Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).
(Sgombero di un campo nomadi effettuato nella zona Magliana di Roma e politiche di accoglienza nei confronti delle comunità rom - n. 2-00694)
PRESIDENTE. Il deputato Smeriglio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00694, concernente sgombero di un campo nomadi effettuato nella zona Magliana di Roma e politiche di accoglienza nei confronti delle comunità rom (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
MASSIMILIANO SMERIGLIO. Signor Presidente, l'interpellanza è relativa ad uno sgombero di circa 1.300 persone avvenuto il 19 luglio a Roma sotto il ponte del quartiere della Magliana.
Tra queste 1.300 persone vi erano moltissime donne, anche in stato di gravidanza, bambini e numerosi neonati. Dalle testimonianze raccolte, in particolare degli operatori della cooperazione sociale e del volontariato presenti al momento dello sgombero, l'operazione di polizia è stata definita molto violenta e, soprattutto, ha lasciato gli sgomberati senz'acqua, senza cibo e senza sapere dove andare.
Vorrei ricordare che l'Italia è già stata condannata, più volte, dal Consiglio d'Europa per le brutalità degli sgomberi e per il mancato rispetto della normativa europea al riguardo. In particolare, su tale sgombero si sono espressi molti intellettuali, forze politiche e associative della città, proprio per testimoniare l'intervento repressivo e il mancato rispetto dei più elementari diritti umani. Purtroppo, questo non è stato l'unico caso verificatosi nell'estate; non ci riferiamo, infatti, a un caso isolato, ma a una serie d'interventi che hanno visto come protagoniste le amministrazioni locali. Inoltre, anche nel caso in cui le amministrazioni riescono a mettere in campo politiche di accoglienza per le comunità rom, spesso la situazione rimane precaria, al limite della decenza e della tutela della salute pubblica.
Porto l'esempio del campo nomadi di Castel Romano, in provincia di Roma, inaugurato il 14 settembre 2005 e assegnato a due comunità diverse, provenienti da due diverse aree della città di Roma. La situazione igienico-sanitaria è al limite della sopravvivenza e i servizi sono praticamente inesistenti. In particolare, nel campo vivono settecento persone, di cui la metà sono bambini; di questi ultimi, 260 sono iscritti nelle scuole, con una frequentazione del 50 per cento e un progressivo abbandono delle scuole dell'infanzia a causa della lontananza delle stesse dal sito del campo, nonché delle difficoltà di mobilità dal campo alla città. Ma il fatto più grave è che non c'è acqua potabile durante il giorno; c'è solo un'ora la mattina e una la sera, dalle 23 alle 24. In questo periodo nel campo sono morte tre persone e dall'ottobre 2005 a dicembre 2005, venticinque bambini hanno contratto l'epatite A e un adulto l'epatite B. Non vi è assistenza medica e non vi sono mezzi di trasporto che colleghino con la città.
Invece, nel caso specifico dell'area della Magliana, lo sgombero da parte delle forze dell'ordine è stato molto violento e non si è tenuto conto, in alcun modo, del disastro umanitario che si sarebbe provocato, della sofferenza e di tutti i disagi che neonati, bambini, donne e uomini del campo si sono trovati e si troveranno a vivere.
Chiedo, dunque, se tale operazione sia stata concordata con l'amministrazione comunale di Roma e per quale motivo non si sia tentato di dare una risposta alternativa a chi chiede solamente di poter vivere in maniera dignitosa nel nostro Paese; se vi siano dati sul numero di sgomberi effettuati nei confronti di campi abusivi realizzati dalle comunità rom e in Pag. 23quanti casi siano state trovate soluzioni alternative. Vorrei sapere, inoltre, cosa si intenda fare, considerata l'evidente emergenza sociale e sanitaria esistente in numerosi campi rom, abusivi e non, al fine di salvaguardare la salute di coloro che ci vivono, con particolare riferimento ai bambini; se non si ritenga un errore gravissimo continuare ad affrontare l'emergenza rom come un problema di ordine pubblico e se, di conseguenza, non si reputi necessario ricercare politiche di accoglienza che favoriscano l'inserimento e salvaguardino la dignità e la cultura dei rom, con il contributo delle stesse comunità.
Il giorno dopo lo sgombero del ponte della Magliana, il sindaco di Roma Walter Veltroni ha dichiarato: «Lo sgombero di oggi s'inserisce all'interno di un programma che, di concerto con la prefettura e il territorio, stiamo portando avanti affinché si stabilisca una cultura della legalità che vede nel rispetto delle regole il suo presupposto principale».
Ebbene, siamo d'accordo sulla cultura della legalità e sul rispetto delle regole; per quanto riguarda la fattispecie del ponte della Magliana, vorremmo sapere, però, con quali modalità sia stato effettuato lo sgombero; ossia se vi è sia stato rispetto della legalità nella modalità dello sgombero, nell'accoglienza e nell'assistenza sanitaria dovuta per legge a tutti.
Per quanto riguarda Castel Romano, vorremmo sapere se vi è o no il rispetto della legalità e delle regole quando parliamo di assenza di acqua potabile, di verifica della scolarizzazione, della verifica delle condizioni sociosanitarie e della possibilità di accesso alla città di Roma. Vorremmo capire se la sicurezza riguarda soltanto i residenti o è un valore universalmente riconosciuto da garantire a tutti, rom compresi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'onorevole Smeriglio parte da un episodio specifico ma pone sicuramente un quesito di carattere più generale che, per quanto riguarda il Governo, non può che riferirsi alle politiche di accoglienza e di integrazione che lo stesso Governo intende condurre nei confronti delle comunità rom, sinte e camminanti.
Sull'episodio specifico, le notizie che abbiamo acquisito tramite la prefettura di Roma ci portano ad una ricostruzione dei fatti che è differente da quella riportata nell'interpellanza. L'intervento di sgombero dell'insediamento abusivo nell'area di via dell'Imbarco, infatti, risulta essere stato eseguito in via d'urgenza, per consentire un improcrastinabile intervento di manutenzione presso l'adiacente impianto idrico, quindi sotto la spinta di preminenti ed indifferibili finalità di tutela della salute pubblica. I lavori, come risultava dalle pressanti e reiterate richieste avanzate dalla società ACEA, risultavano ormai non più rinviabili, in quanto la loro mancata realizzazione avrebbe prodotto lo scarico di rilevanti quantitativi di liquami non depurati nel fiume Tevere, con conseguente inquinamento delle acque e grave rischio per la collettività.
Alla luce delle motivazioni addotte dalla società competente alla manutenzione dell'acquedotto, l'intervento di sgombero era stato quindi concordato in prefettura, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, alla presenza anche dell'assessore comunale alla sicurezza urbana, e successivamente eseguito il 19 luglio da personale della questura, d'intesa con i competenti uffici del comune, in particolare con la Polizia municipale e con il Nucleo assistenza emarginati.
Secondo quanto riferisce la questura, l'intervento di sgombero ha riguardato 500, e non 1.300, persone di nazionalità rumena, che, dopo aver appreso - quindi sono state informate - dell'impossibilità di continuare a vivere in una zona insalubre e malsana, si sono allontanate dalla zona in modo pacifico e volontario. Una particolare attenzione è stata rivolta ai componenti più deboli della comunità, come Pag. 24donne e bambini, i quali sono stati allocati nei centri di prima accoglienza a cura dei servizi sociali del comune di Roma.
Per quanto concerne il quesito dell'onorevole Smeriglio sul numero di sgomberi di insediamenti rom abusivi effettuati, la questura di Roma ha riferito che dal 1o gennaio al 31 agosto scorso sono stati controllati 21 campi nomadi regolarmente censiti e 33 insediamenti abusivi, di cui 31 sono stati sgomberati. Nel corso di tali servizi sono stati controllati 517 veicoli, di cui 55 sequestrati, ed identificate 4.217 persone. Tra queste, 14 sono state arrestate, 60 denunciate in stato di libertà, 173 sono state destinatarie di provvedimento di espulsione, mentre 66 minori sono stati affidati ai servizi sociali del comune di Roma.
Per quanto riguarda i profili generali del tema relativo all'accoglienza e all'integrazione delle comunità rom, sinte e camminanti nel nostro Paese, preciso che si tratta di un argomento che il Governo ha ben presente. Al riguardo, l'Esecutivo ha da tempo avvertito l'esigenza di iniziative che rispettino le identità culturali di queste minoranze, che possano migliorarne il grado di inserimento e la qualità delle relazioni con le popolazioni residenti, in modo da tutelare efficacemente la sicurezza pubblica, ma anche di prevenire ogni forma di discriminazione e di intolleranza degli appartenenti a tali comunità.
Il Ministero dell'interno, anche in linea con le indicazioni contenute nei rapporti degli organismi internazionali - che hanno più volte segnalato la mancanza di una regolamentazione nazionale per la tutela delle comunità rom e sinte - ha da tempo avvertito la necessità di affrontare il problema di un coordinamento, a livello nazionale, delle autorità centrali e locali preposte ai vari settori della vita civile, per favorire una più ampia e motivata integrazione di queste collettività e, nel contempo, prevenire ogni forma di discriminazione e di intolleranza. In tal senso sono state poste in campo molteplici iniziative. Anzitutto, si è partiti da un monitoraggio del fenomeno, avviato negli scorsi mesi, tramite le prefetture - UUTTGG (Uffici territoriali del Governo), per conoscere esattamente la distribuzione delle comunità sull'intero territorio nazionale e pervenire, così, ad una mappatura completa del fenomeno, con tutte le peculiarità che esso assume nei diversi contesti territoriali, al fine di affrontare la problematica in tutti i suoi risvolti e in tutte le peculiarità che si descrivono. Dalla rilevazione è emersa, in particolare, la necessità di effettuare un salto di qualità nell'approccio al problema, da emergenza a governo del fenomeno. Al riguardo, gli enti locali pongono in essere un notevole sforzo per gestire ed affrontare le questioni poste dalla presenza delle minoranze rom, sinte e camminanti sui territori locali. È evidente che non si può prescindere dal lavorare in direzione di una strategia nazionale, mediante l'adozione di un piano d'azione che comporti una complementarietà di interventi.
Per questo motivo è stato anche creato un tavolo tecnico interministeriale, al quale sono stati chiamati a partecipare i ministeri maggiormente interessati, per approfondire congiuntamente le problematiche connesse al fenomeno delle comunità e giungere all'individuazione di possibili soluzioni, anche di tipo normativo, volte ad assicurarne la tutela dell'identità culturale, nel quadro di una più corretta e sicura convivenza civile. Ulteriori approfondimenti sono in corso e sono state anche avviate consultazioni con le associazioni maggiormente rappresentative delle comunità, per ricevere contributi e proposte.
Nell'ottica di un approccio coerente ed unitario all'argomento, occorrerà considerare anche i vari aspetti relativi alla realizzazione e alla gestione dei campi, in primo luogo tramite un confronto con gli enti locali, che provvedono alla loro realizzazione e alle relative spese di gestione. Il superamento dei campi presuppone di risolvere sia il problema della carenza di un'offerta abitativa adeguata, sia taluni fenomeni di discriminazione che rendono ancor più difficoltoso l'accesso al costoso mercato delle locazioni. Affinché le risposte siano sempre più efficaci, occorre Pag. 25quindi che le istituzioni pubbliche, gli enti locali e il terzo settore continuino con il porre in atto pratiche di collaborazione, sia per aumentare l'offerta abitativa, sia per contrastare tutte le forme di discriminazione.
È intenzione del Ministero dell'interno, inoltre, promuovere una Conferenza internazionale che, nella prospettiva di una nuova legge organica di tutela delle minoranze e di governo del fenomeno del nomadismo, consenta di valorizzare le esperienze in corso in altri Paesi europei, analizzando e comparando le relative legislazioni e buone pratiche. La questione delle popolazioni rom e sinte è stata affrontata, inoltre, nell'ambito di un'apposita riunione del Comitato contro la discriminazione e l'antisemitismo, sempre operante presso il Ministero dell'interno, tenutasi lo scorso 4 aprile, in occasione della celebrazione della Giornata internazionale dei rom, fissata per l'8 aprile scorso.
In tale sede è stata condivisa la necessità di promuovere una più intensa riflessione sui temi in questione e si è presa in considerazione proprio l'ipotesi di un riconoscimento delle popolazioni rom e sinte quali minoranze linguistiche, anche alla luce delle sollecitazioni del Parlamento europeo, che ha richiamato i Paesi dell'Unione a un impegno contro qualsiasi forma di discriminazione nei loro confronti. Lo stesso Comitato ha ritenuto opportuno istituire, nel proprio ambito, un osservatorio, aperto anche al dialogo con le comunità rom.
Per quanto concerne i provvedimenti che si intendono adottare a salvaguardia della salute di queste comunità, il Ministero della salute riferisce che nel piano sanitario nazionale 2006-2008 viene dedicata una specifica attenzione alle peculiari problematiche delle popolazioni nomadi, che vivono in condizioni socio-ambientali insalubri e il cui miglioramento deve essere considerato come prioritario: vengono evidenziate, in particolare, la scarsa conoscenza del fenomeno in termini statistico-epidemiologici, nonché le difficoltà di accesso al Servizio sanitario anche per quanti sono in regola con le norme in materia di permesso di soggiorno. Il Ministero della salute sta attualmente perfezionando due accordi di collaborazione per lo svolgimento di progetti specifici che hanno come oggetto tali popolazioni, finalizzati sia all'approfondimento delle condizioni epidemiologiche sia al miglioramento dell'accesso ai servizi.
All'interno di un progetto più generale su salute e migrazione, commissionato dall'Istituto superiore di sanità, è stata inserita un'indagine ad hoc da svolgere presso i campi nomadi della provincia di Roma. Obiettivo dell'indagine è valutare il tasso di incidenza e individuare le cause ambientali delle malattie respiratorie acute in età infantile, che hanno un'incidenza particolarmente elevata. È stato, inoltre, autorizzato un progetto che ha l'obiettivo di migliorare l'accesso dei rom, dei sinti e dei camminanti ai servizi sanitari, sperimentando un modello di offerta attiva di servizi a queste popolazioni tramite la diffusione di informazioni specifiche a cura degli operatori del Servizio sanitario nazionale in sinergia con gli esperti del privato sociale.
Fra i provvedimenti a favore della salute, ricordo ancora che la legge finanziaria per l'anno 2007, all'articolo 1, comma 827, ha previsto il finanziamento dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà, che ha tra i suoi obiettivi quello di offrire a queste persone un'assistenza sanitaria adeguata che affronti anche le cause sociali ed economiche delle malattie.
Ricordo, infine, che per la realizzazione di interventi che promuovano l'inserimento sociale di queste persone e che permettano loro di riuscire a far fronte ai propri bisogni, la legge finanziaria per l'anno 2007 ha istituito un Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, che in passato era stato soppresso, non finanziato. Il 3 agosto scorso il Ministero della solidarietà sociale ha emanato la direttiva concernente l'utilizzo del Fondo, individuando tra le aree prioritarie di azione anche due ambiti di intervento che coinvolgono Pag. 26specificamente le comunità prive di territorio, ovvero le politiche abitative e le misure relative agli alunni stranieri.
PRESIDENTE. Il deputato Smeriglio ha facoltà di replicare.
MASSIMILIANO SMERIGLIO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto perché abbiamo ricevuto informazioni aggiuntive, anche se discordanti rispetto a quelle che avevamo raccolto relativamente allo sgombero del campo della Magliana. Parliamo, peraltro, per la quasi totalità, di cittadini rumeni, quindi appartenenti all'Unione europea. Sui 1.300 o 1.500 che ci risultavano, sono state fermate soltanto tre persone. Nello sgombero sotto il ponte della Magliana, nonostante fossero presenti donne e bambini, la presenza delle istituzioni era del tutto inadeguata.
A noi risulta che fosse presente soltanto un'associazione di volontariato, l'associazione SOS. L'area sgomberata - come ricordava il sottosegretario - è di proprietà dell'ANAS, dell'ARDIS e dell'ACEA. La giustificazione dello sgombero è stata motivata dal fatto che in quell'area vi è un depuratore ACEA che si era rotto, per cui i tassi di inquinamento stavano aumentando a livelli non più gestibili. La bonifica dell'area doveva essere dunque immediata. Dopo lo sgombero delle persone, però, l'area è stata ripulita solo parzialmente e, ad oggi, risulta ancora non del tutto bonificata.
Le famiglie che sono state sgomberate si sono spostate in altre zone della città, a gruppi di 30-50 persone, senza una strategia unitaria, creando nuovi accampamenti di fortuna. Il problema, quindi, non si è risolto, ma è solo spostato, spesso peraltro lungo l'argine del Tevere, con evidenti rischi per l'incolumità delle persone.
Ad alcune donne con figli è stata offerta ospitalità dal comune di Roma: queste donne hanno rifiutato, perché il comune di Roma non poteva garantire il ricongiungimento familiare, cioè la presenza anche del marito. Ci chiediamo allora se la famiglia debba essere considerata un valore importante per la nostra società soltanto quando parliamo di famiglie italiane: il valore dell'unità della famiglia deve essere garantito come un diritto ineliminabile della vita di queste persone, per cui offrire ospitalità solo alle donne e ai loro figli è una vera offesa, anche alla loro cultura specifica.
In particolare, le norme del Consiglio d'Europa in materia sanciscono che gli sgomberi non devono essere eseguiti di notte né attuati in inverno e che vengano effettuati solo se vi è una sistemazione alternativa: per lo sgombero della Magliana sono stati rispettati solo i primi due punti.
Per quanto riguarda, invece, Castel Romano ci dichiariamo insoddisfatti, nel senso che la risposta non è entrata specificamente nelle questioni che abbiamo posto. In questo caso ci riferiamo a un campo «formale», un campo del comune di Roma, voluto e costruito dal comune di Roma, in cui oggi vivono circa 1.100 persone.
Le questioni che abbiamo posto appaiono particolarmente gravi e drammatiche, perché se risulta - come risulta a noi - l'assenza di acqua potabile, che è presente soltanto due ore al giorno, ci sembra un fatto drammatico, dal punto di vista anche della legalità e della sicurezza delle persone. Se, come risulta a noi, queste persone non hanno diritto alla mobilità, cioè all'accesso alla città, trovandosi in un campo pubblico del comune di Roma, perché non esiste un servizio navetta (per muoversi devono raggiungere una fermata dei mezzi pubblici situata a un chilometro di distanza), ci sembra un fatto grave. Se, come risulta a noi, il servizio medico non è garantito (perché non c'è alcun servizio medico, vi è solo la presenza di una laureanda in medicina che dà le prime informazioni) ci sembra, dal punto di vista della sicurezza di queste persone, in un campo pubblico, istituito dal comune di Roma, un fatto particolarmente grave.
Lo stesso dicasi sul servizio scuola, perché, dal momento in cui il campo è stato spostato, di concerto con le associazioni Pag. 27di rom - che peraltro hanno creduto in tale spostamento, per cui abbiamo anche alimentato un'aspettativa -, le condizioni sono quelle che ho descritto, compreso l'abbattimento della scolarizzazione del 50 per cento: ci sembra un fatto grave, anche dal punto di vista della legalità e della convivenza civile.
Per tale motivo, su questo punto specifico non posso ritenermi soddisfatto.