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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
(Interventi in merito alla crisi della ditta Roncadin di Meduno (Pordenone) - n. 2-00667)
PRESIDENTE. Il deputato Pegolo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00667, concernente interventi in merito alla crisi della ditta Roncadin di Meduno (Pordenone) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
GIAN LUIGI PEGOLO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'interpellanza urgente in discussione ha per oggetto la situazione di crisi in cui versa la Foodinvest Pizza - già Roncadin - azienda localizzata nel comune di Meduno in provincia di Pordenone.
Questa azienda occupa oggi 317 dipendenti di cui più del 90 per cento sono donne. Si tratta di una realtà produttiva importante per la zona che produce pizze surgelate con un potenziale di circa 6Pag. 23milioni di euro l'anno. Si tratta di un prodotto di qualità che non riscontra problemi di mercato e, nonostante ciò, l'azienda in questione è sull'orlo della chiusura: non vengono pagati i fornitori, non vengono pagati i contributi IRPEF, INPS e via seguitando ed i lavoratori hanno ricevuto come ultimo stipendio quello di luglio.
L'attività inoltre procede in modo ridotto: nel mese di settembre i dipendenti hanno lavorato due giorni alla settimana. Il paradosso è che, allo stato attuale, le stesse organizzazioni sindacali non conoscono con precisione la situazione dell'azienda né i piani imprenditoriali, né si sa se vi è la volontà, da parte degli imprenditori, di mantenere attiva tale unità produttiva.
A tale riguardo, mi permetto anche di svolgere alcune precisazioni. In primo luogo, vi è il precedente di un'altra azienda del gruppo, localizzata a Coseano (Udine), operante sempre nel campo della produzione di pizze che, tuttavia, è già stata chiusa con la perdita di circa 120 posti di lavoro.
Tale precedente non può, quindi, che preoccupare, in quanto vi è il rischio che l'intero ramo di attività - quello alimentare - del gruppo di cui fa parte l'azienda di cui stiamo parlando venga dismesso.
Vi è però un'altra ragione che induce ad ulteriori preoccupazioni: circa due mesi fa l'azienda in questione ha cambiato ragione sociale e ha mutato la sede legale che dal Friuli Venezia Giulia è stata trasferita a Roma. Al di là delle motivazioni di tali decisioni (che non sono conosciute) resta il fatto che con ciò si è preclusa la possibilità alla regione Friuli Venezia Giulia di intervenire per affrontare qualsivoglia azione di sostegno all'attività produttiva in questione.
Lo statuto della regione Friuli Venezia Giulia, infatti, vieta interventi a favore di aziende, la cui sede legale è esterna alla regione. Sulla vicenda, infine, grava un'incertezza relativa alle strategie imprenditoriali del gruppo Malavolta proprietario dell'azienda. Si tratta di un gruppo che occupa più di mille dipendenti distribuiti in settori diversi e in modo particolare nel settore edilizio. In che modo la crisi della Foodinvest Pizza si connette alle vicende del gruppo? Vi è il rischio che essa anticipi una crisi più ampia dell'intero gruppo? Come si vede, l'effetto complessivo potrebbe essere, a questo punto, molto grave. Lo è certamente nell'area dove è localizzata l'azienda, per l'impatto sul mercato del lavoro locale e, specialmente, per quanto riguarda l'occupazione femminile, ma vi potrebbero essere rischi anche per altre aziende collegate allo stesso gruppo.
Le domande poste nell'interpellanza sono molto chiare e vorrei che il rappresentante del Governo fosse, a tale riguardo, quanto mai preciso nelle risposte.
Noi chiediamo, in primo luogo, se il Governo sia a conoscenza dei fatti e in caso di risposta affermativa di quali informazioni disponga relativamente allo stato dell'azienda; in secondo luogo, quali azioni intenda promuovere per evitare la chiusura della fabbrica e infine quale altre azioni intenda perseguire al fine di evitare che nella crisi sia coinvolto anche l'intero gruppo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Antonio Montagnino, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, con riferimento all'atto ispettivo presentato dall'onorevole Pegolo passo ad illustrare gli elementi informativi acquisiti presso i competenti uffici territoriali che, spero, siano sufficientemente precisi.
La Roncadin Bakery srl - facente oggi parte del gruppo Malavolta Corporate nasce nel 1991 come Pizza & Pasta Srl e costruisce lo stabilimento di Meduno nel 1992 per la produzione di pizza surgelata cotta su pietra secondo il metodo tradizionale, primo stabilimento in Europa in tale settore.Pag. 24
L'azienda produce per conto di grandi distributori e non è presente sul mercato con un marchio proprio.
Il mercato di riferimento per la produzione di pizze della Roncadin Bakery è quello dei paesi del centro e nord Europa (Germania, Francia, Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia, Regno Unito ed altri), ove l'azienda esporta circa l'80 per cento della produzione.
La Roncadin prevedeva un posizionamento nella fascia alta del mercato per qualità del prodotto, per italianità ed aspetto artigianale. Tale posizionamento ha richiesto lo sviluppo della produzione con un'alta manualità, particolarmente nella fase della farcitura.
Nel passato il mercato ha riconosciuto e premiato questa scelta, malgrado i maggiori costi. Oggi la congiuntura ha spinto le grandi catene di supermercati ad abbassare i prezzi con conseguente riduzione dei margini operativi per i produttori.
Nel frattempo, sono entrati nel mercato nuovi operatori con stabilimenti più produttivi per una maggiore automazione delle linee. In questa situazione, l'azienda si è vista costretta ad aumentare la produttività, investendo in automazione, pur conservando le caratteristiche che hanno permesso al prodotto di affermarsi sul mercato.
Il programma di ristrutturazione aziendale della Roncadin Bakery Srl, così com'è stato descritto nella domanda per la concessione dei benefici del trattamento di integrazione salariale, riguarda l'azienda nel suo complesso e più massicciamente i reparti addetti alle attività produttive.
Ne deriva che i nuovi investimenti riguardano soprattutto l'area della produzione, mentre le altre aree dello stabilimento (manutenzione, magazzini, logistica e amministrazione) vengono coinvolte a cascata per gli effetti di una sensibile riduzione degli interventi manutentivi, di una riorganizzazione delle attività di logistica e di uno snellimento nelle procedure contabili-amministrative.
Nel marzo del 2006 la Roncadin ha fatto richiesta di esame congiunto per l'attivazione delle procedure CIGS per ristrutturazione aziendale per 24 mesi, con la sospensione a rotazione per un massimo di 80 lavoratori su un organico di 358 unità a decorrere dal 24 aprile 2006.
Il trattamento CIGS è stato concesso con decreto ministeriale del 6 ottobre 2006 relativamente al biennio 24 aprile 2006-23 aprile 2008. La richiesta di CIGS trova fondamento nella caduta, a partire dal 2004, del fatturato, dei prezzi medi e dei margini di contribuzione e nella previsione in un prossimo futuro di ulteriori difficoltà a causa di un mercato alimentare in continua discesa negli ultimi due anni con un significativo calo anche nel settore delle forniture di pizza surgelata alle catene commerciali e ad una forte competitività dei prezzi.
Alla luce di tali fatti l'azienda ha predisposto un programma di ristrutturazione finalizzato a migliorare la competitività dell'azienda, costituito da interventi tesi ad effettuare un'importante azione di recupero delle efficienze in ambito produttivo, in particolare attraverso l'inserimento di linee ad alta automazione, semplificando i processi ed il layout produttivi ed ottimizzando il rapporto tra lavoratori indiretti e diretti, anche attraverso un piano formativo mirato allo sviluppo delle competenze professionali.
In tale scenario, l'azienda ha comunque evidenziato delle eccedenze di personale stimate in 55 unità da individuare tra i lavoratori posti in CIGS nel corso del biennio, per la cui gestione è stato predisposto dall'azienda un piano che prevedeva l'incentivazione all'esodo per circa dieci unità, la collocazione in mobilità finalizzata al raggiungimento del trattamento di quiescenza e per agevolare la ricollocazione di 35 unità nel corso del biennio ed offerte di lavoro provenienti da altre aziende italiane del gruppo Malavolta.
Nello scorso mese di luglio si è tenuto un incontro tra i rappresentanti della regione Friuli Venezia Giulia, il vicepresidente della giunta, l'assessore alle attivitàPag. 25produttive, l'assessore al lavoro, i rappresentanti del gruppo Malavolta e le organizzazioni sindacali, nel corso del quale si è chiesto ai rappresentanti dell'azienda di garantire la regolarità nell'attività e nei pagamenti al personale onde contribuire ad un allentamento delle tensioni occupazionali.
La proprietà a sua volta ha evidenziato che sono state messe in campo iniziative, anche attraverso l'ingresso di un partner finanziario, per superare le attuali difficoltà del gruppo.
Relativamente al fallimento dell'azienda Girali di Coseano, appartenente alla stessa proprietà, attualmente il personale è stato messo in CIGS ed è allo studio un piano di gestione degli esuberi.
Sono in grado, infine, di garantire, e in questo senso rassicurare l'onorevole Pegolo, che la situazione aziendale è seguita con l'attenzione che merita da parte del Ministero del lavoro e previdenza sociale.
PRESIDENTE. Il deputato Pegolo ha facoltà di replicare.
GIAN LUIGI PEGOLO. Mi dispiace, ma non sono assolutamente soddisfatto della risposta. Trovo anche che gran parte degli interrogativi posti nell'interpellanza non hanno trovato riscontro in quanto ci è stato esposto poc'anzi.
Prima di tutto vorrei far presente che le informazioni fornite sono molto lacunose: si riferiscono alla storia di quest'impresa, che peraltro conoscevamo, ma nulla ci dicono della situazione attuale. Nulla ci dicono, per esempio, sul fatto che, nonostante le ipotesi di piani di ristrutturazione produttiva avanzati in passato, non abbiamo dei riscontri a livello locale sotto il profilo di significative modificazioni nel funzionamento della struttura produttiva, né vi sono degli elementi che inducono a ritenere che questo piano abbia dato esiti positivi. Inoltre, non abbiamo oggi alcuna informazione circa la natura della crisi finanziaria di quest'impresa; non sappiamo come mai i lavoratori non vengono pagati; non sappiamo come mai esistono problemi nel pagamento dei contributi, né sappiamo che cosa intende concretamente fare l'impresa, né conosciamo le ragioni per le quali essa ha rifiutato anche la collaborazione della regione Friuli-Venezia Giulia nell'individuazione di nuovi partner. Pertanto, ci è praticamente sconosciuta la situazione attuale: gli elementi che il sottosegretario ha riportato erano noti, ma si riferiscono in larga misura ad eventi del passato.
In secondo luogo, ed è la cosa più grave, nella risposta che ci è stata fornita non vi è alcun elemento relativo ad una iniziativa concreta da parte del Ministero del lavoro nei confronti di questa crisi aziendale. Inoltre, non ci è stata data alcuna risposta relativamente alla condizione generale del gruppo Malavolta, che a questo punto dovrebbe quanto meno essere monitorata, data la crisi che insiste su alcuni degli stabilimenti di questo gruppo. Pertanto, non sappiamo assolutamente se ciò che sta avvenendo in provincia di Pordenone e che è avvenuto prima in quella di Udine abbia una certa connessione con altri avvenimenti, che si sono prodotti o che si possono produrre da altre parti in relazione a stabilimenti dello stesso gruppo; inoltre, non ci viene data alcuna risposta concreta sull'azione che il Governo intende portare avanti per intervenire fattivamente nella crisi di questa azienda.
Apprezzo che il sottosegretario ci dica che la situazione è all'attenzione del Ministero; avrei francamente preferito che mi fosse stato detto quali azioni intendesse concretamente assumere il Ministero; vorrei far presente, come già dicevo prima, che la regione Friuli-Venezia Giulia ha le mani legate per quanto riguarda le azioni da intraprendere nei confronti di questa impresa, perché avendo la suddetta cambiato la sede legale, di fatto è impossibile un intervento finanziario o di sostegno da parte dell'assessorato competente della regione Friuli-Venezia Giulia. Pertanto, ragionevolmente, o vi è un intervento da parte del Ministero competente, oppure questa azienda è lasciata a se stessa. Oggi non abbiamo alcun elemento per dire che viPag. 26sarà un'evoluzione positiva o che le promesse fatte da parte dei titolari dell'aziende in passato in qualche modo si tradurranno in fatti positivi.
Concludendo, signor sottosegretario, credo che il Ministero del lavoro e della previdenza sociale debba assumersi la responsabilità di un'iniziativa diretta su tale questione, ma non può semplicemente stare a guardare ciò che avviene in quella realtà, prendendo poi atto delle conclusioni di una vicenda che rischia di essere drammatica per 320 lavoratori, se non per un numero addirittura superiore in futuro.