Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).
(Iniziative ispettive in relazione al provvedimento di concessione degli arresti domiciliari al signor Marco Ahmetovic - n. 2-00747)
PRESIDENTE. La deputata Carlucci ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leone n. 2-00747, concernente iniziative ispettive in relazione al provvedimento di concessione degli arresti domiciliari al signor Marco Ahmetovic (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmataria.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza a mia firma è stata scritta il 19 settembre sull'onda dello sconcerto e dello stupore provocati dalla notizia della scarcerazione di Ahmetovic che - vi ricordo - qualche mese prima, guidando un suo sgangherato furgoncino a centoventi chilometri orari, di notte, ubriaco, aveva ucciso quattro ragazzi che tornavano dall'aver comprato il gelato.
Sull'onda di questa emozione decido di scrivere, insieme ad altri colleghi, l'interpellanza in oggetto, ma devo dire che l'emergenza e la costernazione sono quotidiane perché - guarda caso - è proprio di ieri la notizia del brigatista Piancone che ha partecipato ad una rapina essendo stato scarcerato o comunque trovandosi nella possibilità di uscire dal carcere (peraltro era stato condannato all'ergastolo). Di conseguenza - ripeto - la quotidianità di tali notizie ci porta a dimenticare che ogni giorno stampa e telegiornali diffondono dei veri e propri bollettini di guerra.
Quindi Ahmetovic, dopo aver ucciso questi quattro ragazzi, viene scarcerato e gli vengono riconosciuti gli arresti domiciliari che sconta in un residence a San Benedetto del Tronto. Il giovane delinquente ha ottenuto gli arresti domiciliari grazie alla confessione di una precedentePag. 47rapina avvenuta in un ufficio postale di un paese limitrofo per la quale è stato raggiunto in carcere da un ordine di arresto.
Nonostante il parere contrario della procura, quindi, il GIP del tribunale di Ascoli, Annalisa Gianfelice, ha concesso una misura detentiva diversa. Per evitare possibili tentativi di fuga da parte dell'imputato la procura della Repubblica ha disposto una sorveglianza massiccia attorno a tale residence.
Mi viene in mente che il Governo, proprio perché si tratta di un'emergenza continua, sbandiera tutti giorni la certezza della pena mentre poi, nell'amministrazione quotidiana della pena, lascia correre.
Secondo notizie provenienti dalla procura la prossima udienza si terrà domani ed è probabile che lo stesso giorno il giudice pronuncerà la sentenza, che non potrà essere inferiore ai quattro anni, e quindi Ahmetovic tornerà in carcere, dove avrebbe potuto tranquillamente rimanere per tutto questo periodo. Non dimentichiamo - ripeto - che nel bollettino quotidiano di guerra figurano omicidi - quello di Sanremo o quello dei coniugi trevigiani - compiuti da persone uscite dal carcere ma in attesa di farvi ritorno nelle more della sentenza definitiva ovvero di un giudizio definitivo.
Nei giorni scorsi il Ministro dell'interno, dottor Giuliano Amato, ha sollevato il problema di una possibile deriva autoritaria del Paese a causa del crescente allarme sociale dovuto alle attività illecite e criminali dei clandestini - e non solo - e tale allarme oggettivamente è accresciuto dai comportamenti di magistrati come Annalisa Gianfelice, che da sola rende invisa ai cittadini l'intera magistratura.
Ma vorrei anche aggiungere che il Ministro, sempre il Ministro Amato, ha sentenziato proprio in questi giorni, credo proprio oggi, che i giudici devono essere consapevoli di esercitare una responsabilità enorme (questo lo sapevamo anche noi, non c'era bisogno che ce lo dicesse Amato). Quanto noi vorremmo capire a questo punto, e che anche i cittadini vorrebbero capire, è se i giudici hanno la preparazione, la mentalità, l'esperienza necessarie per essere davvero responsabili.
Giungo così alle domande che riguardano il giudice in questione, Annalisa Gianfelice: anzitutto, chiedo quale sia il costo complessivo della massiccia sorveglianza disposta presso l'appartamento in cui Marco Ahmetovic si trova tuttora agli arresti domiciliari; quindi, se la dottoressa Gianfelice possa disporre così liberamente delle risorse, peraltro scarse, del Ministero della giustizia in favore di un imputato che dovrà tornare in carcere, e anche avverso il parere della procura; infine, se non si ritenga opportuno avviare un'ispezione sul funzionamento del tribunale di Ascoli e se non si ritenga opportuno invitare il Consiglio superiore della magistratura a predisporre una direttiva che imponga ai magistrati un'interpretazione più restrittiva delle norme che sanzionano comportamenti di elevato allarme sociale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ovviamente nel rispondere all'interpellanza vertente su questo caso, devo richiamare la dovuta attenzione sulla differenza che esiste nel nostro Paese, ma anche in altri, tra pena e misura cautelare, nel senso che sono due istituti diversi, regolati da regimi diversi.
Le informazioni che sono a noi pervenute - trasmesse dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dal tribunale di Ascoli Piceno e dalla procura della Repubblica presso il tribunale, nonché dal Ministero dell'interno - mettono in evidenza che Marco Ahmetovic, nato a Caserta il 25 aprile 1985, è stato arrestato il 24 aprile 2007 e successivamente condotto in stato di custodia cautelare presso la casa circondariale di Ascoli Piceno su ordinanza del GIP di Ascoli Piceno, emessa nell'ambito del procedimento penale n. 1326 del 2007 per reati commessi in Appignano del Tronto il 23 aprile.Pag. 48
In data 14 settembre 2007, mentre l'Ahmetovic si trovava già in carcere, gli è stata notificata l'ordinanza di custodia in carcere emessa dal GIP nell'ambito del procedimento penale n. 1158 del 2007, aperto nei suoi confronti per i reati di tentata rapina, ricettazione e violazione della legge sulle armi commessi il 10 novembre 2006 in località Malignano in concorso con altri soggetti.
Il 17 settembre 2007 l'Ahmetovic è stato dimesso dal carcere di Ascoli Piceno per essere ristretto agli arresti domiciliari in un appartamento ubicato in un residence sito in San Benedetto del Tronto.
Più nello specifico, deve dirsi che il detenuto era stato arrestato dai carabinieri per i reati di omicidio colposo plurimo, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza e quindi sottoposto alla misura cautelare su ordinanza emessa dal GIP, dottoressa Annalisa Gianfelice.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 15,55)
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il 14 giugno successivo il medesimo GIP ha respinto l'istanza di sostituzione della misura in atto con quella degli arresti domiciliari e ha motivato il provvedimento di rigetto rilevando che «non emergono fatti o circostanze tali da far ritenere che siano venute meno o che siano attenuate le esigenze cautelari poste a fondamento dell'ordinanza del 26 aprile 2007 applicativa della custodia cautelare in carcere».
Durante il periodo di restrizione cautelare in carcere, all'Ahmetovic è stata notificata la successiva ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP, dottoressa Gianfelice, per concorso nei reati di tentata rapina per i fatti del 10 novembre 2006 in località Malignano.
Il 17 settembre 2007 il GIP, su istanza della difesa dell'imputato, ha sostituito la misura della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. Nel motivare la sostituzione della misura, il GIP ha tenuto conto del periodo di carcerazione sofferto dall'imputato e dell'atteggiamento collaborativo da lui tenuto nell'interrogatorio, nel corso del quale vi era stata un'ampia ammissione degli addebiti e l'indicazione del nome dei complici. Le esigenze cautelari, pertanto, sebbene ancora esistenti, sono state valutate dal GIP come «affievolite» e come tali contenibili con la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
Sempre nella medesima data del 17 settembre 2007, il tribunale di Ascoli Piceno, in composizione monocratica nella persona del giudice dottor Marco Bartoli, si è pronunziato sulla istanza avanzata dalla difesa dell'Ahmetovic nell'ambito del procedimento penale n. 1326 del 2007 per i fatti commessi in Appignano (configurati quali omicidio plurimo colposo) e, su parere favorevole della pubblica accusa, ha sostituito, per l'Ahmetovic, la custodia in carcere con gli arresti domiciliari. Nel suo provvedimento il tribunale ha ritenuto l'adeguatezza della misura meno afflittiva degli arresti domiciliari, ponendo in luce: in primo luogo, lo stato di incensuratezza dell'imputato, allo stato non ancora gravato da condanne definitive; quindi, la natura colposa del reato di omicidio contestato; infine, la non attualità del pericolo di fuga, da ritenersi non più «ragionevolmente probabile» alla luce dell'idoneità del domicilio indicato dall'Ahmetovic come luogo di restrizione domiciliare.
Tanto premesso, non si ritiene che la vicenda in esame si presti ad ambiguità ed incertezze, poichè in tutti i provvedimenti destinati a incidere sullo status libertatis dell'Ahmetovic, l'autorità giudiziaria ha indicato circostanze di fatto e motivazioni di diritto poste a fondamento delle proprie decisioni. È di tutta evidenza, quindi, che le doglianze in questione appaiono inquadrabili nel merito dell'attività giurisdizionale e, come tali, sottratte al sindacato amministrativo ove, come nel caso di specie, non emergano, prima facie, elementi di abnormità. Le valutazioni decisionali esplicitate nei provvedimenti dell'autorità giudiziaria, invero, possono essere confutate ricorrendo ai rimedi processuali prePag. 49disposti all'uopo dall'ordinamento e non possono, ma soprattutto non devono, essere oggetto di verifica ministeriale, ancorché di natura disciplinare, se non appaiono abnormi sul piano deontologico.
Per quanto riguarda, poi, i controlli disposti sia dall'Arma dei carabinieri che dalla Polizia di Stato per garantire la sorveglianza presso l'abitazione dell'Ahmetovic, occorre sottolineare che si tratta di controlli normalmente previsti per le persone in regime di detenzione domiciliare e che la maggiore sorveglianza predisposta in occasione della manifestazione di protesta posta in essere dai familiari dei giovani deceduti è stata necessitata da ragioni di ordine pubblico e, come tale, è stata disposta in totale autonomia dall'autorità di pubblica sicurezza. Pertanto, così come rappresentato dalla prefettura di Ascoli Piceno, i servizi svolti a San Benedetto del Tronto sono stati effettuati nel normale svolgimento delle attività di istituto, e non hanno determinato alcun costo aggiuntivo oltre all'indennità di ordine pubblico corrisposta nella misura di 13 euro giornaliere lorde per il personale in sede e di 18,20 euro per il personale fuori sede.
PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, naturalmente non mi posso dichiarare soddisfatta. La sua risposta è tecnicamente perfetta, anche se devo osservare che durante il processo il tribunale fu blindato, a spese dei contribuenti, in quanto non solo i parenti delle vittime, ma una folla impressionante lo avevano circondato, proprio perché avrebbero voluto fare qualcosa a questo Ahmetovic. Si tratta di soldi dei contribuenti, e nel momento in cui si parla di tagli ai costi inutili, mi domando perché una persona che avrebbe potuto tranquillamente stare in galera si trovi invece in un residence ed è guardato a vista per paura non che scappi, ma che qualcuno gli possa far del male.
Dunque, la risposta è tecnicamente perfetta, così come sono tecnicamente perfetti i provvedimenti di scarcerazione: è infatti evidente che se queste persone escono dopo pochi giorni lo fanno in base alla legge. Quel che però trovo pericolosissima è questa cultura del perdonismo e questo diffuso buonismo che la sinistra predica: mischiati insieme, infatti, producono una miscela esplosiva, che esplode purtroppo in faccia al cittadino.
Ripeto che, se non si troverà un rimedio per queste sentenze o per queste risposte tecnicamente perfette, le parole del Ministro Amato, che ha affermato che bisogna stare attenti a una deriva pericolosissima, avranno purtroppo un riscontro, poiché la gente è stufa Ho preparato una piccola rassegna stampa degli ultimi tre mesi sui fatti di sangue e i crimini commessi da persone che erano uscite dal carcere con facilità, grazie a provvedimenti di perdono. Dobbiamo dunque mettervi sull'avviso: questo è quel che accadrà, perché la gente è stufa di vedere che persone che hanno commesso omicidi sono fuori dal carcere dopo pochi giorni in virtù di provvedimenti tecnicamente perfetti.