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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1287 (ore 19,05).
PRESIDENTE. Riprendiamo ora la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri.
Ricordo che sono state testé respinte le questioni pregiudiziali presentate.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Boato.
MARCO BOATO, Relatore. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, non mi soffermo, per brevità, su tutti gli aspetti concernenti i precedenti legislativi in materia di organizzazione del Governo, sia per quanto riguarda la legge Bassanini n. 59 del 1997 e i conseguenti decreti legislativi nn. 300 e 303 del 1999, adottati nel corso della XIII legislatura, sia per quanto riguarda il decreto-legge n. 217 del 2001 e altri provvedimenti successivi adottati nel corso della XIV legislatura.
Riguardo a questa materia rinvio all'ottimo dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, che è a disposizione delle colleghe e dei colleghi deputati.
Per quanto riguarda il decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, alla nostra attenzione nel testo ampiamente modificato ed integrato nel corso dell'esame al Senato (atto Senato n. 379), questo modifica per più aspetti l'organizzazione del Governo stabilita dal decreto legislativo n. 300 del 1999 e sue successive modificazioni. Innanzitutto, incide sull'articolazione dei Ministeri il cui numero risulta innalzato da quattordici (era stato portato da dodici a quattordici dal decreto-legge n. 217 delPag. 1012001, già citato) a diciotto. Ovviamente, il numero dei ministri va integrato anche con quello dei ministri senza portafoglio le cui strutture, d'altra parte, sono incardinate presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Le modifiche attengono, altresì, al riparto di competenze tra i Ministeri e tra la Presidenza del Consiglio ed i Ministeri stessi con un significativo passaggio di competenze in favore della Presidenza del Consiglio, passaggio pure accompagnato da alcune riattribuzioni di competenze da quest'ultima a singoli Ministeri. La redistribuzione delle competenze in parte è consequenziale alla scelta stessa di creare nuovi Ministeri...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, l'onorevole Boato non riesce a svolgere il suo intervento se continua ad essere interrotto!
Prego, onorevole Boato.
MARCO BOATO, Relatore. La ringrazio, Presidente. La redistribuzione delle competenze, come stavo dicendo, in parte è consequenziale alla scelta stessa di creare nuovi Ministeri, in parte appare innovativa anche per altri profili rispetto al quadro delineato dalla citata riforma del 1999, come modificata già all'inizio della XIV legislatura dal decreto-legge n. 217 del 2001.
In particolare, voglio ricordare in quest'aula alcuni punti. In primo luogo, vengono istituiti il Ministero dello sviluppo economico, che sostituisce il Ministero delle attività produttive, ed il Ministero del commercio internazionale, al quale sono assegnate le funzioni in materia di commercio con l'estero che in precedenza erano attribuite al Ministero delle attività produttive. In secondo luogo, vengono nuovamente distinte le competenze in materia di infrastrutture e di trasporti con la creazione di due distinti Ministeri in sostituzione del precedente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In terzo luogo, al neoistituito Ministero della solidarietà sociale sono attribuite le funzioni intestate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di politiche sociali e di lavoratori extracomunitari, nonché quelle concernenti le politiche antidroga e il servizio civile nazionale, oggi attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Infine, le funzioni in materia di istruzione, università e ricerca sono ripartite tra il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca.
Ulteriori aspetti della redistribuzione di funzioni tra Ministeri o, anche, tra Ministeri e Presidenza del Consiglio non determinano la creazione di nuovi dicasteri. Ricordo in particolare e schematicamente alcuni punti. Primo: l'attribuzione di nuove competenze al Ministero delle politiche agricole e forestali tra cui quelle sui generi alimentari trasformati industrialmente che erano già in capo al Ministero delle attività produttive. Il Ministero è conseguentemente ridenominato Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Secondo. Il trasferimento al Ministero dello sviluppo economico delle funzioni in materia di politiche di coesione, funzioni originariamente proprie del Ministero dell'economia e delle finanze, attribuite al Presidente del Consiglio dei ministri o a un ministro da lui delegato dal decreto-legge n. 63 del 2005 alla fine della scorsa legislatura.
Terzo. Il trasferimento al Ministero degli affari esteri delle funzioni in materia di politiche per gli italiani nel mondo, che in precedenza erano attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Quarto (e qui entrerò più nel dettaglio). L'attribuzione alla Presidenza del Consiglio dei ministri di una serie di competenze in varie materie, che elenco: sport; indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili; indirizzo e coordinamento in materia di politiche per la famiglia, nonché interventi per il sostegno alla famiglia; vigilanza sull'agenzia dei segretari comunali e provinciali, che si occupa del relativo albo, nonché sulla Scuola superiore per la formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione locale; iniziativa legislativaPag. 102in materia di allocazione delle funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione; promozione e coordinamento relativamente all'attuazione dell'articolo 118, primo e secondo comma della Costituzione, i quali commi definiscono i criteri per l'attribuzione delle competenze amministrative ai diversi livelli territoriali di governo, in particolare in base al principio di sussidiarietà, la cosiddetta sussidiarietà verticale.
Mentre le prime due aree di competenza sono attualmente proprie del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le successive afferiscono ad un ambito di intervento, gli enti locali, prevalentemente riconducibile al Ministero dell'interno.
Con specifico riferimento alla materia del turismo, voglio osservare che le relative funzioni, che nel testo originario del decreto-legge in esame venivano trasferite al Ministero per i beni e le attività culturali dal Ministero delle attività produttive, risultano ora, nel testo modificato dal Senato, che è al nostro esame, attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre si dispone comunque il trasferimento al Ministero per i beni e le attività culturali delle dotazioni finanziarie strumentali e di personale dell'attuale direzione del turismo. Si prefigura, inoltre, contestualmente, l'istituzione presso il Ministero per i beni e le attività culturali di una nuova struttura per il turismo della quale si avvale il Presidente del Consiglio per lo svolgimento delle relative funzioni.
Alla Presidenza del Consiglio dei ministri è altresì trasferita la segreteria del comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), nonché alcune funzioni relative alle pari opportunità in materia di lavoro nell'attività di impresa, attualmente in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. È evidente che la maggior parte di queste competenze sono quelle che a loro volta sono state delegate ai ministri senza portafoglio.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,15)
MARCO BOATO. Ulteriori dettagliate disposizioni disciplinano l'adeguamento degli assetti organizzativi del personale alle disposizioni recate dal decreto, mirando in particolare a garantire in tale processo l'invarianza dell'onere finanziario. Appare significativo, a questo proposito, tra gli altri, il comma 25-ter, che prevede la sottoposizione al parere delle Commissioni parlamentari di tutti gli schemi di DPCM, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, attuativi del riordino previsto dal decreto-legge.
Tra le ulteriori disposizioni recate dal presente decreto-legge, intendo segnalare le seguenti. In primo luogo, quelle riguardanti l'organizzazione e il personale dei ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare con riferimento alla revisione della disciplina del personale degli uffici di diretta collaborazione (commi 24-bis e 24-ter). Si prevede, tra l'altro, che tutte le assegnazioni di personale a tali uffici, «compresi gli incarichi anche di livello dirigenziale e le consulenze e i contratti anche a termine», cessano automaticamente se non confermate entro trenta giorni dal giuramento del nuovo ministro. Si ridisciplina inoltre l'assegnazione del personale destinato alle segreterie dei viceministri.
In secondo luogo, quelle concernenti i consorzi agrari, che il comma 9-bis riconduce alla disciplina generale delle società cooperative, intervenendo altresì sulle gestioni commissariali in corso. In particolare, si prevede la riduzione del numero (da tre a uno) dei commissari liquidatori per i consorzi in liquidazione coatta amministrativa e la chiusura della procedura entro il termine del 31 dicembre 2007, nonché la cessazione dei commissari in carica e la ricostituzione degli organi statutari per gli altri consorzi in gestione commissariale.
In terzo luogo, quelle inerenti la Commissione per le adozioni internazionali. Il comma 19-quinquies prevede l'emanazionePag. 103di un regolamento di delegificazione, allo scopo di ridefinire senza oneri per il bilancio dello Stato i compiti della Commissione, la sua composizione e la permanenza in carica dei suoi componenti.
In quarto luogo, quelle riguardanti i direttori generali delle aziende sanitarie locali (ASL). Il comma 24-novies esclude che l'espletamento del mandato di deputato, senatore o consigliere regionale, possa essere equiparato agli altri titoli necessari per l'accesso alla carica di direttore generale delle ASL, come era stato purtroppo previsto dall'articolo 2, comma 5, della legge n. 43 del 2006, alla fine della scorsa legislatura.
Da ultimo, intendo ricordare che i commi 2, 3 e 4, inseriti nel corso dell'esame al Senato nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, recano una delega al Governo, finalizzata all'adozione di uno o più decreti legislativi per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri con le disposizioni del decreto-legge in esame. Il termine per l'esercizio della delega è indicato in 24 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione.
A questo proposito - mi rivolgo al ministro Chiti e al sottosegretario D'Andrea -, voglio ricordare sia quanto già avvenuto nel corso dell'esame del decreto-legge n. 173 del 2006, in materia di proroga termini - approvato definitivamente questa mattina -, a seguito dell'accoglimento di alcuni ordini del giorno - sia della maggioranza sia dell'opposizione - per impegnare il Governo a sospendere l'esercizio di tali deleghe fino ad un loro recepimento in un autonomo disegno di legge, sia il dibattito avvenuto proprio quest'oggi in Commissione affari costituzionali in sede referente.
Sulla scorta del confronto aperto e costruttivo tra maggioranza e opposizione svoltosi nell'ambito della I Commissione, propongo al Governo di valutare l'opportunità di accogliere, anche in relazione all'articolo 1 del disegno di legge di conversione del presente decreto-legge, un eventuale ordine del giorno che impegni il Governo a sospendere anche in questo caso - per coerenza logica ed istituzionale - l'esercizio della delega fino al suo recepimento in un autonomo disegno di legge ordinario a tale scopo finalizzato.
In conclusione, signor Presidente, ringrazio il Governo e i colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, per la cortese attenzione su una materia di grande rilevanza istituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facolta di parlare il rappresentante del Governo.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene, signor sottosegretario.
È iscritto a parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, signor rappresentate del Governo, onorevoli colleghi, credo che, come ricordava poc'anzi il relatore, onorevole Boato, ci troviamo di fronte ad un provvedimento di importanza rilevante sotto il profilo istituzionale, ma che riveste un'analoga importanza anche sotto il profilo politico. È un provvedimento con il quale il Governo regola, organizza le sue funzioni e le architetture organizzative che devono supportare tali funzioni, al fine di attuare il programma votato dagli elettori alla base dell'esperienza di governo di questa legislatura.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 19,25)
ORIANO GIOVANELLI. Il tutto, appunto, è orientato a creare le condizioni politiche ed operative e, contrariamente a quanto abbiamo ascoltato anche durante il dibattito sulle questioni pregiudiziali, ritengo sia del tutto condivisibile che ilPag. 104Governo, attraverso un decreto-legge, abbia ritenuto di dover improntare, fin da subito, il proprio lavoro ad un assetto modificativo di quanto era stato stabilito precedentemente.
Del resto, è stato ricordato in quest'aula che anche il Governo Berlusconi era intervenuto attraverso un decreto-legge per modificare quel che oggi viene riconosciuto quale un momento importante di elaborazione nella riorganizzazione istituzionale delle funzioni di governo, ossia l'esperienza e la proposta che vanno sotto il nome di decreto Bassanini.
Stavo dicendo delle politiche operative. Su tale punto vorrei, se tutti vi riuscissimo, che ci si spogliasse un po' da una certa ipocrisia. Capisco che nel dibattito politico tutte le armi sono lecite, tuttavia è bene rimanere con i piedi per terra, nel concreto della realtà politica in cui viviamo.
Il nostro sistema politico si esprime per partiti, per coalizioni, ed è singolare che prima della competizione elettorale ognuno di noi fosse impegnato, nella costruzione di alleanze larghe e complesse, a riconoscere a tutti i soggetti politici la pari dignità che è necessaria e giusta nel momento in cui si creano le alleanze e, poi, d'incanto - come se tutti ci fossimo scordati appunto gli impegni che si assumono per affrontare una competizione elettorale -, nel momento del Governo, si ritenga che tutto ciò che è stato detto e condiviso possa essere tranquillamente bypassato. Si dice che ciò allontani il sentimento dei cittadini della politica e offra agli stessi cittadini argomenti di critica alla politica, perché tutto viene visto nell'ottica della lottizzazione. Non credo a questa tesi, ma ritengo che i cittadini capiscano benissimo che, nel momento in cui si assume l'impegno del Governo, il primo obiettivo sia quello di mantenere l'unità di una coalizione, la stabilità dell'azione di governo e la sua efficacia; e ciò passa attraverso provvedimenti coerenti sotto il profilo dell'organizzazione e della gestione, appunto, di governo, ma anche attraverso provvedimenti che riconoscano la pari dignità a tutte le forze politiche che concorrono alla formazione del Governo.
Penso che anche l'argomento ripetutamente usato con riferimento alla nuova struttura che il Governo si è dato, quasi irridendo l'esplicita dichiarazione, contenuta nel decreto-legge, relativa all'assenza di oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, abbia, per così dire, le gambe corte. Perché lo dico? Come ha ricordato il senatore Brutti nel corso del dibattito svoltosi al Senato, se andiamo a verificare quanto è stato speso dal Governo precedente nel corso del 2005 per consulenze e per costi di segreteria, ci accorgiamo che la somma complessiva supera il mezzo punto di prodotto interno lordo. Possiamo dire, allora, che il Governo in carica è fortunato, nel senso che non dovrebbe avere difficoltà a razionalizzare la spesa, a trovare le risorse per un'organizzazione diversa che ha comportato un numero maggiore di ministri e sottosegretari, anche riducendo i costi di funzionamento che il nostro paese ha dovuto sopportare, nel 2005, per responsabilità del precedente Governo.
Entrando nel merito del provvedimento, come ha dettagliatamente rilevato nella sua relazione l'onorevole Boato, credo che dobbiamo ricordare con quanto impegno, dal 1997 al 1999, in un clima politico diverso, nell'ambito di un dibattito sulla semplificazione amministrativa, sul trasferimento delle funzioni alle regioni ed agli enti locali, fu posto il problema della distribuzione delle competenze tra i ministeri e della ridefinizione dello stesso ruolo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ebbene, se quel dibattito è stato tradito, ciò è avvenuto nella legislatura che abbiamo alle nostre spalle: ai provvedimenti che sarebbero dovuti entrare in vigore nella legislatura precedente non è stato dato corso e le scelte che erano state fatte nella XIII legislatura sono state contraddette nella XIV.
C'è anche una responsabilità politica: il tono del dibattito intorno alla riorganizzazione delle istituzioni ed alla razionalizzazione amministrativa si è abbassato, il confronto relativo al trasferimento delle funzioni alle regioni ed agli enti locali si è allentato e, soprattutto, è stato commessoPag. 105un errore che si riverbera, oggi, su aspetti discutibili del provvedimento in esame: nel riaccendere i bisogni di visibilità e di rappresentanza, l'approvazione dell'ultima legge elettorale ha indebolito lo spirito di coalizione del maggioritario, che in qualche modo era stato costruito e che rappresentava l'elemento caratteristico nel quale si collocava l'esperienza riformatrice che porta il nome del ministro Bassanini.
Credo che oggi abbiamo cercato di dare un senso alla riorganizzazione dei ministeri agendo con razionalità e concretezza ed interpretando nel modo più efficace possibile gli aspetti politici e quelli dell'efficienza della funzione di governo. Lo abbiamo fatto introducendo anche le significative novità che desidero sottolineare.
Nel dibattito in Commissione, come sempre pacato e sereno, la vicenda che ha interessato le competenze in materia di turismo è stata più volte indicata come una menomazione del Ministero per lo sviluppo economico. Tutti noi sappiamo che il turismo è stato sempre considerato nell'ambito dei settori economici - industria, commercio, agricoltura, turismo - come se esso fosse, appunto, un semplice settore economico all'interno di una politica di sviluppo.
In questi anni abbiamo imparato, anche dagli insuccessi della nostra politica turistica, quanto sia importante la trasversalità delle azioni nei confronti del turismo. Aver collocato presso la Presidenza del Consiglio questa materia le fornisce prestigio e forza, rendendola strategicamente molto più visibile, pur rimanendo sempre nell'ambito dell'equilibrio delle competenze fra Stato e regioni, nel momento in cui è affiancata alla politica di valorizzazione dei beni culturali, delle manifestazioni e delle iniziative per la cultura.
Anche sulla base della mia esperienza personale vorrei rilevare l'importanza della scelta di rivedere alcune competenze del Ministero dell'interno, al fine di conferire una maggiore razionalità ai rapporti con le regioni e con gli enti locali collocando questa materia sotto la responsabilità della Presidenza del Consiglio e affidandola ad un ministro senza portafoglio, il ministro delle regioni e, finalmente, anche degli enti locali, riconoscendo una nuova dignità al sistema delle autonomie che va, appunto, dalle regioni agli enti locali.
Ovviamente, nel corso del dibattito, ascolteremo considerazioni sulle possibili contraddizioni, perché, come avviene in qualsiasi tipo di governo, dal più piccolo comune sino al governo nazionale, vi possono essere sovrapposizioni.
È del tutto evidente che l'impianto che ci viene qui presentato e che noi voteremo convintamene necessiti di una più forte regia. Se vi è una sfida nuova che oggi si pone davanti al Governo, è quella di rafforzare fortemente la capacità di regia della Presidenza del Consiglio e la capacità di evitare che quelle sovrapposizioni, che inevitabilmente si creano nell'azione di governo, diventino motivo di rallentamento, di confusione delle interlocuzioni. Ritengo si tratti di un impegno chiaro che il Governo si assumerà e saprà svolgere nel migliore dei modi.
È ovvio che chi governa organizzi il proprio lavoro in funzione del proprio programma nell'ottica di garantire stabilità, operatività ed efficacia. Soltanto a consuntivo potremo verificare se questo impegno sarà stato mantenuto. Naturalmente, noi ce lo auguriamo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il giudizio di Alleanza Nazionale è scontato. Esso è fortemente negativo, in quanto vi erano due precise esigenze che avevano ispirato la cosiddetta riforma Bassanini: l'omogeneità delle funzioni ed il contenimento della spesa. Due principi ampiamente ed evidentemente disattesi da questo decreto, che ci riporta bruscamente indietro.
Il centrodestra aveva condiviso e sostenuto questi principi e nella precedente legislatura aveva proseguito l'attuazione della riforma, ritenendola utile nel processoPag. 106di avvicinamento della pubblica amministrazione ai cittadini, con lo stesso spirito con cui ha affrontato in seguito le riforme costituzionali.
Ricordo ancora, come se fosse ieri, le voci strillate e scomposte che si sollevarono dai banchi delle opposizioni nella precedente legislatura da parte di esponenti che tuttora sono presenti in Parlamento, quando il Governo di allora, pur mantenendo sostanzialmente inalterata la distribuzione dei ministeri come voluto dalla riforma, derogò solo in minima parte.
Ora invece, in maniera diversa, è in atto un vero e proprio stravolgimento di quei principi e gli stessi deputati che all'epoca usavano toni preoccupati per la tenuta democratica delle istituzioni oggi sono i maggiori e strenui difensori di un decreto-legge che non ha neppure i presupposti costituzionali di necessità ed urgenza. Per questo chiedo al relatore, in fase di replica, di illustrare nello specifico i motivi che giustificano la necessità e l'urgenza del provvedimento. A nostro parere, è sicuramente più necessario ed urgente rifarsi proprio ai principi ispiratori della riforma Bassanini, piuttosto che stravolgerla con decreti di questo tipo.
Con il programma elettorale, l'Unione si era presentata agli elettori e all'opinione pubblica come fautrice del risparmio, e campione nell'osservanza delle regole: smentisce subito se stessa, adottando un decreto-legge emanato ancor prima di ottenere la fiducia delle Camere, che aumenta i ministeri da 14 a 18 unità. Nel vostro programma elettorale si prevedeva una riduzione del numero dei ministeri e dei sottosegretari e, viceversa, si batte in questa sede ogni record, facendo lievitare il numero massimo che la storia della Repubblica ricordi.
Direi che piuttosto che campioni di coerenza siete campioni di incoerenza e di confusione politica. Anche alcuni esponenti dell'attuale Governo hanno espresso un giudizio severo e critico sulla ripartizione delle competenze. Lo hanno affermato il ministro Di Pietro e il ministro Rutelli, parlando proprio di incoerenza. Aggiungo che è stato fatto un vertiginoso passo indietro rispetto ad alcune riflessioni maturate dal Governo precedente, che non erano frutto di un ragionamento di parte, ma solo di buonsenso.
Fa sorridere evidentemente la presunta invarianza della spesa tanto decantata all'interno di questo decreto, che sembra veramente una barzelletta. Sono costituiti nuovi ministeri, nuovi dipartimenti, nuovi viceministri, i quali potranno avvalersi di un contingente di personale pari a quello dei sottosegretari e volete farci credere che non ci sono oneri aggiuntivi? Gli oneri aggiuntivi sono innegabili, così come aumentano inevitabilmente i centri di spesa, per non parlare della differenza di retribuzione tra i dipendenti pubblici dei diversi ministeri, che rivendicheranno un inevitabile riallineamento. Per questo si parla di un provvedimento privo di copertura finanziaria.
Passando al piano politico, è questo l'impegno della maggioranza per ridurre i costi della politica? È questo l'impegno della maggioranza per riavvicinare i cittadini alle istituzioni? Non vi siete posti il problema dell'ulteriore pesante discredito che gettate nell'immagine della politica italiana? È chiaro ed evidente che ciò avviene solo per soddisfare mere esigenze di distribuzione di potere e di incarichi tra i partiti della maggioranza, per conservare i già precari equilibri politici, perché, se così non fosse, si tratterebbe veramente di scelte politiche scellerate e folli, in contrasto con gli interessi della gente e con l'interesse collettivo, che è anche quello di risollevare l'immagine della politica. Invece, l'attuale maggioranza sembra aver rinunciato all'annunciata e mai praticata vocazione modernizzatrice, al solo scopo di realizzare un'operazione di potere.
È facile prevedere che in tale confusione e rimescolamento di ruoli e di competenze si creino ed emergano gelosie, conflitti, interferenze tra ministri, di cui abbiamo già avuto un assaggio nelle scorse settimane.
Ma entriamo nel merito dello specifico provvedimento. Siamo preoccupati perché sono sottratte al Ministero dell'interno unaPag. 107serie di competenze rilevanti. In materia di enti locali si incide pesantemente sugli apparati amministrativi. È sottratta la vigilanza sull'albo dei segretari comunali. Che fine fa il ruolo centrale dei prefetti, in particolare nelle norme che regolano, ad esempio, lo scioglimento dei consigli comunali? Riteniamo altrettanto grave il trasferimento delle politiche di contrasto alla droga al Ministero della solidarietà sociale, così come le funzioni di vigilanza dei flussi di entrata dei lavoratori extracomunitari - un atto politico grave, che ci vede culturalmente e politicamente distanti - e la netta separazione che avete operato tra le funzioni del ministro del lavoro e quelle del ministro della solidarietà sociale. Ciò rivela una mentalità arretrata che fonda le ragioni della solidarietà sociale sul puro assistenzialismo con scarso riconoscimento del ruolo centrale del lavoro.
La separazione poi del Ministero dell'istruzione da quello dell'università e della ricerca pregiudica il rapporto tra scuola e università e il ritorno della definizione di pubblica istruzione (mi riferisco evidentemente all'aggettivo «pubblica») costituisce un chiaro segnale politico non condivisibile e discriminante nei confronti delle istituzioni non statali.
Assolutamente inutile risulta il nuovo incarico di ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al quale sarebbero attribuite funzioni di vigilanza sul CONI e sul credito sportivo; così come costituisce un altrettanto brusco passo indietro anche l'accorpamento del Ministero dell'innovazione tecnologica a quello della funzione pubblica, a significare quasi che l'azione di innovazione riguardi solo la pubblica amministrazione, quando invece il gap tecnologico esistente investe tutti i settori della società civile, economica e sociale.
Il decreto-legge all'esame è quindi, in conclusione, il primo esempio eclatante di una chiara contraddizione politica tra il programma e l'azione di un governo che, entro breve tempo, sarà inevitabilmente costretto a far ricorso ancora all'aumento dell'imposizione fiscale, non per colmare un'inesistente buco di bilancio, frutto della fantasia del Presidente del Consiglio, ma proprio per coprire le nuove spese e i nuovi conti della vostra politica.
Per tutte queste ragioni il gruppo di Alleanza Nazionale giudica negativamente l'intero provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Presidente, la discussione che stiamo conducendo in quest'aula a me pare molto produttiva e interessante, non solo per i toni ma anche per le precise contestazioni che vengono, giustamente dal punto di vista dell'opposizione, avanzate nei confronti di questo disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo alla riorganizzazione dei ministeri.
Vorrei con questo stesso spirito svolgere il mio intervento, partendo da due prime considerazioni critiche.
La prima era stata avanzata dal relatore Marco Boato alla fine del suo intervento introduttivo, quando ha voluto ricordare - non per riaprire una querelle che ormai ci portiamo dietro da alcuni giorni - che l'introduzione di deleghe nei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 1 del decreto-legge, deleghe inserite nel corso della discussione al Senato, lo vede (nonostante sia relatore del provvedimento) critico, così come lo sono alcuni di noi, sia della maggioranza che dell'opposizione, tanto che il relatore ha preannunciato un ordine del giorno, simile a quello già discusso in relazione al provvedimento cosiddetto «mille proroghe», in modo che il Governo si impegni ad esercitare la delega presentando un disegno di legge ad hoc affinché il Parlamento possa discutere sul disegno di legge medesimo e sui criteri direttivi e sui principi che debbono presiedere ai decreti legislativi.
Al riguardo mi pare vi sia un livello di avanzamento collegiale di questa Camera nell'esercizio delle funzioni legislative.
Il secondo punto critico, che faccio mio e che non nascondo, è relativo non allaPag. 108riorganizzazione dei ministeri, su cui esporrò la mia posizione e quella del gruppo di Rifondazione comunista, quanto al numero dei sottosegretari.
Su questo sento di dover raccogliere l'elemento di critica avanzata dall'opposizione e invitare il Governo a rivedere, se non altro in termini di spesa e di organizzazione, le deleghe conferite ai sottosegretari, in maniera tale che il numero di questi ultimi - effettivamente alto, per fare una battuta, rispetto alle sedie presenti nei banchi del Governo qui alla Camera - non intralci la funzione del Governo. Occorrerà, invece, riorganizzare in maniera razionale le deleghe ed utilizzare al meglio le energie che il Governo ha voluto mettere a sua disposizione nell'espletamento delle funzioni esecutive. Su questo effettivamente il Governo poteva essere più attento e ridurre il numero dei sottosegretari, mentre non raccolgo la notazione critica sui viceministri. Dico ciò perché nell'organizzazione dei ministeri l'utilizzo della figura dei viceministri era già prevista dai cosiddetti decreti Bassanini ed è stata anche utilizzata dal Governo di centrodestra nell'ultima parte della XIV legislatura.
Della validità di questi due elementi critici ritengo sia giusto e doveroso dare atto, perlomeno per quanto mi riguarda, all'opposizione. Non mi sento invece di accettare alcune critiche provenienti dall'opposizione esposte sia in Commissione sia in Assemblea. Tra tali critiche pongo in rilievo quella relativa al Ministero per lo sviluppo economico. Riguardo a tale ministero, come ho già detto in Commissione ed ora ripeto in questa sede, personalmente avrei delle critiche da avanzare sullo stesso concetto di sviluppo, il quale sarebbe, a mio avviso, da porre in discussione. Secondo la critica ecologista noi dovremmo, infatti, parlare di economia sociale e di economia compatibile con le esigenze e le istanze provenienti dalla natura e, conseguentemente, abbandonare l'idea che attraverso lo sviluppo si possano superare una serie di squilibri sia economico-sociali sia quelli relativi alla natura.
Non raccolgo, invece, la critica avanzata dall'opposizione in ordine alle funzioni attribuite al Ministero per lo sviluppo economico in materia di politiche di coesione. L'attuale Governo è consapevole che lo sviluppo guidato dalle imprese e dal mercato genera, come è dimostrato da secoli di esperienze, disuguaglianza economica e squilibri territoriali. Le politiche di coesione attribuite al Ministero per lo sviluppo economico possono, quindi, costituire un correttivo per gli indirizzi che tale ministero si vorrà dare. Da questo punto di vista ritengo che la scelta operata dal Governo, quella cioè di riattribuire al Ministero per lo sviluppo economico le politiche di coesione, risponda, a mio avviso, ad una scelta politica, condivisibile o meno, criticabile o meno, che però fa riferimento ad un disegno molto preciso, che è quello di tenere insieme le istanze provenienti dall'economia, che oggi tendono a divenire sempre più egemoni rispetto alle altre istanze, con quelle di coesione. D'altra parte, anche a livello europeo il tema dello sviluppo è posto insieme a quello della coesione allo scopo di controbilanciare questioni come quelle della competitività e della concorrenza sui mercati mondiali. Insomma, si tende, almeno così interpreto questo accorpamento, a contemperare le esigenze dell'impresa, che chiede flessibilità, abbassamento dei salari e adattamento della forza lavoro alle esigenze della produzione, con quelle della coesione sociale, che rappresentano, a loro volta, un elemento di crescita economica perché consentono un ampliamento in nuovi settori. Si tratta dei settori della salute, della scuola, dell'innovazione e del superamento degli squilibri territoriali, settori questi che chiedono innovazione e invenzioni affinché i temi, ad esempio, dell'ambiente e della coesione sociale possano divenire un volano per l'economia. Per esempio, se facessimo una politica di messa in sicurezza del territorio, non ne trarrebbe giovamento semplicemente l'ambiente, ma anche l'economia sic et simpliciter.Pag. 109
Una seconda questione che è stata oggetto di critiche anche in questa prima fase della discussione è la sottrazione del settore del turismo al Ministero dello sviluppo economico. Ancora una volta debbo rifarmi ad istanze ambientaliste ed ecologiste per dire che non vedo negativamente la sottrazione del settore del turismo al Ministero dello sviluppo e dell'economia. È indubbio che il turismo è una componente fondamentale del prodotto interno lordo, ma bisogna anche notare che tratta una materia abbastanza delicata, che sono appunto i beni culturali, il territorio, la salvaguardia della natura: insomma, quelle che tradizionalmente vengono definite le bellezze, che sono appunto la forza di attrazione del turismo. Tuttavia, in questo campo bisogna stare molto attenti perché, esacerbando le ragioni dell'economia e della competizione utilizzando le bellezze - soprattutto quelle naturali o dei beni storici e ambientali -, si può incorrere in un effetto paradossale: quello di distruggere le bellezze storico-naturali per incentivare il turismo, perdendo le grandi potenzialità che questo settore avrebbe se venisse gestito con intelligenza. In questo campo l'intelligenza è la salvaguardia, significa la preservazione dei beni culturali e naturali, anzi la capacità di intervenire laddove sono state distrutte le bellezze naturali. Il caso degli «ecomostri» basta a richiamare la nostra attenzione per comprendere che affidare, attraverso anche un meccanismo forse un po' farraginoso, alla Presidenza del Consiglio, e da questa al Ministero dei beni culturali, le funzioni relative al turismo sarà un po' artificioso, ma è una scelta sostanzialmente valida.
Così come, Presidente, ritengo che aver affidato all'onorevole Emma Bonino le funzioni relative al commercio con l'estero nel momento in cui la stessa è responsabile delle politiche europee può sembrare artificioso - cioè che si sia stati costretti a metterle insieme semplicemente per distribuire quote di potere -, ma, secondo me, non è così. Ci può essere anche un elemento di redistribuzione di funzioni «pesanti», come si usa dire, ma credo che la logica che ha presieduto a queste scelte del Governo sia dovuta al fatto che in tema di commercio mondiale - io sono molto critico nei confronti delle politiche dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) - agisce con funzioni primarie l'Unione europea come soggetto unitario. In altre parole, l'Unione europea è un soggetto che interviene nelle trattative del WTO, quindi ha una sua capacità propositiva, di intervento e di correzione. Sappiamo anche che l'Unione europea è una potenza commerciale, se non la prima, nel mondo, come flussi sia di entrata che di uscita. Quindi, penso che aver accorpato in un'unica responsabilità le politiche dell'Unione europea e quelle attinenti al commercio internazionale sia stata una scelta quanto mai saggia e produttiva.
Ancora una volta, non sono d'accordo sulle critiche che ho sentito stasera in Assemblea relative al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a cui sarebbero stata aggiunte impropriamente delle nuove competenze in relazione alla filiera agroalimentare. Per la terza volta non sono d'accordo, proprio in virtù di una lettura ambientalista che si può dare di questa decisione. Sappiamo, infatti, quale importanza l'agricoltura abbia riacquistato e sappiamo che essa non è soltanto un fenomeno squisitamente produttivo ma, come si dice oggi, può svolgere una funzione con più uscite; perciò, si parla di polifunzionalità dell'agricoltura. Soprattutto, oggi siamo consapevoli del fatto che, proprio per sottrarsi al dominio della grande impresa capitalistica, l'agricoltura ha bisogno di ricondurre i processi di trasformazione alle esigenze dei cicli agricoli e dei cicli naturali. Secondo me, questa può essere una grande occasione per sottrarre l'agricoltura al dominio dell'impresa e riportarla verso le esigenze del territorio, le esigenze agricole. Bisogna ricostituire una filiera agroalimentare che vada dall'agricoltura all'industria e non viceversa. Questa, a mio avviso, potrebbe essere una scelta produttiva con esiti altamente positivi.
Anche l'altra obiezione che è stata formulata in relazione alla disconnessione tra le infrastrutture e i trasporti credo chePag. 110possa essere letta ed interpretata non con malizia, ma come una sfida che questo Governo vuole portare. Noi sappiamo che le infrastrutture sono fondamentalmente anche se non esclusivamente legate ai problemi dei trasporti. Mettere insieme infrastrutture e trasporti - lo abbiamo constatato con l'esperienza Lunardi - potrebbe significare una moltiplicazione delle proposte di infrastrutturazione del territorio in funzione di alcune scelte di trasporto, che sono sempre state quelle del trasporto su gomma. Ritengo, invece, opportuno avere due competenze distinte, una per i trasporti e una per le infrastrutture. Se mi si consente, potrebbe risultarne un dialogo tra due istanze differenziate e, quindi, un controllo reciproco tra Ministero dei trasporti e Ministero delle infrastrutture. In questa maniera, le infrastrutture che saranno decise saranno effettivamente quelle necessarie ad una politica dei trasporti che, spero, sempre di più punterà sulle autostrade del mare e sul trasporto su ferro, in modo da togliere dalla strada sia il trasporto di persone sia, soprattutto, il trasporto di merci.
Le esemplificazioni che finora ho delineato non mi pare dimostrino una volontà di spartizione del potere da parte del Governo di centrosinistra. Mi sembra, invece, che rispondano ad un disegno di riorganizzazione dei ministeri in vista di alcuni obiettivi fortemente politici e, soprattutto, ad una immagine, ad una idea di società, nei vari campi, che le opposizioni di centrodestra possono non condividere ma che hanno, a mio avviso, una loro razionalità.
Un'altra questione riguarda la competenza che è gestita da Paolo Ferrero, membro di Rifondazione comunista. Penso che l'accorpamento in un Ministero della solidarietà sociale di diverse competenze, tra cui quelle relative ai migranti e quelle concernenti il problema delle tossicodipendenze, sia in controtendenza. Mettere insieme solidarietà e lavoro - mi rivolgo al deputato che mi ha preceduto - è, invece, qualcosa di antico. Una concezione lavoristica della solidarietà, nel senso che la solidarietà sociale è legata solamente a chi svolge un lavoro, costituisce una vecchia visione. Invece, è stata compiuta un'opzione secondo cui la solidarietà sociale è qualcosa di universalistico che fa i conti con l'insieme delle istanze sociali provenienti dai vari settori della società, anche sganciate dal lavoro. Non vorrei riaprire ciò che per me rappresenta un grande dibattito culturale relativo al welfare state quale è stato pensato in molte parti del mondo negli anni gloriosi dello sviluppo keynesiano, quello legato alle forme di prestazione del lavoro.
L'opzione di un welfare state, cioè di uno Stato sociale universalistico, ci porta appunto a dividere la concezione lavoristica da quella universalistica. Dunque vedo molto bene una struttura che si occupa di solidarietà sociale non come qualcosa di pietistico, come un regalo che facciamo come se fossimo nel cinquecento o nel seicento, ma come un'istanza di risposta a diritti, che le persone hanno, in termini di solidarietà. Ciò in modo da rispondere all'articolo 3 della nostra Costituzione che chiede alle istituzioni dello Stato di promuovere lo sviluppo di ogni singola persona, rimuovendo gli ostacoli che si frappongono al libero sviluppo di ogni individuo, maschio o donna che sia, anziano, giovane o bambino che sia.
Per questo penso che a Paolo Ferrero sia stata affidata una grande sfida culturale, politica e sociale ed è per i motivi che ho elencato che voteremo a favore della conversione in legge di questo decreto-legge relativo all'organizzazione dei ministeri.
Mi consenta, Presidente, un'ultima battuta, che è ancora una volta critica, per dimostrare che non c'è una chiusura pregiudiziale nei confronti delle istanze dell'opposizione. Anch'io penso che aver rimesso insieme innovazione e funzione pubblica possa essere un elemento di debolezza, nel senso che è naturale che l'innovazione tecnologica debba affrontare quel grande apparato che è lo Stato - ma non solo lo Stato, bensì l'insieme delle istituzioni pubbliche -, ma effettivamente non penso che l'innovazione possa limitarsi alla funzione pubblica. Al riguardo,Pag. 111spero nell'azione dell'onorevole Nicolais, nel senso di non limitare le sue istanze di ricerca di soluzioni innovative, anche tecnologiche, nel settore pubblico, bensì di commisurarsi con l'insieme della società. In questo caso peraltro l'innovazione non deve riguardare solo l'impresa, ma anche i nuovi campi in cui sperimentare tale innovazione, soprattutto quello ambientalista e quello energetico. Lì dovremo sperimentare la ricerca innovativa, perché è da quel campo che può venire una forte spinta innovativa per il modello di economia nel quale noi siamo immessi, che purtroppo è ancora l'economia capitalistica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 20,05)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Ringrazio l'onorevole Boscetto per avermi consentito di anticipare il mio intervento per svolgere queste brevissime considerazioni.
Mi rivolgo in particolare al ministro Chiti, che è il ministro per i rapporti con il Parlamento, visto che sul provvedimento al nostro esame ci sono due argomenti riguardanti competenze e deleghe, che erano state affidate al ministro per i rapporti con il Parlamento della precedente legislatura, che era chi ora vi parla, e che avrei voluto ben volentieri fossero state nuovamente affidate a chi pro tempore svolge questo ruolo di ministro per i rapporti con il Parlamento o in alternativa a qualche altro ministro senza portafoglio presso la Presidenza del Consiglio.
Si tratta infatti di due questioni di fondo. Il dipartimento per le politiche sulle tossicodipendenze, che era presso la Presidenza del Consiglio, è passato totalmente al Ministero della solidarietà sociale, con la decapitazione di tutti i dirigenti di quel dipartimento: sono stati azzerati, anche quelli che da anni lavoravano presso la Presidenza del Consiglio. Non parlo di personale esterno, ma di persone che avevano accumulato negli anni una grande esperienza, nazionale ed internazionale, nell'ambito della complessa rete di rapporti, che proprio un dipartimento presso la Presidenza del Consiglio deve tenere.
Perché in tutta Europa le politiche antidroga sono concentrate presso il Primo ministro o la Presidenza del Consiglio? Perché c'è una dimensione internazionale ed una nazionale, di coordinamento, perché la Presidenza del Consiglio può coordinare competenze del Ministero dell'interno, degli affari esteri e della solidarietà sociale. Può essere punto di incontro e di coordinamento di una politica sulle tossicodipendenze, che deve essere unitaria verso l'interno e verso l'estero.
La decapitazione dei dirigenti, l'azzeramento del citato dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il passaggio delle sue precipue competenze al Ministero della solidarietà sociale ha, dunque, cancellato tutto ciò. Abbiamo già visto come, inevitabilmente, il ministro Ferrero ritenga di essere titolare di tale competenza, ma vorrei altresì ricordare che il ministro della salute, senatrice Turco, ha già ipotizzato di costituire una consulta in tale settore presso il proprio dicastero.
Il coordinamento dei Ministeri dell'interno, degli affari esteri, del welfare e della sanità da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri è quindi sparito, e non si comprende bene come saremo rappresentati, d'ora in poi, a livello internazionale, in che modo la Presidenza del Consiglio potrà avere una visione unitaria del fenomeno e come possano essere superate le conflittualità che, inevitabilmente, sorgeranno tra i diversi dicasteri. Prescindo totalmente dal merito, onorevoli colleghi: sto parlando non delle «camere del buco», o delle estemporanee dichiarazioni del ministro Ferrero sulla politica in materia di tossicodipendenze, ma proprio di un organo che era stato collocato presso la Presidenza del Consiglio (laddove avrebbe dovuto rimanere) e che, per ragioni imperscrutabili, è stato invece trasferito all'interno di altro ministero.Pag. 112
Dico anche che ciò mi dispiace, perché avevo valorizzato tale struttura. Ricordo che, quando mi venne conferita la delega per il servizio civile nazionale (e si tratta dell'altro argomento che vorrei velocemente affrontare) e, come responsabile, vi trovai Guido Bertolaso (nominato a tale incarico dal centrosinistra), apprezzai le sue competenze e mi dispiacque moltissimo quando venne promosso alla direzione della Protezione civile, poiché ero ben contento di continuare a servirmi della sua capacità gestionale quando mi venne assegnato quell'incarico. Per quanto riguarda le tossicodipendenze, ricordo che, essendosi dimesso il responsabile nel momento in cui mi venne conferita la delega in materia, non ho fatto altro che attribuire l'incarico di responsabile al funzionario più anziano ed esperto in quella materia che ho trovato nella burocrazia di Palazzo Chigi, vale a dire il dottor Raffaele Lombardo.
Ebbene, oggi tale funzionario si ritrova, assieme ad altri validissimi dirigenti del dipartimento citato, senza incarico: essendo «sparita» tale struttura, infatti, le loro competenze sono state azzerate e dovranno essere ricollocati - non si sa bene dove - all'interno dell'organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri. Pertanto, viene disperso anche un patrimonio umano e di competenze.
Il secondo argomento che intendo affrontare riguarda il servizio civile nazionale. Ho sempre riconosciuto, onestamente, che il servizio civile nazionale era l'eredità di una legge votata da tutti i gruppi parlamentari prima dello scioglimento del Parlamento che ha successivamente portato al Governo Berlusconi e di cui il centrosinistra, quindi, ha la paternità: mi riferisco alla legge n. 64 del 2001. L'idea contenuta in quel provvedimento mi è sembrata validissima e, nel corso di cinque anni molto difficoltosi (perché vi è stata la soppressione della leva obbligatoria e la convivenza, per un certo periodo, tra gli ultimi obiettori di coscienza ed i ragazzi del servizio civile nazionale), partendo da zero siamo arrivati ad impiegare 46 mila giovani nel servizio civile nazionale.
Il nuovo Governo, a tale riguardo, dovrà affrontare un problema di crescita, poiché gli sviluppi sono andati al di là delle più rosee aspettative, in quanto gli enti, i comuni ed i giovani, con il loro impegno, hanno fatto crescere a dismisura il servizio civile al punto tale che oggi avremo, probabilmente, 80 o 90 mila domande presentate!
Ho visto che è previsto - e lo ritengo un elemento positivo - un ulteriore stanziamento, che raddoppia le risorse finanziarie impegnate dal Governo Berlusconi, proprio per far fronte alla crescita di questa realtà. La Corte costituzionale, tuttavia, ha stabilito che tale realtà è compresa nell'ambito della difesa nazionale. In altri termini, il servizio civile nazionale non rappresenta solo un elemento di sussidiarietà, di solidarietà o di volontariato nell'ambito della soddisfazione di alcune esigenze della nostra società, ma è una struttura ben diversa da tutto ciò. La Corte costituzionale, infatti, ha sentenziato che la patria può essere difesa con le armi (quindi, arruolandosi oggi come volontari nelle Forze armate), oppure nell'ambito del servizio civile nazionale.
Ricordo che ho istituito una apposita commissione, cui hanno partecipato militari e «pacifisti», la quale, oltretutto, ha approfondito anche il concetto di difesa non violenta. Tale organo ha prodotto perfino un documento decisamente interessante riguardo al modo in cui possa esservi collaborazione, e non contrapposizione, tra Forze armate e «pacifisti». Mi riferisco a questi ultimi come a coloro che intendono operare nell'ambito della difesa della patria senza essere armati, ma svolgendo funzioni diverse da quelle assolte dai militari.
Ma non è stato facile ottenere dalla Corte costituzionale il consolidamento del principio che attribuisce questo rango così importante al servizio civile nazionale; servizio che è certamente assistenza agli handicappati, ai tossicodipendenti e agli anziani, ma è anche protezione civile. CiòPag. 113è importantissimo per irrobustire la possibilità di contare ogni anno su 5 o 6 o 7 mila giovani che, addestrati a muoversi nell'ambito della protezione civile, entrino nella riserva - in dieci anni, sono stati 50 mila - e che avvicinino l'Italia a paesi come la Francia e la Germania. Paesi che hanno in ipotesi mezzo milione o 5 milioni di vigili del fuoco volontari mentre noi abbiamo solo 20 mila vigili del fuoco.
Quindi, è importante anche avere frequentato una palestra nei dodici mesi di servizio per imparare a fare protezione civile, per essere in grado di intervenire o svolgere lavori ordinari (per esempio la protezione incendi) ed essere quindi anche inquadrati nelle colonne mobili e sapere come muoversi; vi è inoltre il settore della salvaguardia dei beni culturali ed ambientali.
La mia impressione e la mia paura sono che, con questo rapporto funzionale - poiché del servizio, pur in qualche modo ancora presso la Presidenza del Consiglio, si è però enfatizzata in maniera così forte la natura, sostanzialmente, di solidarietà sociale -, venga snaturato il patrimonio che si è costruito nel tempo. Un patrimonio che è stato anche l'orgoglio di quanti hanno servito nel servizio stesso; non a caso, il 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, sfilano ed hanno sfilato, negli ultimi anni, insieme ai militari, anche le ragazze del servizio civile nazionale. E Ciampi, il Presidente della Repubblica, ha voluto che ciò avvenisse perché ha sempre dato risalto, sin da quando, la prima volta, nel 2002, ha presentato il servizio civile nazionale, a questo modo alto e nobile di servire la patria, che ha pari dignità costituzionale rispetto alla difesa con le armi.
Non vorrei che qualche regione proponesse ricorso sostenendo che il servizio civile nazionale ormai rientrerebbe nell'ambito solo della solidarietà e quindi integrerebbe una di quelle materie che, secondo la Costituzione in vigore, sarebbero di competenza delle regioni. In tal caso, al posto di questo organismo unitario che ha funzionato così bene negli ultimi anni e che ha svolto una funzione così importante, si potrebbe avere una frammentazione che rischierebbe di sciupare questo tipo di esperienza. Capisco che ormai «cosa fatta capo a»; ben difficilmente, infatti, queste due norme si possono cambiare. Però, lascio le mie considerazioni a futura memoria perché il rischio davvero che queste due esperienze vengano vanificate con un danno complessivo per il paese è altissimo.
È un rischio che sinceramente, se fossi stato membro del Governo, non avrei corso, lasciando questi due organismi all'interno della Presidenza del Consiglio, laddove erano stati utilmente collocati [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, desidero rivolgere un ringraziamento all'onorevole Giovanardi per le parole che ha pronunciato, non solo per quanto ci ha ricordato, ma anche per quanto ci ha fatto rimpiangere.
Noi siamo critici verso questi primi provvedimenti del Governo, per le tante ragioni dette e che ribadirò (sperando peraltro di aggiungere qualcosa); ma soprattutto perché abbiamo la convinzione che il nostro apporto sarebbe stato utile. Non avere impegnato il Parlamento in queste discussioni è qualcosa di estremamente sbagliato. Noi riteniamo tutto ciò addirittura arrogante, frutto di un disegno che si è rivelato e che si rivelerà del tutto errato.
Voi siete partiti con il piede sbagliato; voi che avete anche in campagna elettorale cercato di dare di voi stessi un'immagine mite, appena giunti al potere, prima ancora di aver giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, avete posto in essere una serie di errori che non appartenevano, apparentemente, al vostro modo di essere; quasi, con una metafora calcistica, avete compiuto una serie di falli che assomigliano alla testata di Zidane nei confronti di Materazzi. Ma forse ZidanePag. 114ha quel modo di essere e voi quell'arroganza che avete cercato di nascondere con la mitezza della vostra presentazione in campagna elettorale.
Tutto quello che è accaduto è il frutto di un disegno estremamente negativo. Abbiamo visto scrivere sui giornali che l'intenzione del Governo Prodi era quella di prendere tutto, di non lasciare niente all'opposizione, di governare attraverso una legislazione decretale e di far sì che il Parlamento lavorasse, quanto meno, una settimana in meno al mese per riuscire a convogliare meglio le energie, soprattutto al Senato, in modo da porre il più possibile questioni di fiducia e ottenere l'approvazione delle leggi prima al Senato, attraverso la fiducia, e poi alla Camera, dove noi vi abbiamo dato 70 deputati in più come premio di maggioranza.
Pensavamo che fossero le solite illazioni, per non dire di più e di peggio, dei giornalisti. Invece, tutto questo si è verificato in modo militare: non come un servizio civile, come ricordava l'onorevole Giovanardi, ma un servizio militaresco. Siete partiti con testi di legge così avventurosi, ma così avventurosi nella vostra arroganza - perdonate se ripeto il termine -, che siamo rimasti stupefatti.
Ciò spiega perché siamo così contrari, almeno a questi primi provvedimenti, salvo, eventualmente, attendere il vostro ravvedimento, come è successo con gli ordini del giorno che sono stati accolti sul provvedimento cosiddetto «mille proroghe», che, tuttavia, non bastano, ma che, comunque, servono, in qualche modo, a dimostrare che voi stessi avete compreso come siete stati pesanti nei vostri interventi e fallosi nella vostra legislazione.
Qui noi ritroviamo, all'articolo 1 della legge di conversione, una delega talmente autonoma, talmente pesante e talmente fuori legge, che nuovamente dobbiamo ripetere tutte le critiche che abbiamo rivolto nei confronti delle deleghe contenute nel decreto cosiddetto «mille proroghe».
Qui, addirittura, se possibile, abbiamo l'esasperazione negativa della delega. Ci si domanda: chi vi scrive queste cose? Noi conosciamo i bravi giuristi dei diversi organismi istituzionali e sappiamo che non sarebbero propensi, di propria volontà, a fare e a scrivere determinate cose.
Quindi, i casi sono due: o avete dei vostri giuristi che usate in via quasi privata, oppure, se indirizzate i giuristi istituzionali, lo fate spingendoli a mettere in essere determinate logiche sbagliate. Infatti, lo ripetiamo da ore ed ore, quando si legge l'articolo 77 della Costituzione - e dobbiamo continuare a leggerlo -, occorre ricordare che vi è scritto che in casi straordinari di necessità e di urgenza il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge.
Poi non ci si venga a dire, però, che la prassi ha tolto di mezzo la straordinarietà, la necessità e persino l'urgenza.
Quindi, secondo prassi, alla fine, questi tre concetti si trasformano nell'unico concetto di opportunità.
Avete criticato tanto la nostra riforma costituzionale e i poteri del premier. In questo caso, attraverso un'interpretazione esageratamente sbagliata, che ormai si sta diffondendo (anche se è invalsa una prassi in questo senso), viene attribuita in capo al Governo una forza talmente esclusiva, per cui la nostra riforma costituzionale in fondo era all'acqua di rose rispetto all'uso che state facendo del decreto-legge, con l'esclusione del Parlamento.
Non dobbiamo mai dimenticare che la dogmatica pacificamente afferma che i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza si trasmettono anche alla legge di conversione, e che mai una delega può essere arricchita dal requisito dell'urgenza. Se si afferma che il Governo è delegato ad adottare entro 24 mesi dalla data di entrare in vigore della presente legge uno o più decreti legislativi, si dice espressamente che non ci sono ragioni di urgenza, proprio perché si ha di fronte un arco di tempo di 24 mesi. Allora, come vi è venuto in mente di ricorrere a questo strumento?
Vi è di più: siete riusciti a porre in essere il capolavoro di violare anche l'articolo 76 della Costituzione. Lo rileggiamo per l'ennesima volta nella nostra vita ePag. 115qualcuno molto più giovane di noi forse farebbe bene ad ascoltare. Tale norma stabilisce che l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. Nel disegno di legge di conversione, all'articolo 1, comma 3, si cerca di definire i principi e i criteri direttivi. Al comma 2 si fa riferimento al tempo (24 mesi) e si individuano gli oggetti, che tanto definiti non sono. Infatti, si parla di coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri con le disposizioni di cui alla stessa legge: è un caso rarissimo di disegno di legge di conversione che si richiama, in termini di integrazione, a quanto contenuto nel decreto-legge. È un caso probabilmente ammissibile, ma stranissimo.
Inoltre, nell'attuazione della delega, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi. L'articolo 1, comma 3, lettera a) fa riferimento alla puntuale individuazione del testo vigente delle norme. Ma è un criterio direttivo, questo, signor sottosegretario, signor ministro? Ciò significa leggere le norme e individuarle. Ma questo è il minimo che si possa fare mettendo mano a qualsiasi testo normativo e intervenendo su qualsiasi funzione giuridica di qualsiasi tipo e livello: individuare le norme!
Coordinamento del testo delle disposizioni vigenti, apportando le modifiche necessarie per garantire la razionale applicazione, nonché la coerenza logica e sistematica della normativa: l'articolo 1, comma 3, lettera b), sembra voler dire tutto, ma non dice niente. Sono parole vuote: si dà un'indicazione che certamente non può essere né un principio né un criterio direttivo.
Può andare bene la lettera c), che tratta di «esplicita e analitica indicazione delle norme abrogate» e può andare bene la lettera d), che tratta di «aggiornamento e semplificazione del linguaggio normativo». Vi è, poi, la lettera e) che tratta di «revisione del numero dei dipartimenti e delle direzioni generali, previste dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sulla base di quanto disposto dal comma 23 dell'articolo 1 del decreto-legge 18 maggio 2006». Dunque, non si indicano principi o criteri, ma si mette in essere solo confusione. In sostanza, questa delega del tutto anomala, del tutto illegittima, del tutto fuori sistema è anche talmente priva di principi e direttive da costituire una delega in bianco. È qualcosa di studiato per eludere tutto quello che era eludibile.
Abbiamo già visto in materia di decreto «mille proroghe» come abbiate cercato di riempire, eliminando persino le due righe esistenti, un decreto-legge a firma Berlusconi-Ciampi. Ci siamo chiesti perché lo avete fatto, dato che adottare un decreto-legge il 12 maggio significava, poi, trovarsi con l'acqua alla gola, dover chiedere la fiducia e dover correre alla Camera senza permettere il dibattito parlamentare. In questo caso avete adottato un decreto-legge a firma Napolitano-Prodi, però egualmente sembra che non abbiate voluto mettere più cura nella vostra produzione normativa. Soprattutto, sembra che abbiate voluto infilare rapidamente tutto quello che era oggetto di patteggiamento politico per riuscire a soddisfare le vostre diverse anime ed i vostri numerosissimi uomini e donne.
Non c'è stata possibilità né volontà di attribuire all'opposizione la Presidenza di una delle due Camere, non c'è mai stata particolare attenzione all'opposizione. Vi siete impadroniti di tutte le cariche possibili ed avete legiferato nel modo che stiamo denunciando: con totale arroganza e sottraendo al Parlamento ogni possibilità di confronto.
Molte critiche sono state evidenziate in queste poche ore, destinate a noi poveri membri dell'opposizione ed ai pochi interventi dei colleghi del Senato, ramo del Parlamento al quale sono onorato di aver appartenuto nella scorsa legislatura, ben felice di essere in questo momento alla Camera. Tali critiche, avendo voi avuto davanti più tempo, avrebbero potuto essere recepite e questo provvedimento sarebbe stato anche più utile a voi che vi sietePag. 116già dovuti difendere dagli attacchi dei mass media. Questo ultimi hanno detto che mai vi era stata una proliferazione così esagerata di uomini al Governo ma sono stati, in fondo, come sempre, teneri nei vostri confronti perché non hanno detto che questi «spacchettamenti» erano quasi tutti cervellotici, dovuti alle vostre esigenze di bottega ed assolutamente non soddisfacenti per gli interessi degli italiani.
Questo si vedrà sempre di più nel tempo e si è visto immediatamente, quando si è cominciato ad attribuire ministeri, viceministeri e sottosegretariati a uomini e donne, quali e quante sono state le diverse interpretazioni del loro medesimo compito. Avete dovuto riunirvi in un castello, non ricordo dove, non per parlare di politica ma per dire a tutta questa pletora di uomini e donne che la pensano in modo diverso: continuate a pensarla così, ma finite di dirlo in giro perché l'opinione pubblica non ci capisce più niente. Anche quei 25 mila soggetti che hanno votato per noi e ci hanno permesso, per ora, di aver avuto l'affermazione della Cassazione e di aver vinto le elezioni già hanno cambiato idea, come hanno cambiato idea i tantissimi che ci hanno votato convinti che portassimo moralità al paese: si tratta di promesse che non abbiamo mantenuto.
Questo è il Governo dell'Unione, dell'Ulivo o come si chiama, non riusciamo ancora bene a comprenderlo; vi giudichiamo dai vostri comportamenti e i vostri comportamenti sono anche i provvedimenti di legge, soprattutto i provvedimenti di legge.
Noi abbiamo l'esigenza - l'ho già detto - di starvi addosso su questo, ma non per antipatia personale. Guai se un modo di legiferare di questo tipo dovesse andare avanti! Ma purtroppo sta andando avanti. Abbiamo parlato di «mille proroghe», stiamo parlando di «spacchettamento», è in arrivo - vedremo quando (è già arrivato al Senato) - il decreto-legge Bersani (anche in questo caso immagino che ci saranno deleghe). Soprattutto non si riesce capire per quale ragione determinate materie abbiano i requisiti di straordinaria necessità e urgenza! Per esperienza comune, per appartenenza al notorio, il problema dei tassisti è un problema che dura da anni! Mi riferisco al tentativo di aumentare il numero delle auto, soprattutto nelle città, senza andare a creare situazioni di sfavore per questi bravi e modesti lavoratori. Il problema degli avvocati è un problema del quale si parla ormai da anni, attraverso attentati a quella nobile professione, che in questo momento si stanno concretizzando addirittura attraverso la legalizzazione del patto di quota lite, che dai tempi dei romani è stato sempre vietato. È stato uno dei comportamenti più negativi che si potesse riscontrare in capo al professionista legale, che veniva deferito davanti al consiglio dell'ordine se metteva in essere un patto di quota lite. Voi avete pensato che fosse una materia così importante, urgente e indifferibile da farne oggetto di un decreto-legge. Per non parlare delle assicurazioni! Tutte queste cose avete voluto metterle in un decreto-legge per farle entrare in vigore subito, per mettere le categorie di fronte al fatto compiuto, disinteressandovi degli scioperi, delle reazioni, di quello che poteva succedere una volta realizzato l'illecito, il misfatto politico. Qualsiasi cosa succeda, poi vedremo in qualche modo come governarla!
Voi avete sempre parlato di concertazione, avete sempre parlato di previ accordi, ma non avete concertato alcunché con queste categorie! Niente era scritto nel vostro programma di tutto quello che avete messo in questo decreto Bersani. Ma è possibile che voi pensiate di negare all'opposizione un senso critico forte nei confronti di questi tre decreti? Tre provvedimenti così forzati, così forti, così arroganti, così sbagliati, privi dei presupposti costituzionali, buttati così in viso al popolo e alla minoranza, a questa minoranza, che si è avvicinata a questo momento parlamentare con tutta l'intenzione di svolgere le proprie ragioni e che si vede addirittura sbattere sul viso le porte, senza possibilità di presentare emendamenti, di illustrare le proprie ragioni per riuscire a farsi approvare qualche buon emendamento.Pag. 117
Nel decreto Bersani avete fatto diventare norma dello Stato articoli di legge che sono di competenza regionale. Ve lo dirà qualcuno dei vostri scrivani questo? O proseguirete finché ve lo dirà la Corte costituzionale? Avrete bisogno di una seria opposizione, che queste cose ve le faccia notare, oppure sbatterete per l'ennesima volta - la terza - le porte sul naso dell'opposizione, mettendo la fiducia al Senato e poi impedendo alla Camera di fare un minimo di attività (tre ore in Commissione e in aula si viene soltanto per strillare)?
Mi dispiace dover strillare! Sono avvocato da quarant'anni e ho sempre convinto i giudici, non li ho mai piegati strillando nelle aule giudiziarie che ho frequentato in tutta Italia. Ma qui, di fronte a certi atteggiamenti, a certi silenzi, a certe frasi corrive pronunciate nei corridoi e poi al muro contro muro in aula, noi dobbiamo strillare!
Mi dispiace sentire l'onorevole Franco Russo svolgere critiche, come qualche altro collega, per poi giungere al momento del voto esprimendo tutti un voto favorevole perché la ragione di Stato lo vuole, perché i termini scadono e non si può fare diversamente. Dovevate dimensionare i tempi in modo che non si esaurissero così rapidamente, non dovevate usare lo strumento del decreto-legge affinché non vi fosse il cappio dei 60 giorni di scadenza. Ciò avrebbe permesso di esaminare uno di questi tre provvedimenti prima alla Camera.
Possibile che la Camera sia divenuto il momento di ratifica di provvedimenti già esaminati dal Senato a seguito della questione di fiducia posta dal Governo, che in tal modo diviene autore di leggi senza alcun controllo parlamentare? Per quale ragione, almeno con riferimento ad uno di questi tre provvedimenti, non siete riusciti a prevederne il previo esame della Camera? Certamente vi sarà qualche contorta ragione che non sono riuscito a comprendere.
Presidente Castagnetti, lei che è un uomo stimato da tutti e che è il tutore delle prerogative della Camera, si può andare avanti così?
Credevamo che il decreto Bersani, con tutti i difetti derivanti dal fatto di essere un decreto-legge, sarebbe stato esaminato prima dalla Camera. L'avremmo trasferito al Senato con qualche aggiustamento. Invece no, se va avanti il modulo Lippi, dopo la fiducia al Senato, arriverà alla Camera e probabilmente riuscirete a vincere il campionato del mondo, ma certamente non avrete mai la nostra soddisfazione [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor ministro, colleghe e colleghi, il provvedimento in esame, per noi Popolari-Udeur, non solo ha grande rilevanza politica, ma soprattutto ha la finalità di razionalizzare, organizzare e valorizzare maggiormente l'azione del Governo, incidendo sull'articolazione dei ministeri, sulle competenze degli stessi e della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Le disposizioni contenute nel provvedimento, a nostro avviso, potranno consentire all'esecutivo un'ottimale funzionalità per raggiungere gli obiettivi prefissati e per ritrovare maggiore efficienza, competitività e concretezza.
Il testo in esame si inserisce pienamente nel continuum legislativo culminato con l'emanazione dei decreti legislativi del 30 luglio 1999, nn. 300 e 303, concernenti rispettivamente la riforma dell'organizzazione del Governo e l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri. A nostro avviso, il presente provvedimento contiene la medesima ratio: la modernizzazione del sistema di governo.
Occorre, infatti, sottolineare che, pur elevando il numero dei ministeri e trasferendo alla Presidenza del Consiglio dei ministri strutture già espletate da apparati ministeriali, dal provvedimento - e ciò è per noi estremamente importante - non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, in quanto vengono rispettati i principi a garanzia della nonPag. 118variazione della spesa. In particolare, la revisione della ripartizione degli organici avviene nei limiti delle attuali dotazioni e della spesa corrispondente, mediante una razionale redistribuzione del personale, a seguito dello spostamento delle competenze. Viene prevista la limitazione dei contingenti di personale di diretta collaborazione, nonché la rideterminazione dei trattamenti dei responsabili degli uffici, ossia dei capi di gabinetto, dei capi uffici legislativi, ed altri. Il contenimento delle risorse strumentali utilizzate nell'ambito di quelle attualmente in dotazione nei dicasteri esistenti garantisce, inoltre, il mantenimento del livello di spesa negli attuali parametri; in particolare, le sedi destinate alle nuove strutture dovranno essere quelle già utilizzate nella pregressa organizzazione. Inoltre, viene considerata necessaria la contestualità della presentazione delle proposte attuative, corredate dai preliminari atti di intesa, per la verifica dell'effettività delle compensazioni, nel quadro generale degli interventi.
Per quanto riguarda, inoltre, il riparto delle competenze tra i ministeri, il provvedimento in esame prevede, in particolare, soluzioni che ci trovano pienamente d'accordo. È significativa la distribuzione delle competenze in materia di istruzione, università e ricerca tra il ministro dell'istruzione ed il ministro della ricerca e ciò è estremamente importante per la nostra ricerca, in quanto l'unificazione in un unico grande ministero non è mai realmente avvenuta; è stata sacrificata la ricerca, non è stato dato il peso necessario alla ricerca essenziale per lo sviluppo economico del nostro paese.
L'istituzione del Ministero dello sviluppo economico, con funzioni anche in materia di politiche di coesione, in luogo del Mistero delle attività produttive, dà un approccio certamente più attento alle competenze ed all'unitarietà dell'azione politica del Governo in questa materia.
L'istituzione, inoltre, del Ministero del commercio internazionale, con funzioni in materia di commercio con l'estero, segna l'importanza crescente delle relazioni economiche internazionali, soprattutto relativamente ai nuovi mercati emergenti, quali, ad esempio, la Cina e l'India.
Il trasferimento delle funzioni in materia di turismo al Ministero per i beni e le attività culturali dà un segnale estremamente significativo, in quanto la componente turismo, connessa alla cultura ed alla protezione ambientale, dà il valore che il turismo deve essere considerato non esclusivamente un'industria, tenuto conto che il nostro patrimonio culturale ed ambientale va sviluppato in modo armonico, valorizzando tutte le risorse culturali ed ambientali disponibili nel nostro paese.
L'attribuzione, inoltre, al Ministero della solidarietà sociale delle funzioni in materia di politiche sociali, di lavoratori extracomunitari, di antidroga e di servizio civile nazionale garantisce, per noi, un'azione coordinata in tali materie.
Il trasferimento, infine, al Ministero degli affari esteri delle funzioni in materia di politiche degli italiani nel mondo dà maggiori opportunità per coordinare ogni iniziativa.
Inoltre, alla Presidenza del Consiglio dei ministri sono attribuite diverse funzioni e competenze che ci trovano particolarmente d'accordo. In particolare, in materia di sport, vigilanza sull'albo dei segretari comunali e provinciali, indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili e di politiche per la famiglia, iniziativa legislativa nell'allocazione delle funzioni fondamentali dei comuni, province e città metropolitane, promozione e coordinamento nell'attivazione dell'articolo 118, primo e secondo comma, della Costituzione, segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Inoltre, altre competenze oggi affidate alla Presidenza del Consiglio sono riattribuite ai singoli ministeri, quali, ad esempio, quelle delle politiche antidroga e del servizio civile nazionale, che sono affidate al neo istituito Ministero per la solidarietà sociale o ancora, come ho già detto, le funzioni in materia di politiche per gli italiani nel mondo, che sono assegnate al Ministero degli affari esteri.Pag. 119
Altra innovazione da accogliere, per noi, con estremo favore è quella relativa al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al quale sono attribuite le competenze sui generi alimentari trasformati industrialmente.
Per quanto riguarda, infine, i consorzi agricoli, ci trova d'accordo una piccola rivoluzione: essi cessano di essere regolati da norme speciali e diventano società cooperative di diritto civile a tutti gli effetti; inoltre, vengono introdotti termini inderogabili per chiudere la fase di liquidazione coatta e ripristinare gli organi statutari.
In sostanza, il riordino ed il riassetto organizzativo dell'esecutivo nascono non come erroneamente si vuol far credere, per realizzare una diversa spartizione di poltrone, bensì dalla necessità di garantire un'azione di Governo più unitaria, coerente e razionale. Il provvedimento in esame rappresenta, per noi, il punto di partenza nella realizzazione del programma della maggioranza e ne costituisce un grande fattore di successo. Esso è ispirato, come abbiamo già sottolineato, dalla stringente necessità di far recuperare al nostro paese, nel più breve tempo possibile, efficienza e competitività, obiettivi che noi intendiamo raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 21,30.
La seduta, sospesa alle 20,50, è ripresa alle 21,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI