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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
(Vicenda relativa ad una partecipazione societaria di proprietà della signora Flavia Franzoni - n. 2-00676)
PRESIDENTE. Il deputato Giovanardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00676, concernente la vicenda relativa ad una partecipazione societaria di proprietà della signora Flavia Franzoni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, il 6 ottobre 2006, l'anno scorso, avevo fatto presente in quest'aula che la moglie del Presidente del Consiglio risultava titolare per il 50 per cento del capitale di una società chiamata Aquitania, partecipata per il restante 50 per cento da una società chiamata Simbuleia. La Simbuleia, partner societaria in Aquitania, è una società nata nel 1977, che si è trasformata successivamente in società per azioni, assorbendo la Simbuleia e assumendone il nome, restando peraltro società per azioni. L'intero capitale della Simbuleia è detenuto dalla Euromobiliare Fiduciaria spa.
Sottolineavo che, pur avendo effettuato una ricerca accurata presso la Camera di commercio, dagli atti pubblici depositati non risultano mai dichiarati i nomi dei soci della Mactan o della Simbuleia, successivi agli atti di costituzione.
Anche in occasione delle assemblee straordinarie, relative ad aumenti di capitale per centinaia di milioni di lire, non sono stati mai indicati i soggetti che hanno sottoscritto e che si sono ripartiti le quote relative agli aumenti deliberati.
Dai bilanci dell'Aquitania - dicevo allora - appare che la società, che aveva anche aderito al famigerato condono fiscalePag. 2del Governo Berlusconi - è in perdita, mentre la sua partner Simbuleia, che ha un capitale di 1,8 milioni di euro, ha dichiarato un utile di esercizio, nel 2005, di 848 mila euro, circa un miliardo e mezzo di lire, per capirci.
Chiedevamo, quindi, chi beneficiasse di questi soldi e chi fossero i reali soci della Simbuleia coperti dalla fiduciaria.
Il Governo, presente in aula nella figura del sottosegretario Paolo Naccarato, confermava questi dati, affermando che la professoressa Flavia Franzoni, moglie del professor Romano Prodi, possiede il 50 per cento di Aquitania srl, una società costituita in data 8 luglio 1994 con atto del notaio Vico di Bologna, repertorio 68540, fascicolo 10983, con capitale sociale iniziale di 20 milioni di vecchie lire. Il capitale complessivamente finanziato, che rappresenta il valore dell'immobile, ammonta a 926 milioni di vecchie lire.
Quando però, come la legge prevede, sono state rese note le dichiarazioni presentate dai parlamentari, obbligatorie per legge, dunque quando il 17 aprile 2007 è stato pubblicato il bollettino delle dichiarazioni patrimoniali dei deputati, che il Premier aveva depositato il 27 luglio 2006, con mia grande sorpresa, ne è emersa una parte riguardante il coniuge, firmata sul suo onore dal Presidente del Consiglio, da cui risulta che la moglie del Premier non possiede alcuna partecipazione societaria.
La vicenda è molto singolare, perché da una parte il Governo mi conferma in aula la partecipazione societaria, mentre dall'altra il Presidente del Consiglio, qualche mese prima, deposita alla Camera un atto pubblico, nel quale dichiara che il coniuge non possiede alcuna partecipazione societaria.
Lo dico in maniera grossolana, ma evidentemente uno dei due ha mentito: o sono false le dichiarazioni rese dal rappresentante del Governo in Parlamento, oppure la dichiarazione presentata al Parlamento è menzognera, non veritiera.
Aggiungo una curiosità importante e credo che il sottosegretario possa fornirmi una risposta in merito, perché siamo in un Parlamento dove si parla e non in un «leggimento».
Una delle curiosità, spulciando la dichiarazione dei redditi - ciò vale per tutti i parlamentari - è che la legge obbliga al deposito della dichiarazione, ma poi una strana interpretazione della norma consente di andare a verificare soltanto il quadro finale.
In altre parole, posso sapere - è scritto ed è verificabile da tutti - che il Presidente del Consiglio, nella dichiarazione 2006, ha dichiarato un reddito di 92.650 euro, ma ha chiesto 608 euro di imposta a credito allo Stato, ovverosia è un contribuente che non ha dato, ma ha chiesto indietro denari; posso sapere anche che il coniuge ha dichiarato 17.698 euro e ha chiesto indietro 10.365 euro di imposta a credito. Una persona che leggesse tale dichiarazione potrebbe anche dire: «Facciamo una colletta, diamogli una mano per consentirgli di vivere».
Probabilmente non è così, ma dico probabilmente, perché se voglio esaminare l'intera dichiarazione dei redditi la Presidenza della Camera afferma che non si può fare.
Pertanto, mi domando perché la dichiarazione dei redditi dei parlamentari non possa essere esaminata, considerato che la legge prevede che gli stessi debbano consegnare tale dichiarazione alla Camera dei deputati ed al Senato per renderla pubblica. Il motivo è che la norma è congegnata in un certo modo. Pertanto, su consiglio dell'Ufficio di Presidenza, già da mesi ho presentato un disegno di legge che prevede una misura semplicissima: i cittadini hanno diritto di recarsi alla Camera per verificare la dichiarazione dei redditi dei parlamentari.
Chiedo altresì al Governo di farne un decreto-legge, perché io sono assolutamente contrario a Grillo, che considero un «cialtrone», ma la trasparenza è giusta. Infatti, se il palazzo è opaco e se un giornalista o un cittadino viene preso in giro perché, quando va a visionare la dichiarazione dei redditi che è pubblica,Pag. 3poi non può verificare i redditi del parlamentare, tutto ciò suona come una grandissima presa in giro.
Oltre tutto non capisco perché i funzionari depositari, persone integerrime, possano prenderne visione, essendo tale dichiarazione depositata presso di loro, mentre i parlamentari non possano fare altrettanto.
Quindi - sottosegretario - le rivolgo due richieste. In primo luogo, mi spieghi questo piccolo mistero: Naccarato afferma un fatto, il Governo lo certifica per tabulas, in merito a partecipazioni societarie, mentre il Premier firma sul suo onore, depositando la dichiarazione dei redditi alla Camera, che il coniuge non possiede alcuna partecipazione societaria (sono società a catena, piramidali, i cui soci sono occulti e ignoti).
In secondo luogo, chiedo se il Governo abbia intenzione di impegnarsi a varare un decreto-legge, che consenta ai cittadini italiani di andare a verificare in massima trasparenza i redditi dei parlamentari. A tal riguardo, non ho alcun problema se qualcuno intenda verificare i miei redditi ivi depositati, quello che ho e quello che non ho. Se qualcuno ha dei problemi se li risolverà, ma in uno spirito di trasparenza e di pubblicità. Questa deve essere una casa di vetro aperta agli occhi di tutti gli italiani. Chiedo, dunque, al rappresentante del Governo una risposta a queste mie domande.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, ha facoltà di rispondere.
RICARDO FRANCO LEVI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'onorevole interrogante rileva una discrepanza tra quanto dichiarato dal sottosegretario Naccarato in aula alla Camera dei deputati in data 5 ottobre 2006 - è quanto ci ha appena ricordato l'onorevole Giovanardi - in risposta ad una interrogazione da lui stesso presentata, e la dichiarazione resa dal Presidente del Consiglio, professor Romano Prodi in data 27 luglio 2006 relativamente alla situazione patrimoniale della moglie, professoressa Flavia Franzoni.
La discordanza segnalata riguarda la partecipazione societaria da parte della professoressa Franzoni nell'Aquitania Srl per una quota pari al 50 per cento del capitale sociale, una società questa, che, come lo stesso interrogante ricorda, sulla base di quanto risulta dai bilanci sociali è in perdita.
L'interrogante chiede di conoscere quale sia la ragione della segnalata discordanza.
Rispondo all'interrogazione affermando che, in proposito, va premesso che l'Aquitania srl è stata a suo tempo costituita con un capitale sociale di 20 milioni di lire. La partecipazione azionaria della professoressa Franzoni, pari al 50 per cento del capitale sociale, consiste in diecimila azioni per un valore complessivo di 1.473 euro (tutti dati che l'onorevole interrogante conosce bene).
La partecipazione nella citata società a responsabilità limitata da parte della professoressa Franzoni è ovviamente di pubblico dominio. Essa è stata, inoltre, apertamente dichiarata sia nella risposta in data 5 ottobre 2006 all'interrogazione dell'onorevole Giovanardi, da lui stesso sopra richiamata, sia nella dichiarazione in data 11 settembre 2006 resa all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. È dunque evidente la piena trasparenza e la totale conoscibilità dei dati patrimoniali del Presidente del Consiglio dei ministri, del coniuge e dei suoi familiari.
La società, la cui attività peraltro è consistita unicamente nell'acquisizione di un contratto di locazione finanziaria relativo ad un capannone in Bologna, come emerge dalla citata risposta dell'onorevole Naccarato e come ho appena ricordato, risultava in perdita. La partecipazione in questione, conseguentemente, non è stata produttiva di reddito negli anni ai quali la dichiarazione si riferisce. E qui sta la spiegazione della discrepanza rilevata dall'interrogante.
La dichiarazione del 27 luglio 2006 è stata infatti impostata sulla base dellaPag. 4dichiarazione dei redditi della professoressa Franzoni redatta dal commercialista. Nella dichiarazione delle persone fisiche, com'è noto, non sono riportate le azioni o le partecipazioni societarie, se non quando siano produttive di reddito per il socio per effetto della distribuzione di utili, per il pagamento di dividendi e così via. La mancanza di un reddito per la professoressa Franzoni, derivante da partecipazione azionaria nella sopra ricordata società Aquitania, spiega dunque l'assenza di traccia del possesso della partecipazione azionaria nella dichiarazione dei redditi della professoressa Franzoni e, conseguentemente, come ho appena spiegato, nella dichiarazione del 27 luglio 2006.
La risposta all'interrogazione dell'onorevole Giovanardi più volte citata e, ancor prima, la dichiarazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, invece, essendo state effettuate non sulla traccia fornita dal commercialista in base ai dati contenuti nella dichiarazione dei redditi della signora Franzoni, bensì direttamente dagli interessati, registrano la predetta partecipazione societaria nella società a responsabilità limitata.
Ribadisco, quindi, ancora che l'aver citato il possesso della citata partecipazione societaria nella dichiarazione resa all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e nella risposta all'interrogazione dell'onorevole Giovanardi conferma l'assoluta trasparenza e la piena conoscenza dei dati patrimoniali del Presidente del Consiglio dei ministri, del coniuge e dei suoi familiari da parte del Parlamento e dell'intera opinione pubblica.
PRESIDENTE. Il deputato Giovanardi ha facoltà di replicare.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei dichiarare la mia totale insoddisfazione. Forse nella visione di qualcuno il Parlamento è l'ultima ruota del carro e quindi si pensa di potersi rapportare ad esso con grande superficialità e disprezzo. Infatti, nel momento in cui si dice che il Presidente del Consiglio si è preoccupato di segnalare all'Autorità garante della concorrenza e del mercato tali partecipazioni, non si capisce perché non si sia preoccupato di informarne il Parlamento. La ratio della dichiarazione da presentare al Parlamento - è scritto esplicitamente nelle tabelle di indicare le azioni possedute, i beni e così via - è quella di consentire al Parlamento stesso e all'opinione pubblica di avere una visione trasparente.
I ministri, ma anche io sono stato obbligato a farlo, hanno l'obbligo di presentare le dichiarazioni all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, secondo quanto stabilito dalla legge sulla trasparenza e sul conflitto di interessi, così come pubblicizzata e come stabilito anche per i parlamentari, ma non si consente ai parlamentari di verificare ciò che i ministri hanno depositato presso l'Autorità, che mantiene riservati i dati.
Ma noi siamo il Parlamento e il Parlamento (e attraverso il Parlamento l'opinione pubblica) deve avere il diritto di conoscere per giudicare. Devo ritornare a quanto affermato nel corso di un precedente intervento sulla stessa questione.
Questi intrecci societari - secondo cui nella stessa società uno apparentemente perde e l'altro guadagna ottocento milioni di euro all'anno (cioè un miliardo e 600 milioni di lire, perché si tratta di euro) - sono coperti con l'Euroimmobiliare finanziaria. Da chi è composta l'Euroimmobiliare? Perché nessuno mi comunica chi sono i soci? Perché nessuno mi informa di questi intrecci societari? Perché se svolgo una ricerca da parlamentare riscontro omissioni di dati e mi si dice di essere stati trasparenti e di aver comunicato i dati ad altre autorità? E perché non al Parlamento? Perché, dopo aver presentato due interrogazioni - anche la scorsa volta - chiedendo di conoscere i soci di questa società, non mi viene data alcuna risposta?
Mi sembra, inoltre, di aver formulato un'altra domanda al sottosegretario. Capisco che per alcuni questo rappresenta un «leggimento», per cui ci si reca in Parlamento a leggere il «compitino» che gli è stato scritto, ma ritengo che, anche inPag. 5questo caso, un sottosegretario in carica (appartenente, oltretutto, a forze politiche che per cinque anni hanno condotto una polemica furibonda in merito al conflitto di interessi, alla trasparenza, eccetera) debba fornire una risposta alla mia osservazione, perché sono mesi che ho segnalato - ho presentato un disegno di legge al riguardo - questa piccola anomalia. Ho il diritto di sapere perché il Presidente del Consiglio e il suo coniuge risultano avere un credito d'imposta. Si attaccano i parlamentari, come ad esempio il precedente Presidente del Consiglio, a fronte del pagamento di non so quanti milioni di euro di tasse, per il fatto che, in una situazione di conflitto di interessi, andava per questo penalizzato. L'attuale Presidente del Consiglio, invece, va a credito (cioè chiede soldi allo Stato) e non ne conosciamo il motivo. Questo vale anche per la mia persona, nel momento in cui presento la dichiarazione dei redditi: vogliamo farne conoscere ai cittadini il reddito e la dichiarazione dei redditi?
L'antipolitica non si alimenta anche di atteggiamenti ambigui? In questa sede ho chiesto al rappresentante del Governo se fosse d'accordo a consentire la trasparenza e a far vedere agli italiani quali sono i redditi dei parlamentari, considerato che è stato presentato un disegno di legge in tal senso e che l'Ufficio di Presidenza della Camera ha sostenuto la necessità di risolvere tale anomalia per via legislativa con un piccolo decreto-legge. In risposta ho ottenuto il silenzio.
Signor sottosegretario, ci troviamo in Parlamento! Non credo che la sua intelligenza non sia tale da poter affermare - nel momento in cui sollevo questo problema - che il Governo è, a tale riguardo, orientato positivamente, altrimenti ci scontreremo sempre con quel muro di gomma che ho trovato quando ho cercato di capire queste vicende societarie così oscure, così intricate e così lastricate di stranezze! Nella stessa società c'è chi perde e chi guadagna in maniera smisurata: si conosce chi perde, ma non chi guadagna, perché le fiduciarie e le immobiliari sono coperte. Chi sa chi sono? Il Parlamento non lo può sapere? Evidentemente no! Sono un parlamentarista convinto ed è un anno che seguo - concludo, signor Presidente - un vecchio consiglio che mi era stato dato e ritengo che il luogo preposto alla chiarezza e alla trasparenza sia il Parlamento. Certamente, nasce un bel problema quando, più volte, in sede parlamentare, nella culla della democrazia, ci si rivolge al Governo per avere delle spiegazioni e, dopo un anno, tali spiegazioni non si riescono ad ottenere, perché le risposte sono burocratiche e deludenti. Mi dichiaro, pertanto, del tutto insoddisfatto.