Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,16).
(Disposizioni legislative recanti nuove imposizioni fiscali approvate dal Consiglio regionale della Sardegna - n. 2-00626)
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00626, concernente disposizioni legislative recanti nuove imposizioni fiscali approvate dal Consiglio regionale della Sardegna (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
MAURO PILI. Signor Presidente, visti i tempi trascorsi e considerata la possibilità che il Governo ha avuto di esaminare la mia interpellanza già oltre un mese fa, credo che la risposta che occorre aspettarsi sia autorevole, puntuale e decisiva, a fronte di un tema così delicato e importante, che non riguarda solo la Sardegna ma ha implicazioni su scala nazionale. È infatti evidente che l'argomento di cui stiamo parlando chiama in causa le norme costituzionali e le regole che sovrintendono la gestione dei rapporti fra lo Stato e il regime fiscale delle regioni.
Credo che in proposito sia assolutamente indispensabile - e lo dico al rappresentante del Governo, che ho avuto già modo di ascoltare nel corso della discussione della precedente interrogazione, di oltre un mese fa - un'assunzione di responsabilità da parte del Governo su un tema così importante sul piano non soltanto del rispetto del diritto, ma anche della salvaguardia degli interessi della Sardegna e dei sardi.
Credo che sia possibile per tutti comprendere che questo problema non ha un aspetto meramente politico, ma presenta risvolti che riguardano l'economia: in questi giorni, infatti, si sta riscontrando un calo evidente nella presenza turistica in Sardegna e altri Stati stanno traendo vantaggi da queste imposizioni fiscali e da queste nuove tasse (è il caso, ad esempio, della Francia, che attraverso la Corsica ne trae un diretto beneficio).
Ho il sospetto e la preoccupazione che, ancora una volta, il Governo voglia trincerarsi in una mancata risposta. Dico ciò nel preambolo, illustrando l'interpellanza, per spiegare al rappresentante del Governo che sarà il Governo stesso a scegliere il ruolo che esso intende condurre rispetto a questo tema. Vi sono, al riguardo, quattro fattispecie: la negligenza o la reticenza; si tratta, cioè, di scegliere la negligenza o la reticenza in ordine a questo tema. Ma vi sono anche altre due fattispecie: l'incapacità o la complicità del Governo nel dare risposte compiute.
Sta a lei, signor rappresentante del Governo e al Ministro Lanzillotta, che l'ha autorevolmente delegato a rappresentarla in questa sede, non confondere - e lo voglio sottolineare al Presidente della Camera, per il rispetto che deve essere portato a questa Assemblea - le ragioni di partito e di coalizione con quelle istituzionali e di diritto che regolano i rapporti tra il Governo e, appunto, il Parlamento.
Cercherò brevemente, signor Presidente, di spiegare per quale ragione il Governo non deve continuare a coprire, in maniera reiterata, le illegittimità che si stanno compiendo a mani basse e a piene mani in Sardegna. Se esiste ancora uno Stato di diritto, il Governo ha il dovere di tutelarlo, e se esso deve esistere, ciò serve soprattutto per tutelare gli interessi della Sardegna e dei sardi.
Signor rappresentante del Governo, partiamo da una considerazione dei danni: il deterrente per il turismo. Come dicono anche i vostri compagni di viaggio ed i rappresentanti della vostra stessa coalizione, in Sardegna vi è un deterrente per il turismo che si chiama nuova, pericolosa tassazione per il turismo. Si tratta di un deterrente per il ruolo della Sardegna come isola al centro del Mediterraneo. È, infatti, evidente che la tassazione sulla politica nautica al centro del Mediterraneo e la nuova imposizione fiscale costituiscono un deterrente rispetto alla possibilità di attrarre in Sardegna nuovi traffici e nuove opportunità di sviluppo, anche della nautica.
Quella che vi chiediamo di impugnare è, anche, una legge contro gli emigrati sardi: per la prima volta, nella storia autonomistica, la regione propone di trattarePag. 86gli emigrati sardi alla stregua di qualsiasi viandante che ritorna in Sardegna. Ciò non è accettabile! Se il Governo dovesse legittimarlo, coprendo una illegittimità palese, ne sarebbe complice a tutti gli effetti.
Si tratta di un provvedimento che porta la Sardegna verso il dissesto finanziario: un miliardo e mezzo di euro risultano impegnati con le risorse che dovrebbero arrivare - ed uso il condizionale, non a caso - nel 2013-2015; ma tali risorse sono oggi inesistenti, in alcun modo contabilizzabili nel bilancio di competenza del 2007, e ciò per una semplice ragione. Vi è stato, infatti, nell'ultima legge finanziaria un accordo-capestro con il quale lo Stato si è lavato le mani e si è sollevato dalla responsabilità economico-finanziaria e gestionale del più grande costo finanziario della regione, quello della sanità, scaricando su di essa, unico caso tra le regioni autonome, il cento per cento dei costi della sanità e della continuità territoriale. Alla fine, sommando e sottraendo, l'operazione così confezionata rappresenta un'operazione a perdere per la Sardegna e per i sardi.
Vorrei, signor Presidente, provare a spiegare le ragioni per le quali il Governo sarebbe negligente, complice ed incapace, qualora oggi non dovesse dichiarare l'impugnazione di questa legge finanziaria. Utilizzerò, al riguardo, le sole parole che il Consiglio dei Ministri ha impiegato per impugnare la precedente legge che istituiva queste nuove tasse. Quando lei, signor sottosegretario, qualche mese fa ha preannunciato la volontà di disporre per intero dei sessanta giorni, ha sottaciuto, invece, sulla decisione obbligatoriamente già assunta dal Consiglio dei Ministri relativamente ad una fattispecie di tassazioni, guarda caso, uguale a quella oggetto della nostra stessa interpellanza.
Lei sa, signor sottosegretario, cosa è scritto nell'impugnazione del Consiglio dei ministri? Vi è affermato che tali imposte sono illegittime sul piano costituzionale, e tale assunto è stato anche argomentato. Pertanto, se lei oggi sosterrà in questa sede che le leggi regionali non saranno impugnate, ciò è dovuto al fatto che lei farà da paravento, sarà il muro, la copertura del Ministro Lanzillotta, che magari sottobanco tenterà - come ha già fatto - di far passare tutte le illegittimità possibili e immaginabili come operazioni straordinarie, fortunatamente cassate dalla sezione della Sardegna della Corte dei conti, che ha stabilito che si tratta di operazioni illegittime sotto ogni punto di vista.
La ragione della necessità dell'impugnazione risiede solo in un concetto: la Corte costituzionale, richiamata dal Governo nel precedente ricorso, ha sancito che nessuna regione - tanto meno se autonoma, in vista anche della previsione statutaria dell'articolo 8 - può impegnare nuove risorse, e soprattutto non può prescindere dal fatto che la nuova legislazione regionale non è ammissibile perché non esiste un sistema di tributi sostanzialmente governati dalle regioni, ma vi è la possibilità di concretizzare l'articolo 119 della Costituzione solo se è presente una norma attuativa del Parlamento nazionale. Tale disposizione - onorevole sottosegretario, lei dovrebbe saperlo meglio di me - non esiste, non fosse altro perché il Governo, dieci giorni fa, ha licenziato un provvedimento, sul quale discuteremo nei prossimi mesi, assolutamente privo di contenuto, e che certamente dimostra che la Corte costituzionale aveva ragione a dichiarare illegittima qualsiasi nuova tassazione regionale.
Per quale motivo non si dovrebbe impugnare? Ritengo doveroso sottolineare che la Corte costituzionale, fra l'altro, afferma che non si possono desumere i principi fondamentali, per un sistema tributario nuovo, dalle leggi del sistema precedente. Quindi, la risposta, forse affrettata, data qualche settimana fa sulla circostanza che il Governo volesse modificare le stesse norme, non ha nulla a che vedere con la questione. Il Governo affermò, concludendo il suo ricorso, che non era necessario ritornare sui profili di legittimità costituzionale delle singole norme, perché vi è una violazione palese della Costituzione, richiamando appunto gli articoli 119 e 117 della Carta fondamentale.Pag. 87
Quanto al ruolo della Corte dei conti, signor sottosegretario, anche in questo caso vi è un abuso, un'illegittimità, una copertura palese da parte del Ministro per gli affari regionali, che con un'intesa, mai scritta, pronunciata, dichiarata o verbalizzata, ha sostenuto la tesi che si potessero impegnare risorse del 2013, 2014 e 2015 utilizzandole nel bilancio del 2006 e del 2007. Si tratta di una violazione che abbiamo evidenziato in un atto di sindacato ispettivo presentato nel gennaio 2007 e al quale il suo Ministro non ha dato alcuna risposta. In questa occasione mi permetto di far rilevare al Presidente della Camera la negligenza - e sottolineo tale termine - del Governo, che manca di rispetto a questa Assemblea e ai parlamentari che esercitano la funzione di sindacato ispettivo. Anche in quell'atto era denunciato che si assisteva ad una violazione palese del principio di veridicità del bilancio.
Signor sottosegretario, la sezione della Sardegna della Corte dei conti, tre giorni fa, ha emesso - per quanto ci riguarda - una sentenza di condanna, perché ha sostanzialmente sancito che la norma contrasta con il parametro costituzionale dell'annualità del bilancio e dell'obbligo di copertura attuale di ogni legge di spesa. Pertanto, finanziare leggi di spesa nell'esercizio corrente con entrate non attuali ma future non realizza l'obbligo della copertura, e quindi vi è una palese illegittimità costituzionale.
Signor sottosegretario, signor Presidente, credo che sia assolutamente palese il fatto che la sezione della Sardegna della Corte dei conti ha affermato che il bilancio e la legge finanziaria devono essere impugnati dinanzi alla Corte costituzionale.
Pensate cosa potrebbe accadere se, in tutte le regioni italiane, senza delimitazione di tempi, si potessero impegnare le risorse del 2020, 2030 o 2040 a discrezione del governatore maggiormente riluttante al rispetto delle leggi. Credo che ciò sia la dimostrazione della mancanza del fondamentale principio del rispetto costituzionale e, nel caso di specie, di un danno economico alla Sardegna e ai sardi del quale il Governo nazionale rischia di diventare complice, insieme a quello regionale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il problema cui ha fatto riferimento l'onorevole Pili, come ho già avuto modo di esporre nella seduta dell'Assemblea del 7 giugno, e anche come altri rappresentanti del Governo hanno illustrato presso la V Commissione (Bilancio) della Camera il 14 giugno, riveste una particolare delicatezza, per la quale le diverse amministrazioni coinvolte stanno operando i consueti approfondimenti per consentire, nei tempi previsti dall'ordinamento, una corretta ed efficace valutazione dei fatti da parte del Consiglio dei ministri.
D'altronde, onorevole Pili, nella gestione della cosa pubblica, vi sono questioni (come quella da lei sollevata), di particolare rilevanza e complessità tecnica, finanziaria e costituzionale, che inevitabilmente richiedono tempi di approfondimento, in ragione dei quali lo stesso legislatore ha accordato un periodo di sessanta giorni. Non è un caso che vi sia tale termine di fronte a questioni così complesse. Si tratta, infatti, di una materia complessa, che necessita di dovuti approfondimenti tecnico-giuridici, poiché riguarda i profili relativi al principio di uguaglianza tra i cittadini.
Peraltro - ciò mi permette di dissentire da alcune previsioni negative e, per certi versi, catastrofistiche, contenute nell'interpellanza in esame, relative ai flussi di turismo in Sardegna - non ci risulta che, al di là dei profili di legittimità per i quali abbiamo sessanta giorni di tempo per decidere, la tassa sugli aeromobili o su altri beni di rilievo abbia determinato un calo del turismo nella regione Sardegna; anzi, ci risultano dati di crescita, comePag. 88nella vicina Corsica. Pertanto, a nostro avviso, non vi sono motivi tali per cui bisogna affrettarsi, nelle prossime ore, per l'eventuale ricorso dinanzi alla Corte costituzionale, che peraltro non escludo. È inoltre opportuno rilevare che, a partire dallo scorso anno, sono state assunte tutte le iniziative nei confronti della regione Sardegna, come osservato dall'interpellante, tese a ricondurre le disposizioni in questione nell'ambito della legittimità costituzionale.
Segnalo, infine, per completezza di informazione, che la regione Sardegna ha fornito anche motivazioni, quali, ad esempio, quelle sui beni ambientali e sull'uso per fini privati dell'ambiente, che è un bene pubblico scarso e limitato, dimostrando quindi una volontà di tutelare l'ambiente, al di là della cogenza delle leggi poi effettivamente varate. Vi era dunque una ratio anche in alcuni provvedimenti, i quali devono essere attentamente valutati prima di assumere una determinazione.
In ogni caso, come avevo sottolineato anche nella risposta precedente, l'interpellanza rappresenta un'utile sollecitazione, ma torno a chiedere agli onorevoli interpellanti di rispettare i tempi di legge previsti (sessanta giorni). Non essendovi ragioni di straordinaria urgenza, è necessario rispettare i tempi di legge a disposizione per poter prendere precisi, adeguati ed informati provvedimenti di merito.
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di replicare.
MAURO PILI. Signor Presidente, credo che chiunque possa comprendere la mia totale e convinta insoddisfazione. Una risposta confusa, priva di rispetto per il Parlamento, del rispetto che il Governo dovrebbe avere per interpellanze puntuali e, soprattutto, priva del rispetto nei confronti di se stesso. Il Governo, fornendo tale risposta, dimostra che, quando ha impugnato la norma sulle tasse un anno fa, lo ha fatto a cuor leggero, senza approfondire, senza dare a quell'impugnativa la dimostrazione, che deve essere palese, di rispettare le norme. Come è stato possibile che un anno fa le stesse norme siano state impugnate? Non è cambiata una virgola!
Non so dove il sottosegretario si sia inventato l'utilizzo delle risorse in chiave ambientale. È un'invenzione forse giunta telefonicamente da qualche sprovveduto della Sardegna. Non è assolutamente accettabile che possano arrivare stoltezze di una tale portata in un'aula parlamentare. La superficialità o vi è oggi o vi era prima! Il Governo, da questo punto di vista, è responsabile! Sono convinto che i sessanta giorni servano all'Esecutivo per cercare di capire come può uscire dall'impasse di considerare il Parlamento una sezione di partito anziché un luogo istituzionale, e di considerare il Governo il luogo dove si esaminano tali questioni al di sopra delle parti, nell'interesse, soprattutto, in questo caso, del rispetto del diritto. In questa situazione avete dimostrato non solo di non rispettare il diritto, ma anche di voler tergiversare, prendere tempo e fornire argomentazioni assolutamente destituite di fondamento.
Il Governo nella risposta ha sostenuto che sta operando per dare agli uffici la possibilità di esaminare la complessità tecnica e costituzionale della questione. Ma come è possibile che la Corte dei conti, un organismo che sovrintende alla regolarità e alla verifica dei conti pubblici, abbia, molto prima del Governo, deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale il provvedimento, che riguarda l'imputazione di 3 mila miliardi delle vecchie lire? Non stiamo parlando di minuzie, ma di 3 mila miliardi delle vecchie lire, utilizzati nella competenza del 2007 a valere sul 2013, 2014 e 2015! Ma in quale altro Stato europeo, in quale altra regione italiana, sarebbe consentita una simile violazione costituzionale? Da nessuna parte! Forse avete interessi politici e di parte da tutelare, a scapito degli interessi costituzionali e del rispetto del diritto.
Lei ha dichiarato che risultano dati in crescita sul turismo. Non so con chi abbiate parlato. Vi è stata tre giorni fa unaPag. 89conferenza stampa degli operatori turistici della Sardegna settentrionale, che è l'area più sviluppata dal punto di vista del turismo, i quali hanno sostenuto che vi è un allarme rosso per le presenze in Sardegna. Tutti i dati che arrivano dall'osservatorio regionale della presidenza della regione sono destituiti di fondamento. Sarebbe illogico sostenere che più tasse ci sono e più viene la gente! Sono, onorevole sottosegretario, argomentazioni talmente banali e ridicole, poco credibili, che non possono essere accettate e che debbono essere respinte. Non credo che sia assolutamente accettabile un ulteriore rinvio.
Sappia che vigileremo ora per ora sul comportamento del Governo. Quell'atto che il Ministro Lanzillotta ha accettato, relativamente all'operazione straordinaria del 2006 che è stata poi reiterata nel bilancio 2007 costituisce un'operazione pilatesca. Il Governo si sta macchiando di una visione pilatesca, se ne lava le mani facendo finta di non vedere, creando le condizioni per attribuire alla Sardegna una sorta di azione franca del governo regionale, ai danni dei sardi e della Sardegna.
Non so se lei abbia contezza di quante seconde case in Sardegna sono di proprietà degli emigrati, vale a dire dei figli di quella terra che hanno rimandato in Sardegna e in Italia i sacrifici di una vita e che oggi questo governo regionale, con la complicità di quello nazionale, vorrebbe tassare. Non so se lei sia a conoscenza di questo, forse nella telefonata con la Sardegna non gli è stato riferito. Probabilmente era meglio che il Governo utilizzasse i sessanta giorni per riguardare quanto ha già scritto, proseguendo in quella logica che ha animato la precedente decisione, vale a dire tenere conto del diritto e del rispetto delle norme costituzionali.
Oggi il Governo è complice, oggi con le sue parole ha dimostrato di essere complice. Il Governo Prodi copre le malefatte costituzionali del governo regionale, e credo che siamo di fronte realmente ad una negazione del diritto e al mancato rispetto della sovranità del Parlamento, che meritava maggiore considerazione da parte del Governo su un tema così delicato che riguarda non le parti politiche e i partiti, ma gli interessi delle nostre comunità.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.