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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della giustizia e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale.
(Iniziative in materia di controlli sull'attività dei dipendenti pubblici e sanzioni disciplinari previste dall'articolo 27 del nuovo contratto collettivo di lavoro dei dipendenti statali - n. 3-01158)
PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01158, concernente iniziative in materia di controlli sull'attività dei dipendenti pubblici e sanzioni disciplinari previste dall'articolo 27 del nuovo contratto collettivo di lavoro dei dipendenti statali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, nei giorni scorsi diversi Ministri dell'attuale Governo hanno fatto un gran parlare del desiderio di restituire efficienza alla pubblica amministrazione e di distinguere i dipendenti che svolgono la loro attività correttamente dai cosiddetti «fannulloni». Peccato, però, che soltanto qualche giorno dopo, appariva un articolo sulla stampa nazionale che conteneva una precisazione, relativa alla sottoscrizione diPag. 54un contratto collettivo di lavoro per le amministrazioni centrali, in cui l'agenzia di rappresentanza, sostanzialmente, stabiliva che le sanzioni disciplinari, relative ai comportamenti volti ad eludere i sistemi di rilevamento elettronico della presenza e ad alterare i fogli di presenza dei dipendenti, non fossero più sanzionati con il licenziamento senza preavviso, ma paradossalmente, con una breve sospensione. Chiediamo al riguardo chiarimenti al Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non corrisponde al vero che il nuovo contratto nazionale dei dipendenti pubblici abbia ridotto le sanzioni disciplinari previste per chi elude i sistemi di rilevazione elettronica della presenza o altera i fogli di presenza. Con il nuovo contratto, anzi, si è creata una sanzione autonoma, che non richiede l'accertamento preliminare della sussistenza di un reato e che comporta la sospensione dal servizio per un periodo da undici giorni a sei mesi, mentre la recidiva determina il licenziamento del pubblico dipendente. Ovviamente, se accertato, il reato di truffa comporterà, comunque, il licenziamento e ciò in virtù dell'articolo 13 del precedente contratto, che è tuttora vigente e non è stato modificato.
Ricapitolando, quindi, il comportamento illecito del dipendente comporterà: se non vi è reato la sospensione e in caso di recidiva il licenziamento. Se vi è reato, ovviamente accertato in via definitiva, il licenziamento anche se, in ipotesi, il dipendente fosse stato già sanzionato dal punto di vista disciplinare.
Come si vede il sistema previsto è finalizzato a rendere certo l'intervento sanzionatorio a prescindere dalla rilevanza penale del comportamento e ciò si è reso necessario in conseguenza della più recente giurisprudenza. Occorre anche precisare che il nuovo contratto prevede l'inasprimento delle sanzioni in caso di atti ingiuriosi, minacciosi o violenti nei confronti degli utenti o di altri dipendenti e di nuove norme relative ai procedimenti cautelari, che consentiranno all'amministrazione di procedere alla sospensione dal servizio anche oltre i termini attualmente previsti.
Concordo, infine, con le considerazioni svolte nell'interrogazione in esame relative alla necessità di inserire tali misure in una complessiva opera di riforma dei processi di funzionamento della pubblica amministrazione. Il Governo è impegnato in tale azione, sia sul piano amministrativo sia legislativo. In tale ambito dovrà essere affrontato anche il tema degli incarichi dirigenziali attribuiti a soggetti estranei all'amministrazione, nel senso richiamato nell'interrogazione, ossia di un limite nel loro uso, circoscritto a posizioni apicali dell'amministrazione centrale dello Stato. Tuttavia, è bene precisare su tale punto che è stata una legge, approvata nella scorsa legislatura, la n. 145 del 2002, ad estendere il contingente degli incarichi esterni dal 5 al 10 per cento per i dirigenti di prima fascia e dal 5 all'8 per cento per quelli di seconda fascia.
È bene precisare, infine, che le norme del contratto nazionale richiamate nell'interrogazione non si applicano al personale dirigenziale e che comunque, lo ripeto, il Governo condivide la necessità di limitare l'accesso ai soggetti estranei a ruoli dell'amministrazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di replicare.
MANLIO CONTENTO. Signor Ministro, rimango esterrefatto perché chi ha confezionato la sua risposta ha sostanzialmente mentito ed eluso la domanda. In sostanza, sulla base del contratto collettivo citato, che ha modificato il sistema sanzionatorio-disciplinare, chi si reca al lavoro senza firmare o modifica gli elementi relativi alla presenza sul luogo di lavoro, viene oggi sanzionato con l'applicazione di una sanzione limitata, che non è più il licenziamento.Pag. 55
Lei, signor Ministro, ha fatto riferimento anche alla terza recidiva. Ma si rende conto, signor Ministro? Per rischiare il licenziamento si dovrebbe ripetere tre volte tale violazione? La verità è che, purtroppo, il Governo non ha tenuto in alcuna considerazione la denuncia della Corte dei conti contenuta in una relazione sulla gestione dei procedimenti disciplinari, ove si evidenzia perfettamente che le sanzioni previste dai contratti collettivi esistono sulla carta, ma, attraverso meccanismi parasindacali e conciliativi, l'esito edittale e fisiologico viene spesso aggirato e vanificato. Legga, signor Ministro, questa relazione! Ci sono casi di dipendenti condannati, ma ancora in servizio. Invece di dare al Paese un segnale di severità nei confronti di tali comportamenti, voi fate esattamente il contrario!
Noi, signor Ministro, auspichiamo un unico procedimento disciplinare: quello degli elettori, perché appena voteranno, gli amici e i governi dei fannulloni sicuramente se ne dovranno andare immediatamente. Verranno licenziati e senza preavviso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
(Risultati conseguiti dai patti sulla sicurezza stipulati con i sindaci di alcune grandi città, con particolare riferimento alla città di Roma - n. 3-01159)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01159, concernente i risultati conseguiti dai patti sulla sicurezza stipulati con i sindaci di alcune grandi città, con particolare riferimento alla città di Roma (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, i patti sulla sicurezza, stipulati dal Ministro dell'interno con grande enfasi pubblicitaria, non sembrano avere dato degli ottimi frutti. Sembra sia carente il contrasto alla microcriminalità, che genera sicuramente un sentimento di insicurezza nei cittadini di tutte le città. In particolare, non si vedono i segni, specie a Roma, di una fattiva collaborazione tra Polizia di Stato e carabinieri con la stessa Polizia municipale, in ordine alla repressione di tutta una serie di reati che sono sotto gli occhi di tutti. Parlo dell'abusivismo commerciale e della vendita di falsi, che stanno danneggiando e continuano a danneggiare fortemente il commercio nostrano.
Ovunque, ma particolarmente nella città di Roma, i segni di un rafforzamento della tutela della legalità, che era lo scopo del tanto sbandierato patto tra Ministro dell'interno e sindaci delle grandi città, non sembra - come dicevo - aver dato i propri frutti.
Chiedo quindi quali interventi di propria competenza - non sua naturalmente, perché doveva essere il Ministro dell'interno a rispondere alla mia interrogazione - abbia adottato e, soprattutto, intenda adottare al fine di evitare la spiacevole sensazione che il tutto sia solo il risultato di un'infruttuosa propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, i patti della sicurezza tra Governo ed enti locali sono uno strumento ormai collaudato. I primi furono stipulati nel 1997 e i vari Governi succedutisi da allora hanno proseguito su tale strada. Nel 2006 siamo arrivati a circa 400 patti.
Il principio fondamentale dei patti stipulati sulla base delle previsioni della legge finanziaria per il 2007 - mi riferisco, in particolare, a quelli riguardanti le grandi aree urbane - è il seguente: realizzare una cooperazione effettiva tra compiti di sicurezza primaria, che spettano allo Stato centrale, e gli interventi di competenza delle autonomie locali, che concorrono a realizzare la cosiddetta «sicurezza integrata».Pag. 56
In termini finanziari, i patti sono il risultato di uno sforzo consistente, che finora ha portato all'impegno di circa 90 milioni di euro, all'impiego sul territorio di circa 1.950 unità di rinforzo. Per quanto riguarda il patto di Roma, ricordo che l'intesa è stata siglata due mesi e mezzo fa e che la stessa prevede una verifica generale congiunta sull'attuazione allo scadere del primo anno.
Nel patto, le criticità segnalate nell'interrogazione sono espressamente indicate come prioritarie. In particolare, per i controlli sui traffici di merci contraffatte, è stato previsto l'impiego di un contingente di cinquanta unità della Guardia di finanza, con il sostegno di unità delle altre forze dell'ordine e dei vigili urbani. Dodici giorni dopo la firma del patto, cioè il 1o giugno scorso, tale impegno è stato attuato.
Da quel momento, infatti, cinquanta finanzieri sono impegnati quotidianamente in via esclusiva nell'attività di prevenzione e contrasto della vendita minuta di genere contraffatti. A tale misura si affianca l'azione investigativa, volta a colpire canali di approvvigionamento e distribuzione. I risultati operativi conseguiti sono già visibili.
Nel secondo trimestre di quest'anno le persone denunciate o arrestate sono aumentate di circa il 28 per cento, mentre per la merce sequestrata l'aumento è del 68 per cento.
Sempre in attuazione del patto, il 29 maggio 2007, è stato costituito, presso la prefettura di Roma, il gruppo di lavoro per la riorganizzazione dei presidi delle forze di polizia sul territorio, ed entro il mese di agosto sarà definita la proposta.
Particolarmente incisiva è l'azione di controllo sugli insediamenti di nomadi; sono stati sgomberati ventinove insediamenti abusivi, sequestrati cinquantacinque veicoli, le persone arrestate sono quattordici, mentre altre sessanta sono state denunciate. Infine, sessantasei minori sono stati affidati ai servizi sociali del comune. I servizi di controllo presso gli insediamenti dei nomadi vengono svolti dalle forze di polizia d'intesa e in collaborazione con la Polizia municipale.
Per quanto si riferisce al contrasto alla microcriminalità, sono stati predisposti specifici servizi nei quartieri più a rischio, grazie anche all'impiego dei rinforzi previsti dal patto per Roma e duecento unità di personale sono già operative. In sintesi, a Roma, nel primo semestre del 2007, l'attività di contrasto svolta dalle forze di polizia ha prodotto, rispetto all'analogo periodo del 2006, un aumento delle 3,5 per cento delle persone denunciate e arrestate.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il Ministro Chiti, adesso che è costretto anche a sostituire il Ministro dell'interno, dovrebbe vivere a Roma e dovrebbe avere sott'occhio, giorno per giorno, la situazione in cui vivono i romani.
I patti ai quali lei si riferisce, e sui quali chi le ha confezionato la risposta ha fornito una serie di numeri, sono ancor più gravi nel momento in cui lei indica qual è la spesa che viene sostenuta per tali patti che poi non danno alcun frutto.
Le faccio un esempio, perché oltre a Roma, vi è anche qualche altra città con le stesse problematiche. Fra l'altro, non comprendo per quale motivo lei non ritenga che dare una sorta di corsia preferenziale alle città più grandi, sia uno schiaffo per tutto il resto d'Italia, quasi come se la criminalità o l'insicurezza delle città più piccole sia di secondo ordine! Rispetto a quello che si spende, vuol sapere qual è stato, ad esempio, l'incremento in termini di unità impiegate a Torino? Per il comune di Torino era stata fatta la promessa di sessanta unità in più; ora, se chi le ha preparato la risposta facesse i calcoli scoprirebbe che, tra pensionamenti e prepensionamenti, le sessanta unità in più di forze dell'ordine - che, peraltro, non sono state ancora assegnate - non coprono neanche i pensionamenti. Si tratta, quindi, di una presa in giro! Ed è ridicolo non avere il riscontroPag. 57di ciò quando, giorno per giorno, si percorrono le strade di Roma, che è diventata un suk...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO LEONE. Signor Ministro, oltre a tutto quello che lei ha affermato, non c'è nient'altro! Ministro Chiti, una volta per tutte, è necessario che, al di là dei tavoli, dei comitati e dei gruppi che inventate per cercare di risolvere i problemi, comprendiate che non vi potete affidare oltre che alla propaganda fatta dal Ministro dell'interno anche a futuri salvatori della patria, perché i futuri salvatori della patria ai quali alludete dovrebbero pensare a salvare oggi la città di Roma. Poi vedremo se saranno capaci di risolvere anche altri problemi e salvare altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
(Misure per tutelare la professionalità del corpo docente e amministrativo della scuola vincitore di concorso e per garantire l'integrazione degli insegnanti precari regolarizzati - n. 3-01160)
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01160, concernente misure per tutelare la professionalità del corpo docente e amministrativo della scuola vincitore di concorso e per garantire l'integrazione degli insegnanti precari regolarizzati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
MASSIMO NARDI. Signor Ministro, lei ha sottoscritto il decreto con il quale si determina l'assunzione di sessantamila operatori della scuola, tra corpo docente, amministrativi e ausiliari. Sono qui a chiederle se ha previsto una qualche forma di agevolazione per l'integrazione professionale tra questi operatori e quelli già in ruolo.
Sono, altresì, qui a chiederle se immagina che debba esistere una qualche forma di tutela per quanto riguarda le assegnazioni di sedi e la valutazione di merito tra il personale già in ruolo, assunto con normale concorso, e questo personale, e, da ultimo, se ritiene che vi possa essere a breve un concorso per permettere, a chi voglia, di entrare nella scuola attraverso questo canale.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il 3 luglio ho firmato il decreto che ha immesso in ruolo 50 mila unità di personale docente e 10 mila unità di personale amministrativo. Con la legge finanziaria dello scorso dicembre abbiamo trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. Ricordo che coloro i quali sono contenuti all'interno delle graduatorie permanenti sono comunque insegnanti che hanno superato più volte il concorso per l'idoneità all'insegnamento e non sono stati immessi in ruolo perché, all'interno della pubblica amministrazione, si è preferito procedere con incarichi a tempo determinato. Inoltre, molti di loro - ovvero la stragrande maggioranza degli immessi - insegnano nelle nostre scuole da anni, ovvero da sei-sette-otto anni, e hanno rappresentato la garanzia dell'istruzione per i nostri figli.
Il piano straordinario per l'esaurimento delle graduatorie permanenti prevede, entro i prossimi due anni, l'assunzione di altre 100 mila unità di personale e, progressivamente, si andrà avanti fino alla completa definizione delle graduatorie ad esaurimento. Le immissioni in ruolo vengono effettuate da entrambi i canali: il 50 per cento dei posti autorizzati viene, infatti, attinto dalle graduatorie dei concorsi per esami e titoli, il restante 50 per cento dalle graduatorie permanenti trasformate in graduatorie ad esaurimento.Pag. 58
Le condizioni sono di perfetta parità sia nella scelta delle sedi, sia nella retribuzione, sia in ordine all'integrazione professionale o all'accesso ai percorsi di formazione professionale, che abbiamo integrato, nelle risorse, affinché siano svolti direttamente con un indirizzo prevalente per la formazione in essere.
È anche stato avviato, con la direttiva Invalsi, un sistema di valutazione che consente di avere valutazioni di istituto che misurino gli apprendimenti dei nostri studenti come range in entrata e in uscita, che consentano anche una valutazione dell'efficacia e dell'efficienza di sistema della scuola rispetto alle risorse e che si basino anche sulla situazione di contesto in cui la scuola opera.
Abbiamo all'esame, insieme al Ministro dell'università e della ricerca, un nuovo sistema di reclutamento che, avendo messo la parola fine alle graduatorie permanenti, ci consenta di realizzare un reclutamento che sia mirato, nei numeri, al fabbisogno del sistema di istruzione integrato del nostro Paese e che consenta anche ai docenti, che così saranno formati, di svolgere periodi di tirocinio e di praticantato prima di essere immessi in ruolo.
Mi piace ancora una volta sottolineare che, quando parliamo dei precari che abbiamo immesso in ruolo, si tratta di docenti che hanno conseguito le abilitazioni - e quindi sono vincitori di appositi concorsi - e che stanno insegnando a tempo determinato, reclutati anno dopo anno, da molti anni nelle nostre scuole. Non si tratta, quindi, di abusivi o di non aventi titolo. Dico ciò per il rispetto della dignità di chi, nelle nostre scuole, educa ed istruisce i nostri figli.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor Ministro, nessuno voleva mettere in dubbio che all'interno del corpo dei docenti precari vi sia un'alta professionalità. Il problema è di altra natura, ovvero capire come il Ministero intenda affrontare una situazione per la quale si sta «gonfiando» molto ed enfatizzando la sua iniziativa. In sostanza il Ministero sta dicendo che, attraverso la sua iniziativa, punta a sanare il precariato storico quando, in realtà, le 60 mila assunzioni di cui si sta parlando non sono altro che l'integrazione di 54 mila uscite. Si tratta, quindi, semplicemente di un turn over per cui 54 mila operatori escono, 60 mila entrano e, dunque, si avranno al massimo 5 mila operatori della scuola in più.
Nella fattispecie, inoltre, il Ministero continua a non prendere in considerazione l'organico di diritto innalzandolo rispetto all'organico di fatto; per cui, mentre da una parte parla di voler sanare il precariato, dall'altra continua a mantenere le condizioni affinché ciò, non solo continui ad esistere, ma addirittura a prolificare.
Inoltre, signor Ministro, la preoccupazione che avevamo era di fare in modo che la professionalità fosse valutata opportunamente. Se non sbaglio, lei rimanda in ordine a tale tipo di valutazione ad un successivo decreto e altrettanto fa in ordine ai prossimi concorsi che, in questo settore, si dovranno svolgere. Mi permetta di dirle, signor Ministro, che tutto è piuttosto fumoso se non aleatorio.
Noi del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI consideriamo la scuola un elemento fondamentale per il futuro del nostro Paese. È talmente fondamentale che se non la degnassimo della massima attenzione e, quindi, la trattassimo con superficialità - come ha tentato di fare lei, con la sua risposta - il risultato sarebbe quello di avere una scuola scarsamente «attenzionata», se possiamo usare questo termine.
Signor Ministro, sono qui a ricordarle che, per quanto ci riguarda, lei deve dare alla scuola il massimo possibile che essa merita, perché la scuola rappresenta il futuro del nostro Paese: non il suo, non il mio, ma il futuro degli italiani. Non è il caso, forse, di incensare ciò che si fa, perché, di fatto, si tratta solo ed unicamente di un turn over che si ripeterà nei prossimi anni.
(Provvedimenti in materia di periodo di prova dei vincitori del concorso a dirigente scolastico e di incarichi connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica - n. 3-01161)
PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01161, concernente provvedimenti in materia di periodo di prova dei vincitori del concorso a dirigente scolastico e di incarichi connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, l'articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, prevede che l'amministrazione scolastica centrale e periferica possa avvalersi, per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica, dell'opera di dirigenti scolastici e di docenti - compreso il personale educativo - purché, ovviamente, forniti di adeguati titoli culturali, scientifici e professionali, nei limiti di un contingente non superiore a cinquecento unità, così come determinato con il decreto interministeriale n. 30 del 9 febbraio 1999.
I predetti cinquecento dirigenti scolastici e docenti sono scelti a seguito di selezione. Le procedure per il conferimento degli incarichi per i dirigenti scolastici e delle assegnazioni per i docenti e il personale educativo si svolgono secondo precise modalità, richiamate nelle apposite circolari del Ministero della pubblica istruzione.
La selezione è già stata effettuata, mentre il conferimento dell'incarico ai predetti cinquecento dirigenti scolastici e docenti, per il triennio 2007-2010, è in corso di definizione.
PRESIDENTE. Onorevole Rocco Pignataro, concluda.
ROCCO PIGNATARO. Sulla base delle considerazioni ora descritte, si chiede di sapere quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda porre in essere, al fine di fare chiarezza sulla questione sollevata, nonché di evitare che si alimentino inutili aspettative da parte dei diretti interessati.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in via preliminare ricordo che la gestione dello stato giuridico ed economico del personale dirigente scolastico, ivi compresa la valutazione del periodo di prova dello stesso, rientra nelle competenze esclusive, nel nostro ordinamento, dei direttori generali degli uffici scolastici regionali.
In merito, ricordo che l'articolo 26 della legge n. 448 del 1998, oltre a prevedere che «l'amministrazione scolastica centrale e periferica può avvalersi, per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica, dell'opera di docenti e dirigenti scolastici forniti di adeguati titoli culturali, scientifici e professionali nei limiti di un contingente non superiore a 500 unità», al comma 8 stabilisce, altresì, che «le assegnazioni di cui al presente comma (...) comportano il collocamento in posizione di fuori ruolo. Il personale collocato fuori ruolo deve aver superato il periodo di prova».
Inoltre, l'articolo 14 del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale dirigente dell'area quinta, al comma 1, stabilisce che i neoassunti sono soggetti al periodo di prova nella qualifica di dirigente per una durata pari all'anno scolastico, nel corso del quale dovrà essere prestato un servizio effettivo di almeno sei mesi; al comma 2, inoltre, lo stesso articolo stabilisce che, ai fini del compimento del periodo di prova, si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato.
Dalle disposizioni sopra riportate si può evincere come il servizio prestato dal personale assegnato ai sensi del citato articolo 26, comma 8, non possa essere considerato valido ai fini del superamentoPag. 60del periodo di prova, atteso che detto personale, per accedere alla medesima assegnazione, deve aver superato lo stesso periodo di prova nelle rispettive qualifiche.
Ritengo che ciò rappresenti un principio di serietà e non un'interpretazione severa della norma, tenendo presente che i dirigenti scolastici che si inseriranno nelle nuove istituzioni sono l'anima portante del lavoro della stessa autonomia scolastica; inoltre, essendo stato modificato il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici - da una valutazione prevalentemente sindacale ad una oggettiva, effettuata da una commissione idonea, predisposta dallo stesso Invalsi, sugli obiettivi e sui risultati raggiunti - credo che costituisca interesse prevalente di coloro che decidono di fare i dirigenti scolastici avere l'opportunità di meritare sul campo la dirigenza che è stata loro, da poco, assegnata.
PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di replicare.
ROCCO PIGNATARO. Signor Ministro, innanzitutto la ringrazio per il chiarimento. Sono, comunque, moderatamente soddisfatto, perché temo che questa risposta non sia sufficiente a soddisfare le aspettative di coloro che si ritengono penalizzati da simili incertezze.
L'attuale quadro normativo ribadisce il riconoscimento dell'unicità della funzione del docente, in quanto organicamente connessa con le finalità istituzionali della scuola.
Al contempo, a fronte di processi di innovazione e di trasformazione in atto, diretti soprattutto a consentire il superamento della precarietà e la possibilità di dare certezza a quei lavoratori che certezze ne hanno ben poche, si è un po' lontani dall'affrontare il problema con l'equità necessaria.
Se la legge finanziaria ha previsto il riassorbimento dei precari e la possibilità di uscire da anni di lavoro senza diritti e senza tutele, allo scopo di fornire risposte certe, la problematica esposta sembra andare in una direzione un po' diversa.
Salutiamo ovviamente con favore il decreto con cui lei, signor Ministro, ha previsto l'immissione in ruolo nel prossimo anno scolastico di 60 mila precari, 50 mila tra i docenti e 10 mila tra i non docenti. Comunque, ci auguriamo che siano assunte quanto prima iniziative che vadano nel senso di quanto da me esposto con l'interrogazione del gruppo Popolari-Udeur, di cui sono primo firmatario.
(Iniziative per l'aggiornamento delle convenzioni sulla fornitura dei libri di testo, al fine di garantire agli studenti disabili l'accessibilità agli strumenti didattici - n. 3-01162)
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01162, concernente iniziative per l'aggiornamento delle convenzioni sulla fornitura dei libri di testo, al fine di garantire agli studenti disabili l'accessibilità agli strumenti didattici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, ormai sono tre anni! Nel 2004 è stata emanata una disposizione per fornire strumenti informatici ai soggetti disabili. Come le è noto, è la cosiddetta legge Stanca.
Successivamente, il Presidente della Repubblica ha emanato un decreto in cui, a sua volta, dava incarico al Ministro della pubblica istruzione e al Ministro per l'innovazione e le tecnologie di dettare le regole affinché ai disabili fosse concesso di accedere a tali strumenti. Si parla soprattutto di libri scolastici.
Da allora, non è successo praticamente nulla. Il mese di settembre è vicino, ormai fra poco riaprono le scuole e per le famiglie l'attesa sembra infinita. Pertanto, i disagi anche per i disabili motori, che, com'è noto, non possono gestire libri di carta, è notevolissimo e le famiglie si devono arrangiare da sole, mettendosi d'accordo con le scuole e con le case editrici, per cercare di risolvere il problema.Pag. 61
Vogliamo sapere cosa lei intenda fare, considerato che sono tre anni che siamo in attesa di queste disposizioni.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per aver precisato che si tratta di tre anni. Infatti, parliamo della legge 9 gennaio 2004, n. 4, detta anche legge Stanca, recante «Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici», che all'articolo 5 prevede la fornitura dei libri di testo in formato digitale agli studenti disabili e l'accessibilità degli strumenti di lavoro didattici.
È del tutto evidente che questo Governo, che si è insediato nel maggio del 2006, in soli sei mesi (il 30 novembre 2006) ha inviato al dipartimento per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione, ex Ministero per l'innovazione e le tecnologie, in ottemperanza al decreto del Presidente della Repubblica 1o marzo 2005, n. 75, le regole tecniche elaborate per l'accessibilità dei libri di testo da parte degli studenti disabili per gli adempimenti indicati dall'articolo 2 del citato regolamento, ossia per acquisire il parere della Conferenza unificata e del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), nonché per far proprio il documento in questione.
Dette regole sono state prodotte avvalendosi di esperti in materia, con la collaborazione di alcuni rappresentanti dell'ex Ministero per l'innovazione e le tecnologie e con la partecipazione di un rappresentante dell'associazione degli editori italiani, il cui accordo rappresenta un aspetto di notevole rilevanza.
Tutto ciò è stato effettuato da maggio a novembre e dai primi di dicembre il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il CNIPA e con gli enti locali, sta stabilendo le procedure da seguire. Appena il dipartimento avrà adottato le proprie determinazioni, potremmo procedere nell'iter, che oggettivamente ha subito due anni di ritardo negli anni precedenti.
Il problema di garantire l'accessibilità ai testi scolastici da parte degli studenti disabili viene attualmente affrontato con apposite convenzioni stipulate in sede locale, su richiesta delle famiglie e con la collaborazione delle scuole. L'amministrazione, sensibile al problema, ha anche provveduto nel frattempo, nell'ambito del progetto «Nuove tecnologie e disabilità», comprendente sette azioni, cofinanziate dal Ministero della pubblica istruzione e dal Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, a richiamare l'attenzione delle scuole sugli strumenti didattici accessibili da parte di studenti disabili.
L'azione tre, affidata all'Istituto tecnologie didattiche del Centro nazionale per le ricerche di Genova, ha realizzato i seguenti obiettivi: costituzione di un sito facilmente fruibile dalle scuole per l'accessibilità dei prodotti didattici e la fornitura di software didattici; produzione di documenti accessibile a tutti, al fine di rendere autonomi gli alunni disabili.
Relativamente all'azione sei del progetto «Nuove tecnologie e disabilità», l'amministrazione è in procinto di emanare un bando di concorso, diretto a tutte le scuole, per il conseguimento di idonee soluzioni immediatamente utilizzabili all'uopo, per elaborare strategie innovative per migliorare, per mezzo delle tecnologie, il coinvolgimento degli alunni disabili nelle attività scolastiche.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ho troppa stima del Ministro Fioroni per non pensare che anch'egli, mentre leggeva la risposta - in termini molto burocratici - non si rendesse conto che ci stava propinando quintali di «aria fritta», cioè di cose che non servono a nulla.
Il Ministro Fioroni ha rivendicato un forte ruolo dell'amministrazione, ma devoPag. 62dire che, conoscendo la sua provenienza e la sua formazione, avrei tentato di rivendicare un ruolo del Governo, più che dell'amministrazione.
La sostanza però è che, nonostante tutti i tentativi compiuti dall'amministrazione, nonostante un dato sul quale presumo siamo d'accordo (cioè che il costo di questa operazione è minimo) - mi rendo conto, signor Ministro, che lei è più attratto dal desiderio di rivoluzionare la scuola, come ci annunciano i giornali stamani, ma bisogna occuparsi anche delle incombenze quotidiane che il ruolo di Ministro della pubblica istruzione comporta -, in tale materia l'attuale Governo (senza dire che il precedente merita «dieci e lode») è gravemente carente e in ritardo rispetto agli impegni che avrebbe dovuto mantenere, sia per quanto riguarda la legge n. 4 del 2004, sia per quanto riguarda il decreto del Presidente della Repubblica n. 75 del 2005.
Signor Ministro, il problema è semplicissimo: non è possibile continuare a fregiarsi di grandi meriti per quanto riguarda la questione dei disabili; voi, in tale settore, avete maturato un ritardo pesantissimo e di ciò è bene che le famiglie dei disabili, che si fanno carico di spese notevoli, come denunciamo nell'interrogazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, sto concludendo. Bisogna che lei si renda conto di ciò, signor Ministro, quindi la prego, considerato che ha citato spesso la sua amministrazione, di svegliarla un po' (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
(Scelte del Ministero della pubblica istruzione relative al conferimento degli incarichi per i cosiddetti «spezzoni fino a sei ore», nonché alle ipotesi di tagli agli organici di fatto - n. 3-01163)
PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01163, concernente scelte del Ministero della pubblica istruzione relative al conferimento degli incarichi per i cosiddetti «spezzoni fino a sei ore», nonché alle ipotesi di tagli agli organici di fatto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
ALBA SASSO. Signor Ministro, vogliamo tornare ancora una volta sull'annosa questione delle assegnazioni degli «spezzoni orari», cioè le ore residue rispetto alle cattedre «intere».
La legge n. 124 del 1999 prevedeva che tali spezzoni orari fossero assegnati ai docenti inseriti nelle graduatorie provinciali e poi nelle graduatorie delle scuole. Nella scorsa legislatura si cambiò: venivano assegnati agli insegnanti di ruolo (una sorta di straordinario). L'anno scorso si è tornati indietro, alla legge n. 124 del 1999. Quest'anno cambiamo di nuovo.
Faccio notare che attribuire gli «spezzoni» agli insegnanti di ruolo costa di più.
Allora, signor Ministro, tutto ciò crea tensione, come crea tensione il continuo taglio degli organici, anche in presenza di un costante aumento del numero degli alunni - un trend ormai consolidato - e rischia di sminuire il valore di quel piano triennale di stabilizzazione e di assunzioni del precariato che è stato previsto dall'ultima legge finanziaria e che lei sta attuando.
Vorrei sapere le motivazioni di tali scelte.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa bene che lo scorso anno abbiamo proceduto per le supplenze con un regolamento datato, che non era nostro, che abbiamo rinnovato e reso più celere e snello, spendendo diverse centinaia di milioni di vecchie lire in meno rispetto alle telefonate e alle necessità di dover passare del tempo infinito a recuperarePag. 63i supplenti per le nostre scuole, con un aggravio molto pesante dell'autonomia dell'istituzione scolastica.
Rispetto agli spezzoni di sei ore, ci siamo conformati a due scelte di fondo: il buon funzionamento dell'amministrazione e la sicurezza. Ritengo che non le sarà sfuggito che nel nuovo regolamento è previsto che gli spezzoni possano essere dati al personale in organico a tempo determinato e a tempo indeterminato. Ciò significa consentire ai docenti incaricati di svolgere poche ore all'interno dell'istituzione scolastica, che sono gli unici che prevalentemente accettano le supplenze, di completare il proprio orario.
Ritengo che l'onorevole interrogante condivida con me il fatto che aumentare le conflittualità dei bisogni marginali vada evitato e che, al contrario, vada favorita la posizione del precario: non occorre che per coprire un posto da insegnante ci siano tre precari a sei ore, ma piuttosto che sullo stesso posto ci sia un solo precario che possa diventare docente e ottenere la cattedra piena; questo è il motivo per cui nelle supplenze abbiamo previsto gli spezzoni di sei ore. Per i rimanenti, è ovvio che dobbiamo chiedere anche al personale a tempo indeterminato. È altrettanto vero che, alla luce dei costi - come rilevato dalla Corte dei conti - e del buon andamento della pubblica amministrazione, le supplenze nel personale a tempo indeterminato vengono prevalentemente accettate da chi ha meno di dieci anni di lavoro e non è al termine della carriera e costoro costano meno di quelli che entrano.
Ritengo che, in un piano straordinario di assunzioni dei precari, aver scelto un regolamento per le supplenze che favorisce il passaggio da incaricati a spezzoni a incaricati per la totalità della cattedra possa ridurre anche alcuni costi - come evidenziato dalla Corte di conti - e consentire di aumentare la sicurezza e il buon andamento della pubblica amministrazione, che mi sembra rappresentino un principio di equità e di giustizia.
Rispetto a quanto si afferma sugli organici, dobbiamo ricordare che il Parlamento ha approvato una clausola nella precedente legge finanziaria che mi vincola al rispetto della riduzione dei costi. Nonostante ciò, nell'organico che di fatto si sta realizzando nelle direzioni scolastiche ho attribuito una priorità fondamentale alla tutela dei bisogni sociali. Faccio riferimento alle scuole materne, a quelle a tempo pieno e anche agli insegnanti di sostegno per l'handicap. Su tale aspetto, voglio chiarire che l'insegnante di sostegno per il diversamente abile è a sostegno degli insegnanti curricolari per favorire i diversamente abili.
PRESIDENTE. La invito a concludere
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Se il numero degli alunni certificati diminuisse, non potrebbero aumentare gli insegnanti di sostegno. Gli unici tagli che sono stati effettuati sono quelli delle furbizie e nello sdoppiamento delle cattedre (prevalentemente nelle classi delle scuole medie superiori), che non sono conformi al buon andamento della pubblica amministrazione e che prediligono interessi particolari rispetto a quelli generali.
PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di replicare.
ALBA SASSO. Signor Presidente, signor Ministro, se ci sono furbizie, sicuramente vanno colpite, ma ciò non vuol dire che bisogna continuare a tagliare di fatto gli organici stabiliti all'inizio dell'anno scolastico secondo le iscrizioni anche laddove - continuo a ripetere - aumenta il numero degli studenti.
Ritengo che nella prossima legge finanziaria forse bisognerà tornare sul coefficiente docenti-studenti. Oltretutto, affidare alle regioni i tagli degli organici di fatto crea dei problemi come quelli di cui parlava prima.
La seconda questione: il suo intervento sull'assegnazione degli spezzoni non mi ha convinto, perché nessuno afferma che gli spezzoni non debbano essere riaccorpati. Non mi ha convinto il fatto che i docentiPag. 64di ruolo non accettino tali spezzoni. Il costo dell'intera operazione, secondo me, è più alto rispetto all'ipotesi di assegnare gli spezzoni ai docenti di ruolo già assunti.
PRESIDENTE. La invito a concludere
ALBA SASSO. Ritengo che sia un intervento antieconomico e che la linea sia quella di privilegiare gli straordinari piuttosto che stabilizzare i precari.
Mi chiedo come mai la linea ossessiva - che abbiamo ascoltato dai giornali - di togliere ai figli per dare ai padri, non venga riproposta sulla questione in esame, perché credo, signor Ministro, che si tratti proprio di questo.
(Intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università - n. 3-01164)
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rusconi n. 3-01164, concernente intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmataria.
ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, signor Ministro, i dati elaborati dal suo Ministero sull'esito degli esami di maturità ci consentono una prima valutazione della riforma introdotta dalla legge n. 1 del 2007, che ha reintrodotto i commissari esterni, il giudizio di ammissione e la lode.
Si rileva una maggiore selezione dei candidati, la drastica riduzione dei cosiddetti «ottisti», che da 3800 passano a 147, il calo dei privatisti e dei voti troppo alti.
Sembra dunque restituita credibilità alla prova finale e con essa al percorso di studio, oltre che premiato l'impegno degli studenti e valorizzata l'eccellenza. Alla luce di questi risultati si chiede al Governo come intenda consolidare il percorso avviato per accrescere l'autorevolezza del sistema di istruzione e riaffermare il valore legale del titolo di studio - anche chiarendo modalità di assolvimento dei debiti formativi, consentendo agli studenti di mantenere i ritmi dei percorsi di apprendimento e mantenersi in linea con i tempi di apprendimento - nonché il rapporto tra il voto finale e l'ammissione all'università.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che la finalità della modifica dell'esame di maturità non era e non è improntata a principi di severità, ma solo ad una forma di serietà e, come in altri casi in cui le leggi hanno ottenuto un risultato, proprio come in questo caso, è merito della scuola, dei docenti e degli operatori scolastici e degli studenti. Ciò dimostra che abbiamo colto il momento giusto per avviare il cambiamento. Tutto ciò è dimostrato dal numero non soltanto dei bocciati, raddoppiato da un anno all'altro, ma sopratutto dalla serietà del fatto che da 3800 «ottisti» - che al quarto anno si maturavano - l'anno dopo siamo scesi a 180, dalla drastica riduzione dei privatisti esterni, e anche dalle cifre sulla promozione dei privatisti esterni sia in valore sia assoluto, sia percentuale.
Reputo altrettanto importante lo sforzo per dare attuazione a quella legge. Mi riferisco al decreto sull'eccellenza e al riconoscimento per la prima volta di premi per merito agli studenti in competizione all'interno delle nostre scuole, provvedimento che abbiamo approvato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri. In tale sede è stato, altresì, approvato che finalmente il titolo di studio, il diploma di maturità, le votazioni nelle singole materie siano alla base dell'accesso alle facoltà scelte dai ragazzi, quindi taliPag. 65aspetti insieme al curriculum scolastico finalmente conteranno 25 punti ai fini dell'accesso all'università e non saranno più, come avviene oggi, totalmente estranei da questo punto di vista.
Siamo ora di fronte ad un altro problema, quello del debito, e mi riferisco alla mole impressionante di ragazzi, pari al 41 per cento degli studenti italiani, che ha debiti formativi. Stiamo parlando di più di quattro milioni di studenti: di essi soltanto uno su quattro, ovverosia un milione, supera il debito, mentre gli altri molto probabilmente sarebbero arrivati all'esame di maturità e, nella nebulosa dei debiti, si sarebbero diplomati, asini e contenti, recando un danno a loro stessi, alla scuola, alla loro famiglia e al futuro.
Intensificare i percorsi di recupero, consentire l'accesso a oltre il 60 per cento - cifra consentita oggi - degli studenti per recuperare, sostenerli durante l'anno e anche ristabilire una data certa entro cui i ragazzi conoscano se hanno superato il debito e se potranno andare avanti o se dovranno ripetere l'anno: a tutto ciò mi riferisco quando parlo di ripristinare l'esame di riparazione e ciò significa stabilire la data che rappresenta l'ultima chance per verificare se il debito sia stato superato.
Restano i corsi di recupero e non vi è alcun aggravio per le famiglie bensì una certezza: di 4 milioni 200 mila studenti con debito, un solo milione lo supera mentre non si sa se 3 milioni 200 mila lo supereranno e con la nuova legge non potrebbero avere accesso all'esame dell'autorità. Tutto ciò non può definirsi un fatto «non severo», che non è una cosa seria e che rende la scuola poco credibile, in primo luogo per gli studenti che ci credono, studiano e si impegnano.
PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di replicare.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto anche per le anticipazioni che ha fatto nelle risposte sui debiti e sugli esami a settembre; condivido come docente questa iniziativa, perché, riprendendo il titolo di un articolo comparso in questi giorni, posso dire finalmente: «Onore al merito!». La nostra scuola ha bisogno di serietà e autorevolezza, dopo che per anni si era predicato maggiore severità e più incisiva autorità e si era portata la prova finale solo ad una mera formalità.
Ritengo che abbia un senso mantenere il valore legale del titolo di studio se i giovani, in vista della competizione per entrare nel mondo del lavoro, affrontano prove serie, altrimenti esse rappresentano solo inutili riti. Oltretutto si è fatto il primo passo per eliminare le ingiustizie e le furbizie che si mantengono nella scuola rispetto a quei ragazzi, che vogliono studiare e impegnarsi meno, ma che trovano ancora scorciatoie assurde che si chiamano «diplomifici».
Dobbiamo riprendere la lezione della Costituzione, quindi riprendere pienamente il concetto di «capaci e meritevoli», che deve diventare una guida - mi auguro signor Ministro - per i provvedimenti futuri. Su questo mi permetto un'ultima considerazione: dall'analisi dell'ultimo esame di Stato, dobbiamo riconoscere che è riapparso lo scandalo dei troppi docenti malati, quindi impossibilitati a prestare servizio durante gli esami di Stato e dei troppi certificati medici almeno dubbi.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rusconi.
ANTONIO RUSCONI. Dobbiamo passare attraverso una rimotivazione del ruolo del docente affinché questa professione così splendida ritorni ad essere, se non una vocazione, almeno una professione motivante e realizzante.
(Iniziative in materia di modalità di svolgimento degli esami di Stato - n. 3-01165)
PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01165, concernente iniziative in materia di modalità di svolgimento degliPag. 66esami di Stato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, pur condividendo la normativa che ha modificato gli esami di Stato, riportata nella legge 11 gennaio 2007, n. 1, sono preoccupato perché ancora una volta si è modificata la normativa con l'avvento della nuova coalizione di Governo. Spero che un nuovo cambiamento del Governo non comporti un ulteriore cambiamento della normativa, perché ne va della credibilità della scuola italiana e della sua classe dirigente tra i giovani. È vero che i risultati sono quelli già illustrati nell'interrogazione precedente. Secondo la normativa in vigore lo scorso anno, la quota di diplomati nelle scuole statali e paritarie era quasi identica in tutti i tipi di scuola, mentre quest'anno è diminuita.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Misiti.
AURELIO SALVATORE MISITI. Vorrei sapere quali siano i provvedimenti, che il Ministro intende adottare per contribuire a superare l'anomalia delle modifiche periodiche circa le modalità di svolgimento degli esami di Stato...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Misiti.
AURELIO SALVATORE MISITI. ...e per assicurare agli studenti un esame omogeneo sul territorio nazionale, anche perché l'accordo con il Ministro Mussi è importante: il 25 per cento deve essere omogeneo in tutto il territorio nazionale.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante pone una domanda di non semplice risposta, soprattutto impegnativa per chi verrà dopo di noi. Credo che l'unico modo per avere la garanzia che non si cambi con frequenza l'esame di maturità, è trovare una versione di questo che non sia né severa né buona, ma seria. Credo che la nostra riforma non consente altro che avere una certezza di maggiore serietà.
Lo dimostra non soltanto il numero di coloro, che per la prima volta non hanno superato l'esame di maturità, ma anche la riduzione dei voti superiori a 90 - ma direi anche ad 80 - omogeneamente rappresentata su tutto il territorio nazionale; lo dimostra, soprattutto, anche una riduzione del divario di valutazioni tra nord, sud e centro del Paese, che su tutti gli elementi identificativi dell'andamento dell'esame di maturità - dal numero dei bocciati, al numero dei voti, al numero dell'eccellenza (e quindi della lode), al numero di voti pari a 100 - oscilla tra 1 e 1,2 per cento. In modo particolare, faccio presente all'onorevole interrogante che la ripartizione dei voti pari a 100 e della lode tra nord, sud e centro oscilla, ad esempio sulla lode, con una differenza dello 0,2 per cento. Ciò significa che vi è stato un tentativo vero di non regalare nulla a nessuno e di mantenere un'omogeneità sul piano nazionale.
Ritengo che un contributo alla valutazione omogenea delle prove possa essere dato da lavoro dell'ente di valutazione, l'Invalsi: quest'anno, per la prima volta, abbiamo prelevato due prove per ogni commissione di esame, proprio per cercare di ottenere un andamento di come le valutazioni sono state effettuate nel territorio nazionale e disporre di parametri oggettivi che possano fornire, se possibile, indirizzi alle commissioni, affinché il criterio di valutazione su tutto il territorio nazionale sia il più possibile omogeneo, ricordando sempre e comunque che, anche nell'acquisizione delle competenze e dei saperi, vi è una diversità che è fondata sulla località, sul luogo e sull'ambiente, in cui i nostri ragazzi sono inseriti. Ritengo che lo sforzo di alcuni ragazzi nelle periferie di Palermo, per la volontà di apprendere e di capire, sia sicuramente da sottolineare come quello di chi vive inPag. 67condizioni socio-economiche, familiari e ambientali più semplici e meno difficoltose.
Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma ci siamo avviati su un percorso di serietà, che molto probabilmente potrà lasciare anche a chi in futuro si occuperà, da questi banchi, di pubblica istruzione, l'opportunità di avere una traccia di serietà, senza necessità di distruggere quello che si è costruito.
PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della risposta che lei ha dato alla mia interrogazione, comunque restano delle perplessità, anche perché sono sicuramente condizioni necessarie, ma non sufficienti, quelle che sono emerse dalle indagini del Ministero della pubblica istruzione.
L'aumento delle bocciature non rappresenta di per sé un metro di giudizio; anche se la severità è giusta, l'obiettivo principale della scuola è l'elevamento del livello scolastico. Ad esempio, le notizie sulla scarsa preparazione degli studenti dei nostri istituti superiori nella materia della matematica sono un po' agghiaccianti: se uno studente su due è scarsamente preparato in matematica, significa che il nostro Paese ha una scuola che non si trova agli stessi livelli europei. Sono preoccupato, pertanto, dalla carenza in tali studi ed è necessario prendere gli opportuni provvedimenti. Il problema della docenza diventa, quindi, fondamentale.
Ritengo che gli sforzi che sta compiendo il Governo in questa direzione siano adeguati; si tratta di proseguire e di puntare molto di più alle questioni qualitative, che a quelle quantitative.
(Iniziative in relazione all'estradizione di Benedetto Cipriani - n. 3-01166)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01166, concernente iniziative in relazione all'estradizione di Benedetto Cipriani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor Ministro, torno ad interrogarla sul caso di Benedetto Cipriani, cittadino italiano accusato in Connecticut di un pluriomicidio, estradato il 14 luglio scorso, con tempi e modalità francamente inaccettabili.
Nel giro di 48 ore, dopo un'interrogazione a cui lei ha risposto l'11 luglio scorso, Cipriani è stato arrestato, consegnato all'FBI e imbarcato su un aereo per gli Stati Uniti, senza documenti e senza soldi. È già iniziato il suo processo e vi è stata un'udienza preliminare.
Le chiedo quali sono i termini esatti dell'accordo con gli Stati Uniti sull'estradizione di Cipriani e, in particolare, se la clausola scritta nel decreto - che prevede l'espiazione in Italia di un'eventuale pena comminata negli Stati Uniti - sia stata integralmente accettata dagli Stati Uniti. Le chiedo, inoltre, se, quantomeno, al cittadino italiano siano state assicurate l'assistenza legale e quella umanitaria in un processo che - le ripeto - è già iniziato.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Come ha già detto l'onorevole D'Elia, ho risposto in data 11 luglio e faccio riferimento non soltanto a quella data, ma anche alle circostanze che sono emerse successivamente, per affermare che, in data 12 novembre 2005, il mio predecessore - il senatore Castelli - aveva emesso un decreto di estradizione nei confronti di Benedetto Cipriani, accusato dalla Corte superiore di Hartford di omicidio e associazione a commettere omicidio. Tale decreto è divenuto esecutivo, dopo il rigetto dei numerosi ricorsi proposti dall'interessato dinanzi alla giustizia amministrativa.Pag. 68
Nel decreto è specificato che, se Cipriani sarà condannato, nei suoi confronti non potrà essere irrogata e, comunque, eseguita la pena capitale. Il Governo degli Stati Uniti, al riguardo, ha formalmente comunicato, con nota verbale del 27 giugno scorso, di aver accettato integralmente la condizione prevista dal decreto di estradizione, che esclude la pena di morte. La stessa nota verbale, inoltre, specifica che i reati contestati a Cipriani, negli Stati Uniti, non sono punibili con la pena capitale. È escluso, dunque, in maniera assoluta il rischio di condanna a morte in caso di estradizione.
Tale assolutezza trova, del resto, inequivoca conferma nell'ulteriore impegno, pure assunto formalmente dagli Stati Uniti con la stessa nota verbale, di consentire a Cipriani, in caso di condanna, su sua richiesta, di scontare parte della pena detentiva in Italia.
Devo precisare al riguardo che, nella stessa nota verbale, si pone esattamente in evidenza che nel trattato di estradizione dall'Italia agli Stati Uniti non è prevista, per lo Stato richiesto, la possibilità di imporre, unilateralmente, come condizione vincolante per concedere l'estradizione, la riconsegna della persona estradata allo Stato richiesto, per scontare la condanna. Ciò nonostante, gli USA si sono formalmente impegnati ad accogliere l'istanza di trasferimento di Cipriani, per consentirgli, in caso di condanna, di scontare - come ho detto - parte della pena in Italia.
La sussistenza di tutti i presupposti per la concessione dell'estradizione e la disponibilità dello Stato richiedente a soddisfare anche le condizioni previste dal trattato bilaterale, hanno determinato una situazione, in cui un eventuale diniego di estradizione del Cipriani si sarebbe configurato come una immotivata violazione degli obblighi internazionali.
In data 12 luglio 2007, la IV sezione della corte d'appello di Roma ha applicato a Cipriani la misura della custodia cautelare in carcere ai fini di consegna. Il 13 luglio 2007 il medesimo è stato consegnato ai funzionari statunitensi dagli uffici di polizia degli aeroporti di Fiumicino per la partenza alla volta di New York.
Posso assicurare che il Ministero degli affari esteri, a seguito dell'estradizione di Cipriani, ha inviato istruzioni al consolato di New York...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ...affinché a Cipriani sia garantita ogni possibile assistenza; in particolare, è stato richiesto di verificare le condizioni di salute e di detenzione del medesimo e di seguire il procedimento penale che lo vede imputato, assicurandosi che i suoi diritti di difesa siano adeguatamente garantiti e che lo stesso riceva un'appropriata difesa legale.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare.
SERGIO D'ELIA. Signor Ministro, forse è il caso che io le legga esattamente la clausola del decreto di estradizione che è stato emanato dall'allora Ministro della giustizia, Castelli. Tale clausola recita testualmente: «L'estradizione è subordinata alla condizione che sia consentito al Cipriani, qualora condannato a pena detentiva e ne faccia richiesta, di scontare la pena in Italia». Ora, lei ci informa che, semmai, si tratterà di scontare «parte» della pena. Dunque, il minimo della pena prevista per il reato di cui è accusato Cipriani consiste in 60 anni, i quali, secondo il meccanismo della giustizia americana, possono diventare anche 120 o 180. Pertanto, se venisse condannato a 180 anni, significa che ne sconterebbe 90, 50, 60 o 30 negli Stati Uniti e gli altri in Italia?
Non sono soddisfatto della sua risposta, signor Ministro. Innanzitutto, per quanto riguarda la questione della pena di morte, le auguro di avere ragione: le dico semplicemente buona fortuna rispetto alla sua certezza assoluta che il reato non possa essere riqualificato, in modo tale da comportare, poi, la pena di morte.Pag. 69
A parte ciò, le dico che noi abbiamo doveri di cooperazione giudiziaria con tutti gli Stati e anche con gli Stati Uniti. Ciò che non è accettabile - e questo è un problema politico, signor Ministro - è il fatto che, nei rapporti di cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti, ci siano solo i nostri doveri e che tale cooperazione sia sempre unilaterale! Si pensi al Cermis, al caso Abu Omar, a Calipari: non è mai, mai avvenuto - credo - nella storia italiana dei rapporti con gli Stati Uniti che un cittadino americano, che abbia compiuto reati in Italia, sia stato mai estradato!
Lei ha dimostrato grande generosità in proposito. Spero davvero che abbia ragione e che non solo non vi sia la pena di morte, ma che vi sia la riconsegna all'Italia per l'esecuzione della pena, che non può essere scontata in parte negli Stati Uniti e per il resto in Italia.
La sua risposta, signor Ministro, non è soddisfacente.
(Fenomeno dell'escalation di reati che vedono coinvolti immigrati - n. 3-01167)
PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01167, concernente il fenomeno dell'escalation di reati che vedono coinvolti immigrati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, signor Ministro, in questi ultimi giorni e nelle ultime ore stiamo assistendo ad un'escalation di azioni criminose, che vedono protagonisti immigrati nel nostro Paese. Cito, ad esempio, la fuga degli egiziani dal centro di permanenza temporanea di Bari, per non dire dei cinque marocchini arrestati per aver distribuito sul mercato dosi di droghe letali e per non parlare delle rapine a mano armata o dei furti in appartamento da parte di albanesi; tali reati tempo fa avvenivano quando l'appartamento era vuoto, attualmente, invece, si aspetta che le persone siano presenti per poter far loro del male.
Pertanto, vorrei chiederle se il Governo non ritenga di dover tenere in maggior considerazione tale allarme sociale, questa preoccupazione dei cittadini e cosa intenda fare per assicurare che gli autori di tali reati scontino realmente la pena loro inflitta.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, non ritengo sia necessario ripercorrere i recenti episodi di cronaca segnalati dagli onorevoli interroganti per ribadire anche in questa occasione che l'attenzione del Governo e del Ministro della giustizia nei confronti dei crimini commessi nel nostro Paese, ovviamente, è continua e incessante.
Ciò nonostante, non credo di poter condividere i toni allarmistici - me lo consentirà l'onorevole interrogante - perché per tutte le vicende segnalate la risposta delle forze dell'ordine e delle istituzioni è stata tempestiva e, a mio parere, adeguata.
Le notizie che sono state comunicate sia da parte delle questure che delle autorità giudiziarie di Bari, Bergamo a Palermo sono, infatti, decisamente rassicuranti. Gli interventi dei Carabinieri e della Polizia di Stato sono stati immediati - vorrei sottolinearlo - le indagini sono state prontamente avviate - e lo sottolineo - mentre la competente magistratura inquirente ha già aperto i relativi procedimenti penali, chiedendo la convalida degli arresti e presentando gli arrestati di Bari per il giudizio direttissimo.
Peraltro, mi sembra opportuno segnalare che il GIP di Bergamo ha applicato a tutti i cittadini marocchini arrestati la misura cautelare della custodia in carcere e che, per quanto riguarda la cittadina rumena - inizialmente sospettata di aver tentato il sequestro di un minore - le dichiarazioni indiziarie rese dalla teste oculare sono state modificate e sostanzialmente ritrattate.
Quindi, il bilancio mi sembra sostanzialmente positivo - ad oggettivo riscontroPag. 70aritmetico, oserei dire - visto che allo stato, in base alla vigente normativa, tutti i fatti criminosi o presunti tali che si sono verificati in questi ultimi giorni, sono stati fronteggiati ed arginati.
Tutto ciò evidentemente non significa che il Governo sottovaluti i problemi connessi alla capacità di prevenzione generale dell'azione giudiziaria e all'effettività della pena, soprattutto in correlazione con il fenomeno dell'immigrazione clandestina e dei reati commessi da stranieri non identificati.
Con una direttiva interministeriale del 25 luglio scorso i Ministri della giustizia e dell'interno hanno disposto l'identificazione in carcere dei detenuti extracomunitari da espellere e la comunicazione tempestiva alla questura della data di scarcerazione, in modo da poter predisporre il rimpatrio, evitando la permanenza dello straniero nei centri di permanenza temporanea. La direttiva costituisce l'esempio più evidente della volontà del Governo di dare concretezza ed effettività ai sistemi di difesa sociale specificamente previsti dalla legge nei confronti degli stranieri che delinquono.
PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di replicare.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, naturalmente la risposta del Ministro non ci soddisfa, anche se alcune considerazioni sono condivisibili. Certamente, signor Ministro, nessuno vuole diffondere allarmismi inutili. Tuttavia, chi vive nella realtà quotidiana e sta in mezzo alla gente avverte tale preoccupazione sociale.
La cronaca inquietante di questi giorni e di queste ore, documentata senza se e senza ma, non solo dagli organi di informazione ufficiali ma anche dalle forze dell'ordine, dimostra come una certa criminalità sia strettamente collegata al fenomeno dell'immigrazione.
La sequenza e l'escalation di tali azioni criminose ora reclamano interventi drastici e coraggiosi anche in previsione del fatto che statisticamente nel periodo di agosto questi episodi odiosi, soprattutto perché violano l'innocenza di soggetti indifesi, esplodono ovunque generando paura e fondata psicosi.
Si chiede se questo stillicidio, che non risparmia nessuna località italiana (non sono colpite zone geografiche specifiche), possa continuare senza che il Governo attui da oggi quel giro di vite che solo può concorrere a garantire vacanze tranquille agli italiani e ai turisti. Ciò, signor Ministro, nella convinzione che solo una mano ferma, una pena severissima, una vigilanza diffusa e capillare siano l'unico antidoto per arginare, se non per sconfiggere alla radice, questa piaga indegna della nostra società civile.
È ovvio che accanto a questi interventi urgenti...
PRESIDENTE. Onorevole Bodega, concluda.
LORENZO BODEGA... si debba intensificare la politica di espulsione degli immigrati irregolari e dei clandestini che ammorbano la convivenza nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Orientamenti in merito alla riorganizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica, con particolare riferimento al comitato provinciale dell'INPS di Bolzano, e iniziative per superare il blocco delle assunzioni presso le sedi INPS ed INPDAP di Bolzano - n. 3-01168)
PRESIDENTE. L'onorevole Widmann ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01168, concernente orientamenti in merito alla riorganizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica, con particolare riferimento al comitato provinciale dell'INPS di Bolzano, e iniziative per superare il blocco delle assunzioni presso le sedi INPS ed INPDAP di Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
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JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, signor Ministro, lo scopo della nostra interrogazione è semplicemente quello di sapere esattamente cosa intenda fare il Governo per risolvere il grave problema delle vacanze di organico delle sedi provinciali dell'INPS e dell'INPDAP di Bolzano.
Il continuo blocco delle assunzioni in tali sedi ha provocato la mancanza di un terzo dell'organico previsto per l'INPS e addirittura del 50 per cento per l'INPDAP.
È bene che il Governo focalizzi il problema perché, se non provvederà in tempi brevi, i due istituti verranno a trovarsi nella spiacevole condizione, nonostante la testimonianza unanime della buona volontà del personale a disposizione, di non essere più nelle condizioni...
PRESIDENTE. Onorevole Widmann, concluda.
JOHANN GEORG WIDMANN.... di svolgere il loro lavoro con gravissime conseguenze per la cittadinanza.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Widmann, lo schema di regolamento predisposto dall'amministrazione che rappresento, ai sensi dell'articolo 1, comma 469, della legge finanziaria per il 2007, con l'obiettivo di semplificazione amministrativa e riduzione della spesa pubblica derivante dal funzionamento degli organismi, nulla innova rispetto alle competenze già spettanti al presidente del comitato provinciale INPS di Bolzano che verranno dunque conservate. Le modifiche introdotte vertono, infatti, sulla riduzione del numero dei componenti i comitati provinciali e sul riordino delle commissioni speciali.
In merito alla questione della stabilizzazione del personale di cui all'articolo 1, commi 519 e seguenti, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, non risulta che l'INPS e l'INPDAP abbiano attivato tali procedure.
Lo stesso comma 519 prevede che le relative assunzioni siano state autorizzate secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni e integrazioni. Quest'ultimo articolo precisa che le richieste di autorizzazione ad assumere siano corredate da una relazione tecnica e sottoposte all'esame del Consiglio dei ministri e, inoltre, che per gli enti pubblici non economici i contratti integrativi sottoscritti siano trasmessi alla Presidenza del Consiglio, dipartimento della funzione pubblica, e al Ministero dell'economia e delle finanze, che entro 30 giorni dal ricevimento ne accertano congiuntamente la compatibilità economica e finanziaria.
Per quanto concerne poi la cronica carenza di organico delle sedi INPS e INPDAP di Bolzano evidenziata dagli onorevoli interroganti, l'INPS ha fatto presente che tale situazione si protrae da anni ed interessa l'intero territorio nazionale. Infatti, i vari interventi legislativi che si sono succeduti nel tempo in tema di blocco delle assunzioni e l'elevato turnover del personale dovuto all'elevata età media dello stesso non hanno agevolato la soluzione del problema.
L'INPS ha comunque destinato una quota parte delle autorizzazioni a bandire concorsi pubblici, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2007, per la propria sede di Bolzano, in particolare quattro posti per il concorso per ispettori di vigilanza e otto posti per il concorso per il livello C3.
L'INPDAP, da parte sua, ha comunicato che, per far fronte all'attuale blocco delle assunzioni di personale previsto dalla legge finanziaria 2005 per il triennio 2005-2007, ha attivato presso il proprio ufficio di Bolzano otto comandi di personale proveniente da altre amministrazioni e, inoltre, ha precisato che sono in corso di istruttoria le pratiche per l'acquisizione in posizione di comando di ulteriori due unità di personale.
PRESIDENTE. L'onorevole Widmann ha facoltà di replicare.
JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, posso dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro.
(Ipotesi di chiusura dello stabilimento ENEL-GEM di Porto Empedocle (Agrigento) - n. 3-01169)
PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01169, concernente l'ipotesi di chiusura dello stabilimento ENEL-GEM di Porto Empedocle (Agrigento) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor Ministro, con l'interrogazione chiediamo al Governo non solo quali informazioni abbia, ma quale azione concreta voglia mettere in atto per contrastare la scelta dell'ENEL concernente la chiusura della centrale di Porto Empedocle.
Tale chiusura, con la cessione al gruppo Falck da parte di ENEL, crea due problemi abbastanza evidenti: uno sotto il profilo delle politiche energetiche per quanto riguarda l'isola (la situazione della Sicilia, da questo punto di vista, è nota: ha un costo medio dell'energia elettrica superiore alla media nazionale e una qualità più bassa del servizio), l'altro in termini di consistenti problemi occupazionali.
Quindi, da questo punto di vista, chiediamo al Governo di quali informazioni disponga in merito e quali azioni intenda mettere in atto per affrontare questa situazione.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Rocchi, da informazioni fornite al Ministero dello sviluppo economico è emerso quanto segue. Il sistema elettrico della Sicilia è stato oggetto di una modificazione rispetto alla situazione degli anni novanta, ove si riscontrava la presenza di un operatore dominante ENEL in tutte le attività della filiera elettrica.
Il recepimento della direttiva comunitaria sul mercato interno dell'energia elettrica, con il decreto legislativo n. 79 del 1999, ha dato luogo ad un sistema elettrico suddiviso per singole attività, tra le quali la produzione di energia elettrica che è stata totalmente liberalizzata.
La necessità di creare una concorrenza tra i diversi produttori ha indotto il Governo a varare un piano di cessione di impianti ENEL da aggiudicare a nuovi operatori. Tra gli impianti da cedere sono state comprese anche centrali operanti sul territorio siciliano.
Oggi sul territorio sono presenti, oltre all'ENEL, le aziende industriali autoproduttrici e nuovi soggetti quali l'Edipower e l'Endesa Italia. Si fa presente che l'ENEL Produzione ha destinato investimenti per lo sviluppo delle proprie centrali elettriche in Sicilia, tra cui, in particolare, si segnala il potenziamento e la trasformazione in impianti a ciclo combinato delle centrali di Priolo Gargallo e Termini Imerese. Tali ultimi interventi comporteranno benefici sull'ambiente a seguito della riduzione delle emissioni inquinanti, nonché una riduzione dei costi di esercizio.
A seguito delle innovazioni introdotte nel settore elettrico, anche l'attività di trasmissione di energia elettrica non è più di competenza dell'ENEL, in quanto la stessa è riservata allo Stato e data in concessione alla società Terna Spa, che ha predisposto il piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale relativo al 2007, già approvato dal Ministero dello sviluppo economico.
Per quanto riguarda, in particolare, le centrali di Porto Empedocle e Augusta, si precisa che non vi è alcun vincolo contrattuale con terzi per la cessione delle centrali; pertanto, entrambi gli impianti sono e rimangono di esclusiva proprietà della società ENEL Spa.Pag. 73
Sul piano delle relazioni istituzionali sindacali è stato chiarito che, pur se le prospettive di medio termine comporteranno la progressiva riduzione produttiva della centrale di Porto Empedocle a causa della sua obsolescenza impiantistica, vi sono concrete possibilità che nella medesima area industriale possano trovare realizzazione altre importanti iniziative imprenditoriali da parte del gruppo ENEL.
In data 21 marzo, la società ha incontrato le organizzazioni sindacali di categoria, fornendo ulteriori elementi su programmi e prospettive del sito produttivo di Porto Empedocle e fissando un calendario di incontri tematici sullo stato e le prospettive industriali e organizzative delle realtà produttive di ENEL Produzione in Sicilia nei vari campi di attività, aprendo di fatto un tavolo permanente di confronto.
Gli incontri previsti si sono svolti l'11 aprile e l'8 maggio ultimi scorsi. Successivamente, in data 6 giugno, si è tenuto un ulteriore incontro tra l'ENEL Produzione e le organizzazioni sindacali della Sicilia, in cui sono state fornite rassicurazioni sulla volontà di non procedere alla vendita degli impianti.
PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di replicare.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e mi ritengo soddisfatto per la sua risposta: una risposta che rassicura i cittadini e i lavoratori per quanto riguarda la chiusura delle due centrali Enel di Porto Empedocle e di Augusta. La risposta data mi pare confermi che non vi sarà la cessione delle due centrali da parte di Enel a Falck, e che vi sono garanzie di riconversione e garanzie occupazionali.
Resta comunque il fatto che, per quanto riguarda la Sicilia, la politica energetica guarda ad un'accentuata liberalizzazione, laddove vi è invece una necessità diversa: l'azione energetica non può, infatti, essere solo guidata dalla logica finanziaria di mercato, ma deve seguire anche una logica ispirata a fornire gli strumenti indispensabili non solo per garantire i servizi ai cittadini, ma anche per garantire l'attuazione di politiche per lo sviluppo.
Ne deriva, dunque, l'esigenza di mantenere un ruolo pubblico in tale strategico settore, specialmente in quella particolare realtà, oltre che sul piano generale del Paese.
Fermi restando, dunque, questi elementi, su cui vi può essere fra di noi un'opinione diversa da quella espressa dal Ministro, sul fatto specifico segnalato dall'interrogazione accolgo con soddisfazione le risposte positive che il Ministro ci ha voluto fornire.
(Orientamenti del Governo sugli strumenti legislativi da adottare in relazione al «protocollo di intesa sul welfare» - n. 3-01170)
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01170, concernente orientamenti del Governo sugli strumenti legislativi da adottare in relazione al «protocollo di intesa sul welfare» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il contrasto al lavoro precario, contenuto fra le misure relative al welfare, rappresenta sicuramente una delle misure più attese da milioni di cittadini italiani. Tali misure dovrebbero consentire una maggiore stabilizzazione del lavoro precario. Nel programma dell'Unione abbiamo assunto un preciso impegno che andava nella direzione di stabilizzare e dare certezze ai moltissimi giovani - e in alcuni casi anche meno giovani - precari italiani.
L'intesa prevista nell'accordo è doverosa per assicurare ad essi un futuro e per superare lo scandalo di un precariato dilagante, ritenendosi fondamentale innovare sostanzialmente e modificare radicalmente gli attuali contratti a tempo determinato.Pag. 74
Signor Ministro, le chiedo dunque quali saranno le misure adottate al fine di ridurre il precariato in Italia e se, per ciò che concerne le misure sul welfare, non sia opportuno presentare un disegno di legge autonomo dalla manovra di bilancio, per consentire sullo stesso un più appropriato confronto parlamentare.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, con l'interrogazione presentata dall'onorevole Pellegrino si chiede, in particolare, quali siano gli orientamenti in ordine alla possibilità che le misure sul welfare siano parte della manovra di bilancio ovvero se non si ritenga di presentare un disegno di legge autonomo, in particolare per ciò che concerne la parte legata al mercato del lavoro.
In proposito, il richiamato documento - nella consapevolezza di ridefinire il sistema di welfare, affinché i lavoratori siano accompagnati e dotati degli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti e cogliere nuove opportunità - pone fra l'altro particolare attenzione ai giovani, coinvolti più di altri da forme di lavoro discontinuo, all'occupazione femminile e ai lavoratori al di sopra dei 50 anni. In rapporto a ciò, il documento prospetta analiticamente una serie di interventi relativi al sistema pensionistico, agli ammortizzatori sociali e al mercato del lavoro, che dovranno essere accompagnati da un forte rilancio della produttività attraverso un'azione sinergica con le parti sociali.
Proprio in considerazione dell'impegno straordinario destinato complessivamente a queste azioni, il Governo valuterà, al momento opportuno, quale sia lo strumento oggettivamente più idoneo per il perseguimento dei fini che, attraverso il protocollo di intesa, politicamente si intendono realizzare.
A tal proposito, il Governo terrà conto della diversa natura delle misure decise, nonché della diversa decorrenza temporale da attribuire a ciascuna di esse, al fine di individuare gli strumenti normativi più idonei a consentire non solo il pieno ed integrale recepimento dell'accordo, ma anche la tempestiva entrata in vigore delle singole disposizioni, in ragione della loro specificità.
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di replicare.
TOMMASO PELLEGRINO. Grazie signor Ministro, devo dire che siamo abbastanza soddisfatti, anche perché tutte le misure che tendono a migliorare le condizioni lavorative e sociali nel nostro Paese sono sicuramente utili e importanti. Voglio ricordare che il gruppo dei Verdi non ha mai affermato di voler stravolgere il protocollo d'intesa sul welfare, ma semmai di migliorarlo attraverso un confronto democratico in Parlamento.
Voglio anche dire a quelle forze politiche che in questo periodo molte volte hanno utilizzato i giovani sulla questione delle pensioni che anche sui temi del precariato non è possibile dimenticarsi continuamente dei giovani. Dobbiamo dare certezze e iniziare a dare la possibilità di un futuro vero e concreto ai milioni di giovani in Italia che oggi, invece, hanno difficoltà oggettive.
Mi fa piacere che lei, signor Ministro, e il Governo tutto, oggi abbiate iniziato, almeno, a stabilire delle regole nel mondo del lavoro. Dopo cinque anni di assenza di politiche del lavoro per i giovani, finalmente oggi vi sono almeno i diritti essenziali nel mondo del lavoro; mi riferisco al diritto alla maternità, al diritto alle ferie ed alle misure previste in caso di malattia. Si tratta di conquiste e meriti importanti che tutti i cittadini italiani debbono riconoscere all'azione che stiamo portando avanti. Penso, inoltre, anche ai molti contratti a termine anomali presenti soprattutto nel mondo della sanità, ad esempio in quelle regioni che presentano un disavanzo di bilancio ed il blocco delle assunzioni. In tal caso vi è ancora maggiore incertezza e maggiorePag. 75impossibilità di costruire un futuro. Voglio ricordare che i giovani italiani sono in Europa, in assoluto, quelli che hanno maggiore difficoltà a crearsi una famiglia autonoma.
Nel nostro protocollo per il welfare dobbiamo allora individuare alcune priorità: la priorità della casa e quella di dare certezze vere a quei giovani che vogliono costruirsi un futuro e desiderano, soprattutto, essere autonomi e metter su una propria famiglia. Ricordiamo, infine, che in Italia negli ultimi anni vi è stato un notevole aumento dell'indice di povertà, ma anche su questo punto le misure cui lei oggi ha accennato, signor Ministro, vanno sicuramente nella giusta direzione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,50.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI