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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1222) (ore 14,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione.
Ricordo che nella seduta del 6 luglio si è concluso l'esame degli emendamenti nonché degli ordini del giorno.
Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto finale.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur, come preannunciato in sede di discussione sulle linee generali, intende sostenere con convinzione il processo di conversione in legge del decreto-legge n. 173, per le motivazioni che mi accingo ad esporre.
Innanzitutto diamo atto dell'imminente scadenza dei termini relativi ad atti di natura regolamentare legislativa rispetto a provvedimenti eterogenei, accomunati però dalla necessità di essere rivisitati dall'esecutivo, anche alla luce del programma elettorale posto a base della propria azione governativa.
Riconosciamo che tale provvedimento incide su materie che richiedono una disciplina urgente, essendo alcune scadenze eccessivamente ravvicinate perché si possano esaminare all'interno di un percorso legislativo ordinario, rinviando ad interventi successivi il merito delle singole questioni, su cui peraltro auspichiamo un preventivo confronto con le parti interessate ed una discussione parlamentare in tempi brevi, anche al fine di dimostrare il ruolo centrale che al riguardo il Governo assegna alla propria maggioranza parlamentare.
Riconfermiamo tutte le perplessità da noi espresse nel corso della discussione sulle linee generali in ordine alla necessità di dover cambiare drasticamente rotta nell'utilizzo della decretazione d'urgenza, che deve allinearsi scrupolosamente alla normativa vigente, ed in tale ottica chiediamo che si definiscano linee guida chiare per il Governo sul corretto utilizzo di tale strumento normativo.Pag. 38
In particolare, le nostre perplessità riguardano l'utilizzo della decretazione d'urgenza nei campi più disparati, che spogliano il Parlamento del potere, ad esso spettante, di analizzare e fare proprie le materie oggetto dell'intervento normativo nei tempi tecnici prestabiliti dai normali passaggi parlamentari, che occorrerà necessariamente prevedere in futuro.
In tale quadro generale, vista la particolare urgenza del decreto-legge in esame, varato proprio a cavallo del passaggio di consegne tra il precedente e l'attuale Governo, aspetto quest'ultimo evidentemente da non sottovalutare, che va tenuto nella dovuta considerazione, il gruppo dei Popolari-Udeur esprimerà voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il comportamento tenuto fino ad ora dalle parti politiche su questo argomento, tra le prepotenze attuate dalla maggioranza e le parole grosse della minoranza, nonché il concetto stesso di fiducia e di proroga, alimentano l'incertezza del diritto.
Infatti, la stessa proroga di termini legislativi comunica una mancata organizzazione del sistema legislativo, ritardi attuativi, pressappochismo e aleatorietà del diritto. Cittadini, famiglie, imprese, operatori economici, che attendono date e scadenze per iniziare all'interno di nuove regole, possono toccare con mano - e lo fanno tutti giorni - che ciò non è poi così vero, che può essere differito e mutato dall'umore o, peggio, dalla vendetta di parte. Quindi, siamo all'incertezza e alla sfiducia in un sistema di diritto.
Nel nostro paese la tendenza legislativa ha avuto uno sviluppo abnorme, farcito da disfunzioni che hanno determinato la necessità di migliaia di proroghe, che hanno creato incertezze sia in fase di interpretazione sia in fase di applicazione. Incertezza causata dal rilevantissimo numero di leggi ed atti aventi forza di legge prodotti dal Governo o dal Parlamento. Ciò determina l'impossibilità di tutelare i diritti e l'iperattività normativa si trasforma in sostanza nell'incertezza del diritto inteso in senso lato.
Pertanto, il problema non è soltanto quello dei condizionamenti politici e spesso della difficoltà del nostro Parlamento di assumere decisioni univoche per la collettività, ma soprattutto quello di mettere in evidenza che è del tutto mancante un supporto di monitoraggio dei fenomeni che si intendono regolamentare e, una volta assunta la decisione politica, dei mezzi di controllo per valutare gli effetti della nuova legislazione che si produce in ordine ai fenomeni da regolamentare.
Inoltre, anche l'aspetto della formulazione letterale della legislazione è divenuto nel tempo più sciatto, spesso incoerente, talvolta contraddittorio, anche a causa della miriade di leggi di riferimento storico e del fatto che, in Italia, non sia stata ancora approvata una modalità univoca di forma letterale chiara e semplice come viceversa è avvenuto, pur con soluzioni differenti, in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Olanda e in molti altri paesi dell'Unione europea.
Nella culla del diritto, il sovraccarico della legislazione e della normazione ad essa collegata ha reso impossibile, non solo al cittadino ma allo stesso interprete - sia esso amministratore o giudice -, di realizzare un'effettiva parità dei cittadini di fronte alla legge, proprio a causa dell'interpretazione evolutiva dell'enorme quantità di normazione da applicare nei casi concreti.
Intendo evidenziare come la necessità di una razionalizzazione, attraverso testi unici, della produzione legislativa esistente sia divenuta un'esigenza improcrastinabile. Il nostro Parlamento appare un legislatore che procede con grande lentezza nel processo decisionale, salvo poi accelerare in maniera alquanto inspiegabile - come notiamo tutti i giorni - quando si crea un'opportunità politica per la realizzazione di quel prodotto legislativo.Pag. 39
Emerge la mancanza di coordinamento - sia a livello governativo sia a livello parlamentare - sulla modalità di redazione di testi legislativi, né si registra alcuno sforzo da parte dei singoli proponenti, nel momento di redazione del testo, volto a verificare l'effettiva possibilità di realizzazione degli obiettivi da raggiungere attraverso quella determinata prescrizione legislativa.
Inoltre, la domanda politica è stata spesso veicolata da gruppi di pressione (sindacati, associazioni di categoria, partiti politici), che hanno sollecitato provvedimenti ad elevato tecnicismo, dei quali i parlamentari proponenti e spesso lo stesso Governo erano in grado di valutare solo in parte le conseguenze applicative.
Quindi, la conversione in legge del decreto-legge in esame - già del Governo Berlusconi -, le modifiche strutturali apportate, nonché le cosiddette «mille proroghe» ci trovano fortemente contrari. Abbiamo fornito e stiamo fornendo una triste immagine!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, Rifondazione Comunista voterà a favore della conversione di questo decreto-legge. In qualità di relatrice del provvedimento in VII Commissione, ho già avuto modo di intervenire nel merito del dibattito e rispondere alle osservazioni dell'opposizione. Ricordo che il provvedimento in questione contiene la necessità della proroga di sei mesi per la gestione transitoria da parte della Banca nazionale del lavoro del nuovo fondo per il sostegno alla cinematografia civile, proroga determinata dalla mancata emanazione, da parte del precedente Governo, del decreto del ministro per i beni e le attività culturali, che deve definire le modalità tecniche di gestione del fondo, di erogazione dei contributi e di monitoraggio dell'impiego dei finanziamenti concessi.
Nel corso dell'esame al Senato è stato, inoltre, introdotto l'articolo 1-sexies che, al fine di garantire la copertura degli insegnamenti mediante affidamento e supplenze, proroga l'applicazione da parte delle università fino al termine dell'anno accademico 2006-2007 di alcune disposizioni della legge 19 novembre 1990, n. 341 sugli ordinamenti didattici universitari. Tale proroga è motivata dalla necessità di garantire l'attuazione alle nuove modalità di affidamento degli insegnamenti contenute in tale legge. Di particolare rilevanza sono le disposizioni, discusse in questa sede, contenute nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che consentono la proroga di alcuni termini dei decreti attuativi della legge n. 53 del 2003, la cosiddetta riforma Moratti, riguardanti il diritto-dovere all'istruzione, l'alternanza scuola-lavoro ed il secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, la proroga del regime transitorio per l'accesso anticipato alla scuola dell'infanzia e del termine per la revisione dell'assetto organico delle scuole secondarie di primo grado, nonché il rinvio di un anno dell'attuazione della riforma del secondo ciclo. Tutto ciò allo scopo di dare all'esecutivo il tempo necessario per l'attuazione, su tali temi, del programma di governo.
Noi condividiamo questa impostazione, questa scelta del ministero, perché - come è stato chiarito e ribadito anche dallo stesso ministro Fioroni, nel corso della sua audizione in Commissione - essa è un segnale politico chiaro di cambiamento radicale di direzione, ossia di un'inversione radicale di tendenza ed è giustificata in ragione della necessità di disporre di tempi utili alla definizione delle misure previste dal programma di governo della maggioranza e ciò, tra l'altro, dovrà essere fatto anche attraverso un confronto ampio, aperto e plurale nel mondo della scuola.
Dunque, è inutile che l'opposizione sollevi fumose - e, spesso, contraddittorie - contraddizioni di merito. Gli impegni sono chiari a tutti: la nostra azione è di proposta alternativa alla riforma Moratti, all'impianto fondativo della legge n. 53 del 2003; non lo facciamo, come direbbe Totò,Pag. 40«a prescindere», né animati da uno spirito demolitore. Capiamo che il centrodestra non approvi, ma noi siamo da sempre contrari alla riforma Moratti, anche perché riteniamo che sia insensato ed illogico imporre una riforma che la scuola ha bocciato, a cui si è opposta e che impoverisce il sistema pubblico dell'istruzione, introducendo una nuova selezione di classe.
L'innalzamento dei livelli di conoscenza di ciascuno è il primo obiettivo cui, tra l'altro, ci richiama anche l'Europa e, dunque, noi auspichiamo che il Governo intervenga presto per elevare l'obbligo scolastico a 16 anni, così come previsto dal programma. Ritengo, in particolare, giustificato che il blocco della riforma della scuola secondaria sia previsto da questo provvedimento, in quanto tale rinvio è altresì un atto dovuto nei confronti delle regioni che, in sede di Conferenza Stato-regioni, hanno bocciato la riforma. Noi riteniamo che la linea del confronto con tutte le parti sociali debba essere la bussola dell'azione del Governo e del Parlamento con riguardo all'idea di scuola ed ai processi di cambiamento che dovremo adottare. Restituire serenità, funzionalità e partecipazione democratica alla scuola pubblica è ciò che più ci preme.
Il centrodestra, in nome di una modernizzazione liberista, negli scorsi cinque anni, ha voluto introdurre un processo di controriforma che azzera il principio universalistico alla base del diritto allo studio ed i principi costituzionali che fanno della nostra una scuola pubblica, laica e gratuita.
Siamo sicuri che non avremo nulla da rimpiangere dei cinque anni di attività del ministro Moratti. Faremo soltanto del bene al paese ed al suo sviluppo fermando l'involuzione determinata dalla legge n. 53 del 2003 e cambiando radicalmente direzione: per una scuola che ci porti davvero nei parametri europei e che non lasci indietro nessuno, con uno sguardo alle periferie, ai tanti sud, alle carenze di strutture che ancora esistono ed all'esigenza di multiculturalità che la scuola pubblica oggi richiede.
Il voto di oggi esprimerà anche il nostro impegno a proseguire fermamente in tale direzione, nel solco del nostro programma del governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, giunti all'ultimo atto della conversione in legge del decreto-legge recante proroga di termini, ci corre l'obbligo di ribadire, in questa sede, il giudizio politico di contrarietà del nostro gruppo, già espresso, peraltro, da tutti gli esponenti della Casa delle libertà. Il provvedimento, nato in un certo modo - il suo articolo 1 era di due sole righe! -, si è trasformato, a seguito degli interventi sostitutivi ed integrativi operati dal Senato, in un provvedimento omnibus che contiene di tutto e di più.
Non è la prima volta - per carità - che ciò accade: esistono precedenti forse anche più rilevanti se si ha riguardo ai contenuti delle proroghe inserite in testi licenziati dalle Camere. Da questo punto di vista, però, va fatta un'osservazione attinente non tanto al merito quanto al metodo seguito per giungere alla conversione in legge del decreto-legge in esame. Su di esso il Senato ha espresso un voto di fiducia che condiziona l'attività di questa Camera: ormai, noi deputati ci troviamo a dover ratificare (come succederà quando passeremo all'esame del disegno di legge sullo «spacchettamento» dei ministeri e quando, verso la fine di questo mese, esamineremo il cosiddetto disegno di legge Bersani) le decisioni assunte dall'altro ramo del Parlamento, ed imposte con un voto a maggioranza, il cui contenuto, analizzato a mente fredda presso le Commissioni permanenti competenti, palesa evidenti limiti, talvolta anche di costituzionalità. Se è vero, come qualcuno afferma, che provvedimenti come quello in discussione superano l'esame di costituzionalità in Commissione affari costituzionali, è altrettanto vero che il voto viene espresso a maggioranza, e per sostenere la linea d'azionePag. 41del Governo, senza guardare molto alla reale compatibilità costituzionale delle disposizioni oggetto dell'esame medesimo.
Credo che, da questo punto di vista, occorra cambiare rotta, invertire senso di marcia, per evitare che questa Camera si trasformi in una sede nella quale vengono ratificate decisioni assunte altrove. Il nostro lavoro consiste nel perfezionare i contenuti delle proposte portate alla nostra attenzione. Se rinunciassimo a questa funzione, causeremmo nocumento alle prerogative dei parlamentari ed al nostro stesso compito di rappresentanti del popolo che, in quanto tali, dovrebbero portare avanti azioni concrete e positive in vista del bene comune.
Quindi, davanti a simili provvedimenti, premesso che del merito abbiamo già detto nelle precedenti fasi dell'iter, non possiamo privarci, dal punto di vista del metodo - che non dovrà essere riproposto in seguito -, della possibilità di discutere il contenuto delle norme al nostro esame.
Colleghi, quando vengono in rilievo proroghe di termini, la portata del provvedimento è abbastanza limitata, almeno se si ha riguardo al complesso dei provvedimenti più che al loro contenuto, ma quando passeremo all'esame del disegno di legge sullo «spacchettamento» dei ministeri, con tutte le sue implicazioni (compreso lo stravolgimento di quella riforma Bassanini che fu voluta dal centrosinistra), le cose cambieranno; e a maggior ragione cambieranno quando passeremo all'esame del cosiddetto decreto-legge Bersani.
La mia preoccupazione è che questa mancanza di comunicazione, l'impossibilità di intervenire nel merito possa rendere monca la nostra azione parlamentare. Questa è la realtà e non sappiamo come porvi rimedio. Questa mattina, in Commissione affari costituzionali, ho lanciato un grido d'allarme con cui ho invitato tutti i colleghi a riflettere sulla questione. È interesse non solo dei deputati dell'opposizione, ma, soprattutto, di quelli della maggioranza approvare leggi che vadano nella giusta direzione e che non contengano disposizioni inapplicabili o raffazzonate.
Per questi motivi, per il merito e per il metodo, ribadisco il voto contrario del gruppo della Lega Nord Padania. Ritengo che prossimamente vi saranno altre occasioni per confrontarci, perché noi non verremo mai meno al nostro impegno di difendere i cittadini, la gente del nord che ha votato la Lega Nord Padania, entrando nella dialettica parlamentare per modificare questo tipo di provvedimenti che non apprezziamo. Essi non ci piacciono perché recano nocumento all'economia e alla pubblica amministrazione. Mi riferisco, ad esempio, alla proroga dell'entrata in vigore del codice dei contratti. Non ci piacciono soprattutto perché si tratta di interventi che costano (penso al decreto-legge che riorganizza i ministeri aumentandone il numero) o di interventi di immagine, che non risolvono nulla, come il decreto-legge Bersani (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche se già esaurientemente esposte nel corso della discussione sulle questioni pregiudiziali, nell'esprimere il voto contrario del gruppo dell'UDC non possiamo evitare, prima di entrare nel merito, di fare alcune valutazioni preliminari sulla natura del provvedimento. Un provvedimento di natura eterogenea, non ravvisabile nella versione originaria, che consisteva in un unico articolo. Oggi è difficile rinvenire nel testo elementi unificanti; anzi, ci troviamo di fronte ad un complesso di norme il cui inserimento all'interno di un disegno di legge di conversione non appare, alla luce della consolidata giurisprudenza parlamentare del Comitato per la legislazione, essere corrispondente ad un corretto utilizzo dello specifico strumento normativo rappresentato da tale tipologia di legge.
Nella scorsa legislatura siamo stati più volte duramente attaccati per avere utilizzatoPag. 42i decreti omnibus e per aver calato spesso, come mannaie sulla discussione dei disegni di legge, maxiemendamenti completamente sostitutivi. Oggi vi presentate con uno dei vostri primi provvedimenti, che riunisce entrambi questi strumenti. È questo un bell'esempio di sintesi virtuosa. Sta di fatto che siamo partiti da un decreto-legge del Governo Berlusconi, che mirava semplicemente a prorogare al 31 luglio 2006 i termini per l'emanazione di regolamenti in scadenza entro il 20 maggio, per arrivare ad un testo omnibus, che si caratterizza, più che per il contenuto, per l'uso distorto e strumentale della decretazione d'urgenza e per il modo in cui è giunto a noi dal Senato. Infatti, è altrettanto importante non dimenticare quanto è avvenuto a Palazzo Madama. Un infelice precedente che, purtroppo, credo si ripeterà spesso. Un metodo che non possiamo accettare, che di fatto svuota il ruolo delle Camere, privandole, questa volta sì, del normale dibattito parlamentare.
A nulla è valso il richiamo del Presidente Napolitano circa l'opportunità di non stravolgere quanto fatto nella scorsa legislatura dal Governo di centrodestra. Oggi vi presentate con un testo in cui non troviamo più neanche quelle due righe che rappresentavano l'oggetto del decreto-legge Berlusconi. Mentre discutiamo di questo provvedimento, al Senato è stato depositato un altro disegno di legge, il cosiddetto Bersani-Visco per intenderci, che va a modificare, se non a stravolgere, oltre 40 tipi di norme vigenti. Vediamo, infatti, come sul fronte della scuola si tenti di bloccare il progetto di riforma voluto dalla Moratti, con una moratoria di tre anni riguardo alla quale ci si deve chiedere quale sia il vero obiettivo del Governo: se si tratti di un problema di metodo o di merito.
Vorremmo cioè capire se si vuole solo ed esclusivamente cancellare il segno lasciato da un Governo precedente e con esso il tentativo di mettersi in linea con i parametri internazionali dell'istruzione, oppure sostituirlo con un disegno diverso, ma a questo punto vorremmo che il ministro Fioroni ci dicesse, se non qualcosa «di sinistra», almeno cosa andrebbe fatto subito, senza aspettare tre anni. Il nostro sistema scolastico non può aspettare: i nostri studenti non possono perdere terreno rispetto ai loro coetanei europei. Si tratta di una responsabilità troppo grande e di un rischio altrettanto grande per le future generazioni.
Oltre alla riforma Moratti, il testo contiene proroghe sul trattamento dei dati personali, sulla previdenza agricola, sul fondo per le attività cinematografiche, sul patrimonio abitativo, sulla docenza universitaria, sul collegato agricolo, solo per citare le più importanti. Più che un testo sul cui fine il Comitato per la legislazione ha già espresso il suo parere, più che un provvedimento radicalmente sbagliato, costituzionalmente incompatibile, ciò che abbiamo di fronte è la fotografia di un Governo nato debole e che tale resterà in virtù di una esiguità di numeri e di una variegata composizione di posizioni, legate solo dal collante del potere, che lo spingeranno sempre più ad evitare il confronto parlamentare. Per tale motivo il gruppo dell'UDC esprimerà un voto contrario a tale provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, come gruppo della Rosa nel Pugno, voteremo a favore di questo provvedimento, pur con delle riserve, che sono già state espresse legittimamente durante la fase della discussione generale. Vorrei, però, se mi è consentito, rivolgermi con grande umiltà e con grande serenità all'opposizione, che fino a qualche tempo fa era maggioranza in quest'aula, per ricordare, come sostanzialmente hanno fatto moltissimi nostri colleghi, che questo non è un provvedimento totalmente estraneo rispetto ad una serie di provvedimenti che il Governo ha posto alla nostra attenzione nella scorsa legislatura. Ritengo particolarmente strana la polemica emersa in questi giorni, anche nel corso della discussionePag. 43svoltasi in quest'aula, quando si è voluto sottolineare, con puntualità, ma anche con un pizzico di ipocrisia, ciò che fino a qualche mese fa è stato fatto all'interno di quest'aula. Vorrei inoltre sottolineare ciò che il Governo ci ha riferito la settimana scorsa, «stralciando» dal provvedimento la parte relativa alle deleghe, che secondo il Comitato per la legislazione assumevano un significato fortemente negative all'interno di questo provvedimento. Bisogna apprezzare questo atto politico forte da parte del Governo, teso a costruire, nel prosieguo della nostra attività parlamentare, un percorso certamente diverso da quello realizzato dal Governo Berlusconi; come ho detto precedentemente, si tratta di raccordarsi, di discutere, di rilanciare in senso pieno l'attività del Parlamento, attraverso una discussione che deve svolgersi all'interno dell'aula su provvedimenti importanti, che affrontano problemi che investono la vita dei nostri cittadini.
È anche vero che in questo provvedimento vi sono delle proroghe che sono state ridefinite e che vertono sia su questioni che riguardano programmi ed interventi del vecchio Governo, sia su provvedimenti che questo Governo deve portare avanti, in virtù del suo programma.
Mi riferisco alla questione della scuola, che costituisce un preciso impegno politico che questa maggioranza si è assunta nei confronti degli elettori sottolineando la necessità di una verifica dell'assetto organizzativo del sistema scuola e la possibilità per il Governo di muoversi con grande responsabilità per verificare quali sono i punti da non cambiare e quali invece quelli da riformare organicamente, eliminando la discrasia esistente nel sistema scuola.
Era perciò giusto, secondo il punto di vista della Rosa nel Pugno, che tale questione si ponesse all'interno del decreto-legge al nostro esame, che ha certamente dei limiti (che comunque sono stati superati), ma che presenta anche carattere di urgenza poiché si trova a cavallo tra due legislature. Si deve consentire all'attuale Governo di organizzare il proprio lavoro per porre in essere il programma che, come Unione e come centrosinistra, come maggioranza di governo di questo paese, ci siamo dati.
Sono fortemente convinto che nei prossimi giorni e mesi, proprio in virtù dell'impegno politico forte assunto dal Governo nella scorsa settimana, quello di non utilizzare le deleghe, vi sarà nel prosieguo della nostra attività parlamentare un confronto serio e sereno, che farà risaltare il ruolo rilevante del nostro Parlamento. È un impegno che ci siamo assunti: lo abbiamo detto nella scorsa legislatura quando criticavamo i provvedimenti che voi del centrodestra portavate in aula; l'abbiamo ribadito durante la discussione sviluppata nel centrosinistra; l'abbiamo infine inserito nel nostro programma, poiché riteniamo importante la centralità del Parlamento.
Pur con le riserve che abbiamo espresso, anche durante lo svolgimento della discussione sulle linee generali, siamo convinti che occorra votare con grande fermezza in senso favorevole a questo provvedimento, perché a partire da esso - e concludo - possa iniziare una nuova stagione di confronto e di dibattito, facendo in modo che il Parlamento abbia una posizione di centralità nella discussione politico-amministrativa di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Onorevole Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale ribadisce la propria contrarietà al provvedimento in esame, che giudichiamo pessimo, innanzitutto per come è stato «costruito» sia in sede di adozione da parte del Consiglio dei ministri sia in sede di approvazione al Senato.
Il Governo ha preso una locomotiva, costituita dal vecchio decreto-legge del Governo Berlusconi, che riguardava sì la proroga dei termini, ma che consisteva diPag. 44poche righe, e a quella locomotiva ha attaccato numerosi vagoni, su tante materie, per dare vita ad un provvedimento eterogeneo. Non ha attaccato vagoni simili tra loro: ha preso il vagone di un treno dei pendolari, quello dell'alta velocità, quello di un carro bestiame, quello di un treno merci e ne ha creato, attaccandoli al locomotore, un pessimo treno.
Oggi che siamo arrivati alla tappa finale del percorso parlamentare del provvedimento all'esame, possiamo dire che l'ingresso in stazione di questo treno non è certo un bello spettacolo per il Parlamento italiano. Perché questo? Perché il provvedimento in oggetto desta una preoccupazione politica che va ben oltre il merito.
Noi non siamo tanto preoccupati dalle conseguenze che procurerà nel merito questo disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame perché, alla fine, si tratta pur sempre di proroghe di termini e di deleghe su tutta una serie di questioni che riguardano il contingente e la responsabilità di questo Governo, quanto dalle conseguenze derivanti dal metodo che la maggioranza usa per risolvere i propri problemi interni.
Noi comprendiamo le difficoltà della maggioranza ad ottenere numericamente l'approvazione di un provvedimento al Senato. Questo è un fatto molto importante. Di certo, a legge elettorale vigente, il centrosinistra ha vinto le elezioni di misura, in particolare al Senato, pur ottenendo meno voti del centrodestra, ma per risolvere il problema c'è bisogno sia di un dialogo maggiore con le forze di opposizione, sia soprattutto di un maggior rispetto dei diritti del Parlamento in quanto tale. Il provvedimento in esame, invece, offende il Parlamento perché scarica sulle Assemblee elettive le difficoltà della maggioranza di essere tale numericamente e deprime il ruolo della Camera dei deputati.
Vi sono due elementi nell'iter di questo provvedimento che ci preoccupano in maniera particolare. Il primo è il fatto che siano state inserite dal Governo, con lo strumento del maxiemendamento, delle deleghe non tanto nel decreto-legge quanto nell'articolo unico del disegno di legge di conversione. Questo, a mio avviso, è un fatto molto grave che qui alla Camera, con il vigente regolamento, non si sarebbe potuto verificare ma che, invece, è stato possibile al Senato. Ciò comporta per questo ramo del Parlamento - la Camera dei deputati - il sorgere di un problema: come vedere rispettata la propria autonomia e il proprio ruolo a fronte del ruolo svolto sia dal Governo sia dal Senato.
Il secondo è elemento che il Governo ha ammesso di aver sbagliato, ha ammesso cioè che bisognava apportare alcune modifiche al provvedimento, ma nonostante ciò esso si è «blindato» a tal punto da assumersi l'impegno solenne, di fronte all'Assemblea, a non esercitare quelle deleghe pur di non modificare il provvedimento. Questo, ripeto, è un fatto gravissimo perché mortifica il nostro ruolo. Ovviamente, sono soddisfatto che ciò sia accaduto, e lo sono perché noi forze di opposizione abbiamo incalzato la maggioranza e il Governo sino a costringerli a rinunciare all'esercizio di alcune di quelle deleghe. Tuttavia, una cosa è la soddisfazione tattica relativa a questo singolo punto, altra cosa è invece la preoccupazione in ordine al ruolo spettante al Parlamento.
Noi che cosa siamo diventati? La Camera di ratifica dei provvedimenti approvati dal Senato? Si è creato una sorta di monocameralismo del Senato tale per cui il provvedimento in esame, una volta giunto qui alla Camera dopo essere stato approvato dall'altro ramo del Parlamento non può essere più assolutamente modificato. E se qualcosa in esso non va bene, non è che si possa approvare un emendamento e rimandare nuovamente il provvedimento al Senato, così come prevederebbe la logica del bicameralismo perfetto vigente in Italia, ma, al contrario, si assume dinanzi al Parlamento un impegno, contenuto in un ordine del giorno, affermando in sostanza: abbiamo sbagliato, ma non vi preoccupate perché quelle deleghe non le eserciteremo. Con il provvedimento in esame ci troviamo, quindi, di fronte adPag. 45un caso paradossale, cioè alla modifica sostanziale della norma attraverso un impegno che il Governo si assume pur di evitare, a seguito di una modifica formale dello stesso, il rinvio del disegno di legge al Senato, dove gli evidenti acciacchi dei senatori a vita rischiano di mettere numericamente a repentaglio la maggioranza.
Al di là della soddisfazione di aver costretto il Governo a questa brutta figura, ritengo che il Parlamento, ad iniziare da chi presiede l'Assemblea, cioè dal Presidente Bertinotti - il quale, invece di preoccuparsi del problema che sia io sia l'onorevole Violante ponevamo, cioè quello di un bicameralismo zoppicante emergente in questa prima fase della legislatura, si è preoccupato più dei dieci secondi sforati rispetto ai tempi a disposizione -, dovrebbe occuparsi maggiormente del ruolo svolto dalla Camera dei deputati nel sistema parlamentare italiano.
Oggi la maggioranza cerca con difficoltà di portare a casa un provvedimento pessimo nel merito, ma anche molto grave ed offensivo del Parlamento in ordine al metodo usato.
Quello che voi create è un vulnus grave ed è molto grave che i vertici della Camera dei deputati ancora non abbiano posto al Governo il problema di questo atteggiamento, che valorizza il ruolo del Senato e penalizza quello della Camera dei deputati. Da questo inizio ci par di capire che per cinque anni non avremo il diritto, che ci è costituzionalmente riconosciuto, di modificare le leggi provenienti dal Senato. Nella Costituzione c'è scritto che abbiamo il diritto di modificare i disegni di legge provenienti dal Senato, ma nella sostanza politica che voi avete inaugurato in questa legislatura ciò ci è stato vietato oggi e ci sarà vietato in futuro. Quindi, invitando i vertici di questo ramo del Parlamento ad una riflessione attenta - che non riguarda né la maggioranza né l'opposizione, ma il ruolo della Camera dei deputati nel bicameralismo perfetto, così come previsto dalla Costituzione -, siamo contenti che sia emersa questa difficoltà all'interno del centrosinistra, della maggioranza e del Governo, ma siamo molto preoccupati perché, se questo è l'inizio della vostra legislatura, tutto ci lascia pensare che questa sarà all'insegna del calpestio delle regole (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole del gruppo dei Comunisti Italiani a questo provvedimento. Debbo dire in tutta onestà che il tema, proposto non solo dai banchi dell'opposizione ma, talvolta e per certi versi, anche da alcuni colleghi dei banchi della maggioranza, in un certo senso non ci vede disattenti e distratti. In realtà, il fatto che nel primo periodo di attività del Governo si sta ricorrendo con una certa frequenza alla decretazione - che, poi, viene portata alla ratifica del Senato prima che della Camera dei deputati -, è un tema all'ordine del giorno dell'agenda di questo ramo del Parlamento. Questo, talvolta, provoca disagio nell'espletamento della nostra funzione e ci faremo carico di rappresentare le nostre esigenze al Governo, cercando assolutamente ed immediatamente di invertire tale procedimento.
Tuttavia, onorevoli colleghi, questo non può essere un argomento per nascondere la sostanza delle cose: quando la Camera è stata investita della valutazione anche di questo provvedimento, non mi è parso che dai banchi dell'opposizione siano venuti grandissimi contributi (mi riferisco particolarmente all'ultima seduta, nella quale siamo stati impegnati per ore sui vari emendamenti) alla celerità di trattazione. Mi pare di poter dire che, rispetto a questa celerità, si ha maggiore sensibilità quando, come si è tentato con scarsissimo successo già nella scorsa seduta, si mira a far mancare alla maggioranza il numero legale e, quindi, si sostituisce alla forza degli argomenti la forza della matematica, alla quale mi auguro che la maggioranza e i singoli deputati sappiano adeguarsi per respingere questi tentativi.Pag. 46
Per quanto riguarda il merito della proposta, si tratta di un provvedimento necessario. Da parte dell'opposizione si è detto che l'esordio dei primi cento giorni del Governo Prodi sarebbe stato deludente. Si sono richiamati gli organi di stampa, più particolarmente vicini alle forze dell'opposizione, che avrebbero stigmatizzato l'atteggiamento e il percorso del Governo, raffrontandolo a quello dell'onorevole Berlusconi. Mi pare un fatto oggettivo che nei primi cento giorni si sia proceduto all'elezione del Presidente della Repubblica, che ci ha visti impegnati a Camere congiunte, all'espletamento delle elezioni amministrative, che ha impedito l'attività del Parlamento, e del referendum, che certamente non ha chiesto questa parte politica e che ci ha impegnato per oltre una settimana.
Probabilmente, le delusioni derivanti da qualche competizione elettorale hanno acuito il nervosismo sui banchi dell'opposizione. Ma cosa potrebbe e dovrebbe fare il Governo se non cercare di mettere riparo almeno alle situazioni più urgenti ed emergenti? Non dubitino i colleghi dell'opposizione che, non appena la situazione sarà un minimo normalizzata, anche il ruolo dei parlamentari, io ritengo, verrà valorizzato e l'iter legislativo sarà quello che dev'essere nella nostra democrazia parlamentare.
Pertanto, sul merito delle questioni sarebbe troppo lungo in sede di dichiarazione di voto proseguire la disamina, anche perché la semplice sintesi richiederebbe ben più dei dieci minuti che mi sono concessi. Mi limito a dire che il gruppo dei Comunisti italiani esprimerà un voto favorevole su questo provvedimento, perché - lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo ribadiamo oggi - abbiamo sottoscritto un programma e poiché il Governo sta andando a spron battuto nella direzione del rispetto del programma sottoscritto, non sarà certamente il sostegno dei Comunisti italiani che verrà a mancare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori intervengo per dichiarazione di voto sulla conversione in legge di questo decreto-legge, che da qualche settimana è alla nostra attenzione. Nessuno di noi ha potuto manifestare entusiasmo per questo provvedimento recante proroga di termini in scadenza. Infatti tutti noi avremmo preferito un diverso passaggio parlamentare, con maggiore tempo a disposizione e con un maggior coinvolgimento delle diverse Commissioni di merito, che avrebbero così potuto mettere l'Assemblea nella condizione di poter esercitare fino in fondo il proprio ruolo.
Tuttavia, mentre ci rendiamo conto che si tratta di una strozzatura del processo legislativo, diciamo anche che si tratta di un provvedimento importante, utile e necessario, che tuttavia non costituisce certo una novità nella storia parlamentare. Voglio ricordare infatti - lo hanno già fatto altri colleghi prima di me, in particolare l'onorevole Ferrari in sede di discussione sulle linee generali - che nel passato quinquennio il Governo Berlusconi ha fatto più volte, almeno una ventina, ricorso ad una decretazione di questa natura. Si tratta soprattutto di andare a vedere, per avere un riferimento non improprio, il primo decreto-legge emanato dal Governo Berlusconi: il n. 411 del 2001. Quello fu un provvedimento esattamente simile a quello che abbiamo oggi in esame: in avvio di legislatura, il Governo è stato costretto ad emanare un decreto-legge che, recuperando termini in scadenza, prorogandoli ed intervenendo su materie su cui da settimane e mesi non si interveniva per via legislativa, ha consentito allo stesso di avviare il proprio lavoro.
Pertanto, si tratta, come ho appunto cercato di dimostrare, di un provvedimento che ha dei precedenti. È una modalità alla quale si ricorre, che certo è discutibile ma che è assolutamente fondata dal punto di vista della legittimità e dell'importanza. Nella passata legislatura sono stati emanati svariati provvedimenti cosiddetti «mille proroghe» su materiePag. 47eterogenee, nei confronti dei quali anche in precedenza il Comitato per la legislazione si era espresso criticamente. Non intendo aggirare tale questione e quindi l'affronterò tra poco. Ribadisco però, in ordine a tale aspetto, con molta fermezza che anche nella passata legislatura, sia quando si trattava di proroghe per l'esercizio di deleghe legislative (su diverse materie) sia quando si discuteva dell'attribuzione di nuove deleghe legislative da parte del Governo, la maggioranza e l'esecutivo sono ricorsi a molti provvedimenti cosiddetti «mille proroghe». Peraltro, il decreto-legge n. 173 del 2006, a differenza di casi analoghi riscontrati nel passato, non contiene nuove deleghe, bensì la proroga di termini di esercizio di deleghe aventi natura correttiva o integrativa di atti normativi già emanati.
Pur in presenza dei limiti evidenziati e delle strozzature del processo legislativo, condividiamo questo atto del Governo. Preannuncio quindi il nostro voto favorevole alla sua conversione in legge.
Si tratta, come già detto, di un provvedimento importante e necessario per l'emanazione di atti di natura regolamentare in numerosi settori fondamentali, come ad esempio scuola, agricoltura ed ambiente, nonché in materia di appalti e di forniture di servizi.
Il decreto-legge in esame, varato in avvio di legislatura, serve soprattutto a coprire i vuoti nella fase di transizione proprio tra una legislatura e l'altra. Rilevato il suo limite e dichiarata, quindi, la condivisione del presente decreto-legge ed il voto favorevole alla sua conversione, ciò che più interessa al nostro gruppo è ribadire, in sede di Assemblea, il clima di pacato confronto che abbiamo registrato nelle Commissioni.
Da questo punto di vista, voglio ricordare che vi è stato anche chi, proprio in sede di Commissione, ha svolto un intervento critico sul provvedimento in esame, ma non lo ha fatto, a nostro avviso, sempre in maniera e con toni adeguati o con argomenti forti. Noi, nel rispetto delle posizioni reciproche, vogliamo ribadire, in questa sede, la nostra convinzione della necessità di costruire, a partire dal presente provvedimento, un clima di confronto.
A tale proposito, desidero citare l'intervento che ha ritenuto opportuno svolgere presso il Senato della Repubblica, in quel clima così difficile e conflittuale, il senatore Zanda. Leggo testualmente: «(...) Credo che il Parlamento debba seriamente occuparsi del motivo per il quale viene chiamato così spesso ad approvare provvedimenti che i media chiamano «mille proroghe», e rispetto ai quali abbiamo interesse a conoscere e a correggere le cause che li determinano, invece di inseguirne sempre gli effetti, con modalità talvolta complicate e non sempre lineari (...)».
Noi siamo questi ed usiamo questo linguaggio sia al Senato della Repubblica, sia alla Camera dei deputati. Constatiamo tutti i limiti di provvedimenti come quello in esame, tuttavia, per le ragioni che ho addotto, sosteniamo l'importanza del decreto-legge in esame ed assicuriamo sullo stesso il voto favorevole...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Evangelisti. Chiedo ai colleghi di osservare un po' di silenzio per rispettare l'oratore! Grazie.
Prego, onorevole Evangelisti, prosegua pure il suo intervento.
FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, signor Presidente, ma non vi sono problemi.
Come stavo dicendo, riteniamo comunque che si debba aprire, fin da subito, un confronto parlamentare sia presso il Comitato per la legislazione, sia nella Commissione affari costituzionali sul procedimento e sul processo legislativo; del resto, in quell'ultima sede è stato già manifestato un impegno comune (segnalo che, a tale riguardo, è stato espresso un voto unanime) ad affrontare questi argomenti con le forme che il presidente, successivamente, illustrerà. Voglio ricordare, infatti, che lo stesso presidente Violante, in sede di Commissione affari costituzionali, chiudendo una pacata discussione sul provvedimentoPag. 48in esame, ha proposto apertamente l'utilità, a partire dall'inizio di questa legislatura, di avviare un confronto sul processo legislativo.
Questo è il nostro atteggiamento. Ci rendiamo conto, come già detto, dei limiti esistenti, i quali sono tuttavia costituzionali - e, quindi, sono di natura non politica - e non riguardano l'esecutivo in carica; esso, infatti, si è trovato nella condizione di dover intervenire rapidamente per colmare un vuoto legislativo ed assicurare la proroga di termini per l'adozione di atti assolutamente importanti per l'azione di governo.
Con franchezza e con lealtà nei confronti dell'opposizione, riconosciamo dunque i limiti di un ricorso sistematico a tale modalità di azione e ribadisco che proponiamo l'apertura di un confronto politico, in sede di Commissioni, sul processo legislativo, così come hanno già sostenuto il presidente del Comitato per la legislazione, onorevole Franco Russo, ed il presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Luciano Violante. Confermo, pertanto, il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori alla conversione in legge del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, preannunzio il voto fortemente contrario del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame per le ragioni già ampiamente addotte, da me e da numerosi altri colleghi, nel corso dell'esame svolto in sede sia di Assemblea, sia, prima ancora, di I Commissione.
Siamo rimasti colpiti dal metodo che avete usato nel confezionare il presente provvedimento. Ha ragione il collega Bocchino quando denuncia un modo arrogante e sbagliato di iniziare a legiferare in questa XV legislatura: voi, infatti, ci avete messo di fronte ad un modo di operare che ci ha stupito e che ci fa temere per le garanzie costituzionali!
Noi siamo rimasti stupiti del fatto che giornalisti e mass media, forse più interessati a «nani e ballerine», non abbiano ripreso le nostre polemiche; esse, infatti, sono fortemente basate su temi di fondo. Noi non possiamo permettervi di proseguire a legiferare in tale modo; peraltro, non è neppure il primo caso. Penso al cosiddetto decreto sullo «spacchettamento» dei ministeri e, altresì, al cosiddetto decreto-legge Bersani: sono tutti provvedimenti confezionati e usati in un certo modo.
Cosa vi è di strano in questo provvedimento? Avete preso un decreto a firma Ciampi-Berlusconi che disponeva un rinvio di tre mesi in materia di atti regolamentari e non ne avete conservato neppure le uniche due righe di cui si componeva l'intero testo avendo, invece, sostituito l'articolo unico del decreto-legge con una norma in materia di dati sulla privacy. Inoltre, avete aggiunto, sia nel testo del disegno di legge di conversione sia in quello del decreto-legge innumerevoli disposizioni delle quali si è ampiamente parlato. Mi riferisco, tra l'altro, alle deleghe totali inserite nel disegno di legge di conversione ed al prolungamento di un termine che era già legislativamente perento e che avete richiamato in vita.
Grazie al buonsenso di tanti di voi, siamo riusciti, con le nostre proteste, ad ottenere l'accoglimento da parte del Governo di ordini del giorno che lo impegnano a non portare avanti le deleghe e a provvedere diversamente anche relativamente a quel termine perento e fatto rivivere.
Purtuttavia, il fatto che voi abbiate compreso quali e quante fossero le nostre buone ragioni ancora non ci tranquillizza sul metodo che avete seguito e su quello che state continuando ad adottare negli altri provvedimenti dei quali ho parlato. Non si può condurre una battaglia referendaria appellandosi, anche attraverso i vostri «grandi vecchi», alle norme costituzionali di questa nostra Carta da conservare in toto, e poi non ricordare quantoPag. 49prescrive la Costituzione stessa in materia di decretazione d'urgenza. Straordinari, necessari, urgenti, questi devono essere i requisiti per determinati provvedimenti; invece, quando si inserisce, in un provvedimento di questo genere, una norma di delega si sa già che essa, per sua essenza, non può essere urgente in quanto delega al Governo l'assunzione di provvedimenti in tempi doverosamente e necessariamente lunghi.
Questo è il tipo di atteggiamento e di spregio che si ha per la Costituzione e per la legge fondamentale n. 400 del 1988. Con riferimento a quest'ultima, o la si rispetta o la si abroga! Se volete continuare su questa linea, decidete allora di riformare la disposizione costituzionale stabilendo che si possa adottare la decretazione d'urgenza soltanto in caso di opinione in tal senso del Governo e abrogate l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988! Ma non continuiamo, in modo farisaico, ad osservare che anche nelle altre legislature la prassi in qualche modo aveva consentito di comportarsi così: non è vero, non è vero!
Ricordo perfettamente che nei pochi casi simili - non eguali - la discussione comunque si era svolta ed aveva portato alla presentazione di un'emendamento di iniziativa governativa che aveva recepito tante proposte emendative di iniziativa parlamentare frutto della discussione medesima. Qui si è discusso per qualche minuto sulla norma originaria, poi si è immediatamente passati all'esame dell'emendamento governativo, sul quale nessuno in questo Parlamento ha potuto interloquire per la fretta.
Noi vi abbiamo chiesto perché siete ricorsi a questo decreto-legge il 12 maggio 2006 e perché non avete adottato uno o più decreti-legge o provvedimenti diversi più avanti nel tempo, in modo da avere la possibilità di discuterli senza che scadessero oggi, martedì 11 luglio, con la conseguenza che non si è potuto discutere del provvedimento in sede parlamentare, né al Senato, né alla Camera.
Lo avete fatto - lo chiediamo in modo non retorico - per presentare al Presidente della Repubblica Napolitano un provvedimento, ossia la legge di conversione, sul quale egli non ha potuto interloquire, perché, se gli aveste presentato un decreto-legge (con tutte quelle deleghe, proroghe e norme sbagliate), non avreste ottenuto la sua firma, mentre avete avuto quella del Presidente Ciampi su un decreto-legge di due righe, che non c'entra niente con tutto ciò che è stato costruito successivamente?
Se questo fosse stato il vostro fine, sarebbe stato gravissimo: un atteggiamento governativo e parlamentare da censurare aspramente. Mi auguro che il Presidente Napolitano, al quale abbiamo già fatto ricorso verbale attraverso i nostri interventi in queste aule, sia attento a questo provvedimento «mille proroghe» e che valuti la possibilità di firmare la legge di conversione o di rinviarla all'esame delle Camere, perché il vostro Governo non può cominciare con questi sistemi.
Noi, come opposizione, abbiamo il dovere di garantire la conformità costituzionale dei provvedimenti. Il supremo garante della Costituzione, il nostro Presidente della Repubblica, deve ascoltarci e verificare, dall'alto della sua sapienza, quanto diciamo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti - numerosi, fortunatamente - del Governo, colleghe e colleghi, annuncio ovviamente il voto favorevole del gruppo dei Verdi alla conversione di questo decreto-legge.
Non mi esimerò, nei pochi minuti che ho a disposizione, dal cercare anche di rispondere pacatamente agli interventi, dai toni quasi ultimativi e drammatici, che ho ascoltato, con rispetto, da parte di qualche collega dell'opposizione. Non mi esimerò dal farlo perché, forse, si chiarirà un po'Pag. 50la situazione e quali sono i precedenti di questa vicenda legislativa.
È evidente che nessuno in un'aula parlamentare esulta, né la maggioranza, né l'opposizione pro tempore - ci siamo trovati a parti rovesciate nella scorsa legislatura -, in presenza di decreti-legge che riguardano la proroga di termini legislativi. Tutti, noi Verdi in modo particolare, auspichiamo per il futuro che si stabiliscano termini nelle leggi che possano essere rispettati da tutti, che abbiano effettiva attuazione ed esecuzione e che diano certezza ai cittadini, ai soggetti sociali e alle imprese di un corretto rapporto tra società e Stato.
I decreti-legge sulla proroga dei termini, purtroppo, sono innumerevoli nella storia del Parlamento, anche recente, collega Boscetto. Tali provvedimenti rappresentano, spesso, un momento di incertezza e quasi di sconfitta della capacità dello Stato - chiunque lo governi pro tempore - di assolvere al proprio compito e di mettere in atto le leggi approvate dal Parlamento.
Dico queste parole con assoluta serenità e sincerità, e non mi nascondo dietro il fatto che oggi io sia, in rappresentanza dei miei colleghi Verdi, un deputato della maggioranza. Non mi nascondo rispetto a valutazioni e riflessioni critiche che mille volte ho svolto in passato, anche come deputato dell'opposizione.
Per venire al merito del decreto-legge che stiamo per convertire in legge, ricordo che il primo articolo riguarda la modifica dell'articolo 181, comma primo, lettera a), del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003, che proroga dal 15 maggio 2006 al 31 dicembre 2006 il termine per l'identificazione con atto di natura regolamentare dei dati personali trattati per rilevante interesse pubblico, quando il trattamento stesso sia iniziato prima del 1o gennaio 2004.
L'articolo 1-bis reca disposizioni in materia di previdenza per il settore agricolo, novellando il decreto-legge n. 2 del 2006.
L'articolo 1-ter reca un'ulteriore proroga di sei mesi, fino al 31 dicembre 2006, del termine fissato dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 28 del 2004 per la gestione transitoria da parte della BNL del nuovo fondo per il sostegno alle attività cinematografiche.
L'articolo 1-quater riguarda una nuova proroga del termine di entrata in vigore della disciplina sulla sicurezza degli impianti.
L'articolo 1-quinquies proroga il termine relativo a una serie di adempimenti in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
L'articolo 1-sexies prevede di garantire la copertura degli insegnamenti, mediante affidamento e supplenze, nelle università, che continuano così ad applicare, fino al termine dell'anno accademico 2006-2007, le disposizioni di cui all'articolo 12 della legge n. 341 del 1990.
L'articolo 1-septies proroga dal 12 agosto 2006 al 31 gennaio 2007 l'entrata in vigore della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, che reca disposizioni in materia di valutazione d'impatto ambientale (VIA), di valutazione ambientale strategica (VAS) e di autorizzazione ambientale integrata (AIA), meglio nota con l'acronimo in lingua inglese IPPC (Integrated pollution prevention and control).
L'articolo 1-octies reca alcune modifiche al codice dei contratti pubblici.
Tutti sappiamo che, su questi punti, si è sviluppato un confronto positivo. Devo dare atto che si è istaurato un rapporto corretto fra maggioranza e opposizione sulle questioni di rilevanza istituzionale contenute nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione del decreto-legge. Molti colleghi, da una parte e dall'altra, hanno giustamente ricordato che abbiamo trovato una positiva convergenza con il Governo, il quale ha accettato una serie di ordini del giorno, sia della maggioranza sia dell'opposizione, che lo impegnano a sospendere l'esercizio di una serie di deleghe inserite nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, in attesa che le stesse vengano invece ricomprese e riassunte in un autonomo disegno di legge ordinario.Pag. 51
Fin qui, credo di aver svolto una leale descrizione dei contenuti del decreto-legge e di aver evidenziato la problematicità di questi provvedimenti e l'accordo positivo raggiunto tra maggioranza e opposizione sull'impegno del Governo a sospendere l'esercizio delle deleghe in attesa di un disegno di legge.
Voglio però concludere il mio intervento, signor Presidente, rivolgendomi sempre con rispetto al collega Boscetto, al collega Bocchino e ad altri colleghi che hanno parlato dall'opposizione. Vorrei ricordare loro ed a tutta l'Assemblea, e lasciare agli atti parlamentari, che nel corso della XIV legislatura - maggioranza di centrodestra, Governo Berlusconi - sono più volte intervenuti decreti-legge miranti a prorogare o differire termini legislativamente previsti.
Collega Boscetto, lei sa che io la ascolto sempre con rispetto, amicizia e stima, anche quando dissento. Vorrei ricordare a lei e ad altri colleghi dell'opposizione che in varie occasioni il Governo Berlusconi ha adottato provvedimenti di portata generale contenenti una pluralità di proroghe afferenti a diversi settori. Ricordo almeno le principali di queste occasioni: si comincia nel 2001, all'inizio della scorsa legislatura, e si finisce nel 2005, alla fine della stessa legislatura. Ricordo, in particolare, il decreto-legge n. 411 del 2001, recante proroghe e differimenti di termini, e il decreto-legge n. 236 del 2002, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi in scadenza. Noi non ci siamo mai rivolti al Presidente Ciampi perché non li firmasse, collega Boscetto, evitiamo di tirare la giacca ai Presidenti della Repubblica, anche quelli pro tempore. Ancora: il decreto-legge n. 147 del 2003, recante proroga di termini e disposizioni urgenti ordinamentali; il decreto-legge n. 355 del 2003, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative; il decreto-legge n. 266 del 2004, recante proroga o differimento di termini previsti da disposizioni legislative; il decreto-legge n. 314 del 2004, recante proroga di termini (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) ...
PRESIDENTE. Silenzio, colleghi ...
MARCO BOATO. Vede, Presidente, qualche collega si stizzisce nel sentire l'elenco dei decreti-legge del Governo Berlusconi in materia di proroga di termini. Noi non abbiamo fatto appelli al Capo dello Stato, abbiamo fatto la nostra opposizione. Rispetto e capisco anche l'opposizione che i colleghi fanno adesso, però bisogna ridimensionare la portata almeno istituzionale delle loro critiche.
L'ultimo decreto-legge che voglio citare, signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è il decreto-legge n. 273 del 2005, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti: collega Boscetto, tre-quattro volte ricorre tale parola nei titoli dei decreti-legge del Governo Berlusconi in materia di proroga termini che ho citato.
Ho fatto l'opposizione nella scorsa legislatura, capisco che i colleghi Boscetto, Bocchino, Cota e gli altri la facciano in questa; è del tutto normale nella fisiologia parlamentare, ma, per cortesia, abbandoniamo l'ipocrisia politica, istituzionale e costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. L'intervento appena concluso dell'onorevole Boato mi dispensa dal procedere ad una puntuale memoria di quanto avvenuto nella scorsa legislatura. Questa memoria, però, non è inutile e mi limiterò ad un elemento di sintesi: nella scorsa legislatura i decreti-legge sono stati 200 su 687 atti legislativi, cioè il 30 per cento esatto della produzione normativa del Parlamento si è concretizzato in decretazione d'urgenza. Ciò si evince in un documento presentato nel bilancio della scorsa legislatura; lo dico all'onorevole Boscetto, di cui ho ascoltato con interesse l'intervento laddove ha richiamato i sacri principi costituzionali, che a volte c'entrano, ma a volte c'entrano meno.Pag. 52
Nella scorsa legislatura, la decretazione d'urgenza e la relativa fase di conversione si sono connotati come strumenti versatili di legislazione che hanno totalmente trasceso dai paletti rigidi fissati dall'articolo 77 della Costituzione. È stato il bilancio di una legislatura a dimostrare come sia stato fatto un uso del tutto improprio di questo strumento normativo. Hanno ben ricordato l'onorevole Evangelisti e poi l'onorevole Boato come non sia affatto inusuale che i Governi provvedano con decreti alla proroga di termini, ma c'è un elemento specifico di questa vicenda che vorrei in maniera molto elementare ricordare.
Quando tra un Governo ed un altro, tra una legislatura e un'altra, per le vicende che hanno caratterizzato questo passaggio, trascorrono addirittura diverse settimane tra l'intervento di un Governo e l'intervento di quello successivo, è del tutto naturale che vi siano termini, anche importanti, che richiedono un aggiornamento. Qui non ho sentito sufficientemente ricordare questo elemento di natura istituzionale molto elementare: un Governo che subentra, per assicurare la continuità dell'azione amministrativa, ha bisogno di interventi che nella precedente legislatura sono stati adottati ripetutamente.
Credo che questo sia un elemento importante. Vedete, qui si è parlato di deleghe; ma non è stato sufficientemente notato come in alcuni casi ci siano delle deleghe vere e proprie che vengono inserite nei decreti-legge. Questo, sì, viola in maniera patente i principi della legge n. 400 del 1988; ma quando si spostano dei termini, quando si adottano dei decreti integrativi o correttivi, si svolge un ruolo di supplenza per una carenza di attività che vi è stata nella precedente amministrazione. Almeno questo va riconosciuto, perché altrimenti ho paura che, alzando troppo il tono su un decreto di questo tipo, che rientra nella assoluta normalità della legislazione di questa Camera e della legislazione precedente, paradossalmente poi non si riescono a distinguere casi totalmente diversi.
È stato già ricordato che noi facciamo parte anche del Comitato per la legislazione; il presidente di tale Comitato, l'onorevole Russo, ha riportato in quest'aula l'esito dei lavori e ha presentato un ordine del giorno. Vorrei dire qualcosa di più: l'onorevole Violante, come presidente della I Commissione, ha per primo individuato una serie di problemi che riguardano i rapporti tra la Camera e il Senato, i rispettivi regolamenti, e ha esortato a studiare delle formule di intesa per ovviare a problemi che avevamo denunciato più volte nella scorsa legislatura. Lo ha dimostrato il Governo, nella persona del sottosegretario D'Andrea. Alcuni lo considerano un elemento da criticare, io lo ritengo il segno di un nuovo atteggiamento nei rapporti tra Governo e Parlamento: ci sono esigenze che nascono nella maggioranza e che trovano una risposta e una intesa nell'opposizione, per quanto riguarda i profili di natura istituzionale. Voi potrete darne una interpretazione negativa, io la considero una pagina eccellente del rapporto parlamentare. È un elemento significativo anche il fatto che noi ci troviamo a discutere di questi testi - la volta scorsa e oggi - in presenza di un Governo che dialoga con noi.
Spesso ciò non è accaduto nella scorsa legislatura.
Si tratta di un elemento che lascia un segno, in quanto oggi ci accingiamo a votare il decreto-legge riguardante le proroghe dei termini, ma subito dopo dovremo esaminare un provvedimento di diversa natura. Ritengo dunque che tale metodo debba essere considerato positivo.
Quindi, ringraziando il Governo, il ministro e il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, intendo sottolineare che questo decreto-legge - che anche durante la discussione in Commissione è stato caratterizzato dal confronto con l'opposizione - segna una pagina parlamentare totalmente diversa rispetto al passato.
Per tali ragioni e richiamando le considerazioni già svolte da alcuni colleghi, a nome del gruppo dell'Ulivo, preannuncio convintamente il voto favorevole sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1222, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione) (Approvato dal Senato) (1222):
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 295
Hanno votato no 214).
Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini, Zinzi e Lanzillotta non sono riusciti ad esprime il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Fundarò non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.