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Si riprende la discussione delle mozioni (ore 11,34).
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, non possiamo non cominciare la nostra dichiarazione affrontando il problema dei tempi e dei modi con cui si è svolta la discussione di queste mozioni. Quando, infatti, chiediamo che i parlamenti e la partecipazione dei popoli abbiano più voce nel processo di integrazione e nella discussione sul futuro dell'Europa, non possiamo che constatare come siamo, per la seconda volta, in quest'aula a discutere tardivamente di problemi fondamentali relativi al destino del nostro Paese e del nostro continente.
Il ruolo dei parlamenti, che pure è rivendicato in molte mozioni che voteremo, è negato in premessa anche dalle forme della nostra discussione.
Siamo soddisfatti, invece, del modo in cui il nostro Governo ha affrontato questa delicatissima fase e del modo in cui oggi sta affrontando un Consiglio europeo delicatissimo, perché ha affermato una linea di demarcazione, dietro la quale non vi è possibilità di compromesso. In questo momento, infatti, è in gioco la possibilità stessa che l'Europa che sinora abbiamo conosciuto proceda verso la costruzione di una comunità politica vera e democratica, la sua proiezione nel mondo e la sua capacità di avere una coscienza di sé, all'altezza della sfida della fase attuale.
Se fallirà il Consiglio, la discussione e la possibilità di una difesa degli elementi minimi del processo di integrazione - che sono stati ben chiariti anche dal Presidente della Repubblica nei suoi interventi delle ultime settimane - dovremo ripensare alla radice la nostra collocazione e il processo che il nostro Paese deve svolgere all'interno del continente e delle sue istituzioni.
La crisi è giunta al suo acme: essa viene da molto lontano e, in particolare, da Nizza, ossia da quando l'Europa socialdemocratica di sinistra e di centrosinistra non ebbe la forza, la lungimiranza e il coraggio di realizzare la riforma delle istituzioni prima dell'allargamento e di costruire gli elementi fondamentali della cittadinanza, rendendo esigibile la Carta dei diritti prima dell'allargamento politico ai nuovi Paesi. Quello fu un errore storico, del quale anche il nostro Paese e la coalizione di centrosinistra che allora lo governava hanno una grande responsabilità.
Il secondo errore fu il seguente: il processo costituzionale della definizione di un nuovo Trattato costituzionale - chePag. 20pure era avanzato rispetto alle precedenti formule intergovernative - ha introdotto nel testo la terza parte, cercando di incardinare nell'Europa possibile anche le politiche economiche e sociali con una forte impronta neoliberale e monetarista. Tale elemento ha provocato una reazione e una presa di distanza di una parte fondamentale del mondo del lavoro, della popolazione e dei movimenti politici e sociali dall'ambito in cui essa si collocava fino ad allora, cioè l'ambito europeista.
Il terzo grande momento di crisi che abbiamo alle nostre spalle fu la guerra, quando il nostro Paese, governato allora dal Presidente Berlusconi, scelse di rompere l'Europa in nome dell'atlantismo e di un atteggiamento subalterno e antinazionale - perché contro gli interessi del nostro Paese - appoggiando una guerra illegale, sbagliata e disastrosa sul piano mondiale.
La paura di oggi deriva da questi errori ed anche da un atteggiamento comune a molti governi, i quali hanno scaricato le proprie responsabilità nazionali sull'Europa. Oggi, nella nostra popolazione, si registra molta paura, la quale, però, non genera fiducia nel futuro e nella costruzione politica, ma la richiesta di maggiore protezione e, quindi, di maggiore vicinanza: il processo intergovernativo prevale, quindi, su quello federalista e l'idea dell'affermazione dei diritti politici non avviene più su scala continentale.
Signor sottosegretario, oggi la nostra delegazione governativa è già impegnata nella fase finale delle trattative. Le chiediamo di riferire a chi oggi sta parlando a nome nostro che l'Europa non ha bisogno di un ulteriore compromesso al ribasso: già il Trattato costituzionale era insufficiente alle sfide dell'oggi e del domani. Non possiamo e non dobbiamo consentire un passo indietro, perché sarebbe il disastro di tutto il processo.
Ci parlano di un «minitrattato», di una riduzione delle già - come ho detto - poco ambiziose possibilità definite dal Trattato costituzionale: noi lo avvertiremmo solo come una sconfitta del nostro Paese.
Dobbiamo dire ai Paesi euroscettici, come ha detto il Presidente del Consiglio, che non solo loro possono porre il veto sui processi in corso e che anche l'Italia ha da dire la sua, insieme a tutti i Paesi che pensano che il futuro dei propri popoli non possa essere più difeso a livello nazionale, ma che necessiti di una integrazione continentale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ORE 11,35)
IACOPO VENIER. L'Europa è ferma, ma deve rimettersi in moto. L'Europa non è un obbligo, ma un'opportunità per chi la vuole.
Secondo il gruppo dei Comunisti Italiani, quindi, l'elemento essenziale da difendere è la possibilità per i Paesi che vogliono una maggiore integrazione politica, sociale ed economica di poter proseguire, anche se altri vogliono fermarsi, altrimenti l'impianto istituzionale e costituzionale attuale farà da freno e bloccherà ogni possibile avanzata.
Dobbiamo affrontare sfide inedite. Il mondo non è più quello di cinque anni fa o dell'anno scorso. L'Europa ha nuovi ed enormi problemi da affrontare: vi è il Medio Oriente, che chiede Europa, ma vi è anche la necessità di un nuovo rapporto con la Russia, che deve essere diverso da quello instaurato dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca, che è contro i processi di integrazione politica e contro l'Europa. Questi Paesi stipulano accordi bilaterali sullo scudo spaziale con gli Stati Uniti, dimostrando e volendo dimostrare che questa Europa non conta nulla. Dobbiamo procedere in un'altra direzione.
Anche la questione della Turchia deve essere affrontata diversamente da come è stata impostata finora. La Turchia, infatti, deve essere oggetto di un dialogo, ma forse bisogna pensare ad una soluzione non concentrica, perché il tipo di allargamento concentrico, che fa perno solo su Bruxelles, si è dimostrato un problema.
Dobbiamo immaginare - anche il Presidente Sarkozy in qualche modo ha indicatoPag. 21una strada - una grande comunità mediterranea che sia concentrica in modo olimpico con i processi di costruzione e integrazione europea.
Se assumiamo questo tipo di atteggiamento, potremo affrontare la fase storica attuale. Per queste ragioni, il gruppo dei Comunisti Italiani sosterrà due mozioni. In primo luogo, voteremo a favore della mozione a prima firma De Zulueta, che è molto chiara nell'indicare le questioni essenziali, cioè la natura giuridica dell'Unione europea, che è il suo elemento fondamentale di esistenza come istituzione, la supremazia del diritto comunitario sulle legislazioni nazionali, l'esigibilità della Carta dei diritti fondamentali, che - come ho detto prima - deve entrare nel trattato, l'elemento democratico, perché il deficit democratico è ancora amplissimo e la proiezione esterna dell'Europa. Abbiamo, infatti, assoluto bisogno di un'Europa che possa fare politica come Europa nel mondo, perché se vogliamo impedire che questo secolo sia il secolo della lotta distruttiva tra le regioni del mondo per appropriarsi delle risorse, abbiamo bisogno di una posizione diversa.
L'Europa non può presentarsi come elemento competitivo e aggressivo sul piano mondiale, perché ha una natura diversa. L'Europa è stata colonialista e non dovrà mai più tornare ad essere colonialista, perché questo elemento è stato sconfitto dalla cultura, dalla politica e dalle società europee.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IACOPO VENIER. Quindi, abbiamo bisogno - mi avvio a concludere - di un'Europa che possa decidere. A tal fine, sono necessari il superamento del diritto di veto e un processo che consenta a tutti di essere protagonisti.
Voteremo ovviamente anche a favore della mozione a prima firma Ranieri, che fa riferimento all'ambito politico e ci convince perché è coerente con l'azione del nostro Governo.
La discussione parlamentare è fondamentale. Non dovrebbe esserci mai più un Parlamento che, da una parte, rivendica il proprio ruolo, ma, dall'altra parte, arriva in ritardo, oltre il tempo massimo, a discutere di ciò su cui vorrebbe essere protagonista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente, per alcune puntualizzazioni.
Per la verità, il nostro atteggiamento - che è sotto gli occhi di tutti nel momento in cui non abbiamo prodotto alcun documento, non avendo presentato alcuna mozione sulla materia - fa intendere quale sia il nostro atteggiamento sulle mozioni che, forse, oggi sarebbe stato meglio non portare neanche all'attenzione dell'Assemblea e tanto meno votarle, poiché stiamo parlando di argomenti che vengono trattati oggi stesso dal Consiglio europeo.
Pertanto - come affermava il collega prima - arriviamo in limine e senza alcuna posizione del Governo. Non dimentichiamo che il Ministro degli esteri D'Alema, davanti alle Commissioni riunite al Senato, proprio ieri ha inteso rendere una dichiarazione quasi di attesa, rispetto a ciò che può accadere su questo argomento, non avendo il Governo alcuna posizione, né tantomeno avendo una posizione che si potesse rinvenire dall'atteggiamento del Parlamento, considerato che stiamo discutendo oggi tali mozioni. Non ci si può recare al Senato e affermare che l'Italia si presenta senza una posizione e sperare di trovare un accordo! Né si può affermare, come nel caso di Ranieri e tutti gli altri firmatari della mozione presentata dall'Ulivo, di sostenere la posizione del Governo da portare all'attenzione del Consiglio europeo, quando il Governo evidentemente non ha posizione!
Pertanto, la prima parte dell'impegno contenuta nella mozione Ranieri ed altri n. 1-00179, la più sostanziosa, mi sembra quasi configurare una situazione kafkiana, nel momento in cui, addirittura, si esprime un appoggio alla Presidente Merkel affinchéPag. 22l'Europa si doti di una costituzione democratica di alto profilo: infatti, la Presidente Merkel ha detto che quella non è assolutamente la strada, perché non si deve parlare di costituzione, ma di trattato. Evidentemente, forse, vi è qualche discrasia tra chi ha presentato la mozione, la realtà che è sotto gli occhi di tutti e gli atteggiamenti assunti dalla Presidente Merkel stessa e dagli altri Capi degli Stati europei.
Ciò premesso, dalle mozioni sostanzialmente emergono due o tre argomenti che sono di grandissimo rilievo: mi riferisco naturalmente al futuro dell'Europa, all'allargamento e alla discussione in atto a tal proposito - non solo in Italia, ma in tutti i Paesi europei - e ad un altro argomento delicato, che è costituito dall'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Si tratta di un argomento delicato - non a caso, come dicevo, non abbiamo prodotto alcun documento - che ci dovrebbe trovare in un atteggiamento quasi di attesa rispetto a ciò che può accadere in quello Stato, che alcuni spingono per far entrare ed altri invece frenano.
Sarebbe forse il momento meno opportuno (del resto, lo stesso sottosegretario che è intervenuto ha fatto qualche accenno, quantomeno dal punto di vista temporale). Noi siamo su quella posizione: è un momento di attesa, ma non può essere un momento di contrapposizione: è una delle ragioni per cui non voteremo alcune parti delle mozioni presentate anche dalla nostra stessa coalizione ed è la ragione per cui, invece, ci asterremo su alcune parti di mozioni che sono state sottoscritte e sottoposte alla nostra attenzione dalla maggioranza.
Dunque, il nostro atteggiamento non è solo quello di attesa, ma è volto a comprendere, una volta per tutte, quale può essere il futuro dell'Europa, quale può essere la metodologia per l'allargamento ai Paesi che devono entrare in Europa e quale può essere l'atteggiamento degli stessi Stati che possono aspirare ad entrare o meno nell'Unione europea.
Per tali motivi, signor Presidente, riterrei opportuno avanzare una serie di richieste di votazioni per parti separate delle varie mozioni presentate, proprio per far sì che il nostro gruppo si possa esprimere su alcuni punti che condivide e su altri che non condivide, senza cestinare tout court ogni mozione.
Mi riferisco alla mozione Maroni ed altri n. 1-00050, presentata dal gruppo della Lega Nord, della quale chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare l'intera parte motiva ed il primo capoverso del dispositivo separatamente dal secondo capoverso.
Per quanto riguarda la mozione Volontè ed altri n. 1-00161
(Nuova formulazione) saremmo propensi a chiedere la votazione per parti separate, nel senso di votare tutta la parte motiva insieme ai primi tre capoversi del dispositivo separatamente dal quarto capoverso: siamo, infatti, contrari alla richiesta del collega Volontè di sospensione delle trattative per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Per quanto riguarda, invece, la mozione Migliore ed altri n. 1-00178 riteniamo che si possa votare così com'è stata formulata.
Per quanto riguarda la mozione Ranieri ed altri n. 1-00179
(Nuova formulazione), per le ragioni che abbiamo esposto in precedenza, chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare prima la parte motiva, insieme al primo capoverso del dispositivo, su cui esprimeremo voto contrario per le ragioni esposte, nonché per altre che si possono evincere da ciò che si deduce dal testo circa il lavoro stabile contrattualizzato, e poi separatamente il secondo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo.
Per quanto attiene, invece, alla mozione Zacchera ed altri n. 1-00180
(Nuova formulazione) chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ottavo capoverso della parte motiva separatamente dal resto della parte motiva e del dispositivo della mozione.
Preannunzio, invece l'espressione del voto contrario sull'intera mozione De Zulueta ed altri n. 1-00181 e di conseguenza non ne chiedo la votazione per parti separate.Pag. 23
Concordiamo con il contenuto di molte mozioni che sono state presentate: vogliamo un'Europa unita politicamente e culturalmente - come è sempre emerso dai nostri atti e dall'azione del Governo precedente -, ma non vogliamo un'Europa solo della burocrazia e della moneta. È per questo motivo che, come già preannunziato, voteremo a favore di alcune parti della mozioni presentate, mentre su altre esprimeremo voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, colleghi, il Consiglio europeo di Bruxelles sarà al tempo stesso molto importante e molto difficile. Sappiamo di poter contare sull'azione di un Governo che si è mosso sui problemi della prospettiva politica dell'Europa in modo determinato e con coerenza.
Ritengo che il Governo italiano sappia di poter contare, in tale difficile confronto, sul sostegno del Parlamento e del Paese, un sostegno ancora più evidente rispetto a quello già ampio che la stessa discussione di oggi dimostra.
Sicuramente quando parliamo e vogliamo fare il punto sulla situazione europea - ne vediamo oggi tutti gli elementi di criticità - ritengo che non possiamo dimenticare gli straordinari successi dell'Europa. Tendiamo troppo spesso a dare per scontato cose che scontate non erano ed il fatto che oggi esiste un Europa di ventisette Paesi che rappresenta la più grande esperienza nel mondo in termini di sviluppo pacifico della democrazia e dello Stato di diritto è un aspetto che, per coloro che si battono per tali tematiche, non può essere dimenticato.
Certamente, la contraddizione tra l'estensione dell'Europa, la sua intensità politica, la sua intensità democratica e la sua capacità decisionale ha raggiunto, dopo il lungo stallo seguito al referendum francese e olandese, un punto che pone determinate questioni. Tali questioni impediscono ulteriori sviluppi, che sono legati ai passi in avanti che quei Paesi compiranno e a quelli che l'Europa sarà in grado di compiere per affrontare una nuova fase così complessa. Questo è il punto fondamentale della questione.
Naturalmente oggi avvertiamo il bisogno assoluto di far corrispondere a questa grande estensione territoriale europea un'intensità adeguata. Per tale motivo è abbastanza evidente che il Consiglio europeo, che sia apre a Bruxelles questo pomeriggio, si trovi di fronte a due nodi, entrambi essenziali, che, a volte, possono anche apparire, in qualche aspetto, in contrasto l'uno con l'altro.
Il primo nodo consiste nella necessità di riconfermare la sostanza del Trattato costituzionale e di garantire che lo stesso diventi una realtà giuridica e politica. Sono aspetti che ben conosciamo: si tratta del riconoscimento della personalità giuridica dell'Unione europea; di affermare il primato del diritto comunitario su quello nazionale; di affermare una presidenza stabile; di disciplinare la scelta del ministro degli esteri dell'Unione europea; di affermare il carattere vincolante della Carta dei diritti; si tratta, infine, di affermare quel principio della «doppia maggioranza», cioè, di democratizzazione, di superamento dei diritti di veto, che è parte essenziale, affinché l'Europa possa prendere delle decisioni.
Oltre a questo, esiste un secondo nodo da scogliere. Tale seconda condizione oggi è indispensabile e, soprattutto, lo è per chi pensa al futuro: dobbiamo garantire la riunificazione del nucleo fondatore di Paesi europei, a partire da quelli originari che l'esperienza e i fatti politici di questi anni avevano diviso. Si tratta di un punto essenziale.
Dobbiamo fare in modo che vi sia, da un lato, l'affermazione sostanziale dei punti del Trattato costituzionale, e, dall'altro lato, la ricostruzione, nel Consiglio europeo, di un certo rapporto fra l'Italia, la Francia, la Germania e gli altri grandi Paesi. Senza di essi, anche la prospettiva di velocità differenziate e di un'Europa che adotti una logica di ricomposizione, - non necessariamente di tutti, ma, comunque, in una prospettivaPag. 24aperta - diventerebbero un'ipotesi puramente velleitaria. Si avverte questa necessità; sappiamo che ci si trova in una condizione difficile, perché riemergono i diritti di veto dalla Polonia - come sappiamo -, ma anche dalla Repubblica ceca; inoltre, per un Paese come la Gran Bretagna, risolto, in qualche modo, il problema francese con le elezioni politiche e con una posizione del nuovo Presidente che sembra riconfermare una scelta della Francia in direzione di una ripresa delle iniziative a livello europeo, tutto ciò rappresenta un elemento preoccupante.
Per quanto la nostra valutazione possa essere preoccupata, non possiamo dimenticare che esiste una grande maggioranza di Paesi e di cittadini europei che, non solo ha approvato il Trattato costituzionale, ma che si muove in questa direzione.
Non possiamo farci prendere da una «sindrome del prigioniero», come se noi oggi fossimo la minoranza in Europa e l'Italia non si trovasse - come al contrario è - in una posizione collegata a quella degli altri Paesi che rappresenta la grande maggioranza del popolo dei cittadini di Europa. È una situazione, quindi, difficile, ma che può essere ripresa.
Vorrei, infine, sottolineare solo una questione. Esistono numerose ragioni di politica internazionale, di politica estera per pensare all'importanza del rilancio della prospettiva europea.
Vorrei - per concludere - porre l'accento su un punto che, oggi, riguarda la situazione dell'Italia.
Credo che l'appannamento della prospettiva europea sia tra le ragioni - e forse non l'ultima! - di una crisi che, oggi, anche nel nostro Paese, investe il rapporto tra politica e cittadini, una crisi di fiducia nella politica. Quando sono costretto a guardare i grandi avvenimenti del mondo dall'angolo della mia casa, del mio posto di lavoro, della mia città, senza riuscire a vedere quella dimensione che, da sola, per ragioni quantitative di economie di scala, per ragioni qualitative e culturali, mi può permettere di costruire e dare realismo alla capacità di Governo e di intervento cosciente sui processi, ciò necessariamente provoca sfiducia nella politica!
La mancanza dell'Europa rende non credibile la possibilità di governare i grandi processi di trasformazione dei quali siamo protagonisti. Ma l'Europa esiste ed ha un valore in termini di forte elemento di riferimento e di ricostruzione di quella fiducia che, alla fine, rappresenta la base della solidità istituzionale, della forza della democrazia e della partecipazione politica.
Per l'Italia, essere protagonista, oggi, di un rilancio dell'iniziativa europea e riuscire a condurre in porto, nella difficile trattativa di questi giorni, gli obiettivi che ci siamo proposti, significa anche contribuire a ricostruire le possibilità di un rapporto diverso tra cittadini e politica, di una diversa fiducia della quale avvertiamo la necessità!
Con tale spirito, quindi, preannunzio l'espressione del nostro voto favorevole sulle mozioni Ranieri e altri n. 1-00179
(Nuova formulazione), De Zulueta e altri n. 1-00181 e - come il sottosegretario Crucianelli ha dichiarato a nome del Governo - Zacchera e altri n. 1-00180
(Nuova formulazione). Preannunzio, invece, l'espressione del voto contrario sulle restanti mozioni. Assumiamo tale posizione, nell'auspicio di discutere nuovamente nei prossimi giorni di tale situazione, partendo da un punto più avanzato che, confidiamo, il Consiglio europeo di questi giorni ci consegnerà (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente a titolo personale per ringraziare il Governo per il parere formulato, in particolare, non soltanto sulla mozione Ranieri e altri n. 1-00179
(Nuova formulazione) e sulla mozione De Zulueta e altri n. 1-00181, ma anche per la significativa attenzione nei confronti della mozione Zacchera e altriPag. 25n. 1-00180
(Nuova formulazione) che, sulla Turchia, esprime parole chiare e condivise.
Vorrei sottolineare di aver sottoscritto la mozione De Zulueta e altri n. 1-00181, la quale prende spunto dalle attività del movimento federalista europeo, nonché ricorda e valorizza anche il referendum quale strumento di partecipazione popolare, di coinvolgimento dell'opinione pubblica e dei cittadini favorevoli al processo di unificazione, per un Governo unico europeo, per un Parlamento unico europeo effettivamente legiferante e per un Presidente dell'Unione europea effettivamente eletto.
Il significato della mozione presentata dall'onorevole De Zulueta, a mio avviso, risiede nel richiamo delle iniziative puntuali e precise, nello scadenzario degli obiettivi che ci si deve dare per avere un'Europa davvero unita, oltre che nell'indicare il referendum - ripeto - come strumento consultivo che può partire dai nostri paesi (favorevoli al processo di unificazione europea) fino a coinvolgere anche quelli che hanno maggiori difficoltà a raggiungere tale obiettivo. In tale contesto - ciò non costituisce una minaccia, ma un'opportunità - un gruppo di paesi può anche autonomamente anticipare, in termini di avanguardia, tale processo, in linea con quanto è stato fatto nella storia dell'Europa e partendo, appunto, da un referendum che coinvolga la nostra opinione pubblica ed i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, vorrei soltanto sottolineare un aspetto che credo non sia stato preso in grande considerazione: ci troviamo di fronte ad una serie di mozioni che, sostanzialmente, lasciano intendere come il Parlamento italiano sia diviso sulla questione europea. Questo è il limite del nostro lavoro.
Pertanto, avremmo dovuto fare un lavoro completamente diverso, di mediazione, perché rappresentare l'Italia con posizioni abbastanza diverse, anche antitetiche, significa indebolire il ruolo del nostro Paese.
Preannunzio, anche a titolo personale, il voto favorevole sulle mozioni De Zulueta ed altri n. 1-00181 e Ranieri ed altri n. 1-00179
(Nuova formulazione), sottoscritte tra gli altri dall'onorevole Leoluca Orlando. Tuttavia, ritengo che tale lavoro, di amalgama e di posizione unitaria per dare forza all'Europa - mostrando un'Italia unita, con le idee chiare e che non si sofferma sul particolare - avrebbe dovuto essere compiuto dal Parlamento. Purtroppo, i gruppi parlamentari hanno privilegiato l'aspetto della divisione, della differenza, facendo in modo di «farsi notare», a scapito della missione europea che è importante e fondamentale, esiziale per il nostro avvenire.
Pertanto, vorrei sottolineare l'aspetto di divisione anche su tematiche sulle quali il Parlamento dovrebbe essere unito e, soprattutto, impegnato in un progetto europeo che non escluda, ma includa, contenga il vero humus dell'Europa, quello sociale, dello sviluppo compatibile, del guardare ai paesi del mondo che hanno bisogno del nostro sostegno e apporto.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, la invito a concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Ci siamo sforzati, invece, a distinguere le nostre posizioni. Pertanto, ritengo che il nostro lavoro non sia stato svolto in positivo, per l'Europa, ma si sia trattato di un lavoro che distingue le varie formazioni politiche, rispetto al pensiero nei confronti della grande opportunità europea, alla quale riconfermiamo tutta la nostra fiducia ed il nostro impegno.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.