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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).
(Iniziative per un aggiornamento delle linee guida applicative della legge n. 40 del 2004, in materia di procreazione medicalmente assistita - n. 2-00758)
PRESIDENTE. L'onorevole Sanna ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00758, concernente iniziative per un aggiornamento delle linee guida applicative della legge n. 40 del 2004, in materia di procreazione medicalmente assistita (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 13).
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, il tema che intendiamo sottoporre all'attenzione del Governo e, in particolare, del Ministro della salute è chiaramente illustrato nel testo dell'interpellanza e, com'è noto, è stato ampiamente commentato nei giorni scorsi da tutti gli organi di informazione, a seguito di una sentenza che, purtroppo, ha suscitato scalpore, del tribunale civile di Cagliari, che ha accolto l'istanza di una donna, portatrice sana di betatalassemia, per la diagnosi preimpianto nel suo embrione criocongelato, disponendone contestualmentePag. 85l'esecuzione in un centro ospedaliero fra i più qualificati del nostro Paese nel campo della fecondazione medicalmente assistita e della prevenzione delle malattie genetiche.
Signor Presidente e signor sottosegretario, da cosa nasce la sentenza del tribunale cagliaritano? Vorrei dire in premessa che nell'applicazione delle leggi e nelle frequenti controversie che a valle ne derivano, e sulle quali i giudici sono poi chiamati a pronunciarsi, entrano in campo non solo interessi economici, ma sempre di più anche libertà e diritti umani fondamentali. Si tratta di controversie che spesso, come in questo caso, generano anche sofferenza e drammi personali molto rilevanti, ai quali questa Assemblea legislativa - la massima Assemblea rappresentativa del popolo italiano - dovrebbe guardare con la massima attenzione.
La sentenza nasce dalla battaglia condotta in questi anni da tante donne italiane - sono lieto del fatto che a presiedere l'Assemblea vi sia una donna che, tra l'altro, porta un cognome che nella terra sarda è indigeno, e che a rispondere vi sia il sottosegretario Patta, che conosce bene tali problematiche - e, in particolare, dopo l'approvazione della legge n. 40 del 2004, con grande sofferenza e determinazione, da una donna e da una coppia sarda per affermare il diritto alla procreazione responsabile.
Si tratta di una coppia di portatori sani della condizione genetica della betatalassemia. Signor Presidente, in Sardegna una coppia su settanta corre il rischio di procreare un figlio affetto da anemia mediterranea; un quinto della popolazione sarda è portatore sano, e spesso inconsapevole, di tale condizione genetica.
Tuttavia, non si tratta di una malattia della mia regione, in quanto è diventata planetaria, è presente in molte parti del mondo e nei paesi meno sviluppati rischia di divenire una patologia incontrollata. La donna, consapevole del rischio di procreare un figlio affetto da anemia mediterranea, ha progettato e avviato qualche anno fa una gravidanza e un progetto di vita. Dopo i primi mesi di gestazione, attraverso gli esami diagnostici prenatali ha accertato che nel proprio grembo vi era un feto portatore di una gravissima patologia. La donna è andata incontro a complicanze molto serie e a una grave forma depressiva, che l'hanno condotta, purtroppo, ad un aborto terapeutico al terzo mese di gravidanza.
La donna, però, non si è arresa e ha iniziato un nuovo percorso attraverso la fecondazione medicalmente assistita in uno dei centri più qualificati del nostro Paese. Il Parlamento, nel frattempo, approvava la legge n. 40 del 2004 e a luglio, con qualche ritardo, il Ministero della salute - come prescrive la stessa legge - ha emanato le linee guida del provvedimento. La donna è incappata, come tante altre donne e coppie italiane, in una congiuntura particolarmente delicata e sfavorevole, in quanto le è stata negata la diagnosi preimpianto, le è stato ricordato l'obbligo di trasferimento in utero di tre embrioni e prospettata, successivamente, la diagnosi prenatale e l'interruzione volontaria di gravidanza.
La donna, dunque, ha subìto la ferocia di quelle norme, ma ha chiesto ad un tribunale di verificare se le linee guida, approvate dal Ministero della salute, siano legittime e compatibili con le prescrizioni effettive della legge sulla fecondazione medicalmente assistita nel nostro Paese. La donna ha rifiutato l'impianto, l'embrione viene crioconservato ed è tuttora vivo nel freddo del congelatore dell'ospedale cagliaritano. Tuttavia, i tempi della pronuncia del tribunale sono lunghi e il calvario continua, come per tante altre donne italiane. La donna, di condizioni economiche molto modeste, anche grazie alla solidarietà dei medici, delle organizzazioni che operano in questo settore e di tanti cittadini italiani spesso anonimi, è riuscita comunque, grazie a una colletta, a recarsi in Turchia. Quindi, quello che è negato in Italia, ma è permesso e consigliato in tutto il mondo e in tutti i paesi civili, ha consentito alla donna di avviare una nuova gravidanza attraverso la diagnosi preimpianto. Ella ora aspetta una bambina, chePag. 86si chiamerà Sofia: ha otto mesi di vita intrauterina e tra poco si affaccerà al mondo esterno. Questa donna - che chiamo con il nome di fantasia di Eleonora Deledda, per rispettare la sua privacy - pensa anche all'altro possibile figlio che potrebbe nascere dall'embrione conservato a Cagliari, quando le fu negata la diagnosi preimpianto.
È un caso emblematico, signor Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi. Il tribunale di Cagliari ha risposto all'appello della donna e con la sentenza ha riaperto una speranza di vita. Altro che ispettori del Ministero della giustizia nei confronti dei giudici di Cagliari, come, purtroppo, ha improvvidamente sollecitato un collega in Assemblea la scorsa settimana! La procura generale di Cagliari ha dichiarato, proprio oggi, che non intende impugnare la sentenza, che fa finalmente chiarezza su uno dei punti più controversi della legge n. 40 del 2004. Il dispositivo di quella norma, come è noto, non era chiaro. Nella legge, però, non vi è un divieto alla procreazione medicalmente assistita e neanche alla diagnosi preimpianto. La stessa legge contiene norme che riconoscono alla coppia, che abbia fatto ricorso a quelle tecniche procreative, il diritto di essere informata sul numero e, dietro esplicita richiesta, sullo stato di salute degli embrioni prodotti e destinati al trasferimento in utero.
Le linee guida ministeriali a valle della legge n. 40 del 2004 hanno, invece, stabilito che ogni indagine relativa alla salute degli embrioni creati in vitro ai sensi dell'articolo 14 dovrà essere di tipo «osservazionale».
Questa coppia rappresenta emblematicamente tante altre coppie: penso a tutte quelle che, attraverso le suddette tecniche, hanno partorito negli ultimi anni un milione e mezzo di esseri umani in tutto il mondo.
Il ricorso di quella paziente (è il caso di dire molto «paziente» e determinata) di Quartu Sant'Elena - in provincia di Cagliari - tendeva a verificare appunto se quella disposizione dell'allora Ministro della salute, avente carattere amministrativo, fosse conforme alla legge n. 40 del 2004 oppure, in caso contrario, se essa dovesse essere disapplicata dal giudice, quindi considerata priva di effetti. I giudici non si erano finora espressi sul tema; neanche la Corte costituzionale ha mai preso posizione: non essendo entrata nel merito, non ha mai pronunciato una sentenza - come si è affermato in quest'aula la settimana scorsa - contro l'utilizzazione della fecondazione medico-assistita e della diagnosi preimpianto. Sono assolutamente infondate, pertanto, le dichiarazioni riportate in questi giorni anche dalla stampa, secondo le quali il tribunale di Cagliari avrebbe violato la pronuncia della Corte costituzionale.
Signor Presidente, la sentenza del tribunale di Cagliari non ha riproposto questioni di costituzionalità sotto questo profilo, ma, sulla base di un'ampia ed argomentata motivazione, ha interpretato la legge n. 40 del 2004 affermando direttamente la liceità delle diagnosi preimpianto e la conseguente illegittimità delle linee-guida. La sentenza medesima ha affermato che la diagnosi è legittima a queste condizioni: se è richiesta dai soggetti interessati; se ha per oggetto gli embrioni destinati all'impianto nel grembo materno; se è finalizzata all'accertamento di eventuali malattie degli embrioni e a garantire, a coloro che abbiano avuto legittimo accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, un'adeguata informazione sullo stato di salute degli embrioni da impiantare.
Signor Presidente, signor sottosegretario, questo ha deciso un tribunale della Repubblica! Attendiamo adesso, fiduciosi, le decisioni che devono essere assunte - sentiti, naturalmente, gli organi scientifici e tecnici competenti - dal Governo della Repubblica. Il tribunale ha affermato un principio chiaro: accogliendo la domanda, ha disposto l'obbligo del medico e della struttura sanitaria di procedere alla diagnosi preimpianto sull'embrione, destinato ad essere trasferito nell'utero della signora «X» - che chiamo Eleonora Deledda - al fine di poterne accertare lo stato di salute; la sentenza ha, altresì, disposto che l'acPag. 87certamento diagnostico sia effettuato anche con tecniche invasive, secondo metodologie che, in base alla scienza medica, offrano il maggior grado di attendibilità alla diagnosi e il minor margine di rischio possibile per la salute e le potenzialità dello sviluppo dell'embrione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in risposta a quanto richiesto dagli interpellanti, si ritiene opportuno riassumere brevemente i passaggi istituzionali dovuti per l'aggiornamento delle linee guida della legge n. 40 del 2004.
In premessa, si sottolinea che le linee guida previste dall'articolo 7 della legge n. 40 sono vincolanti per tutte le strutture autorizzate e contengono l'indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Esse, sempre secondo il dettato della legge n. 40, sono aggiornate periodicamente ogni tre anni, in rapporto all'evoluzione tecnico-scientifica. Le linee guida sono definite con decreto del Ministro della salute e avvalendosi dell'Istituto superiore della sanità, previo parere del Consiglio superiore della sanità. In tal senso, il Ministro della salute, in data 27 aprile 2007, ha formalmente richiesto il suddetto parere al Consiglio superiore della sanità, che lo ha espresso in data 19 luglio 2007.
Il Ministro della salute ha deciso di rendere pubblico il parere del Consiglio superiore della sanità, sia tramite comunicato stampa, sia attraverso la pubblicazione integrale sul sito del Ministero nella stessa data del 19 luglio scorso.
Successivamente, in data 30 giugno 2007, il Ministro ha presentato al Parlamento la relazione sull'applicazione della legge 19 febbraio 2004, n. 40, come previsto dall'articolo 15 della legge medesima.
Si ritiene utile riassumere i principali dati presentati nella relazione, riferiti in particolare alle tecniche a fresco Fivet e Icsi negli anni 2003 e 2005: complessivamente sono stati censiti 169 centri contro i 120 del 2003, dai quali risultano 6.235 gravidanze contro le 4.807 del 2003, con una media di gravidanza per centro del 36,9 per cento a fronte del 40,1 per cento del 2003; le pazienti trattate sono state 27.254 nel 2005 contro le 17.125 del 2003; le percentuali di gravidanze ottenute sui prelievi passano dal 24,8 per cento del 2003 al 21,2 per cento del 2005, con una riduzione di 3,6 punti percentuali; applicando la percentuale di gravidanze ottenute sui prelievi nel 2003 ai prelievi eseguiti nel 2005, si evince una perdita ipotetica di 1.041 gravidanze; il numero di trasferimenti effettuati con un solo embrione è passato dal 13,7 per cento del 2003 al 18,7 per cento del 2005, mentre più del 50 per cento dei trasferimenti viene effettuato con tre embrioni contro il 44 per cento del 2003; è aumentata dal 22,7 per cento del 2003 al 24,3 per cento del 2005 la percentuale di parti plurimi (gemellari, trigemini e multipli); sono aumentati dal 23,4 per cento nell'anno 2003 al 26,4 per cento nell'anno 2005 gli esiti negativi delle gravidanze, per aborti spontanei, morti intrauterine, gravidanze ectopiche correlate all'obbligo di impianto di tutti gli embrioni previsto dalla legge n. 40 del 2004.
Rispetto alla situazione precedente all'entrata in vigore della legge risulta: una diminuzione delle percentuali di gravidanze, con conseguente diminuzione di bambini nati; una più elevata percentuale di trattamenti che non giungono alla fase del trasferimento o con bassa possibilità di successo (trasferimento di un embrione non elettivo); un numero di ovociti inseminati minore a fronte di un numero maggiore di embrioni trasferiti; una più elevata incidenza di parti plurimi, con i conseguenti effetti negativi immediati e futuri per i nati e per la madre; un aumento degli esiti negativi delle gravidanze.
In conclusione alla sua presentazione alla relazione il Ministro Turco ha sottolineato: «Auspico che, a tre anni dall'applicazione della legge, si continui a riflettere, con grande rigore e sobrietà, sullaPag. 88legge medesima, a partire dagli esiti dell'applicazione delle tecniche, al fine di garantire alle donne e alle coppie la migliore efficacia e sicurezza delle tecniche e al fine di garantire al meglio proprio i principi ispiratori dichiarati dalla legge, che sono la tutela della salute delle donne e la tutela degli embrioni».
Inoltre, si sottolinea che il Ministro Turco parteciperà in data 17 ottobre prossimo in Commissione affari sociali alla discussione parlamentare concernente la relazione richiamata.
In relazione alla prossima emanazione delle nuove linee guida, nel prendere atto della sentenza del tribunale di Cagliari, che, come hanno ricordato gli interpellanti, ha accolto l'istanza di una donna portatrice sana di beta talassemia per la diagnosi preimpianto del suo embrione congelato, disponendone l'esecuzione, si ribadisce che il Ministro della salute, avendo concluso il percorso istituzionale previsto dalla legge, sta predisponendo lo specifico decreto ministeriale.
Infine, si segnala che, sebbene non esplicitamente previsto dalla normativa vigente, ma per il rispetto istituzionale del ruolo del Parlamento, è intenzione del Ministro della salute informare le Commissioni parlamentari competenti, come già dichiarato in altre occasioni pubbliche.
PRESIDENTE. L'onorevole Sanna ha facoltà di replicare.
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, replico molto brevemente: sono soddisfatto e allo stesso tempo preoccupato per i dati che il Governo ha fornito testé in aula. Sono dati significativi, eloquenti e allo stesso tempo inquietanti, perché dimostrano che l'applicazione distorta della legge n. 40 del 2004, varata dal Parlamento italiano e che tutti dobbiamo rispettare perché è stata sottoposta anche a referendum popolare, sta producendo frutti molto negativi: meno gravidanze, più complicanze, più parti plurimi, più aborti, più morti intrauterine. Nascono meno bambini, alla faccia della crisi di natalità del nostro Paese!
Signor sottosegretario, bisogna continuare a riflettere, come il Governo suggerisce, ma non solo e non tanto sugli esiti dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita: mi sembra che dovremmo riflettere molto rigorosamente sulla mancata applicazione delle tecniche, che oggi la scienza medica mette a disposizione della vita umana per la tutela della salute e per una procreazione responsabile e consapevole.
Nascono meno bambini. Parteciperemo con grande attenzione alla relazione e all'audizione del Ministro della salute del prossimo 17 ottobre in Commissione. Nel frattempo, però, penso che il Paese - non solo noi, ma tutta la comunità nazionale - si attenda una correzione saggia di quelle norme, che un tribunale della Repubblica ha dichiarato assolutamente illegittime e dannose per la salute delle donne e delle coppie italiane.
PRESIDENTE. Prima di passare all'esame della prossima interpellanza urgente dispongo una breve sospensione di cinque minuti.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 19,15, è ripresa alle 19,20.