modo sarà possibile perseguire una duplice finalità: da una parte, combattere le pratiche anticoncorrenziali diffuse nell'economia e nella società italiane, che sono determinate dalla difesa di interessi particolaristici, corporativi e localistici, ed eliminare gli oneri amministrativi non giustificati dalla tutela di alcun interesse pubblico, di cui sono emblematici gli attuali obblighi di rispetto di contingenti numerici e di distanze tra esercizi, volti in realtà a chiudere il mercato a nuovi operatori; dall'altra, arricchire di nuovi operatori l'economia italiana, accelerare la nascita e lo svolgimento di nuove attività e favorire la realizzazione di insediamenti che concretino nuove occasioni di lavoro nel pieno rispetto dell'ambiente, rafforzando, ove necessario, la tutela degli utenti di beni e di servizi di grande rilevanza collettiva. Tutto ciò si tradurrà in consistenti vantaggi per i cittadini.
Per perseguire questi ambiziosi obiettivi di ordine economico e sociale, il presente disegno di legge si ispira all'idea di una democrazia che collega la trasparenza e la partecipazione alla certezza delle decisioni, abbandonando la logica statalistica e burocratica dell'imposizione, per una logica della responsabilità tanto per gli operatori economici quanto per i pubblici poteri, che sono chiamati a ridurre all'essenziale l'attività di intermediazione dell'amministrazione e a concentrare la loro attività nelle funzioni strategiche di programmazione e di costante e severo controllo della veridicità delle attestazioni fornite dagli operatori di mercato.
I «pacchetti Bersani», peraltro, non esauriscono la politica di liberalizzazione Pag. 50del Governo, che si è sostanziata in un blocco molto più ampio di provvedimenti, tra i quali vanno senz'altro ricordati i seguenti: il disegno di legge per completare la liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale e per il rilancio del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili; il disegno di legge per il riordino dei servizi pubblici locali; il disegno di legge volto all'introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori; il disegno di legge che prevede una delega al Governo in materia di professioni intellettuali; il disegno di legge in materia di regolazione e vigilanza sui mercati e di funzionamento delle Autorità indipendenti preposte ai medesimi; il decreto-legge recante norme in materia di modernizzazione, efficienza delle amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese, attualmente all'esame della Camera.
Così delineato il quadro complessivo in cui si inserisce il provvedimento oggi in esame, vorrei chiudere il mio intervento con alcune sintetiche considerazioni più generali.
La prima riguarda il fatto che nel 2007 il prodotto interno lordo dell'Italia crescerà al ritmo più alto degli ultimi sette anni e dimezzerà il ritardo rispetto alla media dei Paesi dell'area euro, come afferma la Commissione europea con le sue previsioni intermedie diffuse nei mesi scorsi. L'euro ha infatti obbligato le imprese che operano in una situazione concorrenziale ad un difficile percorso di ristrutturazione, di cui probabilmente oggi si colgono i primi frutti. Le misure di liberalizzazione adottate o annunciate dovrebbero contribuire significativamente a far diminuire i prezzi, aumentando così la domanda interna delle famiglie e delle imprese, stimolando la crescita, aumentando l'attività e la concorrenza nei settori che vengono liberalizzati. Restano, invece, in gran parte ancora protetti settori ampi dei servizi, laddove la concorrenza non opera e il mancato processo di ristrutturazione produce costi elevati che si riversano su famiglie e imprese. Lavorare per un'apertura di questi mercati significa sostenere quella domanda interna che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei Paesi ricchi e sviluppati. Come ha più volte sottolineato anche il Governatore Draghi, si tratta di recuperare il ritardo accumulato negli anni trascorsi. È quindi necessario non fermarsi qui, ma intervenire con decisione per l'apertura dei mercati anche in settori quale quello dell'energia e dei servizi pubblici locali, individuando soluzioni che coniughino la tutela della natura pubblica dei bisogni soddisfatti da questi servizi con la necessità di perseguire fine in fondo efficienza nei processi di erogazione e qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese.
La seconda considerazione concerne il tema del doveroso operato del pubblico decisore a favore della trasparenza del mercato, che è condizione indispensabile perché si possa parlare di concorrenza. Le imprese, infatti, alla ricerca di una posizione di vantaggio competitivo, possono utilizzare a tal punto l'arma della differenziazione da non consentire più ai consumatori di apprezzare la valenza economica delle diverse offerte. In questo senso sta proprio al pubblico decisore, nel suo ruolo non più di produttore diretto, ma di regolatore, nel rispetto delle diverse competenze tra Esecutivo e Autorità di vigilanza, fare sì che non siano praticabili comportamenti tali da ledere la possibilità per i consumatori di orientarsi e scegliere fra le offerte alternative e quindi che il mercato sia trasparente, soprattutto laddove l'assenza di trasparenza finisce per pesare particolarmente sui soggetti economicamente più deboli. Di qui il rilievo strategico che assume la più generale partita relativa alle Autorità di regolazione, cui vanno garantiti indipendenza e strumenti idonei di intervento.
Infine, un'ultima riflessione: la nostra società si caratterizza, tra i Paesi maggiormente sviluppati, per il basso livello di mobilità sociale, che significa scarsa possibilità di recuperare posizioni nella scala sociale. Provvedimenti come questo, che puntano ad aprire il mercato eliminando gli ostacoli burocratici e, spesso, corporativi che si possono incontrare nell'apertura Pag. 51di nuove attività economiche, diffondendo una nuova imprenditorialità nei settori liberalizzati con l'ingresso di nuovi soggetti, possono essere di fondamentale aiuto alle nuove generazioni al fine di incentivare l'investimento su se stessi e la cultura del rischio imprenditoriale, nella costruzione di una società che, senza smettere di tutelare i più deboli, apra anche spazi sempre più ampi al riconoscimento del merito e dell'iniziativa del singolo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno voterà a favore delle misure contenute nel provvedimento in esame: esse rappresentano la giusta continuità di una politica di liberazione e liberalizzazione della nostra economia. Dal primo decreto-legge del luglio dell'anno scorso qualcosa è iniziato a cambiare: il consumatore, l'utente e anche l'imprenditore erano sempre stati soggetti economici a cui lo Stato concedeva una serie di opportunità, ma era pur sempre lo Stato a decidere come, quando e dove. Il metodo si è cominciato a invertire: questi tre soggetti (consumatore, utente e imprenditore), da passivi, stanno cominciando a diventare attivi e determinanti per l'assetto economico. Lo Stato ha iniziato a legiferare per mettersi a loro disposizione, in modo che siano essi stessi, con le proprie decisioni, a determinare ricchezza e povertà, scegliendo chi offre qualità, economicità e varietà.
Sono i preamboli di un libero mercato, per il quale c'è ancora molto da fare. Auspico che la liberazione di alcune attività di intermediazione commerciale e di affari sia un primo passo per mettere mano, in un secondo momento, anche alla liberazione delle professioni dagli albi professionali.
La liberazione dagli ostacoli per attività commerciali e servizi (tra cui spicca, notevolmente, quella della distribuzione dei carburanti), dovendosi poi, però, confrontare con quelle regioni e amministrazioni comunali che attuano i piani (spesso e purtroppo in negazione degli stessi), avrà bisogno di una forte determinazione.
Quanto è accaduto per la liberalizzazione dei taxi (tutt'altro che messa in atto nonostante i buoni propositi del primo decreto-legge Bersani), è una ferita che brucia ancora e che non ha ancora trovato una strada e una soluzione. Forse, è per tale motivo che giudico timide, anche se, al momento, opportune, le possibilità che gli enti hanno per l'istituzione del trasporto locale innovativo. Ed è proprio il fatto di prevedere una possibilità e non un dovere (e, quindi, un diritto per chi lo praticherebbe) a rendere timido questo disegno di legge che, invece, darà non poco aiuto alla liberazione delle nostre città dall'oppressione del traffico e dall'inquinamento. È bene che esso esista: è il primo passo su cui, poi, dovremo tornare, anche grazie agli esempi di quegli enti locali che avranno raccolto il segnale dell'importanza e lo avranno messo in atto.
Stiamo seminando, dobbiamo raccoglierne i frutti ed è con tale spirito che auspico che l'Assemblea sostenga la proposta emendativa del collega Sergio D'Elia, volta ad estendere le possibilità di vendita di tutti farmaci (tutti e non solo quelli da banco, senza cioè l'obbligo di prescrizione medica) ai nuovi presidi farmaceutici che in genere si trovano, e sono stati aperti, all'interno dei supermercati.
La filosofia è, appunto, quella di dare sempre più opportunità di scelta e di consumo, a vantaggio dei consumatori, degli imprenditori e dello Stato. È con questo spirito che andiamo, quindi, a sostenere tale provvedimento. Sappiamo anche quanto sia difficile, in Italia, proporre e portare avanti politiche di liberalizzazione, anche perché si vanno ad intaccare quelle fette di potere, gestite anche da corporazioni che spesso guardano alla loro sopravvivenza più che ai servizi offerti e, di conseguenza, alle necessità dei consumatori. Queste ultime, in teoria, dovrebbero vederci tutti d'accordo, dal momento che tutti siamo utenti e consumatori (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trepiccione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, colleghi, il provvedimento in discussione costituisce un chiaro segno di continuità della politica economica intrapresa dal Governo in particolare con i precedenti decreti-legge promossi dal Ministro Bersani, che hanno avviato un processo virtuoso di correzione dei conti pubblici, liberalizzazione e più efficiente concorrenza nei mercati. Così come per le iniziative precedenti, si tratta di un provvedimento composito che interviene in molteplici settori economici. Esso rappresenta un nuovo tassello di un generale disegno di modernizzazione del nostro paese, nel quale si tenta con coraggio e pragmatismo una sintesi tra istanze liberali, sociali ed ecologiche; un tassello, quindi, di una imponente manovra strutturale.
Infatti, anche in questo provvedimento, non vi è alcun ricorso ad interventi una tantum, ma tutte le misure contenute incidono profondamente e durevolmente sul tessuto economico del nostro Paese. Benché fossero attese da molto tempo dalla stragrande maggioranza dei cittadini, in modo assolutamente trasversale, la maggior parte di tali misure ha carattere decisamente innovativo. Potremmo e dovremmo legittimamente chiederci perché, nonostante un generale consenso, seppur con normali e legittimi distinguo nei confronti di queste misure, molte delle quali appaiono a tutti essere di buonsenso, esse non abbiano visto la luce prima del Governo Prodi. Forse questo è un buon metro per misurare la serietà dell'attuale Governo e la sua volontà di non farsi condizionare, indebitamente, da ragioni di ordine corporativo.
Difatti, dal mondo del lavoro e produttivo, dagli utenti e dalle associazioni di difesa dei consumatori e, in generale, dalla pubblica opinione, i provvedimenti del Ministro Bersani sono stati già promossi dal Paese. Ciò deve spingere l'attuale maggioranza a perseverare in questa politica riformista. Noi Verdi, non possiamo sposare un riformismo che sacrifichi, sull'altare della crescita, la giustizia sociale e la tutela dell'ambiente e dei consumatori e che, favorendo l'apertura dei mercati a nuovi soggetti, non aiuti l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Basti pensare all'innovazione degli interventi in settori decisivi, come quello delle attività commerciali e delle prestazioni di servizi. Il Governo, con il disegno di legge in discussione, dimostra di voler mantenere saldo il timone su questa rotta, cercando di rimuovere, tra le altre, le ingiustificate restrizioni per l'esercizio di alcune attività professionali, di intermediazione commerciale e di affari, unificando da un lato i vari profili e, dall'altro, agevolando l'accesso e lo svolgimento di tali professioni.
Auspichiamo che, anche grazie al diffuso consenso nei confronti di queste politiche, il Governo sappia osare ancora di più, in particolare per quanto concerne le politiche ambientali ed energetiche, vero volano dello sviluppo economico ecosostenibile, di medio e lungo periodo. Inoltre, riteniamo doveroso valorizzare quanto è già stato fatto in questa direzione e quanto è previsto nel disegno di legge in discussione.
Particolare rilevanza viene attribuita alle misure per il trasporto pubblico individuale e collettivo, al fine di accrescere la presenza di mezzi di trasporto alternativi all'auto privata, prevedendo sistemi e tecnologie innovative allo scopo di migliorare il servizio, ampliando la gamma di offerte a favore dei cittadini e delle categorie disagiate. Si tratta di promuovere e diffondere un nuovo modello di trasporto ecologico, che preveda il ricorso all'uso multiplo ed alla condivisione dei veicoli, consentendo una riduzione sensibile del traffico, congestionato in moltissime città del nostro Paese, e riducendo l'emissione dei gas di scarico estremamente pericolosi per la nostra salute e l'ambiente. Come è noto, il problema della mobilità, specialmente nelle grandi città, è molto sentito dai cittadini e dall'opinione pubblica e questi interventi di liberalizzazione devono essere valutati come un primo passo, un inizio di soluzione. Nel prossimo futuro si Pag. 53dovrà probabilmente intervenire ancora, migliorarli, renderli più efficaci, ma certamente non si potrà né si dovrà tornare indietro.
Inoltre, valutiamo positivamente le misure relative alla trasparenza delle tariffe nel settore del trasporto: l'utente ha diritto all'individuazione esatta delle tariffe applicate dalle varie società che svolgono servizi di trasporto in modo da poter scegliere in base alle proprie esigenze ed al proprio portafoglio.
Nel disegno di legge trovano, altresì, spazio importanti interventi tesi a migliorare il funzionamento e la gestione del settore ferroviario. Infatti, è stabilita la separazione tra l'autorità regolatrice ed il gestore della rete. Tale separazione potrà garantire dalle ambiguità favorendo la professionalità e la capacità organizzativa degli operatori privati intenzionati a prestare il servizio di trasporto pubblico di passeggeri e di merci su rotaia.
Auspichiamo, vista e considerata l'impellenza di una nuova regolamentazione di un settore così delicato come quello dei servizi idrici che attiene ai bisogni primari, l'accoglimento, nel presente provvedimento, delle proposte emendative volte a valorizzare il suo carattere essenziale di servizio pubblico svincolato dalla logica del profitto.
Crediamo, poi, che misure più incisive ed efficaci debbano liberalizzare realmente l'esercizio delle farmacie, non solo aprendo il mercato, ma evitando le oligarchie di settore ed è per questo motivo che salutiamo positivamente la norma che semplifica la procedura di trasferimento di tali attività.
Il provvedimento in esame non poteva non prevedere incentivi ed agevolazioni in favore delle piccole e medie imprese, ma l'elemento di novità estremamente positivo riguarda la fruizione delle agevolazioni nazionali e comunitarie da parte delle imprese che operano nel campo dello spettacolo e della cultura. Tale intervento ha come obiettivo di evitare disuguaglianze di trattamento nel mondo dell'imprenditoria, valorizzando il settore dello spettacolo e della cultura, vero fulcro di una società moderna e civile.
Come Verdi segnaliamo con soddisfazione l'introduzione nell'articolo 17, durante l'esame del disegno di legge nella Commissione di merito, della norma da noi presentata e sostenuta che introduce un regime fiscale agevolato dei prodotti del commercio equo e solidale rispettosi dei criteri previsti dalle organizzazioni di certificazione del fair trade.
Il commercio equo e solidale promuove la giustizia sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile, il rispetto per le persone e per l'ambiente attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l'educazione e l'informazione. È fondamentale sostenerlo con un regime di agevolazioni fiscali che ne consentano uno sviluppo continuo e capillare essendo il suo scopo quello di riequilibrare i rapporti con i paesi economicamente meno sviluppati, migliorandone l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati attraverso una più equa distribuzione dei guadagni.
Per concludere, noi Verdi sosterremo tale disegno di legge pienamente inserito nel quadro indicato dal DPEF già approvato, nelle linee programmatiche del Governo e della coalizione che lo sostiene. Esso rappresenta un nuovo tangibile segnale di discontinuità rispetto alla politica del precedente Governo ed un vero e proprio cambiamento di rotta circa le priorità e gli obiettivi del rilancio della nostra economia.
Crescita economica più equa, razionalizzazione della spesa, liberalizzazione di varie attività e maggiore concorrenza: un nuovo corso che, ci auguriamo, non sia ostacolato dalle forze più restrittive interessate solamente a tutelare interessi di parte e incapaci di una vera visione strategica e che speriamo possa raccogliere consensi politici più ampi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
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LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, anch'io voglio ringraziare il collega Lulli per il prezioso lavoro svolto, di cui ci ha dato conto nella sua relazione e di cui dovrà continuare a darci conto perché non credo che sarà così facile il percorso che ancora ci aspetta, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, al fine di portare a compimento l'esame della mole enorme di temi contenuti nel provvedimento.
In linea di massima, comunque, esprimo, come ha già fatto la collega Poretti, il giudizio positivo de La Rosa nel Pugno sulla filosofia del provvedimento in esame e sui suoi concreti contenuti.
Ci sono ulteriori disposizioni di vario genere di abbattimento delle misure limitatrici o di ostacolo della concorrenza, che riguardano l'allargamento delle gamme merceologiche nel commercio o la vexata quaestio dei distributori di benzina, questione che ci tiriamo dietro dalla scorsa legislatura.
Credo che sarebbe venuto il momento di guardare a questi aspetti con maturità e con senso di consapevolezza. Questa polemica secondo cui il provvedimento sarebbe mirato in particolare a favorire la grande distribuzione cooperativa non ha alcun fondamento, dal momento che la grande distribuzione in Italia è sia quella cooperativa sia quella privata, italiana e straniera, e dal momento che misure del genere vigono in altri paesi europei, a partire dalla Francia, da parecchi anni.
Ritengo importanti anche gli articoli che riguardano l'abolizione di ruoli ed elenchi con i relativi comitati di controllo e di governo degli stessi, che per molte figure rappresentavano, di fatto, misure di sbarramento all'ingresso nelle attività professionali.
Mi pare significativa anche la misura relativa alla componentistica nei veicoli a motore. Si tratta di una misura, credo, giusta, tanto più giustificata in un Paese come l'Italia che ha una fiorente industria componentistica, che rifornisce tutta l'industria automobilistica europea, e non solo europea; non si capisce perché non si debba aprire questa strada con il provvedimento in esame.
Ci sono tanti altri temi che sono stati ricordati nella relazione e in molti interventi: l'ulteriore liberalizzazione nel campo dei trasporti, la definizione di tempi certi per le imprese e anche la questione, su cui vedo che si è già aperto un dibattito nella stessa maggioranza, relativa ad un ricorso più facile all'autocertificazione da parte delle imprese. Credo che dovremmo approfondire questa parte del provvedimento durante la fase della discussione, nel merito, degli articoli e degli emendamenti sostenuti dai vari gruppi.
Tuttavia, vorrei invitare a non confidare in modo così dogmatico e così «statolatrico» - scusatemi se uso una parola impegnativa - sul fatto che il controllo a priori, che peraltro non si fa, sia più efficace di un'autocertificazione affidata ad organismi, anche privati, competenti e responsabili, sotto la responsabilità dell'imprenditore e con la possibilità, comunque, degli enti pubblici deputati a compiere i controlli che ritengono opportuni, a campione o in modo sistematico. Si porta il caso dell'ultimo incidente avvenuto qualche giorno fa in un paese del Mezzogiorno, relativo ad una gru che è precipitata in mezzo alla strada; ma la normativa c'era, nessuno impediva di fare i controlli, eppure quei controlli non sono stati fatti.
Stiamo attenti, pertanto, a non farci «incantare» dal valore delle carte bollate, perché questo è un vecchio riflesso di una sinistra conservatrice, che pensa di salvarsi la coscienza moltiplicando le leggi. Questo discorso vale, secondo me, anche per le norme antincendio.
Passando ad altri «capitoli» di questo provvedimento, ritengo molto rilevante una misura che, un po' fuori campo, è tuttavia importante facilitando la capitalizzazione delle piccole e medie imprese attraverso il ricorso ai capitali degli organismi di investimento collettivi in valori mobiliari. Si tratta di una misura che va nella direzione di dare più spessore al tessuto delle piccole e medie imprese italiane, incoraggiandole al ricorso al mercato dei capitali, perché tale è la via attraverso cui si supera anche una gestione Pag. 55puramente familiare, che spesso è stata il punto di forza dello sviluppo delle nostre imprese ma che ad un certo punto della crescita ne diventa anche il punto di freno.
Sulla clausola di massimo scoperto, immagino che si ripeterà in questa sede la discussione svoltasi sul penultimo provvedimento Bersani, quello riguardante i mutui prima casa e la possibilità di estinguere i mutui stessi; si sosterrà infatti che, in qualche modo, interferiamo nel rapporto tra clienti e banca. Ritengo, però, che si tratti di un'interferenza giustificata, sia perché non credo che sia un fattore di grande trasparenza l'introduzione della clausola di massimo scoperto sia perché non dobbiamo dimenticare - al di là dei compiti propri dell'Authority antitrust e della Banca d'Italia in materia di vigilanza bancaria - che, mentre, anche attraverso le fusioni di queste settimane, si rafforza il sistema finanziario e creditizio del Paese, le norme di tutela dei clienti delle banche e dei risparmiatori restano, invece, sempre più deboli.
Stiamo ancora scontando le «bruciature» delle grandi truffe che hanno riguardato Parmalat e Cirio e che hanno coinvolto decine e decine di banche. Credo che un occhio attento del legislatore, da questo punto di vista, sia giustificato.
Dedico ancora un momento al prestito vitalizio ipotecario, altra misura che si può ritenere un po' «fuori campo» rispetto all'impianto complessivo del provvedimento e che tuttavia ritengo molto importante. In sostanza, con tale istituto - e spero che col testo che approveremo riusciremo davvero a rendere accessibile lo strumento -, noi consentiremmo a centinaia di migliaia, per non dire milioni, di famiglie composte da persone anziane ultrasessantacinquenni di mobilitare il valore dei loro immobili. Abbiamo situazioni paradossali, in cui la famiglia, l'anziano, per non perdere la sicurezza del tetto sotto cui deve vivere fino alla fine dei suoi giorni, resta magari in case anche di grande valore e contemporaneamente è costretto a vivere con pensioni limitatissime, e non ha neppure le risorse per la badante, per l'assistenza domiciliare, per tutti gli aiuti che diventano sempre più necessari man mano che le persone invecchiano. La possibilità, con meccanismi adeguati, di ricorrere a tali prestiti vitalizi ipotecari - non solo, peraltro, per le necessità testé descritte ma anche per un'altra classica esigenza, quella di dare al figlio o al nipote un contributo per l'acquisto della prima casa - mi sembra un modo giusto di rendere più mobile il patrimonio immobiliare del nostro Paese, soprattutto a vantaggio delle persone e delle coppie più anziane.
Quanto alla questione relativa all'abolizione del registro automobilistico, a mio avviso se ne sta facendo una tragedia. Mi pare, invece, che la misura proposta dal Governo sia giustificata: togliamo un doppione, adottiamo naturalmente le misure necessarie per non scaricare gli oneri della riforma sui lavoratori addetti al PRA, ma credo - lo ripeto - che la norma sia più che giustificata.
Infine, mi pare giusta la proposta di ricorso alla legge annuale con cui, tenendo conto delle segnalazioni dell'Authority in materia di concorrenza e di trasparenza, si propongano annualmente da parte del Governo le misure necessarie. Intendiamoci, abbiamo già nella nostra normativa qualcosa del genere, le leggi annuali di semplificazione burocratica. Non sempre hanno funzionato bene e trovano fondamento nelle leggi Bassanini del primo Governo Prodi di quasi dieci anni fa. L'idea, tuttavia, di introdurre un provvedimento annuale che, rispondendo e dialogando con le sollecitazioni e le segnalazioni dell'Authority, salvo i casi urgenti in cui si debba intervenire con norma specifica, faccia il punto sui processi di liberalizzazione e, sulla base di valutazioni politiche ponderate, proponga al Parlamento le misure di riforma necessarie, mi pare, anche dal punto di vista della procedura, una misura saggia e giustificata.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo già Pag. 56espresso la nostra posizione sull'argomento delle liberalizzazioni nel corso dell'esame di provvedimenti che hanno riguardato lo stesso argomento. Oggi come allora, siamo altrettanto fermi nel ribadire che occorre sempre valutare se conta di più, se incide di più la portata mediatica, l'«effetto annuncio», oppure il reale impatto delle riforme che il Ministro Bersani ha proposto.
Non a caso, infatti, secondo un sondaggio Ipsos-Sole 24 Ore, le misure introdotte sul fronte dell'apertura al mercato dei settori coinvolti dalle liberalizzazioni, pur riportando un alto tasso di popolarità, presentano un gradimento molto più articolato nella scomposizione del giudizio sulle singole misure. Gli esempi in questo campo non mancano. In queste settimane abbiamo assistito all'ennesimo sciopero dei tassisti contro le liberalizzazioni che hanno interessato il loro settore, e non credo che con l'arrivo della stagione turistica le cose miglioreranno su questo versante; inoltre, è già stata annunciata la serrata di benzinai fra il 6 e l'8 giugno.
A tale proposito una misura che otterrebbe senz'altro un effetto di contenimento dei costi potrebbe essere quella, avanzata dal collega D'Agrò, di sterilizzare l'aumento delle tasse connesso all'aumento di prezzo dei carburanti anziché puntare su disposizioni ancora una volta tese a ristrutturare la rete dei distributori.
Per non parlare, poi, della partita tuttora aperta su ricariche telefoniche e diritto di recesso, che ha già visto scendere pesantemente in campo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha segnalato la parziale applicazione dei provvedimenti per effetto delle revisioni dei piani tariffari da parte degli operatori.
È singolare, infine, che per i passaggi di proprietà delle autovetture, i cittadini ancora ricorrano al notaio, forse perché si sentono meglio tutelati e non si fidano del PRA, che il provvedimento al nostro esame sopprimerà e non sappiamo cosa succederà dopo l'abolizione dello stesso, cioè se il ricorso al notaio sarà ancor più giustificato di quanto lo sia oggi.
Tutto ciò per dire che le liberalizzazioni sono efficaci se veramente si pone affidamento su di esse e se vengono monitorate ed accompagnate nella loro applicazione. Inoltre, lo «spezzatino», che ci ha sottoposto il Ministro Bersani in questi mesi, mostra anche un'altra pecca, poiché si è proceduto senza una minima concertazione, sia all'interno di quest'aula sia all'esterno. Infatti, quando l'opposizione è stata coinvolta, i risultati sono stati lusinghieri. A tal proposito, voglio citare - per tutti - il progetto di legge di iniziativa dell'onorevole Capezzone, che è stato sostenuto dalle parti sociali e dall'opposizione, che ha contribuito così a migliorarlo e a farlo approvare. Quando invece la preoccupazione è costituita solo dal gradimento e dall'impatto mediatico, il rischio è o che si assista a false partenze o che le liberalizzazioni non partano affatto e che le relative proposte giacciano, come è avvenuto nel settore dei servizi pubblici locali, per mesi in Commissione, per partorire, alla fine, una soluzione che riporta indietro il nostro Paese di vent'anni. Infatti, il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri su iniziativa del Ministro Lanzillotta, a cui avevamo guardato con favore, uscirà ridimensionato, figlio di un compromesso al ribasso, che ha visto un padre-padrone, Rifondazione Comunista, dettare un ultimatum che ha affondato il provvedimento.
L'annunciato emendamento del relatore Lulli, volto ad introdurre una moratoria per le gare nei servizi idrici, è l'ennesimo esempio di come la volontà di liberalizzare si pieghi ai vincoli di coalizione. Come è noto, la condizione posta da Rifondazione Comunista per dare il proprio avallo al Senato al cosiddetto provvedimento Lanzillotta era, ed è, proprio quella della moratoria, senza sapere se il congelamento degli affidamenti riguarderà anche le gare avviate e non concluse o solo quelle ancora da avviare.
È lodevole prendersi cura del lavoratore e del consumatore, ma questo non deve avvenire a discapito di altri soggetti che compongono i mercati moderni. Non si può, cioè, abbandonare categorie professionali Pag. 57ed imprese, le stesse imprese che costituiscono l'ossatura produttiva del nostro Paese e che il ministro Bersani sembra avere trascurato. Il fatto che il consenso tra i ricordati soggetti nei confronti del Governo superi di poco il 30 per cento è sintomatico e conferma la necessità di porre una maggiore attenzione a questi autori del mondo produttivo. Anche questo provvedimento, pur contenendo aspetti positivi, rappresenta l'espressione di un modo di fare politica che tende a «divinizzare» la norma, piuttosto che a tentare di riconoscere in modo pieno diritti certi ed esigibili ai consumatori.
Nel merito, esprimiamo forti perplessità circa le disposizioni riguardanti la chiusura del pubblico registro automobilistico di cui non si conoscono le garanzie per i dipendenti, sia pubblici sia privati, e ci chiediamo soprattutto se non fosse stato più logico inserire tale misura nei provvedimenti all'esame della IX Commissione o stralciarla, come già successo per gli articoli dal 28 al 31 del testo originario in materia di istruzione scolastica.
Tra l'altro, come segnalato dalla Commissione trasporti, il testo non risulta coordinato con il contenuto della direttiva 2000/53/CE e del decreto legislativo n. 149 del 2006, che si pongono il fine della tracciabilità dei veicoli a fine vita, per contrastare i fenomeni dell'abbandono nell'ambiente e per favorirne il corretto smaltimento.
Condividiamo le finalità della norma recante la nullità delle cosiddette clausole di massimo scoperto, ma riteniamo che il rapporto tra risparmiatori e sistema bancario sia ancora troppo squilibrato in favore del secondo e che siamo ancora lontani da standard di trasparenza delle condizioni contrattuali presenti negli altri Paesi europei.
Nel complesso, ci troviamo di fronte a norme che, motivate da buoni propositi, sembrano tenere in conto solo le positività immediate delle loro applicazioni, non prevedendo con sufficiente rigorosità le implicazioni negative sul piano della sicurezza sul lavoro, della tutela dell'ambiente, dell'occupazione, delle idoneità professionali dei soggetti interessati e degli eventuali oneri sulla finanza pubblica.
In definitiva, così come è successo nel passato, auspichiamo che si possa raggiungere, nel corso dell'esame in Assemblea, una convergenza di posizioni comuni all'interno delle diverse forze politiche ritenendo ancora possibile, saggio ed opportuno un confronto più aperto in aula.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Romagnoli. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, sembrerà forse scontata la constatazione elementare suscitata dal cosiddetto decreto Bersani sulle liberalizzazioni. È elementare, perché ha scontentato tutte le categorie da esso interessate. In un colpo solo si sono mobilitati interi settori della nostra economia, dei quali è stata messa in discussione, in maniera discriminante e perniciosa, ogni libertà intesa come mercato e come libera impresa.
Eppure, signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, proprio da questi banchi, ma non dai vostri, si predica - da tempi non sospetti - la benefica ondata di liberalizzazioni di mercato, ma non nel modo che voi avete proposto, anzi imposto, né per il bene delle categorie oggetto delle modifiche, né nel loro interesse, ma stroncandone gli aspetti di sviluppo tipici e sinonimi di incremento. Tutti i professionisti, signor Presidente - si pensi agli avvocati e agli ingegneri - hanno mostrato sconcerto ed indignazione per le iniziative del Governo, che con un tratto di penna, o piuttosto senza alcuna consultazione con le categorie interessate, ha stravolto l'intero sistema delle libere professioni.
Voi, signori della maggioranza, che tanto predicate il confronto dialettico e politico e che dall'alto della vostra speciale democrazia andate predicando la necessità della consultazione, facendone una bandiera elettorale, proprio voi, avete disatteso le aspettative di quanti vi hanno Pag. 58votato. In questi giorni, signor Presidente, con il risultato elettorale alla mano, ne abbiamo la conferma!
Signori del Governo, è necessario che ci diciate dove è rintanato il vostro Presidente del Consiglio quest'oggi, se non altro per potergli chiedere: signor Presidente Prodi, ma non è stato lei a dire, in piena campagna elettorale, durante l'incontro di Bologna, che avrebbe aperto un confronto con le categorie professionali? Che cosa ha aperto, invece, signor Presidente Prodi? Noi tutti speriamo, vivamente, che lei abbia aperto, piuttosto, la porta che condurrà lei e il suo Governo a casa, prima che il suo Esecutivo si appresti ad operare nuovi sfaceli.
Questo Governo, onorevoli colleghi, non ha dimenticato nessuno: avvocati, tassisti, notai, veterinari, autoscuole, dentisti, farmacisti, ingegneri, architetti. Persino i carrozzieri si sono ribellati! Tutte queste categorie ed altre ancora sono state danneggiate e tradite da una politica «bulgara», che di democratico non ha mostrato e salvato neanche le apparenze. Siete stati capaci, signori della maggioranza, di fare scendere in piazza proprio tutti, perché non avete mai coltivato il genere di privatizzazione che agevola ed incrementa il mercato.
Voi, signori della maggioranza, voi dell'attuale Governo, avete solo puntato il dito indice contro intere categorie che, con una dialettica becera e strumentale, avete definito «lobby di potere».
Vi siete accaniti contro i lavoratori danneggiando anche il loro lavoro e la loro organizzazione di impresa e li avete lusingati, cercando di convincerli della bontà delle vostre decisioni. Certamente, non è così che noi, una volta al Governo del Paese, porteremo a termine un processo, vero, di liberalizzazioni di mercato.
Ricordate, signori del Governo, signor Presidente, onorevoli colleghi: vi siete appropriati troppo tardi di una logica politica che non vi appartiene ed il disappunto del Paese lo dimostra. Questa è stata una proposizione demagogica ed antiliberale, che nasconde ben altre mire, ovvero quelle tensioni populiste che fanno parte del vostro DNA.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Lulli.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
Il seguito del dibattito è quindi rinviato al prosieguo della seduta. I lavori riprenderanno alle 15, con la discussione sulle linee generali delle mozioni previste all'ordine del giorno.
Sospendo, pertanto, la seduta.
La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI