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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative volte a garantire la trasparenza dei meccanismi di reclutamento del personale docente delle Università - n. 2-00571)
PRESIDENTE. Il deputato Raisi ha facoltà di illustrare l'interpellanza La Russa n. 2-00571 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9), di cui è cofirmatario.
ENZO RAISI. Signor Presidente, l'interpellanza, sottoscritta insieme ai colleghi La Russa e Garagnani, ha vissuto alcune vicissitudini. Mi permetto di perdere due minuti, anche in riferimento alle disposizioni del Regolamento della Camera in materia di interpellanze. In particolare, sulla base di una strana interpretazione di un precedente regolamentare, voluta dall'allora Presidente Violante, si è deciso che le interpellanze presentate dai parlamentari dovessero essere unicamente riferite a materie di competenza del Governo e non a realtà autonome dall'Esecutivo.
In questo caso, l'università è stata considerata ente autonomo e ciò mi sembra paradossale, perché poc'anzi ho ascoltato la risposta di un rappresentante del Governo ad un'interrogazione concernente il gruppo Michelin Italia. A tale riguardo, vorrei capire quale è la competenza specifica del Governo su una realtà privata come la Michelin Italia! Nel caso di specie, oltre tutto, le università italiane vengono sovvenzionate dal denaro pubblico ed esiste un Ministro dell'università!
Comunque, dopo varie vicissitudini, siamo riusciti a presentare l'interpellanza in esame, entrando così nel merito di un grave malessere del Paese, la cui realtà storica va avanti negli anni: il nepotismo. Forse, qualcuno di voi avrà visto una trasmissione televisiva, che prendeva in esame la realtà di Bari, descrivendo alcune situazioni veramente paradossali.
Cosa succede a Bologna, la realtà che noi abbiamo analizzato, essendo deputati bolognesi?
A Bologna, il senato accademico ha conferito ad uno dei tantissimi prorettori dell'università - è un'altra anomalia della mia università ovverosia la presenza di una pletora di prorettori che, in realtà, dovrebbe essere al massimo due - il mandato di redigere una specie di memorandum, con una serie di divieti, tra i quali quello del nepotismo.
Ovviamente, condividiamo lo spirito dell'iniziativa, ma, analizzando la realtà della nostra università, ci siamo accorti che, nel corso del mandato di questa autorità universitaria, sono stati chiamati come professori associati ordinari il figlio del rettore, la moglie del figlio del rettore e la cognata del rettore.
Non entro nel merito, perché, indubbiamente, avranno tutti i titoli per conseguire la nomina, ma quando abbiamo verificato la carriera del figlio del rettore, abbiamo notato delle strane coincidenze. Ne cito una, indicata nell'interrogazione, ovverosia il fatto che i fondi destinati alla chiamata di associati per l'anno 2002-2003 sono stati utilizzati dal rettore per le chiamate relative all'annualità 2003-2004: guarda caso proprio quella che riguardava suo figlio.
La cosa strana è che, quando nel 2006 la facoltà di economia doveva effettuare la chiamata di un professore ordinario (vi erano due concorrenti, uno dei quali il figlio del rettore), in primavera il budget della facoltà di economia consentiva soloPag. 74di chiamare un ordinario, ma, ad un certo punto - non si capisce come mai, considerato che, ad ottobre, si effettua il conteggio dei punteggi per l'attribuzione delle risorse alle singole facoltà per la chiamata dei professori - si sono ampliate le risorse dell'università di Bologna e la facoltà di economia ha stranamente raggiunto un punteggio per chiamare due professori ordinari, cosicché entrambi i candidati sono diventati professori ordinari.
Ripeto che sarà accaduto nella massima legittimità e non l'ho mai contestato (so che il rettore si è arrabbiato e che minaccia querele o non so cosa).
Credo che un deputato, nel momento in cui viene informato di talune vicende - ovviamente potete immaginare da chi venga informato, perché è chiaro che le informazioni vengono dall'interno - abbia il dovere, non il diritto, di chiedere spiegazioni al Governo su certi comportamenti!
Ritengo che si tratti di un'anomalia che, durante il rettorato di un soggetto, vengano chiamati a svolgere funzioni universitarie il figlio, la moglie del figlio e la cognata!
Chi vi parla - tanto per far capire anche al rappresentante del Governo - è stato eletto consigliere comunale a Bologna a ventidue anni e quando ha intrapreso la carriera professionale come dirigente di azienda non ha mai voluto lavorare con aziende bolognesi, onde evitare i famosi problemi di conflitto di interessi. Quindi, come dire, la prendo molto alla larga, dal punto di vista di un approccio etico, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il mio percorso politico.
Aggiungo che, nella prima stesura della nostra interpellanza, abbiamo evidenziato altre strane particolarità, come il fatto che il ruolo importante sia per il figlio che per la moglie del figlio del rettore l'ha giocato il professor Vincenzo Di Niccolò, che, a sua volta, è stato beneficiato di un incarico conferito direttamente dal rettore, senza forse avere propriamente i titoli per far ciò.
Tutte queste anomalie - ripeto - non indicano che il professore, figlio del rettore, non sia in grado di assolvere il compito - anzi per le informazioni che ho, mi risulta che sia un ottimo docente - però ci sono delle regole, anche etiche, che, a mio parere, vanno rispettate.
Allora, vista la trasmissione sull'università di Bari, visto quello che accade nella mia città, viste anche certe dichiarazioni del Ministro Mussi contro il nepotismo nelle nostre università, mi attendo che il Governo ci spieghi cosa intende fare in primo luogo per effettuare delle verifiche anche sugli episodi che ho citato, e inoltre, più in generale, per capire quali strumenti possa adottare onde evitare i casi di nepotismo che sono spiacevoli. Si confonde infatti quello che è un principio di autonomia con quello che è, giustamente, anche un principio di rispetto delle regole dell'etica e della morale.
Non credo onestamente che, quando un soggetto, ad esempio, assume incarichi di vertice all'interno delle città, possa, a mio parere - ripeto a mio parere - arrivare ad una situazione come quella di Bologna che ho citato. Sono situazioni quanto meno spiacevoli che non sono comprensibili: si parla tanto della moralità della vita pubblica in questo Paese, facendo sempre riferimento a noi politici, poi ci dimentichiamo che noi siamo lo specchio del Paese: lo vogliamo dire una volta per tutte! Allora scopriamo che, ad esempio, nelle università accadono questi fatti. Scopriamo che in altre realtà accadono episodi analoghi!
Un Governo che afferma di voler moralizzare la vita pubblica, credo che debba dare segnali forti in questo senso, cominciando innanzitutto dall'ottimo lavoro svolto nella Commissione cultura dall'amico Garagnani, grazie al quale ci sarà una commissione di inchiesta che andrà a verificare anche queste situazioni, proprio partendo dall'università di Bologna - questo mi fa piacere -; credo però che il Governo debba dare un segnale e mi attendo la risposta da parte del rappresentante del Governo, una risposta chiara in questa direzione.
Ripeto: non si tratta di entrare nel merito; sono convinto - lo dico chiaramentePag. 75in questa sede perché resti negli atti parlamentari - che sicuramente i tre parenti, familiari del rettore, hanno tutte le caratteristiche professionali per svolgere quelle mansioni. Non ho dubbio che tutto si è svolto nella massima legittimità: per carità, non mi sarei rivolto al Parlamento, ma alla magistratura, se avessi avuto dei dubbi. Però, credo che, certe anomalie nel percorso di carriera e, soprattutto, il fatto che venga nominata mezza famiglia proprio quando è in carica un certo rettore suscitino qualche dubbio sul fatto che qualcosa non ha funzionato nei meccanismi di trasparenza dell'università di Bologna.
Pertanto, insieme al collega Garagnani ed al capogruppo La Russa, abbiamo voluto formulare questa interpellanza al Governo proprio per conoscere il suo pensiero più in generale, sui casi di nepotismo nelle università, e poi, se si ha coraggio, su altre situazioni, perché capisco che intervenire sui rettori in questo Paese è un tema molto difficile e complesso; infatti, in questo Paese vi sono delle categorie che non si possono toccare.
Noi politici siamo sempre alla berlina, ma quando si toccano categorie come queste, per carità, la scienza, la cultura si trincerano sempre di fronte a certe situazioni che, onestamente, provocano in me un certo sorriso! Infatti, credo che, onestamente, quando si parla di fondi e soldi pubblici non si debba fare differenza. I controlli devono essere effettuati e la moralità deve essere uguale per tutti! Bisogna essere intransigenti in ordine a tali aspetti! C'è un Ministero della pubblica istruzione, ed un Ministero dell'università e della ricerca che devono occuparsi di questa materia; l'autonomia delle università può essere gestionale, ma deve essere comunque controllata e soprattutto il ministro deve essere consequenziale rispetto a quello che ha sempre dichiarato. Ha dichiarato che il nepotismo è un male delle nostre università e che va combattuto e lo apprezzo perché sicuramente credo che non l'abbia detto per dirlo, ma perché ci crede ed è un bene, ma dobbiamo essere consequenziali.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Luciano Modica, ha facoltà di rispondere.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole La Russa e da altri deputati, si intendono fornire, in primo luogo, i chiarimenti e gli elementi istruttori comunicati dall'università di Bologna sulle questioni sollevate. Premetto che una parte delle questioni sollevate da chi è intervenuto prima di me non era contenuta nell'interpellanza urgente. Ad essa, quindi, non sono in grado di rispondere. Risponderò, ovviamente, a quanto era in mia conoscenza.
L'università di Bologna argomenta che è probabile che gli interpellanti facciano riferimento - ne abbiamo avuto conferma - alla chiamata del professor Giacomo Calzolari nella facoltà di economia, anche se, a differenza di quanto affermato (ma è un dettaglio solo tecnico), il professor Calzolari è stato chiamato il 21 marzo 2007 e non nel 2006, sulla base di deliberazione del consiglio di facoltà e del senato accademico.
Aggiungo che il professor Calzolari, figlio del rettore, è studioso di economia di caratura internazionale, per giudizio di autorevoli economisti stranieri, come del resto sostengono gli stessi interpellanti, definendo «inoppugnabili» i suoi «requisiti scientifici», e ha svolto parte della sua carriera accademica fuori dall'ateneo bolognese e all'estero, presso prestigiose istituzioni universitarie straniere.
Per quanto riguarda la procedura di chiamata seguita dall'università di Bologna, viene chiarito che, nell'ateneo, le chiamate di docenti e ricercatori avvengono utilizzando le risorse che derivano dalle cessazioni dal servizio, previa richiesta del senato accademico e con l'autorizzazione del consiglio di amministrazione. Per le cessazioni avvenute nel 2006 - anzi, per essere precisi, nei primi cinque mesi del 2006 - era stata, a suo tempo, prevista solo la parziale copertura dei posti vacanti: infatti, il consiglio di amministrazionePag. 76aveva autorizzato la copertura di tre quarti delle risorse derivanti da cessazioni entro il 31 maggio 2006. Era rimasto congelato il restante 25 per cento.
L'utilizzo di tale quarto di risorse (disponibili sul bilancio dell'ateneo perché dovute a cessazioni di un anno prima) è stato poi autorizzato, con delibera del senato accademico e con l'autorizzazione del consiglio di amministrazione. Non si tratta, quindi, un fatto eccezionale, né di un fatto che riguardi solo la chiamata del professor Calzolari, ma semplicemente il rispetto di un impegno assunto un anno prima con le facoltà: completare il turn over, ossia la copertura delle cessazioni avvenute fino al 31 maggio 2006. Tale budget è stato assegnato a tutte le facoltà, non alla sola facoltà di economia...
ENZO RAISI. E vorrei anche vedere!
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Esso era riferito a ciò che proveniva da cessazioni di professori delle medesime facoltà. Solo per ragioni di prudenza contabile il consiglio di amministrazione aveva accantonato tali risorse fino al marzo 2007.
Dopo tali provvedimenti, la situazione di bilancio ha consigliato, peraltro, di rallentare ancora l'avvicendamento, tant'è che le cessazioni avvenute dopo il 31 maggio 2006 sono ancora tutte sub judice, anche se - l'ateneo precisa - sarà indispensabile, nei prossimi mesi, dar corso alla sostituzione di almeno parte del personale cessato, per evitare che si interrompano importanti impegni didattici e scientifici del più antico ateneo italiano.
Quanto alla questione relativa ai fondi ministeriali destinati alla chiamata di professori ordinari per l'anno accademico 2002-2003, che - a detta degli onorevoli interpellanti - anziché essere utilizzati per tale scopo, sono stati utilizzati per le chiamate relative alle annualità 2003-2004, occorre sottolineare che la legge finanziaria per il 2003 aveva previsto il blocco delle assunzioni di personale a tempo indeterminato per il pubblico impiego. Tale divieto si applicava anche alle università, sia al personale tecnico e amministrativo, sia al personale docente e ricercatore. Peraltro, la stessa legge prevedeva che, in deroga al divieto, si potesse procedere ad assunzioni entro determinati limiti di spesa, con priorità per i vincitori di concorsi espletati entro il 29 settembre 2002 e di quelli in corso di svolgimento alla medesima data che si fossero conclusi entro il 31 dicembre 2003. La procedura, per essere valida, doveva essere autorizzata dal Dipartimento della funzione pubblica e dai singoli ministeri. Ed in effetti, con decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 2003, fu effettuata la ripartizione fra le pubbliche amministrazioni dei posti e del finanziamento complessivo.
Un successivo provvedimento per il comparto università ripartiva tra le singole sedi universitarie le unità di personale e la spesa complessiva. A tale riguardo, l'università di Bologna cita la nota del 28 novembre 2003, con la quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fornito indicazioni e, in particolare, ha comunicato lo stanziamento assegnato all'ateneo bolognese, al quale chiedeva l'impegno a contenere la spesa rigorosamente entro la somma assegnata e a privilegiare le assunzioni ritenute prioritarie e necessarie al fine di assicurare il funzionamento dell'ateneo, e in particolare quelle dei ricercatori universitari. La nota stabiliva, infine, che le deroghe al blocco delle assunzioni avrebbero dovuto essere utilizzate nel caso di personale docente per le facoltà nelle quali il rapporto tra docenti e studenti era più sfavorevole, anche con riferimento alle medie nazionali.
A seguito di procedure previste dal comma 10 del decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio 2003, l'ateneo avrebbe dovuto provvedere, entro il termine del 20 dicembre 2003, alla compilazione di apposito modulo con l'indicazione delle richieste di assunzione (come si può notare siamo già alla fine dell'anno 2003). L'ateneo sottolinea che tale provvedimento non era esclusivamente riservato ai professori ordinari. Inoltre, la legge finanziariaPag. 77per l'anno 2003 includeva tra i beneficiari della deroga anche i vincitori di concorsi che si fossero conclusi, come già detto, entro il 31 dicembre 2003. Pertanto, le assunzioni in deroga non si potevano concludere con riferimento all'anno accademico 2002-2003 perché i ritardi nell'applicazione della legge avevano già portato tutti gli atenei italiani, in particolare quello di Bologna, ad espletare le procedure durante l'anno 2003 e nell'anno successivo.
L'ateneo di Bologna ha tenuto conto di tutto ciò nel definire i criteri di ripartizione del fondo assegnato dal Ministero. Infatti, il consiglio di amministrazione, nella seduta del 16 dicembre 2003, si è pronunciato sulle categorie di personale da ricomprendere nel novero delle assunzioni, definendo le percentuali specificamente riferite alle singole categorie: docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, anche se, successivamente, con la legge finanziaria per l'anno 2004, per i ricercatori è intervenuta una norma ad hoc, e quindi non è stato necessario inserirli nell'ambito delle assunzioni in deroga.
Infine, il senato accademico, nella riunione del 17 dicembre 2003, è stato chiamato ad esprimersi in merito ai criteri da utilizzarsi per definire le priorità per l'assunzione in deroga di docenti e ricercatori. Nella stessa seduta, si è deliberato, altresì, che in occasione dell'assegnazione di posti in deroga relativi all'anno 2004, sarebbe stata data precedenza ai docenti non assunti nell'ambito delle assunzioni in deroga 2003, in quanto ormai si era giunti alla fine dell'anno 2003. Questo impegno è stato successivamente ribadito dal Senato accademico ed assolto con la seconda operazione di assunzioni in deroga definita successivamente.
Per quanto concerne il contenzioso che ha fatto seguito a questa operazione, l'università fa presente che quattro docenti della facoltà di scienze statistiche hanno impugnato le delibere del senato accademico presso il TAR Emilia-Romagna, il quale ha giudicato inammissibili i ricorsi con sentenza depositata il 18 ottobre 2004.
L'università, infine, afferma che non si può che consentire col desiderio di poter disporre di norme che meglio tutelino la trasparenza dei meccanismi di reclutamento e la qualità delle assunzioni, ma che occorre tuttavia chiarire che il riferimento esclusivo ai « vertici di ateneo», a proposito del reclutamento, non è corretto, se per vertice si intende il rettore, poiché l'iter attraversa numerose fasi e coinvolge tutti gli organi accademici collegiali: i consigli di facoltà e di dipartimento, il senato accademico, il consiglio di amministrazione.
Dopo aver fatto presente quanto rappresentato dall'università di Bologna sulle specifiche questioni poste dagli onorevoli interpellanti, desidero rispondere in merito alla posizione del Ministero dell'università e della ricerca, come richiesto dagli interpellanti stessi. Faccio presente che il Ministero, in applicazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 647, della legge finanziaria 2007, ha predisposto uno schema di provvedimento con il quale vengono stabilite nuove regole per il reclutamento dei ricercatori universitari. Uno degli obiettivi che si vuole raggiungere con le nuove regole - e si spera di aver raggiunto - è quello di assicurare qualità e credibilità al sistema di reclutamento del personale, attraverso la trasparenza, la linearità e celerità delle procedure, il loro allineamento alle migliori prassi internazionali e la verifica successiva del valore scientifico del personale reclutato. Tali meccanismi potranno poi essere inseriti nell'ambito di un complessivo provvedimento sulla docenza ed essere utilizzati - questo è il nostro impegno - anche per il reclutamento dei professori, in coerenza con l'autonomia e la responsabilità degli atenei, ma con la condizione di severe valutazioni esterne e indipendenti.
A tale riguardo, è da ricordare che l'autonomia garantita agli atenei dall'articolo 33 della Costituzione e riconosciuta dalla legge 9 maggio 1989, n. 168, non rende ipotizzabili iniziative del Ministero che tendano a limitarne i contenuti, tanto più che la responsabilità della gestione degli atenei è suddivisa tra diversi organi,Pag. 78ognuno dei quali competente per uno specifico settore del complesso di procedure previste per l'adozione di attività decisionali.
La diversificazione e la composizione, in molti casi collegiale, di tali organi è idonea a consentire la correttezza e l'efficacia dell'attività degli atenei, ma il Ministero mantiene il potere di vigilanza che esercita regolarmente, come dimostrato da interventi recenti di revoca di provvedimenti rivelatisi viziati da irregolarità sostanziali ben conosciuti dall'opinione pubblica, e in particolare rivolgendo la massima attenzione di indirizzo, soprattutto in occasione delle assegnazioni delle risorse, una parte delle quali potranno essere distribuite in relazione ai risultati raggiunti. In particolare - amo parlare chiaro - la massima attenzione è rivolta ai fenomeni di nepotismo, che, seppur limitati, diffondono grande sfiducia nell'opinione pubblica, ed è compito del Ministero intervenire precisamente e pesantemente quando sono accertati.
Si rende comunque noto che il Ministero ha allo studio un altro disegno di legge sulle forme e procedure di governo degli atenei che, nel pieno rispetto dell'autonomia costituzionalmente garantita, rassicurino il mondo accademico e tutta la società che le deliberazioni assunte dagli atenei rispondano sempre più a criteri di trasparenza e di meritocrazia, anche sulla base di autonomi codici deontologici adottati dalle università stesse.
PRESIDENTE. Il deputato Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Signor Presidente, non sono molto soddisfatto. Certamente condivido l'ultima parte della risposta, anche se, a mio parere, basterebbe applicare regole molto semplici, come ad esempio impedire ai familiari di un rettore di essere assunti dalla stessa università. Nella difesa disperata che le hanno inviato da Bologna si sono dimenticati di menzionare la nuora e la cognata: hanno parlato solo del figlio. Vogliamo fare un'altra interpellanza per la nuora e la cognata, che sono state chiamate sempre nello stesso periodo?
Inoltre, si può parlare di un'excusatio non petita, in quanto le hanno fornito una risposta basata sulla prima stesura dell'interpellanza. Infatti hanno menzionato anche il tema dei punteggi della facoltà di economia, assente nella nuova stesura perché la Presidenza lo ha cassato, accogliendo semplicemente il tema dei fondi della chiamata 2002-2003 e 2003-2004. Ciò per sottolineare quanto qualcuno lassù a Bologna forse ha la coda di paglia riguardo al tema in esame, e per tale motivo ha cercato di giustificarli in qualche modo. Non ho mai detto che è stato compiuto un atto illegittimo - l'ho anche ribadito in sede di illustrazione - perché è ovvio che in tal caso mi sarei rivolto alla magistratura, non al Parlamento.
Vi sono certamente forzature in quello che le hanno riferito sul punteggio, perché tali riaperture dei punteggi per la chiamata nelle facoltà solitamente - lo può verificare - vengono effettuate in autunno. Guarda caso, nella vicenda in esame, relativa all'anno accademico 2006-2007, la riapertura è avvenuta in primavera. Si è trattato di una forzatura che ha meravigliato tutti, e se sto parlando di questo episodio è perché molti professori dell'università di Bologna si sono meravigliati della vicenda, non soltanto i deputati Garagnani, Raisi o La Russa.
Dunque, ribadisco che, pur nel rispetto della legge (su questo non c'è ombra di dubbio, ci mancherebbe altro...), sono state sicuramente adottate corsie preferenziali. Non è neppure vero che i ricorrenti hanno subìto una bocciatura del ricorso da parte del TAR, ma solo sulla richiesta di procedura d'urgenza, tra l'altro successivamente ritirata perché gli stessi ricorrenti sono stati richiamati con i fondi dell'università. Anche su questo forse le hanno detto una mezza verità, non le hanno riferito tutto quanto è successo.
Signor sottosegretario, lei ha parlato del figlio, non della nuora né della cognata, o meglio da Bologna le hanno parlato solamente del figlio. D'altra parte so che puntano solamente su quelloPag. 79perché è più facile da difendere, tanto per essere chiari. Non voglio insistere su questi precedenti, però è evidente che vi sono situazioni imbarazzanti. Dunque, occorrono poche regole, ma chiare: se sei rettore, o sei al vertice del senato accademico o tra quelli che contano all'università, non puoi avere parenti stretti all'interno dell'università stessa. Purtroppo si tratta di regole necessarie per garantire la moralità pubblica ed evitare casi come quello in esame in cui, se qualcuno ha sollevato il problema, lo ha sottoposto alla nostra attenzione e siamo qui a discuterne in Parlamento, qualche dubbio esiste. Lei sa che chi è rettore ha in mano le risorse.
Lei sa in che modo, con piena autonomia, il rettore gestisce queste risorse, e nessuno può interferire, se non all'interno della stessa struttura accademica.
Questi sono problemi evidenti, per risolvere i quali, se si vogliono evitare situazioni imbarazzanti come quella in esame, occorrono poche regole semplici, che garantiscano che equivoci come quello che oggi stiamo discutendo non possano verificarsi, perché c'è chiarezza e trasparenza. Altrimenti, nessuno mi toglierà dalla mente l'idea che sia un'anomalia il fatto che tre strettissimi familiari del rettore dell'università di Bologna, durante il suo rettorato, siano divenuti professori dell'università. Credo sia un fatto spiacevole, come è spiacevole quello che è accaduto all'università di Bari e in molte altre università, come potremmo riscontrare se andassimo a fare un check up. Ritengo che il Governo, su questo punto, debba dare un segnale molto forte.
PRESIDENTE. Onorevole Raisi, le devo una precisazione rispetto ai criteri di ammissibilità delle interpellanze, che, come lei sa, sono consolidati in una circolare del Presidente della Camera, da lei richiamata, del 1996...
FABIO GARAGNANI. È assurda!
PRESIDENTE. ...e sono stati sostanzialmente confermati, anche a seguito di una riunione della Giunta per il Regolamento della precedente legislatura. Naturalmente, è sempre possibile modificare tali criteri, ma è necessario che la questione venga posta nelle sedi opportune, in primo luogo nella sede della Giunta per il Regolamento.
ENZO RAISI. Voglio ringraziare gli uffici, perché sono stati impeccabili.