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Seguito della discussione della mozione Bondi ed altri n. 1-00005, concernente iniziative volte alla definizione dei requisiti per l'accesso a cariche istituzionali (ore 15,28).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Bondi ed altri n. 1-00005
(Nuova formulazione), concernente iniziative volte alla definizione dei requisiti per l'accesso a cariche istituzionali (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali della mozione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la giustizia, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati...
EMERENZIO BARBIERI. Ma come si chiama il sottosegretario?
IGNAZIO LA RUSSA. Sono troppi, non li conosciamo!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sta parlando il sottosegretario Li Gotti...
IGNAZIO LA RUSSA. I nomi! Il nome di battesimo!
Guardaci! Vogliamo sapere il nome di battesimo!
PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario, prosegua pure.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Stavo dicendo che nella mozione presentata, riformulata nella giornata di ieri, il Governo viene invitato ad assumere eventuali iniziative al fine di regolamentare il ruolo e le possibilità di esercizio delle prerogative parlamentari dei singoli deputati.
La genericità dell'intervento richiesto al Governo impone, ovviamente, allo stesso di verificare quali tipi di iniziative siano possibili in merito. Intendo riferirmi alla mozione nel suo testo originario che, pur rimanendo in un ambito di genericità, aveva comunque individuato alcune possibili iniziative, facendo espresso riferimento a quelle di tipo normativo ed a quelle di sollecitazione alla maggioranza affinché quest'ultima presentasse un codice di autoregolametazione sulla cui proposta sarebbero potuti confluire i voti dell'opposizione.
La materia della quale ci stiamo occupando trova lo spunto dalle posizioni giudiziarie di due parlamentari e premetto che il Governo fornisce i relativi dati poiché sono essenziali per la discussione e la votazione della mozione.
Per quanto riguarda il deputato D'Elia, risulta che alla fine degli anni Settanta, al medesimo deputato furono contestati e riconosciuti come effettuati alcuni specifici comportamenti delittuosi. Per tali comportamenti delittuosi, sicuramente gravi, la procura generale di Milano provvide a determinare il cumulo della pena in anni diciassette. La pena è stata espiata ed il 29 settembre 2000 il tribunale di sorveglianza di Roma, con ordinanza, ha concesso la riabilitazione al deputato D'Elia per tutti i procedimenti per i quali era intervenuta condanna.
Come voi sicuramente, onorevoli deputati, sapete, l'istituto della riabilitazione estingue totalmente le pene accessorie: dunque, pena principale espiata, pena accessoria estinta con l'ordinanza di riabilitazione, istituto previsto dal nostro codice penale.Pag. 55
Per quanto riguarda la posizione del deputato Daniele Farina, che ha subito condanne cumulate a mesi dieci di reclusione e giorni venti di arresto...
GIACOMO STUCCHI. Bella gente avete! Complimenti...!
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. ...il tribunale di sorveglianza di Milano provvedeva a concedergli il beneficio dell'affidamento in prova, all'esito del quale la pena veniva dichiarata estinta. Questa la situazione giudiziaria dei due parlamentari.
Quanto alle iniziative del Governo, faccio presente che eventuali iniziative normative tendenti a far dotare il Parlamento di un codice di autoregolamentazione sono vietate, per la semplice ragione che la materia dei regolamenti parlamentari è riservata al Parlamento e che la relativa normativa è di rango costituzionale, ai sensi dell'articolo 64 della nostra Costituzione.
Le norme dei regolamenti parlamentari - sul punto non concordo con l'onorevole Zaccaria - sono sottratte anche al sindacato di legittimità costituzionale, avendo la Corte costituzionale reiteratamente ritenuto che esse costituiscano fonti separate (le pronunce della Corte costituzionale che hanno attribuito alle norme regolamentari della Camera natura di disposizioni di rango costituzionale sono la sentenza n. 154 del 1985 e le ordinanze nn. 444 e 445 del 1993). Se questo è il quadro costituzionale di riferimento, il Governo non è titolare di iniziative finalizzate a disciplinare il regime di incompatibilità o ineleggibilità alle cariche istituzionali interne della Camera.
Per quanto riguarda, invece, il secondo profilo, relativo ad una possibile iniziativa del Governo volta a sollecitare la maggioranza ad approvare eventuali modifiche del codice di autoregolamentazione, faccio presente che la materia è stata già esaminata da questa Assemblea. Ricordo al Parlamento che, nella seduta del 5 luglio del corrente anno, ossia una settimana fa, questa Camera ha esaminato la proposta di istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia.
In quella sede, si è discusso dei requisiti dei deputati chiamati a far parte della Commissione. Nel testo unificato era stata evidenziata la possibilità di assegnare al Presidente della Camera il compito di valutare, nella indicazione dei componenti la Commissione, la particolare specificità dei compiti di quest'ultima. Al riguardo, veniva presentato un emendamento dai deputati Boschetto (Commenti)... - Boscetto, chiedo scusa - e Santelli, di Forza Italia.
Per vostra e per mia memoria vi leggo ciò che l'onorevole Boscetto ha dichiarato in questa aula e che il Governo condivide pienamente: «Si sostiene che nella nomina dei componenti la Commissione si deve tenere conto della specificità dei compiti ad essa assegnati. Abbiamo proposto di sopprimere questo periodo, in quanto riteniamo che i parlamentari abbiano il pieno titolo di partecipare ad ogni Commissione, ivi compresa una importante quale l'antimafia, senza alcun limite. Ci sembra che quando si richiede di tenere conto della specificità dei compiti di tale Commissione si ponga un limite. Ciò contrasta, del resto, con le norme costituzionali, secondo cui ai parlamentari eletti in rappresentanza del popolo spetta la pienezza dei poteri, appunto di rappresentanza, e quindi non vi possono essere in alcun modo decisioni che tengano conto della specificità dei compiti di una particolare Commissione (...). Mi permetto pertanto di insistere affinché il mio emendamento 2.25 sia approvato, nell'interesse di tutti i parlamentari e delle loro prerogative costituzionalmente sancite (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)».
Interveniva sul medesimo argomento il deputato Gianpiero D'Alia, del gruppo UDC, che, pur confermando il testo unificato proposto, specificava: «Questo è un tema estremamente delicato perché incide sullo status di parlamentare e, quindi, sulla copertura costituzionale del provvedimento. È evidente, infatti, che chi ha i requisiti per essere eletto parlamentare haPag. 56i requisiti per poter svolgere tutte le funzioni che, all'interno delle varie articolazioni del Parlamento, sono promosse. Questa è la prima ragione per la quale noi abbiamo detto "no" agli emendamenti che prevedevano l'introduzione di requisiti particolari o l'esclusione di parlamentari. Ciò, lo ripeto, perché si porrebbe un problema di natura costituzionale».
Il testo unificato proposto dal deputato Gianpiero D'Alia riceveva, nella seduta del 5 luglio, il voto plebiscitario di questa Assemblea: 500 voti favorevoli e 2 astenuti. Il Governo ritiene di richiamarsi a tale voto e di rispettare i principi della coerenza nella valutazione effettuata da questo Parlamento.
La questione oggi posta, in punto di riferimento a principi costituzionali, è la medesima di quella già affrontata una settimana fa da questa Camera su cui si è registrata la maggioranza che vi ho citato. Vorrei soltanto capire se il principio affermato così sovranamente e in forma così plebiscitaria a distanza di una settimana sia oggetto di ripensamento e di critica da parte di coloro che lo hanno proposto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).
Tutto ciò, ovviamente, prescinde dal ricordo indelebile delle tante vite soppresse, delle tragedie vissute e del dolore incancellabile dei familiari. Il ricordo degli anni di piombo e delle sofferenze è la prima difesa per il nostro paese. I popoli che rimuovono la propria storia non saranno mai nazione. Non si vuole dimenticare, non si dimentica, non si può dimenticare! Questa è la posizione del Governo che, pertanto, esprime parere contrario sulla mozione in esame (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, de L'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani e dei Verdi).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la mozione che abbiamo discusso in quest'aula, presentata dal deputato Bondi ed altri, sulla presunta inopportunità politica di due nostri colleghi, il deputato Sergio D'Elia e il deputato Daniele Farina, ad assumere incarichi nella loro funzione di deputati, di parlamentari - nello specifico, stiamo parlando della carica di segretario di Presidenza e di vicepresidente della Commissione giustizia della Camera - configura, a giudizio del nostro gruppo, una abnorme azione parlamentare. Utilizzo questo termine, non solo perché condivido quanto prima motivato dal sottosegretario, anche se ritengo che sia altra la natura della nostra discussione, ma anche perché esprimere una limitazione della riserva assoluta di legge, adottata da quest'aula nei riguardi delle prerogative dei parlamentari, così come veniva ricordato da altri colleghi, in particolare dal collega Zaccaria, penso che sia una palese ed evidente indicazione di quale sia la volontà del centrodestra e dell'opposizione in quest'aula di tenere in considerazione la nostra Carta costituzionale.
Il Governo, come si sa, non ha alcuna competenza in merito ed una mozione di indirizzo ad esso rivolta appare una forma illegittima e propagandistica di riapertura della discussione su vari aspetti, sui quali pure mi concentrerò. È la sovranità del legislatore che viene minata e quindi gli articoli 3, 48 e 51 della Costituzione devono appartenere non solo ad una riflessione equanime di quest'aula, ma anche al rispetto dovuto alla nostra Carta costituzionale.
Ma l'argomento della richiesta di votazione sulla mozione presentata è ovviamente un altro, è un argomento tutto politico, con l'introduzione surrettizia di un quarto grado di giudizio, che all'interno di quest'aula voi dell'opposizione volete utilizzare in maniera discrezionale nei confronti non tanto di singole persone, per le quali bisognerebbe avere rispetto, per la loro storia personale e politica...
GIACOMO STUCCHI. Per le vittime occorre rispetto...
GENNARO MIGLIORE. ...oltre al rispetto dovuto alle istituzioni, che hanno valutato l'indicazione e l'accoglimento di percorsi difficili, come quelli della riabilitazione.
L'introduzione di un quarto grado di giudizio è segnatamente legata alla vostra equanime e disponibile definizione di quali siano i principi entro i quali si parla di moralità all'interno di quest'aula. Vede, signor Presidente, colleghe e colleghi, è inaccettabile l'utilizzo della parola «moralità» della decisione, in relazione a questa vicenda.
Si tratta della storia di due persone, che hanno avuto esperienze diverse, ma ciò che volete le accomuni è una cultura che intendete immettere nel nostro ordinamento giudiziario, che per quanto vi riguarda non svolge funzioni democratiche, bensì funzioni autoritarie, discrezionali, senza che vi sia il minimo accordo su quale debba essere la qualità della rieducazione prevista dallo Stato di diritto all'interno del nostro sistema.
Volete immettere una cultura dello «stigma», cioè stigmatizzare, porre un marchio di infamia sulle persone, su intere generazioni. Per voi ci sono le generazioni con questo marchio e ci sono aspetti, che travalicano le generazioni, che invece vivono nell'impunità, rispetto alle responsabilità nei confronti di questo paese.
Noi ci rifiutiamo di associare una vicenda come quella che tutti abbiamo condannato e che ha provocato tanto dolore all'interno del nostro paese (quella della cosiddetta stagione degli anni di piombo), a quella invece delle lotte sociali, che hanno caratterizzato nel corso degli ultimi anni il nostro paese, e non solo.
Vorrei dire ancora che il rigoroso e doveroso rispetto per il dolore delle vittime non può essere utilizzato come fate voi, in maniera strumentale, senza alcun senso di umanità, anche rispetto a quelle vittime, poiché tutti noi abbiamo condannato, solidarizzato e vissuto intimamente il dolore per quelle morti; certamente, abbiamo anche saputo collettivamente, come istituzioni, riconoscere, anche in alcuni atti fatti propri dal deputato e nostro collega D'Elia, come quello della dissociazione, il percorso difficile che ha portato a sconfiggere il fenomeno terroristico.
È questo il motivo per cui vi chiediamo non solo conto della abnormità istituzionale, ma anche dell'incapacità di leggere quali siano le condizioni nelle quali tale discussione si propone. È per questo che - vedete - nel corso di questi anni, quando avete voluto recare, sulla generazione che ha attraversato le strade di Genova, quel marchio di «violenti», dovete sapere che sono stati proprio «quelli e quelle» presenti in quelle piazze che hanno scelto la non violenza, il senso della partecipazione alla politica come impegno personale, di liberazione, e come impegno di una ulteriore partecipazione.
Voi non siete la cattedra dalla quale accetteremo mai giudizi, ma soprattutto noi tutti ci sentiremo sempre più tutelati se, all'interno di quest'aula, le rivendicazioni riguardo alle prerogative ed alle facoltà dei parlamentari che vi siedono saranno valutate secondo lo spirito e la lettera della nostra Costituzione.
In questo le generazioni coinvolte hanno espresso giudizi simili sulle pagine della nostra storia: da un lato, un giudizio di condanna netto e irrevocabile e di solidarietà per le vittime del terrorismo; dall'altro, invece, la rivendicazione di un percorso di partecipazione come quello proprio delle lotte dei movimenti.
A questo richiamiamo il senso del nostro voto contrario, non solo perché avete, in maniera illiberale, proposto un testo che non era neppure minimamente di competenza di quest'Assemblea, ma anche perché vi siete assunti un onere che non è vostro e anche un'idea secondo la quale la giustizia si ripropone a seconda dei soggetti coinvolti.
Noi crediamo nelle istituzioni democratiche: speriamo che anche voi ci crediate allo stesso modo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
Le ricordo che lei ha sette minuti di tempo a disposizione per il suo intervento.
ROBERTO VILLETTI. Non ripercorrerò, signor Presidente, quanto è stato detto nel dibattito generale da parte dei deputati Capezzone, De Cristofaro, Zaccaria e quanto adesso ha dichiarato il capogruppo di Rifondazione Comunista, Gennaro Migliore, né quanto è contenuto nella documentazione che il deputato Sergio D'Elia ha inviato a tutti quanti noi, suoi colleghi e sue colleghe.
La mozione presentata dai deputati Bondi, Elio Vito, Volonté, Giovanardi e Leone vorrebbe impegnare il Governo ad intervenire in merito alle prerogative e ai diritti di ciascun deputato; implicitamente, ha posto il problema di allargare le cause di ineleggibilità, poiché al deputato eletto non si possono porre limitazioni nello svolgimento del suo mandato, compreso il suo diritto di essere eletto a far parte di qualsiasi organo parlamentare.
Non mi nascondo però che la mozione Bondi ed altri è stata presentata con un altro scopo che potremmo definire strumentale: promuovere di fronte alla Camera un nuovo processo nei confronti del deputato Sergio D'Elia e del deputato Daniele Farina, ed ottenere una normale sentenza consistente in un vero e proprio rito di degradazione a deputati di serie B. A mio avviso, non spetta alle Camere questo compito. Se ci si avventura su questa strada - mi rivolgo, in particolare, ai colleghi dell'opposizione con cui abbiamo tante volte discusso di questo argomento - sono messi a repentaglio non solo i diritti di due deputati ma, attenzione, potenzialmente di ciascun deputato.
I motivi per sancire che un deputato è di serie B possono essere i più vari; è sufficiente un'accusa infamante, una notizia pubblicata sul giornale, una condanna di primo grado, un'inchiesta per associazione mafiosa. Basta qualsiasi elemento per trasformare un deputato in un deputato di serie A o di serie B. Voi questo dovreste saperlo bene, e sapete anche come io e il mio gruppo ci siamo comportati in ordine alle vicende che hanno riguardato i diritti dell'opposizione.
Io non accetterò mai questo tipo di impostazione. Chi ha ricevuto una condanna ed ha espiato la sua pena e gli sono stati restituiti i suoi pieni diritti civili, rimane pur sempre un cittadino dimezzato? Se eletto può essere solo un deputato di serie B? Il terreno, quindi, sul quale affrontare il problema non può essere quello della legittimità, ma quello dell'opportunità politica che non è materia attinente alle leggi, come voi pretendete di fare con la vostra mozione, e che non può essere affrontato rivolgendosi al Governo, essendo tale questione - il sottosegretario Li Gotti lo ha detto con molta chiarezza - oggetto di riserva costituzionale perché riguarda i diritti fondamentali dei rappresentanti del popolo. Conseguentemente, tutto il Parlamento dovrebbe difendere i diritti fondamentali del popolo non solo quando gli conviene o quando conviene ad una parte politica, ma quando invece conviene a tutto il Parlamento, a tutta l'istituzione parlamentare.
Ho sentito tante cose sia nell'odierno dibattito sia nel corso della discussione sulle linee generali della mozione in esame. La vita degli uomini e delle donne è complessa; talvolta scorre normalmente, talvolta attraversa tragedie, talvolta provoca tragedie, ma da chi ha sbagliato talvolta, però, può nascere un essere umano che può essere persino migliore di chi è stato del tutto indifferente di fronte al dolore, al bisogno e alle ingiustizie. Ricordiamoci una volta tanto il messaggio cristiano che viene sempre interpretato come una sorta di censura rispetto alla libertà e mai quando raccoglie un elemento di amore, di perdono, di afflato rispetto ai grandi problemi sociali. Questo è il tema su cui dobbiamo soffermarci.
Il collega Sergio D'Elia ha passato meno di due anni nell'organizzazione Prima linea, ha scontato dodici anni di carcere, ha dato vita al movimento della dissociazione che ha contribuito ad indebolire il terrorismo rischiando la vita all'internoPag. 59delle carceri dove poteva essere ucciso dagli irriducibili. Si è impegnato nell'arco di più di un decennio contro la pena di morte, ha sofferto il dolore per l'immatura scomparsa della sua giovane moglie che tanto amava. Avrebbe, quindi, potuto trovarsi nella condizione di uccidere facendo parte di un'organizzazione terroristica. Non ha ucciso l'agente di polizia Fausto Dionisi, non ha partecipato al commando che ha promosso l'evasione e non mi convince l'argomentazione della sentenza secondo cui egli abbia concorso ai preparativi - e chissà quali preparativi - di quella tragica operazione terroristica. Così come non mi convincono tante altre sentenze pronunciate dai nostri giudici; come, ad esempio, quella contro Sofri.
Per carità, non mi dite proprio voi, colleghi dell'opposizione, che le sentenze vanno prese come verità assolute, perché voi le contestate un giorno sì e un giorno no, le contestate quando sono rivolte contro di voi e siete d'accordo quando, invece, non sono rivolte contro di voi: bel garantismo (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi)!
Sbaglia chi pensa che la presenza dei deputati D'Elia o Farina a pieno titolo sia un'offesa alle nostre istituzioni: no, non è così. La battaglia per il terrorismo l'abbiamo vinta, e l'abbiamo vinta grazie ai grandi movimenti di popolo, ai partiti democratici, alle Forze dell'ordine, a coloro che sono caduti vittime e a tutte le sofferenze che ci hanno accompagnato.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Riconosciamolo chiaramente, questa nostra democrazia ha avuto una grande forza perché è riuscita a ricondurre tutti, anche coloro che si ispiravano ad ideologie totalitarie, ad approdare ai valori della libertà. Quindi, quando tante volte gridiamo viva la libertà, pensiamo che questo è un grande principio che dovrebbe trovare unita tutta la Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione sulla quale del tutto inopinatamente alcuni componenti di questa Camera oggi ci hanno chiamato a pronunciarci stupisce non poco sotto il profilo giuridico, politico e, addirittura, morale. Sul piano giuridico, mi pare che molti interventi precedenti abbiano marcato questo fatto; è necessario riportare all'attenzione dei colleghi del centrodestra che il nostro ordinamento giuridico consente l'elezione o, meglio, la candidatura per ogni assemblea rappresentativa a ciascun cittadino della Repubblica che ne abbia i requisiti. Questi requisiti sono verificati dai poteri giudiziari e, poi, se del caso, addirittura dalla Giunta per le elezioni. Evidentemente, i colleghi che oggi siedono in quest'aula erano in possesso dei requisiti prima e sono in possesso dei requisiti oggi.
Parlare di distinzioni all'interno dell'aula è un controsenso giuridico che non ha alcuna argomentazione a sostegno. Per completezza, vorrei ricordare a tutti che l'ordinamento giuridico italiano commina sanzioni a chi compie fatti illeciti di rilievo penale, sanzioni che hanno una funzione repressiva, preventiva e, soprattutto, di rieducazione alla socialità. Nel caso di specie, parliamo di persone che hanno sbagliato e che, avuta consapevolezza del loro errore, hanno pagato il loro debito con la società ed hanno iniziato ad adoperarsi affinché altri non commettessero gli stessi errori. Trattiamo, dunque, di una situazione che, in un certo senso, è figlia del nostro ordinamento giuridico, che è una manifestazione precisa e, quindi, pienamente legale.
Di che cosa ci parla, quindi, l'onorevole Bondi? Dobbiamo credere che egli siaPag. 60ignaro dei profili legali che ho appena enunciato o, forse, è il partito dell'onorevole Bondi a verificare i casellari giudiziari dei propri candidati? Mi piace ricordare che noi Popolari-Udeur siamo sempre stati garantisti in questo senso perché i colleghi potessero espletare il loro mandato. Ciò ribadito sul piano morale, duole constatare come alcuni signori del centrodestra non si facciano alcuno scrupolo nel richiamare alla mente le tante vittime, il dolore terribile di una stagione fosca e difficile della nostra storia e, viene da pensare, tanto per puri fini propagandistici. Codesti signori, pur perfettamente consapevoli di quanto sopra enunciato in tema di legalità dell'elezione, non evitano di farne un caso, forse semplicemente alla ricerca di una qualche frivola notorietà. A chi giova questa requisitoria? Non certamente alle vittime e ai loro familiari, che hanno diritto ad un po' di tranquillità, familiari e vittime alle quali, ancora una volta, vorrei esprimere tutta la nostra solidarietà; non ai colpevoli, che, seppur espiata la loro pena, dovranno convivere con un ricordo difficile e risponderne sempre alla loro coscienza e, poi, a Dio; non all'opinione pubblica, che vivrà queste vostre dissertazioni semplicemente come un riaprire una vecchia ferita, una ferita che, nella migliore delle ipotesi, risulta un fatto inutile rispetto al bene collettivo che in questa sede dovremmo, ancora per dettato costituzionale, noi tutti massimamente perseguire.
Infine, mi sia consentita qualche dissertazione anche sotto il profilo politico. C'è già qualcosa di tragico nel simile che è chiamato a giudicare il suo simile. Nel Vangelo è scritto: nolite iudicare. C'è stato un tempo in cui il falso problema dell'alternativa est - ovest, mascheramento della condizione globale della necessità di confronto nord - sud, ha condotto molti a scendere in piazza contro istituzioni democratiche, ossia contro altri uomini ed altre donne perfettamente uguali a loro e parimenti animati da altri ideali. Uomini e donne, nostri fratelli e sorelle, che hanno male interpretato l'ansia di giustizia insita naturalmente in noi, cedendo alle lusinghe di chi indicava tutto il bene da un lato e tutto il male da un altro, di chi indicava l'odio, la distruzione e lo scontro armato come unico riscatto di libertà.
La storia ha fatto luce su questi fatti, fortunatamente. L'enciclica miracolosa Pacem in terris di Papa Roncalli, ancora oggi così attuale, ha salvato il mondo dalla distruzione totale, additandoci il dialogo ed il confronto, nel rispetto reciproco e nel quadro della sicurezza e della sostenibilità reale, unico vero percorso per lo sviluppo del genere umano. Vi è dunque una differenza di legittimità tra coloro, pure in buona fede, che hanno male impiegato il loro desiderio di pace e di giustizia e quanti invece hanno consapevolmente scelto l'«anti-Stato»: penso alla mafia, alla P2 e agli ancora non chiari tentativi di golpe verificatisi nel nostro paese. Una differenza di scelta, ignara o cosciente, che pesa in tema di legittimità.
In conclusione, lasciamo, dopo averli tante volte inutilmente richiamati al lavoro e alla pace, alla loro sorte gli stanchi e rari sostenitori di un mondo che non esiste più, veri e propri sepolcri imbiancati, che perseguono un interesse puramente egoistico, incosciente e in malafede, sui quali noi Popolari-Udeur, poiché democratici di ispirazione cristiana, non vorremmo, in ossequio appunto al Vangelo, esprimere un giudizio. A queste persone diciamo che si può e si deve fare di più ed in ambiti ben più concreti ed utili per la società italiana e per il genero umano.
Troppe sono le questioni aperte, sulle quali dovremmo pronunciarci assumendoci responsabilità grandi dinanzi alle donne e agli uomini di tutta la nazione. L'odio non ci appartiene. Noi vogliamo essere diversi e guardare all'avvenire, sapendo che esso appartiene agli innovatori seri, attenti e senza retorica. Il paese ci chiede di andare avanti e di adoperarci per tutti. Facciamolo insieme, affidando alla storia ciò che fu e che ancora oggi, inutilmente e senza rispetto, viene recriminato: nessuno tocchi Caino, appunto.
Resta fermo che ogni forza politica si assume la responsabilità delle proprie scelte, anche in tema di candidature. AlcuniPag. 61ritengono che il voto popolare sani tutto; altri no. Noi Popolari-Udeur non siamo d'accordo con quanto detto in quest'aula più volte dall'onorevole Berlusconi e dall'onorevole Bossi. Ma non ci piace neanche chi sceglie per dividere.
Detto ciò, il gruppo Popolari-Udeur dichiara il voto contrario sulla mozione in discussione, esprimendo ancora, ed infine, solidarietà alle vittime e ai familiari (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri, al quale ricordo che ha quattro minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pochi attimi per dire - interverrà successivamente anche il capogruppo La Russa - che è giusto votare a favore di questa mozione. Noi non stiamo facendo una discussione sui diritti formali di un parlamentare eletto. Stiamo facendo una discussione sostanziale, che ha trovato condivisione, come sicuramente sottolineeranno altri colleghi, in vari ambiti.
Voglio dire proprio al collega D'Elia che sere fa mi è capitato di vedere - cito una fonte insospettabile -, in un dibattito televisivo su Sky riguardante i temi della politica ma anche questo tema, Sergio Segio - un nome che dovrebbe dire qualcosa all'onorevole D'Elia -, un altro promotore di gruppi armati, un protagonista, in negativo ovviamente, di quella stagione, che oggi svolge un altro genere di attività, che definiva inopportuna la designazione dell'onorevole D'Elia nell'Ufficio di Presidenza.
Quindi, evidentemente, non è così bizzarra una tesi che trova l'attenzione e il consenso di tanti esponenti del Parlamento, che trova all'esterno del Parlamento stesso organizzazioni del mondo della sicurezza e delle Forze dell'ordine esprimere sbigottimento rispetto a questa scelta.
Io, francamente, quando si è aperta questa discussione, immaginavo che proprio l'onorevole D'Elia risolvesse il dilemma. Non mi sembra fondamentale, infatti, assumere l'incarico di segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, poiché si tratta di una carica formalmente importante, ma che nulla cambia rispetto alla possibilità di partecipare al dibattito politico; pertanto, avrei immaginato una scelta dignitosa di questo genere.
Dopodiché, riteniamo che la perseveranza di avere eletto a simbolo chi possiede un percorso di questa natura denoti quasi la volontà di sottoscrivere un intero percorso. Peraltro, ritengo che anche alcune affermazioni fatte dall'onorevole D'Elia abbiano motivato molti parlamentari a sostenere la mozione in esame. Infatti, dare una lettura riduttiva delle sentenze che lo riguardano e delle responsabilità del passato, in alcune lettere che ci sono pervenute, non mi sembra abbia indotto chi condivide la mozione Bondi ed altri n. 1-00005 a rivedere la propria posizione.
Si è parlato dell'impegno svolto dall'onorevole D'Elia assieme ad alcune associazioni, come Nessuno tocchi Caino. Io rispetto tutto e tutti, ma mi tocca constatare che chi ha avuto responsabilità in questo ambito, a destra come a sinistra - perché ricordo di aver sollevato queste obiezioni, in epoche non sospettabili, erga omnes -, si ritiene poi un «buon maestro» dopo essere stato non soltanto un «cattivo maestro», ma anche un pessimo operatore nella stagione degli anni di piombo.
Vorrei osservare che forse qualcuno trova virtuoso e positivo avere «esagerato» - ed uso un eufemismo - in passato, promuovendo e partecipando ad azioni nell'epoca del terrorismo, per successivamente ergersi quasi a maestro di buoni costumi e di rispetto della vita altrui. Sarebbe stato meglio, allora, che chi oggi sostiene quei principi con la citata associazione li avesse praticati - e mi riferisco a destra ed a sinistra - quando riguardavano Abele, anziché ricordarsi che non bisognava toccare Caino, vale a dire quando troppa gente è dovuta cadere sotto i colpi dei terrorismi di diversa provenienza!Pag. 62Francamente, quindi, trovo un po' disdicevole ergersi a «buoni maestri», ma ciò consegue al dibattito che si è innescato.
Inoltre, l'elezione ai vertici della Commissione giustizia della Camera di chi è pluricondannato per atti di violenza e prevaricazione, poiché ha inteso conculcare i diritti democratici di tante persone, è la dimostrazione dell'esistenza della volontà di affermare alcune posizioni e di legittimare alcuni percorsi...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MAURIZIO GASPARRI. ... che è lecito - e concludo, signor Presidente - non condividere.
Credo che l'onorevole D'Elia compierebbe un gesto molto nobile se fosse lui a concludere questo dibattito, rinunciando ad un ruolo che nulla aggiunge a lui, ma che sembra quasi un atto di prepotenza per legittimare percorsi e trascorsi che non solo fuori dal Parlamento, ma anche in questa sede molti ritengono tali da non porre al vertice dell'Assemblea della Camera dei deputati [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, per dieci minuti, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo di impiegare meno dei dieci minuti che mi vengono assegnati per la dichiarazione di voto nell'annunziare il voto contrario del gruppo dei Comunisti Italiani sulla mozione Bondi ed altri n. 1-00005.
Leggendo il resoconto della seduta di ieri (alla quale, purtroppo, non ho potuto presenziare), e comunque esaminando il testo della mozione all'ordine del giorno, ho potuto innanzitutto verificare che la stessa conteneva una anomalia evidente. L'anomalia evidente che, a mio avviso, avrebbe dovuto condurre ad una declaratoria di inammissibilità di questo atto di indirizzo è rappresentata dal fatto che, su una materia riservata alla competenza legislativa del Parlamento, ci si rivolgesse al Governo chiedendo a quest'ultimo l'adozione di provvedimenti necessari ad evitare l'accesso ad alcune cariche istituzionali.
Detto ciò, posto che non conosco tutti i firmatari della mozione in oggetto, ma ho avuto modo di conoscere per l'attività che comunemente svolgiamo in sede di Giunta per le autorizzazioni, sia il presidente Giovanardi, sia il collega Leone, e so che non sono distratti sulle materie giuridiche (anzi, sono assolutamente attendibili quanto a prospettazioni tecniche), mi sono interrogato sul perché una mozione venisse presentata in questi termini e fosse rivolta al Governo. La risposta sono in grado di darla oggi, nel momento in cui leggo il contenuto della mozione in questione nella sua nuova formulazione.
Vedete, onorevoli colleghi, ciò che è emerso nel dibattito, e che il contenuto dell'atto di indirizzo in esame evidenzia, è che si è tentato di compiere, attraverso esso, un'operazione assolutamente non condivisibile, poiché si tende ad accomunare vicende e personaggi che, storicamente, sono assolutamente distanti e diversi tra loro, nonché fatti che non hanno attinenza gli uni con gli altri.
Da un lato, onorevoli colleghi, siamo chiamati a valutare la possibilità, per un membro di questa Camera, di essere eletto alla segreteria dell'Ufficio di Presidenza; ritengo che, piuttosto, faremmo bene o avremmo fatto bene, come partiti, a riflettere, dal momento che una legge elettorale - chi l'ha congegnata l'ha peraltro saputa definire con termini molto migliori di quelli che io potrei usare - ha consentito la candidatura e l'elezione, in ordine di lista, di chi i partiti hanno ritenuto di candidare. Posto che non vi sono limiti, perché la legge ordinaria non ne pone, all'eleggibilità di chi abbia espiato pene detentive anche per reati gravi, è di tutta evidenza che, una volta ammessa la possibilità di essere eletti in questo consesso, non si scorgono le ragioni per le quali, sotto il profilo della norma, non dell'opportunità,Pag. 63si debba contestare la possibilità di essere eletti ad uffici di questa istituzione.
Se si sta parlando, invece, dell'opportunità, ebbene, al riguardo potrei ricordare tantissime questioni che animano il dibattito politico e giudiziario. Potrei ricordare l'opportunità - che abbiamo valutato nei giorni scorsi - di essere componenti della Commissione antimafia: i Comunisti italiani hanno presentato una proposta emendativa, respinta da quest'Assemblea, sulla opportunità della presenza in seno alla Commissione antimafia di persone indagate per delitti di associazione mafiosa. Potremmo anche ragionare sull'opportunità di candidati o di personaggi eletti che si siano valsi della prescrizione anziché accettare il giudizio di merito e sottoporsi, quindi, come comuni cittadini, alla giustizia ordinaria. Potremmo ricordare questioni di opportunità per persone già condannate in primo grado, anche per vicende che sono attuali. Ma siccome sono e siamo sinceri garantisti, sulle questioni di opportunità bisogna essere sempre cauti, e bisogna essere altresì cauti quando esprimiamo giudizi sugli effetti talvolta dirompenti che le norme penali o ordinamentali hanno rispetto alle sentenze ed all'esecuzione delle pene.
Ribadisco, però, che la mozione contiene in sé un'anomalia perché i nomi contenuti nel testo sono due; vorrei al riguardo sapere cosa hanno a che vedere le vicende che riguardano l'onorevole Farina - il cui nome leggo appunto nel corpo della mozione - con tutto il dibattito che in questa sede si è svolto: si sta reiterando il tentativo, già fattosi a Genova, di mischiare le manifestazioni di piazza ed i circoli con il terrorismo degli anni Settanta e con i cosiddetti anni di piombo? È questo il senso che si vuole conferire alla mozione? Allora, se questo è il senso, ritengo che noi dobbiamo respingere questa logica, perché sostenere, senza conoscere il merito, che si tratta, nel caso del collega che ho menzionato, di persona condannata per gravi delitti di sangue, significa fare una asserzione non vera. Sostenere che si tratti di gravi delitti contro la persona significa non conoscere la realtà delle aule di tribunale e non distinguere quanto è grave da quanto non lo è.
È evidente che il corpo della mozione è assolutamente inaccettabile per i Comunisti italiani perché contiene questa operazione distorta; ritengo, invece, che il Parlamento potrebbe più serenamente, con il concorso della maggioranza e dell'opposizione, interrogarsi sulle norme, sulle disposizioni, sul loro raccordo costituzionale, che possano determinare quali siano le condizioni soggettive richieste dalla legge per poter essere eletti a far parte di questa Assemblea. Ed allora, se volessimo affrontare questo problema, parleremmo della situazione di chi ha espiato le pene, di quella di chi si avvale della prescrizione per i delitti contro la pubblica amministrazione e di quella di chi è stato condannato in primo e secondo grado. Parleremmo di tutte queste questioni, sia sotto il profilo della legittimità, sia sotto quello della sensibilità.
Quanto al richiamo fatto alla sensibilità dei parenti delle vittime delle azioni di terrorismo, chi vi parla è troppo giovane per poter semplicisticamente associarsi al dolore di quelle persone in una stagione che ha conosciuto soltanto, probabilmente, quando era ragazzino. Posso solo aggiungere, nel nostro esprimere un voto contrario su questa mozione e nel nostro rivendicare, anche come Comunisti, la memoria delle vittime comuniste cadute per mano dei terroristi, che senz'altro si possono prescrivere i reati ma la nostra memoria non si prescrive (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reina, al quale ricordo che ha sei minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, certamente avrei voluto fare a meno di intervenire, però, il modo in cui si è svolto il dibattito e alcuni dei contenutiPag. 64degli interventi che mi hanno preceduto mi hanno spinto a chiedere, da ultimo, la parola.
Il movimento per l'autonomia che rappresento, sicuramente, non sostiene questo Governo e, fino all'ultima votazione, ho dato ampia testimonianza della posizione che qui dentro esprimo a nome dello stesso movimento.
Tuttavia, con estrema franchezza e lealtà, noi non possiamo votare questa mozione. La funzione del Parlamento, a nostro avviso - è stato qui ribadito - non può assolutamente essere emendata dal Governo. Cosa significa ciò che è stato proposto? A mio avviso, si tratta di una cosa perversa, che va contro anche gli interessi e l'impostazione politica che negli ultimi anni il centrodestra è riuscito a tenere in questo paese. Significa, in altri termini, che noi vogliamo che in qualche misura il Governo abbia una funzione di modifica della situazione parlamentare, che nessuna Costituzione e nessuna etica parlamentare e democratica gli possono attribuire.
Credo che la mozione contenga un errore di base, che non può essere assolutamente accolto. Soprattutto, sono convinto che sia pericoloso sostenere che, siccome i parlamentari in questione sono stati assolti, hanno espiato la pena, che è stata loro comminata, e, dunque, sono eleggibili alla carica cui sono stati chiamati, il Parlamento si debba limitare a prendere atto che ogni parlamentare esercita la propria funzione, esattamente come tutti gli altri, senza nessuna limitazione. Ciò perché dentro di noi ammettiamo il principio che, se anche colpevoli, siccome c'è una semplice legge, possono esercitare questa funzione? No, non è per questo. Sarebbe sbagliato ed è sbagliato affermarlo, come hanno fatto altri.
Qui dentro, nessuno può immaginare che noi siamo una turris eburnea, al di sopra e al di fuori delle passioni, dei difetti, anche dei pregi, che sono propri dei comuni cittadini. Noi siamo persone come tante altre e il Parlamento non è che l'espressione di questo paese. Il nostro compito, una volta eletti e occupati questi scranni, è quello di esercitare la nostra funzione nel rispetto e nell'interesse del bene comune. Svolgere dibattiti di tipo etico e politico sulla capacità e la funzione del semplice parlamentare rispetto ai problemi che, individualmente, può avere avuto, mi sembra vuoto e insensato.
Il Parlamento - vado direttamente alla conclusione, signor Presidente, cari colleghi - non può rinunciare alle proprie prerogative e deve esercitarle fino in fondo, per intero, nell'interesse della nazione. Se si dovesse ammettere una cosa diversa, è come se, d'ora in poi, la classe politica potesse essere selezionata dal giudizio della magistratura. Allora sì che dovremmo affrontare un dibattito molto più intenso e molto più vero su come deve essere riformata la giustizia in questo paese!
Concludo con una nota strettamente personale. Durante gli anni di piombo, io ero un giovane democristiano e ho vissuto, come tantissimi altri che condividevano quell'esperienza, una grande crisi personale. Io non so se è stato fatto bene, se hanno avuto ragione coloro che hanno tenuto la linea dura, se il paese ha vinto o, forse, se, più semplicemente, avevano ragione coloro che erano in minoranza, da Bettino Craxi in poi.
Io non so. È troppo presto per esprimere un giudizio da parte nostra o da parte di altri. Una cosa è sicura: questo paese, probabilmente, ha messo alle spalle la storia degli anni di piombo, ma, rispetto a questa storia, ha il dovere di interrogarsi fino in fondo per capire meglio ciò che è accaduto e per comprendere quali sono le strade affinché non accada più, e non solo perché ci sono i mezzi di coercizione o perché la cosiddetta democrazia è più solida e forte oggi.
Per queste ragioni, credo che non sia possibile, al momento, per quanto ci riguarda, approvare questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei pronunciare soltanto poche parole per spiegare le motivazioni del voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori sulla mozione in esame. Credo che veramente bastino poche parole per spiegare in modo compiuto e articolato le ragioni di tale voto.
Riteniamo che questa mozione sia, innanzitutto, da un punto di vista formale (ma la forma, quando coinvolge principi e valori costituzionali, non è un aspetto secondario), assolutamente impropria e, quindi, strumentale. Come possono i firmatari di questa mozione chiedere che il Governo si vincoli a fare qualcosa che non rientra minimamente nei suoi poteri? Come possiamo pensare di intervenire su diritti assoluti della persona, su principi fondamentali di rango costituzionale, sui principi di elettorato attivo o passivo con strumenti diversi da quelli della legge e, in particolare, da quelli della legge costituzionale?
Onorevoli colleghi, vi è una così palese e marchiana strumentalità in questa mozione che, dal nostro punto di vista, il suo rigetto è, in sé, atto di coerenza e di rispetto proprio di quei valori di legalità dei quali i presentatori di questa mozione si scoprono oggi, dal nostro punto di vista, improvvisi quanto improbabili paladini.
Il voto dell'Italia dei Valori è contrario anche nel merito rispetto a questa mozione e rispetto ad una proposta che ci appare fondamentalmente inammissibile e illogica, laddove mira a creare una limitazione soggettiva alla rappresentanza politica di chi pure, secondo la normativa vigente, legittimamente è stato eletto in questa Assemblea a rappresentare il proprio italiano.
Soprattutto, il nostro voto sarà contrario perché questa mozione costituisce una sublimazione dell'ipocrisia. Infatti, in sostanza, gli estensori di questo atto di indirizzo ci dicono che un Parlamento, dove siedono condannati e pregiudicati, è un buon Parlamento: l'importante è che questi ultimi si tengano un po' in disparte e non vadano ad occupare ruoli o incarichi di evidenza costituzionale. È rispetto a questo principio che noi diciamo «no». Ed è rispetto a questo principio che l'Italia dei Valori, con il proprio voto contrario, esprime la più ferma e forte contrarietà.
In conclusione, visto che nel corso di questo dibattito vi è stato chi, dai banchi dell'opposizione, ha chiamato in causa proprio il gruppo dell'Italia dei Valori, richiamandoci al rispetto di una presunta coerenza con le nostre battaglie in materia di legalità e di moralità, ci sentiamo di dire a questi colleghi del centrodestra che noi siamo e saremo sempre coerenti con il nostro impegno politico. Proprio su questi punti intendiamo verificare nelle prossime settimane la buona fede di quei tanti paladini della legalità che con piacere scopriamo annidati nei banchi dell'opposizione e li invitiamo a sostenere assieme all'Italia dei Valori e - mi auguro - assieme a tutta la maggioranza di Governo un disegno di legge che introduca limiti di eleggibilità per chi si sia macchiato di reati gravi contro l'amministrazione dello Stato e contro la persona, reati tali da non ritenere opportuna la presenza di queste persone nel nostro Parlamento.
Per questi motivi, nel muovere una critica a quello che ci sembra essere soltanto un atteggiamento strumentale e demagogico, riconfermiamo il nostro voto contrario sulla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riteniamo che il Governo non sia l'interlocutore del Parlamento su questa materia e, dunque, per questo essenziale motivo procedurale e sostanziale ci asterremo sulla mozione in esame.
È stato detto da molti che i regolamenti della Camera sono materia costituzionalePag. 66e riguardano il funzionamento interno di un organo costituzionale, e il Governo non potrebbe intervenire in tale materia. Per questo motivo, ci asterremo dal voto.
In secondo luogo, riteniamo che se la legge stabilisce condizioni di eleggibilità di un cittadino alla carica di parlamentare, quella legge, che lo autorizza a diventare parlamentare se eletto, lo autorizza ad assumere qualunque funzione istituzionale dentro il Parlamento. Dunque, non vi sono regole che possiamo introdurre che consentano di stabilire che nell'ambito di coloro i quali sono eleggibili vi siano graduatorie delle funzioni istituzionali e politiche che essi possono assumere qualora siano eletti.
Diversa, signor Presidente, è la questione dell'opportunità politica. San Paolo, che lei conosce meglio di me, diceva che tutto è lecito, ma non tutto è edificante. In questo senso la decisione spetta ai gruppi che propongono parlamentari la cui storia è quella che è per incarichi che hanno una sensibilità istituzionale come la Commissione giustizia e la segreteria della Camera. È una questione interna alle decisioni dei gruppi parlamentari da cui promanano tali proposte e tali elezioni ed alle decisioni che assume il Parlamento sulla base di queste proposte. Da questo punto di vista credo che le ragioni che inducono molti dei parlamenti ad avere dubbi sull'opportunità della candidatura dell'onorevole D'Elia alla segreteria della Camera siano questioni che dovrebbero essere valutate seriamente dal Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue, al quale ricordo che ha quattro minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, i deputati del Nuovo PSI non voteranno la mozione presentata dall'onorevole Bondi. Essa pone una questione di opportunità politica, ma le questioni di opportunità politica appartengono, appunto, alla sfera della riflessione e della polemica politica, non possono rimandare alla norma. Si può giudicare opportuna o non opportuna la candidatura e l'elezione a deputato dell'onorevole Sergio D'Elia, e mi stupisce il fatto che al momento della sua candidatura nessuno abbia obiettato alcunché. Si può giudicare opportuna o non opportuna la sua elezione a segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera, ma non si può stabilire un impedimento.
L'onorevole D'Elia fa parte di quella fetta della mia generazione che, a metà degli anni Settanta, ha concepito la lotta armata come lotta politica. Io faccio parte dell'altra fetta di quella generazione: quella che si è battuta contro la suddetta scelta da posizioni riformiste e libertarie. L'onorevole D'Elia ha pagato un prezzo per le sue scelte: dodici anni di carcere che gli hanno consentito di maturare convinzioni profondamente diverse, di ripudiare non solo la lotta armata, ma la violenza in quanto tale e di iscriversi al partito Radicale di Marco Pannella presiedendo l'associazione Nessuno tocchi Caino contro la pena di morte in tutto il mondo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,30)
MAURO DEL BUE. Egli ha pagato il prezzo dei suoi errori, è divenuto deputato e non può essere concepito come un deputato di serie B, un deputato cui siano negati diritti consentiti agli altri deputati. Faccio questo ragionamento a prescindere dalle collocazioni politiche e dal passato di ognuno di noi. Farei esattamente lo stesso discorso se anziché provenire da un'organizzazione terroristica di estrema sinistra - so che molti di coloro che stanno all'estrema sinistra questo ragionamento non lo farebbero - la persona in questione fosse appartenuta ad un'organizzazione terroristica e violenta di estrema destra. Non ne faccio una questione di colore, ne faccio una questione di principio. La lotta armata è stata sconfitta definitivamente in questo paese e si deve anche a coloro che si sono ravveduti, a coloro che si sono battuti contro la lotta armata negli anni Ottanta e negli anni Novanta, a coloro chePag. 67hanno abbracciato la fede democratica e libertaria il fatto che finalmente siano stati isolati coloro - e non erano certamente pochi, come ha riconosciuto lo stesso presidente Cossiga - che abbracciarono un ideale di morte e di violenza per cambiare le sorti della nostra società.
D'Elia ha pagato per le sue colpe e le vittime della violenza, a mio giudizio, dovrebbero preoccuparsi di coloro che non hanno mai pagato, non di coloro che hanno pagato. Mi scandalizzo ancora quando leggo - sono stati pubblicati recentemente da diversi quotidiani (Libero, Giornale Nuovo) - alcuni manifesti deliranti firmati da intellettuali cosiddetti di sinistra, che legittimavano politicamente l'uso della violenza negli anni Settanta, facendola loro. Costoro non hanno mai pagato nulla e c'è invece chi ha pagato per loro. Di fronte a costoro che non hanno mai pagato nulla, a costoro che sono stati cattivi maestri, a costoro che hanno armato tante braccia, nascondendo la loro mano nella loro tasca, verso costoro non ho nessuna clemenza, anche perché devono ancora chiederci scusa (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, riteniamo - questo va detto in apertura - che chi ha candidato l'onorevole D'Elia si sia assunto una grave responsabilità politica nei confronti dei cittadini e penso che il semplice buonsenso avrebbe potuto evitare una scelta che si presenta oggettivamente come vergognosa. Noi non condividiamo assolutamente la scelta e non intendiamo in alcun modo legittimarla, intendiamo anzi dare piena solidarietà alla famiglia della vittima, così come intendiamo dare piena solidarietà alle Forze di polizia, che anche oggi manifestano qui fuori dal Parlamento, ma che ogni giorno sono in prima linea nel contrasto alla criminalità sul territorio e - per quanto riguarda gli agenti della polizia penitenziaria - in carcere, in una condizione che oggettivamente è spesso peggiore di quella degli stessi detenuti. Questo vogliamo dirlo con fermezza.
Però, bisogna anche vedere qual è lo strumento appropriato per poter valutare come prioritari gli interessi delle vittime, quando sono in gioco questi ultimi e gli interessi della collettività rispetto ad interessi di carattere particolare. Giustamente, qui occorre fare un bilanciamento. Del resto la Lega ha sempre dimostrato con i fatti e non con le parole di stare dalla parte di Abele e non di Caino. Questo lo abbiamo fatto proponendo e facendo approvare concretamente dei provvedimenti. Ricordo l'azione del ministro Castelli e ricordo l'azione parlamentare della Lega nella scorsa legislatura per l'approvazione di una nuova legge sulla legittima difesa. Allora, colleghi, semmai lo strumento per realizzare questo equo bilanciamento degli interessi va trovato nella garanzia della effettività della pena. Siamo di fronte ad una condanna per un reato di omicidio, ma l'applicazione del principio della effettività della pena avrebbe evitato questa situazione. Ma allora facciamo un dibattito e costruiamo uno strumento legislativo che non lasci margini di incertezza. Diventa pericoloso dare in mano a chiunque, in questo caso in mano al Governo, uno strumento discrezionale, che possa limitare il mandato parlamentare, perché un domani - questo dobbiamo tenerlo ben presente - questo strumento discrezionale potrebbe essere utilizzato per limitare i diritti delle opposizioni, soprattutto a fronte di un possibile uso distorto della magistratura. Abbiamo visto, colleghi, in questi anni, che l'uso distorto della magistratura non è stato certo una novità.
Un uso distorto della magistratura che si è inserito proprio nel delicato rapporto tra la sovranità popolare e un eventuale potere interdittivo esterno.
Colleghi, chi è eletto dal popolo deve rispondere al popolo; si tratta di un principio che per noi è sacro e inviolabile! Non vorremmo che, per non risolvere un problema oggi, se ne creasse un altroPag. 68domani in situazioni diverse che potrebbero comunque presentarsi. Non vorremmo che il potere del popolo fosse sostituito, corretto, integrato, dai salotti, dai magistrati o dai burocrati. Per tale motivo la Lega si asterrà dalla votazione sulla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, non utilizzerò tutto il tempo che mi spetta, ma intendo far notare che, in quest'aula - a tal proposito intendo richiamare l'attenzione della Presidenza -, si è determinato un precedente che noi Verdi riteniamo grave: in quest'aula, si sta svolgendo un secondo processo.
Chiediamo pertanto alla Presidenza chiarimenti in ordine all'ammissibilità della mozione in esame, con riferimento alla sua compatibilità con le norme costituzionali e con le leggi dello Stato italiano.
Su tale aspetto occorre che la riflessione sia ampia e approfondita, in quanto questo Parlamento non può svolgere un secondo processo nei confronti di chi un processo lo ha già subito, di chi una condanna l'ha già scontata, a differenza di coloro che in quest'aula tutto ciò non hanno fatto.
Quando l'onorevole Giovanardi parla di opportunità politica, chiedo: è opportuno politicamente che in questo paese un presidente di regione, indagato e rinviato a giudizio, continui a svolgere la propria funzione? È opportuno politicamente - e mi rivolgo sempre alla Presidenza - disporre dell'elenco dei parlamentari condannati per reati contro la pubblica amministrazione? Ciò sarebbe molto interessante, in quanto la conseguenza dell'approvazione di questa mozione sarebbe quella di assumere un atteggiamento complessivo nei confronti di coloro che si sono macchiati di reati gravi anche contro la pubblica amministrazione.
Prendere tangenti, mettere il paese in ginocchio da questo punto di vista non è un fatto di poco conto. E usare strumentalmente un periodo che ha rappresentato una grave lacerazione per il paese è un fatto che non fa certamente onore a chi ha scritto questa mozione.
Tra l'altro, l'intervento reso poco fa dal sottosegretario è stato estremamente esaustivo; tutti - in particolare l'opposizione - avremmo dovuto prestare attenzione a quelle parole. Si registra una schizofrenia politica: da un lato, esponenti della Casa delle libertà, con riferimento alla Commissione antimafia, sotto il profilo del garantismo, sono stati molto attenti ad evitare che sussistano requisiti minimi per coloro che dovessero far parte di tale Commissione, per evitare di intaccare lo status di parlamentare per poi, subito dopo, esprimere una posizione antitetica con riferimento all'istituzione della stessa Commissione.
Non accettiamo lezioni di moralità politica da coloro che hanno sottoscritto la mozione in esame. Occorre infatti ricordare alcune leggi approvate durante il Governo Berlusconi, come la legge Cirielli o i processi in itinere, come quello relativo alla fabbrica Siapa, dove vi furono 35 operai uccisi, che sono stati annullati per decorrenza dei termini di prescrizione. Le famiglie di quelle vittime grazie a voi non avranno giustizia!
Questo è un elemento dal quale non possiamo assolutamente prescindere, e per il quale non possiamo non essere estremamente rigorosi. Si parla di opportunità politica. La sede per fare una riflessione sulla questione dell'opportunità politica non è un dibattito in Parlamento su due persone che hanno i diritti di qualsiasi cittadino italiano, che possono candidarsi e che possono ricoprire in un'aula del Parlamento, se il Parlamento stesso lo vuole, una carica istituzionale.
Anche il riferimento al Governo è improprio (mi rivolgo ulteriormente alla Presidenza): il Governo non può, infatti, essere impegnato in questa materia, ma poiché è evidente che lo strumento della mozione non può essere rivolto al Parlamento, altrimenti la mozione stessa non avrebbe avuto motivo di esistere, si èPag. 69escogitato il «marchingegno» di rivolgersi al Governo. Tuttavia, come detto, non possiamo rivolgerci al Governo. Il Governo non può intervenire su questioni proprie dell'autonomia dello stesso Parlamento.
Anche noi Verdi poniamo grande attenzione e sensibilità nei confronti delle vittime del terrorismo e della mafia. Vi è una legge che va in tale direzione e tale legge deve essere supportata. Esistono vittime del terrorismo e della mafia che ancora oggi reclamano diritti che sono stati loro negati, anche in termini di risarcimento economico-finanziario. Tutto ciò è assente ed è stato assente anche nell'azione del precedente Governo.
Concludendo, noi Verdi voteremo contro questa mozione, per la sua palese strumentalità e perché non affronta temi reali, le vere questioni che, invece, dovrebbero essere affrontate, anche iniziando da quella del terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione per svolgere il suo intervento. Prego, onorevole La Russa, ha facoltà di parlare.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Bonelli e gli onorevoli colleghi della sinistra che mi hanno preceduto si sono affannati a dire che voteranno contro questa mozione, adducendo quale motivazione ragioni del tutto estranee. Taluno ha detto «avete fatto peggio», altri «non accettiamo lezioni», altri ancora «avete impedito che altri venissero puniti». Onorevole Bonelli, nessun presidente non so di quale associazione per cui vi sono stati morti è stato eletto in Parlamento, né posto a ricoprire incarichi prestigiosi. Quindi, le sue sono argomentazioni speciose.
La verità è che questo dibattito, voluto da chi ha sottoscritto la mozione in esame - ed Alleanza Nazionale non è tra i sottoscrittori della medesima -, intende tuttavia, lo riconosco, gettare, per così dire, un sasso nello stagno, intende porre tale problema, sollevare una questione. Si è accantonato il problema del dibattito sugli anni di piombo, si è accantonato il problema dell'esaminare con attenzione le conseguenze di ciò che avvenne a quella generazione in cui una piccola parte - una piccolissima parte, onorevole D'Elia - cedette alle «sirene» del terrorismo, mentre una stragrande parte, per fortuna, credette nella forza delle idee contrapposte e nella mobilitazione della politica con la «p» maiuscola; tale problema, come detto, lo abbiamo messo da parte. Ciascuno fa per sé. Taluno ha detto: cosa sarebbe successo se la destra avesse proposto una persona condannata per gravi reati di segno opposto? Onorevoli colleghi, non sarebbe potuto succedere! Ed è proprio tale considerazione che ci indurrà a votare a favore di questa mozione. Vi è un senso della misura, che è mancato in questa occasione. Vi è un senso del rispetto, non delle istituzioni, ma anche della propria dignità, che induce a fare uno stop, un passo indietro, che non ha nulla a che vedere con il recupero della persona condannata, che non ha nulla a che vedere con la pienezza dei propri diritti, che noi non mettiamo in discussione! È un problema di opportunità politica quello che questa mozione solleva e sono grato ai suoi presentatori, anche se non ho voluto sottoscriverla.
Onorevoli colleghi, fosse solo La Russa a dire queste parole che mi sembrano - una volta tanto mi autoincenso - di saggezza, pazienza, potreste dire di no. Ma sono parole di Pansa ed Ostellino, su L'Espresso e sul Corriere della Sera. Vi rileggo - mi ha già preceduto un collega - cosa scrive sul Corriere della Sera Piero Ostellino: «Non ci sarà pietas nella grazia a Bompressi e a Sofri. Sarà solo la messa cantata con la quale un'intera generazione celebrerà la propria auto-assoluzione. Tanto meno c'è redenzione nella nomina di D'Elia a segretario di Presidenza della Camera. È solo la metafora attraverso la quale quella stessa generazione legittima il proprio potere». Lo scandalo non sta inPag. 70D'Elia, non sta nella grazia: «(...) lo scandalo» - dice non La Russa, ma Ostellino - «sta nella dimostrazione che, in Italia, anche per varcare la zona grigia fra giustizia e umanità, occorra essere protetti da una qualche lobby (...) magari costituita dagli stessi sodali di un tempo (...) Così, a presidio del Parlamento c'è ora un ex terrorista che lo voleva abbattere e a capo del governo c'è chi (...), facendo ballare un tavolino durante una seduta spiritica (...), aveva indicato "in Gradoli" (...) il luogo dove i terroristi tenevano Moro. Da noi, la storia trascolora volentieri dalla tragedia alla farsa». Quelle che ho letto sono parole di Piero Ostellino (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
Colleghi, non La Russa, ma il consiglio regionale toscano e quello comunale di Firenze, a larga maggioranza di sinistra (lì cercate di farvi una verginità...), hanno votato un ordine del giorno in cui invitano D'Elia a dimettersi. Devi riacquistare il senso del pudore, caro D'Elia!
Io propongo di approfittare della mozione - che noi voteremo un po' a malincuore, ma esprimendo un voto favorevole - per aprire un dibattito sulla questione e per riprendere una discussione seria, affinché non si dica: «L'avete fatto voi; lo facciamo anche noi!» (come avete detto finora). Altrimenti, sarebbe giusto, da parte di Ignazio La Russa, ricordare che, in questi stessi banchi dove sono seduto io, era seduto mio padre, che aveva la colpa di essere coerente con la sua storia politica e che, per questo, quando parlava, vedeva voi alzarvi ed uscire dall'aula (Applausi del deputato Armani): noi non commetteremo il vostro errore, ma non accetteremo che non si valuti la questione in profondità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi, al quale ricordo che dispone di otto minuti. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ieri, prendendo la parola nel corso della discussione sulle linee generali, ho voluto citare nominativamente, una per una, le 252 persone che sono state assassinate dai terroristi in questo paese: giornalisti, magistrati, esponenti di Forze dell'ordine, operai, casalinghe, studenti, dirigenti d'azienda, uomini politici; ad ognuno di loro è stato negato il diritto all'esistenza e l'esistenza è stata rovinata per sempre alle loro famiglie. Mi è sembrato giusto che i loro nomi fossero ricordati in quest'aula.
Si è trattato di una lunga scia di sangue che ha avuto inizio negli anni Settanta e che è arrivata, purtroppo, fino ai nostri giorni, con l'assassinio dell'agente Petri, nel 2003 (tre anni fa), in un conflitto a fuoco con i brigatisti rossi che avevano già colpito Marco Biagi e Massimo D'Antona (non stiamo parlando degli anni Settanta, ma di avvenimenti, purtroppo, contemporanei).
L'onorevole D'Elia ha scritto a tutti i deputati, relativamente alla sua condanna per concorso in omicidio dell'agente Fausto Dionisi, di essere stato condannato in base ad uno dei postulati della dottrina emergenzialista dell'epoca, secondo il quale il responsabile di un'organizzazione terroristica andava considerato responsabile dei crimini commessi nel territorio in cui essa operava: una logica perversa, dice oggi D'Elia - lo dice oggi! -, e che in futuro non sarebbe stata più applicata. Sostanzialmente, D'Elia si considera una vittima di quelle indagini e di quel processo. Ma non è così! Com'è scritto anche nella mozione approvata il 5 luglio dal consiglio regionale della Toscana, egli è stato membro del comando della struttura fiorentina e rappresentante della stessa presso il vertice nazionale di Prima linea e, in virtù di questo ruolo di comando e coordinamento, è stato riconosciuto colpevole di concorso in terribili delitti.
Spiace che, ancora oggi, D'Elia non ammetta le sue responsabilità e che, nella lettera inviata a tutti noi colleghi parlamentari, non compaia una sola riga di comprensione e di pietà per le vittime del terrorismo e per le loro famiglie, una qualche parola di scusa nei confronti diPag. 71persone che sono costrette a portarsi dietro per tutta la vita - ieri, oggi e nel loro futuro - la memoria degli atti criminali che li hanno colpiti.
Tutti sappiamo che l'articolo 27 della Costituzione prevede che la pena debba tendere alla rieducazione del condannato, che l'onorevole D'Elia ha scontato la pena ed è stato rieducato, come dice la Costituzione.
Questo non sposta di un millimetro la questione, che è politica e anche di opportunità, sollevata da Giampaolo Pansa, da Piero Ostellino, dai familiari delle vittime, dalla collega Cordoni della sinistra democratica in una lettera spedita a tutti i parlamentari, dalla stragrande maggioranza dei cittadini, più del 90 per cento degli interpellati. È accettabile che chi si è macchiato di delitti così gravi contro le persone e contro lo Stato possa essere eletto ad incarichi istituzionali?
Mi riferisco ai delitti di ieri, ma anche ai delitti D'Antona e Biagi. Coloro che hanno commesso questi ultimi delitti, magari fra pochi anni, potrebbero a loro volta aspirare ad essere deputati, parlamentari, segretari di Presidenza. Dobbiamo domandarci cosa può significare tutto ciò agli occhi di chi ha combattuto il terrorismo per salvare la libertà in Italia!
In questi giorni, qualcuno ha citato I promessi sposi ed il pentimento di Lodovico, cioè Frate Cristoforo, dopo l'omicidio di cui era responsabile. Rileggendo quelle indimenticabili pagine del Manzoni, si vede come Lodovico, che nel frattempo era diventato Frate Cristoforo, dopo essersi prostrato ai piedi del fratello della vittima chiedendo il suo perdono, non si ferma a palazzo, anche se pregato, egli dice: queste cose non fanno più per me, perché io accetterò i suoi doni ed il pane del perdono, ma per il resto della mia vita non continuerò a svolgere attività pubblica, magari in concorrenza con la famiglia dell'ucciso.
È con questo tipo di atteggiamento che l'onorevole D'Elia può fornire un grande contributo per lenire la disperazione di tante famiglie, ridando loro fiducia nelle istituzioni con le sue dimissioni da segretario di Presidenza. Anche il Parlamento può fornire il suo contributo. Questa mozione non prospetta una questione giuridica, bensì una grande questione politica e morale. Non si capirebbe, altrimenti, perché il consiglio regionale della Toscana, di cui voi tutti conoscete gli orientamenti di maggioranza, abbia votato il 5 luglio una mozione che esprime la propria netta contrarietà alla nomina e alla permanenza dell'onorevole Sergio D'Elia nella carica di segretario di Presidenza della Camera dei deputati. La stessa cosa ha fatto il consiglio comunale di Firenze il 3 luglio, ritenendo inopportuna la sua nomina alla Camera dei deputati. Si tratta di istituzioni vicine alla gente, che si sono espresse in questa maniera.
Per esprimere ciò che mi ha più colpito della vicenda, sfrutto Antonio Galdo che ha scritto queste parole sul Mattino di Napoli: «Quella nomina non è né illecita né discutibile dal punto di vista istituzionale, è semplicemente una sfida al buon senso, alla ragionevolezza, al pudore che deve sempre accompagnare decisioni in grado di scuotere, se non calpestare, la sensibilità di migliaia di familiari, genericamente etichettati come un branco, e le vittime del terrorismo. Il caso D'Elia non esiste, se non per quella assurda mancanza di pietà che accompagna come una maledizione il rapporto fra carnefici e vittime di una guerra civile e di una sanguinosa catena di delitti. Siamo circondati dai nomi di ex brigatisti, che scrivono memorie, fanno conferenze, talvolta pretendono perfino di riscrivere la storia, tranne la solita omertà di tanti punti oscuri degli anni di piombo. Loro ci sono, si vedono, non sono più ostaggi perpetui della memoria. Invece i caduti, i servitori dello Stato, quelli che hanno difeso la democrazia sono soltanto lapidi ignorate e dimenticate per il grande pubblico».
Queste lapidi sono state dimenticate anche oggi, perché ho sentito tanti colleghi dell'opposizione, ma anche qualcuno della maggioranza, intervenire senza citare i nomi delle vittime del terrorismo nei loro discorsi. Hanno parlato di diritti, di Parlamento,Pag. 72ma non hanno parlato di diritti di chi ha pagato con la vita la difesa della democrazia.
Continuo nella citazione dell'articolo: «Provate a chiedere in giro chi conosce nomi e cognomi degli agenti caduti sotto i colpi del terrorismo. Nessuno. Dimenticati. Allora D'Elia deve dimettersi non perché lo chiede il sindacato di polizia, non perché è stata aperta la solita inchiesta dalla procura di Firenze, deve dimettersi perché il suo diritto individuale a ricostruirsi una vita non può calpestare il dovere collettivo di rispettare il dolore e la morte che il terrorismo ha seminato».
Noi abbiamo raccolto questo grido di dolore, soprattutto quello dei familiari delle vittime. L'abbiamo raccolto orgogliosi di essere in sintonia, in questo caso, con il consiglio comunale di Firenze, con la regione Toscana, con i familiari delle vittime e con il 90 per cento degli italiani. Ci sentiamo in sintonia con questi sentimenti, che questo Parlamento non può calpestare (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, confesso che non ho capito una sola parola dell'intervento del rappresentante del Governo. Il fatto tuttavia che il compito di rappresentare la linea del Governo sia stata affidata ad un esponente dell'Italia dei valori avrà probabilmente un significato, anche se io francamente non lo comprendo.
La prima regola, onorevole Li Gotti, che dovrebbe guidare un esecutivo nel momento di effettuare scelte delicate ed importanti sulle nomine dei propri rappresentanti è quella del buon senso e del rispetto delle istituzioni. I ruoli istituzionali, infatti, non hanno solo una valenza personale e temporanea, ma hanno anche e soprattutto un valore simbolico, che coinvolge tutto il Parlamento e la sensibilità democratica di tutti i cittadini.
Pochi giorni fa abbiamo ricevuto un appello indignato e accorato ad un tempo da parte dei rappresentanti di un'associazione delle vittime del terrorismo, che hanno espresso sconcerto e turbamento per la nomina dell'onorevole Daniele Farina alla carica di vicepresidente della Commissione giustizia della Camera dei deputati e per quella dell'onorevole Sergio D'Elia a segretario di Presidenza di questa Camera. Nomine, cari colleghi dell'opposizione, nomine: di questo discutiamo, non delle prerogative dei parlamentari o dei cavilli di carattere giuridico. Stiamo parlando di nomine, di responsabilità istituzionali.
RAMON MANTOVANI. Di elezioni ...!
SANDRO BONDI. Nomine - è bene sottolinearlo e ricordarlo - che sono apparse a tutti coloro che credono nei valori della legalità e della giustizia, poco rispettose delle istituzioni e della storia del nostro paese. Mi riferisco alle nomine degli onorevoli Farina e D'Elia, che, seguendo semplicemente il metodo del buon senso, avrebbero richiesto scelte di segno diverso.
Non intendo in questa sede confondere o parificare i percorsi umani e politici di D'Elia e di Farina. Siamo perfettamente consapevoli delle differenze esistenti fra questi due esponenti della maggioranza, né sottovaluto la necessità, dai più condivisa, di chiudere definitivamente un'epoca segnata da tragiche ideologie e da contrasti sociali e sfociata da ultimo nel terrorismo e nella lotta armata, sino al tragico epilogo del sequestro e dell'assassinio dell'onorevole Aldo Moro.
Si tratta di ideologie inumane che, non dimentichiamolo, continuano a provocare anche oggi lutti e spargimento di sangue innocente, come dimostrano gli assassini di Massimo D'Antona e di Marco Biagi. Oggi, onorevoli colleghi, abbiamo perduto un'altra occasione preziosa per discutere seriamente di quella cultura politica che ha alimentato e che continua ad alimentarePag. 73la violenza come strumento e come metodo di lotta politica. Probabilmente questo ha una ragione nel fatto che anche oggi la sinistra italiana è dominata, fatto unico in Europa, da una sinistra radicale estremista, che mai ha fatto seriamente i conti con quella cultura del terrorismo e della violenza politica.
Vedo bene che le vicende di D'Elia e di Farina sono differenti. Sergio d'Elia, dopo gli anni di fuoco dell'estremismo extraparlamentare e della sua adesione a Prima linea, che gli è costata fra l'altro una condanna a trent'anni di carcere, che in parte ha espiato, ha saputo rimettersi in discussione, ha seguito un percorso che immagino costellato di difficoltà interiori e forse anche di intime sofferenze e ha saputo indirizzare, come dimostrano anche le sue lettere, indirizzate ai colleghi parlamentari, diversamente il proprio impegno politico e sociale, a partire dalla militanza nel partito radicale fino ad arrivare alla fondazione dell'associazione Nessuno tocchi Caino.
Non posso perciò fare a meno di constatare che D'Elia oggi è probabilmente un uomo per certi aspetti diverso dal passato, non più omogeneo alla sua cultura originaria. Ciò detto, il suo ruolo e l'elezione a segretario della Presidenza della Camera è vissuto, prima di ogni altra considerazione, come un insulto alla memoria di molte vittime innocenti del terrorismo e questo lei, onorevole D'Elia, non può non saperlo e non può non riconoscerlo.
Penso, ad esempio, a Giovanni Berardi, figlio di un maresciallo dei carabinieri ucciso barbaramente dai terroristi, che ha deciso di lasciare il suo partito, Rifondazione comunista, onorevole Migliore, proprio in segno di protesta nei confronti di certe politiche istituzionali che sentiva inaccettabili per il suo senso di giustizia e offensive verso la memoria di suo padre! Perciò, si tratta di un atto inaccettabile sia per le sue implicazioni storiche sia per la sofferenza e l'indignazione che provoca in molti cittadini.
Onorevole D'Elia, onorevole Farina, non potete trascurare l'istanza politicamente e moralmente rilevante che emerge anche dalle mie parole. Vi è un'opportunità politica, colleghi, che in questo particolare caso si coniuga con una necessità di giustizia e, dunque, con una radice etica insopprimibile in qualsiasi civile convivenza.
Il caso di Daniele Farina invece è assai differente. Su Daniele Farina, oggi vicepresidente della Commissione giustizia della Camera, pesano reati e condanne che nessuno, neppure voi, potete ignorare. Non vi è nel suo percorso alcun segno di ravvedimento rispetto a comportamenti gravemente lesivi della dignità delle istituzioni... Mi fa piacere che lei sorrida, onorevole Farina! Continui pure a sorridere (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! ...e della pacifica e costruttiva convivenza sociale.
A ulteriore testimonianza di quanto sto dicendo, abbiamo avuto un esempio recentissimo: sabato 18 giugno di quest'anno, a Milano, l'onorevole Farina, neo vicepresidente della Commissione giustizia della Camera, ha infatti partecipato, legittimandolo quindi moralmente e dal punto di vista istituzionale, ad un corteo di autonomi e di no global guidato dagli esponenti del centro sociale Leoncavallo. Il corteo era stato organizzato per chiedere la liberazione dei teppisti - e mi rendo conto di correre qualche rischio dicendo così - che hanno messo a ferro e a fuoco (Commenti ironici dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... la città di Milano l'11 marzo 2006, con atti di violenza che hanno terrorizzato i cittadini e causato gravi danni a strutture pubbliche e beni privati.
L'onorevole Farina ha manifestato per chiedere l'impunità nei confronti di persone che si sono macchiate di gravi reati, sottoscrivendo implicitamente le offese che, nel corso del corteo, si sono levati contro il magistrato della procura milanese Salvatore Vitello, e mischiandosi senza imbarazzo a chi, vergognosamente, inneggiava alla strage dei soldati di Nassiriya. Ci chiediamo...
DANIELE FARINA. Vergognati!
Pag. 74ELISABETTA GARDINI. Vergognatevi voi!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Bondi, vada avanti! Per cortesia!
SANDRO BONDI. Ho quasi concluso. Ci chiediamo ancora una volta come questi comportamenti pubblici siano compatibili con la responsabilità che Daniele Farina ricopre come vicepresidente della Commissione giustizia.
In chiusura di questo mio intervento, desidero quindi rivolgere un appello ai diretti interessati affinché rinuncino spontaneamente agli incarichi loro assegnati e diano prova così di quel rispetto verso la coscienza civile del nostro popolo e verso le istituzioni di cui il nostro paese ha assoluta necessità [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signora Presidente, ieri e oggi il collega Giovanardi ha letto una lista drammaticamente lunga di persone vittime di delitti di sangue conseguenza di una tragica lotta politica, elencando, tra l'altro, anche vittime di scontri con le Forze dell'ordine.
Cari colleghi, proprio perché il dolore di ogni familiare o persona cara di vittime di atti di violenza, non solo è sacro ma è umanamente inconsolabile, non dovrebbe mai, lo ripeto, mai essere utilizzato a fini politici. Nessuno tra noi dovrebbe osare questo. Ma come direbbe Goethe: dottrine confuse per azioni confuse governano il mondo. E questa mozione è un paradigma di un modo di pensare confuso e strumentale, che produce azioni confuse e strumentali.
In primo luogo, impegnare il Governo ad assumere iniziative è una richiesta illogica per errore di destinazione, per errore di destinatario, perché l'ambito di responsabilità a cui ci si riferisce è tipicamente del Parlamento. In secondo luogo, assumere iniziative al fine di evitare che a cariche istituzionali di rilievo possano accedere coloro che siano stati condannati per reati gravi o violenti contro le persone o contro le istituzioni democratiche presenta un chiaro profilo di incostituzionalità per la totale genericità - quali sono le cariche di rilievo? - che sembra far presagire la possibilità di discriminare, tra i parlamentari liberamente eletti dai cittadini, tra meritevoli e non di accedere a tali cariche. In terzo luogo, quello di elettorato passivo è un diritto fondamentale ai sensi dell'articolo 48 della Costituzione ed è soggetto ad una riserva assoluta di legge, che deve in ogni caso stabilire direttamente i casi di indegnità morale a cui limitare rigorosamente il diritto.
Al di là, quindi, dell'intento polemico immediato che la mozione Bondi ed altri n. 1-00005 propone, le implicazioni che essa comporta sono delicatissime e riguardano la nostra Costituzione e il principio garantista che la ispira profondamente. Garantismo che, invece, sembra smarrirsi nelle nebbie della polemica politica. Il garantismo è la costruzione dei muri maestri dello Stato di diritto, che ha per fondamento e per scopo la tutela delle libertà del singolo contro le varie forme di esercizio arbitrario del potere. Ciò significa che la legge non può essere arbitraria, ma deve corrispondere ai canoni di razionalità fatti propri dall'ordinamento; il che, a sua volta, significa che la legge deve disciplinare situazioni eguali in modo eguale e situazioni diverse in modo non arbitrariamente differenziato. Ciò significa, altresì, farla finita con la confusione, troppo spesso strumentale, tra morale e diritto.
Quello di cui stiamo discutendo è la salvaguardia del principio di legalità, il valore della certezza del diritto; valore fondamentale nella difesa del cittadino contro i poteri arbitrari. Altro che sondaggio - collega Giovanardi - per cui il 94 per cento degli italiani è contrario! Ma a che cosa è contrario questo 94 per cento degli italiani? Al principio di legalità? AlloPag. 75Stato di diritto? Ma non scherziamo! A questo, e solo a questo, porta la vostra ossessione populista, a smarrire cioè il senso delle istituzioni, o meglio delle responsabilità istituzionali.
Il Parlamento non è il tribunale delle coscienze, ma il luogo dove si fanno le leggi e dove si incarnano i principi e i valori fondanti la nostra Costituzione. Il luogo dove si ha il dovere di vigilare che le leggi, come la legge n. 206 del 2004, quella a favore delle vittime del terrorismo, siano interamente applicate, cosa che non risulta essere stata fatta nel corso degli ultimi due anni del Governo Berlusconi.
Approvare questa mozione, purtroppo, non può restituire alla vita le vittime della violenza politica. La memoria e il significato del loro sacrificio non si vivifica nel conflitto polemico, ma nel rispetto e nell'attuazione dei valori e dei principi della Costituzione, dello Stato democratico o, meglio, dello Stato del valore umano, come lo definiva Aldo Moro.
Per questi motivi, il nostro sarà un voto contrario alla mozione Bondi (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno e dei Verdi).
PRESIDENTE. Prima di passare allo svolgimento degli interventi a titolo personale, vorrei fare una precisazione circa un problema di inammissibilità che è stato posto in alcuni interventi.
In particolare sono state sollevate obiezioni circa il fatto che gli interventi svolti e lo stesso testo delle mozioni presentate vertano sulla persona di alcuni componenti della Camera, nonché sull'accesso di tali persone ad alcune cariche interne alla Camera medesima.
La Presidenza ha valutato con molta attenzione l'ammissibilità della mozione con riferimento ai parametri stabiliti dal regolamento, valutando ammissibile un testo ampiamente riformulato dai presentatori rispetto a quello originale. È tuttavia del tutto evidente che, quali che siano le premesse dalle quali muove la discussione, esplicitate nella parte motiva della mozione, oggetto della medesima non è direttamente il sindacato sulle persone dei singoli deputati ovvero sulla loro elezione a determinate cariche, ma eventualmente l'elaborazione da parte del Governo, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, di criteri che possano valere per il futuro per l'accesso alle cariche istituzionali. In questi limiti, la mozione è stata considerata ammissibile e in questi limiti deve svolgersi il relativo dibattito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cordoni, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, non sapevo di avere due minuti di tempo a disposizione. Prima avevo chiesto al Servizio Assemblea quali tempi avevamo e non mi era stata data questa indicazione. Quindi, sono oggettivamente in difficoltà, ma proverò ad esporre quello che posso.
Ho deciso di intervenire a titolo personale per dichiarare il mio voto contrario alla mozione del centrodestra. Perché lo faccio, essendo la mia posizione analoga a quella del gruppo dell'Ulivo, rappresentata poco fa dall'onorevole Bressa? Lo faccio perché ho provato in queste settimane, sul piano politico, ad interloquire con l'onorevole D'Elia; lo faccio perché con quell'azione gli chiedevo un passo indietro, glielo chiedevo sul piano dell'opportunità e non certo con un dispositivo di una mozione e volendo comprimere i diritti costituzionali. Sento perciò la necessità di spiegarlo a quest'aula, per dire ed affermare le ragioni sulla base delle quali ero e sono arrivata a questa conclusione.
Penso altresì che la speculazione politica che il centrodestra ha orchestrato - mettendo insieme, tra l'altro, vicende profondamente diverse - sia da respingere, proprio in nome di quel sentimento profondo della giustizia. Questa speculazione politica ci impedisce anche oggi di fare un approfondimento sereno, però non voglio rinunciarvi; continuo a provarci, pur capendoPag. 76che l'impostazione data a questo problema nel dibattito odierno dell'Assemblea lascia margini stretti per evitare strumentalizzazioni.
Lo affermo e voglio farlo, forte della mia personale esperienza. Nessuno tocchi Caino, l'associazione che D'Elia ha fondato per lavorare contro la pena di morte, ha rappresentato il mio punto di incontro più significativo con le campagne radicali e tuttora la considero una delle iniziative politiche più condivisibili degli ultimi anni ...
Presidente, se devo terminare, consegno il testo scritto.
PRESIDENTE. Purtroppo il suo tempo è scaduto, onorevole Cordoni.
ELENA EMMA CORDONI. Chiedo allora che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. Chiedo inoltre agli uffici che la prossima volta mi dicano come stanno le cose.
PRESIDENTE.Onorevole Cordoni, per prassi, gli interventi a titolo personale hanno una durata massima di due minuti; quanto alla richiesta di pubblicazione del testo integrale della sua dichiarazione di voto, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Poretti, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è sintomatico che il Parlamento debba occuparsi di questa mozione, sintomatico della mancanza di rispetto che i proponenti hanno per istituzioni e cittadini. In termini istituzionali, il problema D'Elia non esiste perché nessuna norma è stata violata conferendogli la carica istituzionale che gli viene contestata. La questione finirebbe qui, ma il problema è altro. Oggi D'Elia, domani un altro: ogni occasione è buona per fare confusione, sollevare buriana e cercare di mettere in difficoltà la maggioranza. Argomentazioni? Non importa, tutto fa brodo.
Per farlo, si è umanamente spietati, perché si strumentalizza la memoria e il dolore di chi ha sofferto per i delitti del terrorismo, e si è politicamente spietati, perché, carenti di argomenti, si usano le istituzioni solo per fare confusione. Dietro ad ogni parola in Parlamento e ad ogni manifestazione al di fuori del Parlamento, in cui D'Elia è diventato un problema, c'è solo strumentalizzazione della legalità e delle istituzioni. Qualche «utile idiota» l'avete trovato. La gogna pubblica che avete cercato di lanciare per l'occasione affascina, in generale, esseri umani di diversa sede. Se volevate contare i numeri del partito della gogna, il vostro è un metodo, indecoroso, ma un metodo.
Auguri. Auspico che il Parlamento sia lucido per comprendere che cosa state cercando di fare (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, Mauro Del Bue ha già espresso la posizione del Nuovo PSI. Ovviamente, noi esprimeremo voto contrario su questa mozione. Tuttavia, intervengo in qualità di deputato eletto in Toscana.
Mi sembra paradossale che la regione Toscana e il comune di Firenze non ne abbiano mai indovinata una e che, invece, proprio oggi siano portati come esempio. Questo «combinato disposto» io continuo a portarlo avanti e, quindi, esprimo voto contrario alle decisioni assunte dal comune di Firenze e dalla regione Toscana. Di fronte alla mozione dell'onorevole Bondi ed altri e alle numerose prese di posizione e commenti che hanno fatto seguito alla vicenda D'Elia e, in parte, a quella riguardante Daniele Farina, mi è fatto obbligo di portare il ragionamento su due strade distinte.Pag. 77
La prima riguarda l'opinione politica che ho della vicenda: furono, in effetti, cattivi maestri per diverse generazioni. La seconda riguarda ciò che penso come uomo delle istituzioni. Appare singolare che in questo Parlamento si faccia uno scontato can can per D'Elia e non si chieda - come ha affermato, ad esempio, l'onorevole La Russa - al Presidente del Consiglio dei ministri quale sia stata la sua parte e quale sia la verità sul caso Moro. Perché per D'Elia e Farina sì e per le sedute spiritiche no? Credo che la mozione dell'onorevole Bondi sul caso D'Elia avrebbe dovuto avere maggiori forza e spessore, data l'autorevolezza politica del primo firmatario e dei cofirmatari.
Ovviamente, penso - e non me ne vogliate - che si sia scelta una strada abbastanza semplicistica, formalistica e, in tal modo, anche incostituzionale, che fa a pugni con altri diritti fondamentali della nostra Repubblica in termini di garantismo e di eguaglianza, laddove siano stati pagati i debiti con lo Stato.
Infine, un'ultima considerazione. Sono d'accordo con l'onorevole Bondi, il quale ha affermato che l'intervento del rappresentante del Governo è stato un po' come la testata di Zidane al nostro Materazzi: da cartellino rosso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quale presidente dei Riformatori liberali, eletto nelle liste di Forza Italia, annuncio il voto contrario sulla mozione relativa ai requisiti per l'accesso alle cariche istituzionali, in difformità dal gruppo di Forza Italia, di cui mi onoro di far parte.
Non mi stupisce e non mi scandalizza che si sia aperto questo dibattito. Su un piano più generale, però, ritengo che le questioni di opportunità e sensibilità politica in merito alle candidature - per chi ritenga di doverle sollevare, come è stato fatto - debbano rimanere nel campo del dibattito politico e non possano tradursi in strumenti di regolamentazione giuridica. Le questioni e le responsabilità politiche possono avere, in positivo e in negativo, solo una sanzione politica cui, del resto, si è riferito, nel suo intervento rigoroso, l'onorevole Bondi. L'unico giudice, in questa materia, è il corpo elettorale, sia esso rappresentato dalla generalità degli elettori italiani sia esso rappresentato da una assemblea elettiva come quella della Camera.
Sul piano del metodo, ritengo pericoloso, politicamente, affidare al Governo, a qualunque Governo, il compito di regolamentare, cioè di eteroregolamentare, le prerogative del Parlamento e i limiti entro cui queste devono essere esercitate. Sul piano del merito, non ritengo opportuno mettere in discussione, anche con altri strumenti - disegni di legge e proposte di legge - cui si è riferito ieri l'onorevole Zaccaria, le prescrizioni costituzionali sulla possibilità di restituire piena cittadinanza civile a chi abbia scontato la propria pena e sia stato, anche giuridicamente, riabilitato.
Peraltro, con la logica con la quale oggi si chiede di escludere i condannati per reati di terrorismo e per reati contro le Forze dell'ordine, domani qualcuno potrebbe chiedere l'estensione dell'incompatibilità ad altri reati o a tutti i reati; il che farebbe la felicità di qualche demagogo giustizialista, ma non la mia. Il resto, lo ripeto, è polemica politica, che può essere durissima e salutare, ma che non deve mai trasformarsi in una limitazione normativa ad personam, di qualunque persona si tratti.
Comprendo, e concludo, il dolore incancellabile e la rabbia che attanaglia oggi quanti furono direttamente o indirettamente vittime, in questo caso di quella lucida follia ispirata al totalismo...
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Ma penso che l'ingresso in Parlamento di Sergio D'Elia, un ex terrorista che haPag. 78pagato il suo conto con la giustizia e dimostrato di accettare incondizionatamente la democrazia e lo Stato di diritto che voleva abbattere, segni la vittoria storica non sua e dei suoi compagni, ma di quanti...
PRESIDENTE. Per favore, onorevole, deve concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... hanno sempre creduto nella libertà della democrazia ed anche di quanti, a diverso titolo, combattendo per essa sono caduti (Applausi di deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire a titolo personale non perché non condivida l'intervento dell'onorevole Giovanardi, ma come testimone, in qualità di deputato fiorentino, a sostegno dell'intera città e dell'intera regione Toscana, per il fatto che un responsabile dell'omicidio dell'agente Dionisi sia stato addirittura eletto nell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. Sono stato testimone di imponenti manifestazioni, alle quali hanno partecipato esponenti delle associazioni combattentistiche e dei partiti di tutti i colori. Devo dire che tutti mi hanno detto, anche la vedova: venga qua, venga a Firenze, venga nella sua Toscana a spiegare come mai non si sente a disagio.
Sono scesi in campo gli azzeccagarbugli a parlare di prerogative dei deputati, dei limiti dell'eleggibilità e dei deputati di serie B. Credo invece che l'onorevole D'Elia dovrebbe essere un deputato di serie A, un deputato che diventa e che è di serie A proprio nel momento in cui si alza per parlare a questa Assemblea e dice: signori, io faccio un gesto e mi dimetto dall'Ufficio di Presidenza della Camera.
Certo, onorevole D'Elia, ho apprezzato anche l'impegno che lei ha assunto come presidente dell'associazione Nessuno tocchi Caino, un percorso che ha segnato la sua vita fino ad arrivare in Parlamento, ma se questo è stato un percorso onesto e serio e non distinguiamo le vittime dai carnefici, credo che un suo gesto si imponga, altrimenti il percorso che lei ha seguito, onorevole D'Elia, è un percorso segnato dall'ambiguità e dal cinismo...
PRESIDENTE. Onorevole Bosi, la invito a concludere.
FRANCESCO BOSI. ...e credo che questo non faccia onore alla sua figura e alla sua storia.
Invito pertanto l'onorevole D'Elia a venire in Toscana dalla vedova, ad incontrarsi con lei e a fare un gesto di umiltà, dimettendosi dall'Ufficio di Presidenza della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non mi sento di votare la mozione presentata dall'onorevole Bondi (Applausi di deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno) ed aggiungo che non avrei assunto questa iniziativa, in quanto essa appare strumentale... (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Se avete un attimo di pazienza, capirete il perché! Essa appare - dicevo - strumentale e rischia un di più di moralismo istituzionale. Ma la moralità è un'altra cosa, anche la moralità politica.
Non ci possono essere parlamentari con diversi livelli di dignità: una volta eletti, infatti, siamo tutti sullo stesso piano di fronte al paese. Negare ciò significa colpire il principio di democrazia, ma nonPag. 79mi piace neppure il fiume di retorica che ci giunge da qualche banco della maggioranza.
Rammento che, nel 1993, l'uso strumentale della giustizia aveva portato alcuni settori del Parlamento, che cavalcano il giustizialismo - e qui, alla mia destra, c'è qualcuno che se lo ricorda bene (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
ANTONINO LO PRESTI. Alla tua sinistra!
BRUNO TABACCI. Alla mia sinistra, sì: quella lì che conosci bene!
Come stavo dicendo, l'uso strumentale della giustizia aveva portato alcuni settori a contestare l'opportunità di affidare il mandato di relatori a parlamentari raggiunti da avvisi di garanzia. Questo è ciò che è avvenuto in questo Parlamento nel 1993, non nel secolo scorso!
È capitato anche a me (Commenti), in qualità di relatore sul disegno di legge finanziaria per il 1994. La motivazione era tanto odiosa quanto pericolosa: succede, quando si assumono posizioni che sono culturalmente deboli ed istituzionalmente ambigue. Sono lieto di poter continuare a restare distante sia dalle une che dalle altre (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
Onorevole Nicola Rossi, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto le ultime cinque righe della mozione Bondi ed altri n. 1-00005
(nuova formulazione) possano, nella loro vaghezza, apparire ovvie, essa, a mio avviso, non può essere approvata, perché mescola argomenti distinti e diversi, che non dovrebbero stare insieme. Dall'altro lato, la mozione chiama in causa e coinvolge un attore, come il Governo, che con tale materia poco o nulla c'entra.
È chiaro che si tratta di una questione che doveva e dovrebbe rimanere in ambito parlamentare. I diritti e i doveri di tutti noi sono identici, e li condividiamo nel momento in cui diventiamo deputati: finché potrò, mi batterò affinché questa sia l'esperienza quotidiana della vita di questa Assemblea. Tuttavia, credo che ciò non significhi abdicare alla capacità di distinguere, di valutare, di discernere e di giudicare nel chiuso della propria coscienza.
Proprio perché intendo mantenere tale capacità, come penso vogliamo fare tutti noi, preannunzio la mia astensione dalla votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, condanno il valore simbolico che si è voluto attribuire alla elezione a deputato di D'Elia. Condanno fermamente, inoltre, la spregiudicatezza con la quale le forze politiche della sinistra hanno voluto eleggere D'Elia all'Ufficio di Presidenza della Camera.
Credo che un pensiero debba essere rivolto alle vittime delle Forze dell'ordine, per le quali non è stato neppure istituito, nel nostro paese, il giorno del ricordo. Condanno D'Elia per non aver dato alcun contributo per individuare gli assassini di quei giovani di destra, del Movimento sociale italiano (Commenti)...
MARCO BOATO. In aula? Stiamo facendo un processo in aula (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, per cortesia, faccia terminare l'onorevole Buontempo (Commenti del deputato Boato - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Grazie (Commenti del deputato Boato).
TEODORO BUONTEMPO. L'onorevole Boato ha la coda di paglia...!
Pag. 80PRESIDENTE. Onorevole Boato, per cortesia!
TEODORO BUONTEMPO. Quando si parla di queste cose, l'onorevole Boato farebbe bene a dire tutto quello che sa, tutto quello che ha fatto, tutte le responsabilità che ha (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro) e della Lega Nord Padania - Proteste dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Verdi, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani)!
PIETRO FOLENA. Sei uno squadrista!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. La finisca, questo signore, di mettersi sul piedistallo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Commenti)!
PRESIDENTE. Onorevole, vada avanti, per cortesia! Vada avanti!
TEODORO BUONTEMPO. Come stavo dicendo, hanno ucciso ragazzi del Movimento sociale italiano per mettere alla prova i nuovi terroristi prima di farli entrare nella lotta armata!
Non ritengo, tuttavia, che si possa chiedere al Governo di impegnarsi per interferire nelle prerogative e nelle libertà del Parlamento, perché ciò costituirebbe un gravissimo precedente.
Il collega che mi ha preceduto ha lanciato un appello all'onorevole D'Elia ed alle forze politiche che lo sostengono; diamo un segnale forte alle famiglie delle vittime: sia lui a dimettersi dall'Ufficio di Presidenza.
Io non accetto che il Governo - e concludo, Presidente - possa interferire sull'autonomia del Parlamento, né posso accettare, cari colleghi (ed è il motivo della mia astensione dal voto) che si possa confondere terrorismo e lotta politica e sociale. Lottare in piazza per i diritti e per cambiare un Governo è l'essenza stessa della politica; non si può, con un documento parlamentare, pensare di escludere quanti hanno lottato politicamente, hanno subito condanne, hanno pagato il loro debito con la giustizia ed hanno, dunque, ora, gli stessi diritti degli altri: in questa maniera noi stravolgeremmo le regole della democrazia.
PRESIDENTE. Onorevole...
TEODORO BUONTEMPO. Ho concluso, Presidente. Quindi, io invito D'Elia a dimettersi.
MARCO BOATO. È una vergogna!
TEODORO BUONTEMPO. Ma ritengo di non confondere, per l'appunto, il terrorismo con la lotta politica, che ci appartiene e che...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, per cortesia!
TEODORO BUONTEMPO. ...abbiamo svolto con molta onestà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di un voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, colleghi, ho vissuto in questa Assemblea, per oltre due decenni, le tragedie che ogni giorno si consumavano nel nostro paese; ma ritenemmo anche negli anni Novanta che quella stagione andava conclusa e fu un nostro parlamentare, l'onorevole Piccoli, a proporre, per l'appunto in quell'epoca, un'amnistia che chiudesse quella vicenda.
Quindi, se mi permettete, onorevoli colleghi, io sono sensibile sia al tema sollevato dalla mozione a prima firma dell'onorevole Bondi sia alle osservazioni prospettate in questa sede dal punto di vista strettamente giuridico. Anche l'onorevolePag. 81Buontempo ha testé evidenziato un aspetto che dovrebbe persino essere pericoloso, e lo dico rivolgendomi all'opposizione: determinare un'interferenza dell'esecutivo su decisioni che riguardano il Parlamento.
Ho vissuto l'epoca evocata dall'onorevole Tabacci, gli anni 1992, 1993 e 1994, quando eravamo sottoposti ad esami continui, con ministri che si dimettevano ed i nostri deputati che erano aggrediti. Noi rispondemmo in un modo che dovrebbe costituire anche oggi la risposta - lo dico rivolto ai colleghi di quei gruppi ai quali sono iscritti le persone di cui si discute -; rispondemmo pregando e sollecitando i nostri amici a fare un passo indietro, perché le questioni devono essere superate da un punto di vista storico, ma vi sono vicende che non possono essere sanate e dolori che non possono essere spenti...
PRESIDENTE. Onorevole...
GERARDO BIANCO. ...se non vi è un atto che definirei di verità del proprio pentimento, perché qui è il punto: il senso della misura e dell'equilibrio che dovrebbero esserci anziché l'ostentazione di una storia. Ed è questo aspetto che dovrebbe essere, appunto, ricordato da coloro che non vogliono fare un passo indietro.
Mi permetterei di avanzare, signor Presidente, una proposta; le obiezioni sollevate sull'assurdità di chiedere al Governo iniziative per limitare sostanzialmente o per intervenire sull'azione parlamentare sono molto forti.
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
GERARDO BIANCO. Pregherei pertanto i colleghi che hanno presentato la mozione di ritirarla e di mantenere alto il dibattito politico nel quale noi intendiamo intervenire con la coscienza di chi sa che deve realizzare nel paese una grande unità di spirito sulla democrazia per non dimenticare quanto è accaduto (Applausi).
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, mi occorreranno pochi minuti e voglio anche cogliere l'occasione per rispondere al collega Gerardo Bianco ed a molti altri colleghi intervenuti, tra cui, da ultimo, l'onorevole Buontempo.
Credo che il senso della nostra iniziativa, di quella dell'onorevole Bondi, dell'onorevole Giovanardi e di altri colleghi non potesse essere frainteso. Quale era il senso? Quello di portare anche in Parlamento, che sembrava essere l'unico luogo nel quale non si discutesse, un dibattito che, invece, nel paese c'è: c'è tra le Forze di polizia, tra le forze dell'ordine e tra le vittime di reati terroristici e c'è, da ultimo, in altre assemblee istituzionali elettive, che non si sono poste problemi di forma o istituzionali nel deliberare su qualcosa che era accaduto alla Camera.
Naturalmente, noi sapevamo bene che vi era e vi è una questione di ammissibilità degli strumenti attraverso i quali poteva aver luogo un dibattito del genere. Un'interrogazione al Governo? Un'interpellanza urgente? Una risoluzione in Commissione? Una proposta di legge che rivedesse le ipotesi di ineleggibilità dei deputati? Francamente, signor Presidente, colleghi, ci sono apparsi strumenti ancora meno appropriati di una mozione, che, secondo il regolamento della Camera, deve concludersi con un impegno al Governo. Ci è parso, quindi, che la mozione, tutto sommato, fosse lo strumento più appropriato per fare in modo che, nella sede propria - il Parlamento -, fosse riportato un dibattito che è già avviato sulle pagine dei giornali e nell'opinione pubblica.
Da questo punto di vista, ci consideriamo soddisfatti dell'iniziativa assunta nonché del risultato del dibattito, nel corso del quale tutte le forze politiche si sono espresse. Ciò che non accettiamo, però, è che la posizione delle forze politiche possa essere in qualche misura collegata a questo appiglio: come si fa ad impegnare il Governo? Che c'entra il Governo? È una questione procedurale. Amiche e amici - se permettete -, colleghe ePag. 82colleghi, qui non ci si può trincerare dietro una questione procedurale! È stata posta una questione di opportunità politica e di sensibilità personale: sull'opportunità politica si discute e si vota; sulla sensibilità personale non si discute e non si vota: o la si ha, o non la si ha! Cercare di confondere l'uno e l'altro piano, a nostro giudizio, è anche pericoloso, quasi come se qualcuno potesse superare la propria sensibilità personale attraverso il voto di una maggioranza o una maggioranza potesse imporre una sensibilità personale laddove questa non ci fosse. E non c'è.
Francamente, non vogliamo determinare questo e non abbiamo mai pensato di determinarlo, qualunque fosse stato il pronunciamento delle forze politiche. So che ci sono state addirittura delle riunioni di gruppi di maggioranza e che è stato posto il problema politico della tenuta del Governo. Ciò per una questione che, tutto sommato, si richiama alla coscienza personale? È un po' esagerato, ma, forse, anche un po' misero per quei colleghi che l'hanno posta, vissuta e letta in questo senso.
Naturalmente, è stata anche l'occasione per scoprire cose esilaranti, delle quali noi, francamente, avevamo anche paura. Ieri, durante la discussione generale, un caro collega di Rifondazione - credo sia giusto: siamo tutti colleghi, tutti cari, perché no? - ha detto: «Badate bene! Mica stiamo parlando di reati di corruzione o di tangenti!». Questa è la vostra moralità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Quelli sì che sono reati riprovevoli: corruzione e tangenti, non gli assassini e il terrorismo! Su quelli mica spendete una parola di garantismo, pur essendo stato travolto!
Sono due legislature che chiedo una Commissione d'inchiesta, Gerardo Bianco, su cosa è stata Tangentopoli...! E sono due legislature, sia all'opposizione che alla maggioranza, che non mi viene concessa! Il presidente Violante e altri lo ricorderanno. Ora sono passati vent'anni ed è anche inutile svolgere questa riflessione. Però, sul terrorismo, per carità! Siamo tutti pronti ad essere giustamente garantisti, tolleranti, a rimuovere la memoria ed a svolgere dibattiti di comprensione storica!
Sulle altre cose sono tutti appestati, quelli della prima Repubblica! Anche quelli che ora si sono tolti la «puzza» sedendo tra i banchi della sinistra. Noi la pensiamo diversamente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti del dibattito che si è sviluppato: confesso la modestia. Ho ascoltato, in proposito, il primo firmatario della mozione, onorevole Bondi, e l'onorevole Giovanardi, che tanto merito ha avuto in questa iniziativa. Non abbiamo alcuna difficoltà a ritirare la mozione; anzi, ciò che volevamo era proprio provocare un dibattito parlamentare al riguardo. Comunque, non era nostro intendimento porre in votazione la mozione, anche se qualcuno si è spaventato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Noi vogliamo che gli onorevoli D'Elia e Daniele Farina siano soli con la loro coscienza, che non possano trincerarsi dietro un voto di una maggioranza ricattata anche su questo! Non vogliamo che possiate trincerarvi dietro un voto di una maggioranza ricattata anche su questo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Solleviamo dal problema i colleghi della maggioranza, che in privato ci dicono di condividere i dubbi e le perplessità, ma poi ci chiedono come potrebbero fare ad esprimere un voto favorevole su una mozione presentata dall'onorevole Bondi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista). Vi solleviamo da questo problema! Vi solleviamo da questo problema!Pag. 83
Però, signor Presidente, non possiamo consentire che alle persone che siedono silenziose in tribuna - mentre altre in tribuna hanno agitato bandiere, hanno occupato, hanno mostrato tutto un altro stile - con il loro dolore e con loro silenzio non venga rivolto nemmeno un saluto. Noi questa sensibilità l'abbiamo e ci auguriamo che possa essere un saluto rivolto a nome di tutta l'Assemblea alle forze dell'ordine e alle vittime dei reati di terrorismo. A quelle persone che hanno il diritto di sapere che il Parlamento è al loro fianco (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Applausi e commenti di deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Cosa c'è, D'Elia? Ti danno fastidio? Stai buono! Tra l'altro, sei un segretario di Presidenza: non irridere al Parlamento!
Signor Presidente, ritiro la mozione. Lo ripeto: vogliamo togliere d'impaccio la maggioranza e lasciare che ciascuno decida con la propria coscienza se ricoprire o meno determinati incarichi (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PIETRO FOLENA. Non si può fare!
TITTI DE SIMONE. Vergogna!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
ELIO VITO. Ciò, pur sapendo che questa mozione ha urtato la sensibilità di talune persone; sensibilità, invece, che non andrebbe mai urtata da parte delle istituzioni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che la mozione Bondi ed altri n. 1-00005 (Nuova formulazione) è stata ritirata dai presentatori.