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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro per le politiche per la famiglia, il Ministro della giustizia, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali e il Ministro dei trasporti.
(Attuazione della normativa che ha previsto la trasformazione degli istituti per i minori in case famiglia - n. 3-00908)
PRESIDENTE. Il deputato Cancrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00908 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, rispetto a quanto è accaduto dopo la chiusura degli istituti per minori, disponiamo al momento di dati di tipo, per così dire, più quantitativo che qualitativo. Ciò che emerge da una serie di inchieste giornalistiche e di esperienze più individuali di operatori è, anzitutto, il fatto che alcuni istituti hanno un po' «ritoccato» il loro modo di funzionamento, ma sono rimasti tali, semplicemente suddividendosi in unità più piccole.
In secondo luogo, soprattutto in Sicilia, sono stati segnalati, di fatto, casi di pseudo-comunità, appartamenti in cui a seguito di una ispezione risultava presente soltanto una badante, che non aveva neppure un contratto di lavoro regolare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI CANCRINI. Vorrei sapere, in definitiva, se vi sono indicazioni sui requisiti minimi per le case famiglia e se il Ministero è in grado di fornirci dati più precisi su ciò che effettivamente sta accadendo.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Ringrazio l'onorevole Cancrini per l'interrogazione e segnalo che condivido il problema posto, e cioè che non sempre all'elemento quantitativo corrisponde un elemento qualitativo.
Per quanto riguarda l'elemento quantitativo, la situazione è la seguente: abbiamo tenuto fermo l'obiettivo della chiusura di tutti gli istituti entro il 31 dicembre 2006, obiettivo raggiunto pressoché nella sua totalità. Dico «pressoché» perché al 30 novembre 2006 i minori negli istituti erano ancora 335 e gli istituti in funzione cinquantadue, di cui dodici senza bambini adolescenti accolti e trentuno in una fase di riconversione, che ad oggi dovrebbe essere pressoché terminata.
Sul piano strettamente numerico, quindi, dovremmo sostanzialmente aver realizzato il percorso previsto dalla legge n. 149 del 2001. Per tentare di seguire la fase successiva, e cioè evitare che la chiusura formale degli istituti non corrisponda ad una realtà di modifica della situazione per gli adolescenti, abbiamo svolto variePag. 2riunioni nelle regioni, e il 28 marzo abbiamo tenuto una riunione di coordinamento con il «tavolo minori» delle regioni per fissare alcuni obiettivi e monitorare la situazione. Uno dei problemi del Ministero della solidarietà sociale, segnalo, consiste proprio nel fatto che il monitoraggio della situazione avviene attraverso i dati che ci vengono forniti dalle regioni e dagli altri enti, e non abbiamo un meccanismo di monitoraggio diverso.
In tale sede, con i rappresentanti delle regioni si è proposto e condiviso, per verificare puntualmente la situazione, un set di indicatori riguardante la tipologia dei servizi, le classi di età dei ragazzi e delle ragazze coinvolti, il genere, la provenienza, la presenza di minori stranieri, tra cui quelli non accompagnati. Questo percorso è in itinere.
Segnalo ulteriormente che abbiamo attivato il tavolo di coordinamento fra il Ministero della solidarietà sociale, il Ministero della giustizia e le regioni al fine di predisporre la relazione definitiva, che spero saremo in grado di fornire tra poco per ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... il problema qualitativo. Tuttavia sottolineo che per il monitoraggio delle notizie relative ai minori fuori dalla famiglia d'origine ci avvaliamo delle regioni, mentre il compito di vigilanza è affidato alla procura presso il tribunale dei minorenni. Quindi, è in quella sede che stiamo cercando di costruire una relazione affinché la ricordata verifica sia espletata puntualmente.
PRESIDENTE. Il deputato Cancrini ha facoltà di replicare.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Ferrero. Le notizie apprese sono importanti. Tuttavia, mi sembra che vi sia un unico punto su cui la risposta andrebbe forse completata; si tratta della opportunità di stabilire standard minimi per i locali e per il personale necessario al funzionamento delle case-famiglia. Credo che ciò sia indispensabile e renderebbe anche più agevole quel compito di controllo che la procura della Repubblica presso il tribunale dei minori esplica - credo - non avendo gli strumenti, se non quelli del buon senso e della vigilanza diretta.
Ritengo che sia anche importante per i comuni, a cui spesso viene chiesta l'autorizzazione all'apertura delle case-famiglia, e penso che su questo problema occorrerebbe ragionare in termini di livelli minimi di standard e di personale per assicurare l'accettabilità delle condizioni affinché il minore permanga in una struttura denominata appunto casa famiglia.
La ringrazio e rimango in attesa di dati più complessivi.
(Delibera della Commissione per le adozioni internazionali in merito alle autorizzazioni concesse all'associazione Chiara - n. 3-00909)
PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00909 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor Ministro, vorrei porre alla vostra attenzione un drammatico problema: quello della associazione Chiara. Si tratta di un ente a cui centinaia di famiglie si sono rivolte per effettuare domande di adozione che, però, sono state revocate lo scorso anno.
Vorrei ricordare che l'associazione Chiara ha proposto e vinto un ricorso al TAR e che purtroppo tutte le ricordate centinaia di coppie, che hanno visto in un primo tempo decaduti tutti i loro diritti, avrebbero dovuto iniziare una seconda volta le pratiche relative alle adozioni, non solo con grande dispendio di tempo ma anche con grande dispendio finanziario e vedendo perciò le loro speranze affievolirsi sempre di più.
Per cui la mia domanda è questa: quali iniziative saranno prese per far sì che alPag. 3più presto venga recepita la sentenza del TAR e così concedere alle centinaia di famiglie che hanno fatto domanda la possibilità di poter finalmente avere i propri bambini?
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevole Cioffi, vorrei ricordare in questa sede che l'associazione Chiara è un ente che ha, come tutti i soggetti autorizzati per le adozioni internazionali, il compito di accompagnare le coppie all'incontro con i bambini che possono essere adottati.
L'accreditamento dell'ente Chiara era relativo prevalentemente alla Federazione russa, che però già nel 2006 aveva deciso di non rinnovare l'accreditamento. Fu la Commissione adozioni internazionali a prendersi carico delle ventisei procedure di adozione in corso che furono poi sostanzialmente concluse. Nel frattempo, all'ente Chiara fu revocato dalla Commissione adozioni internazionali l'accreditamento, con una decisione assunta all'unanimità, a causa di una sorta di paralisi della sua attività.
Immediatamente, la Commissione per le adozioni internazionali prese in carico le coppie in attesa di adozione che si erano rivolte all'ente che, nel frattempo, aveva sospeso la propria attività. Furono immediatamente conclusi accordi di consulenza con professionisti e con servizi locali e 450 sono state le coppie incontrate o contattate per telefono dalla Commissione per le adozioni internazionali e così, in maniera particolare, dodici coppie che avevano già avuto l'abbinamento con il bambino hanno visto concludere il proprio iter adottivo.
Nel frattempo, con una sentenza del TAR del Lazio, veniva annullata parzialmente la delibera della Commissione per le adozioni internazionali, la quale ha deciso di non ricorrere al Consiglio di Stato, bensì di trovare un punto di accordo con l'associazione Chiara. Al momento, la Commissione per le adozioni internazionali sta supportando l'associazione Chiara e sta riprendendo, insieme alla stessa associazione, il percorso e il cammino di sostegno a tutte le coppie. Quelle che liberamente hanno deciso di rivolgersi ad altri enti sono state sollevate dalle spese che avrebbero dovuto sostenere di nuovo e naturalmente si sta cercando di evitare il verificarsi di qualunque scadenza della documentazione adeguata per le coppie.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Riteniamo che il caso sia decisamente in via di soluzione. Resta fermo il problema delle adozioni nei confronti dei paesi dell'Europa dell'est, che una volta erano un grande serbatoio e che oggi, purtroppo, stanno chiudendo le porte alle adozioni internazionali.
PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di replicare.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il signor Ministro. So che, tra l'altro, nella conferenza di Firenze è stata prestata grande attenzione alle adozioni internazionali, ma certamente è necessario attuare, sempre più rapidamente, il regolamento che è stato approvato sulla CAI (Commissione per le adozioni internazionali), perché in Italia vi sono molti enti che si occupano di adozioni internazionali che devono essere ulteriormente supportati con personale sempre più qualificato, anche per competere con gli enti internazionali di altri Paesi che hanno strutture veramente molto forti e competitive.
Quindi, credo che la strada da percorrere sia la sburocratizzazione delle procedure per poter dare risposte sempre più rapide alle aspettative di questi genitori. Tra l'altro, l'adozione internazionale potrebbe essere favorita anche - come ha proposto del resto, nella conferenza di Firenze, Sandra Leonardo - da una misura come la fiscalità di vantaggio, chePag. 4potrebbe aiutare tale processo, e da un'attenta informazione anche alle famiglie che purtroppo devono intraprendere un percorso molto lungo, che a volte, si è constatato, dura anche più di sette anni.
Sono convinta, in ogni caso, che la grande attenzione che ci sarà sulla questione delle adozioni internazionali darà la possibilità all'associazione Chiara, ma anche ad altri enti, di cercare di essere presenti in misura maggiore nei Paesi in cui vi sono possibilità di compiere adozioni internazionali. Pertanto, credo che la politica delle adozioni internazionali non riguardi soltanto il nostro Paese, ma debba anche essere coordinata a livello internazionale, laddove vi è la possibilità di adottare.
Inoltre, nella Commissione parlamentare per l'infanzia sono stati auditi rappresentanti dell'associazione Chiara ed auspichiamo che, al più presto, le ricordate famiglie possano avere i loro bambini (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Quantificazione delle risorse destinate alle famiglie italiane nell'ambito della ripartizione dell'extra gettito tributario - n. 3-00910)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00910 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, dopo il Family day, su cui abbiamo ascoltato parole sconcertanti, nei giorni in cui più di un milione di persone hanno dimostrato l'esperienza positiva della famiglia, e dopo la conferenza di Firenze, si sono susseguite notizie confuse. Definisco tali notizie confuse perché il 13 aprile del 2007 il Presidente del Consiglio, su un quotidiano indipendente di larghissima tiratura, ha affermato che i due terzi del «tesoretto» sarebbero stati utilizzati come quota di finanziamento per risolvere strutturalmente i problemi della famiglia.
Il Ministro dell'economia e delle finanze ha quantizzato quei due terzi in 2,5 miliardi di euro, mentre il Presidente del Consiglio aveva parlato di circa 10 miliardi. Non vogliamo far passare sotto silenzio questa contraddizione, ma soprattutto non vogliamo che passino sotto silenzio quell'avvenimento, quella conferenza e l'emergenza della famiglia, che l'ISTAT, non il Vaticano, ha definito come la prima emergenza, ma che rappresenta anche la prima reale opportunità di questo Paese. Vorremmo sapere lei cosa ne pensa e quale cifra possano aspettarsi le famiglie italiane.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, credo che all'onorevole Volontè non sia sfuggito il significato dei lavori della Conferenza nazionale sulla famiglia, durante la quale da parte di tutti è stato riconosciuto il ritardo del nostro Paese nelle politiche per la famiglia. Proprio per questo, il quinquennio della legislatura è stato individuato come tempo minimo necessario per recuperare un ritardo storico così lungo e profondo. Credo che nessuno pensi - e possa pensare - che con un colpo di bacchetta magica si possa recuperare tanto ritardo e si possano mettere in atto politiche che nei Paesi europei vantano una pratica all'incirca trentennale. Sottolineo che questa è stata la prima conferenza nazionale della famiglia realizzata dal nostro Paese, mentre la Francia è alla ventesima edizione.
Vogliamo dare risposte vere, non una tantum e dobbiamo, pertanto, fare un piano per la famiglia. A tal fine, c'è la disponibilità da parte del Governo ad avviare una commissione della quale facciano parte associazioni, parti sociali e anche tutte le parti politiche che abbiano partecipato attivamente ai lavori della Conferenza. È necessario stilare un piano strategico che preveda tempi e modi di realizzazione di politiche a sostegno dellePag. 5famiglie con figli. Tali politiche avranno il compito di aiutare i giovani a mettere su famiglia, agevolare la conciliazione del lavoro della donna con la famiglia, fornire servizi per l'infanzia e consentire la presa in carico dei non autosufficienti.
Non sfuggirà, inoltre, all'onorevole Volontè l'ingente quantità di risorse economiche che sono, a questo fine, necessarie. Tuttavia, si intende certamente partire da subito, così come abbiamo già stabilito con la legge finanziaria per il 2007, che non contiene proposte una tantum, ma quanto meno 3 miliardi di euro, tra assegni familiari e detrazioni fiscali. Si intende sicuramente agganciare una parte dell'extra gettito, come è stato chiaramente annunciato, per finanziare il debito che pesa anche sulla vita delle famiglie italiane. Tuttavia, come dichiarato dal Presidente del Consiglio, la parte che non andrà a colmare il debito dovrà essere assegnata alle famiglie partendo dalla priorità indicata nella legge finanziaria per il 2007: le famiglie più deboli, i nuclei di anziani poveri e le famiglie con figli. In maniera particolare, userei il termine «incapienti» che racchiude coloro i quali, a partire dalla legge finanziaria per il 2007, non hanno, ad esempio, potuto lucrare l'effetto della detrazione. Tuttavia, l'aspetto più interessante è ciò che riusciremo ad inserire insieme nel DPEF, dove deve essere già disegnato il piano delle politiche per la famiglia...
PRESIDENTE. Ministro Bindi, la prego di concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. ...che dovrà trovare una realizzazione significativa già a partire dalla legge finanziaria per il 2008.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Ministro, non voglio aprire alcun tipo di polemica. Sappia che noi non arretreremo di un millimetro, come le abbiamo dimostrato per molti mesi, chiamandola a rispondere a questo nodo prioritario, lo ripeto, non per l'opinione dei cattolici, né per quella dei laici, ma per i dati delle statistiche italiane.
Ho apprezzato la sua iniziativa della Conferenza, anche se mi permetta di affermare che non tutti la pensavano come lei, ma questo può far parte anche della situazione. Ieri abbiamo avuto un assaggio di come la pensa il Ministro Pollastrini, che, pur occupandosi delle pari opportunità, non considera le pari opportunità dei figli all'interno della stessa famiglia; delle giovani coppie; della libertà di scelta a disposizione di un uomo italiano che si vuole sposare, a differenza della donna, né della libertà di scelta di cura all'interno delle mura domestiche e neanche della professione.
Lei dà ragione - mi dispiace, anzi mi fa piacere dirlo - alla richiesta, avanzata prima da altri partiti della coalizione, poi dal nostro gruppo la settimana scorsa, infine ancora una volta ieri nella Conferenza dei capigruppo, di conferire carattere d'urgenza, alla Camera e al Senato, ai provvedimenti che riguardano la famiglia. Le chiedo di fare il possibile perché il Governo si esprima positivamente.
Per fare questo piano della famiglia - l'ho chiamato piano decennale, da qualche anno - c'è bisogno che ci si confronti apertamente dentro il Parlamento, prima del DPEF possibilmente, perché le due Camere possano dare almeno delle linee guida che sostengano l'azione del Governo in tale piano decennale. Diversamente, sarà ben difficile che il Parlamento possa incidere su un Documento di programmazione economico-finanziaria che non è emendabile e, a posteriori, su alcune scelte, come lei ha giustamente detto, che sono un primo passo verso un'intesa più ampia.
Noi vogliamo parlare di questi argomenti, lo auspichiamo, e le chiediamo di «tener duro», nonostante molti suoi colleghi la pensino all'opposto rispetto a lei.
(Carenze di personale di cancelleria presso il tribunale di Torino - n. 3-00911)
PRESIDENTE. Il deputato Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00911 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor Ministro, su La Stampa del 7 maggio 2007 è stata pubblicata un'inchiesta che ha evidenziato come il tribunale di Torino, sotto la guida del dottor Barbuto, abbia realizzato, nell'arco di pochi anni, una completa riduzione degli arretrati, in particolare nel tribunale civile.
D'altra parte è emersa una contraddizione: il lavoro così ben svolto dai magistrati del tribunale di Torino ha intasato la cancelleria, che deve predisporre gli atti per rendere efficaci i provvedimenti e che si trova in una situazione di carenza di personale.
Di fronte a questa situazione le chiedo, come avevo già fatto in altra occasione - e la ringrazio per la risposta che diede, a suo tempo, a una interrogazione che avevo già presentato nella scorsa legislatura al Ministro Castelli -, quali provvedimenti si intendano assumere per fare in modo che non soltanto la magistratura possa svolgere bene il suo lavoro; le chiedo, a tal fine, che vengano adottati gli adeguamenti organizzativi, anche in termini di professionalità, che consentano di risolvere un problema che anche il Governatore della Banca d'Italia ha evidenziato oggi nella sua relazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, utilizzando questa occasione vorrei innanzitutto ringraziare il presidente del tribunale di Torino perché ha fatto un lavoro eccellente insieme agli altri magistrati; peraltro il tutto era stato già evidenziato da una recente trasmissione televisiva, Report, e devo dire che ciò ha fatto molto onore alla magistratura italiana.
Confesso però che l'insufficienza della pianta organica, ahimè, rimane. La scopertura del 20 per cento costituisce una percentuale alta, mi rendo conto, rispetto alla quale occorre prendere dei provvedimenti. È inutile che le illustri il quadro della pianta organica in dotazione del personale amministrativo: sono previsti 452 posti, mentre ne sono coperti soltanto 405, di cui 27 unità a tempo determinato.
Richiamando il fatto che mi ha fornito l'occasione di finire, ahimè, anche su Striscia la notizia, posso dire che la ragione per cui l'onorevole Visco mi concede, bontà sua, qualche milione di euro è legata al fatto che in Consiglio dei ministri è stato approvato un provvedimento che riguarda 2.800 nuovi assunti, in pianta organica, per la struttura della giustizia italiana.
Ora se il Parlamento, come io mi auguro, al di là delle distinzioni tra maggioranza e opposizione, per un problema reale che tocca tutti, perché riguarda la giustizia e il cittadino come tale, affronterà velocemente questo provvedimento e lo farà suo, allora spero che non ci saranno più lamenti. In tal modo, a quello che i magistrati intelligenti riescono a fare potrà corrispondere uno sforzo doveroso dell'amministrazione della giustizia.
Questo è l'impegno che posso assumere e che da parte mia e del Governo è stato messo in campo; ora dipenderà dalla volontà parlamentare di cui anche lei è parte, essendo componente autorevole della Commissione giustizia, e mi auguro che possa dare il suo fattivo contributo, come ho già riscontrato in diverse circostanze.
PRESIDENTE. Il deputato Buemi ha facoltà di replicare.
ENRICO BUEMI. Signor Ministro, la ringrazio della risposta. Per quanto riguarda il sostegno del gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno - al fine di dare un rapido corso all'approvazione del disegnoPag. 7di legge del Governo sull'argomento -, può contarci sicuramente, così come può sin da ora contare sulla richiesta di approvazione in sede legislativa da parte della Commissione giustizia, in modo tale da accelerare il più possibile i tempi.
Rimane, comunque, il fatto che i provvedimenti in materia giudiziaria non sono soltanto in capo ai magistrati, ma che, per portare a termine l'iter, è necessario il personale amministrativo. Conseguentemente, voglio manifestare non solo il disagio del tribunale di Torino, che ho evidenziato con l'interrogazione da me presentata, ma estendo la questione alla situazione della giustizia italiana, che è carente non sempre di magistrati, ma spesso, anzi in generale, di operatori amministrativi, di cancellieri, di tutti coloro che devono essere il braccio operativo delle decisioni assunte da magistrati.
A fronte di ciò, dobbiamo far tesoro dell'esperienza torinese, nel senso che l'impostazione organizzativa e le misure adottate dal presidente Barbuto hanno risolto gran parte del problema.
Spetta alla politica, in primo luogo all'Esecutivo e, per quanto di competenza, al Parlamento, predisporre gli elementi di struttura operativa che consentano di realizzare fino in fondo la mission che la giustizia dovrebbe avere nel nostro Paese, sia sul versante civile sia sul versante penale.
Certamente continua a richiamare in maniera pesante la nostra attenzione il grande differenziale che esiste - come è stato richiamato dal Governatore della Banca d'Italia Draghi - tra la realtà di Torino, dove vi è una carenza di organici, e il tribunale di Messina, dove il tempo per ottenere gli stessi risultati è di tre volte superiore.
(Presunta esistenza di un «conflitto di interessi» nell'ambito delle recenti elezioni amministrative svoltesi a Pontremoli (Massa Carrara) - n. 3-00912)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00912 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, nell'interrogazione mi riferisco ad una famiglia di politici e magistrati da lei conosciuta, che costituisce un esempio di lapalissiano conflitto di interessi e di intreccio tra i poteri politico, amministrativo e giudiziario nella provincia di Massa Carrara. Anche nelle ultime elezioni, il padre è stato candidato a sindaco, un figlio a consigliere, mentre l'altro figlio è autorevole membro del Consiglio superiore della magistratura e magistrato da anni nella stessa provincia.
Trovo singolare e preoccupante che da anni, nell'ambito della stessa provincia, ci siano permanentemente un giudice e due politici, tutti familiari, che svolgono attività istituzionali che dovrebbero essere ben separate, ma che, immancabilmente, finiscono per essere in perenne rapporto agli occhi dell'opinione pubblica.
Quali iniziative lei, signor Ministro, intende prendere per ristabilire le opportune distanze tra magistratura e politica, restituendo in questo modo serenità alla più alta espressione democratica, rappresentata dal diritto alla libertà di voto?
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Onorevole Barani, premetto che, dall'informazione pervenuta dal Ministero dell'interno, effettivamente risulta che, nelle recenti consultazioni amministrative, il dottore Enrico Ferri ed il figlio Jacopo Maria, sono stati candidati al comune di Pontremoli per la lista civica Cara Puntremal - nuova agorà, concorrendo il primo alla carica di sindaco, il secondo a quella di consigliere comunale. È stato comunicato, inoltre, che entrambi sono stati eletti consiglieri comunali.
Ciò premesso, vorrei osservare che la candidatura dei predetti soggetti alle elezioni comunali risulta del tutto legittima:Pag. 8appare ovvio rilevare, in questa sede, che entrambi hanno esercitato un diritto costituzionalmente garantito.
L'interrogante, poi, ventila indebite pressioni che il secondo figlio del dottore Enrico Ferri, il magistrato Cosimo Ferri, attualmente componente togato del Consiglio superiore della magistratura, avrebbe esercitato su alcuni cittadini di Pontremoli, al fine di orientare i loro voti in favore del padre e del fratello.
L'onorevole Barani, al riguardo, fa riferimento ad attività promozionali poste in essere nelle piazze della città ed alla presenza del dottor Cosimo Ferri, nei giorni delle votazioni, presso aree antistanti i seggi.
In primo luogo, devo precisare che il dottor Ferri non esercita funzioni giudiziarie nella provincia di Massa Carrara e non è, quindi, giudice dei processi che interessano i cittadini del posto. Come ho già detto, egli è un componente del Consiglio superiore della magistratura.
In secondo luogo, in verità, non ci risulta affatto che il dottor Ferri abbia svolto nei confronti di chicchessia attività indebita, addirittura definita dall'interrogante di pressione psicologica, né ci risulta che egli abbia compiuto atti strumentalizzando la sua qualità di magistrato o di componente di un organo costituzionale.
Non ritengo, pertanto, per tutte queste ragioni, che ricorrano i presupposti per iniziative di sorta.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Ministro, da socialista riformista e garantista, non posso ovviamente essere soddisfatto della sua risposta. Quello che lei dice essersi realizzato in questi pochi mesi dura da un decennio, come lei perfettamente sa. Fino a qualche mese fa, il figlio magistrato giudicava i cittadini di quel comune. Lei sa meglio di me che le pressioni psicologiche, secondo il comune sentire dei cittadini, si svolgono attraverso incontri con gli elettori, con telefonate, con attività promozionale nelle piazze della città, con la presenza costante nei due giorni delle votazioni. Soprattutto, poi, non dimentichiamo le agapi che si svolgono con tutti i magistrati durante gli eventi.
Trovo singolare e strano, inoltre, che nella provincia interessata molti sindaci ricevano avvisi di garanzia dalla magistratura per abusi edilizi e siano ritenuti responsabili di abuso in atti d'ufficio perché non «fanno i cani» nei confronti dei loro dirigenti.
C'è qualcosa che non funziona e la invito, pertanto, ad inviare gli ispettori per controllare se vi sia una indebita ingerenza da parte di famiglie, che vogliono fare politica servendosi del potere giudiziario. Incriminare i sindaci perché partecipano al voto nei consigli comunali è un attacco alla democrazia, alla giustizia e alla Costituzione. Ciò è grave e lei, signor Ministro, in cui noi socialisti abbiamo molta fiducia, deve rendersi responsabile e garante che la Giustizia con l'iniziale maiuscola sia tutelata e, soprattutto, che ai sindaci e ai consiglieri comunali si permetta di fare i sindaci e i consiglieri comunali.
(Iniziative legislative per rafforzare la posizione della persona offesa dal reato nell'ambito delle diverse fasi del procedimento penale - n. 3-00913)
PRESIDENTE. La deputata Balducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00913 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
PAOLA BALDUCCI. Signor Ministro, nel quadro degli importanti interventi riguardanti l'accelerazione e la razionalizzazione del processo penale, so che una particolare attenzione è stata riservata alle modifiche che assicureranno una maggiore speditezza del rito ai sensi dell'articolo 111 della Costituzione. Allo stesso tempo, devono essere valutate positivamente tutte le previsioni tese al conseguimento di un'effettiva deflazione del processo penale, anche attraverso l'introduzione di nuove disposizioni in materia di sospensione delPag. 9processo, come l'istituto della messa alla prova o gli istituti che derivano dal giudice di pace.
A fronte di ciò, è lecito tuttavia domandarsi quale potrà essere l'effettivo impatto dei nuovi istituti sul versante della tutela della persona offesa dal reato, che costituisce una componente fondamentale nell'ambito del nuovo processo penale, sebbene non dotata di adeguati poteri e facoltà. Bisogna tenere in debita considerazione le esigenze di riparazione del danno sociale cagionate dall'illecito penale. Quindi, signor Ministro, noi chiediamo quali siano le iniziative tese a rafforzare il ruolo della persona offesa dal reato.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Balducci che il tema della tutela delle vittime del reato è attualmente oggetto di specifica attenzione da parte del mio Ministero, come l'interrogante ha anche ricordato. Diversi sono i provvedimenti normativi allo studio per dare attuazione agli strumenti normativi di matrice comunitaria ed europei intervenuti di recente sul tema della «regolamentazione» delle vittime di reato.
Mi riferisco in particolare all'attuazione della direttiva del Consiglio della Comunità europea, relativa all'indennizzo delle vittime di reato, il cui recepimento era già previsto nella legge comunitaria per l'anno 2006 e i cui lavori preparatori sono attualmente ad uno stadio molto avanzato.
Faccio poi presente la decisione quadro del Consiglio GAI, relativa alla posizione della vittima nel procedimento penale: la maggior parte delle garanzie previste da tale decisione comunitaria è già ampiamente contenuta nel nostro processo penale, sicché per la sua attuazione sarà necessario, in sede di iniziativa legislativa, solo un adeguamento limitato a pochi punti specifici. Pertanto si potrà convenire anche con la Commissione o direttamente con il Parlamento, per arrivare a questo criterio di procedura di mediazione penale.
Anche sul versante parlamentare so che esistono numerosi interventi a favore di un potenziamento della tutela della persona offesa: al riguardo mi pare siano stati presentati diversi provvedimenti, di varia provenienza, volti a valorizzare la posizione della persona offesa.
Credo quindi che, lavorando in sintonia, sinergicamente, tra il Governo - a fronte anche dell'approvazione che ne viene, proiettandoci nel cono d'ombra del risvolto di natura comunitaria - e il Parlamento e la Commissione di merito, si possa arrivare ad attuare quello che l'interrogante, l'onorevole Balducci, ha posto in questo momento alla mia attenzione.
PRESIDENTE. La deputata Balducci ha facoltà di replicare.
PAOLA BALDUCCI. Ringrazio il Ministro per le sue precise e puntuali parole ed esprimo soddisfazione.
Vorrei aggiungere qualche osservazione. Vi sono due interessi oggi fondamentali: uno è sicuramente quello per il quale il Ministero sta lavorando, che è costituito dalla ragionevole durata dei processi, senza dimenticare certo l'esigenza della certezza della pena, ma con riguardo - e noi insistiamo molto su questo - alle sanzioni alternative, per cui la pena in carcere deve essere l'extrema ratio.
Accanto a ciò, il problema - annoso e irrisolto - a cui prestare attenzione, deve essere quello che il Ministro ha qui citato: guardare con maggiore convinzione alla mediazione penale, aprendo il sistema sanzionatorio a quegli interventi di giustizia riparativa, che siano diretti a promuovere la riparazione del danno subito dalla vittima e la riconciliazione tra questa e il colpevole, attraverso un impegno fattivo di quest'ultimo a favore dell'offeso.
La mediazione penale infatti supera la logica della mera repressione e del semplice risarcimento, in un'ottica finalmente relazionale tra le persone coinvolte, vittima e autore del reato, tale cioè daPag. 10consentire un'effettiva pacificazione sociale. Può anzi ritenersi che lo strumento della mediazione vada nella direzione di concretizzare sempre più, nel nostro ordinamento, il finalismo rieducativo della pena, di cui all'articolo 27, terzo comma, della Costituzione.
Con ciò, voglio auspicare che nel prossimo intervento di riforma - ne sono sicura, considerati i segnali molto forti e importanti del Ministro, che per la prima volta non accetta la logica delle riforme settoriali, ma si richiama finalmente a riforme organiche - si tenga in debito conto non solo delle esigenze di efficienza degli uffici e della speditezza dei processi, ma anche degli interessi lesi, che fanno capo alle vittime dei reati e alle famiglie degli offesi, nei confronti dei quali l'ordinamento dovrà essere molto attento.
(Condizione giuridica ed economica dei giudici di pace - n. 3-00914)
PRESIDENTE. Il deputato Palomba ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00914 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
FEDERICO PALOMBA. Signor Ministro, sintetizzo la mia dettagliata interrogazione: i giudici di pace hanno rappresentato una preziosa risorsa per l'amministrazione giudiziaria, in quanto non soltanto hanno deflazionato considerevolmente il carico dei tribunali, evadendo in media quasi un milione e mezzo di procedimenti all'anno, con gravami al di sotto del 10 per cento, ma hanno anche non di rado elaborato importanti principi di diritto, sovente a tutela dei consumatori e degli utenti.
A distanza di più di dieci anni dall'istituzione del giudice di pace, si pone l'esigenza di un nuovo statuto ordinamentale, che ne valorizzi la professionalità, ne enfatizzi l'efficacia e l'efficienza, ne tuteli l'indipendenza, ne stabilizzi le funzioni.
Le chiedo come e in quali tempi intenda definire la materia. In questo quadro generale in particolare le chiedo in primo luogo se un turn over nelle sedi possa disperdere la professionalità e risolversi in un aggravio di lavoro; in secondo luogo se non occorra ripensare il sistema retributivo, in modo che il compenso a cottimo, peraltro superato nelle moderne concezioni giuslavoristiche, non determini anche gravi differenze di corrispettivo tra i diversi uffici e tra i diversi magistrati onorari.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICO PALOMBA. Le chiedo in terzo luogo se non sia necessario e possibile prevedere, anche per i giudici di pace, un trattamento previdenziale, che è già previsto per le categorie di lavoratori autonomi e che quindi non trasformerebbe la natura del loro rapporto con lo Stato.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'onorevole interrogante ha ricordato il contributo assicurato dagli uffici del giudice di pace nel quadro della risposta complessivamente fornita alla domanda di giustizia civile e penale che proviene dai cittadini. Al tempo stesso, peraltro, ha correttamente evidenziato la situazione di progressiva sofferenza, che sta caratterizzando anche questa parte della giurisdizione.
La sopravvenienza di procedimenti, che pure è in fase di riduzione nel settore civile, è comunque maggiore della definizione annualmente assicurata e ciò ha come conseguenza che sia nel settore civile sia in quello penale si è in presenza di un allungamento dei tempi di definizione dei processi. Ricordava questa mattina il Governatore della Banca d'Italia che il nostro Paese è carente dal punto di vista della lunghezza dei tempi dei processi, anche se va ricordato che il Governo ha adottato una disciplina con riferimento proprio al settore civile. Come ha ricordato l'interrogante, questa situazione deve essere inPag. 11buona parte ricondotta alla carenza di organico, che allo stato è quasi del 25 per cento, misura certo insufficiente per assicurare una tempestiva definizione della parte del contenzioso che attualmente non trova esaurimento. Proprio in vista della copertura completa degli organici dei giudici di pace, abbiamo prodotto un progetto di legge di iniziativa governativa per l'accelerazione del processo civile che si inquadra appunto nel complesso dei provvedimenti, già presentati o in corso di presentazione, finalizzati - come dianzi ha ricordato anche l'onorevole Balducci - all'efficienza complessiva della giustizia.
Il tempo trascorso dall'attuazione della riforma che ha introdotto la figura del giudice di pace impone ormai di eseguire un serio bilancio dell'attività che hanno svolto, per operare anche i necessari correttivi volti a valorizzare l'efficienza e l'efficacia dell'azione di questo tipico giudice e al tempo stesso per accentuare la professionalità del magistrato onorario. È un magistrato al quale il legislatore ha conferito un delicato munus publicum che, però, non è caratterizzato da un regime di esclusività che impedisca lo svolgimento di altre importanti attività professionali: un giudice onorario con l'onorario, ma non solo con l'onorario. Per perseguire tale obiettivo, occorrerebbe muoversi su due direttrici: da un lato, bisognerebbe modificare lo status dei giudici di pace, ciò cui è rivolto il provvedimento del Governo che spero venga approvato del Parlamento; dall'altro, si dovrebbe accentuare la professionalità mediante un sistema di aggiornamento professionale permanente unito ad una rigorosa valutazione periodica dell'attività, valutazione a fronte della quale sia possibile l'eliminazione dei limiti alla rinnovabilità dell'incarico. Inoltre, è necessario rivedere la dimensione del giudice di pace al fine di consentire l'utilizzazione delle risorse in un contesto, che coniughi meglio la prossimità col territorio con un impiego più razionale dei giudici e con un più attento controllo rispetto ai doveri funzionali.
Se poi lei, onorevole Palomba, appartenendo alla maggioranza, mi desse una mano e riuscissimo a «fare breccia» nelle tasche del Ministro dell'economia, evidentemente si potrebbe risolvere qualche problema in più, perché la difficoltà in cui si dibatte il mio Dicastero - lei lo sa - derivano dalla riduzione annuale di risorse cui poter attingere; ne consegue che il mio «arsenale», la mia «fonte» si sta inaridendo sempre più. Questo «tocca» complessivamente i cittadini come tali e talora, come nel caso della sua interrogazione, produce anche l'inconveniente di rapporti difficili, a volte antagonistici, tra giudici di pace e Ministro.
PRESIDENTE. Signor Ministro, la invito a concludere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Dipendesse dal ministro o da lei, onorevole interrogante, risolveremmo il problema; occorre però che anche qualche altro ministro ci dia una mano.
PRESIDENTE. Il deputato Palomba ha facoltà di replicare per due minuti.
FEDERICO PALOMBA. La ringrazio, Ministro Mastella; abbiamo preso atto con piacere del suo interesse, della sua approfondita conoscenza di questo tema. L'Italia dei Valori sarà al suo fianco, come lo è sempre stata per risolvere i problemi della giustizia. Riteniamo che una maggiore funzionalità dell'ufficio del giudice di pace possa anche contribuire al dimezzamento delle pendenze, dei tempi dei processi; obiettivo che il Presidente Prodi e lei stesso avete posto a fondamento del programma sulla giustizia. Tuttavia vorrei esortarla - nell'ambito delle disponibilità finanziarie - a considerare con profonda attenzione il problema della revisione del compenso a cottimo in modo da stabilire un riequilibrio anche retributivo in favore dei diversi giudici onorari e delle diverse sedi e, nell'ambito sempre della magistratura onoraria, a verificare la possibilità (che ritengo esistente) di istituire una previdenza a favore dei giudici di pace, misura che non confligge con il loro status di magistratura onoraria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Pag. 12(Condotta del Viceministro Visco in relazione alla vicenda della destinazione ad altro incarico di quattro ufficiali della Guardia di Finanza in servizio in Lombardia - n. 3-00915)
PRESIDENTE. Il deputato Leo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00915 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il quotidiano il Giornale ha di recente pubblicato un verbale di dichiarazioni, rese dal comandante generale della guardia di finanza, dalle quali risulta che lo stesso è stato costretto dal Viceministro Visco ad avvicendare quattro alti ufficiali in servizio a Milano.
Come risulta da diverse lettere pubblicate sul Giornale di oggi dette dichiarazioni risultano essere veritiere: gli avvicendamenti sarebbero avvenuti al di fuori del normale quadro dei trasferimenti effettuati di solito in particolari momenti dell'anno, senza il rispetto dei procedimenti amministrativi previsti dall'ordinamento, senza consultare l'autorità giudiziaria, che viene sempre informata allorché vi sono delle indagini in corso, e senza che si siano configurate situazione di particolare gravità ed urgenza che avrebbero resi necessari i trasferimenti.
Le dichiarazioni del generale Speciale smentiscono quanto affermato dal Presidente Prodi quando, rispondendo, in sede di question time, ad una interrogazione presentata dai parlamentari di Alleanza Nazionale alla Camera, ebbe ad affermare che i trasferimenti rientravano nell'ordinaria amministrazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO LEO. L'autorità giudiziaria aveva scritto al comando generale, lamentando il pregiudizio che i trasferimenti avrebbero provocato con riferimento ad alcune indagini in corso tra cui la scalata Unipol ad Antonveneta, nella quale si ravvisavano turbative ai mercati finanziari.
Si chiede quindi di conoscere quali urgenti conseguenze politiche il Governo intenda adottare con riferimento ad una situazione che evidenzia un'indebita interferenza nell'attività di un prestigioso corpo militare ...
PRESIDENTE. La prego...
MAURIZIO LEO.... deputato a svolgere delicate indagini giudiziarie e tributarie.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, come è noto, l'opposizione ha presentato sulla questione una mozione che verrà discussa al Senato il 6 giugno, e sarà quella l'occasione per approfondire tutti gli aspetti della vicenda. In questa sede il Governo, anche per motivi di tempo, si limita a fissare alcuni punti.
Il Governo ribadisce quanto affermato dal Presidente del Consiglio Prodi alla Camera dei deputati il 26 luglio del 2006: se ci fosse stata una qualche indebita pressione il generale Speciale avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto opporsi; se non lo ha fatto, è perché indebita pressione, evidentemente, non ci fu.
Il Viceministro Visco, infatti, non ha costretto nessuno a fare alcunché; non ne avrebbe avuto la possibilità né i mezzi, né glielo avrebbero consentito la sua formazione culturale e la sua correttezza istituzionale, ciò di cui, credo, anche tra avversari, dovremmo darci atto.
Le proposte di avvicendamento degli ufficiali di Milano furono inserite dal generale Speciale nel quadro di un complessivo piano di numerosi avvicendamenti da lui predisposto. Il Viceministro Visco non ha mai messo in discussione - anzi, lo ha ribadito anche formalmente - che la responsabilitàPag. 13dei movimenti di personale spetta al comandante generale, dichiarando al tempo stesso che l'autorità politica ha compiti di indirizzo e di controllo.
È falso che il Viceministro abbia chiesto di non ascoltare lo stato maggiore, anzi è vero il contrario, e questo è stato uno dei principali punti di dissenso con il comandante generale.
Nessuna richiesta dell'autorità giudiziaria è mai stata comunicata al Viceministro Visco, che, anzi, di sua iniziativa contattò il procuratore di Milano, dottor Minale, per illustrargli le circostanze del provvedimento, pervenendo ad una piena condivisione delle sue modalità attuative.
I trasferimenti non hanno a che vedere con la vicenda Unipol e non è stato mai fatto riferimento ad essa né da parte del Viceministro Visco, né da parte del generale Speciale. Del resto, la sede milanese era solo parzialmente interessata alle indagini, essendo il più vasto filone affidato al nucleo di polizia valutaria di Roma.
Quanto all'inchiesta della procura di Milano, si può ricordare che secondo le dichiarazioni rese alla stampa dal procuratore generale Mario Blandini, essa si è conclusa senza l'individuazione di comportamenti illegittimi da parte del Viceministro Visco. A sua volta, la dottoressa Romei Pasetti, a proposito del riemergere della questione, ha dichiarato: «È una faida elettorale, per me è una faccenda chiusa».
In conseguenza di tutto ciò, il comportamento del Viceministro Visco risulta essere stato ineccepibile e coerente con le deleghe a lui attribuite...
MAURIZIO GASPARRI. Ma come si fa? Vergogna!
CARLO CICCIOLI. È sopra le righe!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. ...e con i compiti di indirizzo nei confronti della guardia di finanza nel cui ambito ha agito.
Nella consapevolezza del rilevante impegno efficacemente svolto nel difficile compito di contrasto all'evasione fiscale - punto strategico del programma di Governo - per il quale il ruolo della guardia di finanza è essenziale (e ad essa, a nome del Governo, esprimo anche in questa occasione ringraziamento e apprezzamento per l'attività svolta) - il Governo conferma completa e convinta fiducia nei confronti del Viceministro Visco.
PRESIDENTE. Il deputato Gasparri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
MAURIZIO GASPARRI. Vedremo se il Parlamento confermerà la fiducia al Viceministro Visco. Lei è venuto qui mentendo in maniera spudorata al Parlamento, onorevole Chiti. A che titolo il Viceministro Visco ha convocato non solo il comandante generale della Guardia di finanza Speciale ma anche altri alti ufficiali per parlare di trasferimenti che non sono di competenza del Viceministro, che è sceso nei dettagli per quanto riguarda la situazione di Milano?
Lei forse non ha letto su il Giornale di oggi - e gliene faccio omaggio - le lettere vergognose con cui Visco ha confermato la sua interferenza diretta e personale sui trasferimenti di ufficiali che sono stati protagonisti delle indagini riguardanti lo scandalo Unipol e il segretario del suo partito, per conto del quale lei viene qui a mentire. «Abbiamo una banca», disse Fassino telefonando a Consorte. Questa è la vostra storia, di malaffare, di intimidazione! E Visco è indifendibile. Ci sono prove evidenti. Ci sono ministri della maggioranza che affermano che Visco non può mantenere le deleghe sulla Guardia di finanza.
L'onorevole Ciccioli, intervenendo in un question time, sollevò tale problema e Prodi rispose mentendo come ha fatto lei oggi. Ci sono quindi le prove, le lettere, le convocazioni, le affermazioni di Visco al riguardo, che dimostrano come, a copertura del suo partito e del leader del suo partito, coinvolti in una vicenda mai chiarita - una scalata ad una banca che avrebbe meritato conseguenze giudiziariePag. 14ben diverse - si è intervenuti in maniera vendicativa nei confronti di ufficiali della Guardia di finanza. Il generale Speciale è un galantuomo: davanti alla magistratura ha ricostruito circostanze precise. La coraggiosa inchiesta de il Giornale apre uno squarcio inquietante sui comportamenti del vostro Governo e, come lei sa benissimo, il Viceministro Visco non può rimanere un'ora di più su quella poltrona. Sappiamo di atteggiamenti intimidatori da parte del Governo che dalla Guardia di finanza si estendono ad altre realtà militari, dell'Esercito e dell'Arma dei carabinieri, per realizzare repulisti e trasferimenti di questa natura.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO GASPARRI. Non solo è finito il tempo a mia disposizione per la mia replica alla sua vergognosa serie di menzogne ma è finito il tempo non solo di Visco al Governo ma di un Governo di menzogna e di vergogna per tutta l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
(Iniziative per ridurre il carico fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni - n. 3-00916)
PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00916 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
TITTI DI SALVO. L'interrogazione che rivolgo a nome del gruppo parlamentare Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, un gruppo appena costituito e che ho l'onore di presiedere, è stata presentata per sapere se e come il Governo intenda attuare politiche di natura fiscale a sostegno delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati.
Intanto noi apprezziamo moltissimo l'azione e la lotta all'evasione fiscale che il Governo ha sostenuto in questo anno. Una lotta che ha dato i suoi frutti, che va proseguita e che va tenuta al riparo da qualunque strumentalizzazione.
In secondo luogo, osserviamo che dal taglio del cuneo fiscale, che è stato previsto nella legge finanziaria e dal nuovo disegno dell'IRPEF, è arrivato troppo poco alle lavoratrici, ai lavoratori e ai pensionati. Troppo poco in relazione alla caduta del potere d'acquisto: 6 milioni e 500 mila lavoratori e lavoratrici vivono con meno di mille euro al mese...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TITTI DI SALVO. ..10 milioni di pensionati sono al di sotto degli 800 euro...
PRESIDENTE. Deve concludere.
TITTI DI SALVO. ...troppo poco in relazione alla forbice tra profitti e redditi bassi. Sottolineiamo che il fiscal drag da anni non è restituito.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, voglio fare presente che misure di carattere fiscale a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, a cominciare dai redditi più bassi, sono previste nel programma del Governo e coerentemente l'impegno e l'azione dell' Esecutivo si sono già indirizzati verso la realizzazione di risultati concreti in questo campo.
È vero, tuttavia, come dicono gli interroganti - ne siamo pienamente consapevoli -, che esistono gravi difficoltà della finanza pubblica a causa della situazione lasciata dal precedente Governo di centrodestra, intento a concedere condoni più che a condurre la lotta, cui lei faceva riferimento, contro l'evasione fiscale. Nei confronti di questa situazione il Governo èPag. 15intervenuto, con decisione e priorità, attraverso la legge finanziaria. Tale situazione, però, non ha ancora consentito di realizzare pienamente l'obiettivo di migliorare, in un modo sostanziale, i redditi meno elevati con l'utilizzazione di risorse finanziarie che siano adeguate.
Tuttavia, anche all'interno di questo quadro finanziario e con questa consapevolezza, è stato possibile dare avvio alla riduzione delle imposte sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, con uno stanziamento complessivo di 3 miliardi di euro a decorrere dal primo gennaio 2007. Un ulteriore miliardo di euro, finalizzato all'incremento degli assegni familiari, è stato messo a disposizione. Nella stessa legge finanziaria si è stabilito il principio che le risorse disponibili in seguito ai risultati ottenuti nella lotta all'evasione fiscale, dovranno essere destinate prioritariamente alle famiglie e ai redditi dei cittadini meno abbienti e alla riduzione delle tasse. Di recente il Presidente del Consiglio ha indicato che due terzi di tali risorse dovranno avere come destinazione un intervento sulle pensioni basse, a sostegno delle famiglie, per la lotta al precariato e la riforma degli ammortizzatori. In sede di approvazione dell'assestamento del bilancio, sarà possibile stabilire la grandezza precisa e definitiva di tali risorse.
Per quanto riguarda il fiscal drag - che opportunamente richiamate nella vostra interrogazione a risposta immediata - il vostro richiamo ha un fondamento reale. Il Governo è sensibile a questo tema. Come restituire il drenaggio fiscale sarà uno degli elementi oggetto del confronto - già in atto - con le parti sociali e l'insieme di tali conclusioni e scelte troveranno, poi, una prima indicazione prioritaria nel documento di programmazione economico-finanziaria che, a breve, sarà presentato al Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Spini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
VALDO SPINI. Signor Presidente, ringraziamo il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Chiti, di essersi fatto carico della risposta su un tema così importante e delicato. Vede, signor Presidente, questa è la nostra interrogazione a risposta immediata di esordio, come gruppo Sinistra democratica. Per il socialismo europeo. Non è senza significato che - come esordio - abbiamo scelto il tema del potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Abbiamo sentito, nelle parole del Ministro Chiti, le cose realizzate e anche gli impegni importanti a valere sia sull'assestamento di bilancio, che ha da venire, sia sul prossimo documento di programmazione economico-finanziaria. In effetti, mentre già vige un provvedimento che, giustamente, realizza il cuneo fiscale a favore delle imprese per 5 miliardi di euro, abbiamo adesso bisogno di una piena attuazione del cuneo fiscale anche nei confronti dei lavoratori dipendenti, delle loro famiglie e dei pensionati a reddito più basso.
Ringrazio il Ministro di aver accolto anche il punto del fiscal drag, cioè della restituzione della draga fiscale che, in questo momento, rappresenta uno dei punti su cui si può, effettivamente, sottolineare la possibilità di intervenire a favore del lavoratore dipendente. Con lo stesso spirito con cui abbiamo rivolto questa interrogazione a risposta immediata al Governo, da parte nostra si vigilerà e si collaborerà affinché questi importanti provvedimenti vengano attuati e le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Prodi, in materia del tesoretto (del cosiddetto «sovrappiù» fiscale), abbiano poi, effettivamente, concreta e sollecita attuazione.
In tal senso, quindi, prendiamo atto delle sue risposte e ci auguriamo che l'intero Governo faccia la sua parte per essere fedele alle cose che lei ci ha detto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
(Iniziative a favore dei cittadini italiani residenti all'estero con riguardo alle procedure di aggiornamento catastale - n. 3-00917)
PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00917 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10) per un minuto.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, premetto che concordo sulla necessità della norma adottata nella legge finanziaria e con il provvedimento dell'Agenzia del territorio.
L'accertamento catastale dei fabbricati non dichiarati e di quelli non più riconosciuti come rurali è una necessità, perché uno Stato moderno ed efficace deve avere il controllo del proprio territorio, non solo per finalità fiscali, ma anche per controllare e prevenire dissesti geologici.
L'elemento portante della mia interrogazione è costituito dalla posizione dei cittadini residenti all'estero, proprietari di immobili in Italia o di fabbricati in passato destinati all'attività agricola e, pertanto, interessati alla regolarizzazione perseguita dal provvedimento. Tali cittadini non hanno facilità di accesso all'informazione, né mi risulta che la rete diplomatico-consolare sia stata sollecitata per diffondere l'informazione sulle scadenze e la portata del provvedimento, al pari, ad esempio, di quanto hanno fatto i comuni italiani. Essi rischiano di essere penalizzati dal provvedimento e di subire sanzioni ingiuste, che il Governo sicuramente vorrà valutare nelle forme più opportune.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, gli interroganti pongono tre questioni. In primo luogo, una scarsa informazione in merito all'attuazione degli adempimenti previsti dalla normativa che riguarda le modalità tecniche e operative per l'accertamento del catasto edilizio urbano dei fabbricati per i quali sono venuti meno i requisiti per il riconoscimento della ruralità a fini fiscali, o quelli che non risultano, in tutto o in parte, dichiarati al catasto. In secondo luogo, il problema degli orientamenti da assumere in vista della scadenza del 30 giugno, perché l'inosservanza di questo termine determina un intervento d'ufficio da parte dell'Agenzia del territorio e l'applicazione delle relative sanzioni. Infine, il problema particolare dei cittadini italiani residenti all'estero, per i quali l'iter procedurale si presenta particolarmente complesso. Al riguardo vorrei precisare che sia l'Agenzia delle entrate che l'Agenzia del territorio stanno ponendo in essere tutti gli adempimenti volti ad ottenere la più ampia diffusione della normativa, in modo da agevolare i cittadini nell'assolvimento degli adempimenti tributari. Inoltre, mi farò carico di verificare che venga attuato quanto da voi auspicato sul ruolo dei consolati, qualora non sia già stato fatto.
Il Governo è disponibile a considerare con attenzione il problema che è stato evidenziato nell'interrogazione. In effetti, occorre evitare che i cittadini siano penalizzati in conseguenza del mancato rispetto della scadenza per la presentazione della domanda. A tal proposito, faccio presente che in sede di esame del disegno di legge n. 1485, recante norme fiscali per l'ammortamento degli immobili e in materia di rimborsi IVA per le automobili, presentato al Senato, il relatore ha proposto un emendamento che, pur confermando la scadenza del 30 giugno, consente di utilizzare l'istituto tecnico del «ravvedimento operoso». In poche parole, si tratta di un ulteriore periodo di tempo, fino al 30 novembre 2007, per adeguare i valori delle rendite catastali, e ciò - questo è l'aspetto importante, perché non è previsto in quello strumento tecnico - senza applicazione né di sanzioni né di interessi. Il Governo ha già dichiarato, con il sottosegretario Grandi, il suo assenso, ed è dunque favorevole all'approvazione diPag. 17questo emendamento, che ritengo possa venire incontro alle esigenze dei cittadini, in particolare di quelli residenti all'estero, come da lei sottolineato.
PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di replicare.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Chiti, in quanto il meccanismo individuato nel provvedimento in esame al Senato consente, effettivamente, agli italiani residenti all'estero di recuperare tempo e di mettersi quindi in linea con quanto previsto dall'Agenzia del territorio e dall'Agenzia delle entrate. Ciò rappresenta un segnale positivo e ringrazio il Governo per tale indicazione.
Inoltre, approfitto del tempo ancora a mia disposizione per sollecitare, anche per il futuro, un'attenzione particolare verso questi problemi, in quanto, soprattutto nel Meridione, vi sono situazioni a livello di catasto e di successioni che hanno dell'incredibile e che sono fortemente legate con la storia della nostra emigrazione nel mondo. Probabilmente bisogna studiare un provvedimento per superare cessioni di proprietà avvenute mediante decine di migliaia di scritture private, che oggi non possiedono alcun valore legale rispetto a quanto previsto dalla legislazione. Pertanto, ringrazio il Governo, e mi orienterò nel migliore dei modi sull'emendamento proposto e, soprattutto, sull'informazione che si vorrà fornire per i nostri concittadini residenti all'estero (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Sospensione della procedura di espulsione di tre cittadini marocchini per motivi di prevenzione del terrorismo ai sensi della legge n. 155 del 2005 - n. 3-00918)
PRESIDENTE. Il deputato Maroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00918 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, si tratta, come è noto, di tre cittadini accusati di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale, rinviati a giudizio e processati con accuse gravi da parte del pubblico ministero Elio Ramondini, ed assolti, è vero, ma principalmente perché le due rogatorie non si sono potute effettuare, e quindi per motivi procedurali e non di merito.
Il Governo ne aveva disposto, giustamente e saggiamente, l'espulsione, procedura che però è stata bloccata. Vorremmo capire che cosa ha intenzione di fare il Governo nei confronti di tre persone, cittadini extracomunitari, che, anche in passato, hanno esercitato una pericolosissima attività a favore del reclutamento di terroristi ed attività non certamente democratiche.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Ministro dell'Interno, in data 28 maggio, come ricordava l'onorevole Maroni, aveva disposto l'espulsione dal territorio nazionale per motivi di sicurezza dello Stato di due cittadini marocchini, Zergout, ex imam di Varese, ed El Kaflaoui, scarcerati a seguito della sentenza di assoluzione dal reato di terrorismo internazionale, emessa il 25 maggio 2005. Il terzo cittadino marocchino, Mohammed Raouiane, non è stato colpito da provvedimento di espulsione in quanto dal febbraio 2006 si trova in stato di custodia cautelare in conseguenza di una richiesta di estradizione delle autorità del Marocco.
Il provvedimento di espulsione del Ministro è motivato dal fatto che i predetti risultano inseriti in un complesso e consolidato circuito di relazioni con esponenti del radicalismo islamico implicati in progettualità terroristiche; pertanto la loro presenza in Italia fa ritenere che gli stessi possano costituire una grave minaccia per la sicurezza dello Stato. Non c'è differenza di valutazione su tale aspetto.Pag. 18
In corso di espulsione, la seconda sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo ha comunicato che Zergout ed El Kaflaoui hanno fatto ricorso alla Corte stessa, lamentando la violazione degli articoli 3 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, riferita al grave rischio per la libertà e la vita che gli stessi correrebbero in caso di rimpatrio in Marocco e alla lesione del diritto di difesa che si verrebbe a concretizzare.
La Corte di Strasburgo ha deciso di richiedere al Governo italiano di fornire copia delle decisioni di espulsione e della sentenza della corte d'assise di Milano. Inoltre, in attesa di una decisione sulla domanda dei ricorrenti di sospendere o annullare la loro espulsione verso il Marocco, gli stessi organi della Corte europea consideravano augurabile, nell'interesse delle parti e del buon svolgimento della procedura davanti alla Corte stessa, che i decreti di espulsione non fossero eseguiti prima che le informazioni richieste fossero pervenute alla cancelleria della Corte.
Riguardo al valore delle indicazioni fornite dalla Corte europea, voglio precisare all'onorevole Maroni che la rappresentanza italiana presso il Consiglio d'Europa ha più volte evidenziato che la mancata collaborazione ovvero il mancato rispetto delle indicazioni della Corte europea di non procedere alla materiale espulsione degli stranieri fino a nuovo ordine costituirebbero autonome violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, distinte e indipendenti da quelle denunciate dai ricorrenti, per le quali l'Italia potrebbe incorrere in condanne ulteriori, con autonome responsabilità per l'eventuale constatazione di violazioni della Convenzione.
Sulla base di queste comunicazioni, il Ministero dell'interno ha ritenuto di aderire all'indicazione della Corte, ed i predetti Zergout ed El Kaflaoui sono stati trasferiti presso il centro di permanenza temporanea di Milano in attesa dell'ulteriore corso del procedimento. Tale misura consente infatti di evitare che gli stranieri si rendano irreperibili quando non vi sia l'immediata possibilità di procedere al loro accompagnamento alle frontiere.
Le esigenze di sicurezza che sono alla base del provvedimento di espulsione continuano ad essere perseguite dal Governo, ma occorre al tempo stesso evitare che il nostro Paese subisca condanne in sede internazionale.
La misura assunta dal Governo consente, in ogni caso, la reperibilità dei due cittadini marocchini fino al chiarimento con la Corte europea, che il Governo è impegnato ad attuare con tempestività.
PRESIDENTE. Il deputato Maroni ha facoltà di replicare.
ROBERTO MARONI. Signor Ministro, lei sa che mi è molto simpatico e apprezzo il suo impegno, però è anche un po' sfortunato, perché proprio pochi minuti fa è arrivata la notizia che il giudice di pace non ha convalidato il trattenimento dei due accusati di terrorismo e li ha rimessi in libertà. Quindi, sono liberi. Sono liberi di andare dove vogliono, di fare ciò che vogliono e di continuare a predicare la violenza e il terrorismo.
Mi pare che l'atteggiamento e la decisione del Governo siano stati assolutamente insensati, perché hanno fatto prevalere l'augurabile auspicio della Corte europea dei diritti dell'uomo rispetto a quella che lei ha definito una grave minaccia per la sicurezza dello Stato. Non credo si possa accettare un atteggiamento del genere: due persone costituiscono una grave minaccia per la sicurezza dello Stato; la Corte europea, sulla base di un ricorso - fondato o infondato ancora non si sa - si augura che vi sia un chiarimento prima dell'espulsione; il Governo italiano che cosa fa? Li mette in un centro di permanenza e il giudice di pace, in tempi record, li rimette in libertà. Quindi, questa è la situazione: abbiamo due presunti terroristi, accusati di terrorismo, attività già verificata in passato, che oggi sono liberi di agire; e tutto questo in un'area che domenica e lunedì ha dato segnali inequivocabili al Governo e alla classePag. 19politica di considerare la sicurezza come il problema numero uno, non uno dei tanti.
Mi pare che il Governo abbia perso l'ennesima occasione per dimostrare un minimo di sensibilità nei confronti delle richieste legittime che vengono dai cittadini del Nord. Quella che viene scritta oggi è un'altra pagina brutta. C'è solo da augurarsi che il Governo intervenga presto con un provvedimento d'urgenza per prendere questi due terroristi e rimandarli al loro Paese.
(Esposizione dei quadri di fine anno scolastico in rapporto alla normativa sulla tutela della privacy - n. 3-00919)
PRESIDENTE. La deputata Armosino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00919 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, si avvicina di nuovo il momento della pubblicazione dei risultati scolastici, e il metodo utilizzato è quello dei quadri affissi sulle porte delle scuole. Ciò avviene sia per quanto concerne l'ammissione agli esami di maturità, in presenza, quindi, di allievi quasi maggiorenni, sia per scuole di altro ordine, in cui gli allievi, invece, sono minorenni.
Riteniamo che la disciplina sulla privacy debba tutelare non solo la riservatezza sulla diffusione di notizie sulle condizioni fisiche, ma debba comprendere anche tutti gli altri aspetti della vita. Vorremmo evitare, a partire da quest'anno, ove possibile, che possano esserci ulteriori casi di ragazzini che pongano in essere gesti irrimediabili in conseguenza della pubblicazione di un insuccesso scolastico.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante il codice in materia di protezione dei dati personali, che attiene alla tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, non si applica al caso dell'esposizione al pubblico dei risultati degli esami o degli scrutini finali. A questo proposito, il Garante per la protezione dei dati personali, con comunicati stampa, ha più volte precisato che i risultati degli scrutini, che non sono, peraltro, dati sensibili soggetti a speciali tutele, devono essere pubblicati anche dopo l'avvento della normativa sulla privacy, essendo ciò previsto da una specifica disciplina in materia e rispondendo a princìpi di trasparenza.
In particolare, con un comunicato del 15 giugno 2005 il Garante ha precisato che nessuna norma del codice sulla protezione dei dati personali preclude la piena pubblicità degli scrutini scolastici, la possibilità di accesso ai luoghi dove essi sono esposti, e di trarne notizia prendendo appunti per usi personali, eventualmente anche con foto. Non si può utilizzare il codice per precludere la piena pubblicità degli esiti finali. Se poi vi fosse a posteriori un eventuale uso non corretto, questo sarebbe ovviamente verificabile. Il Garante ha precisato altresì che i dati relativi agli esiti scolastici, per quanto riferiti a minori, non sono dati sensibili, non riguardano cioè informazioni sullo stato di salute, le opinioni politiche, le appartenenze religiose, le etnie, gli stili di vita, ma attengono esclusivamente al rendimento scolastico degli allievi.
Comunque, al fine di evitare che possano verificarsi casi quali quelli evidenziati dall'onorevole interrogante, già dall'anno scolastico 1999-2000 l'ordinanza contenente norme per lo svolgimento degli scrutini e degli esami nelle scuole statali e non statali reca apposite disposizioni secondo le quali le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia di valutazione, definiscono idonee modalità di comunicazione preventiva alle famiglie dell'esito negativo di scrutini o di esami. Nella stessa ordinanza, inoltre, nella parte riguardante la pubblicazionePag. 20degli scrutini è contenuta un'apposita norma in base alla quale, in caso di esito negativo degli scrutini e degli esami, l'indicazione dei voti è sostituita con il riferimento al risultato negativo riportato, «non ammesso alla classe successiva», «non qualificato», «non licenziato». Questo al momento è quello che gli uffici competenti, il Governo e gli istituti scolastici nella loro autonomia hanno ritenuto di fare. E comunque, ripeto, non c'è un rapporto di impedimento che possa essere preso a fondamento dal punto di vista del codice sulla privacy.
PRESIDENTE. La deputata Armosino ha facoltà di replicare.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, prendo atto di quanto ha riferito il Ministro. Il rilievo tuttavia che vorrei muovere è che, laddove non si possa agire alla stregua della normativa esistente, occorre provvedere a una modifica della stessa. E credo che, in una società sempre più civile, sempre più doverosamente all'avanguardia nella tutela dei diritti, debba essere affrontato con particolare attenzione proprio il tema dell'osservanza dei diritti dei minori e di quanti sono svantaggiati. Un discorso a latere deve essere inoltre affrontato per altre categorie portatrici di handicap, pure sottoposte a violazioni, ma non è questa la sede adatta.
Consideriamo che, relativamente alla materia scolastica, in molte delle ipotesi non siamo neanche di fronte a frequenza scolastica obbligatoria. Dunque rendiamo pubblici dei dati che possono ingenerare lo scherno dei compagni o possono incidere su soggetti particolarmente sensibili (certo, per nostra fortuna, non è la generalità dei casi). Ciò fa sì che il legislatore, in presenza di minori, debba agire.
Concludo sottolineando come, anche alla stregua dell'interpretazione che è stata data dal Garante, vi sia una violazione, in particolare degli articoli 95 e 96 del decreto legislativo n. 155 del 2005, e come proprio queste due norme vengano disattese nelle vicende delle quali ho riferito. Richiamo dunque l'attenzione sulla necessità di sensibilizzare ulteriormente gli istituti scolastici e di provvedere a porre mano a tale situazione dal punto di vista legislativo.
(Interventi relativi ai programmi di Trenitalia e di Rete ferroviaria italiana in ordine al servizio offerto nella regione Sicilia - n. 3-00920)
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00920 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
MARIO RICCI. Signor Presidente, Ministro Bianchi, questa è la terza interrogazione sul tema dei trasporti in Sicilia presentata dal gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea nel giro di poche settimane.
Domani, a Capo d'Orlando, città della provincia di Messina, si svolgerà una manifestazione di importanti forze sociali, sindacali e politiche, per esprimere la preoccupazione circa il ridimensionamento del trasporto ferroviario nell'isola. Tale ridimensionamento ha fatto esplodere - lei la conosce bene - in tutta la sua gravità la vertenza dello Stretto; in aggiunta, esso sta investendo, oltre alla navigazione, tutti i settori dell'indotto ferroviario, creando gravi ripercussioni al trasporto interno e ai collegamenti con l'isola.
È stato annunciato un piano d'impresa del gruppo Ferrovie dello Stato che sembra comportare nuovi tagli, soprattutto ai treni di lunga percorrenza, a partire dal prossimo giugno, con l'entrata in vigore del nuovo orario estivo. Su tale piano di impresa - lo abbiamo chiesto a lei e lo ricordiamo oggi - vi dovrà essere un confronto quanto meno con la IX Commissione trasporti della Camera dei deputati. Le chiediamo, in particolare, di mantenere l'impegno per la preventiva conoscenza dei materiali sui quali effettuare un confronto in quella sede.
Le domandiamo, dunque, come intenda intervenire per porre fine a questo processoPag. 21di ridimensionamento del trasporto in una realtà territoriale così significativa.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Ricci riguarda tre punti che affronterò in sequenza. Il primo è la ventilata soppressione di servizi ferroviari, a decorrere dal cambio di orario del 10 giugno prossimo, in particolare sui treni a media e lunga percorrenza delle tratte Messina-Palermo e Messina-Catania.
Faccio presente, in proposito, che i treni in questione sono regolati da contratto di servizio fra Ministero e Trenitalia, in quanto considerati economicamente non remunerativi. Tale contratto risente quest'anno degli effetti del drastico ridimensionamento di risorse intervenuto con la legge finanziaria per l'anno 2006, che ha ridotto le disponibilità da 158 milioni a 121 milioni di euro, con una diminuzione pari a 37 milioni di euro.
Tale ammontare è stato reso noto a fine luglio con decreto del Ministro dell'economia. Pertanto, Trenitalia si è attivata, a partire da settembre, per rimodulare l'intera offerta da contrattualizzare per l'anno 2007 in ragione delle nuove risorse disponibili.
La conseguenza, rispetto agli anni precedenti, è stata il ridimensionamento del numero di servizi contrattualizzati, che ha riguardato anche alcuni treni di interesse della regione Sicilia. Tale rimodulazione è stata effettuata da Trenitalia sulla base di razionalizzazione di rotte, considerando quelle in cui gli effetti e i risultati economici erano particolarmente negativi e minimizzando, per quanto possibile, l'impatto sull'utenza.
Nel gennaio 2007, l'impresa ferroviaria ha formulato una proposta per la Sicilia che prevede la trasformazione di due coppie di treni espressi (la coppia di treni espressi Palermo-Siracusa-Roma sarà sostituita dalla coppia Palermo-Roma, e la Palermo-Siracusa-Roma dalla Siracusa-Roma: il servizio, dunque, dovrebbe rimanere sostanzialmente inalterato sulle lunghe percorrenze) e la soppressione, invece, di una coppia di intercity notte (con un riversamento di posti a sedere sulle altre due coppie di cui ho parlato in precedenza).
Faccio presente che una programmazione diversa rispetto a questa - che è una riduzione di fatto - potrà essere assicurata solo attraverso nuove risorse, e nell'ambito del piano generale di programmazione del servizio ferroviario che è in discussione. A tale proposito, onorevole Ricci, confermo l'impegno non solo del Ministro, ma dell'intero Governo, alla sua presentazione (che ha già portato ad un primo incontro) ai sindacati e alle Commissioni trasporti della Camera e del Senato: in questo ambito, dovremo e potremo ridiscutere l'intero assetto dei servizi.
Quanto al secondo punto, quello relativo alle stazioni, posso invece assicurare che non vi sono programmi di chiusura, ma di innovazione tecnologica: in base a tali programmi, se dovessero verificarsi situazioni di esubero di personale, esso sarà comunque ricollocato nell'ambito di altri servizi.
Per quanto riguarda, infine, la questione dello Stretto, l'onorevole Ricci sa qual è l'impegno del Ministero in questa direzione. È aperto un tavolo per ridiscutere due aspetti: l'adeguamento funzionale e la sicurezza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Concludo, Presidente. È stato compiuto un primo passaggio con l'emanazione di tabelle di armamento e il giorno 5 vi sarà un confronto su questo punto con le organizzazioni sindacali.
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di replicare.
MARIO RICCI. Signor Presidente, mi ritengo parzialmente soddisfatto dalla risposta del Ministro, perché siamo preoccupatiPag. 22che si possa sviluppare, in quella realtà territoriale, una nuova cultura che punti a rivolere il ponte. Abbiamo vinto questa battaglia, ma, se si procede con tali indirizzi, la gente alla fine rivendicherà il ponte, poiché i servizi di trasporto ferroviario e di traghettamento saranno ridimensionati.
Riteniamo, quindi, che si debbano arrestare i processi di aziendalizzazione che prescindono dalle caratteristiche di un servizio sociale così complesso e significativo come il trasporto. Dobbiamo, invece, rispondere ad un diritto universale quale quello alla mobilità di un'intera collettività.
Rischiamo, come Governo dell'Unione e movimento contro il ponte, di subire un boomerang, se non si arrestano tali processi. Del resto, signor Ministro, la legge finanziaria per il 2007 ha fornito, in questa direzione, alcuni orientamenti ed anche alcune risposte.
Le risorse accumulate per l'eventuale avvio della realizzazione del ponte sono state, infatti, finalizzate a migliorare gli assetti infrastrutturali della realtà della Sicilia e della Calabria.
Vogliamo che il Governo proceda celermente in questa direzione, per dare un segnale molto netto alle popolazioni di quei territori. Diversamente, si rischia una marginalizzazione della Sicilia e della Calabria in relazione al delicato problema dei trasporti e del servizio di traghettamento, ponendo di fatto la Sicilia ai margini di un Paese che sembra aver deciso, qualora si proceda su questa strada, di scegliere due modi di intendere il trasporto collettivo: da un lato, l'alta velocità, da consegnare, probabilmente, anche alla gestione delle imprese private, dall'altro lato, collegamenti da terzo mondo per emarginare ancora di più le zone povere del Paese.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
MARIO RICCI. Mi auguro che lei, signor Ministro, il 5 giugno risolva anche un problema così serio per la sicurezza qual è il dimensionamento dell'equipaggio addetto al trasporto dei passeggeri e dei mezzi sui traghetti.
(Iniziative per lo sviluppo e il potenziamento del trasporto marittimo e delle «autostrade del mare» - n. 3-00921)
PRESIDENTE. Il deputato Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00921 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).
FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, il rapporto Van Miert ha stabilito che il trasporto marittimo rappresenta oltre il 40 per cento del volume di merce intracomunitario, quasi al pari di quello stradale, e che potrebbe contribuire in modo determinante ad eliminare le criticità dei camion sulle arterie saturate. Le «autostrade del mare», nell'ottica di superare «colli di bottiglia» come le Alpi, i Pirenei, il Mar Baltico e le isole, rappresenta, in certi casi, un'alternativa realmente competitiva al trasporto terrestre. Per questa ragione, esse hanno assunto una valenza strategica tale da essere inserite tra i trenta progetti prioritari definiti durante il semestre di Presidenza italiana e, quindi, beneficiare dei finanziamenti comunitari pari a 1,8 miliardi di euro, da distribuire tra quattro aree geografiche, relative ai collegamenti con il Mar Baltico, al cabotaggio dell'Europa occidentale ed a due direttrici marittime del Mediterraneo, con inclusione del Tirreno e dell'Adriatico.
A livello nazionale, è stato possibile definire alcuni provvedimenti concreti che consentono risposte immediate alle esigenze più volte evidenziate dalla domanda di trasporto intermodale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO NUCARA. Il primo provvedimento è relativo all'articolo 34 della legge n. 166 del 2002, il secondo alla legge n. 265 del 2002, mentre il terzo è stato finalizzato allo stanziamento di un volano di risorse pari a circa 2 miliardi di euro,Pag. 23per una rivisitazione mirata proprio a privilegiare le attività intermodali presenti nelle piastre logistiche e portuali.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, desidero anzitutto dire che sono pienamente d'accordo con le argomentazioni che l'onorevole Nucara ha posto a base della sua interrogazione, ovvero che «le autostrade del mare» costituiscono uno dei punti centrali della politica dei trasporti, e il Ministero ne è pienamente consapevole, tanto da averne fatto oggetto del cuore, sostanzialmente, del Piano generale della mobilità e di una nota che sarà inserita nel prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria.
Venendo ai dettagli, faccio presente che la legge 22 novembre 2002, n. 265, ha previsto finanziamenti per spese relative a innovazione del sistema di autotrasporto merci, sviluppo delle catene logistiche e potenziamento dell'intermodalità, con particolare riferimento proprio alle «autostrade del mare», autorizzando la spesa di 20 milioni di euro l'anno per quindici anni.
In attuazione di questa norma è stato emanato già nel 2006 un apposito regolamento che, al fine di favorire l'utilizzo della modalità di trasporto marittimo in luogo di quello stradale, prevede la concessione di un contributo alle imprese di autotrasporto, che imbarchino i propri veicoli su navi destinate prevalentemente al trasporto merci.
Tale incentivo è commisurato alla differenza dei costi e l'individuazione delle rotte da incentivare è stata basata su questi criteri: idoneità a trasferire consistenti quote di traffico dalla strada al mare, idoneità a ridurre la congestione della rete viaria e prevedibile miglioramento degli standard ambientali.
Sulla base di questi criteri nello scorso mese di febbraio il Ministro dei trasporti ha individuato le rotte incentivabili, che comprendono tutte quelle esistenti attualmente e nuove rotte attivabili sugli archi costieri adriatico, jonico e tirrenico, anche verso la Francia e la Spagna. L'ottenimento dell'incentivo da parte delle imprese è previsto in un apposito regolamento a domanda. L'operatività di queste misure prenderà la forma di sconti tariffari a consuntivo e decorrerà a partire dal 1o gennaio 2008.
A testimonianza ulteriore dell'impegno assunto dal Governo e dal Ministero anche a livello internazionale, richiamo la dichiarazione di intenti congiunta fra Italia e Spagna del 20 febbraio 2007 volta al coordinamento di norme e gare per la concessione di aiuti di Stato per il trasferimento modale.
Altre azioni sono state altresì sviluppate sul piano regionale: cito, in particolare, il protocollo di intesa con la regione Liguria. Vi sono, infine, contatti avanzati con alcuni Paesi del bacino del Mediterraneo (la Tunisia in particolare), allo scopo di sviluppare ulteriormente i collegamenti marittimi e l'utilizzo di sistemi informativi per incentivare il trasferimento alla modalità marittima di mezzi pesanti, nell'ambito del programma comunitario delle autostrade del mare.
PRESIDENTE. Il deputato Nucara ha facoltà di replicare.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, non posso che essere soddisfatto della prima parte della risposta del Ministro, in cui egli fornisce indicazioni politiche relative a quanto si può fare, e meno della parte - per così dire - operativa, più burocratica, relativa a quanto sta avvenendo.
Probabilmente, il problema delle autostrade del mare non è di immediata attualità. Non lo percepiamo e non viene percepito nemmeno dalla classe politica, da questo Governo come dal precedente, come un problema di attualità e forse, in realtà, non lo è: si tratta di un problema del futuro, ma immediato. Perciò, le autostrade del mare devono costituire un'alternativa alle attuali vie di comunicazione.Pag. 24
Infatti, si parte sulle strade e si è incerti sul fatto di arrivare incolumi a casa per il traffico eccessivo; si viaggia sulle linee aeree e i servizi rendono quasi impossibile vivere civilmente, specialmente sugli aerei della compagnia di bandiera italiana, come il Ministro Bianchi ben sa, perché all'incirca compiamo gli stessi tragitti.
Si viaggia sulle linee ferroviarie, ma Dio ci scansi e liberi! Credo che il biglietto del treno, allorché venga utilizzata tale forma di trasporto, dovrebbe essere risarcito ai viaggiatori e lo stesso dovrebbe fare l'Alitalia. Essa dovrebbe risarcire i viaggiatori, visto che riceve contributi pubblici per continuare ad esistere.
Quindi, le autostrade del mare, se verranno portate a termine, avranno un valore ambientale, ecologico e anche di miglioramento della vita. Infatti, avremo un minor numero di autostrade intasate, ferrovie forse più efficienti, perché entreranno in concorrenza con un altro sistema di trasporto, e anche linee aeree più efficienti, anche se queste ultime incideranno in minor misura sulle autostrade del mare in termini di valore aggiunto, poiché saranno più utili per il trasporto delle merci, piuttosto che per quello dei passeggeri ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO NUCARA.... ma, forse, in Calabria, signor Ministro, arriveremo con maggiore tranquillità, invece di vedere code infinite di autotreni sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Perciò, mi ritengo soddisfatto per l'indirizzo politico e meno per la risposta burocratica.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Si dia lettura del processo verbale, alla quale non si è proceduto all'inizio della seduta in considerazione della diretta televisiva.
GIUSEPPE GALATI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 maggio 2007.
(È approvato).