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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2600.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2600.
Ricordo che prima dello svolgimento dell'informativa erano esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e che il relatore ed il Governo avevano espresso il rispettivo parere.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1.
Passiamo all'emendamento Germontani 1.2, sul quale il relatore e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ricordo, inoltre, che anche il parere della Commissione Bilancio è contrario.Pag. 72
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, interveniamo su tale emendamento - uno dei pochi ritenuti ammissibili dalla Presidenza su questo provvedimento, al cui testo la Lega Nord Padania ha presentato diverse proposte emendative - anche per raccontare la storia di come si sia giunti all'esame in Assemblea di questo disegno di legge.
Vi era e c'è la volontà, da parte del Governo, di approvare il provvedimento in discussione in maniera silenziosa e rapida, quasi alla chetichella, in modo da chiuderne l'esame velocemente, in pochi giorni, dopo l'approvazione da parte del Senato.
Ciò si è compreso sin dalle prime discussioni in Commissione, nel corso delle quali il Governo ha manifestato l'intenzione di non accettare modifiche, per una serie di ragioni, cioè che in tal caso il provvedimento dovrebbe tornare all'esame del Senato e che ci troviamo in presenza di una direttiva europea, che deve essere applicata e quindi recepita.
Questa è la storia di tale provvedimento, che giunge dal Senato quasi blindato, senza possibilità emendativa né delle forze di opposizione né di quelle di maggioranza, le quali comunque da più parti hanno fatto comprendere che talune norme del provvedimento, così come sono scritte, non sono accettabili.
Durante la discussione in Commissione è emerso l'aspetto principale che noi, come gruppo Lega Nord Padania, riteniamo negativo nell'ambito del provvedimento: ci si trova in presenza di una delega in bianco conferita al Governo, il quale può recepire le direttive - ci riferiamo soprattutto alla direttiva sulle OPA - senza chiarire bene quale sia la propria posizione su tale strategica tematica e su tale versante importante per l'economia, il mondo delle società e il mondo finanziario del nostro Paese.
Oggi non è all'ordine del giorno tale questione, bensì lo sono altre problematiche. Si parla di tanti altri temi, ma non di tale aspetto, che riguarda la reciprocità nella possibilità di scalate ostili di società, in tal caso italiane da parte di quelle estere. Reciprocità sta a significare che le regole devono essere applicate in maniera uniforme su tutto il territorio...
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.
MAURIZIO FUGATTI. Prego, signor Presidente?
PRESIDENTE. Onorevole, la Lega Nord Padania ha terminato il tempo previsto nel contingentamento. Pertanto, sto concedendo due minuti ad intervento per consentire, ovviamente, di esprimere un'opinione.
MAURIZIO FUGATTI. In conclusione, l'aspetto negativo consiste nel fatto che non venga rispettata la reciprocità. Quindi, ci troviamo di fronte al rischio che, in Italia, le società diventino oggetto di OPA ostili da parte di altre società provenienti da Paesi, dove invece vi è la possibilità di difendersi da tali rischi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, sottoscriviamo l'emendamento perché proroga il termine di scadenza per l'esercizio della delega al 31 dicembre 2007, mentre il provvedimento in esame fisserebbe la data del 30 settembre 2007.
Sembrerebbe un paradosso, ma occorre ricordare all'Assemblea che il termine era già scaduto e con l'articolo 10, comma 2, della legge n. 13 del 2007 e la legge finanziaria del 2006, esso era stato portato al 31 gennaio 2007. Pertanto, poiché siamo intervenuti già una volta sulla scadenza sarebbe opportuno prorogare il termine per il recepimento delle direttive comunitarie al 31 dicembre dell'anno corrente al fine di evitare un ennesimo rinvio.
Un altro elemento, che potrebbe convincere l'Assemblea ad approvare un'ulteriorePag. 73proroga portando il termine alla fine dell'anno, consiste nel fatto che in Commissione abbiamo presentato un ordine del giorno che tende ad impegnare il Governo a sottoporre alle Commissioni competenti il decreto di attuazione della delega.
Abbiamo più volte criticato la diversità di comportamento su due punti di tale provvedimento e per quanto riguarda in particolare le OPA il Governo ha voluto - tutti lo hanno osservato - una delega in bianco, lasciando alle Commissioni solo la possibilità di valutare le decisioni del Governo prima dell'approvazione definitiva.
Proprio perché abbiamo ancora bisogno di valutare insieme al Governo il provvedimento che intende adottare sarebbe più utile spostare il termine al 31 dicembre 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io vorrei sostenere l'emendamento Germontani. Il disegno di legge che stiamo esaminando contiene quattro deleghe. Una prima delega è volta al recepimento di alcune direttive comunitarie in tema di autotrasporto e di organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, un'altra riguarda l'offerta pubblica di acquisto, un'altra ancora la materia di armonizzazione dei mercati finanziari e l'ultima gli emoderivati.
Per tutte le deleghe il termine di esercizio è quello del 30 settembre 2007. Riteniamo che almeno per una delle quattro deleghe, quella sulle offerte pubbliche di acquisto, il termine previsto sia troppo ravvicinato.
Sosteniamo ciò perché lo stesso Governo, intervenendo sul tema, ha affermato che il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora raggiunto un orientamento definitivo su come esercitare tale delega.
Nel sostenere l'emendamento in esame vogliamo riportarci anche al parere dato dal Comitato per la legislazione, il quale ha espressamente affermato che il provvedimento in esame contiene una sostanziale riapertura di termini di deleghe fissati dalle leggi comunitarie degli anni scorsi. Ha altresì osservato, però, che il termine del 30 settembre 2007 è troppo ravvicinato tenendo conto che non basta solo che il Governo eserciti le deleghe: esse infatti dovranno ottenere anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti. Considerando che andiamo incontro all'estate, è difficile che il tutto possa concludersi entro il 30 settembre e pertanto dovremo tornare sull'argomento ancora una volta. Quindi, ritengo che sia giusto approvare l'emendamento Germontani, e prorogare al 31 dicembre 2007 almeno il termine della delega per il recepimento di una delle direttive previste dall'articolo 1 del disegno di legge, ossia quella relativa all'offerta pubblica di acquisto. Ritengo che ciò sarebbe giusto in quanto darebbe maggiore respiro al Governo e non ci costringerebbe di nuovo, in ottobre, a dover prorogare un termine scaduto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 244).
Prendo atto che il deputato Aurisicchio ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.Pag. 74
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Fugatti che ha a disposizione solo due minuti.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, quello in esame è un emendamento cardine della posizione della Lega Nord Padania sul provvedimento in discussione. Lo sottolineo di nuovo: in materia di offerte pubbliche d'acquisto chiediamo la reciprocità, all'interno di tale provvedimento deve essere prevista l'applicazione delle stesse regole che vengono applicate negli altri Paesi dai quali provengono le società che operano la cosiddetta «OPA ostile» sulle nostre.
Ricordiamo benissimo come andarono le cose quando, all'incirca un anno fa, si cominciò a vociferare dell'interesse di Enel su una società francese (Enel non lanciò alcuna OPA, ma si parlava di un suo forte interesse su tale società). Ripercorrendo la rassegna stampa parlamentare di quei giorni troveremmo chilometri di carta scritta sull'italianità delle imprese. Dicevano, Prodi e il centrosinistra, che la legge Draghi, così com'era, non andava bene. Dicevano: «Si sono messi a fare i protezionisti e i nazionalisti!». All'epoca, attaccavano in questo modo la Francia, che difendeva, secondo noi legittimamente, le sue imprese.
Oggi di tutto ciò non si ritrova nulla e si cerca anzi di far passare questo provvedimento nel silenzio, nell'ambito del calendario parlamentare, tentando di non dare importanza a questo aspetto. Forse ce ne pentiremo di qui a qualche mese, poiché è ben vero che il Governo dà assicurazioni sul fatto che nei decreti legislativi vi è la possibilità di tenere conto di questi aspetti, ma di questo Governo non possiamo fidarci. Del resto, questo è un Governo che ha lasciato per alcuni giorni la Guardia di Finanza con due comandanti, che oggi c'è domani non si sa. Non possiamo lasciare questi aspetti così importanti al Governo: questo è quel che chiediamo! Del resto, un appunto simile si rinviene anche in un ordine del giorno che si discuterà nel prosieguo del dibattito, ma sul quale nutriamo, per il vero, qualche perplessità, poiché in esso si fa riferimento alla cosiddetta legge Draghi, che è noto, ha un'impostazione per così dire inglese, nel senso che non dà la possibilità alle società oggetto di OPA ostile di potersi difendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'Unione Europea ha emanato una direttiva: di conseguenza, noi dovremmo valutare esclusivamente le questioni relative al recepimento. Giustamente, il mercato ha lamentato in più occasioni il differente trattamento che vi è fra l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione: sembrerebbe, quindi, ovvio stabilire il principio per cui si deve imporre a tutti gli Stati membri lo stesso obbligo. In realtà, le cose non stanno così, ed è questo aspetto che l'emendamento al nostro esame cerca di rimarcare: è vero che ogni volta che due soggetti intervengono sui mercati finanziari, essi devono rispondere a norme che dovrebbero essere uguali per tutti, ma, quanto meno per quel che riguarda l'Italia, le norme che regolano l'accesso al nostro mercato debbono essere le stesse che sono applicate ai soggetti italiani che intendono investire in un altro Paese.
L'emendamento al nostro esame potrebbe addirittura essere considerato superfluo, poiché il Governo ancora non ha spiegato quali saranno le linee guida nel recepimento della direttiva. Rimarcare ora questo punto, comunque, dà maggiore tranquillità al mercato, che peraltro sta operando su queste norme: approvare l'emendamento oggi infatti, e non rinviarlo a quando sarà predisposto il decreto, cioè entro il 30 settembre, significa dire agli operatori che la regola prescelta sarà questa e non un'altra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
Pag. 75
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, questo è il tipico caso di come un provvedimento molto semplice diviene complicato: il recepimento delle direttive non è un atto complicato da parte di questa Camera. Diviene tale se si utilizza la procedura che si è seguita in questo caso, se cioè si arriva a ridosso della scadenza, tanto più se si hanno alle spalle vari procedimenti di infrazione. Ciò comporta infatti che la discussione venga compressa e che non possa essere esercitata anche quella ristretta discrezionalità che permane in capo al Parlamento. Le quattro direttive che vengono recepite con il provvedimento in esame, infatti, contenevano davvero poche parti lasciate alla discrezionalità del Parlamento: con questo atto, rinunciamo, di fatto, anche ad essa.
È come se dessimo una delega in bianco al Governo e non esercitassimo i pochi poteri che abbiamo su parti che, come hanno già rilevato i miei colleghi precedentemente, sono importanti (ricordo la passivity rule sull'OPA, il principio della reciprocità e la sospensione di alcuni diritti sulle azioni speciali). Capisco che si tratta di questioni molto tecniche che, dette così, possono sembrare di minor rilievo, ma non lo sono assolutamente. La fretta, in questo caso, è cattiva consigliera.
Che il procedimento legislativo sia stato mal condotto, lo potrete riscontrare in seguito leggendo l'ordine del giorno presentato dalla Commissione. Lo stesso Governo - e devo ringraziare il sottosegretario Tononi - con molta onestà afferma che, quando sarà in grado di scegliere quale strada intraprendere sulle parti importanti che vi ho in precedenza ricordato, verrà in Commissione, prima della redazione dei decreti legislativi, per informarci. Quella che oggi poteva essere una decisione del Parlamento diventa, di fatto, un'informativa del Governo alla Commissione: questo è il cambio che stiamo operando!
Vi invito davvero a riflettere. Sono consapevole del fatto che i tempi sono ridotti, ma anche del fatto che, se oltrepassiamo tali tempi, nulla accadrà e constaterete che i decreti legislativi - sono pronto a scommettere con chiunque di voi - arriveranno molto dopo il 30 settembre (la data limite che abbiamo voluto indicare nel disegno di legge al nostro esame). Se vogliamo, quindi, abbiamo tutto il tempo e dovremmo, a mio avviso, con un po' di dignità, riprenderci le competenze e le responsabilità che abbiamo come Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà. Onorevole, le comunico che anche il gruppo di Alleanza Nazionale ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento e quindi la prego di attenersi ai due minuti a sua disposizione.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, terrò sicuramente conto della sua raccomandazione e sarò brevissimo.
Intervengo sull'emendamento in discussione e sull'emendamento Germontani 1.31, i quali tendono, ambedue, ad inserire tra i criteri direttivi che devono disciplinare la delega il principio della reciprocità.
Abbiamo già ascoltato prima, nel corso della discussione sulle linee generali, i colleghi Contento, Germontani e Armani intervenire sul concetto della reciprocità, che considero importante. Inserire una clausola in base alla quale si stabilisce che, nel caso in cui l'acquisizione del controllo di una società sia promosso da una società estera, alcune norme della disciplina possano essere applicate solo se si applicano anche alla società estera che promuove l'offerta di acquisto mi pare costituisca una misura importante ed essenziale, finalizzata a tutelare la italianità delle nostre aziende. Si è parlato molto di italianità, ma ricordo che in Germania e in Francia già vi sono norme che si muovono in tale direzione: in Francia si cerca di rendere più costose le scalate provenienti dall'estero, mentre in Germania sono state introdotte norme volte a tutelare le società nazionali da scalate estere. Rimanere, in Italia, fuori da questo schema europeo mi pare una cosa non logica. Quindi, l'onorevole Germontani ha fatto bene a presentarePag. 76il suo emendamento a sostegno della reciprocità: siamo deboli in Europa e dobbiamo sicuramente introdurre nel sistema norme che tutelino nel modo migliore le nostre aziende.
Il concetto di reciprocità è presente sia in Francia sia in Germania, ed è giusto che il Governo, nell'esercitare la delega, tenga conto di questo criterio direttivo contenuto nell'emendamento che stiamo esaminando.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dobbiamo anche dire che la direttiva 2004/25/CE, così com'è stata formulata, al di là delle idee che attraversano l'Europa sul mercato libero, sulla globalizzazione e sulla libera circolazione dei capitali - questa è infatti la posizione dell'Europa -, riconosce la possibilità in capo ai Paesi tenuti a recepirla di attribuire la possibilità alle società di utilizzare i ricordati strumenti di difesa. Quindi, non siamo di fronte ad una direttiva che impone di prendere determinate decisioni che noi dobbiamo successivamente recepire così come sono state scritte.
La direttiva è molto vaga, nel senso che offre molte possibilità di interpretazione: se ne può dare una stringente, così come è possibile offrirne una allargata.
Pertanto, non è vero che se il Governo o la maggioranza ritengono di assegnare questi strumenti di difesa ad alcune imprese si dispone contro il contenuto della direttiva OPA. Non è così!
La Francia, ad esempio, come è stato sostenuto da chi mi ha preceduto, ha dettato apposite norme a tale riguardo.
Sono tre gli articoli che in questa direttiva afferiscono alla contendibilità delle società. L'articolo 9, ossia la passivity rule; l'articolo 11, concernente la neutralizzazione, perciò la trasferibilità delle azioni e i diritti di voto; l'articolo 12 che prevede il cosiddetto regime opzionale. All'interno di questi articoli, il Paese che recepisce la direttiva può anche dare la possibilità alle imprese - in questo caso a quelle italiane - di tutelarsi da eventuali OPA ostili lanciate da imprese straniere le quali nei loro Paesi possono fare affidamento su una normativa che consente loro di difendersi da OPA ostili lanciate da imprese estere. La legislazione francese, ad esempio, prevede, per quanto riguarda la passivity rule, la possibilità della reciprocità e nessuna regola di neutralizzazione; allo stesso modo dispongono anche le legislazioni tedesca e spagnola. Ricordiamoci cosa avvenne quando ci fu il tentativo di scalata di Endesa da parte dei tedeschi e sappiamo cosa stabilì in quell'occasione il Governo Zapatero.
Noi non chiediamo una normativa che non viene applicata negli altri Paesi europei, ma una disciplina che è normale richiedere, poiché si tratta anche di una questione di garanzia per le nostre società e per le nostre imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14 faceva riferimento ad una possibilità generale, mentre quello Fugatti 1.15 entraPag. 77maggiormente nel dettaglio. Esso usa anche un'espressione un po' forte - «misure difensive» - per spiegare questo squilibrio esistente fra le società italiane che operano in Europa e quelle straniere che vogliono operare e investire in Italia. Noi dobbiamo pensare che in Europa le imprese europee e i mercati devono essere difesi e non dovrebbe rilevare che le operazioni si svolgano in Italia o in Germania o in Francia.
Poiché in questo disegno di legge delega può anche prevedersi, in sede di attuazione della stessa, una norma che può essere eccessivamente favorevole per gli operatori stranieri, la proposta emendativa in esame, nell'utilizzare questa espressione un po' forte, ossia «misure difensive», desidera rimarcare il principio secondo il quale alle società estere che intendono investire in Italia si devono applicare le stesse norme vigenti nei loro Paesi d'origine.
In effetti, i criteri che le società possono utilizzare per scegliere un investimento sono due. Il primo è l'interesse a partecipare in società di Paesi stranieri. Il secondo è l'attrazione esercitata dal mercato di un altro Paese. In ogni caso, non si deve mai trattare di una scelta che deriva da un beneficio stabilito da una norma. Dobbiamo cioè impedire a imprese straniere di investire in Italia, in società italiane, a prescindere da una valutazione di convenienza. Poiché ciò è già avvenuto in passato, e si può ancora verificare, la proposta emendativa in esame tende a sottolineare tale principio, stabilendo che le disposizioni previste in tema di investimenti societari valgono anche in Italia. Pertanto, se un soggetto straniero decide di investire in Italia, per tali operazioni devono essere garantite le stesse condizioni che valgono per quel soggetto nel suo Paese di origine, in modo da essere certi del fatto che gli investimenti effettuati in Italia siano realmente tali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che no è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ciò che continuiamo a criticare del provvedimento in esame è il fatto che siamo di fronte ad un Governo che si prende la pesante responsabilità di ricevere una delega praticamente in bianco e, successivamente, per i futuri decreti legislativi, di passare dalle Commissioni per dire quale sarà il suo parere (se nel frattempo sarà stato in grado di averne uno su una tematica così strategica e importante); intanto, lo ripeto, chiede una delega in bianco.
Abbiamo un Presidente del Consiglio che per anni è stato Presidente della Commissione europea e ci pare alquanto strano, per utilizzare un termine soft, che un Premier non abbia attualmente una posizione su una tematica così importante. Il Governo ci dice che sta decidendo la sua posizione dopo che il suo Presidente del Consiglio è stato, lo ripeto, per anni Presidente della Commissione europea! Sappiamo qual è la sua impostazione e come la pensa su tali questioni, ma si presenta in Assemblea affermando che non ha unaPag. 78posizione. Ciò accade, lo ripetiamo, perché l'argomento non è all'ordine del giorno, perché oggi non vi sono tali temi nell'agenda politica, nell'agenda dell'opinione pubblica e nei fatti che avvengono nella finanza italiana. Qualche mese fa, invece, sul caso ENEL, che aveva solo pensato di realizzare un'acquisizione in Francia, abbiamo visto tantissimo inchiostro speso sui giornali, tanti fondi apparsi sugli organi di stampa, interviste e convegni sulla tematica della difesa della italianità delle imprese e del rispetto delle regole di reciprocità. Ciò avveniva soprattutto da parte del centrosinistra. Ci ricordiamo le parole del Presidente del Consiglio, che arrivava a mettere in dubbio anche...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO FUGATTI. ...l'acquisizione di BNL da parte di Paribas, così come di Antonveneta da parte di ABM AMRO. Oggi, invece, vediamo che su questa tematica non ha una posizione; una cosa francamente difficile da capire.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 250).
Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, quello in esame è il terzo emendamento che cerca di rimarcare la preoccupazione precedentemente espressa e lo fa in modo ancora più chiaro. Si cerca di avere la certezza che il Governo, come sicuramente farà, recepirà la direttiva in questione difendendo le imprese italiane. Effettivamente, forse, in una delega così ampia, dire solo questo è poco, ma come ho detto prima, sono queste le maggiori preoccupazioni.
L'emendamento propone di impegnare il Governo a fare in modo che tutti gli Stati membri possano adeguarsi rispettando un regime di uguaglianza. Avrei aggiunto, lo dico alla collega Germontani, in fondo, le parole: «o quanto meno recepire la direttiva comunitaria utilizzando l'orientamento della nazione che ha difeso maggiormente i suoi operatori».
Poichè noi siamo tra le nazioni europeiste quella più attiva e più attendibile, è giusto non prevedere per le imprese italiane un principio di vantaggio, ma solo di fare in modo che tutti gli Stati membri abbiano normative identiche in tema di mercato in modo tale che gli operatori possano poi liberamente scegliere su quali mercati operare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, in precedenza qualche collega ha citato l'operazione Unicredit delle scorse settimane alla possibilità che hanno anche le imprese italiane - in questo caso le banche - di realizzare acquisizioni sui mercati esteri. Dobbiamo però ancora vedere quale sia il reale vantaggio che hanno ottenuto le famiglie, le piccole aziende, i commercianti, gli artigiani da questa mega-operazione di fusione.
Ricordiamo, per esempio, le Casse di risparmio di una volta, quelle che successivamentePag. 79sono state inglobate all'interno di Unicredit. Esse erano radicate nel territorio, davano risposte e avevano una funzionalità sul territorio. Oggi queste grandi banche hanno visto sicuramente diminuire la funzionalità sul territorio, l'attaccamento ad esso ed il rapporto diretto con la clientela.
Ma, al di là di ciò, non c'è solo l'aspetto bancario, ma anche altri settori strategici come quello dei servizi pubblici locali. In quest'ultimo settore, infatti, se il disegno di legge delega in esame fosse approvato nella versione attuale, si darebbe la possibilità alle società straniere di acquisire le nostre società di servizi pubblici locali, come fortunatamente ha sostenuto anche una parte della maggioranza. Pertanto, stiamo parlando di aspetti relativi non all'industria, ma ai servizi sul territorio.
Quindi, non ci sono solo gli aspetti bancario, finanziario e della grande impresa, ma anche quello dei servizi pubblici locali, soprattutto per quanto riguarda gli utenti finali, che nel provvedimento in esame non vengono tenuti in considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, questo è un emendamento di grande buonsenso, perché propone di impedire alle società straniere di impadronirsi del sistema economico nazionale, prevedendo un criterio di massima reciprocità tra tutti gli Stati. Con l'approvazione di questo emendamento si impedirebbe che la situazione di debolezza del nostro sistema economico nazionale sia lasciata alla mercé di società straniere, che approfitterebbero, appunto, della nostra situazione di debolezza.
Si tratta di una misura di salvaguardia. Non capisco cosa ci sia di straordinario e come non si comprenda che l'approvazione dell'emendamento in esame favorirebbe gli interessi del nostro sistema economico e lo salvaguarderebbe dall'attacco delle società straniere. Le direttive comunitarie vanno recepite, ma in questo caso si prevede, parafrasando, che bisogna dare ospitalità a due animali, ad un leone e ad un gattino, e li si mettono nella stessa gabbia! È ovvio che il leone si mangia il gattino! Le misure di salvaguardia proposte avrebbero la finalità di mettere i due animali ognuno nella propria gabbia. Si rispetterebbero, quindi, le direttive e le norme comunitarie, ma salvaguardando il sistema economico nazionale, che dovrebbe interessare il Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 311
Astenuti 151
Maggioranza 156
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 56).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fugatti 1.01. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 80
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in esame si cambia velocemente argomento. Stiamo parlando di imprese di autotrasporto. Negli ultimi due lustri, negli ultimi cinque anni, chi viaggia in autostrada avrà notato, soprattutto nel nord del Paese, che ci sono sempre meno autoarticolati con targa italiana e sempre più con targa straniera. Ci riferiamo soprattutto alle imprese di autotrasporto dei paesi dell'Europa orientale, ovvero della Slovenia, della Croazia e della Repubblica Ceca.
Si è creato un meccanismo di concorrenza tra le imprese di autotrasporto italiane e quelle di questi Paesi e, oggettivamente, c'è uno stato di difficoltà causato dal fatto che le regole applicate in alcuni Paesi dell'Unione europea, soprattutto dell'est, sono diversi da quelle applicate in Italia; ci riferiamo al settore del trasporto.
Con questo articolo aggiuntivo si vuole creare un tavolo di concertazione con tali categorie, prima che il Governo emani i provvedimenti conseguenti, per cercare di considerare anche i problemi delle categorie dell'autotrasporto che sulla questione della concorrenza con l'est europeo sono oggettivamente in uno stato di difficoltà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fugatti 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 447
Astenuti 25
Maggioranza 224
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 254).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 281
Astenuti 180
Maggioranza 141
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 26).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezione 5).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1 e accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2600/2 a condizione che il quarto capoverso della premessa sia così riformulato: «la delega legislativa per il recepimento della direttiva comunitaria concernente le OPA è adottata secondo i principi e i criteri direttivi generali di cui all'articolo 2 della legge 18 aprile 2005, n. 62».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2600/3 e accetta l'ordine del giorno Tolotti n. 9/2600/4 a condizione che il quinto capoverso della premessa venga spostato nel dispositivo subito dopo le parole «alle medesime condizioni delle altre SIM, purché» e sia così riformulato: « i criteri di delega dell'attuazione della direttiva MIFID, contenuti nella articoloPag. 819-bis della legge 18 aprile 2005, n. 62, consentano la modifica dell'articolo 199 del testo unico della finanza nel senso sopra indicato».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Pini n. 9/2600/5, Filippi n. 9/2600/6 e Garavaglia n. 9/2600/7 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Alessandri n. 9/2600/8; accetta altresì l'ordine del giorno Germontani n. 9/2600/9 a condizione che il quarto capoverso della premessa sia così riformulato: «la delega legislativa per il recepimento della direttiva comunitaria concernente le OPA è adottata secondo i principi e i criteri direttivi generali di cui all'articolo 2 della legge 18 aprile 2005, n. 62».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2600/10 e Del Mese n. 9/2600/11.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1, non accettato dal Governo.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, onestamente resto perplesso dal parere espresso dal Governo, perché mi domando in quale Paese siamo e da che gente siamo governati. Non ho fatto nient'altro che recuperare un protocollo di intesa sottoscritto dal Governo, dal sottosegretario Enrico Letta e dal Ministro dei trasporti, che ho portato agli atti, nel quale, dopo un'intesa sottoscritta e raggiunta con la categoria, si parla di recepimento della direttiva sull'orario di lavoro dei lavoratori mobili da attivarsi entro due settimane dalle organizzazioni associative interessate, a partire dalle proposte avanzate dalle parti sociali e previa consultazione delle organizzazioni associative.
Allora, si tratta di recepire una direttiva che ha previsto un incontro tra le parti, un confronto tra il mondo del lavoro, rappresentato dai sindacati dei lavoratori CGIL, CISL e UIL, e il mondo delle imprese. Si è raggiunta un'intesa e si è trovato un percorso, a partire dai risultati che le parti sociali individueranno e nel rispetto delle indicazioni contenute nella direttiva comunitaria; si chiede di recepire il frutto dell'incontro tra le parti sociali. Il Governo sottoscrive un protocollo d'intesa in cui tali questioni sono riconosciute e, invece, oggi, non accetta questo ordine del giorno.
Mi sembra che sia veramente una cosa incomprensibile e sarei grato al Governo se volesse spiegarci le misteriose ragioni per le quali non ha accettato l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiasmo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 248).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/2600/2.
MAURIZIO FUGATTI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2600/3.
Onorevole Tolotti, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2600/4?
FRANCESCO TOLOTTI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
Pag. 82
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato gli ordini del giorno Pini n. 9/2600/5, Filippi n. 9/2600/6 e Garavaglia n. 9/2600/7.
Chiedo all'onorevole Alessandri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2600/8, accolto come raccomandazione dal Governo.
ANGELO ALESSANDRI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/2600/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 247).
Prendo atto che l'onorevole Germontani accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2600/9.
Ricordo che il Governo ha accettato gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2600/10 e Del Mese n. 9/2600/11.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Mancini, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, credo che il provvedimento in esame richieda una dichiarazione di voto proprio per il dibattito che si è svolto, per il rispetto nei confronti di tutti coloro che vi hanno lavorato, per la Commissione e il Governo (che, comunque, ci è venuto incontro, anche se noi non siamo assolutamente d'accordo sul fatto che i nostri emendamenti non siano stati accolti per evitare che il disegno di legge tornasse all'esame del Senato).
Il nostro è un sistema che prevede il voto delle due Camere; abbiamo già detto in sede di discussione sulle linee generali, e l'ho ripetuto nella discussione sul complesso degli emendamenti, che avremmo gradito che, proprio per l'importanza di questo provvedimento, i nostri emendamenti - i cui contenuti sono poi stati trasfusi in appositi ordini del giorno accolti dal Governo - avessero emendato il testo e fossero ritenuti degni di una rilettura da parte del Senato.
Perché il provvedimento, oggi, delega il Governo ad adottare, entro il 30 settembre, decreti legislativi per il recepimento di direttive importanti, che riguardano adempimenti altrettanto importanti, sia per la tutela e la sicurezza degli operatori nel campo dell'autotrasporto connesso alla delicata problematica della sicurezza stradale, sia in ordine alla problematica del sangue. Su ciò ci siamo intrattenuti poco perché è evidente che tutti noi ci siamo soffermati sull'attuazione delle direttive Mifid e OPA. Abbiamo sottolineato l'importanza della direttiva Mifid, in quanto, tra tutti gli adempimenti previsti dal piano di azione adottato dalla Commissione europea, tale direttiva definisce probabilmente il passo più importante e decisivo. Le imprese di investimento godranno, infatti, di un passaporto unico e gli investitori beneficeranno del medesimo livello di protezione in qualsiasi sistema europeo di intermediazione mobiliare. La direttiva Mifid sostituirà una precedente direttiva, ormai obsoleta, ed è importante soprattutto perché contiene principi di carattere generale (la precedente direttiva conteneva principi di carattere generale che lasciavanoPag. 83troppi margini di discrezionalità ai singoli Stati membri). La scelta effettuata con la direttiva Mifid è stata quella di passare da un'armonizzazione minima ad un'armonizzazione forte, con una disciplina più dettagliata e prescrittiva, al fine di creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l'innovazione sui mercati.
Proprio perché abbiamo voluto, e vogliamo, sottolineare l'importanza della direttiva Mifid, riteniamo che occorra domandarsi sia perché si è giunti con così grave ritardo all'attuazione delle direttive - e di questa direttiva in particolare - sia perché il Parlamento è costretto , soprattutto per tale direttiva, ad una nuova proroga di termini. Anche i colleghi della Commissione che rappresentano i partiti di maggioranza, hanno sottolineato l'importanza della direttiva. L'articolo 10, comma 2, della legge n. 13 del 2007 (legge comunitaria 2006), aveva già prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'esercizio della delega recante l'attuazione della direttiva 2004/39/CE sui mercati degli strumenti finanziari. Nonostante ciò, anche il termine del 31 gennaio 2007 è scaduto. La legge, infatti, è stata pubblicata il 17 febbraio 2007, ovvero oltre un mese dopo l'approvazione parlamentare.
Allora, è lecito, da parte nostra, chiedere chiarezza ed essere critici, e soprattutto chiedere una chiarificazione rispetto a responsabilità che appartengono, anzitutto, al Governo, in quanto il Parlamento ha svolto per intero il suo lavoro.
In ordine alla direttiva di cui più si è dibattuto negli interventi di questi giorni, ossia la 2004/25/CE, concernente le offerte pubbliche di acquisto (l'OPA), l'incertezza - mi spiace doverlo sottolineare ancora, sottosegretario Tononi, dopo le molte discussioni in Commissione - è ancora totale. Lei ce ne ha dato atto, ha riconosciuto tale incertezza e ha affermato che non era possibile fornire, oggi, l'orientamento del Governo. Lei ne ha assunto - e lo ringraziamo per questo - la responsabilità, anche ufficialmente, impegnandosi a tornare in Commissione, evidentemente con una procedura informale (nonostante la sua assicurazione). Lei, comunque, si è impegnato a venire in Commissione prima della stesura dei decreti definitivi e prima della presentazione al Consiglio dei ministri. Di ciò, ripeto, gliene diamo atto.
È chiaro, però, che al momento vi è ancora una grande incertezza. La questione principale - è stato detto - riguarda la cosiddetta passivity rule, contenuta nell'articolo 9 della ricordata direttiva europea, ovvero la disciplina relativa agli strumenti di difesa che le società bersaglio di un'offerta d'acquisto possono porre in essere. L'altro punto è la previsione della clausola di reciprocità, in base alla quale, nel caso in cui l'acquisizione del controllo di una società sia promossa da una società estera, alcune norme della disciplina possono essere applicate solo se esse si applicano anche per la società estera che promuove l'offerta di acquisto.
Altro punto nodale - che comunque è previsto nell'ordine del giorno che è stato approvato - riguarda la regola della neutralizzazione, la breakthrough rule, che legittima la neutralizzazione delle previsioni contenute negli statuti o nei patti parasociali delle società bersaglio che, imponendo limiti alla circolazione delle azioni e al diritto di voto multiplo, potrebbero rendere più difficoltoso, se non vanificare del tutto, il successo dell'offerta. Altri Paesi europei si sono già dati una regolamentazione al proposito, con una normativa nazionale: lo hanno fatto, in vario modo, la Francia, la Germania, la Spagna, ed altri. La Francia, ad esempio, consente l'emissione di speciali warrant che diluiscono il capitale e rendono più costose le scalate. La citata direttiva europea, con il suo carico di possibili deroghe, sembra fatta apposta, però, per spingere i Paesi verso una deriva protezionista. Tenuto conto del grande numero di accordi parasociali presenti in Piazza Affari, il rischio è di ridurre la contendibilità delle aziende anche all'interno dei confini domestici. Se la società bersaglio, infatti, è governata da un patto di sindacato, si deve sapere che, una volta lanciata l'offerta, decade il vincolo di adesione all'accordo che vincola i pattisti.Pag. 84
Abbiamo più volte chiesto, durante la discussione in Commissione, che il Governo esprimesse chiaramente il proprio orientamento. Per la prima volta nella storia, l'economia del mercato ha assunto dimensioni mondiali, spinta dalla rivoluzione delle tecniche di produzione, di comunicazione e di informazione. La forte integrazione del commercio mondiale rende più incisiva la dipendenza dei Paesi gli uni dagli altri e rende le singole scelte nazionali e locali importanti e decisive anche a livello mondiale. Le nostre decisioni, quindi, non dovranno più tener conto esclusivamente delle problematiche interne ai confini, ma dovranno anticipare gli scenari che si potrebbero creare a livello globale. Il provvedimento in esame potrebbe avere forti ripercussioni nel futuro: per questo motivo, nonostante la costrizione del dibattito parlamentare, ci vogliamo soffermare nella fase di dichiarazione di voto. Il tema va affrontato con la giusta calma ed attenzione: perciò non riesco a comprendere la fretta con la quale ci è stato chiesto di affrontarlo, costringendo il dibattito parlamentare. Avevamo chiesto, con un apposito emendamento, che si prorogasse il termine del 30 settembre al 31 dicembre: ci sembrava un emendamento di estremo buon senso, così come quello sulla clausola di reciprocità. Ci chiediamo, pertanto, se l'urgenza di votare così celermente i provvedimenti sia dettata dal fatto che l'Esecutivo Prodi, nel suo primo anno di Governo, ha approvato circa la metà delle leggi approvate, nello stesso periodo, dal Governo Berlusconi. Questa può essere una risposta?
In conclusione, oggi viene chiesta, in realtà, una delega in bianco al Governo, che non è mai stato in difficoltà come in questo periodo, anche alla luce dei recenti avvenimenti che hanno coinvolto il Viceministro Visco, il Ministro e il Ministero dell'economia e delle finanze, che oggi lei rappresenta, anche per altri fatti che quotidianamente lo coinvolgono. E allora, con grande senso di responsabilità, dichiaro che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà dal voto, perché abbiamo trovato in lei la volontà di venirci incontro.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, concluda.
MARIA IDA GERMONTANI. Ben consapevole delle difficoltà in cui ci poneva, lei ha accolto gli ordini del giorno da noi presentati. Preannunzio, quindi, che il nostro voto sul provvedimento sarà di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente intervengo per dichiarare, a nome del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole sul provvedimento in esame. Mi riservo di presentare una dichiarazione più lunga per iscritto e nel frattempo osservo semplicemente che l'ordine del giorno, che anch'io ho sottoscritto e che è stato accettato dal Governo, recepire la nostra posizione. Mi limiterò, quindi, a ripetere quella posizione.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Mungo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Intervengo solo per dichiarare il voto di astensione del gruppo dell'UDC in conformità con quanto abbiamo già avuto modo di esprimere nel corso della discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo Forza Italia per confermare il nostro voto di astensione su un provvedimento che - non lo abbiamo mai detto, ma bisognaPag. 85dirlo - è giunto all'esame della Camera blindato. Solo per questo motivo, ringrazio il sottosegretario Tononi ed il Presidente per aver predisposto l'ordine del giorno approvato da ultimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, esprimo il voto favorevole a nome del gruppo L'Ulivo su questo provvedimento. Colgo l'occasione per ringraziare senz'altro il relatore, che, anche quale presidente della Commissione, ha seguito con molta attenzione e competenza i lavori sia in Commissione sia in Assemblea. Ringrazio, inoltre, i colleghi della Commissione che hanno contribuito in modo fattivo al dibattito. Il mio auspicio è che gli ordini del giorno, in particolare quello che è stato approvato in Commissione, con la presenza di tutti i componenti, possa essere adeguatamente e tempestivamente eseguito dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Il gruppo Lega Nord voterà contro il provvedimento in esame, perché crediamo che sia poco comprensibile che il Governo si presenti in Assemblea senza avere una posizione chiara su un tema così importante, sotto l'aspetto strategico, per la nostra economia e le nostre imprese.
Abbiamo ben visto che sono stati accettati dal Governo alcuni ordini del giorno che, come il nostro, specificano chiaramente la questione della reciprocità, ma sappiamo che un ordine del giorno e la posizione del Governo sono cose diverse.
Quindi, abbiamo riflettuto se astenerci o votare contro il provvedimento in esame. Crediamo che il fatto che il Governo si presenti in Assemblea affermando di non avere una posizione sulle tematiche in discussione sia incomprensibile. Il gruppo Lega Nord voterà, quindi, contro questo provvedimento.
Abbiamo visto, poi, che è stato approvato un ordine del giorno in Commissione, rispetto al quale apprezziamo il modo in cui il presidente e gli altri membri della Commissione si sono adoperati per cercare di trovare la condivisione più ampia possibile.
Noi vorremmo, però, che rimanesse agli atti che l'ordine del giorno fa sì riferimento alla questione della reciprocità, alla regola della passività e della neutralizzazione, di cui agli articoli 9, 11 e 12 della direttiva, ma che nello stesso tempo esso prevede un aspetto che rimanda all'articolo 104 della cosiddetta legge Draghi.
In precedenza, nell'ambito degli interventi sul complesso degli emendamenti, anche parlamentari del centrosinistra - mi riferisco all'onorevole Turci - hanno fatto presente che la legge Draghi è da superare sotto certi aspetti. L'articolo 104, infatti, che qui viene inserito nell'ordine del giorno approvato dalla Commissione, stabilisce che per poter attuare i cosiddetti strumenti di difesa occorre convocare l'assemblea e che vi siano tanti soci che rappresentino almeno il trenta per cento del capitale.
Questo è un aspetto (rimandare all'articolo 104 della cosiddetta legge Draghi) che non condividiamo totalmente, pur apprezzando lo sforzo che è stato compiuto dalla Commissione e dai membri della stessa in tal senso.
Abbiamo già specificato le motivazioni per cui il gruppo Lega Nord voterà contro il provvedimento in esame. Non capiamo perché in Francia vi sia una ben chiara possibilità di difendersi da parte delle società, applicando la direttiva: infatti essa concede tale possibilità ai Paesi membri. Non si contravviene alla direttiva se si prevede, nella legge delega, il principio della reciprocità: così avviene in Germania, così avviene in Spagna - con diversi aspetti, lo riconosciamo - però i principi della direttiva vengono rispettati nei ricordati Paesi.Pag. 86
Registriamo che, appena si profila una possibilità per un'impresa italiana di andare in Francia ad acquisire un'impresa francese, subito i francesi si difendono, mentre il nostro Paese ormai ha già venduto tutto ciò che vi era da vendere, ha già fatto acquisire tutto ciò che vi era da acquisire e i nostri «gioielli» sono sempre meno. Il fatto che all'interno del provvedimento in esame non vi sia la possibilità di attuare strumenti di difesa a favore di questi «gioielli» è un aspetto che non comprendiamo.
Conseguentemente, il gruppo Lega Nord voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo de La Rosa nel Pugno e mi riservo eventualmente di assegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, dichiaro il voto di astensione del nostro gruppo, sinteticamente motivato con il fatto che abbiamo capito - ma non condividiamo - le ragioni che hanno portato il Governo a velocizzare l'iter di approvazione del provvedimento in esame, così come abbiamo capito - e non condividiamo - questa «blindatura».
Riteniamo che l'eccessiva debolezza dell'Esecutivo in carica possa essere deleteria per le nostre imprese e per le nostre società economiche, in termini di competitività, nel contesto dei rapporti con l'Unione europea. In effetti, la mancanza di salvaguardia e di reciprocità pongono le stesse in grande sofferenza.
Invitiamo il sottosegretario e il Governo a vigilare, affinché questa nostra sensazione - che poi è più di una sensazione - non si dimostri economicamente una «frana» per la nostra economia.
Pertanto, lo ripeto: annunciamo il nostro voto di astensione. (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, in dissenso dal gruppo di Alleanza Nazionale, voterò contro il provvedimento in esame, in primo luogo per la «blindatura» di cui è stato fatto oggetto in questa fase parlamentare, in secondo luogo perché - nonostante sia stato accolto favorevolmente un ordine del giorno proposto dalla Lega Nord, in cui si ricorda il problema della necessità della reciprocità, delle difese di fronte ad aggressioni ostili nei confronti delle nostre società quotate - è presente un richiamo alla cosiddetta legge Draghi.
Tale legge - che tutti ricordiamo essere stata preparata in un famoso meeting sul transatlantico Britannia, in preparazione delle sciagurate (così come sono state realizzate, considerato che non hanno risolto il problema del debito pubblico italiano) privatizzazioni - non avrebbe dovuto proprio essere presa come riferimento, nel contesto di un ordine del giorno che dovrebbe, invece, predisporre difese a favore delle nostre imprese.
Per queste ragioni ripeto che, in dissenso dal mio gruppo, voterò contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Pag. 87(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2600, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1332 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (2600):
(Presenti 461
Votanti 286
Astenuti 175
Maggioranza 144
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 34
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.