Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Sull'ordine dei lavori (ore 19).
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per far presente ai colleghi che questa notte, al termine o, forse, durante una festa di pace e di gioia che ha coinvolto tutto il paese e che in particolare nella città di Roma ha visto per le strade un popolo festante insieme gioire, alcune persone - non voglio approfondire la loro qualifica - hanno pensato bene di festeggiare, ricoprendo molte delle porte dell'antico ghetto ebraico di Roma con svastiche e simboli celtici cari a quel regime che nell'ottobre del 1943 deportò dal ghetto di Roma oltre mille ebrei italiani, dei quali fecero ritorno solo poche unità.
Mi rivolgo ai colleghi, onorevoli deputati e deputate, e mi rivolgo a lei, in rappresentanza della Presidenza della Camera: in queste ore sono giunte a trecentosessanta gradi le parole di solidarietà dell'intero mondo politico italiano nei confronti di un episodio che potrebbe essere considerato in modo molto minore. Ma non lo è considerare il fatto che in una giornata di festa qualcuno in Italia ancora pensi che, per festeggiare, bisogna ricordare i tempi cupi della deportazione degli ebrei da questo paese sotto il regime fascista e l'occupante nazista.
Credo che sarebbe cosa buona non solo che lei, Presidente, facesse pervenire alla comunità ebraica romana il senso della solidarietà, spero unanime, di quest'aula del Parlamento, dove 68 anni fa, all'unanimità, vennero votate le leggi razziali, ma anche che questo Parlamento prendesse a cuore il fatto che in Italia esiste un sistema legislativo, quello della legge Mancino, che non è più sufficiente per punire in modo significativo coloro che, in particolare nelPag. 99tifo calcistico e negli stadi d'Italia, pensano che proferire parole di razzismo, di odio e di antisemitismo sia cosa da niente.
Mi auguro che, oltre alla solidarietà, che già c'è stata, questo Parlamento, nel corso dell'attuale legislatura, prenda a cuore l'idea che, ogni volta che si traccia su un muro una svastica o si scrive una frase di odio verso un ebreo, ossia verso uno come me, che sono orgogliosamente ebreo, non si fa male e non si offendono solamente gli ebrei, ma si offende l'intero popolo italiano e questa Repubblica, nata dall'antifascismo e dalla Resistenza (Applausi).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io intervengo per invitarla, a nome di tutti i deputati, non solo quelli dell'UDC, ma - immagino, visti gli applausi - di tutta la Casa delle libertà e di tutti i deputati della Camera, a rappresentare la nostra assoluta solidarietà nei confronti della comunità ebraica in questo frangente, come in altri.
Soprattutto, vorrei che il nostro ramo del Parlamento si impegnasse affinché, anche con le modifiche legislative che potremo approfondire nel corso della legislatura, si adottino misure che rendano più difficile compiere questi atti, che hanno caratterizzzato quest'ultima vicenda.
La solidarietà va non solo alla comunità ebraica, ma a tutti i fedeli della religione ebraica (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Volontè.
Ovviamente la Presidenza si unisce alla solidarietà espressa dai colleghi nei confronti della comunità ebraica per gli episodi che sono stati richiamati. Riferirò al Presidente della Camera per le iniziative che egli riterrà più opportuno assumere sulla questione in oggetto.
JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, prendo la parola per completare l'intervento che prima mi è stato impedito di terminare. Devo dire che, per correttezza nei suoi confronti, ho sospeso il mio intervento, sebbene non mi sembri corretto, da parte dei colleghi della maggioranza, proprio in quanto maggioranza, impedire ai deputati di parlare, alzando la voce.
PRESIDENTE. Su questo concordo...
JOLE SANTELLI. Ritengo che il tema che sto per porre non sia di parte, ma riguardi l'intero Parlamento. Chiedo anche al Governo, che è presente in aula, di ascoltare, perché si tratta di una questione di estrema delicatezza.
Da più anni, uno dei temi in discussione proprio in relazione alla nostra democrazia, è quello dell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche.
Negli ultimi mesi questo tema è stato ulteriormente posto in evidenza, tanto che la Commissione giustizia se ne sta occupando. Oggi, il ministro Amato ha pronunciato parole di una gravità inaudita, che credo dovrebbero indurre tutti noi ad una riflessione importante, proprio in quanto formulate dal ministro dell'interno. Rileggo le dichiarazioni del ministro Amato, che si dice esterrefatto. Afferma il ministro Amato: «Mi viene detto che esistono contratti» - usa il termine «contratti»! - «e collegamenti consolidati tra procure e giornalisti, per cui le password per accedere agli atti sono fornite ai giornalisti nel momento stesso in cui le stesse vengono comunicate ad indagati ed avvocati».
Chiunque si è occupato di questa materia comprende la delicatezza e la gravità dell'affermazione anzidetta, soprattutto se formulata dal ministro dell'interno. Stiamo discutendo da anni sul perché sono divulgati sui giornali intercettazioni telefoniche e verbali secretati. Le varie indagini «commissionate», tra virgolette, dalle procure della Repubblica non hanno maiPag. 100portato all'individuazione di un colpevole che non fosse il giornalista di turno. Non si è mai capito chi divulgasse questi atti. Oggi, il ministro dell'interno ci dice che questi atti vengono divulgati dalle procure della Repubblica di questo paese! È una violazione della democrazia, una violazione della Costituzione ed una pesantissima violazione delle leggi del nostro paese. Credo che, su questo punto, sia necessario un dibattito parlamentare, per appurare se il ministro dell'interno in possesso di una notizia così grave l'abbia comunicata all'autorità giudiziaria e anche per avere un chiarimento su quelli che potranno essere in seguito i nostri lavori parlamentari in ordine ad un tema così delicato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo brevissimamente sullo stesso argomento. Ovviamente, non so se corrisponda al vero quanto è stato riferito poco fa, ma mi associo alla richiesta dell'onorevole Santelli, tramite la Presidenza della Camera, affinché la questione venga affrontata tempestivamente dal Governo nei confronti del Parlamento.
Ovviamente, resta fermo che la verifica dell'attendibilità di quanto riferito dovrà porsi in capo allo stesso ministro dell'interno.
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della Camera le considerazioni in merito al problema delle intercettazioni telefoniche. Del resto, sono presenti in aula rappresentanti del Governo che hanno ascoltato in prima persona quanto è stato detto.