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Si riprende la discussione del disegno di legge A.C. 2272-bis-A.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo votato l'articolo 1, in precedenza accantonato.
Avverto che sono in distribuzione ulteriori proposte emendative presentate dalla Commissione. I relativi testi sono in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è stato fissato per le 18,30.
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo alla Presidenza se sia possibile procedere alla votazione della proposta emendativa riferita all'articolo 6 presentata dalla Commissione alle 10,30.
PRESIDENTE. Si, onorevole Lulli, è già possibile.
ANDREA LULLI, Relatore. Allora, possiamo riprendere dall'articolo 6.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 6.10 e 6.200 e Giudice 6.201. La Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Fava 6.8 e 6.7, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Lazzari 6.13 e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 6.300.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, l'emendamento 6.300 della Commissione viene collocato prima dell'emendamento Lazzari 6.13.
ANDREA LULLI, Relatore. D'accordo, signor Presidente. La Commissione formula un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Contento 6.02, Saglia 6.04 e 6.05 e Bonelli 6.0200.
I motivi dell'invito al ritiro attengono al fatto che vi è una serie di provvedimenti in discussione al Senato, quello sull'energia e quello sui servizi pubblici locali, a cui è stato già in alcuni casi dato il mandato al relatore di riferire in aula e ritengo non ortodosso - lasciatemi usare questo termine - discutere di problemi attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, in quanto la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 6.0300. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, mentre formula un invito al ritiro dei subemendamentiPag. 37D'Elpidio 0.6.0300.1 e Fava 0.6.0300.2. La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo 6.0300 e formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Urso 6.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 204).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 6.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 394
Astenuti 14
Maggioranza 198
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 228).
Passiamo all'emendamento Fava 6.8.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, prendo spunto dalla discussione svoltasi stamattina in sede di Comitato dei nove, nel corso della quale l'onorevole Lulli, nella sua veste di relatore, aveva dato disponibilità a riconsiderare l'invito al ritiro nel caso in cui fosse stata meglio esplicata e specificata la finalità dell'emendamento presentato. Approfitto, quindi, per cercare, con parole molto semplici e veloci, di spiegare quale sia lo spirito.
Riteniamo, inserendo questo periodo al comma 1 capoverso dell'articolo 16-bis, di intervenire direttamente sulla questione annosa del divieto di concessione dei serbatoi in comodato. Intendevamo stabilire un meccanismo per il quale non fosse vietato tanto il ricorso alla dotazione del serbatoio in comodato, quanto obbligare, in ogni caso, il soggetto, che facesse ricorso anche alla forma del comodato, a rendere evidente, nella fasePag. 38successiva della bollettazione, l'ammontare (a prescindere dal fatto che venga addebitato), del costo dell'ammortamento del serbatoio stesso, qualora questo venisse concesso.
Provo a spiegarmi meglio con un esempio pratico: se io, il soggetto che commercializza gas, mi impegno a fornire al soggetto utilizzatore un serbatoio in comodato d'uso, ciò può essermi consentito nella misura in cui il costo del serbatoio stesso, ripartito per parte o per l'intera durata o per parte della durata del contratto, venga chiaramente evidenziato dalla bolletta.
Quindi sia chiaro al consumatore, l'utilizzatore finale, quale parte della tariffa che vado a sostenere è imputabile, nell'ambito del calcolo del prezzo da parte del venditore, alla cessione effettiva dell'energia, piuttosto che a imputazione di quote di ammortamento sulla fornitura del serbatoio stesso.
Mi sembra un emendamento di buon senso indirizzato verso un'ottica di trasparenza della tariffa e della bollettazione.
Chiedo, pertanto, che possa essere posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 6.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato Giuseppe Fini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fava 6.7.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, insisto anche in questo caso per la votazione del mio emendamento, anche perché credo che sia più probabile, rispetto all'emendamento precedente, un ripensamento da parte del relatore. La proposta emendativa verte, infatti, sempre sul medesimo argomento, di cui abbiamo discusso poc'anzi, ovvero sul meccanismo del comodato d'uso, per il quale il contratto di fornitura del prodotto deve prevedere che le verifiche periodiche e la valutazione ordinaria del serbatoio, secondo la normativa tecnica di riferimento, rimangono in capo alla ditta fornitrice per tutta la durata del contratto.
Noi intendiamo specificare che, qualora ciò si verifichi, non si creino altre situazioni, peraltro abbastanza probabili in termini di valutazione di rischi di questo tipo, ossia che, essendoci una deregulation di fatto o addirittura una difficoltà applicativa in materia di comodato stesso, il soggetto che presta in comodato d'uso il serbatoio non sia più obbligato, come avviene attualmente, a garantire l'efficienza e la manutenzione dello stesso, ma che, al contrario, secondo lo spirito del nostro emendamento, questo possa essere reso obbligatorio. Chiunque si appresti, quindi, a fornire un serbatoio - a qualsiasi condizione, si tratti di vendita, di affitto o di comodato - deve garantirne in ogni caso la buona manutenzione per tutta la durata del contratto.
Insisto, quindi, per la votazione del mio emendamento 6.7 e mi auguro che vi sia un ripensamento da parte del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 237).
Prendo atto che il deputato Vico non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 425
Astenuti 7
Maggioranza 213
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 362
Astenuti 79
Maggioranza 182
Hanno votato sì 342
Hanno votato no 20).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Contento 6.02.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non posso aderire ad un invito al ritiro semplice e secco, dal momento che l'articolo aggiuntivo che abbiamo proposto si pone di fronte ad un tema estremamente importante per le famiglie e per le piccole imprese. Una delle questioni più delicate in tema di liberalizzazione dei servizi di fornitura del gas è la possibilità, per gli utenti e i consumatori, di confrontare i relativi prezzi del servizio da parte delle società che operano nel settore. Si tratta di un settore estremamente complesso, nel quale i componenti che vanno a misurare l'andamento dei prezzi sono riferiti a materie prime, che hanno come mercato di riferimento il mercato mondiale e che, quindi, rendono estremamente difficile, per il consumatore finale, la possibilità di essere edotto su quale sia il prezzo più vantaggioso, in relazione anche alle necessità del consumatore stesso.Pag. 40
L'idea di Alleanza Nazionale è, tutto sommato, estremamente semplice: si tratta di istituire un parametro unico di riferimento per il prezzo del gas, che contenga un paniere di riferimento e che permetta a tutti consumatori - siano essi famiglie ma, in particolare, anche le piccole imprese - di confrontare le varie offerte e, quindi, di assumere le determinazioni conseguenti.
Non si interviene per limitare la liberalizzazione, perché chiaramente non si interferisce nei confronti della libertà dei prezzi e, quindi, di contrattazione, ma si indica come unico punto di riferimento l'elemento con cui devono esprimersi le società che effettuano, appunto, operazioni nel servizio del mercato del gas, per rendere trasparente e confrontabile la loro offerta.
Avrei capito se l'invito al ritiro rivolto ad Alleanza Nazionale fosse stato effettuato accettando, quanto meno, il suggerimento, che potrebbe essere contenuto in un ordine del giorno, perché la battaglia di Alleanza Nazionale, che è a favore delle liberalizzazioni, è contemporaneamente a tutela del consumatore. Quindi, visto che bussa alle porte la liberalizzazione del mercato del gas - anche per le famiglie, che sono state dimenticate da questo Governo, che avrebbe dovuto varare un provvedimento di riferimento nei confronti di questa categoria - non possiamo pensare di non affrontare anche il tema relativo alla possibilità per il consumatore di confrontare i prezzi che gli vengono proposti, proprio per la complessità del settore in cui operano queste società.
Concludo, quindi, invitando semmai il relatore a chiarire ad Alleanza Nazionale o, meglio ancora, al Governo, che dovrebbe preoccuparsi di una questione tanto complessa e delicata, se l'invito al ritiro viene fatto manifestando la disponibilità a discutere la proposta di Alleanza Nazionale magari in un altro provvedimento.
Diversamente, non posso che prendere atto dell'assoluta assenza del Governo su temi tanto rilevanti per i consumatori nazionali, famiglie e piccole imprese. Ribadisco che Alleanza Nazionale sfida il Governo non soltanto ad incassare 3 miliardi di euro come utili derivanti dalla partecipazione che detiene nell'ENI e nel gruppo di riferimento, ma anche a fare qualcosa per i consumatori, come previsto dalla proposta presentata da Alleanza Nazionale, che rivolgiamo all'intera Camera, per rendere trasparente un segmento commerciale dove vivono soltanto le grosse società di consulenza, perché dare consulenza rende in un mercato dove, purtroppo, la trasparenza per il consumatore e per l'utente è sempre più difficile da raggiungere.
Allora, dimostrateci - e concludo, Presidente - il Governo, da un lato, e il relatore e la maggioranza, dall'altro lato, che siete disponibili ad affrontare sui temi importanti e sulle questioni rilevanti, anche relative all'energia e ai consumatori, le proposte che Alleanza Nazionale rivolge e pone all'attenzione di quest'Assemblea. Difficilmente, però, ciò vi sarà consentito, perché preferite purtroppo rendere semplicemente più facile la strada al Governo e non interrogarvi sulle questioni che il Parlamento può porre - lo ripeto - a tutela di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Contento 6.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 240).Pag. 41
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.04.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.04 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Saglia 6.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.05.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.05 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Saglia 6.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 248).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Bonelli 6.0200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Accedo all'invito al ritiro, ma preannuncio che voteremo a favore dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 e, ovviamente, anche di quello della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Migliore 6.09.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo, che anzi chiediamo venga votato favorevolmente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, questa proposta emendativa afferma due principi: il primo, che è naturalmente condiviso dall'intera maggioranza, è un rifiuto di principio alla privatizzazione dell'acqua. Tale principio - lo ricordo - è annoverato nello stesso programma politico della maggioranza.
Assunto ciò, che è il fine, l'obiettivo condiviso - ripeto - dall'intera maggioranza, vi è un ragionamento sugli strumenti, sui mezzi da individuarsi per raggiungere tale scopo. I mezzi sono due. Il primo è costituito da una moratoria, che noi individuiamo al comma 3 dell'articolo aggiuntivo in esame. Una moratoria che, a nostro avviso, deve durare - cioè impedire qualunque nuovo affidamento, ivi compreso quello che potrebbe scaturire da procedimenti di bando di affidamento in corso - fino all'emanazione di nuove disposizioni che rivedano la disciplina della gestione delle risorse idriche. Ricordo che tale principio della moratoria è presente - ancorché diversamente argomentato - anche nell'articolo aggiuntivo proposto dalPag. 42relatore, il 6.0300 della Commissione, ma è presente anche in un subemendamento che esamineremo successivamente.
Vi è un ulteriore strumento - ed esso è l'elemento saliente del nostro articolo aggiuntivo, che chiediamo venga approvato - rappresentato dal commissario straordinario che, a nostro avviso, costituisce il mezzo di maggiore efficacia per una verifica della conformità delle procedure di affidamento in corso sulla base di principi largamente condivisi da tutta la maggioranza, vale a dire la salvaguardia del patrimonio idrico, il controllo pubblico sulla gestione delle risorse, la conservazione dell'equilibrio biologico e il divieto degli sprechi.
Concludo, ricordando che la specificità contenuta nel nostro articolo aggiuntivo si collega ad una forte istanza che ci proviene dalle realtà di movimento, che sono attive da tempo per la difesa dello statuto pubblico dell'acqua come bene comune. A tale proposito, mi limito a ricordare il contratto nazionale dell'acqua e il forum italiano dei movimenti per l'acqua.
Sono queste le motivazioni per le quali chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole sul nostro articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, noi siamo d'accordo con lo spirito dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 in esame, che sottoscriviamo. Voteremo a favore di esso, così come voteremo a favore della proposta emendativa presentata dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che siamo arrivati ad un punto delicato ed importante del provvedimento in esame.
In Commissione, come Casa delle libertà, abbiamo ripetuto più volte che queste cosiddette «lenzuolate» del ministro Bersani non toccavano i temi delle liberalizzazioni vere, cioè delle liberalizzazioni necessarie a costruire un mercato concorrenziale nel nostro Paese ed, in particolare, temevamo che sul tema dei servizi pubblici locali non si facesse nulla.
Con l'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, ma anche con l'articolo aggiuntivo della Commissione 6.0300, si dimostra che si vuole intervenire sui servizi pubblici locali. Allora, non è vera e non è giusta l'obiezione che ci è stata posta dalla maggioranza, rispetto al fatto che la via maestra di intervento fosse il cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, presentato al Senato. Qui si vuole intervenire, e si vuole intervenire contro la liberalizzazione in quanto si vuole rendere esplicito il carattere pubblico degli investimenti nei servizi idrici. Pertanto, la posizione della cosiddetta sinistra radicale è assolutamente chiara e netta, e si legge nel presente articolo aggiuntivo. Allora, non si può dire, a noi dell'opposizione, che nel provvedimento in esame non si può trattare il tema dei servizi pubblici locali, perché lo si tratta eccome: lo si tratta ripubblicizzando i servizi idrici, addirittura proponendo la nomina di commissari individuati dal Governo e impedendo una qualsiasi possibilità di costruzione del mercato nel campo dei servizi idrici.
Badate bene, noi, da un punto di vista culturale, contestiamo tutto ciò perché se riteniamo - come credo sia giusto - che si debba tutelare il bene comune acqua, questo lo si deve fare incentivando gli investimenti in tale settore. Chi sostiene che l'acqua deve rimanere pubblica, implicitamente dice che, siccome lo Stato non ha le risorse per realizzare gli investimenti in acquedotti, alcune regioni di questo Paese sono condannate alla siccità.
Alcune regioni del nostro Paese sono condannate a non fare gli investimenti in acquedotti e, conseguentemente, alcune di tali regioni non potranno mai avere un servizio pubblico idrico vero, che può essere garantito solo ed esclusivamentePag. 43attraverso logiche di mercato, e, soprattutto, sono condannate ad avere un servizio idrico inefficiente. La maggioranza, così facendo, si assume la responsabilità, non solo attraverso questo articolo aggiuntivo ma anche con la successiva proposta emendativa della Commissione, di impedire qualsiasi tipo di liberalizzazione dei servizi idrici.
La sinistra radicale conduce legittimamente la sua battaglia - che ovviamente noi non condividiamo - ma è la cosiddetta parte riformista della maggioranza di centrosinistra ad essere non solo silente ma completamente soggiogata a questa logica. Altro che disegno di legge Lanzillotta! Altro che rispetto del lavoro svolto al Senato! Qui si sta consumando con evidenza la scelta della maggioranza di centrosinistra di non liberalizzare i servizi pubblici locali, di impedire una qualsiasi liberalizzazione dei servizi idrici e di provocare danni ai cittadini, ai consumatori. Quello di cui si discute - il risparmio dell'acqua - è un tema che dovrebbe stare a cuore anche alla sinistra radicale. Nel momento in cui questi servizi sono gestiti da consorzi pubblici o addirittura, come da voi voluto, da commissari, ciò significa semplicemente che la questione del risparmio dell'acqua non prenderà mai corpo in questo Paese, perché si vuole continuare a consumare questa risorsa indiscriminatamente. L'acqua può essere risparmiata solo all'interno di una gestione ispirata ad una logica di natura economica.
PRESIDENTE. Deputato Saglia, concluda.
STEFANO SAGLIA. Concludo, Presidente. Sia chiaro che in questo modo non si fa alcuna liberalizzazione, non si fanno gli interessi dei consumatori e, soprattutto, che questo Governo sceglie la strada del «pubblico: sprecone è bello». Complimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ammetto di essere un po' in imbarazzo nell'iniziare a svolgere il mio intervento su un tema di questo tipo perché, dobbiamo riconoscerlo, il provvedimento in esame di tutto sembrava doversi occupare tranne che di questo argomento. Ciò anche in virtù di un meccanismo che consideriamo legittimo ma che ha mostrato i suoi limiti e che ha fatto sì che la discussione in tema di servizi pubblici locali fosse spostata al Senato.
L'onorevole Saglia, nel suo intervento, ha ricordato come questo tema dovesse essere ricompreso nell'ormai famigerato disegno di legge Lanzillotta. Dico ormai famigerato perché di questo disegno di legge si conoscono più le indiscrezioni che non i contenuti veri. In questi mesi e in queste settimane si sono susseguite notizie, apparse sugli organi di stampa, che hanno descritto situazioni assolutamente antitetiche fra loro. Notizie secondo le quali pareva si dovesse procedere verso una liberalizzazione spinta, per poi finire miseramente con il tornare alle aziende speciali, dimostrando così tutto il limite di un'azione politica che non guarda al futuro ma al passato.
Prescindendo da ciò - come dicevo all'inizio del mio intervento - c'è un certo imbarazzo che discende dal fatto che anche nell'articolo aggiuntivo in esame Migliore 6.09, proposto da Rifondazione Comunista, ci sono dei contenuti che la mia parte politica trova condivisibili; in particolare, quei contenuti che riguardano una certa concezione del bene acqua e il regime di pubblicità dello stesso. Se ci fossimo fermati alle premesse, con ogni probabilità - lo dico all'onorevole Burgio - oggi staremmo discutendo qualcosa di diverso perché in realtà quello che ci divide sono non tanto le diagnosi quanto le cure.
Allora non possiamo accettare un meccanismo commissariale, in quanto troviamo che tale meccanismo rappresenti una superfetazione, un qualcosa di assolutamente inutile, illiberale, e che addirittura contrasta con la ratio della norma. Infatti, in un provvedimento che tratta diPag. 44liberalizzazioni discutere di un meccanismo che comporterebbe la ripubblicizzazione di un sistema è quantomeno paradossale. Tuttavia, vogliamo prendere spunto anche dalle cose buone che nascono da tale paradosso, ed affermare che siamo pronti a confrontarci sul tema della pubblicizzazione del bene acqua, così come vorremmo che si discutesse serenamente su un tema che in questi mesi ha appassionato altrettanto il dibattito politico e che ha diviso - ma per certi versi potrebbe anche unire - relativo al fatto che si debba una volta per tutte distinguere la problematica in esame in due grandi «tronconi»: occorre da un lato discutere di reti, dall'altro di servizi.
Se nel provvedimento in esame avessimo meglio affrontato tale distinzione probabilmente ci sarebbero stati meno equivoci. Se da un lato troviamo assolutamente legittimo e condivisibile un appello affinché le reti restino il più possibile pubbliche, dall'altro abbiamo qualche difficoltà in più a pensare che anche tutti i servizi debbano essere necessariamente pubblici o perlomeno debbano essere esclusivamente pubblici, perché crediamo che esista anche qualcosa di vero nel ragionamento del collega Saglia, ove si lamenta la carenza di risorse.
Allora dobbiamo porci degli obiettivi e insieme cercare di ragionare su quelli che sono gli sviluppi. Da un lato corriamo un rischio, ovverosia la ripubblicizzazione del servizio che inevitabilmente, se di servizio efficiente si vorrà trattare, dovrà essere ponderata con la consapevolezza che ci sarà nell'immediato un inevitabile aumento delle tariffe a carico dei cittadini, perché da qualche parte i soldi devono esser reperiti, e sappiamo che i soldi, come la proprietà, restano in capo al pubblico. Dall'altro lato, si deve aprire anche qualche spiraglio sulla gestione, perché non credo che sia così immorale che si organizzi una gara sulla gestione di reti, laddove le stesse e le proprietà siano bene individuate in capo alle aziende pubbliche o ai comuni stessi.
Allora mi dispiace perché credo che se l'articolo aggiuntivo in esame fosse stato articolato in modo diverso avremmo potuto assistere ad una scomposizione del quadro politico all'interno del Parlamento, il che non avverrà. Per quanto ci riguarda...
PRESIDENTE. Deputato Fava, deve concludere.
GIOVANNI FAVA. ...annunciamo che ci asterremo sull'articolo aggiuntivo in esame. Ci dispiace perché abbiamo perso una buona occasione per cominciare a discutere in modo non settario e un pochino meno fazioso di quanto sia stato fatto finora.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, ci preme anzitutto sottolineare che la retorica delle liberalizzazioni mal si applica - lo dico a chi ha parlato prima di me dai banchi di Alleanza Nazionale - ai monopoli naturali: un cittadino ha un solo rubinetto e un solo acquedotto cui attingere. Con la privatizzazione si sostituirebbe quindi un monopolio naturale gestito dal pubblico con un monopolio privato, e, a livello nazionale, si creerebbe una situazione di oligopolio, ovverosia alcune grandi società che si approprierebbero degli acquedotti.
Non è accettabile la retorica relativa alla solita «tiritera» della sinistra radicale che impone una linea al resto dell'Unione, perché la proprietà e la gestione pubblica delle reti idriche, lo ricordo, è sancita nel programma dell'Unione per il bene dell'Italia.
Teniamo altresì a sottolineare, per gli amici della Lega Nord che, in realtà...
PRESIDENTE. Deputato Acerbo, deve concludere.
MAURIZIO ACERBO. ...nel provvedimento la questione relativa al commissariamento non riguarda la gestione delle reti idriche - non vogliamo fare il bis dellaPag. 45Campania - ma riguarda un'attività di verifica degli affidamenti in corso e non, quindi, la gestione del servizio idrico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lomaglio. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e per dichiarare il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo.
A me pare evidente, tenuto conto delle motivazioni portate a sostegno della presente proposta emendativa, che sia la moratoria che la richiesta di nomina di un commissario straordinario incaricato di verificare, entro il termine massimo di 60 giorni a decorrere dall'adozione del decreto di nomina, che le procedure di affidamento in corso siano state indette nel rispetto dei parametri della salvaguardia del patrimonio idrico, di un'effettiva garanzia di controllo pubblico sulla gestione del servizio e sulla misura delle tariffe, della conservazione dell'equilibrio biologico, non abbiano niente a che vedere con le dispute di natura ideologica che ho sentito invece portare avanti dai colleghi dai banchi dell'opposizione.
Mi pare evidente che vi sia da parte nostra la necessità di verificare quello che è accaduto; peraltro in Sicilia anche esponenti del centrodestra hanno richiesto in più occasioni la verifica delle procedure di affidamento del servizio idrico. Per cui riteniamo che ci siano delle esigenze assolutamente oggettive che portano a richiedere la nomina del commissario straordinario e crediamo anche che non si possa manifestare alcun trionfalismo in una privatizzazione a tappe forzate dal momento che, laddove la privatizzazione è già avvenuta, come in Sicilia con Sicilia Acque, essa non ha determinato miglioramenti sensibili nella qualità dell'approvvigionamento idrico di quella regione.
Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo sull'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo per esprimere la posizione contraria sia sul metodo sia sui contenuti dell'articolo aggiuntivo in esame.
Chi mi ha preceduto ha sottolineato l'importanza di un argomento estremamente delicato che ha aperto nel corso di questi mesi un dibattito anche all'interno della maggioranza. Tutti quanti ricordiamo quando il Governo arrivò ad anticipare quel disegno di legge di riordino dei servizi pubblici locali di interesse economico generale, rifacendosi alla Comunità europea, e, quindi, di quello che avrebbe dovuto essere un cambiamento e una serie di modifiche. Quel disegno di legge giace ormai da mesi in una delle Commissioni del Senato e riguardo ad esso si legge di continuo, attraverso i mezzi di informazione, di posizioni altalenanti all'interno della maggioranza.
Critico il metodo utilizzato su un argomento estremamente delicato. Queste che vengono definite «lenzuolate», toccano, sfiorano argomenti estremamente delicati, e spesso nulla hanno a che vedere con i contenuti portanti e finiscono per porre in difficoltà sia il sistema dei consumatori sia il sistema produttivo di questo Paese.
In tema di energia, tenuto conto che un disegno di legge in materia è in discussione al Senato (A.S. 6919), si è invitato un gruppo di parlamentari, anche dell'opposizione, a ritirare quegli emendamenti che certamente avrebbero potuto dare un contributo significativo a quel settore, al fine di non «toccare» il testo del provvedimento in esame. Alla fine, però, ci ritroviamo a trattare elementi portanti come quello che riguarda il ciclo integrato dell'acqua, che dovrebbe rappresentare lo scenario del futuro. Si comprendono, ascoltando gli interventi di chi rappresenta la maggioranza, quelle che sono le difficoltà, tutte interne alla stessa, la quale siPag. 46dimentica di dare una lettura appropriata delle normative attuali relativamente alla proprietà delle reti.
Probabilmente un approfondimento sull'argomento sarebbe buona cosa perché le reti sono, lo ricordo, di proprietà dei comuni. Da qui si immagina che non ci sia una attenzione reale ad un argomento che riguarda le famiglie italiane, e si pensa che ci siano formule diverse da quella di una privatizzazione sfrenata, dimenticandosi che le regole attualmente vigenti parlano ben chiaramente e le singole regioni hanno fatte proprie leggi. Ciò detto, a mio avviso, sarebbe opportuna una riflessione su quanto tali leggi di riferimento prevedono.
Le reti sono pubbliche perché sono patrimonio dei nostri comuni e della nostra realtà! Non dimentichiamo, peraltro, anche se si può entrare nel merito del cosiddetto disegno di legge Lanzillotta (ma ne tratteremo in seguito), ciò che significa mettere a gara il servizio e cosa significano, per noi, gli investimenti. Immaginiamo una posizione culturale diversa, di fare un passo indietro partendo da un punto di riferimento di un'area culturale - che è riconducibile alla sinistra - non dimenticando, tuttavia, ciò che accade nel centro-sud, in Italia, né cosa significa il tema dell'acqua in aree delicate del nostro Paese, in cui davvero si rimarca una distinzione tra il nord e il centro-sud, con le dispersioni d'acqua. Immaginiamo cosa significa mettere a gara dei servizi!
Vi sono anche proposte emendative successive che, avremo modo di sottolinearlo, non portano nella direzione in cui noi dovremmo ottenere delle risposte da parte dello Stato e del Governo. Capisco le contraddizioni che esistono all'interno della maggioranza e, probabilmente, saranno manifestate in questa occasione con un voto diverso da quello della sinistra radicale. Per tale motivo, diciamo «no» a questo articolo aggiuntivo, perché sarebbe un ritorno al passato: un passato remoto che non dà alcuna risposta ai nostri consumatori e a quello di cui, oggi, hanno bisogno per un rilancio su un tema così delicato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Ovviamente sono favorevole alle liberalizzazioni, tuttavia sono ben convinto che, in materia di acqua, occorra una forte attenzione pubblica, che si esplichi, però, con gli strumenti della programmazione e dei controlli, anche dei controlli delle gare, ma non con gli strumenti della proprietà.
Sono contrario e non voterò, naturalmente, a favore di questo articolo aggiuntivo, che introduce un meccanismo incostituzionale - anche un pochino assurdo! - e cioè una sorta di commissariamento nazionale delle aziende locali e private dei servizi, le quali dovrebbero essere soggette ai voleri di un commissario straordinario, che decide nel merito delle attività di gestione.
Siamo fuori dai parametri logici e di rispetto dei poteri locali e dei principi costituzionali; siamo dinanzi ad uno strumento che, pur volendo perseguire un obiettivo comprensibile e condivisibile, realizza l'esatto opposto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, solo una considerazione: a mio avviso, la questione non è se il proprietario della distribuzione dell'acqua (l'ente che organizza) è pubblico o privato; è come viene organizzato il servizio! Dalle mie parti la sinistra ci sta imponendo, ovunque, consorzi pubblici! Per prima cosa ha nominato il consiglio di amministrazione: addirittura vi è, in uno statuto, la rendita vitalizia anche per i dirigenti e gli amministratori che siano cessati dal mandato! Questo è il problema! L'acqua è un bene pubblico, ma dev'essere gestito con criteri privati, di funzionamento, di risparmio, non con criteri volti ad ottenere l'ennesimo posto, per sistemare qualcuno che, magari, non è entrato in consiglio comunalePag. 47o non è diventato assessore! Questo è il punto di partenza sbagliato! E su ciò la sinistra ha da farsi perdonare veramente tante cose, perché sta mettendo le mani ovunque! Sta interessando di più, ad esempio, i comuni con tanti abitanti, rispetto a quelli con pochi abitanti...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO ZACCHERA. Concludo, Presidente.
Pertanto, è il metodo che non funziona!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, intervengo per rispondere ai liberisti dell'Unione, chiedendo loro di riflettere su un dato elementare: in tutti i paesi dell'Unione europea, dell'Europa occidentale, ma anche nella patria del liberismo, malgrado gli anni di Reagan e di Bush, il servizio idrico, l'acqua, rimane di proprietà pubblica.
Pertanto, inviterei a riflettere i deputati della maggioranza sulla necessità di un principio elementare: che l'acqua resti un bene comune e non una merce in mano alle multinazionali, perché dove ciò, invece, è avvenuto - nei paesi del sudamerica ad esempio - i disservizi, le carenze e le siccità sono sicuramente aumentati...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Concludo, Presidente.
Auspico che, da parte dei deputati del centrosinistra, venga fatta una riflessione approfondita e si esprima un voto favorevole all'articolo aggiuntivo in discussione.
PRESIDENTE. Saluto una delegazione dell'Assemblea nazionale della Repubblica di Corea che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non faccio nessun appello ai liberisti di entrambe le parti. Vorrei solamente esprimere alcune considerazioni, che sono della seguente natura. In primo luogo, vorrei dire che non siamo tifosi del Ministro Lanzillotta, tuttavia riscontriamo che ciò che in precedenza costituiva una parte o, comunque, un tema dominante del disegno di legge sui servizi pubblici viene ripreso nel provvedimento in discussione. Non ne comprendiamo la motivazione. Tuttavia, andando a vedere in cosa consistono l'articolo aggiuntivo in discussione e quello successivo, della Commissione, se ne comprende perfettamente il motivo. Ci troviamo di fronte ad uno scontro e ad una diversa impostazione ideologica su un problema che, proprio perché delicato, avrebbe avuto bisogno di trovare, in un apposito ordinamento, quale quello prefigurato nella normativa predisposta dal Ministro Lanzillotta, una capacità di confronto serio e sereno da parte di maggioranza e opposizione.
L'acqua attualmente presenta seri problemi, anche in merito agli aspetti gestionali e il servizio pubblico, così come congegnato, purtroppo, è diventato di natura clientelare. Andando a vedere cosa stia succedendo nell'organizzazione degli ATO e delle società che gestiscono il servizio, ci si accorge come la mano della politica, in un settore così delicato, non provvede a riorganizzare le risorse per gli investimenti, bensì le risorse per i pagamenti dei consigli di amministrazione. Siamo perfettamente a conoscenza di cosa siano i «colabrodo» delle nostre reti, sappiamo che, in alcune realtà, si perde circa il 60 per cento dell'acqua e che, in alcuni comuni, da circa venti o trent'anni non vengono effettuati investimenti in relazione a quello che è un bene essenziale, oggi indispensabile, in momenti delicati dal punto di vista ambientale e meteorologico, quali quelli che stiamo vivendo.
Pertanto, si impone una considerazione. Nell'articolo aggiuntivo in discussionePag. 48vi è una riproposizione ideologica. Rispetto tale atteggiamento, tuttavia, non comprendo se ciò ci conduca solo al mantenimento dell'attuale situazione. In questo campo, possiamo rimanere fermi ad una situazione che, da parte di tutti, viene dichiarata ormai insostenibile? Anche da una parte diversa, cioè quella che, nell'ambito maggioranza, cerca di trovare un equilibrio, si sospendono per un anno tutti gli interventi!
Vorrei chiedere al relatore se anche questa rappresenti una posizione coerente e corretta con la situazione che deriva dal servizio e con le preoccupazioni provenienti dal centrodestra e dal centrosinistra. Ritengo valga la pena che sia l'articolo aggiuntivo in discussione quanto quello successivo della Commissione vengano estrapolati dal provvedimento in discussione e tornino nella loro sede naturale, ossia quella del dibattito e della regolazione dei servizi pubblici, nel disegno di legge Lanzillotta. Certamente, comprendo che il disagio e il dibattito in atto all'interno del centrosinistra venga portato a questo livello.
Non ci mettiamo «in mezzo», ma non possiamo nemmeno fare in modo che il Paese paghi il contrasto interno alla maggioranza con l'immobilismo che l'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 e il 6.0300 della Commissione impongono. Voteremo pertanto contro entrambe le proposte emendative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente viviamo in uno strano Paese e quando le strutture pubbliche si degradano, vivono spesso di corruzione e c'è una moltiplicazione dei consigli di amministrazione, la politica e il Parlamento stanno zitti, non intervengono; le maggioranze cambiano, ma i sistemi di potere restano gli stessi.
Si fa ciò per privatizzare a tutti i costi? Credo che l'acqua sia un bene indisponibile e la gestione delle acque non può essere legata al profitto, e laddove le aziende pubbliche hanno funzionato e sono state controllate esse hanno gestito il servizio delle acque in maniera egregia, come è accaduto per l'ACEA a Roma, e lo dice una persona che a Roma è stata all'opposizione per tanti anni.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Se a Roma non piovesse per cinquant'anni noi avremmo comunque l'acqua potabile. L'acqua non è un bene disponibile, su di essa non si lucra; pertanto la proprietà e la gestione della stessa devono essere pubbliche. È la politica che deve fare in modo che vengano gestite con le «mani pulite» e con correttezza. La privatizzazione di questi settori significa impoverire il nostro Paese, impoverire le periferie delle città e i cittadini più deboli.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo. Sta accadendo già con il latte: se non c'è guadagno non si va più a portarlo nelle case. Stiamo discutendo di beni che appartengono alla collettività e non ai privati. Voterò, quindi, a favore di queste proposte emendative (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente faccio presente al collega Zacchera, ma anche a tutti i colleghi dell'opposizione che nella scorsa legislatura è stata approvata, in questo ramo del Parlamento, una risoluzione. Essa impegnava il Governo, sul tema dell'acqua, ad astenersi dal promuovere in qualsiasi sede negoziale, bilaterale o multilaterale, ogni processo di privatizzazione del bene comune acqua e dei sistemi di gestione e distribuzione dello stesso. Il primo firmatario di tale risoluzione era l'onorevole Malgieri di AlleanzaPag. 49Nazionale. Essa fu approvata all'unanimità dalla Commissione affari esteri e comunitari. Quindi, cercate almeno di non tradire voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 421
Astenuti 34
Maggioranza 211
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 317).
Prendo atto che il deputato Farinone non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 197).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha espresso un voto erroneo.
Prendo atto altresì atto che i deputati Fundarò e Pellegrino hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo al subemendamento D'Elpidio 0.6.0300.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
DANTE D'ELPIDIO. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento D'Elpidio 0.6.0300.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 281).
Passiamo al subemendamento Fava 0.6.0300.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Abbiamo apprezzato la ratio della proposta emendativa presentata in Commissione e riteniamo che comunque sia utile stabilire un principio che reputiamo di giustizia.
Sarebbe strano che si applicasse la moratoria anche a quei casi di affidamento della gestione del servizio idrico integrato in cui vi sono soggetti che già risultano affidatari del servizio. Tale posizione è esattamente conseguente al ragionamento fatto poc'anzi, in occasione della discussione dell'articolo aggiuntivoPag. 50Migliore 6.09. Noi, per coerenza, condividiamo la scelta di andare verso la moratoria degli affidamenti, laddove questa sia applicata a coloro che non hanno ancora ultimato la procedura; quindi, chiediamo, per una ragione di giustizia, che se un soggetto risulti già affidatario il medesimo non possa vedersi privato di un diritto acquisito. Sarebbe una logica non solo illiberale, ma anche incivile ed antidemocratica. Chiediamo, quindi, che la nostra proposta emendativa venga votata con questo spirito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fava 0.6.0300.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, accettato dal Governo, nel testo subemendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo della Commissione è importante, come in precedenza veniva evidenziato, rispetto a quello presentato dai colleghi della sinistra radicale, perché con esso la Commissione e la maggioranza fanno un passo indietro rispetto al processo di liberalizzazione. Questo articolo aggiuntivo, di fatto, realizza una moratoria di un anno per quanto riguarda le gare per i servizi idrici, come condizione chiesta dalla sinistra radicale, al Senato, per far proseguire l'iter del cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, che, a sua volta, viene stravolto.
Si tratta quindi di un provvedimento che, con la modifica che verrebbe realizzata, rappresenterebbe un pericoloso passo indietro. Tale modificazione, peraltro, è in alternativa alla successiva proposta emendativa da noi presentata, consistente in un articolo aggiuntivo, con cui invece si realizzerebbe, così com'era previsto nell'originario disegno di legge Lanzillotta e, comunque, come è auspicato da parte della maggioranza (di quella che risponde a un criterio liberale e moderno di gestione dei servizi), la soppressione degli ATO - proprio stamattina il Ministro Lanzillotta, in un dibattito radiofonico, sosteneva questa tesi -, che è anche un modo per ridurre il costo della politica, trasferendo le competenze degli stessi ATO alle province, realizzando così una razionalizzazione della gestione e, nel contempo, una riforma organica in materia di servizio idrico.
Quindi, le due cose scelte sono alternative: o la sinistra riformista subisce il veto e il diktat della sinistra radicale, recepito in questa proposta emendativa, realizzando una moratoria di un anno delle gare per i servizi idrici, in attesa che venga sbloccato l'iter del disegno di legge Lanzillotta al Senato (che, a sua volta, ha fatto pericolose marce indietro, come l'altro giorno, con una serie di compromessi al ribasso), peraltro in controtendenza con quello che il provvedimento Bersani dovrebbe realizzare, e cioè più liberalizzazione - qui è esattamente il contrario -, oppure si respinge questo articolo aggiuntivo e si approva l'altro articolo aggiuntivo, in cui, invece, si realizza - in questo sì caso davvero - un processo reale di liberalizzazione.
Non si tratta del bene pubblico delle acque: chi afferma ciò dice una cosa falsa. Al comma 8 spieghiamo chiaramente - d'altra parte non può essere altrimenti che così - che la gestione del servizio idrico è aggiudicata mediante gara ad evidenza pubblica in conformità alla normativa comunitaria vigente, fatta salva la proprietàPag. 51pubblica delle reti e degli altri beni pubblici strumentali all'esercizio; ovviamente, il bene delle acque è un bene pubblico e tale deve rimanere. Questa è la posizione che il precedente Governo, su mandato del Parlamento recepito in Assemblea (come peraltro posso ampiamente testimoniare essendo stato il delegato al Governo) ha portato all'attenzione della comunità internazionale.
Una cosa è il bene pubblico delle acque, che deve rimanere pubblico comunque e sempre, altra cosa è la gestione del servizio idrico, che per realizzare maggiore efficienza e, quindi, a beneficio dei consumatori, può e, anzi, a mio avviso, deve essere liberalizzato con gare ad evidenza pubblica secondo la normativa comunitaria.
Chiediamo, quindi, all'Assemblea in primo luogo di respingere l'articolo aggiuntivo della Commissione, che subisce il diktat della sinistra radicale, realizzando la moratoria, e in secondo luogo di consentire invece, già oggi e subito, la soppressione degli ATO e la realizzazione di una vera riforma della gestione del servizio idrico, che corrisponde peraltro a quanto la sinistra riformista ha sempre sostenuto, con l'indizione di bandi pubblici per l'aggiudicazione della gara per la gestione dei servizi idrici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, riprendiamo nuovamente un tema che è estremamente delicato. Mi dispiace ripetermi, ma bene sarebbe stato che il disegno di legge in esame non contenesse argomenti così importanti. È un disegno di legge proposto da un Ministro che viene spesso evocato, ma i contenuti del quale ancora oggi non siamo riusciti a conoscere, se non attraverso i mezzi di informazione, quando, in alcune occasioni, formazioni di questa maggioranza, operando dei condizionamenti, invitano il Governo a immaginare un provvedimento diverso da quello pensato fino ad oggi, al punto di stralciare il tema del ciclo integrato dell'acqua.
Chi mi ha preceduto ha avuto modo di sottolineare alcuni aspetti particolarmente delicati. È opportuno pensare ad una moratoria e riflettere sul fatto che, dal momento in cui il provvedimento in esame entrerà in vigore, si debbano sospendere una serie di iniziative portate avanti da comuni che riguardano la realizzazione degli ATO. Non dimentichiamoci quello che è accaduto nel nostro Paese quando fu approvata la legge Galli, la realizzazione degli ATO, il mancato avvio in diverse aree del ciclo integrato dell'acqua, a sostegno dei consumatori. Non riesco a capire che cosa significhi l'equazione che pone come diretta conseguenza delle liberalizzazioni la privatizzazione.
Qualcuno prima ricordava il tema delle reti, pubbliche o non pubbliche. Ma le reti sono pubbliche, perché sono patrimonio dei comuni! Nessuno di noi oggi sta immaginando assetti diversi. È grave il fatto che si blocchino iniziative a livello locale con un provvedimento come questo, pensando anche quanto tale percorso dovrebbe durare, alla luce di quello che dovrebbe accadere - qualcuno di voi se lo augura - in un'Assemblea del Parlamento che discuta di tali argomenti.
Devo anche sottolineare un aspetto ulteriore. Credo che la bocciatura dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 abbia messo in evidenza dei distinguo forti tra l'ala radicale e l'ala più riformista della maggioranza, che ha votato con l'opposizione in maniera contraria.
Ecco perché anche su tale argomento riteniamo che, nel momento in cui si parla di liberalizzazioni, la proposta emendativa in esame certamente non può essere condivisa, a causa della ricaduta che essa o avrà su quelle realtà, peraltro pubbliche, che si sono già attivate nel rispetto delle leggi vigenti. Tali realtà, infatti, si troveranno in una situazione di distinzione fra chi ha già celebrato le gare, nel rispetto dei riferimenti normativi nazionali e sovranazionali, e quel che invece potrà accadere da domani e per un anno intero.Pag. 52Ecco perché annunciamo il nostro voto contrario su un argomento che, peraltro, non dovrebbe essere oggetto del presente disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo al nostro esame è assolutamente opportuno. Una moratoria di un anno si ritiene, infatti, necessaria poiché vi sono comuni - soprattutto i più piccoli e quelli delle aree montane - che non hanno finora provveduto alla cessione del servizio, in quanto non la ritenevano opportuna e conveniente. Nei confronti di tali comuni (ove esse non fossero già attive) sono state avviate operazioni di commissariamento, per costringerli a provvedere a tale affidamento.
Di conseguenza, una moratoria, in questa fase, è assolutamente opportuna; si tratta, poi, di capire come venire a capo del problema. Sul punto, la posizione della Lega Nord Padania è chiara ed è stata espressa più volte: per i comuni più piccoli - almeno per quelli con meno di tremila abitanti - quella di aderire o meno all'ATO dovrebbe essere una posizione facoltativa. Vi è, poi, naturalmente, da verificare come la questione verrà risolta nel disegno di legge Lanzillotta, semmai esso proseguirà il suo iter e andrà avanti. Rammentiamo anzi in proposito al Governo che è stato approvato un ordine del giorno che prevedeva esattamente questo.
Quella della moratoria è, dunque, una via necessaria ed opportuna: l'auspicio è che il problema venga risolto e non ci si ritrovi l'anno venturo a doverla prolungare con un «mille proroghe». Speriamo comunque in bene, ed annunciamo, in questo caso, di votare a favore dell'articolo aggiuntivo al nostro esame poiché esso è assolutamente necessario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, vorrei precisare ancora una volta che la moratoria per i processi di privatizzazione in corso nel servizio idrico integrato è un elemento basilare del programma dell'Unione, poiché nel programma dell'Unione - che io inviterei il collega Mantini a leggere - si trova scritto a chiare lettere che la proprietà e la gestione del servizio idrico integrato deve essere in mano pubblica. Su questo piano, i movimenti sociali, ambientalisti e anche cattolici di questo Paese hanno raccolto in questi mesi 500 mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare volta al riordino di tutto il settore idrico integrato. Ovviamente, chi sostiene la gestione pubblica comprende e sa che vi è comunque bisogno di una riforma, poiché il pubblico, per come opera oggi, non funziona bene: vi sono società per azioni pubbliche che riuniscono il peggio del privato e il peggio del pubblico.
Dovremo dunque lavorare, alla Camera e al Senato, raccogliendo anche l'input che ci viene dalla società civile attraverso la proposta di legge di iniziativa popolare, per una profonda riforma della gestione del servizio idrico integrato, rivedendo probabilmente anche alcuni errori contenuti nella vecchia legge Galli. Per questo, però, è fondamentale che vi sia un provvedimento di moratoria, poiché sarebbe assurdo discutere di un nuovo quadro normativo laddove, nel frattempo, le reti vengono privatizzate a macchia di leopardo in tutta Italia.
Lo ripetiamo: la questione dell'acqua come bene comune si è affermata a livello internazionale in questi anni. Occorre, però, fare una riflessione: sino alla fine degli anni Ottanta, sino al Governo Thatcher in Inghilterra, tutti i Paesi occidentali avanzati presentavano un modello - che essi hanno per la maggior parte conservato - di gestione pubblica della risorsa idrica, a partire dagli Stati Uniti d'America. In realtà, la privatizzazione dell'acqua si è purtroppo fatta strada soltanto nei Paesi del sud del mondo, con le conseguenze che tutti conosciamo.Pag. 53
Mi fa piacere la posizione assunta da chi ha parlato a nome della Lega Nord, perché, in realtà, in questi anni si è verificato un fatto molto grave: le comunità locali sono state espropriate della possibilità di decidere sulla gestione delle proprie risorse idriche, e vi è stato anche qualcuno che voleva imporre ai comuni la privatizzazione forzata dell'acqua.
Credo che chiunque abbia un'idea democratica relativa al rapporto tra cittadini e Stato debba partire dal fatto che su questo bene comune si misura anche la qualità di ciò che è pubblico. Per quanto riguarda gli altri settori, voglio ricordare che al Senato si è discusso non di privatizzazioni indiscriminate, ma di lasciare agli enti locali la possibilità di decidere loro stessi - nelle persone di coloro che vengono eletti dai cittadini e non di coloro che vengono ospitati dalle pagine del Corriere della Sera - in che maniera gestire i servizi pubblici locali del proprio comune; di conseguenza, saranno loro ad essere giudicati circa l'efficacia e l'efficienza del servizio dai cittadini che li votano, e non dalle lobby che a livello internazionale premono per una politica di privatizzazione selvaggia.
Quindi, la moratoria che stiamo votando non è imposta dalla sinistra radicale, ma costituisce un impegno assunto dall'Unione nel suo programma con i cittadini e le cittadine italiane, e con i movimenti sociali, ambientalisti e antiliberisti, che in questi anni ci hanno chiesto, a gran voce, una svolta rispetto ad una privatizzazione strisciante, che nel nostro Paese ha dato risultati disastrosi.
Spero che ogni tanto, la domenica, la trasmissione Report sia guardata anche da altri colleghi. Pure in Paesi europei che avevano cominciato a sperimentare la privatizzazione si torna indietro, come è accaduto in Francia nella città di Grenoble, dove gli acquedotti erano stati affidati ai privati e si è poi proceduto alla ripubblicizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho già avuto modo di argomentare sull'articolo aggiuntivo al nostro esame. Volevo soltanto fare presente due elementi. In primo luogo, mi chiedo se siano sufficienti dodici mesi per raggiungere l'obiettivo di «scardinare» definitivamente il disegno di legge Lanzillotta, mentre ho la sensazione che ne occorrano decisamente di più (potrebbero servirne, infatti, almeno ventiquattro).
Il secondo aspetto è il seguente: il comma 3 dell'articolo 6-bis prevede che entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente, predisponga e trasmetta alle Camere una relazione sullo stato delle gestioni esistenti. Si tratta di un tentativo abbastanza palese di «rimpinguare» una cosa inesistente e fortemente lesiva di un processo di argomentazioni serie e di un dibattito che era iniziato al Senato e doveva considerare in quella sede e poi in quest'aula tutte le argomentazioni serie per affrontare il problema in maniera organica.
Mi pare che, ancora una volta, si sia persa l'occasione per fare non delle relazioni, ma del nocciolo della questione, il problema vero e l'appuntamento serio del Parlamento su un tema così delicato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per testimoniare l'esperienza, come amministratore locale, relativa al problema della privatizzazione.
Devo dire che non appartengo alla sinistra radicale, ma non posso non associarmi a tutte le manifestazioni provenute da alcuni di quegli ambienti, non ultimo l'intervento dell'onorevole Acerbo, che condivido nella sua totalità.Pag. 54
A mio giudizio, non si può non essere a favore della moratoria, se non altro per assumere un po' di tempo e tentare di intervenire per correggere gli errori fino ad oggi compiuti nel settore delle risorse idriche, attraverso un processo sfrenato verso la privatizzazione che ha creato non pochi guai al sistema.
Ha creato molti guai ai piccoli comuni e a quelli di montagna. Ha visto anche un intervento eccessivamente forzoso da parte di alcuni interessi e si è arrivati, addirittura, a constatare pressioni inaudite operate sui sindaci, affinché cedessero i loro acquedotti.
Vorrei ricordare alcune forme di commissariamento non condivisibili, stabilite da taluni prefetti. Vorrei ricordare la reazione che si è avuta in tutta Italia a questo processo di privatizzazione che va dalla Lombardia, al Piemonte, alla Toscana. Vorrei anche sottolineare, purtroppo, alcuni atteggiamenti non corretti di qualche ASL sui controlli dell'acqua. Inoltre, vorrei anche ricordare gli aumenti indiscriminati che hanno portato al raddoppio, se non alla triplicazione, delle tariffe, soprattutto per il funzionamento degli organi amministrativi da parte di alcuni ATO, invece che per i piani di investimento.
In tutto il mondo si sta ripensando il processo della privatizzazione. Grandi rivolte sono avvenute nell'America del Sud e grandi ripensamenti si sono verificati in altri Paesi. Vorrei ricordare il caso dell'Olanda, in cui è stato posto in essere un atto specifico al fine di tornare indietro, così come nel processo di privatizzazione. Il collega Acerbo ricordava la Francia. Non è, quindi, un problema di sinistra o meno, ma è un problema generale su un bene comune e sulla scarsezza di fonti. Ogni anno si registra la morte di decine e decine di milioni di persone nel mondo a causa della mancanza di acqua o di una sua contaminazione dovuta ad una conservazione non appropriata.
È un grande tema su cui si giudica il grado di civiltà di un Paese, per quanto riguarda la conservazione dei beni essenziali e dei diritti naturali, che non possono essere rimessi ad una gestione prettamente privatistica. Mi auguro, contemporaneamente, che, per quanto riguarda il futuro, ci siano un ripensamento, una revisione generale della cosiddetta legge Galli per far sì che l'acqua resti un diritto naturale, il cui rispetto venga garantito a tutti i cittadini ad un prezzo che non può certamente essere quello di mercato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burgio Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, intervengo solo per introdurre un elemento di chiarezza, visto che nuovamente l'onorevole D'Agrò - dopo che in questo stesso piccolo equivoco era caduto l'onorevole Urso - ha parlato di una moratoria di un anno. Tale moratoria non sarà più, infatti, di un anno - lo dico perché magari l'onorevole D'Agrò, a questo punto, voterà a favore dell'articolo aggiuntivo in esame - ma si protrarrà fino ad una nuova normativa, che assicuri effettivamente ad un tempo la tutela dei diritti e la trasparenza nella gestione pubblica delle reti idriche. Sappiamo, infatti, che anche in tale gestione pubblica ci sono limiti e carenze, che vanno assolutamente emendate e dichiaro ciò perché da parte nostra non c'è alcun fondamentalismo del pubblico, laddove, da parte di altri, c'è un fondamentalismo del privato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martusciello. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTUSCIELLO. Non c'è dubbio che l'acqua sia un bene pubblico (e che quindi, come tale, vada salvaguardato) e che le reti debbano comunque rimanere pubbliche. Tuttavia, i due elementi fondamentali che dovremmo introdurre nel dibattito - per superare la disputa tra privatizzazioni e «pubblicizzazioni» del servizio e, di conseguenza, della gestione - sono l'efficienza economica e la qualità tecnica. Noi dobbiamo fare in modo che l'acqua continui ad essere un elementoPag. 55nella disponibilità dei cittadini. Tuttavia, se non ci saranno qualità tecnica, efficienza economica e garanzie rispetto agli investimenti che dovranno essere stanziati per il miglioramento della gestione del ciclo integrato dell'acqua, ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO MARTUSCIELLO. ...credo che continueremo ad avere fenomeni incresciosi di dispersione idrica così come avviene soprattutto nel sud dell'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, solo perché resti agli atti: temo che stiamo assistendo ad un ribaltamento della realtà. Abbiamo una realtà italiana, per quanto riguarda i servizi idrici - come veniva detto prima - da paese sottosviluppato. Abbiamo acquedotti che perdono il 30 o il 50 per cento dell'acqua per strada e ci poniamo il problema di bloccare un'eventuale possibile privatizzazione - non dell'acqua, il che è un non-senso - ma della distribuzione dei servizi connessi!
Credo che ci troviamo di fronte ad un ribaltamento della realtà. Ricordo a tutti, tra l'altro, che, al di là di ogni retorica, oggi nelle case degli italiani l'acqua potabile conta tanto quanto il telefono, l'elettricità e Internet, perché stare senza acqua, senza elettricità e senza telefono è la stessa cosa.
Quindi, evitiamo le guerre ideologiche, ma evitiamo anche il ribaltamento della realtà. Abbiamo bisogno di servizi idrici efficienti e che funzionino; oggi che tali servizi sono pubblici, ciò non avviene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Apprendiamo dall'intervento del collega del Comitato dei nove che finalmente la sinistra ha deciso non una moratoria di un anno, ma una moratoria sine die, su un tema sul quale anche il Ministro Bersani aveva assunto degli impegni.
Credo sia sotto gli occhi di tutti dove si trovi la vera forza modernizzatrice in questo Paese. Alleanza Nazionale ha assunto l'impegno di dare un contributo riformista in questo dibattito. Constatiamo che la chiusura da parte della maggioranza, in qualche modo succube della sinistra radicale sui temi della liberalizzazione, è ormai evidente. Rimandiamo pertanto al mittente, in questo caso il Ministro Bersani - che tra l'altro non si è mai fatto vedere in questo dibattito - le accuse di falsi liberalizzatori.
Prendiamo atto dal dibattito che su un tema così importante come quello della gestione privatistica delle reti pubbliche dell'acqua c'è un clamoroso passo indietro da parte della maggioranza, con degli argomenti peraltro provinciali. Cosa vuol dire che Grenoble ha fatto un passo indietro? Vorrei sapere perché ha fatto un passo indietro! Basta con questo provincialismo a cui ogni tanto assistiamo anche nei dibattiti politici. Credo onestamente che in questi dibattiti bisogna essere più seri e smettere con degli spot che non hanno alcun senso e alcun valore.
Prendiamo atto che viene rimandato sine die nella politica nazionale, ancora una volta, un processo di modernizzazione di cui il Paese ha fortemente bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, anche noi Verdi votiamo a favore di questa proposta emendativa, anche perché sull'argomento dell'acqua, soprattutto nelle regioni del nord, è risultato evidente che l'intervento pubblico è molto importante. L'acqua, in Lombardia e al nord, viene distribuita nella maggior parte dei casi da società pubbliche. È, pertanto, del tutto evidente che un intervento pubblico su questi argomenti è quello che noi preferiamo.Pag. 56
Ciò non vuol dire poi che, in alcuni casi, la gestione da parte dei privati sia da ostacolare. Tuttavia, sicuramente, questo articolo aggiuntivo della Commissione vede noi Verdi d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Vorrei fare una puntualizzazione di tipo tecnico. Avendo la maggioranza approvato il subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, di fatto i termini dei quali stiamo discutendo con l'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione sono superati. Al riguardo vorrei un chiarimento dal Governo, ammesso e non concesso che il rappresentante del Governo abbia tempo, tra una telefonata e l'altra, di rispondermi.
Mi piacerebbe sapere qual è il termine che vale: quello previsto dal subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, ossia, come sostiene il collega Burgio, fino all'entrata in vigore di una nuova e futura norma richiamata dalla legge n. 308 del 2004, o più semplicemente valgono i 12 mesi, come sostiene il collega D'Agrò?
È importante saperlo perché la differenza non è marginale ma è sostanziale, e, soprattutto, mi sembra un pasticcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ho assistito a questo dibattito e devo dire che molti colleghi, nel parlare di acqua, si sono riferiti al proprio territorio e ai propri problemi; però il dato di questa proposta emendativa è politico ed è un dato che vede indubbiamente un compromesso tra il Governo e la sinistra radicale, cui adesso si è aggiunta la sinistra democratica. L'ha detto l'onorevole Urso e l'ha ripetuto l'onorevole D'Agrò: questo è un compromesso.
Abbiamo lavorato e abbiamo parlato degli emendamenti precedenti presentati da Rifondazione Comunista che sono stati bocciati, e adesso si tenderà ad approvare quello della Commissione. È un articolo aggiuntivo che indubbiamente vuole tenere unito il Governo. Ciò che voglio denunciare - onorevole Mantini, la ringrazio - è la sua voce isolata, perché non si sentono parlare i deputati del costituendo partito democratico; vogliamo, invece, sentire il vostro vero pensiero.
PRESIDENTE. Chiarisco rispetto alla questione posta dall'onorevole Fava e, comunque, per chiarezza di tutti, che stiamo parlando dell'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, nel testo modificato dall'approvazione del subemendamento Bonelli 0.6.0300.3.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, il testo è certamente modificato, però voglio dare un'interpretazione e, a tal proposito, preannunciare la presentazione di un ordine del giorno che impegni il Governo alla predisposizione di una nuova disposizione legislativa entro e non oltre il termine di 12 mesi in tema di gestione del servizio idrico integrato.
Vorrei anche ricordare agli onorevoli colleghi che sono intervenuti, in particolare all'onorevole Urso - sa che io la stimo - che si può ironizzare sulle proroghe, però io inviterei tutti noi a svolgere un dibattito serio sulla questione dei servizi pubblici locali.
Ho sentito contributi importanti, sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione, che potrebbero certamente, seppure partano da punti di vista diversi, tentare di affrontare finalmente in modo serio il tema, perché - vede, onorevole Urso - io ho lavorato affinché non fosse istituito il Commissario proposto, in particolar modo, da alcuni gruppi della maggioranza, però vorrei ricordarle che il suo collega di partito, onorevole Altero Matteoli, quando è stato Ministro dell'ambiente, ha più volte chiamato in causa il Coviri per tentare diPag. 57rimettere in discussione le gare di affidamento delle aziende locali di gestione delle risorse idriche.
Inoltre, vorrei ricordare le varie proroghe che abbiamo avuto negli scorsi cinque anni, cari colleghi, proposte dalla vostra maggioranza.
Evidentemente, questo tema ha bisogno di uscire dalle contrapposizioni formali, ha bisogno di uno scatto in avanti, perché credo che nessuno di noi in quest'aula sia contrario all'idea che l'acqua è una risorsa pubblica; il problema è come la si gestisce e come si fa fronte agli investimenti crescenti che servono a dare qualità ai nostri cittadini e a risolvere i problemi del nostro apparato industriale.
Ritengo, quindi, che la moratoria, in questo senso, ci può consentire di avere un tempo nel quale operare un confronto vero e trovare soluzioni all'altezza di un grande Paese come il nostro. Per tali motivi, credo che questo voto sia importante.
Naturalmente presenterò un ordine del giorno volto ad impegnare il Governo all'emanazione del provvedimento in tempi celeri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, nel testo subemendato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 269
Hanno votato no 182).
Prendo atto che il deputato Ruvolo non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Urso 6.01.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ADOLFO URSO. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. L'articolo aggiuntivo in esame, come prima preannunciavo, prevede la soppressione degli ATO e la riforma della gestione delle risorse idriche con bandi pubblici.
Avete votato una moratoria, peraltro legata - non capisco bene cosa diceva il collega Lulli - ad un ordine del giorno per impegnare il Governo ad approvare un provvedimento entro un anno. Sino a prova contraria, l'attività legislativa è svolta dal Parlamento, che dovrebbe impegnarsi in tal senso, non certamente il Governo.
Con la proposta emendativa approvata passa la cultura del non fare e del rinviare ogni decisione di un anno, un anno e mezzo o due anni: rinviare sempre. Con l'articolo aggiuntivo in esame, invece, passerebbe la cultura del fare. C'è una proposta emendativa che prevede il riordino al sistema della gestione idrica: chi è d'accordo la voti, chi è contrario non lo faccia, ma, comunque, si decida (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Urso 6.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 435
Astenuti 25
Maggioranza 218
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 246).
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore, Signor Presidente potremmo passare all'esame dell'articolo 5.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis-A sezione 5).
Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Alfredo Vito 5.52, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.7 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Fava 5.3.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Moffa 5.202 e Uggè 5.11, formula un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.8 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Uggè 5.12 e Valducci 5.50. La Commissione formula altresì un invito al ritiro dell'emendamento Burgio 5.204, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Attili 5.203, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «Al comma 1, capoverso, comma 1, lettera c), sostituire le parole da «ente che ha preventivamente» fino alle parole: «la propria» con le seguenti: «ente tecnico di omologazione di veicoli o di loro componenti designato dal Ministero dei trasporti o da corrispondente ente di omologazione, riconosciuti da Stati appartenenti all'Unione europea o allo spazio economico europeo. L'ente si intende designato qualora il Ministero dei trasporti non sceglie il riconoscimento, entro 60 giorni dalla domanda, avendo ritenuto non veritiero quanto dichiarato circa».
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Fava 5.2 ed esprime parere contrario sull'emendamento Fava 5.4. La Commissione formula infine un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.9 ed esprime parere favorevole sugli emendamenti Trepiccione 5.206 e D'Agrò 5.201, mentre esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Uggè 5.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, sono il presentatore, insieme ad altri colleghi, di cinque emendamenti riferiti all'articolo 5. Ho ascoltato il parere del relatore e voglio motivare al riguardo, in pochi minuti, le mie intenzioni.
Si tratta di un articolo importante, perché affronta il cosiddetto problema del tuning, cioè la possibilità di modificare, dal punto di vista estetico, ma anche sostanziale, una serie di veicoli, classificati, M1 ed N1 che costituiscono un mercato molto florido sia in Europa, che sia in Italia.
Premesso che non siamo contrari, in linea di massima, alla liberalizzazione, le nostre preoccupazioni sono però relative alle questioni della sicurezza: senza volere entrare nei dettagli, si comprende che intervenire su veicoli con kit, seppure omologati, presenta problemi di estrema delicatezza, perché aumenta la velocità e l'accelerazione. Si modificano caratteristiPag. 59che tecniche che, a nostro parere, devono essere controllate attraverso un processo di certificazione serio, sicuro e garantito dallo Stato.
In Italia ciò non accade: non vi sono enti certificatori del livello della Dekra o di quelli presenti in altri Paesi europei. Questo è un punto debole dell'articolo 5. Esso prevede, inoltre, la possibilità di modifica agli autoveicoli classificati con la lettera «L», ossia cicli, motocicli e quadricicli, che, come tutti sanno, vengono utilizzati prevalentemente da utenti estremamente giovani. Vorrei ricordarlo e senza retorica, anche se le statistiche ci dicono che la maggior parte degli incidenti avviene proprio nell'utilizzo di tali mezzi e per la guida dei giovanissimi.
Questo è un punto sul quale la riflessione dell'Assemblea deve essere seria e approfondita. Su tali due aspetti abbiamo presentato sostanzialmente una serie di emendamenti, che vanno da quello più radicale - soppressione dell'articolo 5 - a modifiche sostanziali.
Dal parere espresso dal relatore evinco che si è fatto un passo avanti sul problema della certificazione: si riconosce, cioè, che si tratta di un argomento serio.
Mi sembra di capire, dalla formulazione che ho ascoltato, che viene accolto almeno il principio secondo il quale deve rimanere in capo all'autorità pubblica la responsabilità di «certificare i certificatori». Ciò ci darebbe maggiori garanzie.
Apprezzo, quindi, lo sforzo del relatore, ma il ragionamento deve affrontare, per regolamentarli, gli altri due punti, quello sui veicoli classificati con la lettera «L» e quello, che ritengo importante, dell'aggiornamento della carta di circolazione, da effettuare quando si apportano le modifiche strutturali sugli autoveicoli.
Allora, chiedo al relatore e al Governo se, nell'emanando decreto attuativo delle norme che stiamo approvando, può trovare accoglimento questa richiesta. Sono disponibile ad accettare la riformulazione sull'emendamento, così come proposto dal relatore, e a presentare un ordine del giorno che impegni il Governo ad esaminare in modo approfondito le altre due questioni di merito che ho posto.
A queste condizioni sono disponibile a ritirare gli altri emendamenti e ad accettare la riformulazione del mio emendamento 5.203, ma vorrei che il Governo si impegnasse ad affrontare, nell'emanando decreto attuativo, le problematiche di merito che abbiamo posto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Prego, onorevole Uggè!
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, colleghi, desidero richiamare l'attenzione di ognuno su ciò che stiamo per votare con questo articolo 5. Di fatto, con esso andiamo ad introdurre la possibilità di apportare modifiche alla forma di carrozzeria, mediante l'installazione di spoiler, di alettoni, passaruote allargati, bulbar, verricelli, di elaborare il motore, producendo un aumento della coppia della potenza massima, con conseguente aumento dell'inquinamento, di applicare pneumatici di dimensioni maggiorate, di installare sistemi di alimentazione con particolari additivi, che consentano di erogare una potenza massima anche doppia rispetto a quella di origine. Insomma, ci apprestiamo a consentire che un veicolo, realizzato come un insieme calibrato, con parti tra loro funzionalmente collegate, possa di fatto essere modificato, creando situazioni di grave difficoltà e di rischio per la sicurezza stradale.
Una domanda che dobbiamo porci, quindi, è se veramente vogliamo agire nei confronti dei cittadini con norme che determinino sicurezza. In questa sede, abbiamo votato all'unanimità una mozione che si rifaceva, esaltandoli, ai principi della sicurezza. Con il provvedimento in esame, invece, e in particolare con l'articolo 5, consentiamo di fatto la possibilità di intervenire sui veicoli, creando condizioni di grave pericolo. Ciò perché non si capisce quale sarà l'ente chiamato a verificare se il pezzo introdotto, anche se omologato ed autorizzato a livelloPag. 60comunitario, sia riconducibile all'insieme, assicurando, quindi, condizioni di sicurezza sul veicolo. In sostanza, trattiamo un veicolo come se fosse un frigorifero, una lavastoviglie. Sostituiamo un pezzo, ma non ci poniamo il problema di cosa avvenga all'insieme del veicolo. Andiamo addirittura a liberalizzare il mercato dei componenti dei motoveicoli, colpendo le fasce giovanili, sulle quali si accentra particolarmente l'attenzione dell'opinione pubblica, a causa dei numerosi incidenti che coinvolgono i giovani.
La soppressione dell'articolo 5 è, a nostro avviso, riconducibile ai principi che più volte abbiamo affermato. Soprattutto, evidenziamo che non si comprende cosa si intenda con idoneità professionale di coloro che si autocertificano come enti professionalmente idonei alla effettuazione di prove di verifica. Ma di cosa stiamo parlando? All'estero vi sono norme sicuramente più riconducibili alla sicurezza, e, pertanto, sorgeranno problemi di compatibilità della norma che andremo ad approvare, con il rischio che si intervenga a livello comunitario e che Paesi esteri non accettino le modifiche apportate sui nostri veicoli.
Mi sembra, quindi, che ci siano tutti i presupposti perché questo articolo 5 sia soppresso. Mi appello al senso di responsabilità sulla sicurezza, più volte evidenziato in questa sede, e chiedo che si voti a favore della soppressione dell'articolo 5 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, siccome anche noi pensiamo che in materia di sicurezza non si possa essere superficiali o troppo disinvolti e che la logica dell'autocertificazione non sia sufficiente, condividendo l'intervento svolto dall'onorevole Attili, chiedo di aggiungere la mia firma a tutti gli emendamenti a prima firma del collega, che hanno lo stesso spirito del mio emendamento 5.204.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, intervengo solo per dire che le preoccupazioni segnalate, circa la sicurezza da garantire ai cittadini, sono fortemente condivise. Le norme in esame puntano ad aprire nuove opportunità e a rendere esplicite e trasparenti delle attività che, comunque, oggi vengono realizzate in condizioni non sempre di sicurezza.
Siamo convinti che quelle preoccupazioni debbano sostenere l'intero provvedimento e lo sostengano. Per tale motivo, le argomentazioni dell'onorevole Attili, proprio perché raccolgono le questioni fondamentali sottese ad una norma di questo genere, possono essere accolte in un ordine del giorno che avrà sicuramente il sostegno del Governo.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200, se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANTONIO ATTILI. Sì, Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Uggè, presentatore dell'emendamento 5.10, non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Uggè 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 382
Astenuti 71
Maggioranza 192
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 189).
Prendo atto che i deputati Lomaglio e Castellani non sono riusciti a votare e che i deputati Maderloni e Nicchi avrebbero voluto astenersi.
Chiedo al relatore come ritiene di procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame dell'articolo 8.
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto l'esame dell'articolo 7 e delle relative proposte emendative deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 8.1 e Valducci 8.200. Il parere è, altresì, favorevole sull'emendamento Gianfranco Conte 8.201 e contrario sull'emendamento Lazzari 8.50.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 445
Astenuti 15
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Valducci 8.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere al relatore e al rappresentante del Governo di riformulare i loro pareri, perché presentiamo una proposta emendativa che, probabilmente, sul piano formale può essere anche discussa - tanto che saremmo pronti a modificarla - ma vi è un principio che intendiamo sottolineare: nell'articolo 8 viene investito il Ministero dei trasporti, affinché si faccia carico di una relazione da presentare al Parlamento, relativamente al grado di liberalizzazione che i servizi a terra, negli aeroporti civili, abbiano raggiunto nel tempo; si tratta di una relazione semestrale.
Mi sembra che un compito di questo tipo spetti alle autorità competenti. Noi l'abbiamo individuata nell'Autorità garante della concorrenza e del mercato - che a nostro modo di vedere è l'Autorità competente - ma se ciò dovesse generare deiPag. 62dubbi siamo pronti a modificare questa proposta emendativa dicendo semplicemente «l'autorità competente».
Mi rivolgo al relatore e al rappresentante Governo e aspetto da loro un'eventuale modifica del parere espresso sull'emendamento in esame, da contrario a favorevole, in quanto a me pare che spetti soprattutto alle autorità, restituendo o arricchendo le loro funzioni, riferire al Parlamento circa il livello di liberalizzazione raggiunto in un simile settore.
Attribuire una tale ulteriore funzione al Ministero ci sembra improprio e, oltretutto, gli faremmo fare un «mestiere» che non è il suo. Mi sembrerebbe, quindi, più corretto investire di tale compito le autorità competenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 8.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 8.201, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 8.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 368
Astenuti 98
Maggioranza 185
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 56).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Gianfranco Conte 9.200, nonché sull'articolo aggiuntivo Galante 9.0200.
Pag. 63PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 9.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare la Commissione per la sensibilità mostrata nei confronti di questo mio emendamento. Si trattava di risolvere una questione nel nostro Paese che riguarda soprattutto i giovani e cioè la effettiva realizzazione di quel sistema denominato last minute che consente di comprare biglietti a prezzi scontati e aumentare così le possibilità di fare le vacanze ad un minor costo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 9.200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 456).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 440
Astenuti 24
Maggioranza 221
Hanno votato sì 439
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Galante 9.0200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 418
Astenuti 19
Maggioranza 210
Hanno votato sì 416
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, per un problema che deve essere affrontato in Commissione bilancio, chiedo che venga accantonato l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 10 e che si passi all'esame degli articoli aggiuntivi.
Pag. 64PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame delle proposte emendative referite all'articolo 10 deve intendersi accantonato. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Franzoso 10.01 e Uggè 10.03. Formula un invito al ritiro, degli identici articoli aggiuntivi Zanetta 10.0200 e Adenti 10.0201. Il parere è, altresì, contrario sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.202.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Franzoso 10.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente l'articolo aggiuntivo in esame si rivolge alla realtà economica di Taranto ed è coordinato con quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007 per i fondi di dotazione - scarsi per la verità - per le zone franche urbane. Stante quanto avviene nella regione Puglia, quella della zona di Taranto dovrebbe essere l'unica realtà di questo tipo.
Poiché il porto di Taranto è il secondo in ordine di importanza dopo quello di Genova, e atteso che ogni volta che i rappresentanti del Governo vengono in Puglia ne affermano la natura di «porta» per l'Oriente e del Mediterraneo, credo che sarebbe opportuno costituire tale zona franca tenuto anche conto delle infrastrutture, aventi dimensione regionale e nazionale, realizzate in quella zona dai Governi precedenti. Stiamo infatti parlando di una piattaforma logistica che è coerente con quanto realizzato a livello di sistema aeroportuale (allungamento della pista di Grottaglie).
Considerato, inoltre, che il CIPE a suo tempo ha finanziato la piastra logistica sull'area portuale e atteso che il porto di Taranto a livello di trasferimento delle merci industriali è il più grosso in Italia, avendo ormai superato i 2 milioni di TEU di movimentazione annue, credo che ci siano tutte le condizioni perché tale porto possa usufruire della cosiddetta zona franca. Tale zona si integrerebbe nella zona franca urbana prevista dalla legge finanziaria, che la regione, d'intesa con gli enti locali, si accinge a trasferire tramite l'indicazione al Governo centrale.
Pertanto, mi sembra assurdo che mentre ci si reca sul territorio a parlare di espansione e di utilizzo di questa grande infrastruttura portuale - con un grande vettore su quel territorio rappresentato da Evergreen, che è il terzo a livello mondiale - il Governo e la maggioranza non vogliano costituire la zona franca, che consentirebbe peraltro la trasformazione del porto a scalo nel quale le merci potrebbero essere fermate, assemblate e poi immesse sul mercato nazionale ed europeo.
Se non si creano gli incentivi necessari, relativi all'indicazione di porto franco, tutte queste iniziative che si predicano sul territorio finiscono poi per soccombere.
Allora mi appello al relatore e alla stessa maggioranza, che di tale questione fanno un cavallo di battaglia, affinché siano quantomeno coerenti rispetto a ciò che vengono ad affermare sul territorio, che è diverso da quanto poi sostanzialmente si accingono a realizzare in questa sede, in quanto bocciano ciò che loro stessi propongono sul territorio. Credo che da parte dell'opposizione vi debba essere un'attenzione maggiore ed eventualmente un voto favorevole.
Pertanto aspetto una diversità di opinioni da parte del relatore, una riconsiderazione del proprio parere perché finalmente si possa consentire a questa grande infrastruttura, rappresentata dal porto di Taranto un'occasione affinché lo stessoPag. 65possa svilupparsi dal punto di vista trasportistico ed anche dal punto di vista industriale e commerciale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Franzoso 10.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Uggè 10.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, vorrei che su questo articolo aggiuntivo si concentrasse un po' l'attenzione dei colleghi che spesso e volentieri, quando si affrontano i temi del trasporto, della congestione, denunciano la presenza dei troppi mezzi pesanti sulle strade che assicurano il collegamento tra il mondo produttivo e il mondo del consumo. Ebbene, questa proposta emendativa si pone tre obiettivi.
Il primo obiettivo è quello di rilanciare concretamente la politica tendente ad incentivare con opportune risorse - non con risorse fantasma, o con i residui, come sembra essere l'intenzione di qualcuno del Governo -, a mettere cioè a disposizione attraverso un fondo rotativo risorse dirette a modificare concretamente le modalità di trasporto, incentinvando a tale cambiamento gli imprenditori che decidono di assumere impegni contrattuali seri, duraturi nel tempo, in modo tale da creare un passaggio effettivo dalla strada alla rotaia. Questo è un obiettivo che ritengo importante e che credo sia condiviso: tutti noi lo esaltiamo, tutti auspichiamo che ciò avvenga.
Il secondo obiettivo è quello di favorire ancora di più questo tipo di trasporto, dando attuazione al contenuto di una direttiva comunitaria, quella che esenta i trasporti combinati internazionali da qualsiasi tipo di contingentamento: dal contingentamento dei titoli autorizzativi, delle tariffe, quando esistevano le tariffe obbligatorie e dei divieti di circolazione. Ebbene, questo secondo elemento consente di agevolare il trasporto combinato, sia su ferro, sia verso il mare, sia esso verso l'aereo, in modo da far sì che le modalità possano ricevere in tempo utile le merci da trasportare affinché queste ultime possano essere caricate su altri mezzi.
Il terzo elemento consiste - attuando anche in questo caso un'indicazione precisa che l'Unione europea ha trasmesso agli Stati facenti parte della stessa - nel prevedere la soppressione della tassa automobilistica, dovuta per i trattori e per la loro parte rimorchiabile, per le imprese che destinano i loro mezzi al trasporto combinato. Anche questa è una norma di carattere europeo, è una norma, in sostanza, che concretamente si pone l'obiettivo di favorire ancor più lo sviluppo delle modalità alternative alla strada e che concretamente, al di là delle parole, cerca di dare una risposta alla grave situazione di congestione che esiste sulle nostre strade che, ahimè, devono sopportare ancora a lungo una situazione di difficoltà, dato che il Governo non sembra molto intenzionato a intervenire, a potenziare le infrastrutture e comunque, i tempi sono quelli necessari.
Con questi tre interventi noi andremmo avanti effettivamente riprendendo, soprattutto per la parte del finanziamento, il progetto introdotto dal Governo Berlusconi: non dimentichiamoci che, concretamente, il trasporto combinato ferroviario ePag. 66trasporto combinato delle autostrade del mare è stato introdotto nella scorsa legislatura.
Chiedo, pertanto, un momento di riflessione e concretezza nel voler interpretare le cose per ciò che sono, cioè di andare a favore della mobilità, dell'economia e della sicurezza!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 10.03, presentato dal collega Uggè, e mi rivolgo ai colleghi veneziani, che anche in questi giorni hanno ripetutamente dichiarato la disponibilità del Governo ad attuare quanto Uggè chiede con tale articolo aggiuntivo, anche a seguito di alcuni fatti delittuosi che si sono verificati, mi riferisco agli incidenti stradali in quel di Campalto.
Per coerenza, sarebbe opportuno che tutti noi votassimo questo articolo aggiuntivo. Pertanto, colleghi di Venezia, se vogliamo dare una risposta ed essere coerenti con quanto, in questi giorni, abbiamo garantito alla popolazione di Campalto, è opportuno, necessario e indispensabile votare a favore di questo articolo aggiuntivo, che offre una soluzione, così come avete dichiarato e come il Viceministro dei trasporti De Piccoli ha dichiarato nell'ultima riunione in quel di Campalto.
Sottoscrivo, pertanto, tale articolo aggiuntivo ed invito i colleghi Cacciari, Viola, Bindi e coloro che sono residenti almeno nella provincia di Venezia, quantomeno per essere coerenti, a votare a favore di questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 247).
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi Zanetta e Adenti 10.0201 e 10.0200. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, a mio avviso si sta sottovalutando l'articolo 10 che, peraltro, sarà poi soppresso attraverso un emendamento, presentato dalla Commissione, che contiene tanti aspetti che, secondo il mio punto di vista, sono sottovalutati da questa Assemblea e, soprattutto, non sono stati esaminati dalla Commissione competente. Vorrei far presente ciò anche al presidente Meta, con il quale - durante l'esame di merito - avevamo riflettuto sull'allora articolo 6, esprimendo alcune considerazioni anche se, tuttavia, si trattava di un articolo veramente senza contenuto!
Ieri sera, in Assemblea abbiamo avuto una sorpresa, quando è comparso l'emendamento della Commissione: un emendamento fortemente corposo, con tanti aspetti al suo interno e con tempi di esame e la possibilità di essere subemendamento veramente contenuti. Abbiamo presentato alcuni subemendamenti, ne discuteremo più avanti - mi auguro - e, soprattutto, chiedo ai colleghi componenti della Commissione trasporti di prestarvi attenzione, perché vi sono questioni estremamente importanti.
Nel merito dell'articolo aggiuntivo in esame, credo che esso venga, poi, in partePag. 67ripreso - anche se con contenuti molto limitativi - dall'emendamento della Commissione. L'articolo aggiuntivo in esame tende ad assicurare un adeguato finanziamento per le finalità di cui all'articolo 38 della legge 1o agosto 2002, n. 166, che prevede contributi per sostenere la competitività del trasporto combinato strada-ferrovia. L'intervento è indispensabile per favorire un riequilibrio modale che valga a perseguire efficacemente gli obiettivi di mobilità sostenibile.
Ha già argomentato il collega Uggè: se non si stanziano risorse, tutti gli enunciati che facciamo su questi concetti sono vani! L'articolo aggiuntivo in esame tende a raggiungere tale obiettivo.
PRESIDENTE. Onorevole Adenti?
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti dell'emendamento 10.300 della Commissione che recepisce parte delle considerazioni espresse nel nostro articolo aggiuntivo, pertanto accogliamo l'invito al ritiro formulato dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zanetta 10.0200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.0202, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 251).
(Esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 5 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Uggè 5.01, unica proposta emendativa riferita all'articolo 5 a seguito dell'approvazione dell'emendamento interamente soppressivo dell'articolo 5. Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ho presentato questo articolo aggiuntivo proprio per dare una risposta concreta allo spirito di liberalizzazione che sembrava permeare la «lenzuolata» del Ministro Bersani, che sicuramente conosce, anche in modo approfondito, le tematiche dei trasporti per esserne stato ministro. Uno dei temi maggiormente sollevati è stato quello di estendere la possibilità di effettuare le revisioni mediante un provvedimento del ministro, elevando quella prevista per i veicoli a motore capaci di contenere oltre sedici persone ovvero una massa complessiva a pieno carico superiore a 3,5 tonnellate.
Ritengo che questa costituisca una risposta concreta, che si muove nella direzione della liberalizzazione. Non ne ritengo comprensibile una eventuale bocciatura perché, ovviamente, rimane l'intervento da parte della motorizzazione, chePag. 68verifica se le realtà private possano intervenire garantendo la sicurezza e tutti i parametri legati a quest'ultima. Nel contempo, l'articolo aggiuntivo in discussione può comportare un effetto estremamente positivo, cioè liberare forze costituite da dipendenti, funzionari e dirigenti del Ministero dei trasporti, assegnandoli alla funzione di controllo. Si libererebbero in tal modo esperti ingegneri, funzionari e dirigenti da dedicare ai controlli nei confronti di coloro che effettuano le revisioni.
Sollecito un responso positivo da parte dei colleghi ed una riflessione anche da parte del Governo. Non rappresenta qualcosa di nuovo; se ne è già discusso e non si riesce a comprendere il parere contrario sull'articolo aggiuntivo in discussione proprio nel momento in cui si vuole liberalizzare aprendosi al mercato. Pertanto, ne raccomando la condivisione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo che, a mio avviso, è da approvare. In tema di liberalizzazioni, quanto proposto dal collega Uggè rappresenta un'effettiva liberalizzazione, che libera la struttura pubblica da energie utili per effettuare controlli.
Peraltro, ciò non avviene in modo automatico, ma è il Ministro dei trasporti che può individuare, con proprio decreto, le risorse per le singole province. Noi, che siamo all'opposizione, ci fidiamo anche del Ministro dei trasporti. Pertanto, se conferiamo a qualcuno la possibilità di affidare la concessione quinquennale per la revisione ad alcuni soggetti, la vorremmo porre in capo al ministro, e non farlo in maniera automatica.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. Ritengo sia veramente opportuno essere coerenti con il tema conduttore di questo provvedimento, che parla di liberalizzazione e di controlli da parte della pubblica amministrazione. Pertanto, non solo sottoscrivo questa proposta emendativa ma, veramente a cuore aperto, ne chiedo l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo dell'onorevole Uggè. Stiamo legiferando in maniera anomala, perché nel provvedimento in esame ci sono molti argomenti che avrebbero dovuto essere esaminati dalla Commissione trasporti; avevamo anche chiesto l'estrapolazione di una serie di articoli, ma non è stato possibile.
Ritengo sia chiaro che si tratta di un dato meramente formale ed apparente e che quando, ad esempio, su tale tema, si parla di revisione, di controllo ci si riferisce anche ad una valutazione sul piano tecnico. Si tratta di dati, di aspetti che attengono anche alla sicurezza e certamente non sono disciplinati in modo pieno e completo, ma si prevede un'ipotesi di liberalizzazione, con grande sacrificio delle strutture pubbliche che dovrebbero operare in termini di revisione. Ciò vale non soltanto per tale materia, ma investe tutta una problematica su cui i colleghi si sono confrontati attraverso un'attività emendativa che ritengo insufficiente. Sul tema esiste, infatti, una grande preoccupazione, ma si affronta tutta la problematica del trasporto - anche del combinato, dell'intermodale - in termini approssimativi, occupandosi semplicemente di un aspetto, senza avere una visione completa degli interessi complessivi del cittadino e degli interessi economici del nostro Paese.
Voterò, perciò, favorevolmente all'articolo aggiuntivo in esame e voterò a favore anche di altre proposte emendative che evidenzino alcuni problemi, alcuni temi. Su una proposta emendativa precedente l'onorevole Attili aveva esposto la sua valutazione, ma anche tale problematica è sfuggita a tutti i componenti dell'Assemblea.Pag. 69Una valutazione seria, forte avrebbe portato a disciplinare la sicurezza nel trasporto da un punto di vista tecnico, mentre, con una valutazione molto generica e approssimativa, essa è stata lasciata semplicemente al mercato.
Mi rifaccio a tali valutazioni di carattere generale, ma soprattutto, nello specifico, sottoscrivo l'articolo aggiuntivo Uggè 5.01.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 5.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 426
Astenuti 11
Maggioranza 214
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Vacca non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di passare all'esame dell'articolo 11, vorrei segnalarvi che domani, 31 maggio, è previsto uno sciopero dei taxi collegato al provvedimento in esame, in particolare all'articolo che stiamo per esaminare. Ho chiesto di parlare prima che affrontassimo l'esame dell'articolo, e me ne scuso, perché non voglio entrare nel merito, anche se si potrebbe: Alleanza Nazionale ha presentato un emendamento soppressivo in proposito.
Vorrei proporre, però, al Presidente ed all'Assemblea di valutare l'ipotesi di accantonare l'articolo 11 e rinviare, quindi, la relativa discussione, dopo l'esame degli altri articoli, peraltro numerosi. Ciò anche per rispetto dei lavoratori per i quali uno dei motivi dello sciopero di domani è che venga presa in considerazione la loro volontà di discutere sul provvedimento in esame. L'accantonamento dell'articolo 11 non farebbe perdere tempo all'Assemblea, non sarebbe d'intralcio. Successivamente potremmo mettere a confronto le nostre rispettive opinioni; Alleanza Nazionale, se necessario, è pronta a discutere sull'articolo, alcuni parlamentari del suo gruppo sono già pronti a prendere la parola in merito.
Credo, invece, che accantonarlo possa essere, in questo momento, non solo un atto di saggezza, ma anche un atto di rispetto per le argomentazioni e le richieste di un gruppo di lavoratori, che credo abbiano i medesimi diritti di altre categorie, che tante volte abbiamo ascoltato e tenuto nella debita considerazione.
In sostanza, signor Presidente, le chiedo di valutare la richiesta formale di accantonamento di questo articolo.
PRESIDENTE. La Presidenza chiede l'opinione del relatore al riguardo.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, il relatore può anche accogliere tale richiesta. Voglio solo osservare che ritengo che gli argomenti affrontati nell'articolo 11 non riguardino le questioni delle licenze dei taxi e degli altri conducenti a noleggio, ma altri temi, perché viene data ai comuni la potestà di prevedere determinati servizi di trasporto innovativo. Naturalmente, il rispetto è dovuto a tutti quelli che esprimono opinioni, i lavoratori e le lavoratrici in primo luogo. Pertanto, ritengo di poter accedere all'invito.
PRESIDENTE. Avverto che non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate deve intendersi accantonato.
Pag. 70(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 12.400 da votare ex articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Conte 12.200. Il parere è infine favorevole sull'emendamento 12.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 12.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 429
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Borghesi 13.200 e Valducci 13.203, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Marino 13.205.
La Commissione invita il presentatore al ritiro dell'emendamento Mantini 13.206 (Nuova formulazione), mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Squeglia 13.204 e parere contrario sull'emendamento Lazzari 13.202.
Il parere della Commissione è contrario sull'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, anche perché affronta un tema che abbiamo «spostato» nel cosiddetto progetto di legge Capezzone, che attualmente è all'esame del Senato.
PRESIDENTE. C'è anche l'emendamento 13.300 della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Ovviamente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.300.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 13.300 della Commissione ed esprime, quanto al resto parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Borghesi 13.200 e Valducci 13.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghi, vorrei invitarvi a riflettere sul contenuto di questo articolo e delle modifiche che sono state introdotte. Infatti, il principio che stava e che sta alla base dell'indennizzo diretto, in campo assicurativo, intende agire per abbassare i costi dei risarcimenti, quindi le liquidazioni dei sinistri; il che obbligherebbe, per effetto di una legge di mercato, le compagnie assicuratrici ad abbassare le tariffe e i premi delle assicurazioni. Tale è appunto l'effetto che si vorrebbe ottenere attraverso la normativa dell'indennizzo diretto.
Va osservato che in questi anni abbiamo assistito generalmente a una riduzione della sinistralità, cioè del numero degli incidenti, ma ad un incremento del risarcimento medio del sinistro, e questa è la motivazione che le compagnie bene o male adducono per negare l'effetto di riduzione sulle tariffe.
Cos'è che va tagliato? Nel nostro Paese, come in tutti i Paesi industrializzati o comunque evoluti, il problema non è tanto l'entità del danno emergente in sé, quanto il fatto che la lunghezza della procedura di liquidazione e le spese che si sommano all'entità del danno emergente per effetto della procedura di liquidazione sono di un'entità tale che spesso risulta veramente molto alta rispetto al danno in sé. Si tratta principalmente di spese di natura legale, che spesso comportano anche l'allungamento dei tempi necessari per ottenere la liquidazione, con un effetto estremamente negativo per l'assicurato, che non trova ristoro per il suo danno, e con un effetto moltiplicatore sia in termini di spese sia in termini, quando il procedimento giunge alla fine, di interessi, rivalutazioni, e quant'altro.
Vorrei, inoltre, precisare che l'indennizzo diretto si applica a casi limitati, che sono però numericamente la parte prevalente dei sinistri: ai soli casi, cioè, in cui siano coinvolti due autoveicoli e in cui vi sia un danno fisico molto limitato, che dia luogo ad una invalidità non superiore al 9 per cento. Nel caso di lesioni personali, posso anche accettare l'idea che si ammettaPag. 72una procedura simile alla procedura precedente, che scatta anche in casi diversi da quello che ho citato, con un aumento quindi delle spese legali e il riconoscimento delle stesse; però, inviterei il relatore a valutare se non sia possibile una riformulazione del mio emendamento, nel senso di ammettere tale ristoro, tale rimborso, tale estensione della copertura alle spese legali e alle spese accessorie a quelle legali al solo caso delle lesioni personali, mentre invece si mantenga ferma l'idea che il risarcimento...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO BORGHESI. Quanto tempo ho, Signor Presidente? Proporrei che si lascino invariate le norme sull'indennizzo diretto in base alla legge precedente... Non credo di aver finito il tempo, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Sì, aveva a disposizione cinque minuti.
ANTONIO BORGHESI. Mi permetta solo di concludere. La questione riguarda poi le autofficine, perché nel momento in cui una compagnia stipula delle convenzioni con le autofficine, che non danno luogo ad alcun aggravio per il danneggiato, ammettere che si possa andare da un'altra parte, dovendo pagare tariffe superiori a quelle convenzionate dalla compagnia mi sembra che alla fine si riveli un danno per essa che non abbasserà mai le tariffe e quindi i premi, come si voleva ottenere.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Borghesi che con gli emendamenti sui quali ho espresso parere favorevole si risolvono quasi tutti, se non tutti, i problemi che ha sollevato nel suo intervento. Lo inviterei, allora, a ritirare la sua proposta emendativa e a votare quelle successive su cui ho espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Borghesi se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 13.200 testé formulato dal relatore.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, premesso che evidentemente non mi ero reso conto, ma che mi fido assolutamente di quel che dice il relatore, ritiro il mio emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Valducci 13.203.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 13.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 393
Astenuti 25
Maggioranza 197
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 241).
Passiamo all'emendamento Marino 13.205 interamente sostitutivo dell'articolo.
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento discenderebbe la preclusione dei successivi emendamenti Mantini 13.206 (Nuova formulazione), Squeglia 13.204 e Lazzari 13.202.
Passiamo ai voti.Pag. 73
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marino 13.205, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 333
Astenuti 90
Maggioranza 167
Hanno votato sì 329
Hanno votato no 4).
Avverto che non procederemo alla votazione dell'articolo 13, in quanto l'emendamento testé approvato ne era interamente sostitutivo.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, mi perdoni: prima che si procedesse con la votazione dell'emendamento Marino 13.205, lei ha avvertito che l'eventuale approvazione di tale emendamento avrebbe assorbito o reso incompatibile...
PRESIDENTE. Precluso.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ... l'emendamento Mantini 13.206. Può precisare in che senso? Mi pare, infatti, che l'oggetto dell'emendamento Mantini sia altro rispetto a quello dell'articolo 13 come modificato dall'emendamento Marino 13.205. La materia è altra.
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, certamente è come lei dice: vi è, però, un problema che è solo di natura formale. Essendo l'emendamento Marino 13.205 interamente sostitutivo dell'articolo, esso preclude un emendamento, quale quello presentato dall'onorevole Mantini, che mirava a sopprimere la lettera a) del comma 1 di tale articolo, comportando una conseguenza che viene meno poiché l'articolo è già stato in precedenza interamente sostituito dall'emendamento Marino 13.205.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi perdoni, Presidente, non vorrei sostituirmi e fare l'avvocato dell'avvocato Mantini, ma chiederei che sia egli stesso a darmi una mano. Mi pare che questo sia un formalismo che svuota però il contenuto. Le forme sono strumenti per perseguire un risultato ed una volontà legislativa! L'emendamento Mantini 13.206 si concentra essenzialmente sugli oneri accessori di assistenza e consulenza legale.
L'emendamento Marino 13.205 attiene, invece, alla questione delle imprese di autoriparazione abilitate. Il fatto di anteporre temporalmente la votazione dell'emendamento Marino 13.205, sottraendo così la materia sulla quale interviene l'emendamento Mantini 13.206, significa privare l'onorevole Mantini e, soprattutto, ciascuno di noi e l'intera Assemblea, di esprimersi su altra materia.
Mi permetto, quindi, di chiedere in qualche modo alla Presidenza di voler rivalutare questo aspetto e consentire all'Assemblea di pronunciarsi sull'emendamento Mantini 13.206 concernente materia affatto diversa.
Se mi consente un approfondimento di procedura ma anche di sostanza, a mio avviso l'emendamento Mantini 13.206 può essere messo in votazione e non può essere precluso dalla precedente votazione, poiché esso riveste un'importanza sostanziale e non irrilevante. Pertanto, insisto o, perlomeno, chiedo che si accantoni la decisione in vista di un ulteriore approfondimento.
PRESIDENTE. La Presidenza naturalmente non valuta la sostanza di un emendamento, ma la invito di nuovo a seguire il ragionamento della Presidenza: l'emendamentoPag. 74Marino 13.205 sostituisce interamente l'articolo 13; l'emendamento Mantini 13.206 sopprime una lettera di quell'articolo e quindi, una volta soppresso l'intero articolo, la lettera a) non esiste più. Pertanto, non può sopravvivere il «conseguentemente» che ha senso soltanto legato alla soppressione della lettera a) (Commenti del deputato Benedetti Valentini). Onorevole Benedetti Valentini, le ho spiegato le ragioni della determinazione della Presidenza, ma non possiamo continuare a discutere su questo punto, in merito al quale la Presidenza ha preso una decisione di cui le ho appena spiegato le ragioni.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi permetto di prendere nuovamente la parola, sfruttando l'argomento dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, che ovviamente interessa un raggio molto più ampio di materie, per dire che nel caso appena trattato non vi era il gusto puntiglioso di una schermaglia con l'onorevole Presidenza.
La verità è che io, come deputato e membro dell'Assemblea, sono stato posto nella coazione di votare o non votare una parte di un emendamento perché mi si è chiesto di votare o meno la soppressione a certe condizioni. Può darsi, cioè, che se fossero stati votati prima, ad esempio, l'emendamento Mantini 13.206, l'emendamento Squeglia 13.204 o l'emendamento Lazzari 13.202, io avrei poi votato diversamente la soppressione dell'intero articolo 13, mentre non l'avrei votata alla condizione che fosse stata modificata quella parte. Mi permetto rispettosamente di dire, quindi, che l'intera decisione dell'Assemblea relativa all'articolo 13, che si prolunga fino alla trattazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, è stata sensibilmente viziata da una decisione che auspicherei fosse in qualche momento e sede rivista.
PRESIDENTE. La Presidenza prende naturalmente atto delle valutazioni dell'onorevole Benedetti Valentini in merito al punto sul quale, tuttavia, la Presidenza ha già spiegato la logica della sua determinazione.
A proposito dell'ordine con il quale vengono posti in votazione gli emendamenti, l'articolo 87, comma 3, del Regolamento dispone che, qualora siano stati presentati più emendamenti ad uno stesso testo, essi sono posti ai voti cominciando da quelli che più si allontanano dal testo originario. Quindi, un emendamento interamente soppressivo viene posto ai voti prima degli emendamenti parzialmente soppressivi. È chiaro, quindi, che eravamo tenuti a votare prima l'emendamento Marino 13.205 e poi l'emendamento Mantini 13.206.
Passiamo ai voti.
Ricordo che la I Commissione ha espresso un parere contrario limitatamente al comma 5, dalla parola «attenendosi» fino alla fine del comma.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 395
Astenuti 41
Maggioranza 198
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 249).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.0300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 362
Astenuti 68
Maggioranza 182
Hanno votato sì 356
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il deputato Farinone non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta per dieci minuti, che riprenderà con l'informativa urgente del Governo.
La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,10.