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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le Pag. 30riforme istituzionali, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo ed il Ministro dei trasporti.
(Orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare - n. 3-01310)
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01310, concernente orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro ha più volte dichiarato alla stampa e alle televisioni di non essere d'accordo con il protocollo sul welfare che il Governo ha firmato con le parti sociali nel corso dell'estate.
Credo che egli debba informare il Parlamento, prima che la stampa e l'opinione pubblica, di queste sue posizioni, di ciò che egli ritiene non accettabile di quel protocollo e di ciò che egli farà se il Governo, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, non intende cambiare e non cambierà di una virgola quell'accordo.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole La Malfa per l'interrogazione che mi permette di esprimere esattamente in questa sede la mia opinione.
Non ho mai posto il problema della modifica del protocollo, che è stato firmato tra il Governo e le parti sociali ed in quanto tale esiste. Ho sempre posto il problema di una correzione nella sua traduzione in legge, quindi in ciò che poi dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento.
Nello specifico, i punti su cui ho sollevato alcune criticità riguardano, in primo luogo, la questione della precarietà del lavoro. Ritengo che nel protocollo le misure adottate per combattere la precarietà del lavoro siano troppo blande e la proposta che ho avanzato è semplicemente quella di rifarsi a quanto è contenuto nel programma con cui l'Unione si è presentata alle elezioni che si intitola «Per il bene dell'Italia» e che ha come sottotitolo «Programma di Governo 2006-2011» e che sulla precarietà recita: «Proponiamo la reintroduzione del credito di imposta e siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi nn. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che tutte le persone debbono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro serena. In tal senso, crediamo che il lavoro flessibile non possa costare meno di quello stabile e che tutte le tipologie contrattuali a termine debbano essere motivate sulla base di un oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni richieste e che non debbano superare una soglia dell'occupazione complessiva dell'impresa». Su tale tema la mia proposta è di tradurre in norma questa parte del programma con cui ci siamo presentati alle elezioni e con cui la coalizione, di cui sono espressione, ha vinto le elezioni.
In secondo luogo, pongo un problema sulla questione delle pensioni. Nello specifico per quanto riguarda i lavori usuranti, perché il protocollo individua delle tipologie di lavoro che danno diritto ad andare in pensione anticipata e poi fissa un numero specifico, cinquemila persone, che ne potrebbero usufruire. Ritengo che su un piano legislativo sia incompatibile la fissazione di un diritto soggettivo con il numero chiuso, come se un lavoratore che è nato a febbraio potesse andare in pensione e uno nato a novembre no. Credo che lì si debba stabilire che il diritto soggettivo è tale e non può essere in alcun modo conculcato.
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di replicare per due minuti
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, faccio osservare che il Ministro non Pag. 31ha risposto alla domanda. Avevo chiesto con precisione cosa egli obietta al memorandum ed egli ha risposto cortesemente. Avevo anche domandato che cosa farà se, come ha affermato il Presidente del Consiglio, il memorandum verrà tradotto in legge in modo non equivoco, vale dire confermando i punti su cui il Ministro è in disaccordo.
Il Ministro ha dichiarato fuori dal Parlamento che non intende votare; ma l'unica posiziona seria di un Ministro che dissente dal Governo - e parlo per esperienza diretta - è sostanzialmente quella di abbandonare il Governo. Se il Ministro crede di poter salvare la sua coscienza, la posizione del suo partito o la sua personale, affermando che voterà contro, è bene che l'opinione pubblica sappia che il voto contrario in sede di Consiglio dei Ministri rappresenta soltanto un'annotazione a verbale, ma nulla in grado di cambiare qualcosa. Pertanto o il Ministro Ferrero è convinto di ciò e se il Governo assume decisioni di segno diverso, lascerà l'Esecutivo, oppure il Ministro sta prendendo in giro se stesso, i suoi elettori e chi crede alle sue parole. In ogni caso, egli ha il dovere di rispondere alle Camere perché fuori dal Parlamento ha dichiarato che non avrebbe votato, anche se, evidentemente, qui non osa ripetere quella dichiarazione.
(Iniziative per il potenziamento delle strutture pubbliche e private esistenti per la prevenzione e il recupero dalla tossicodipendenza - n. 3-01311)
PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01311, concernente iniziative per il potenziamento delle strutture pubbliche e private esistenti per la prevenzione e il recupero dalla tossicodipendenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Ministro Ferrero, il gruppo di Alleanza Nazionale - e con noi una buona parte del Paese - è fortemente preoccupata per le dichiarazioni rese dal Ministro Turco nei giorni scorsi in merito alla possibile sperimentazione di narcosale, ovvero di sale del buco, destinate a consentire ai tossicodipendenti di utilizzare liberamente sostanze stupefacenti.
Nel Paese vi è una forte preoccupazione sul fatto che ciò possa costituire un ulteriore incentivo all'utilizzo di tali sostanze. Più volte il Governo in questi mesi ha dato l'idea di non credere in un'attività seria, legata alla prevenzione e alla repressione dello spaccio delle sostanze stupefacenti.
Ciò premesso, vogliamo conoscere qual è al riguardo la posizione del Ministro Ferrero e se quella assunta dal Ministro Turco sia condivisa da tutto il Governo e, soprattutto, se non sarebbe invece più utile...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALBERTO GIORGETTI. ... intervenire all'interno del patto per la sicurezza delle città al fine di svolgere attività adeguate di prevenzione in ordine all'utilizzo di tali sostanze stupefacenti.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, innanzitutto desidero sottolineare che la valutazione contenuta nell'interrogazione in esame sulla validità delle sperimentazioni delle cosiddette narcosale in altri Paesi europei non è, dal mio punto di vista, condivisibile, in quanto nei luoghi dove sono state sperimentate (da Lisbona a Zurigo e in altre parti), ciò è avvenuto dietro prescrizione medica. Dove la sperimentazione è stata effettuata si è registrata una riduzione delle malattie, delle morti per overdose e della microcriminalità legata alla tossicodipendenza.
Le narcosale non hanno impedito l'uscita dalla condizione di tossicodipendenza Pag. 32ma, anzi, sono risultate utili ad una strategia di riduzione del danno e hanno attenuato notevolmente l'allarme sociale e i rischi per la popolazione: banalmente, in quei Paesi, non vi è più nessuna siringa in giro, cosa questa non banale per le nostre città! Condivido, quindi, il giudizio del Ministro Turco che, tuttavia, non si riferiva ad un'iniziativa diretta del Governo ma ad un'ipotesi che credo sia stata avanzata dalla città di Torino.
Per quanto riguarda l'azione che stiamo portando avanti, il mio Ministero ha predisposto il piano di azione nazionale, come richiesto dall'Unione europea. Faccio notare che il Governo precedente è stato l'unico in Europa, insieme a Malta, a non aver predisposto il piano di azione contro le tossicodipendenze. Noi l'abbiamo predisposto e sarà sottoposto alla Conferenza Stato-regioni. Abbiamo siglato, inoltre, un accordo con il Ministero della pubblica istruzione e con quello della giustizia prevedendo una spesa di circa 16 milioni di euro per la realizzazione di programmi già avviati dal precedente Governo. Vi è un accordo di programma con le regioni di 5 milioni di euro per interventi destinati ai giovani. Un altro accordo è stato siglato con il Ministero della pubblica istruzione ed è volto a predisporre interventi, con quaranta consulte studentesche in quaranta province d'Italia, in materia di prevenzione. Abbiamo appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando sul reinserimento abitativo delle persone tossicodipendenti che hanno beneficiato dell'indulto per un importo di 3 milioni di euro. Inoltre, stiamo completando con la Conferenza Stato-regioni l'istituzione dell'osservatorio sul disagio giovanile legato alle dipendenze, impegnando 5 milioni di euro e abbiamo confermato e proseguito i progetti di ricerca avviati con il CNR per 8 milioni di euro.
Inoltre, il 12 ottobre - tra due giorni - verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando per l'affidamento della campagna informativa rivolta alla dissuasione, relativa alla prevenzione: parliamo di due milioni e mezzo di euro, che stanziamo con le regioni e il Ministero della salute.
Per quanto ci riguarda, siamo assolutamente sulla strada di proseguire lungo la via maestra della prevenzione e del potenziamento dei servizi pubblici, a partire dai Sert e dal finanziamento delle comunità di recupero.
PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di replicare.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, siamo insoddisfatti della risposta data dal Ministro Ferrero.
Noi registriamo due atti fondamentali. Il primo legato all'allargamento della possibilità di utilizzo degli stupefacenti con l'aumento della dose per uso personale, fatto proprio dal Ministro Turco nei mesi scorsi. Il secondo la valutazione - che il Ministro Ferrero ha ribadito in quest'aula, da lui condivisa - che le narcosale possano essere uno strumento utile per limitare il fenomeno della tossicodipendenza.
Tutto ciò non ci convince per un motivo semplice: vi è un'impostazione di fondo, che mettiamo in discussione e critichiamo, legata al fatto che con una politica che porta avanti solo la riduzione del danno si rinuncia al recupero del tossicodipendente. Noi crediamo sia fondamentale recuperare il tossicodipendente e riportarlo ad una vita normale.
Non siamo assolutamente d'accordo sui dati citati dal Ministro, circa il fatto che non si registri alcun episodio di microcriminalità nelle esperienze fatte all'estero in tema di narcosale: è vero invece esattamente il contrario! Vi è poi tutto un mondo, quello dell'utilizzo dei cosiddetti stupefacenti non tradizionali, quali, ad esempio, le pastiglie di ecstasy ed altro, le quali non hanno certo bisogno delle narcosale per essere consumate.
Per tutti questi motivi chiediamo al Governo un impegno diverso, da inserire all'interno del patto per la sicurezza per le città, appena varato dal Ministro Amato, rispetto al quale sarebbe utile la presenza anche del Ministro della solidarietà sociale e del Ministro Turco, in modo da svolgere un'azione di prevenzione sul territorio, legata proprio alla circolazione dei nostri Pag. 33giovani, alla sensibilizzazione sul rischio dell'utilizzo di queste sostanze e all'utilizzo di strumenti che tradizionalmente, al contrario di quanto da lei affermato, hanno svolto un ruolo significativo: mi riferisco agli osservatori regionali, in particolar modo del Veneto e di Verona, che rappresentano un punto di riferimento fondamentale.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
ALBERTO GIORGETTI. Ci dichiariamo insoddisfatti e chiediamo ai cittadini di marciare insieme a noi il 13 ottobre, a Roma, contro la criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Iniziative a tutela dell'operato del questore, del prefetto e delle forze dell'ordine di Bologna - n. 3-01312)
PRESIDENTE. Il deputato Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01312, concernente iniziative a tutela dell'operato del questore, del prefetto e delle forze dell'ordine di Bologna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, la collaborazione tra istituzioni, soprattutto per la sicurezza delle città, è un impegno del Governo: lo dimostrano i patti per la sicurezza che sono stati stipulati tra il Ministro dell'interno e vari sindaci.
Questa collaborazione, a Bologna, è stata pesantemente rotta da un intervento del sindaco di quella città, che ha criticato con durezza l'operato del questore e del prefetto di Bologna, durante due manifestazioni svoltesi nella città. Si tratta di manifestazioni che, tra l'altro, vedevano sfilare giovani anche per protesta contro il sindaco e durante le quali non si sono verificati né incidenti di particolare gravità né sono stati causati danni alle persone. La critica rivolta alle forze dell'ordine è stata quella di non aver usato la violenza o la forza per imporre il rispetto di un certo percorso concordato. Il prefetto e il questore si sono comportati con grande correttezza e capacità.
Chiediamo come il Governo intenda tutelare il prestigio, l'onore e valorizzare la capacità del prefetto, del questore...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANGELO PIAZZA. ...e delle forze dell'ordine di Bologna.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la situazione, rispetto a quanto esposto nell'interrogazione in esame, si è evoluta per fortuna in modo positivo: è stata superata la mancata partecipazione del sindaco alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ciò è importante, a nostro giudizio, perché non si tratta tanto di sprigionare polemiche, quanto di rendersi conto che solo uno sforzo comune può rafforzare la legalità e la sicurezza.
La linea del Governo, come dimostrano i patti per la sicurezza urbana che sono stati stipulati, privilegia questo aspetto, ed è questa la via attraverso la quale tuteliamo anche i prefetti e questori, ovverosia il metodo della collaborazione tra le autorità di pubblica sicurezza e i sindaci quale strumento per perseguire più elevati ed efficaci livelli di sicurezza, fermo restando il rispetto dei ruoli e delle prerogative stabilite dalla legge per ciascuno degli attori istituzionali.
Come l'onorevole Angelo Piazza affermava, la manifestazione del 29 settembre scorso non era stata autorizzata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e il questore aveva disposto il divieto di svolgimento, non escludendo che la manifestazione potesse aver luogo con altre modalità, ad esempio, con Pag. 34un raduno anziché con un corteo e fuori dall'area urbana anziché nel centro storico.
Il sindaco di Bologna era stato informato di tale provvedimento nella seduta del comitato del 27 settembre 2007. I promotori della manifestazione non avevano accettato che si svolgesse su un percorso esterno al centro cittadino. Alcune centinaia di manifestanti hanno inscenato un raduno non autorizzato. In una prima fase le forze di polizia hanno attivato un blocco per impedire che i manifestanti proseguissero in corteo per le vie del centro cittadino, ma, con il passare delle ore - come l'interrogante afferma - è maturato il convincimento che la rimozione del blocco potesse consentire un deflusso più controllato delle persone. Del resto, la scelta di evitare la contrapposizione fisica con i manifestanti - che è un aspetto importante - rientra nelle prerogative di gestione sul campo dell'evento da parte del questore. Questa scelta si è rivelata efficace anche se non sono mancati, specie prima della rimozione del blocco, momenti di acuta tensione. Lo svolgimento illegale della manifestazione è stato perseguito con la denuncia del promotore all'autorità giudiziaria. Le forze di polizia, quindi, hanno ben operato e così anche i loro responsabili.
Lo stesso può dirsi - e concludo - anche per l'altra manifestazione. Anche questa era stata esaminata e valutata in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In quella riunione il sindaco, a causa delle scelte assunte - che ora sono state superate in senso positivo -, non aveva partecipato. I promotori sono stati invitati a privilegiare un percorso che determinasse un minore impatto sul centro cittadino; anche in questo caso non si sono registrati incidenti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il problema fondamentale - le ripeto - è porsi alle spalle le polemiche. Il questore e il prefetto hanno ben operato perché non si sono verificati incidenti. Occorre trovare, ritrovare e rafforzare la via della collaborazione.
PRESIDENTE. Il deputato Angelo Piazza ha facoltà di replicare.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta data, che ritengo soddisfacente per quanto attiene al riconoscimento da parte sua e del Governo del corretto operare del questore, del prefetto e della forze di polizia. Vi è un fatto politico ovviamente. Abbiamo un sindaco del centrosinistra che invocava la forza e il manganello contro giovani manifestanti, che non stavano creando gravi danni alla città, né ai beni, né alle persone. Lasciamolo, comunque, da parte. Non si tratta tanto, signor Ministro, di un fatto di polemica, quanto di un fatto politico e, come tale, è legittimo rilevarlo.
Vi è poi il fatto istituzionale. Le forze dell'ordine, il questore e il prefetto hanno operato bene - che il Governo ne dia atto è un fatto estremamente positivo - ma rimane il problema indubbio della necessità che il coordinamento a livello locale sul tema della sicurezza non diventi interferenza, come io ritengo sia avvenuto in questo caso perché le dure parole del sindaco hanno costituito indubbiamente, rispetto all'operato della forze di polizia, un problema più che un aiuto.
Proprio per questo, anche nelle misure che - lei, signor Ministro, lo sa - state per varare e che sono state preannunciate per ora alla stampa e ai sindaci, ma non ancora presentate in Parlamento in ordine alla sicurezza nella città e ai poteri da attribuire in questo campo al sindaco, credo che occorra grande prudenza, grande rispetto dei ruoli istituzionali e la necessità assoluta che sia preservato il compito di ordine pubblico in via esclusiva in capo al questore, al prefetto e al Ministero dell'interno. Le commistioni di ruoli e di competenze possono generare più problemi di quanto non rechino vantaggi. Il caso recente di Bologna ne è un esempio.
(Direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone - n. 3-01313)
PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01313, concernente direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, da quanto si apprende dalle notizie pubblicate sugli organi di stampa in data 5 ottobre 2007, al termine di una riunione con la Consulta per l'immigrazione e l'associazione Migrantes, il prefetto di Treviso ha affermato che, se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare purché si sottoponga all'identificazione e alla rimozione del velo. Non è la prima volta che la prefettura di Treviso si pronuncia in merito.
Devo far rilevare che il Ministro dell'interno ha più volte ribadito come l'utilizzo del burqa o di altri indumenti sia incompatibile con il nostro ordinamento giuridico, perché non rende possibile l'identificazione della persona e, soprattutto, perché rappresenta un'offesa alla dignità della donna.
In contrapposizione a tali affermazione del Ministro Amato, il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, in questa occasione si è espressa dichiarando allo stesso modo...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, le chiedo di sottrarmi i minuti che ho a disposizione per la replica.
PRESIDENTE. Purtroppo non posso farlo, onorevole Dozzo. Deve concludere.
GIANPAOLO DOZZO. Il Ministro Bindi ha dichiarato che «allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocefissi appesi nelle nostre aule, siamo tenuti a essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto».
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. In poche parole, desidereremmo sapere se è vietato l'uso del burqa in luogo pubblico.
PRESIDENTE. Ricordo che, come tutti i deputati sanno, il Presidente non può alterare il Regolamento, che prescrive rigidamente la scadenza dei tempi per gli interventi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non si può condividere l'uso del burqa né sottovalutare le conseguenze che esso determina sul piano della dignità della donna.
Rispetto al suo uso, a nome del Governo, hanno parlato il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno: quella da loro espressa è la linea del Governo.
Del resto la Carta dei valori, che è stata varata lo scorso giugno e assunta dal Ministero dell'interno, sottolinea come in Italia non si pongano - cito testualmente - restrizioni all'abbigliamento della persona, purché liberamente scelto e non lesivo della sua dignità.
Non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell'entrare in rapporto con gli altri.
Il quadro normativo del nostro Paese non è adeguato e presenta anche delle ambiguità da questo punto di vista. Dobbiamo assumere questo dato e superarlo rapidamente. Ad esempio, le Forze di polizia, dal punto di vista normativo, hanno due riferimenti principali: l'articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica Pag. 36sicurezza e l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale, riguardante la prevenzione del terrorismo.
Per quanto riguarda l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale sul terrorismo, si è di fronte ad una fattispecie di natura penale che fino a oggi è stata ritenuta applicabile solo in presenza di un rilevante interesse pubblico all'identificazione della persona. In altre parole, si è fin qui seguito il principio di carattere generale, secondo cui le forze di polizia procedono all'identificazione delle persone quando ravvisano un'effettiva esigenza di tutela della sicurezza pubblica, contemperando così le esigenze di prevenzione con la tutela delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.
Concludendo, se come ho detto il quadro normativo deve essere adeguato, lo si deve fare in coerenza con i principi della nostra Costituzione e con quelli della Carta dei valori che ho richiamato all'inizio. Su questa base che ho indicato nel principio del mio intervento, devono muoversi a tutti i livelli i responsabili dello Stato.
PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di replicare.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto della sua risposta e devo dare atto e merito al prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che, già tre anni fa, ha dato disposizioni ai propri vigili urbani per il divieto di circolazione di persone coperte dal burqa.
Devo rilevare, innanzitutto una contraddizione esistente nel Governo: da un lato, lei afferma che non si può circolare con il burqa o altri indumenti simili; d'altro lato, anche oggi le dichiarazioni del Ministro Bindi vanno in senso inverso. Infatti, il Ministro Bindi ha detto - leggo testualmente - che il burqa non è una forma di oppressione, ma un simbolo culturale. Quindi, viene accettato che si indossi: per il Ministro Bindi è consentito portare il burqa, se si vuole.
Non solo: il buon Fassino afferma che non si può risolvere il problema a colpi di legge, ma si deve transitare per una fase di confronto tra le culture.
Penso, invece, che vi siano normative chiare, come lei ha affermato. Esiste una legge ben precisa dove è stabilito il divieto per chi indossa il casco e altri indumenti che non rendono possibile il riconoscimento delle persone. La legislazione è chiara.
Mi sembra inappropriato che un'ordinanza o una circolare del Ministero dell'interno possano far sì che una legge venga disattesa.
Quindi, signor Ministro, mi aspetto che domani il suo collega, il Ministro Amato, emani subito una circolare, in cui si dica molto chiaramente - con poche parole, ma che siano molto chiare - che è vietato l'uso del burqa o di altri indumenti che non consentono l'identificazione delle persone.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANPAOLO DOZZO. Mi aspetto questo, perché è un segno di civiltà verso quelle donne che sono costrette a portare un indumento che offende la loro dignità di persona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
(Orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa - n. 3-01314)
PRESIDENTE. La deputata Jole Santelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01314, concernente orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, eviterò di ripetere le considerazioni già Pag. 37espresse dal collega e ascolteremo, poi, quanto avrà da aggiungere il Ministro Chiti.
Sul tema del cosiddetto velo spesso si fa gran confusione: una cosa è discutere sul velo come simbolo religioso (il cosiddetto niqab, che lascia il viso totalmente scoperto), ma altra cosa - e su ciò, generalmente, almeno stando ai dibattiti riportati dai giornali, tutti si sono sempre detti contrarissimi - è l'utilizzo in Italia del burqa, cioè di quel velo che copre interamente il viso lasciando, in alcuni casi, scoperti gli occhi e altre volte, addirittura coprendoli con una sottilissima rete che non consente neanche di vedere.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
JOLE SANTELLI. È evidente - concludo, signor Presidente - che stiamo discutendo di qualcosa di importante, perché si tratta dei nostri principi basilari di convivenza civile e ritengo che al riguardo il Governo, anche al di là di quanto affermato dal Ministro Chiti, debba avere un atteggiamento univoco.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, è evidente che non vi sono molte considerazioni diverse da svolgere rispetto alla precedente interrogazione. Ne approfitto, tuttavia, per dire all'onorevole Santelli quanto segue.
Ritengo che, in questo Paese, a ogni persona (anche ad un Ministro) possa essere consentito di sostenere le proprie convinzioni, condivise o meno. Ciò, tuttavia, non può essere utilizzato - non è giusto per nessuno - per affermare che il Governo non ha una linea. Il Governo ha una linea - lo ripeto - che è data da quanto affermato dal Presidente del Consiglio, dal Ministro dell'interno e dalla Carta dei valori.
Vi è una seconda considerazione rispetto alla sua interrogazione. Il prefetto di Treviso non ha autorizzato l'uso del burqa, perché non potrebbe farlo, non rientrando ciò nelle competenze delle amministrazioni periferiche dello Stato.
La vicenda che ha dato spunto alle dichiarazioni del prefetto trae origine da un incontro - è stato ricordato - con i rappresentanti della Consulta femminile per l'immigrazione, della questura e dell'Ufficio pastorale per le migrazioni di Treviso, per approfondire temi legati all'uso - lei ha perfettamente ragione, non sono la stessa cosa - del velo islamico, del chador o del burqa. Si tratta di tre aspetti diversi. L'incontro faceva seguito a intese assunte nel mese di settembre, in occasione della sessione plenaria del Consiglio territoriale per l'immigrazione, che era allargato alla partecipazione delle consulte femminili. In quella sede, sono state analizzate tali problematiche da vari punti di vista (socio-religioso, culturale, giuridico), soprattutto con la preoccupazione di approfondire questi temi in un documento che fosse reso noto e indirizzato sia ai cittadini italiani che agli immigrati. Ciò per favorire, anche attraverso questa iniziativa, processi di integrazione e di coesione, all'interno però - e non può che essere così - della Carta dei valori della cittadinanza e dell'immigrazione, che ho citato prima.
Ribadisco che, al di là di norme inadeguate e di circolari ambigue (che tutti coloro che fanno parte delle istituzioni e che in esse rivestono ruoli di responsabilità hanno il dovere di perfezionare e chiarire), non debbono essere equivoci i principi di fondo cui dobbiamo ispirarci. Il primo punto è che il burqa non è accettabile, perché non rispetta la dignità della donna e ostacola il suo rapporto con gli altri su un piano di pari dignità.
PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.
JOLE SANTELLI. Signor Ministro, mi dispiace, ma su questo non sono assolutamente d'accordo. I Ministri non hanno Pag. 38opinioni personali: quando un Ministro parla, lo fa a nome dell'intero Governo, e lei, come Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, lo sa bene!
In aggiunta, non abbiamo citato dichiarazioni di Ministri che non hanno attinenza, per il loro ruolo istituzionale, con questa materia. A parlare sono stati, da un lato, il Ministro dell'interno Giuliano Amato e il Ministro per i diritti e le pari opportunità Barbara Pollastrini, che si sono espressi contro questo tipo di interpretazione; dall'altro lato, a favore di questa interpretazione, hanno parlato il Ministro per le politiche per la famiglia Rosy Bindi e il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero, che si occupa di integrazione. Si tratta, quindi, di Ministri altamente titolati a parlare a nome del Governo.
Tuttavia, signor Ministro - e arrivo al punto - fino a che rimangono tali, è evidente che le parole di ciascun Ministro valgono quanto quelle dei suoi colleghi. Il problema riguarda i fatti!
Il tema del cosiddetto velo e soprattutto del burqa, in questa legislatura, anche in quest'aula, è stato discusso molte volte. Dal Ministro dell'interno, non mi aspetto una dichiarazione alla stampa o una conferenza stampa su ciò che pensa del burqa. Da lui, proprio in quanto Ministro dell'interno, mi aspetto che - se, per esempio, vi è una circolare del dipartimento di pubblica sicurezza del 2004 che consente l'uso del burqa - chieda la modifica di questa circolare.
Chiedo atti amministrativi e chiedo atti legislativi. Solo con tali atti - cioè, con atti di indirizzo politico - si avrà un indirizzo chiaro del Governo. Altrimenti, allo stato, abbiamo un insieme di voci e - mi scusi, ma lo capirà anche lei - il coro è assolutamente stonato in materia...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
JOLE SANTELLI. ...ma non abbiamo un indirizzo univoco. Ministro Chiti, mi auguro che dopo le sue parole, che impegnano il Governo in una sede istituzionale...
PRESIDENTE. Deve concludere, prego.
JOLE SANTELLI. Concludo, signor Presidente. Mi auguro che anche il Ministro Amato assumerà una decisione di questo tipo. Semplicemente...
PRESIDENTE. Deve concludere.
JOLE SANTELLI. Un'ultima parola. Lei ha parlato della Carta dei valori...
PRESIDENTE. No, guardi, non è possibile; non mi costringa a cose antipatiche, non si può fare.
JOLE SANTELLI. Ho concluso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Insisto, chiedo scusa, non è un elemento di mala grazia, ma anche la ripresa televisiva obbliga tutti e tutte - per par condicio - a mantenere gli interventi nei termini prescritti dal Regolamento.
(Tempi di definizione del regolamento e della pianta organica dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica - n. 3-01315)
PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01315, concernente tempi di definizione del regolamento e della pianta organica dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
SEVERINO GALANTE. Signor Ministro, dopo la decisione - con la legge finanziaria dell'anno scorso - di istituire l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, non si è compiuto alcun concreto passo in avanti nell'attuazione di quanto prescritto.
I lavoratori dell'ex Indire e degli Irre, i quali, di norma, già soffrivano una situazione contrattuale di grande precarietà, l'hanno vista aggravata da un troppo lungo Pag. 39periodo di transizione. Il confronto sindacale si è interrotto da troppo tempo, nulla si sa circa la definizione del regolamento e della pianta organica, così come nulla ancora si sa delle risorse che si intendono destinare per il 2008 al funzionamento dell'Ansas.
Chiedo, dunque, vista la rilevanza dell'argomento trattato che ha che fare con la formula...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SEVERINO GALANTE. ... «ricerca, innovazione e sviluppo», che mi vengano date risposte puntuali e risolutive.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la scelta dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica è di grande rilievo. Essa è stata istituita con la legge finanziaria per il 2007 e nasce dalla riorganizzazione e razionalizzazione di ben diciannove enti di servizi. Ha sede a Firenze, con un'articolazione a livello periferico in nuclei allocati presso gli uffici scolastici regionali, con compiti di ricerca su educazione, pedagogia, formazione del personale e della scuola, collaborazione con enti locali e regionali anche a livello internazionale.
Come lei stesso ha già detto, è vero che il regolamento per la sua organizzazione individua la dotazione organica dell'agenzia, pari al 50 per cento dei contingenti degli enti soppressi, disciplinando le modalità di stabilizzazione attraverso prove selettive del personale in servizio anche a titolo precario presso tali enti.
Il Ministero della pubblica istruzione, già nel corso dei primi mesi di quest'anno, aveva predisposto una bozza di regolamento - necessaria per procedere - propedeutico alla stabilizzazione anche dei lavoratori dell'ex Indire e dell'ex Irre.
Tuttavia, l'assetto organizzativo che ne derivava è apparso non idoneo al raggiungimento delle finalità dell'agenzia. Allora, per conferire all'Agenzia una struttura più agile e consentire alla stessa di disporre di personale esperto in campo scientifico per realizzare i fini istituzionali, è stato ritenuto opportuno presentare una proposta di modifica dell'articolo 1, commi 610 e 611, della legge finanziaria per l'anno 2007 nell'ambito del disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, che è stato all'esame alla Camera. Questa modifica è necessaria perché l'Agenzia sviluppi tutte le proprie potenzialità.
Inoltre, il Ministero ha già fissato per il 16 ottobre 2007, quindi la prossima settimana, un incontro con le organizzazioni sindacali più rappresentative sia del comparto scuola che della ricerca e con gli stessi commissari straordinari e il direttore dell'agenzia per l'esame delle problematiche che si riferiscono all'assetto organizzativo e alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro del personale dell'agenzia stessa (si tratta di uno dei quesiti che lei, onorevole Galante, ha posto).
Infine, il Ministero, rapidamente, nel più breve tempo possibile, con l'ausilio anche di un apposito gruppo di studio, procederà a definire il regolamento definitivo. Si ribadisce che, in tale sede, la questione della stabilizzazione del personale interessato riceverà un'attenzione primaria in coerenza, del resto, con le scelte che porta avanti l'attuale Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di replicare.
SEVERINO GALANTE. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta che è solo parzialmente soddisfacente.
Vorrei svolgere un'osservazione e muovere una notazione politica: tra i ricercatori di cui stiamo parlando, che sono un'autentica risorsa per il nostro Paese, c'è crescente delusione, amarezza e preoccupazione.
Il Governo e la maggioranza devono fornire loro risposte chiare e urgenti Pag. 40perché i tempi sono decisivi per le persone non meno che per le istituzioni. Il progetto di modifica di cui lei stesso ha parlato potrà anche essere indispensabile, ma giunge in ritardo e procrastina ulteriormente i tempi della soluzione. Per questo motivo, non posso dichiararmi del tutto soddisfatto. Ora bisogna procedere.
La ripresa delle relazioni sindacali - che è un fatto positivo - è condizione imprescindibile per un percorso lungo il quale bisogna compiere scelte delicate - sul regolamento e sulle procedure - che devono inevitabilmente coinvolgere i lavoratori e la loro rappresentanza. Bisogna arrivare a scelte rapide, produttive e vincolanti.
Ribadisco che la questione relativa al fondo di finanziamento ordinario - di cui lei non ha chiaramente parlato - è decisiva sia per la tranquillità del personale, sia per il riconoscimento dell'importanza dell'agenzia per il nostro Paese, nonché per valorizzarne le funzioni rispetto all'autonomia scolastica.
Pertanto - e concludo - signor Ministro, servono risposte concrete, operative e rapide. Penso che la prossima legge finanziaria possa e debba costituire l'occasione per darle.
(Iniziative per contrastare la precarietà e promuovere il lavoro a tempo indeterminato - n. 3-01316)
PRESIDENTE. Il deputato Zipponi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01316, concernente iniziative per contrastare la precarietà e promuovere il lavoro a tempo indeterminato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor Ministro, il Parlamento europeo ha aperto la discussione sul mercato del lavoro. Si tratta di una discussione importante perché sul lavoro e sulla precarietà si gioca il futuro dell'Europa, dell'Italia, in particolare per tutte le nuove generazioni - come lei stesso sa - condannate per anni all'incertezza del posto di lavoro e a bassi salari.
È dimostrato che la precarietà è dannosa anche per un sistema che vuole fare della qualità, della sicurezza e dell'innovazione la propria forza. In Europa i liberisti e le destre vogliono imporre la cosiddetta flexicurity che permette più facilità di licenziamento e carica sullo Stato i costi di sostegno al reddito.
In Italia esiste lo Statuto dei lavoratori e il Parlamento europeo considera il lavoro «normale» quello stabile. Pertanto, chiediamo al Governo di confermare in Europa che il lavoro normale debba essere quello a tempo indeterminato, e chiediamo, altresì, cosa intenda fare per combattere la precarietà e fornire, in tal modo, ai giovani la possibilità di progettare il proprio futuro.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo italiano ha partecipato e partecipa al dibattito europeo sulle forme di lavoro flessibile e si fa portatore dell'esigenza di una flessibilità buona - non di una precarietà - che riduca anzi la precarietà e il sommerso e favorisca la stabilizzazione del rapporto di lavoro, a tutela soprattutto di giovani, donne, lavoratori ultracinquantenni, individuando nel rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma normale della tipologia contrattuale.
È in tale ottica che abbiamo adottato una serie di interventi e di misure. Ne indico rapidamente alcuni, non tutti, per il poco tempo che abbiamo a disposizione: ad esempio, abbiamo arginato il ricorso alle collaborazioni a progetto nei call center; è stata promossa la stabilizzazione di oltre ventimila collaboratori, con incentivi alla trasformazione del loro contratto a progetto in contratto di lavoro subordinato; Pag. 41è stata aumentata l'aliquota contributiva applicabile ai collaboratori per rendere non di comodo, da parte delle imprese, il ricorso a tale tipologia contrattuale e per migliorare la tutela pensionistica; è stata introdotta l'indennità giornaliera di malattia, il principio di congruità dei compensi dei lavoratori con contratto a progetto e l'indennità per maternità delle collaboratrici; si è proceduto a stabilizzare i lavoratori assunti a termine, per almeno tre anni, dalle pubbliche amministrazioni e - come saprà già - alla riduzione delle tasse sul lavoro per le imprese solo per il lavoro a tempo indeterminato; si è elevata l'età di accesso al lavoro da 15 a 16 anni.
Vi è poi il protocollo sul welfare di cui ora, però, non voglio parlare perché è oggetto, in queste ore, di un confronto e di un voto dei lavoratori. Venerdì prossimo sarà all'attenzione del Consiglio dei ministri e poi materia di confronto in Parlamento, proprio alla Camera, a cui il collegato perverrà.
Lo ripeto: lei sa quanto me, senza bisogno che li richiami tutti, gli interventi che in questi 16-17 mesi abbiamo portato avanti con coerenza. In conclusione, ribadisco il principio che per il Governo italiano e per la sua maggioranza la tipologia normale di contratto di lavoro è quello a tempo indeterminato. È questo principio che ci sforziamo di fare affermare.
PRESIDENTE. Il deputato Zipponi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor Ministro, sono molto importanti le sue affermazioni, che dimostrano che il contratto di lavoro normale deve essere quello a tempo indeterminato. È importante, però, che anche le azioni poste in essere giorno per giorno siano coerenti con tale affermazione. Già il Governo italiano in Europa ha svolto un ruolo importante sul tema dell'orario di lavoro contro quei Paesi che volevano far saltare l'orario di lavoro giornaliero, settimanale e mensile, privando i lavoratori della minima difesa. Noi crediamo che si debba intervenire con pari forza sulla precarietà.
In queste ore stanno giungendo i dati: le urne sono chiuse e i lavoratori hanno votato, quindi possiamo parlarne con calma, senza invadere il campo sindacale. I lavoratori hanno votato e i dati sul referendum relativo all'accordo sul welfare, pensione e mercato del lavoro dicono, prima nelle assemblee e poi nel voto, che c'è una forte richiesta delle medie e grandi fabbriche di cambiare quell'intesa. Vale per tutti ciò che è accaduto in luoghi simbolici: i lavoratori della FIAT di Mirafiori, i lavoratori di Cassino, di Pomigliano e della Iveco hanno tutti respinto a larghissima maggioranza tale intesa.
La principale obiezione delle assemblee è la scarsa efficacia dell'azione contro la precarietà e il bassissimo salario netto in busta paga. Per tale motivo, all'interno delle assemblee e nel voto si è scritto sotto quali aspetti va modificato il lavoro interinale e il contratto a termine e come cambiare le false partite IVA e le false cooperative.
Ci auguriamo che, dopo questa grande prova di democrazia delle confederazioni sindacali italiane, il Parlamento e il Governo abbiano la saggezza di ascoltare i lavoratori...
PRESIDENTE. Deputato Zipponi, concluda.
MAURIZIO ZIPPONI. ...in particolare i giovani, modificando quell'accordo sui temi che riguardano la precarietà, eliminando le forme più odiose di staff leasing e intervenendo sul contratto a termine mettendo limiti precisi contro la sua continua reiterazione.
PRESIDENTE. Deputato Zipponi, deve concludere.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Ministro, poiché in Italia esiste il lavoro continuo e il profitto continuo per l'imprenditore, anche per il giovane lavoratore...
PRESIDENTE. Deputato Zipponi, deve concludere.
Pag. 42MAURIZIO ZIPPONI. ...deve esistere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Tempi e modalità di erogazione del bonus fiscale a favore dei contribuenti a basso reddito previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007 - n. 3-01317)
PRESIDENTE. Il deputato Pettinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01317, concernente tempi e modalità di erogazione del bonus fiscale a favore dei contribuenti a basso reddito previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, signor Ministro, faccio riferimento all'articolo 44 del decreto-legge del 1o ottobre 2007, n. 159, che prevede una misura fiscale di sostegno a favore dei contribuenti a basso reddito. È una buona cosa, che indica che la finanziaria 2007 ha imboccato una strada positiva, che bisogna adesso concretizzare. A questo proposito, con l'interrogazione chiedo al signor Ministro, visto il rilievo del provvedimento e l'interesse suscitato tra i cittadini, se il Governo è in grado di dare maggiori informazioni sui tempi dell'erogazione ai contribuenti a basso reddito di questo bonus e su alcune modalità di erogazione.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, com'è noto il Governo, nell'intento di alleviare le condizioni disagiate delle fasce più deboli, ha messo a punto la disposizione cui fanno riferimento gli interroganti con il decreto-legge n. 159 del 1o ottobre di quest'anno.
Attraverso questo provvedimento si attribuiscono ai contribuenti a basso reddito, quale rimborso forfetario, parte delle maggiori entrate tributarie affluite all'erario grazie al recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale avvenuta in quest'ultimo anno. Si tratta di 1.900 milioni di euro, che costituiscono la prima parte di un'operazione più vasta di restituzione fiscale che ammonta complessivamente a 5 miliardi di euro e che verrà completata con l'approvazione della legge finanziaria 2008.
L'attuazione delle disposizione di cui trattasi comporta necessariamente il coinvolgimento di più amministrazioni e già in questi giorni si sono svolte riunioni proprio per individuare con precisione sia i soggetti aventi diritto al bonus, sia le modalità di erogazione, a seconda che questa attenga a lavoratori dipendenti o a lavoratori autonomi, nonché per indicare i tempi per l'effettuazione degli adempimenti di competenza di ciascuna amministrazione.
Il Governo ha ben chiara l'importanza e la portata della disposizione in esame e conseguentemente opererà affinché in tempi stretti sia predisposto il provvedimento di attuazione. Tale provvedimento è attualmente in fase di elaborazione; al momento, è possibile dire che, per quanto riguarda lavoratori dipendenti e pensionati, il bonus sarà erogato, con riferimento ai redditi conseguiti nel 2006, entro la fine dell'anno in corso, presumibilmente con le tredicesime mensilità, ad opera dei sostituti di imposta. I percettori di reddito da lavoro autonomo potranno usufruirne in occasione della prossima dichiarazione dei redditi, sempre facendo riferimento ai redditi conseguiti nell'anno 2006.
PRESIDENTE. Il deputato Pettinari ha facoltà di replicare.
LUCIANO PETTINARI. Ringrazio il signor Ministro per le spiegazioni fornite e mi dichiaro soddisfatto non soltanto perché ha dato delle spiegazioni, ma anche perché viene individuata la platea e - mi pare di capire - al più presto saranno stabiliti i tempi di erogazione: il signor Ministro ne ha indicati alcuni relativi anche a quest'anno.Pag. 43
Mi permetto di insistere sulla necessità che sia resa al più presto chiara la platea degli aventi diritto, affinché questi provvedimenti, che considero importanti, siano conosciuti nella loro dinamica pratica. Il provvedimento, infatti, è chiaramente di portata limitata. Si tratta - mi pare di ricordare - di 150 euro, ai quali ne vanno aggiunti altri 150 per ogni familiare a carico: una portata limitata, eppur tuttavia importantissima per la direzione che sta prendendo, soprattutto sulla base dell'affermazione del signor Ministro, per cui le quote individuate da erogare sono la prima parte di una quota più ampia.
Non sfuggirà al Ministro che, una volta decisa una misura di sostegno, è importantissimo che chi ne ha diritto possa disporre in tempi brevi dei suoi benefici.
Il Ministro ha chiarito in proposito i dati relativi ai tempi e ai modi. Considero tali spiegazioni soddisfacenti: si tratta di un passo in avanti rispetto a quanto il provvedimento inizialmente disponeva. Il gruppo che rappresento, Sinistra Democratica, intende seguire con attenzione l'iter di erogazione, poiché siamo di fronte ad una strada che rappresenta una svolta anche rispetto alla legge finanziaria dello scorso anno: ci permetteremo di seguire tale svolta con attenzione proprio perché la riteniamo estremamente positiva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
(Costi e modalità di utilizzo delle consulenze presso i ministeri - n. 3-01318)
PRESIDENTE. Il deputato D'Agrò ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01318, concernente costi e modalità di utilizzo delle consulenze presso i ministeri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo per chiedere che cosa intenda fare per cercare di attuare una cura dimagrante non solo della pletora di Ministri e sottosegretari che lo compongono, ma anche di quella dei consulenti che così abbondantemente lo accompagnano.
Notizie di questi giorni ci dicono, infatti, che sono 1.353 i consulenti, con compensi da 13 mila a 143 mila euro annui, che accompagnano l'attività dei singoli ministeri; in particolare, un quarto di questi consulenti sono a carico del Ministero dell'ambiente, con notevole presenza di fedelissimi di partito privi di competenze specifiche.
Va da sé che è inutile chiedere comportamenti virtuosi in periferia quando in centro si opera in maniera assolutamente dissoluta [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, fin dal suo insediamento il Governo ha assunto iniziative per ridurre le spese per le consulenze dell'amministrazione centrale dello Stato. Confortano tale mia affermazione i dati del bilancio consolidato per l'anno 2007, che evidenziano un risparmio, alla voce consulenze, di oltre il 6 per cento rispetto al 2006.
Peraltro, proprio in questi giorni, per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio, il Presidente Prodi ha assunto un'iniziativa per la riduzione di un ulteriore 30 per cento del numero delle consulenze della Presidenza per l'anno 2008.
Il disegno di legge finanziaria per il 2008 prevede in proposito obblighi di trasparenza ulteriormente stringenti rispetto a quelli già inseriti nella legge finanziaria per il 2007, nel senso che si potranno pagare le consulenze solo dopo che esse saranno state rese pubbliche attraverso i siti istituzionali degli enti, ai diversi livelli, che le hanno fornite. Segnalo, peraltro, che questa trasparenza prima non vi era, né vi è mai stata: per questo motivo fatichiamo a fornire dati Pag. 44comparativi sulle migliaia di consulenze che prima c'erano e che oggi non ci sarebbero più (o viceversa, secondo lei, che prima non c'erano e oggi ci sarebbero).
Nel merito, nel testo della sua interrogazione, lei faceva riferimento, oltre che al Ministero dell'ambiente - su cui vorrei tornare in seguito - anche al Ministero dei beni culturali. In proposito, segnalo che le professionalità a chiamata diretta da parte del Ministro Rutelli sono in tutto dodici, di cui dieci a titolo oneroso e due titolo gratuito, e che il bilancio di quel Gabinetto è calato di 140 mila euro da quando si è passati dal Ministro precedente al Ministro Rutelli. Le 436 consulenze riportate dalla stampa invece sono persone che, a vario titolo (spesso si tratta di precari), lavorano in sessanta unità organizzative sul territorio, dalle sovrintendenze agli archivi.
Per quanto riguarda, invece, il Ministero dell'ambiente, segnalo che del numero di consulenze citate, 161 sono posizioni di esperti presso commissioni e comitati istituiti presso il Ministero da leggi vigenti. Segnalo, inoltre, che il Ministero dell'ambiente, nel corso di quest'anno, ottemperando alle disposizioni del decreto Bersani, ha ridotto la spesa per tali comitati e commissioni di oltre 6 milioni di euro, riducendone il numero e i compensi.
Gli esperti nominati in maniera fiduciaria dal Ministro dell'ambiente sono invece, in tutto, dieci (cinque onerosi e cinque no).
PRESIDENTE. Ministro Santagata, deve concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Gli altri sono, in gran parte, 145 nominati dal Governo Berlusconi nell'ambito di progetti europei, e 63 nominati dalle varie direzioni in accordo con l'Europa e con le regioni per altrettanti progetti.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, la ringrazio della risposta francamente sconcertante (sembra quasi di trovarsi a Chi l'ha visto?). Non abbiamo ricevuto nessuna risposta rispetto alla domanda principale: che cosa vuole fare il Governo rispetto ai circa 1.300 consulenti?
Lei, signor Ministro, può dire ciò che vuole (come abbiamo sentito), e cioè che prima i consulenti erano migliaia - ma non lo sappiamo - e che forse, nel 2008, sarà fatta una riduzione, mentre Prodi proprio in questi giorni - casualmente sono usciti gli articoli dei giornali e penso che anche lui li legga! - ha deciso che, però, la prossima volta ve ne sarà il 30 per cento in meno.
È chiaro - gli articoli dei giornali vengono letti da lei, onorevole Ministro, ma anche da chi li scrive e dal lettore, cioè il cittadino italiano - che tra le 436 consulenze presso il Ministero per i beni e le attività culturali sono comprese anche quelle della sovrintendenza.
Francamente è inspiegabile come lei possa ridurre i consulenti presso il Ministero dell'ambiente da 344 a dodici, ma lei è capace di tutto e lo ha dimostrato anche oggi.
Rimane sconcertante il fatto che non esiste una decisione: lei che è stato il principe delle decisioni draconiane negli annunci degli ultimi mesi, davanti all'opinione pubblica, di un Governo che vuole tagliare i costi della «casta» e ridurre le autovetture - che, come tutti sappiamo, sono decine di migliaia (570 mila auto blu in tutta la pubblica amministrazione) -, non ha spiegato come si possono tagliare questi 1.300 «mandarini» del Governo!
Le racconto cosa sta succedendo: vi sono dipendenti pubblici, ad esempio, quelli dei comparti della Polizia e della sicurezza, che stanno immaginando iniziative straordinarie perché non ricevono gli straordinari, mentre le consulenze di geometri vengono pagate come quelle di dotti esperti del diritto costituzionale dal Ministero dell'ambiente; le famiglie italiane non sanno come arrivare alla fine del mese; vi sono i suoi annunci, mentre alcuni ministri, in particolare il Ministro dell'ambiente, partecipa a bei convegni Pag. 45sulla crisi energetica e ambientale, nei quali gli scienziati dicono esattamente il contrario, ma si preoccupa degli orsi e, intanto, assume compagni di partito.
Francamente tutto ciò è sconcertante [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
(Dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature - n. 3-01319)
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01319, concernente dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MAURO FABRIS. Signor Presidente, in verità, più che dati, vogliamo i nomi: per la seconda settimana di seguito, chiediamo al Governo i nomi di chi abbia usato i voli di Stato nelle ultime tre legislature. La scorsa settimana, infatti, il Governo non ha risposto e ha detto che i costi sono calati di due terzi rispetto alle legislature precedenti.
Benissimo, però servono i nomi, perché su questa vicenda - come su altre - continua il killeraggio politico contro il Ministro Mastella e, segnatamente, contro l'UDEUR. Ciò avviene per colpa, soprattutto, della RAI pubblica, lasciata in mano ad una sorta di P2 mediatica formata dai vari Travaglio, Santoro e Floris, i quali fanno credere agli italiani che Mastella sia l'unico ad aver utilizzato l'intera forza aerea della Repubblica italiana.
Sappiamo che non è così: la scorsa settimana, ad esempio, abbiamo sentito in aula il Ministro Di Pietro dire, dapprima, di non averli mai usati, poi di averli usati una volta, infine affermare venerdì di averli usati tre volte. Noi siamo sicuri che vi siano altri «Pinocchio» abituati ad usare i voli di Stato e vorremmo che il Governo dicesse a noi e agli italiani che ci ascoltano i nomi dei ministri o ex ministri che usano i voli di Stato.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la richiesta dell'onorevole Fabris mi ricorda la barzelletta di uno spettatore allo stadio cui veniva chiesto come era finita la partita tra le due squadre cinesi, nonché i nomi degli spettatori sugli spalti. L'onorevole Fabris mi consenta la battuta, perché la dimensione della questione è veramente molto ampia, se - come dalla richiesta degli interroganti - si tratta di considerare le ultime tre legislature.
Parliamo di oltre 30 mila documenti da esaminare per avere la risposta che lei chiede, complicati dal fatto che mentre nell'attuale legislatura la gestione dei voli di Stato spetta solo al 31o stormo dell'Aeronautica militare, previa autorizzazione della Presidenza del Consiglio, invece nella scorsa legislatura i voli erano gestiti, oltre che dal 31o stormo, dal Ministero della difesa, dal CAI e da due società private. Ciò rende del tutto evidente che una risposta puntuale alla sua domanda richiederebbe tempo e un uso considerevole di risorse, non disponibili oggi all'ufficio volo, il che vorrebbe dire dovere intraprendere un'iniziativa ad hoc. Chiedo se ne valga la pena per fare polemica. Rimane del tutto evidente che vi è un impegno da parte del Governo, segnalato anche dall'ultima decisione del Presidente del Consiglio, che ha ulteriormente ristretto l'uso dei voli di Stato. È vero che il Governo si sta fortemente impegnando per una riduzione e per una trasparenza maggiore di tale uso. Non credo vi siano, da parte nostra, difficoltà a fornire i nomi di chi ha usato e di chi usa i voli di Stato nell'attuale legislatura. Credo che non vi sia nulla da nascondere, tanto meno nell'uso che ne fanno i Ministri e, più in generale, tutti coloro che se ne servono, evidentemente a Pag. 46seguito di autorizzazione. Segnalo che, come lei ricordava, si è registrato un risparmio, in termini di oneri, superiore al 30 per cento rispetto alla legislatura precedente.
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di replicare.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, premetto che la barzelletta forse non era così, ma in ogni caso, Ministro Santagata, la sua risposta non è accettabile. Abbiamo capito che vi sono almeno 31 mila casi su cui dovremo fare attenzione o dovrebbe puntare gli occhi chi su tali vicende ha fatto dello scandalismo, nelle ultime tre legislature. Già il numero è interessante. Però volevamo conoscere i nomi e, a tal fine, le faccio un'offerta, signor Ministro. Se non disponete del tempo - non ho capito bene se non avete tempo di compilare l'elenco dei nomi per risparmiare sui costi della pubblica amministrazione - potete, tuttavia, pubblicarli sul sito della Presidenza del Consiglio. Se pubblicate l'elenco di queste 31 mila persone sul sito della Presidenza del Consiglio, potete pubblicarne i nomi, Ministro. Pubblicate i nomi, perché la barzelletta che abbiamo subito noi si è rivelata in realtà un massacro mediatico consumato solo contro il Ministro delle giustizia per colpa di una P2 della disinformazione che è alla RAI, complice il fatto che il consiglio di amministrazione non vigila. Allora, è giusto che si sappia la verità. Non chiediamo nemmeno di sapere dove sono andati, vogliamo solo i nomi, anche se penso che vi è una differenza tra essere andati in missione di Stato o a casa per trovare il figlio, o a casa nel fine settimana, o molte altre storie che si narrano. Comunque, ci aspettiamo che questa P2 della disinformazione, i vari Ballarò, Annozero, i Santoro, le contessine cresciute a brioches, che non conoscono il costo del pane, ma straparlano e tutti coloro che hanno inteso il linciaggio mediatico contro l'avversario di turno come un modo per campare, correggano il tiro, vadano nei programmi televisivi e dicano agli italiani che non si è trattato del solo Ministro Mastella. Queste omissioni del Governo, comunque, non vanno bene. Si tratta di omissioni poiché non si ha il coraggio di dire come stanno le cose e mi rivolgo al Presidente della Camera in questa circostanza. Signor Presidente, si tratta della seconda settimana e se il Governo non pubblicherà i nomi noi continueremo a presentare interrogazioni sull'argomento ogni settimana finché, a puntate - abbiamo, spero, ancora alcuni mesi di legislatura da passare - li ascolteremo tutti in religioso silenzio. Daremo il nostro tempo anche al Governo purché legga tali nomi, oppure li pubblichi sul sito della Presidenza del Consiglio.
Signor Presidente, e mi avvio a concludere, non possiamo essere presi in giro in tal modo e gli italiani non possono continuare ad essere turlupinati.
(Effetti finanziari derivanti dall'approvazione di disegni di legge in tema di riduzione dei costi della politica - n. 3-01320)
PRESIDENTE. Il deputato Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01320, concernente gli effetti finanziari derivanti dall'approvazione di disegni di legge in tema di riduzione dei costi della politica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo letto due notizie positive e le conosciamo perché ne siamo protagonisti, in questi giorni.
La prima è che la I Commissione (Affari costituzionali) della Camera sta per portare in Aula una riforma costituzionale di un certo respiro all'interno della quale vi sono due provvedimenti significativi, e cioè quello di dare una fisionomia diversa al bicameralismo, prevedendo una Camera di 500 parlamentari (anziché 630, ma perché ha funzioni di un certo tipo) e un Senato di 184 senatori che rappresenta le autonomie e le regioni.
La seconda notizia è che il Consiglio dei Ministri, in attuazione del programma presentato agli elettori in questi giorni, ha Pag. 47messo a punto una serie di misure che riguardano la riduzione dei costi della politica molto significative, che sono state illustrate sui giornali e, naturalmente, in parte conosciamo.
PRESIDENTE. Deputato Zaccaria, concluda.
ROBERTO ZACCARIA. Concludo, Presidente. Chiedo al Ministro per l'attuazione del programma di Governo di fornirci alcuni dati, anche economici, di questa piccola manovra, che naturalmente ha un significato anche simbolico e concreto.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il Governo è impegnato da tempo - anche in questo caso in coerenza con gli obiettivi del programma, in quanto una parte significativa dello stesso era incentrato sulla riduzione dei costi delle amministrazioni, oltre che della politica - su questo terreno e lo ha fatto fin dal luglio del 2006 con il cosiddetto decreto Bersani. Ricordo che con tale provvedimento abbiamo eliminato 110 organismi ritenuti superflui, abbiamo ridotto la spesa delle commissioni del 30 per cento, abbiamo ridotto del 10 per cento le spese per incarichi di direzione generale. Inoltre abbiamo operato nella scorsa finanziaria riducendo del 30 per cento il trattamento economico dei Ministri e dei sottosegretari, abbiamo fissato un tetto massimo alla retribuzione di qualsiasi incarico corrisposto dallo Stato e abbiamo ridotto il numero degli amministratori di società pubbliche locali.
Torniamo sul tema con un provvedimento nato come un disegno di legge separato, anche con l'accordo di regioni, comuni e province italiane, con i quali abbiamo siglato un patto che abbiamo in gran parte trasfuso nel disegno di legge finanziaria per il 2008.
Devo fare una precisazione: ci sono norme che impattano direttamente sul miglioramento dei saldi della finanza pubblica e, quindi, sul bilancio dello Stato; ci sono norme che, invece, vanno a beneficio del bilancio degli enti locali e, quindi, dei saldi complessivi della nostra finanza pubblica; vi sono infine norme che vanno a vantaggio dei bilanci delle società pubbliche partecipate. Fatta questa premessa, fornisco alcune indicazioni economiche: la razionalizzazione e il contenimento dei costi delle comunità montane, ad esempio, prevede un risparmio di quasi 67 milioni di euro; il risparmio atteso dalla soppressione, riordino o trasformazione di enti statali è quantificabile, a regime, in 415 milioni di euro, in gran parte derivanti dalla riduzione degli organi collegiali e dalla riduzione dei membri dei consigli di amministrazione delle società controllate dalle amministrazioni statali e locali. Dall'obbligo di dismettere società con attività non strumentali deriveranno notevoli benefici economici che, però, non siamo in grado di valutare oggi, se non a consuntivo. La parte più rilevante attiene alle misure che danno indirizzi alle regioni per superare alcune sovrapposizioni...
PRESIDENTE. Ministro Santagata, concluda.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ...fra enti di diverso livello. Dalle norme che riguardano lo snellimento delle giunte dei consigli di comuni, province e circoscrizioni ci aspettiamo, a regime, circa 600 milioni di risparmio.
PRESIDENTE. Il deputato Ventura, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
RAFFAELE FITTO. Che sarà soddisfattissimo!
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor Ministro, pensiamo che quanto approntato e approvato dalla I Commissione costituisca, in realtà, oltre Pag. 48che un risparmio sicuro, anche un provvedimento, in primo luogo di efficacia ed efficienza del sistema: risolviamo finalmente e differenziamo il ruolo tra Camera e Senato.
Quindi, è un provvedimento importante, considerato anche il ricordato aspetto di funzionamento della democrazia.
In secondo luogo, diamo atto al Governo di aver approntato un pacchetto di rigorosa razionalizzazione per ciò che riguarda altre ed importanti questioni di settori rilevanti della pubblica amministrazione. Richiamo l'attenzione del Ministro e dei colleghi su un dato e concludo. Sono state presentate tre interrogazioni sull'argomento, quasi tutte dettate da inchieste di stampa. Vorrei che non sfuggisse, colleghi - mi ha colpito in modo particolare - che oggi un grande quotidiano nazionale pubblica una serie di rettifiche, tra le quali, un articolo in cui si dà conto che, in realtà, aver chiamato ieri in causa la nipote del Presidente della Repubblica è stato un infortunio, perché la dottoressa Silvana Napolitano nulla ha a che fare con il Presidente della Repubblica. Se scomodiamo perfino il Presidente della Repubblica, ciò è indice di un clima di cui dobbiamo essere consapevoli.
PRESIDENTE. Deputato Ventura, dovrebbe concludere.
MICHELE VENTURA. Non si possono trattare questioni di questa natura con la superficialità cui assistiamo nel corso di queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Proposta di riforma della ripartizione dei seggi del Parlamento europeo - n. 3-01321)
PRESIDENTE. Il deputato Cassola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01321, concernente la proposta di riforma della ripartizione dei seggi del Parlamento europeo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor Ministro, il Consiglio europeo dello scorso giugno ha ridotto il numero dei parlamentari europei a 750, a partire dal 2009, con un minimo di sei seggi per i piccoli Paesi (come Malta) e con un massimo di 96 per la Germania. Normalmente, per l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna è sempre esistita la parità numerica, attualmente pari a 78 seggi. Con la riforma si prevedono 72 seggi per l'Italia, 73 per la Gran Bretagna e 74 per la Francia, in quanto il calcolo è stato fatto sul numero dei residenti e non sul numero dei cittadini. Quindi, tenendo salvo il principio, che prevede un minimo di 6 e un massimo di 96 seggi, cosa intende fare il Governo affinché continui ad esistere la parità numerica tra i parlamentari italiani, britannici e francesi? Vorrei, inoltre, sapere se il Governo intende insistere nell'adozione del criterio di ripartizione dei seggi che tiene in considerazione anche il numero di italiani residenti in Europa, che sono almeno due milioni, registrati all'AIRE.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il tema della futura distribuzione dei seggi al Parlamento europeo è stato esaminato dall'Assemblea di Strasburgo, in parallelo con la discussione sul trattato di riforma da parte della conferenza intergovernativa. La posizione del Governo sull'esito provvisorio dei due processi è però molto diversa. Infatti, il Governo è decisamente a favore del progetto di trattato di riforma, ma è nettamente contrario alla risoluzione presentata dai relatori Lamassoure e Severin, che la riunione plenaria del Parlamento europeo sta esaminando proprio in queste ore. La nostra contrarietà alla proposta di risoluzione deriva proprio dal fatto che la riteniamo in contrasto con le previsioni del trattato di riforma, il quale parla di rappresentanza dei cittadini europei e non Pag. 49più di popoli dell'Unione. La proposta Lamassoure si basa, invece, su dati relativi alle popolazioni residenti all'interno di ciascuno Stato membro. Quindi, si tratta di un approccio che non riflette i cambiamenti intervenuti a livello dei trattati.
La strumentale applicazione di tale criterio nella risoluzione fa, tra l'altro, venire meno la tradizionale parità tra i seggi assegnati a Francia, Regno Unito ed Italia. Per tali motivi, il Governo ha sostenuto l'azione assolutamente bipartisan dei nostri parlamentari a Bruxelles e Strasburgo, per correggere tale errore di impostazione. Ciò premesso, qualora il Parlamento europeo approvi comunque oggi il progetto Lamassoure, pur con gli emendamenti introdotti al testo, la responsabilità passerebbe al Consiglio europeo, che a giugno aveva invitato il Parlamento a predisporre una proposta in tal senso.
Nelle intenzioni della presidenza portoghese, la conferenza intergovernativa che si svolgerà in occasione del prossimo vertice dovrebbe adottare una dichiarazione da allegare al futuro trattato, che recepirebbe la proposta del Parlamento sulla sua composizione a partire dal 2009. Riteniamo che non vi sia alcuna esigenza di concordare la nuova composizione del Parlamento europeo già in occasione del prossimo vertice. Il Governo si batterà, quindi, affinché il prossimo vertice rinvii una decisione su questo tema, accogliendo la necessità di ulteriori approfondimenti sull'individuazione di una base di dati condivisa. Infatti, è meglio non introdurre un tema divisivo nel vertice che dovrà auspicabilmente sancire l'accordo politico sul trattato di riforma. Qualora tale compromesso non venga raggiunto in tempo utile, prima delle elezioni europee, si continuerebbe ad applicare la ripartizione prevista dall'accordo di adesione di Romania e Bulgaria. In alternativa, il Consiglio europeo potrebbe esaminare il tema e prendere atto della impossibilità di raggiungere una soluzione condivisa sull'applicazione anticipata dal nuovo Trattato dell'Unione europea. L'obiettivo fondamentale sarà comunque evitare che venga adottata una decisione pregiudizievole dei nostri interessi, che costituirebbe altresì un vulnus rispetto alla lettera e allo spirito del trattato di riforma.
PRESIDENTE. Il deputato Cassola ha facoltà di replicare.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, sono soddisfatto nel constatare che il Governo sta utilizzando l'argomentazione che bisogna calcolare i cittadini e non soltanto i residenti di un Paese e che, pertanto, sta valutando la presenza dei due milioni di italiani in Europa. Sono contento anche di sapere che a Bruxelles esiste un atteggiamento bipartisan di tutti gli europarlamentari. Al contrario, sono molto insoddisfatto dell'atteggiamento del Parlamento italiano in cui non esiste una posizione bipartisan nei confronti degli italiani all'estero ed anzi, dalle risultanze del dibattito svoltosi in Commissione la settimana scorsa è emerso che esistono posizioni contrarie alla rappresentanza dei cittadini italiani all'estero. Cito quella dell'onorevole Giampiero D'Alia, dell'UDC, personalmente favorevole ad eliminare i parlamentari eletti all'estero, sia alla Camera sia al Senato. L'onorevole Gabriele Boscetto di Forza Italia condivide le preoccupazioni espresse da D'Alia in ordine ai rischi collegati alla collocazione degli eletti nella Camera politica. L'onorevole Bocchino, di Alleanza Nazionale, esprime la sua personale convinzione che il numero dei parlamentari eletti all'estero debba essere ridotto. Non solo il centrodestra, ma anche il centrosinistra si esprime in questi termini: l'onorevole Graziella Mascia insiste che il suo partito è assolutamente contrario a prevedere una rappresentanza degli italiani eletti all'estero nel Parlamento italiano. Queste argomentazioni a livello nazionale non aiutano il Governo italiano all'estero, nel momento in cui deve dare forza alla sua argomentazione che gli italiani residenti in Europa sono anch'essi cittadini italiani, del Paese Italia. Vorrei ascoltare i politici italiani parlare all'unisono e vorrei che gli italiani all'estero non venissero utilizzati come cittadini di serie A quando Pag. 50si tratta di acquistare un seggio in più al Parlamento europeo e come cittadini di serie Z nel momento in cui si parla del futuro assetto del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Iniziative per il riconoscimento della qualifica di dirigente a favore dei funzionari della Motorizzazione civile a capo di uffici provinciali - n. 3-01308)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01308, concernente iniziative per il riconoscimento della qualifica di dirigente a favore dei funzionari della Motorizzazione civile a capo di uffici provinciali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
LUCIO BARANI. Signor Presidente, desidero rivolgere un bene arrivato al signor Ministro: è un classico che il Ministro dei trasporti arrivi in ritardo. La mia interrogazione riguarda il caso specifico di funzionari della Motorizzazione civile, ma si può estendere a tutti i funzionari della pubblica amministrazione in possesso di un'alta professionalità e di una solida esperienza pluriennale che si vedono non riconosciuto il titolo di dirigente, mentre percepiscono invece la retribuzione da dirigente. Si tratta del famoso dualismo tra meritocrazia e burocratizzazione, tra pletoricità nelle pubbliche amministrazioni e produttività, tra clientelismo e modernizzazione nei dirigenti della pubblica amministrazione. Il caso della Motorizzazione civile vede dei funzionari con anzianità di direzione cui non è riconosciuta la qualifica di dirigente. Perché, signor Ministro?
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei in primo luogo scusarmi con lei, con l'onorevole Barani e con l'Assemblea per questo ritardo dovuto, per una volta, non ad inefficienze dei trasporti, ma ad un disguido tra gli uffici.
Rispondo, affermando che il Ministero dei trasporti, in particolare, attraverso il Dipartimento per i trasporti terrestri, opera su tutto il territorio nazionale con 112 uffici locali. Gli uffici della Motorizzazione civile per la natura delle attività che svolgono - ovvero immatricolazioni, revisioni dei veicoli e rilascio delle patenti - sono dislocati in tutte le province.
Tali uffici necessitano certamente di una figura istituzionale che li rappresenti e assuma la responsabilità del loro regolare funzionamento; tuttavia, allo stato attuale, non tutti gli uffici sul territorio sono di natura dirigenziale - come ad esempio l'ufficio di Grosseto in parola - poiché, nell'ambito dell'attuale disponibilità di organico del Ministero, sono stati individuati come dirigenziali gli uffici che hanno un maggiore carico di lavoro. Faccio presente, tuttavia, che il Ministero ha evidenziato tale carenza di organico, rappresentando soprattutto la carenza di dirigenti tecnici e che, comunque, ha attivato procedure concorsuali per l'assunzione di cinque dirigenti tecnici. Nell'ambito della graduatoria che si formerà in esito a tale concorso si potrà attingere per eventuali altre assunzioni, subordinatamente all'assenso in tale direzione del Dipartimento della funzione pubblica.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto della risposta; per usare una sua terminologia, signor Presidente, la risposta del Ministro o di chi l'ha scritta per lui, è malagrazia, perché la situazione non è così come l'ha rappresentata il Ministro. I funzionari che hanno un'anzianità di direzione percepiscono lo stipendio; pertanto, riconoscere loro la qualifica di dirigenti non comporterebbe un'ulteriore spesa.
Il Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione ha privilegiato concorsi per dirigenti amministrativi, Pag. 51mentre non ne ha privilegiato alcuno per dirigenti tecnici.
Quello di valorizzare i dirigenti che fanno funzionare la macchina amministrativa che, quindi, sono duttili, portano alla competitività e alla modernizzazione e non alla pletoricità, alla burocratizzazione e al livellamento verso il basso delle amministrazioni pubbliche è un pallino di noi socialisti riformisti del Nuovo PSI.
È per tale ragione che vi sollecitiamo a far sì che venga svolto un corso concorso per consentire ai soggetti che hanno grande professionalità ed esperienza di guidare questi centri. Verosimilmente, quindi, si potrebbe risolvere l'anomalia, proponendo, a sanatoria, l'attivazione di un ultimo corso concorso per tutti i funzionari della Motorizzazione civile nella medesima situazione sparsi sul territorio italiano; oppure, signor Ministro, lei potrebbe emanare un decreto per il riconoscimento formale della qualifica di dirigente per tutti i funzionari nelle condizioni di cui sopra. È l'uovo di Colombo, ma almeno il Governo sappia fare una «O» con un bicchiere!
Per tale ragione, noi riformisti che pensiamo alla modernizzazione dello Stato non possiamo essere soddisfatti della sua risposta.
(Misure in tema di sicurezza stradale con particolare riferimento alle barriere stradali - n. 3-01309)
PRESIDENTE. Il deputato Pedrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01309, concernente misure in tema di sicurezza stradale con particolare riferimento alle barriere stradali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione potrebbe apparentemente sembrare di carattere tecnicistico, ma in realtà così non è. Non per fare demagogia né per trovare numeri eclatanti, però, occorre ricordare che ogni giorno sulle nostre strade quasi venti persone muoiono; settanta restano disabili in maniera grave e si verificano duecento incidenti. Le cause sono molteplici: la velocità, l'alcol, la guida non prudente, il fondo stradale, la segnaletica e le barriere.
In questo senso, allora, si rivolge un'interrogazione al Ministro, affinché ci illustri e ci risponda sui provvedimenti che il Governo intende adottare per eliminare, di volta in volta, queste singole cause in modo tale che già dal 2010 ci si metta al passo con i parametri stabiliti dall'Unione europea ma, indipendentemente da ciò, che si compia un'opera che è obbligatorio realizzare.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto faccio presente, come l'onorevole Pedrini sa benissimo, che condivido l'idea che intervenire sulle barriere è un provvedimento forte a favore della sicurezza.
Detto ciò, ricordo che la legge n. 233 del luglio 2006 ed i relativi DPCM di attuazione hanno trasferito le competenze in materia di omologazione delle barriere di sicurezza al Ministero dei trasporti e che il Ministero ha attualmente in corso di emanazione i relativi regolamenti omologativi.
Ad oggi, per quanto attiene ai programmi di riqualificazione e sostituzione delle barriere stradali, si può procedere, utilizzando le barriere omologate ai sensi del decreto ministeriale n. 223 del 1992. In tale ambito, Autostrade per l'Italia ha sviluppato un esteso piano di sostituzione di barriere di primo impianto: a fine 2005, era stata programmata la conclusione in tre anni dei residui 900 chilometri, di cui, a tutto il 2006, sono stati sostituiti 300 chilometri di spartitraffico di iniziale impianto.
Le ricadute in termini di sicurezza sono state sicuramente positive, come risulta dal raffronto dell'incidentalità sulla rete di Autostrade per l'Italia tra i mesi di gennaio-dicembre 2007 e i rispettivi mesi del 2006: si registra un meno 10,8 per Pag. 52cento per quanto riguarda il numero dei sinistri, un meno 17,11 per cento quanto al numero di incidenti mortali e un meno 12 per cento con riferimento al numero di incidenti con feriti.
Oggi, il completamento delle attività sostitutive sugli spartitraffico e la prosecuzione di quella sui bordi laterali sono subordinati alla scadenza di molte delle omologazioni valide fino al 20 agosto 2007: ciò, sulla base dei termini stabiliti dal decreto ministeriale n. 2367 del 2004.
Al fine di ottemperare al disposto del suddetto decreto, gli operatori di settore hanno sviluppato molti programmi di ricerca e sviluppo e hanno presentato numerose istanze di omologazione di nuove tipologie. In particolare, Autostrade per l'Italia ha depositato nove istanze per barriere in attesa di omologazione.
Faccio notare, per inciso, che negli altri principali Stati europei l'installazione è maggiormente favorita dal fatto che non occorre una particolare omologazione, ma è sufficiente aver superato con successo le prove crash test, in base alla norma ISO 17025.
Per superare l'attuale impasse, il decreto ministeriale n. 223 del 1992 ha stabilito che, in via transitoria, le disposizioni di cui al decreto non si applicano per le opere in corso e per quelle la cui procedura di affidamento abbia avuto inizio; non si applicano, inoltre, per quelle la cui procedura inizierà entro sei mesi dalla data di pubblicazione della circolare del Ministero dei lavori pubblici, con la quale si rende nota l'omologazione di almeno due tipi di barriere per ciascuna destinazione e classe.
Il decreto ministeriale n. 2367 del 2004 ha confermato che, in assenza della circolare ministeriale - come si registra ancora per alcune tipologie - gli enti debbano richiedere, per la verifica di rispondenza, i rapporti crash test rilasciati dai suddetti campi prova.
Resta confermato l'impegno del Ministero dei trasporti all'omologazione, in tempi ravvicinati, per tipologie ancora scoperte.
PRESIDENTE. Il deputato Pedrini ha facoltà di replicare.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta che ha voluto fornire e prendiamo atto che il Governo e il suo Ministero, in modo particolare, si stanno adoperando su tale materia.
Per dare un contributo, vorrei ancora però richiamare l'attenzione su un fatto: siamo in presenza di circa 300.000 chilometri di strade in Italia, di cui circa 7.000 di competenza autostradale, circa 17.500 di competenza ANAS e poi vi sono quelle di competenza provinciale e regionale (180.000). Se si calcola la somma di questi numeri e si compie l'analisi delle barriere omologate e correttamente installate, purtroppo registriamo solamente un 10-15 per cento di copertura dell'estensione complessiva.
Per quanto riguarda l'obiezione che qualcuno potrebbe sollevare in ordine alle difficoltà finanziarie potrei procedere ad una sorta di scomposizione rispetto a questo intervento, affermando, per quanto riguarda l'ANAS, che tale ente deve provvedere. Tra l'altro esso è anche ente di sorveglianza; pertanto, a seguito delle indagini che ha avviato (sulle quali si è assunto l'impegno di trasmetterle e le chiedo tra l'altro di volerle trasmettere al Parlamento per un'ulteriore analisi), dovrebbe già provvedere e dare l'esempio, riducendo magari le proprie spese generali e investendo di più sul settore in esame.
Per quanto riguarda i concessionari, sarebbe interessante vedere se essi eseguono la manutenzione visto che è di loro pertinenza, considerato altresì che dispongono degli aumenti tariffari e quindi non dovrebbero lamentare difficoltà finanziarie. Per quanto riguarda invece gli enti locali, siamo di fronte - se sono vere le informazioni in mio possesso - a sanzioni amministrative che ammontano, nel Paese, a circa 10 miliardi di euro, cioè 20 mila miliardi delle vecchie lire.
Da quanto mi è stato riferito - secondo alcune fonti - basterebbero 3 miliardi di euro...
PRESIDENTE. La prego di concludere
EGIDIO ENRICO PEDRINI. ...in altre parole - concludo - si tratterebbe del 30 per cento per mettere a regime l'intero sistema. Non mi resta che augurarle buon lavoro nell'interesse del Paese!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, con ripresa televisiva diretta che termina in questo momento.