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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).
(Procedura del servizio idrico integrato dell'ambito territoriale ottimale Palermo 1 - n. 2-00668)
PRESIDENTE. L'onorevole Dioguardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00668, concernente procedure del servizio idrico integrato dell'ambito territoriale ottimale Palermo 1 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, la mia interpellanza urgente verte sull'affidamento del servizio idrico integrato dell'ATO Palermo 1. È una vicenda oscura, con aspetti di particolare gravità, che dimostra ulteriormente che l'acqua deve restare un bene pubblico, per quanto riguarda sia la proprietà, sia la gestione.
La vicenda è iniziata nel 2002, quando l'assemblea dei sindaci dell'ATO Palermo 1 ha scelto a larghissima maggioranza di pervenire alla selezione del gestore tramite asta pubblica aperta a tutti (imprese pubbliche, miste e private). Il primo bando diPag. 72gara, del 2003, prevedeva che, affinché l'asta pubblica fosse valida, fossero presentate almeno due offerte. Nel caso specifico, poiché è pervenuta una sola offerta, la gara è andata deserta. A quel punto, con gli stessi parametri di gara è stata attivata una procedura negoziata: anche in questo caso, però, essendo pervenuta una sola offerta, la procedura è stata dichiarata deserta.
Considerato che le procedure amministrative intraprese non avevano portato all'individuazione del gestore e verificato l'alto livello di contenzioso che si era ingenerato, il presidente della regione siciliana, nella sua qualità di commissario straordinario per l'emergenza idrica in Sicilia, con decreto emanato nel mese di agosto del 2005 ha nominato un commissario ad acta, che ha esautorato i poteri conferiti per legge all'assemblea dei sindaci. Il commissario ad acta è stato individuato nella persona del professore ingegner Mazzola, il quale fra l'altro qualche anno prima era stato presidente della Sogesid Spa, la società pubblica che aveva definito il piano d'ambito.
Il commissario ad acta ha ricevuto dal presidente il compito di provvedere, in via sostitutiva dell'assemblea dei sindaci e del presidente della provincia di Palermo, al compimento delle procedure per l'affidamento del servizio idrico integrato entro i successivi tre mesi. Con due decreti successivi, il termine di scadenza del commissariamento è stato prorogato fino al mese di giugno del 2006. A fine dicembre del 2005 è stato pubblicato uno nuovo bando di gara, in cui era previsto specificamente che, anche in presenza di una sola offerta, la gara sarebbe stata considerata valida. Il nuovo articolato posto a gara è stato notevolmente modificato dal commissario Mazzola.
In data 18 gennaio 2006 è stato emanato il nuovo bando, la cui scadenza è stata fissata per il 28 febbraio 2006. In data 10 marzo 2006 - quindi più di tre mesi prima della scadenza, fissata per il 30 giugno - il commissario per l'autorità dell'ambito territoriale, il professore Mazzola, ha rassegnato le dimissioni.
Nel luglio 2006 l'assemblea dei sindaci ha approvato l'atto d'indirizzo, nel quale era prevista la possibilità che il gestore potesse accordare una gestione stralcio e salvaguardata all'Amap Spa, l'azienda municipalizzata delle acque potabili di Palermo.
Nella medesima data, l'assemblea dei sindaci ha nominato la commissione di gara per la valutazione dell'unica offerta pervenuta. La commissione di gara si è riunita in tutto - voglio sottolinearlo - tre volte (31 luglio, 30 agosto e 31 agosto 2006), per controllare tutta la documentazione e ha aggiudicato provvisoriamente la gara all'associazione temporanea di imprese che aveva presentato l'unica offerta.
Nella seduta del 4 settembre 2006 l'assemblea dei sindaci aggiudicava provvisoriamente l'affidamento in concessione della gestione del servizio idrico integrato dell'ambito territoriale Palermo 1 all'unico soggetto partecipante, l'associazione raggruppamento temporanea di imprese con a capo la mandataria Acque potabili Spa, alla quale si aggiungono altre dieci imprese, (inizialmente erano nove). Nel gennaio 2007, l'assemblea dei sindaci ratificava l'affidamento ad Acque potabili Spa.
Nell'aprile 2007 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato faceva pervenire - particolare significativo - dietro richiesta, una segnalazione, un parere, in cui si evidenziava in maniera chiara che il bando di gara per l'affidamento della gestione del servizio idrico integrato dell'ATO Palermo 1 aveva gravemente - così si esprime l'Autorità - violato i più elementari principi in materia di tutela della concorrenza ed efficacia dell'attività amministrativa. Alla fine, l'Autorità garante - parliamo di un'autorità nazionale - auspicava che le istituzioni interessate intervenissero, anche attraverso il meccanismo dell'autotutela amministrativa, per assicurare che le gare per l'affidamento della gestione del servizio idrico integrato si svolgessero in base a un effettivo confronto concorrenziale, funzionale alla fornitura di servizi sempre migliori per la collettività. La provincia e il comune richiedevano un ulteriore parere all'Autorità,Pag. 73che nel giugno 2007 confermava il parere già espresso, ritenendo che non sussistevano elementi in base ai quali potesse essere cambiato. Nel maggio 2007 l'assemblea dei sindaci sospendeva le procedure per la sottoscrizione del contratto in autotutela. Nel frattempo il TAR della Sicilia, che avrebbe dovuto pronunciarsi sulla sospensiva, non lo ha fatto più - dal momento che la sospensione era stata già disposta dall'assemblea dei sindaci e dal presidente della provincia - e si è riservato di decidere nel merito.
Improvvisamente, il 14 giugno 2007, all'indomani dell'approvazione da parte della Camera dell'articolo 9 del cosiddetto decreto Bersani, che prevede una moratoria dell'affidamento a privati, è stata sottoscritta dal presidente della provincia, che non ha convocato l'assemblea dei sindaci, la convenzione di gestione e, conseguentemente, il servizio è stato affidato alla società Acque potabili siciliane Spa.
L'intera vicenda e le procedure adottate presentano aspetti poco trasparenti, che l'Autorità garante ha evidenziato in maniera molto chiara. Si capisce anche dalle somme in gioco che vi sono interessi enormi di milioni e milioni di euro: soltanto per i primi tre anni fa riferimento ad importi pari a quasi 300 milioni di euro.
Tutto ciò dimostra ulteriormente come l'acqua debba essere preservata da speculazioni e appetiti di vario tipo.
Altro aspetto su cui l'Autorità si esprime e che lascia sicuramente molto perplessi è il fatto che sembra che si possa ingenerare un vero e proprio problema di conflitto di interessi, considerato che l'ingegner Mazzola, contestualmente all'incarico di commissario ad acta per l'attuazione dell'affidamento del servizio idrico integrato, ricopriva anche l'incarico di consigliere d'amministrazione nella società Genova acque Spa, che è una delle società che entra a far parte del raggruppamento temporaneo di imprese. L'ingegner Mazzola siede anche nel consiglio di amministrazione di un'altra azienda, che fa sempre parte di questo raggruppamento, la Mediterranea acque.
Alla luce di quanto esposto e anche di come si è espressa la stampa - ricordo il Corriere della sera del 3 settembre 2007, che titolava: «Acque potabili Spa e l'oro blu di Palermo. Partita chiusa? Dopo 18 mesi di stop, ricorsi al TAR e critiche Antitrust, la società controllata da Iride entra in un business miliardario» - si può affermare che vi sono, come ripeto, interessi enormi e speculazioni, su cui, probabilmente, sarebbe stata necessaria, anche da parte dei Ministeri competenti, una maggiore attenzione e un maggiore controllo. Di fatto, invece, ci troviamo in una situazione in cui sembra che ormai, in un certo qual modo, l'affidamento è stato concesso.
In conclusione, chiediamo se non si ritenga, al fine di assicurare la razionalizzazione e la solidarietà nell'uso delle acque, che la titolarità delle concessioni di derivazione delle acque debba essere assegnata ad enti pubblici, affinché siano rispettati i parametri di salvaguardia del patrimonio idrico e la garanzia di controllo sulle tariffe, sulla conservazione dell'equilibrio biologico, sul risparmio idrico e l'eliminazione delle dispersioni.
Provengo da una regione particolarmente difficile, la Sicilia, in cui l'acqua, prima della sua pubblicizzazione, fino agli anni Cinquanta, è stata una grande fonte di ricchezza per la mafia, la quale controllava tutti i pozzi. Questa è la storia: non vorremmo ritornare al passato.
Chiediamo, inoltre, se non si ritenga indispensabile, stante la mole degli investimenti, mettere in campo tutte le necessarie accortezze, attraverso un coordinamento operativo tra le varie istituzioni interessate, affinché sia evitato il rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti, prevedendo tutta una serie di misure che possano garantirci da questo punto di vista.
Ritengo che, alla luce di quanto detto, occorrerebbe sia prestare maggiore attenzione su come si svolgono queste procedure sia intervenire immediatamente per fissare una moratoria in ordine all'affidamento ai privati.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Gianni Piatti, ha facoltà di rispondere.
GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Dioguardi ed altri, con la quale gli interpellanti evidenziano - ed è stato fatto in modo efficace nell'illustrare in maniera puntuale la vicenda che ha portato all'affidamento in concessione della gestione del servizio idrico integrato nell'ATO 1 Palermo - la necessità che il servizio stesso sia erogato nel rispetto dei criteri di efficienza, di efficacia e di economicità, e che le tariffe applicate siano sostenibili dalla generalità degli utenti e specialmente da parte delle categorie che versano in condizioni di disagio sociale ed economico, si rappresenta che, essendo sorte questioni, che sono state diffusamente richiamate, di illegittimità nell'affidamento della gara, il tutto è al vaglio della magistratura amministrativa, che dovrà pronunciarsi nel merito.
Condividendo il principio che l'acqua deve essere considerato un bene comune a forte valenza sociale e non orientato alle logiche di mercato, al fine di assicurare la razionalizzazione e la solidarietà nell'uso delle acque è opportuno che la titolarità delle concessioni di derivazione delle acque debba essere assegnata ad enti pubblici affinché siano rispettati i parametri di salvaguardia del patrimonio idrico e la garanzia di controllo sulla misura delle tariffe.
Si rappresenta che è stato approvato dalla Camera dei deputati il 13 giugno 2007 - evocato anche dall'interrogante - e trasmesso al Senato il disegno di legge atto Senato n. 1644, recante: «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale». In particolare, l'articolo 9, al comma 1, stabilisce che «Al fine di assicurare la razionalizzazione e la solidarietà nell'uso delle acque, fino all'emanazione delle disposizioni adottate in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n. 308 integrativa e correttiva del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, contenente la revisione della disciplina della gestione delle risorse idriche e dei servizi idrici integrati, non possono essere disposti nuovi affidamenti a soggetti privati. La titolarità delle concessioni di derivazione delle acque pubbliche è assegnata ad enti pubblici». Inoltre, lo stesso articolo, al comma 3, prevede che «Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, predispone e trasmette alle Camere una relazione sullo stato delle gestioni esistenti circa il rispetto dei parametri di salvaguardia del patrimonio idrico ed in particolare riguardo all'effettiva garanzia di controllo pubblico sulla misura delle tariffe, alla conservazione dell'equilibrio biologico, alla politica del risparmio idrico e della eliminazione delle dispersioni, alla priorità nel rinnovo delle risorse idriche per il consumo umano».
Richiamandosi alla problematica rappresentata dagli onorevoli interroganti, la stessa ATO1 di Palermo ha comunicato quanto segue: «Riguardo alla titolarità delle concessioni di derivazione, al comma 2 dell'articolo 21 della Convenzione di cooperazione, scaturita dalla volontà dei sindaci interessati, stipulata il 14 giugno 2007, è stabilito che l'ottenimento del riconoscimento all'uso dell'acqua o di una nuova concessione è di competenza degli enti locali convenzionati in quanto proprietari degli impianti».
In merito poi al rischio - richiamato anche poco fa dall'interpellante - di infiltrazioni mafiose nell'ambito degli appalti, e premesso che le imprese che realizzano le opere previste nel piano d'ambito sono soggette alla vigente legislazione antimafia, l'ATO1 di Palermo ha rappresentato che, al fine di fornire garanzie di trasparenza e di rigorosa applicazione delle norme in materia di appalti e forniture, la società affidataria del servizioPag. 75ha dichiarato di voler aderire a un protocollo di legalità con la prefettura di Palermo per assicurare tutele contro ogni forma d'infiltrazione malavitosa in un settore ad alto rischio, quale quello delle opere pubbliche.
Dal canto suo, anche la prefettura di Palermo, da noi sollecitata, ha assicurato che avrà cura di intraprendere ogni iniziativa - anche quelle contemplate dalla parte finale dell'interpellanza in esame - con il supporto delle forze dell'ordine per un costante monitoraggio delle aziende affidatarie e di quelle in regime di subappalto, al fine di scongiurare collusioni con organizzazioni criminali.
PRESIDENTE. L'onorevole Dioguardi ha facoltà di replicare.
DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatta, nel senso che ritengo che il parere espresso dall'Autorità garante per la concorrenza e per il mercato, con cui si afferma la violazione delle norme sulla concorrenza e la possibilità del conflitto di interessi, sia chiaro e non dia adito ad equivoci ed ambiguità, e tra l'altro l'Autorità ha ripetuto il concetto una seconda volta.
Accanto all'Autorità garante richiamata esiste anche l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che già in alcune relazioni (in cui richiede ulteriore documentazione), ha espresso - non è ancora pervenuto, ma dovrà pervenire - parere negativo su quanto è avvenuto. Ritengo, pertanto, che i Ministeri competenti sarebbero dovuti intervenire immediatamente e bloccare un'operazione di fatto illegittima, che invece, purtroppo, è andata avanti - credo sempre in maniera illegittima - fino alla stipula della convenzione e all'affidamento. Sappiamo, inoltre, che il cosiddetto decreto Bersani è fermo e che non a caso - come affermavo in precedenza - il provvedimento di affidamento è stato siglato il 14 giugno, perché probabilmente nasceva la preoccupazione di non poter portare a compimento la realizzazione del menzionato grande affare. Ci troviamo, pertanto, di fronte ad una situazione di fatto e ritengo che dobbiamo impegnarci in tutti i modi per intervenire e correggerla, considerato che si è espressa al riguardo un'autorità nazionale, che, anche se non in modo vincolante lo ha fatto avendo un suo peso e una sua validità. In Italia, oggi, si discute dei costi della politica: spero, quindi, che tale autorità sia utile in maniera concreta ai fini dell'assunzione delle decisioni conseguenti.
Ritengo, pertanto, che sia necessario intervenire con un'ispezione, per verificare tutti i documenti della gara d'appalto, riguardo sia al momento della predisposizione delle procedure preparatorie, sia a quello del suo svolgimento, anche perché non credo che - come affermavo in precedenza - tre sedute, come è avvenuto per la commissione che ha controllato la gara d'appalto, possano essere sufficienti per verificare tutti gli atti. Ritengo che su questo aspetto sia necessario intervenire con maggiore forza, tornando indietro: forse anzi, sicuramente dobbiamo adoperarci per la predisposizione di un provvedimento che possa revocare un affidamento di fatto illegittimo. Sostengo ciò per la salvaguardia degli interessi dei cittadini e delle cittadine rispetto ad un bene - lo ripetiamo, l'acqua - che non può essere oggetto di speculazioni, di appetiti e di obiettivi, che nulla hanno a che fare appunto con i loro interessi.