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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).
(Richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro - n. 2-00744)
PRESIDENTE. Il deputato Falomi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00744, concernente la richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2), di cui è cofirmatario.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, l'interpellanza urgente è incentrata sulla richiesta di rendere pubblici tutti gli atti che hanno portato alla proposta di trasferimento del dottor Luigi De Magistris e del dottor Mariano Lombardi del tribunale di Catanzaro: rendere pubblici, cioè tutti gli elementi che hanno convinto il Ministero ad avviare l'ispezione sul tribunale di Catanzaro e sui magistrati e rendere pubblica la relazione conclusiva degli ispettori.
In questa vicenda riteniamo che la trasparenza massima sia il migliore antidoto al clima di sospetti e di dubbi che intorno alla stessa si è creato. Se si vogliono evitare dubbi e sospetti, non bisogna aver paura di rendere pubblici tutti gli atti: non bastano, infatti, i brandelli di informazione forniti al Parlamento fino a questo momento, né le anticipazioni di stampa incontrollate o, peggio ancora, interessate.
L'esigenza di una massima trasparenza dell'azione del Governo sul caso De Magistris scaturisce con forza dalla natura delle inchieste, che lo vedono impegnato.
Come è noto, sotto indagine vi sono persone che ricoprono rilevanti ruoli di potere nelle istituzioni, nella politica, nella pubblica amministrazione, nell'economia e nella finanza. Ritengo che la credibilità dell'operato del Governo e delle istituzioni si difenda solo sgombrando il campo dal sospetto che la richiesta di trasferimento sia stata motivata da ragioni politiche, ossia dal tentativo di «togliere di mezzo» un magistrato scomodo: ciò è possibile solo adottando la linea della massimaPag. 41trasparenza sull'operato del Ministero. Credo che nella trasparenza possano essere fornite risposte agli interrogativi presenti nell'opinione pubblica e nell'interpellanza del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, che oggi ho il compito di illustrare.
È necessario, innanzitutto, chiarire una questione: cosa ha convinto il Ministero a mandare gli ispettori al tribunale di Catanzaro?
A giudicare dalla lettura dei numerosi atti parlamentari dedicati alle vicende di tale tribunale, emerge che sono state le precise sollecitazioni di parlamentari ad aver mosso gli ispettori ministeriali. Soltanto in questa legislatura - ma numerose sono state le interrogazioni presentate in quella scorsa - vi sono state le interrogazioni del senatore Iannuzzi di Forza Italia, che chiedeva di indagare sul dottor De Magistris; dei senatori Centaro ed altri, che chiedeva di avviare un procedimento disciplinare nei confronti del dottor De Magistris; dei senatori Palma e Biondi, che chiedevano l'adozione di provvedimenti d'urgenza nei confronti del pubblico ministero De Magistris.
Ovviamente, non è in questione il diritto-dovere dei parlamentari di svolgere la loro attività istituzionale in assoluta e totale libertà, né credo che in questa sede ci si possa soffermare più di tanto sulla curiosa circostanza politica che la richiesta di ispezioni, di censure e di sanzioni provenga soltanto da una stessa parte politica: il centrodestra, la Casa delle libertà.
In questione, invece, sono i criteri che il Ministero adotta nell'avviare l'ispezione. Tra le tante interrogazioni parlamentari che chiedono di attivare ispezioni - ve ne sono veramente tante e di tutti i tipi - come fa il Ministero a stabilire quali siano degne di avere un seguito e quali, invece, debbano essere cestinate e, tra quelle degne di avere un seguito, quali abbiano priorità sulle altre?
È chiaro che, se non si vuole dare adito a sospetti di ispezioni mosse da logiche politiche, occorre rispondere a questi interrogativi.
Vi è, ad esempio, un'interrogazione dei colleghi Mancini, Villetti e Buemi a proposito di comportamenti giudicati anomali del sostituto procuratore della procura di Matera, attraverso la quale si chiede l'avvio di un'attività ispettiva. Perché anche questa interrogazione non viene presa in considerazione? Vi è, cioè, il problema dei criteri che avviano il processo ispettivo.
Vi è poi una seconda questione su cui c'è bisogno della massima chiarezza, quella relativa al trasferimento del dottor De Magistris come misura cautelare motivata da ragioni di urgenza.
Come lei stesso, sottosegretario Li Gotti, ha ricordato al Senato il 21 febbraio scorso, nei confronti del dottor De Magistris il Ministero ha promosso due ispezioni: la prima promossa dal Ministro Castelli il 15 novembre 2005, la seconda attivata dal Ministro Mastella il 18 ottobre 2006.
Della prima non abbiamo avuto alcuna notizia, ossia non sappiamo quale fine abbia fatto, ma sarebbe interessante poterne leggere le risultanze. Della seconda, promossa dall'attuale Ministro della giustizia, sappiamo solo che la relazione conclusiva è stata depositata l'8 marzo 2007, cioè sette mesi fa.
La domanda è oggettiva: perché chiedere un provvedimento urgente dopo aver lasciato trascorrere ben sette mesi dalla conclusione dell'ispezione? Vi è una contraddizione evidente e sarebbe bene avere una risposta.
Vi è un'ulteriore questione, che credo meriti maggiore chiarezza e che la pubblicità della relazione ispettiva aiuterebbe a comprendere meglio. Un'agenzia ANSA del 24 settembre scorso riportava la notizia secondo la quale la relazione ispettiva, da cui è stata attivata la richiesta di trasferimento dei due magistrati di Catanzaro, avrebbe chiesto il trasferimento di cinque magistrati (due del tribunale di Catanzaro, il dottor De Magistris e il dottor Mariano Lombardi, e tre del tribunale di Potenza), ritenendo gravi le loro condotte.
Quali sono le ragioni che hanno spinto il Ministero a chiedere il trasferimento deiPag. 42soli magistrati di Catanzaro, a fronte di una richiesta che, secondo notizie di agenzia, avrebbe riguardato cinque magistrati (tre di Potenza e due di Catanzaro)? Credo che sia importante fornire una risposta a tale domanda.
Infine, chiedo se corrisponda al vero che il dottor Lombardi, capo della procura e del tribunale di Catanzaro, sarà collocato in pensione tra tre mesi. Chiedo se tale notizia risulti confermata. La questione che sorge è la seguente: qual è il senso di una richiesta di trasferimento nei confronti di una persona che fra tre mesi andrà in pensione? Non è una domanda peregrina: la risposta serve a chiarire la vera portata dell'iniziativa assunta dal Ministero.
Come si può constatare, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, ho posto molte domande, però esse hanno un solo obiettivo: non quello di prendere le parti di Tizio contro Caio, o viceversa, ma di rendere trasparente e comprensibile all'opinione pubblica tutto l'iter che ha portato alla richiesta di trasferimento. Infatti, consideriamo la massima trasparenza come condizione fondamentale per diradare il clima di sospetto che si è creato attorno a questa vicenda e per dare una credibilità forte alle nostre istituzioni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ho colto lo spirito dell'interpellanza e cercherò di essere esauriente, anche attraverso una ricostruzione cronologica degli avvenimenti.
Peraltro, si deve puntualizzare che il 26 settembre del 2007 il Ministro, in occasione della risposta a due interrogazioni a risposta immediata, ha già posto in luce le ragioni che lo hanno indotto a chiedere al CSM il trasferimento in via cautelare del procuratore della Repubblica di Catanzaro, dottor Mariano Lombardi, e del sostituto procuratore, dottor Luigi De Magistris.
Pare comunque opportuno inquadrare la materia oggetto dell'odierna interpellanza attraverso una sommaria ricostruzione cronologica.
La procura della Repubblica di Catanzaro è stata oggetto di plurimi rapporti ispettivi, a seguito di plurime segnalazioni che muovevano censure all'attività professionale di magistrati di detta procura. Una prima relazione, depositata il 12 ottobre 2005, evidenziava profili di irregolarità nella gestione dell'ufficio giudiziario e aspetti di conflittualità nei rapporti interpersonali tra i magistrati stessi. In detta relazione ispettiva, considerate le segnalazioni, le interrogazioni parlamentari e gli esposti pervenuti frattanto nei confronti del dottor De Magistris, l'ispettorato proponeva che venisse disposta un'autonoma indagine nei confronti dello stesso per poter verificare e valutare i fatti denunciati, segnatamente quelli rappresentati nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-09170 del 25 luglio 2005 del senatore Bucciero.
Il Ministro della giustizia, il 15 novembre 2005, disponeva un'apposita inchiesta amministrativa. Nel corso dell'attività ispettiva, il 12 ottobre 2006 sopravveniva l'interpellanza n. 2-00072 del senatore Centaro, con cui si segnalavano ulteriori irregolarità.
Il Ministro della giustizia il 18 ottobre 2006 disponeva quindi un'estensione dell'inchiesta in corso, con riguardo alle vicende riportate nell'interpellanza del senatore Centaro. Questa inchiesta amministrativa si concludeva l'8 marzo 2007 e gli atti venivano trasmessi alla direzione generale magistrati del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria per le valutazioni di competenza e per la formulazione delle conseguenti proposte al Ministro.
Il successivo 2 aprile 2007 il Ministro della giustizia disponeva accertamenti preliminari a seguito della pubblicazione di articoli di stampa su talune iniziative assunte nei confronti del dottor De Magistris da parte del dottor Mariano Lombardi, procuratore della Repubblica di Catanzaro. In particolare, risultava che al dottor De Magistris fosse stata revocata la delegaPag. 43relativa all'inchiesta denominata «Poseidone», concernente presunti illeciti nella gestione dei finanziamenti dell'Unione europea nel settore della depurazione in Calabria.
A seguito degli accertamenti preliminari, il Ministro ha disposto, il 17 maggio 2007, un'inchiesta amministrativa con estensione in data 30 maggio. Dal complesso delle inchieste amministrative e dei fatti accertati anche nel corso di procedure azionate da altri organi titolari del potere di iniziativa disciplinare - mi riferisco alla procura generale della suprema Corte di cassazione - e comunicati ritualmente agli uffici, sono state evidenziate gravi irregolarità nella gestione di alcuni procedimenti penali assegnati al dottor De Magistris.
In particolare, tali irregolarità hanno avuto effetti negativi sul procedimento denominato «Toghe lucane», al dottor De Magistris coassegnato. Sono state rilevate, in primo luogo, gravi anomalie del decreto di perquisizione del 5 giugno 2007 emesso nei confronti del dottor Tufano, procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza, eseguito il 7 giugno 2007 ed annullato dal tribunale del riesame il 3 luglio 2007.
In particolare, è emersa la non pertinenza della motivazione del suddetto decreto laddove vengono richiamati procedimenti penali sforniti di attinenze ai reati ipotizzati, con conseguente illegittima diffusione dei relativi atti di indagine e violazione del diritto alla riservatezza di persone completamente estranee ai fatti e, tuttavia, impropriamente citate per circostanze del tutto indifferenti ai fini della motivazione dell'atto. È altresì emersa la violazione del dovere di preventiva informazione nei confronti del procuratore della Repubblica, capo dell'ufficio e codelegato alla trattazione del procedimento.
Nell'ambito di altri procedimenti penali, inoltre, sono state rilevate l'omissione della richiesta di convalida di un provvedimento di fermo nei confronti di più indagati, nonché l'adozione di un decreto di perquisizione anch'esso in violazione del dovere di informazione verso il capo dell'ufficio.
Sono state rilevate, inoltre, analoghe anomalie nella gestione di altro delicato procedimento penale a lui coassegnato, il procedimento «Poseidone», ove il magistrato ha omesso di iscrivere nel registro degli indagati i nominativi di un generale della Guardia di finanza e di un parlamentare, nonostante il compimento di atti di indagine nei loro confronti, e non ha informato gli altri magistrati coassegnatari in merito alle iniziative assunte.
Il dottor De Magistris, inoltre, benché non più legittimato a procedere, poiché era intervenuta la revoca della codelega (mi riferisco sempre al processo «Poseidone»), compiva un ulteriore ed importante atto del procedimento, disponendo la trasmissione degli atti ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale alla procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno, sottraendone così la disponibilità ai magistrati coassegnatari.
Le reiterate violazioni del dovere di preventiva informazione verso il capo dell'ufficio evidenziavano, d'altro canto, una situazione di obiettiva e grave incompatibilità nei rapporti tra procuratore e sostituto. È emerso ancora un rapporto ritenuto scorretto con gli organi di stampa, avendo il dottor De Magistris reso un'intervista al quotidiano il Giornale, avente per contenuto fatti oggetto di indagini in corso.
Il concreto comportamento del dottor De Magistris, così come è emerso dalle risultanze ispettive, ha indotto quindi il Ministro, in sintonia con quanto prospettato dagli uffici tecnici del Ministero, a ritenere sussistenti i presupposti per attivare la procedura di incompatibilità ambientale e funzionale.
In particolare, le ragioni dell'urgenza sono connesse alla reiterazione e alla gravità delle violazioni rilevate nella gestione di delicati procedimenti penali e, conseguentemente, alla necessità di provvedere tempestivamente a porre rimedio a tale situazione.Pag. 44
Per tali motivi, il Ministro ha ritenuto che il predetto magistrato non possa continuare ad esercitare le funzioni giudiziarie requirenti presso la sede di Catanzaro con il dovuto prestigio e con la necessaria trasparenza.
Va sottolineato, peraltro, che l'intero sistema disciplinare e paradisciplinare è stato oggetto di profonde riforme a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 109 del 2006. L'articolo 13 non contempla più il potere del Consiglio superiore della magistratura di disporre il trasferimento d'ufficio di un magistrato per incompatibilità ambientale indipendentemente dall'esercizio di un'azione disciplinare, così com'era previsto dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie, ed affida, invece, al Ministro della giustizia la responsabilità di tale iniziativa, nei casi di urgenza, in connessione con l'esistenza di un procedimento disciplinare da lui promosso. Conseguentemente, il nuovo sistema sarebbe vanificato se il Ministro, in presenza delle condizioni previste dalla normativa, non esercitasse tempestivamente i poteri attribuitigli dalla legge.
Pertanto, così come già in altri cinque casi in cui il Ministro ha avanzato al CSM richiesta di trasferimento di magistrati, si giustifica la preoccupazione che condotte di gestione anomala e individualistica di procedimenti delicatissimi e rapporti scorretti con la stampa possano gravemente compromettere, anche con effetti sulle inchieste in corso, sia l'efficienza sia l'immagine della procura di Catanzaro.
Con specifico riferimento alla posizione del dottor Lombardi, si comunica che a carico del medesimo il procuratore generale presso la Corte suprema di cassazione ha promosso un'azione disciplinare per una serie di anomalie emerse nella gestione della procura della Repubblica di Catanzaro, essendo incorso il dottor Lombardi, nella sua qualità di procuratore della Repubblica, in gravi violazioni di legge, nonché nella reiterata e grave inosservanza delle norme regolamentari e delle disposizioni sul servizio giudiziario adottate dal CSM e dal consiglio giudiziario della corte di appello di Catanzaro.
Le violazioni riscontrate dall'ispettorato generale del Ministero mettono in luce una persistente negligenza nella gestione dell'ufficio cui il magistrato è preposto, con effetti negativi sull'attività della procura della Repubblica e, in particolare, sulla gestione del procedimento denominato «Toghe lucane», a lui coassegnato.
In particolare, il dottor Lombardi, nonostante la codelega, ha omesso di interessarsi delle relative indagini, di fatto svolte esclusivamente dal dottor De Magistris, e conseguentemente di segnalare agli organi competenti condotte, pur disciplinarmente apprezzabili, del sostituto coassegnatario, nei confronti del quale non esercitava adeguatamente il proprio dovere di vigilanza.
Il concreto comportamento del capo dell'ufficio, che ha manifestato una grave e obiettiva incompatibilità nei rapporti con il dottor De Magistris, ha fatto, quindi, ritenere sussistenti i presupposti per l'attivazione della procedura di incompatibilità ambientale e funzionale.
Infatti, le delicate funzioni assegnate al procuratore e la visibilità derivante proprio dall'incarico ricoperto, soprattutto ove si consideri che si tratta della direzione di un ufficio sito in un territorio nel quale gravitano numerosi soggetti di elevato spessore criminale, contrastano con la propensione rivelata dal magistrato ad essere del tutto inerte e a non intervenire, in particolare, quale capo dell'ufficio e coassegnatario in un procedimento di rilievo per la veste pubblica dei destinatari e per i dirompenti effetti che si sarebbero poi verificati.
Le ragioni dell'urgenza sono connesse alle anzidette funzioni di capo dell'ufficio e, conseguentemente, alla necessità di provvedere tempestivamente a porre rimedio a tale situazione. Né può assumere alcun rilievo la prossimità del collocamento a riposo del magistrato, quando, come nel caso del dottor lombardi, siano appunto gravi e reiterate le anomalie riscontrate e influenti sul buon andamento dell'ufficio da lui diretto.
Per tali motivi il Ministro ha ritenuto che il magistrato non possa continuare adPag. 45esercitare le funzioni giudiziarie requirenti, né a permanere nella sede di Catanzaro con il dovuto prestigio e la necessaria trasparenza.
Per completezza di informazione, deve infine osservarsi che non è esatta l'affermazione degli interroganti secondo cui il Ministro della giustizia avrebbe accolto soltanto in parte le richieste di trasferimento formulate dagli ispettori, giacché alcune posizioni sono ancora oggetto di valutazione da parte del Ministro.
Si precisa, infine, che il Ministro della giustizia, nelle iniziative che ha assunto, non è stato mosso da alcuna volontà di interferenza con l'autonomo potere giudiziario bensì, al contrario, da una seria preoccupazione relativa al corretto funzionamento della procura di Catanzaro, preoccupazione che lo ha indotto ad attivare le iniziative di carattere cautelare che la legge gli attribuisce.
Va chiarito, infine, che la relazione ispettiva depositata all'esito dell'inchiesta amministrativa da cui sono emerse le rilevate anomalie è un atto, allo stato, non ostensibile, trattandosi di documento attualmente al vaglio del Consiglio superiore della magistratura.
PRESIDENTE. Il deputato Falomi ha facoltà di replicare.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, mi ritengo solo parzialmente soddisfatto, perché molte delle questioni testé illustrate dal sottosegretario Li Gotti hanno già formato oggetto di risposta da parte del Governo in altre occasioni. Se si considerano i resoconti stenografici di altri momenti parlamentari di confronto sulla stessa materia tra Parlamento e Governo in occasione dello svolgimento di atti di sindacato ispettivo, ci si accorge che sono tutti discorsi già fatti.
Prendo atto che, in realtà, è stata data risposta solo ad alcune delle richieste già avanzate con l'interrogazione in esame; ne avevo infatti formulate sostanzialmente cinque: quella relativa alla pubblicità della relazione degli ispettori (e degli atti che hanno motivato l'ispezione); quella che riguarda i criteri utilizzati dal Ministero nell'utilizzazione di segnalazioni, esposti o articoli di giornale in base ai quali, successivamente, vengono promosse le ispezioni (vi deve pur essere, infatti, un criterio di oggettività e di priorità); quella riguardante la questione dell'urgenza; quella relativa ai motivi in base ai quali si è proceduto alla richiesta di trasferimento soltanto per due magistrati, sebbene le richieste degli ispettori fossero riferite a cinque di essi; infine, la richiesta relativa al significato del trasferimento di un magistrato sul punto di essere collocato a riposo.
Ad alcune di queste domande, in realtà, ho ricevuto delle risposte, sebbene (lo dico subito) non tutte soddisfacenti. Prendo atto delle risposte che mi sono state date, del fatto che, se non ho capito male, con riferimento al collocamento a riposo vi sarebbe un giudizio di irrilevanza rispetto alle questioni che sono al centro della vicenda. Prendo atto, altresì, di quanto affermato in questa Assemblea dal sottosegretario Li Gotti in relazione agli altri tre magistrati della procura di Potenza, su cui il Ministro sta ancora compiendo delle valutazioni.
Non ho ricevuto risposta sulla questione dell'urgenza. Se la questione fosse stata talmente urgente, francamente i sette mesi che si sono fatti trascorrere dal deposito della relazione degli ispettori mi sembrano un tempo eccessivamente lungo, perché soltanto un provvedimento chiesto immediatamente, dopo una valutazione rapida della relazione degli ispettori, avrebbe dato senso alla richiesta d'urgenza. Invece, francamente, trovo contraddittorio lasciar trascorrere sette mesi e chiedere successivamente interventi d'urgenza.
Allo stesso modo, non ho ricevuto alcuna risposta sul tema relativo alle modalità con cui il Ministero attiva le ispezioni ministeriali. Lei conosce - per averlo sicuramente seguito - il dibattito svoltosi, nella scorsa legislatura, sulla riforma dell'ordinamento giudiziario in relazione anPag. 46che a tale tematica e ricorderà come settori del centrosinistra si siano opposti a tale tipo di procedura.
Certo tale procedura adesso esiste, ma forse, proprio per le ragioni di quella opposizione, andrebbe utilizzata con maggiore prudenza ed equilibrio, e con una migliore valutazione dei vari aspetti. In assenza, però, di chiari criteri attraverso cui il Ministero deve agire per potere avviare le ispezioni, il rischio è che poi le logiche siano veramente di tipo politico. Sono decine le interrogazioni parlamentari che chiedono al Governo ispezioni nei riguardi di questo o quel tribunale ma l'ispezione presso il tribunale di Catanzaro si è mossa con una singolare velocità; si deve sottolineare tale circostanza in ordine alla quale, invero, non ho avuto risposta.
Quanto alla pubblicità della relazione, lei, signor sottosegretario, mi ha risposto che non si tratta di un atto ostensibile dal momento che è in corso una decisione del Consiglio superiore della magistratura. Non so a quale norma di legge faccia riferimento tale orientamento circa la non ostensibilità e la non pubblicabilità delle relazioni degli ispettori; non lo so, e forse sarebbe meglio precisarlo. A fronte, tuttavia, del fatto che frammenti di relazione escono, virgolettati, su tutti i giornali e sulle agenzie di stampa, non sarebbe meglio rendere tutto pubblico in modo che tutto sia trasparente?
Tale modalità di intervento nel procedimento alimenta molti sospetti. Il senso del nostro intervento è esattamente quello di dare la massima pubblicità. Infatti, se non esistono ostacoli legislativi che impediscono la pubblicità degli atti, si dovrebbe insistere ancora su questo punto nevralgico. Servirebbe a chiarire come ci si è attivati, chi è intervenuto, come e quali siano state le risultanze concrete in modo che anche l'opinione pubblica possa esprimere un suo giudizio. Soprattutto, è importante che possa farlo il Parlamento italiano, sempre costretto a giocare di rimessa sulle parti di relazione che escono sui giornali e sulle agenzie, senza avere mai il quadro preciso delle questioni da esaminare.
Per tale motivo non posso dichiararmi soddisfatto delle risposte; ne ho avuta qualcuna, ma molte altre sono rimaste inevase.