Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 550-A ed abbinate (ore 11,13).
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, nell'intervenire sul complesso degli emendamenti, vorrei sottolineare che in quest'Aula, a mio parere, si sta trattando un argomento importante ed interessante, perché quando si parla di centri storici si parla di tutela della nostra storia e delle nostre tradizioni anche regionali. Pertanto, è importante che l'argomento venga affrontato con determinazione.
Vorrei semplicemente ricordare che la materia legislativa che riguarda i centri storici ha preso avvio tanti anni or sono, a partire dagli anni Settanta e dagli strumenti di pianificazione urbanistica, i quali hanno individuato nella zona A una zona omogenea costituente il centro storico, a volte erroneamente compiendo delle scelte urbanistiche che hanno comunque consentito di tutelare solo in minima parte il patrimonio storico e artistico delle nostre città e, in particolare, dei piccoli centri e dei nostri paesi. Quindi, ben venga una disciplina che entra nel merito della questione.
Tuttavia, se compiamo un excursus negli anni e decenni trascorsi e andiamo a verificare quanto è successo nelle nostre città e nei nostri paesi, se guardiamo alle programmazioni urbanistiche realizzate - dapprima mediante i piani di fabbricazione, successivamente mediante i piani regolatori e i piani di recupero per i centri storici - se torniamo indietro nel tempoPag. 7ed esaminiamo i progetti urbanistici che si sono succeduti e confrontiamo tali programmazioni e progetti con il risultato di oggi, ebbene, possiamo constatare che quello che oggi è stato realizzato è completamente l'esatto opposto di quanto era stato programmato a suo tempo.
In sostanza, le programmazioni non sono state rispettate perché sono subentrati gli abusi edilizi, vi sono stati gli anni della speculazione edilizia e, successivamente, sono state approvate le leggi sul condono edilizio che hanno sanato tali situazioni, stravolgendo quello che originariamente avrebbe potuto essere un bel progetto.
Un'altra considerazione che mi sento di svolgere è la seguente: chi ha avuto modo di procedere alla ristrutturazione edilizia di un immobile in una zona tutelata e salvaguardata, si è reso conto di quante complicazioni vi siano, a partire dal rapporto con l'ente più vicino, ossia il comune.
Oggi intervenire in un centro storico, in una zona tutelata, è a dir poco un'impresa veramente difficile e, soprattutto, costosa.
Pertanto auspico che, all'interno della provvedimento e dei decreti attuativi, si possano trovare formule in grado di semplificare le procedure di intervento. Infatti, se mettiamo in croce anche i piccoli proprietari che, intervenendo sul piano edilizio, incontrano delle difficoltà e, addirittura, non ricevono risposte esaurienti e corrette dalla pubblica amministrazione, è chiaro ed evidente che tutto sarà sempre più difficile. Continueremo ad assistere al degrado urbano del centro storico ed all'occupazione abusiva di questi vecchi nuclei che scarseggiano sotto il profilo igienico, e per quanto concerne i rapporti igienico-sanitari ed aeroilluminanti, e mancano di quelle aree standard da destinare al verde piuttosto che al parcheggio.
Saluto, pertanto, con favore questo testo unificato e mi auguro che, nel momento in cui gli si darà attuazione, si semplifichino tutte quelle procedure utili a tutelare i singoli cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi chiedo e vi chiedo se non trovate che ci sia un po' troppo rumore in aula.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Quanti minuti ho a disposizione?
PRESIDENTE. Tre minuti.
TEODORO BUONTEMPO. Non mi pare possibile, signor Presidente, che sul complesso degli emendamenti io abbia a disposizione solamente tre minuti ! State dando i numeri? Riflettete prima di parlare!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, il suo gruppo ha a disposizione tre minuti. Se poi vuole aggiungere anche il tempo per un intervento sull'ordine dei lavori faccia un po' lei.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, impiegherò anche meno tempo.
La Destra voterà a favore di questo provvedimento, pur ritenendolo assolutamente insufficiente per un intervento vero e concreto volto al risanamento dei comuni.
Quando si parla dei borghi più belli d'Italia consiglierei di consultare l'elenco esistente: ci si renderà conto che spesso è stato utilizzato con estrema superficialità.
Vi sono, infatti, comuni con meno di cinquemila abitanti che sono dei monumenti alla bellezza, all'armonia ed al rispetto della antichità e non sono inseriti all'interno dei cento borghi più belli d'Italia. Qualcosa di analogo è accaduto anche per le comunità montane: ve ne sono annoverate alcune che si trovano a soli 30 metri dal livello del mare, mentre magari altri comuni di montagna non ci sono.
Certo gli interventi previsti forniscono un buon indirizzo alle amministrazioni locali, ma una delle prime raccomandazioni da rivolgere alle regioni è quella di non rendere macchinose le procedure, perché altrimenti solo i soliti furbi potranno utilizzare il denaro pubblico perPag. 8risanare i borghi. Il cittadino comune, infatti, nel momento in cui dovrà allegare decine e decine di pratiche e di perizie, rinuncerà anche alla possibilità di avere un contributo da parte dello Stato.
Infine, signor Presidente, credo che qualunque intervento si voglia prevedere sui comuni, se non è accompagnato da un rigido controllo sui piani regolatori, si risolva solamente in una propaganda lontana dalla realtà.
La realtà è che i comuni che non hanno un piano regolatore dovrebbero essere sciolti e, comunque, sono i piani regolatori che deturpano i più bei borghi d'Italia.
La raccomandazione da rivolgere, anche alle regioni, è quella di stare molto attenti, dal punto di vista ambientale e urbanistico, a quanto prevedono i piani regolatori, altrimenti questi soldi saranno destinati al finanziamento indiretto dei furbi del paesino, anziché ad aiutare i borghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori esprime un giudizio complessivamente positivo su questo testo, che è emerso da un confronto tra maggioranza e opposizione; anzi, ritiene questo confronto di per sé un valore, perché vi è stata una collaborazione stretta tra maggioranza e opposizione su argomenti di carattere generale.
Non può, però, non rilevare alcune difficoltà, alcune anomalie del provvedimento. Tra queste, vi è il fatto fondamentale che una parte consistente del fondo dovrebbe essere riservata ai comuni con popolazione non superiore a 5 mila abitanti, che comprendono insediamenti con il marchio «borghi antichi d'Italia»; tuttavia, una quota pari almeno al 50 per cento delle risorse di tale fondo, si estende anche ai comuni che vanno dai cinquemila ai quindicimila abitanti, con ciò riducendo l'efficacia del provvedimento. Infatti, la riserva di fondi sarà spalmata su un numero incredibilmente più alto di comuni, con un risultato estremamente mediocre, minimo rispetto alla situazione reale dei piccoli comuni, quelli con meno di cinquemila abitanti, che andavano invece sostenuti poiché sono per la maggior parte dei comuni disagiati.
In questo modo, a mio avviso, non si fa altro che finanziare chi già sta bene, chi si trova in una situazione migliore, e quindi si tradisce un po' lo scopo fondamentale dello stesso provvedimento.
Devo svolgere anche un'altra osservazione, che certamente non ci impedisce di valutare le proposte emendative secondo il loro contenuto. Si tratta di un'osservazione di carattere generale: credo che i borghi e i centri storici rappresentino un grande valore e una grande ricchezza per l'Italia, però dobbiamo prestare attenzione anche al recupero delle periferie di questi centri storici.
Dobbiamo stare sempre attenti, perché negli ultimi decenni, proprio intorno ai centri storici, che hanno un valore, si sono purtroppo formate delle zone che scoraggiano il turista, il visitatore dal raggiungere gli stessi centri storici.
Detto questo, riteniamo importante il tentativo che stiamo portando avanti e che speriamo possa essere corretto e migliorato, semmai, al Senato, proprio per le argomentazioni riportate nella prima parte del mio intervento. Infatti, è sempre un dato estremamente positivo voler migliorare la situazione dei tesori che abbiamo in tutte le regioni italiane, in particolare nel centro Italia, dove la tradizione dei comuni è molto antica.
Pertanto, esprimiamo un giudizio positivo sul provvedimento in esame mentre ci regoleremo di volta in volta sulle proposte emendative, in base ai contenuti.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Adenti 1.22 è stato ritirato dal presentatore.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento BonoPag. 91.10, mentre formula un invito al ritiro sugli emendamenti Cirino Pomicino 1.11, Adenti 1.23 e Bono 1.12.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Bono 1.13 e Perugia 1.14, mentre formula un invito al ritiro sugli emendamenti Bono 1.15 ed Adenti 1.24. Il parere è favorevole sugli emendamenti Bonelli 1.21, limitatamente al comma 3-bis, e Bono 1.16.
La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Dussin 1.17 e 1.18, e sull'emendamento Perugia 1.19. Il parere è, invece, favorevole sull'emendamento Dussin 1.20.
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere, altresì, il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Evangelisti 1.010 e 1.011.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Bono 1.10, mentre formula un invito al ritiro sugli emendamenti Cirino Pomicino 1.11, Adenti 1.23 e Bono 1.12.
Il Governo esprime, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Bono 1.13 e Perugia 1.14, mentre formula un invito al ritiro sugli emendamenti Bono 1.15 ed Adenti 1.24.
Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore sull'emendamento Bonelli 1.21, ossia favorevole sul comma 3-bis e contrario sul comma 3-ter, ed è favorevole sull'emendamento Bono 1.16.
Il Governo formula un invito al ritiro sugli emendamenti Dussin 1.17 e 1.18, e sull'emendamento Perugia 1.19. Il parere è, invece, favorevole sull'emendamento Dussin 1.20.
Il Governo formula, infine, un invito al ritiro sugli articoli aggiuntivi Evangelisti 1.010 e 1.011.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)
PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Adenti 1.22 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.10.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422).
Prendo atto che i deputati Mura, Evangelisti, Goisis, Brigandì, Balducci, Nicchi, Grillini, Calgaro, Fincato, Uggé e Lucchese hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Prendo altresì atto che i deputati Delfino e Incostante hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Cirino Pomicino 1.11.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, sicuramente al relatore Bocci e al rappresentante del Governo è sfuggito che ad avere una popolazione fino a 200 mila abitanti è il 99,8 per cento dei comuni: rimangono esclusi da tale previsione, cioè, quattordici comuni. Dal provvedimento che ci accingiamo ad approvare rimangono esclusi solamente quattordici comuni d'Italia, mentre all'incirca 8.100 di essi ne sarebbero interessati. Che senso ha approvarePag. 10una misura del genere? Prevediamola, allora, per tutti i comuni d'Italia! Invito il relatore ed il Governo a leggere la statistica del Ministero dell'interno, secondo la quale con l'approvazione del provvedimento al nostro esame lasceremmo fuori solamente poco più di dieci comuni, e niente più!
Non diciamo allora che intendiamo valorizzare i centri storici dei piccoli comuni: riconosciamo, piuttosto, che stiamo approvando un provvedimento che interessa tutta l'Italia e tutti i comuni italiani! I comuni con una popolazione fino a 200 mila abitanti sono 8.104, per una popolazione di 49 milioni di abitanti: ossia tutta l'Italia! Mi chiedo a cosa serva il provvedimento che stiamo discutendo se manteniamo il limite previsto fino a 200 mila abitanti.
Con l'emendamento in esame chiediamo molto sommessamente di ridurre il numero a quindicimila abitanti e vi dico, fin d'ora, che il 91 per cento dei comuni risponde a questa caratteristica. Solo stabilendo la previsione di quindicimila abitanti comprendiamo il 91 per cento dei comuni. Ovviamente, i comuni con più di quindicimila abitanti hanno altre risorse, entrate, aspettative, peculiarità, e sicuramente riusciranno ad autogestire la materia ricompresa nell'articolo 1 relativamente alla valorizzazione dei centri storici e rappresentano una consistente popolazione di riferimento, perché, nei comuni fino a quindicimila abitanti, risulterebbero circa 25 milioni di abitanti.
Per tali ragioni invito i colleghi a riflettere su ciò che andiamo a stabilire, perché altrimenti diventiamo ridicoli. Infatti adotteremmo una legge dove lasciamo fuori solo 14 comuni.
PRESIDENTE. Deduco dalle sue parole che non accetta l'invito al ritiro.
MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, abbiamo appena votato, ma ho appena visto una decina di parlamentari segnalare il proprio voto. Pregherei la Presidenza di verificare il funzionamento dell'apparecchiatura di voto, perché per un solo parlamentare può avvenire un'anomalia, ma il fatto che dieci persone non riescono a votare è un fatto alquanto strano.
PRESIDENTE. La ringrazio per la segnalazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame in quanto le considerazioni testé svolte mi trovano perfettamente d'accordo. Soprattutto si dimostra di conoscere poco la realtà del nostro Paese, dove effettivamente i piccoli comuni, che sono la stragrande maggioranza, devono trovare un minimo di corsia preferenziale rispetto ai già pochi finanziamenti esistenti, come in questo caso. Pertanto, a mio avviso, auspico che il Governo recepisca tali suggerimenti e comunque voterò a favore, sottoscrivendo l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cirino Pomicino 1.11 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirino Pomicino 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 259
Astenuti 193
Maggioranza 130
Hanno votato sì 57
Hanno votato no 202).Pag. 11
Prendo atto che i deputati Tuccillo, Ponzo e Boato hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Prendo altresì atto che il deputato Buontempo ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Adenti 1.23.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Bono 1.12.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
NICOLA BONO. Signor Presidente, si tratta di un emendamento che conferma lo spirito della norma, così come proposta dalla Commissione, ma l'avrebbe riscritta in una forma che, a mio avviso, sarebbe stata più snella e lineare. Tuttavia, considerando la buona volontà della Commissione che ha accolto molti degli emendamenti che ho presentato, non ho alcuna difficoltà ad aderire all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Bono 1.12 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462).
Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Borghesi e Mura hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Perugia 1.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 357
Astenuti 115
Maggioranza 179
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 9).
Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Bono 1.15.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
NICOLA BONO. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento in esame e di invitare la Commissione ad una valutazione, se possibile, diversa rispetto al parere già espresso. Stiamo parlando di interventi che riguardano i centri storici. L'esigenza, espressa da tutti coloro che sono intervenuti, è di guardare al centro storico non solo sotto l'aspetto del carattere urbanistico, ma in maniera più puntuale - dovrebbe essere così - come un fondamentale valore culturale che contraddistingue l'identità delle nostre città.
L'identità non è soltanto un valore in sé, ma un veicolo per le ricadute economiche e per una reimpostazione dell'economia di tante nostre città piccole, medie e grandi che hanno bisogno di recuperare se stesse e di evitare ulteriori ferite inferte all'assetto architettonico dei centri storici.
Negli anni Sessanta e agli inizi degli anni Settanta una serie di norme hanno deturpato le nostre città e sventrato molti centri storici, prevedendo la possibilità di inserire, attraverso una pseudo-cultura di falso modernismo, elementi ultronei rispetto all'armonia originaria delle realtà, che sono così state duramente colpite.Pag. 12
Il provvedimento in esame muove nella corretta direzione di recuperare i centri storici. L'emendamento che ho proposto prevede che gli interventi debbano essere compatibili e armonizzati con il contesto storico ed urbanistico in cui sono localizzati e non mi sembra, pertanto, una norma di poco conto. Con esso si riafferma il principio che qualunque intervento può essere fatto, anche in stile moderno, ma non può non essere armonizzato con il contesto in cui viene inserito, perché si rischia, altrimenti, di determinare la rottura dell'armonia che caratterizza i nostri centri.
Riteniamo che si tratti di una norma saggia che ha lo scopo di evitare ulteriori elementi di pesante rottura con il passato e che valorizza quanto di più prezioso abbiamo, ossia quelle realtà che sono la stratificazione di centinaia di anni di attività edilizie che, nel tempo, si sono sovrapposte e che presentano una loro dignità che deve essere assolutamente salvaguardata.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Bono, purtroppo a causa di un ritardo le comunico solo ora che il suo emendamento 1.15 è precluso dall'approvazione del precedente emendamento Perugia 1.14, perché il suo emendamento interviene nella parte già sostituita dall'emendamento appena approvato. Mi dispiace per il ritardo nella comunicazione, ma l'emendamento Bono 1.15 è precluso.
Passiamo all'emendamento Adenti 1.24.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Bonelli 1.21.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore nel senso di eliminare il comma 3-ter e mantenere unicamente il comma 3-bis.
MARIA CRISTINA PERUGIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA CRISTINA PERUGIA. Signor Presidente, desidero apporre la mia firma all'emendamento Bonelli 1.21, nel testo riformulato.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, anch'io desidero apporre la mia firma all'emendamento Bonelli 1.21, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonelli 1.21, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 463
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.16, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 470
Hanno votato no 1).
Passiamo all'emendamento Dussin 1.17.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo sui miei emendamenti 1.17 e 1.18, perché sono simili. Non riesco a capire la motivazione dell'invito al ritiro. Avrei piacere che il relatore la spiegasse.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. Signor Presidente, l'argomento è già stato oggetto di discussione in Commissione e non mi resta che ribadire che l'ANCI è rappresentativo di tutte le realtà dei comuni. Pertanto, non si ravvede la necessità della proposta emendativa del collega Dussin.
PRESIDENTE. Onorevole Dussin, accede dunque all'invito al ritiro?
GUIDO DUSSIN. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'ANCI è rappresentativo dei comuni che vi aderiscono. È un sindacato che rappresenta quei comuni. Non vedo perché ad altri, come quelli del Nord, amministrati prevalentemente dalla Lega Nord oppure a quelli che vogliano aderire ad un altro sindacato, non è permesso (mi riferisco a Co.Nord e anche ad altre forme di rappresentanza sindacale). Credo che sia giusto che il sindacato dei comuni sia presente, così come avviene in tutte le forme lavorative e di tutela del lavoro. È una questione di democrazia e di correttezza. Per tale motivo, chiediamo che venga messa in votazione la presente proposta emendativa e penso che tutti i colleghi dovrebbero essere d'accordo su tale forma di democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Intervengo per apporre la mia firma agli emendamenti Dussin 1.17 e 1.18, condividendo le considerazioni svolte dal collega. Ciò non riguarda solo coloro che hanno un'associazione che fa riferimento alla Lega Nord. I comuni, infatti, sono un'unica entità, l'ossatura del nostro Paese e c'è anche l'associazione dei piccoli comuni. Vi possono essere mille situazioni per le quali un comune non aderisce all'ANCI, nonostante questo sia rappresentativo della stragrande maggioranza. Pertanto, ritengo che le due proposte emendative al nostro esame siano di buonsenso e, soprattutto, di rispetto per l'istituzione «comune». In questo caso, ancora una volta ci riempiamo di parole, ma quando si tratta di fare riferimento agli enti locali, che sono la stragrande maggioranza della presenza istituzionale del nostro Paese, poi facciamo solo ed esclusivamente riferimento all'ANCI, che, seppur meritevole di tante cose, sappiamo non essere rappresentativa di tutti.
Pertanto, credo - e mi auguro - che anche in questo caso, diversamente da quello di prima, il Governo e la maggioranza rivedano la loro posizione. Altrimenti, dopo aver apposto la mia firma, voterò a favore delle due proposte emendative al nostro esame.
PIETRO ARMANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, con le stesse argomentazioni del collega Compagnon, vorrei apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, sono talmente convinto della bontà dell'emendamento Dussin.1.17, che chiedo di poterlo sottoscrivere. Infatti, già ieri si è tenuta un'imponente manifestazione di sindaci di comunità montane e dei comuni montani nella città di Roma. Tale manifestazione era promossa da associazioniPag. 14delle autonomie locali non riconducibili all'ANCI. Questa è una linea che sosteniamo da sempre e, quindi, credo che sia molto opportuno, non solo sottoscrivere l'emendamento Dussin 1.17, ma anche votarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per ribadire un concetto che deve essere chiaro. Poiché la Costituzione afferma che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, limitare all'ANCI questa possibilità è discriminatorio per milioni di cittadini. L'ANCI, infatti, è un sodalizio non obbligatorio. Perché i miei 6.000 concittadini, faccio l'esempio del mio comune che non è iscritto all'ANCI, debbono essere discriminati rispetto agli altri? Non si possono approvare proposte di legge così. È chiaro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere i due emendamenti Dussin 1.17 e 1.18 che stiamo esaminando. Tuttavia, chiedo anche al rappresentante del Governo, considerato che al Senato la maggioranza è andata sotto ed è stata messa in minoranza sulla questione dello stretto di Messina e che il Ministro Di Pietro ha poc'anzi dichiarato testualmente... (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, il suo intervento non attiene alla discussione.
TEODORO BUONTEMPO. Anche con riferimento all'esame dell'emendamento, dicevo che il Governo va in minoranza al Senato. Due Ministri sostengono che se cade il Governo vi sarà un Esecutivo tecnico. Anche nell'andamento dei lavori bisogna tenere conto che vi è una crisi politica in atto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva - (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e La Rosa nel Pugno).
(Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 426
Astenuti 44
Maggioranza 214
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 185).
Prendo atto che il deputato Cassola ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato Rao ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo alla Commissione un parere sul successivo emendamento Dussin 1.18 che fa riferimento ad una specifica associazione; in particolare se lo considera assorbito dal precedente.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, ritengo che il voto precedente abbia posto una questione che è sul tappeto. Penso che avesse una sua legittimità. Si tratta di valutare come rappresentare quei comuniPag. 15che non aderiscono all'ANCI. Il senso del giudizio negativo espresso dal relatore era legato al fatto...
PRESIDENTE. Scusate colleghi, consentite al presidente di parlare tranquillamente e ai colleghi di ascoltarlo.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Il senso del giudizio negativo espresso dal relatore era legato al fatto che stiamo parlando di un processo legislativo. Attualmente nella Conferenza Stato-regioni-enti locali è rappresentato l'ANCI e non altri soggetti. È chiaro che l'emendamento precedente andrà valutato non in relazione a questo provvedimento, ma in relazione a come si articola oggi la rappresentanza dei comuni.
Chiedo ai colleghi di ritirare l'emendamento Dussin 1.18, che è in parte in contraddizione con quello appena votato, perché fa riferimento ad una specifica organizzazione di enti locali, mentre il tema è molto più esteso, come sapete; esistono organizzazioni di enti locali legate ai piccoli comuni, altre legate tradizionalmente alla storia della sinistra. Mi pare che lo spirito sia riassunto nell'emendamento precedente, mentre questo appare contraddittorio con la filosofia che è stata espressa da chi ha votato precedentemente a favore.
GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, la nostra volontà è di ritirarlo, ma non per le motivazioni espresse dal presidente Realacci, al quale mi rivolgo con affetto particolare, perché si pone sempre in modo molto educato. Egli, tuttavia, sa benissimo che tale questione è fondamentale.
Con riferimento all'emendamento 1.18, non siamo contraddittori, nel senso che esso non fa altro che ribadire quanto ha espresso l'emendamento 1.17, vale a dire che i comuni possono essere rappresentati in ogni caso in Italia, non soltanto da un'unica organizzazione. I punti di vista, molto probabilmente, sono diversi e la democrazia ha bisogno di punti di vista diversi. Quindi, la rappresentanza sindacale deve dare voce a tutte le espressioni territoriali.
Sappiamo benissimo che nei comuni vi sono posizioni molto diverse da quelle espresse dalla ANCI in questo periodo, soprattutto perché l'ANCI sta tutelando e difendendo i grandi comuni e non i piccoli. In particolar modo su questo provvedimento sono venute a galla le contraddizioni dell'ANCI che ha difeso per anni i grandi comuni e, oggi che si parla di borghi antichi, le contraddizioni emergono.
Ritiriamo l'emendamento 1.18 con le motivazioni espresse. Il risultato lo abbiamo già ottenuto con l'emendamento Dussin 1.17; la nostra istanza è passata. Nel prosieguo dei successivi provvedimenti di legge e nel corso delle discussioni nelle Commissioni, vogliamo che vengano invitate tutte le rappresentanze sindacali dei vari comuni.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Perugia 1.19 se accedono all'invito al ritiro.
MARIA CRISTINA PERUGIA. Sì, Presidente, come avevo preannunciato in sede di Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 1.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 16
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato...
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Buontempo, ha facoltà di svolgere la dichiarazione di voto.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nell'esprimere il voto favorevole a nome de La Destra sull'articolo 1 ritengo comunque indispensabile che, mentre procedono i nostri lavori, si apra anche un dibattito politico sulla crisi che, ormai, è in atto, dal punto di vista politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 483
Hanno votato no 2).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Evangelisti 1.010.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
FABIO EVANGELISTI. Accedo all'invito al ritiro, Presidente.
Tuttavia, voglio far presente che, nel momento in cui si pone il problema della riqualificazione urbana, dei centri storici e quant'altro, è difficile prescindere dalla necessità di liberare i centri storici dal traffico e, in particolare modo, dal traffico pesante.
Concludo con un esempio. Il collega Barani è sindaco di un comune della Lunigiana, Villafranca, dove si trova Filetto, un borgo stupendo. È perfettamente inutile pensare ad interventi di riqualificazione se non si elimina il traffico che, ancora oggi, seppure a senso unico, lo attraversa.
PRESIDENTE. L'onorevole Cordoni aveva chiesto di parlare sull'articolo aggiuntivo che però è stato testé ritirato dal presentatore. Vedo ora che intende intervenire; a che titolo, onorevole?
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, comprendo il problema. Avevo chiesto la parola, non ricordo bene se tempestivamente, perché volevo annunciare la sottoscrizione dell'articolo aggiuntivo Evangelisti 1.010; poi, certo, è intervenuta la decisione successiva. Vorrei sottoscrivere anche l'articolo aggiuntivo Evangelisti 1.011, in quanto il tema proposto è importante e significativo. Anche se si deciderà di ritirarlo per le ragioni illustrate, però vorrei esprimere la mia posizione al riguardo.
PRESIDENTE. Onorevole, la Presidenza, appunto, era a conoscenza della sua richiesta di intervento; aveva tuttavia anzitutto il dovere di chiedere al presentatore se intendeva accedere all'invito al ritiro della sua proposta emendativa. Comunque, prendo atto dell'apposizione della sua firma ai due articoli aggiuntivi, anche se l'articolo aggiuntivo Evangelisti 1.011 non è stato segnalato e, quindi, non verrà posto in votazione.
Pag. 17(Esame dell'articolo 2 - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 550 ed abbinate sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Misiti 2.14 e Stradella 2.16 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «Con decreto del Ministro delle infrastrutture» aggiungere le parole «di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali».
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 2.15 Misiti e 2. 17 Stradella. Quanto all'emendamento Cirino Pomicino 2.10...
PRESIDENTE. Mi scusi, relatore, ma la Presidenza ricorda che l'emendamento Cirino Pomicino 2.10 non è stato segnalato; quindi, può procedere oltre.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bono 2.11, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento Bono 2.12. Infine, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Dussin 2.13 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole « Il Ministro dell'economia e delle finanze» con le parole «Il Ministro delle infrastrutture».
PRESIDENTE. Il Governo?
ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, in base a quanto espresso dalla Commissione il Governo esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Misiti 2.14 e Stradella 2.16 a condizione che sia accolta la riformulazione proposta dal relatore.
Il Governo esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 2.15 Misiti e 2.17 Stradella e sull'emendamento Bono 2.11, mentre formula un invito al ritiro sull'emendamento Bono 2.12. Infine, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Dussin 2.13 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione, proposta dal relatore: sostituire le parole «Il Ministro dell'economia e delle finanze» con le parole « Il Ministro delle infrastrutture».
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Misiti 2.14 e Stradella 2.16.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misiti 2.14 e Stradella 2.16, nel testo riformulato, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 481).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misiti 2.15 Stradella 2.17, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 18
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 491).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 2.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482).
Passiamo all'emendamento Bono 2.12.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
NICOLA BONO. Signor Presidente, anche il mio emendamento 2.12 è diretto a rendere coerente la norma rispetto all'obiettivo della ricomposizione dei centri storici, spesso danneggiati nel tempo da scelte di carattere edilizio che ne hanno stravolto l'originario assetto. La norma in discussione, infatti, tra le priorità già stabilite dal comma in esame, che non vengono minimamente alterate, aggiunge un altro concetto, che, a mio avviso, è meritevole di attenzione: gli interventi con priorità, cioè, devono essere finalizzati al recupero dell'originario assetto storico, architettonico e urbanistico. Un'affermazione del genere non si pone in alternativa, ma in continuità con l'articolato che finora abbiamo valutato, discusso e, in larga misura, approvato.
Non accedo, pertanto, all'invito al ritiro, ma rivolgo anzi io un invito a svolgere una riflessione sull'opportunità di votare a favore di tale proposta emendativa. Insisto pertanto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 460
Astenuti 21
Maggioranza 231
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 257).
Prendo atto che il deputato Bianco ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 2.13.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal relatore e dal Governo.
GUIDO DUSSIN. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore e dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 2.13, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 484).
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, preannunzio la mia astensione dalla votazione sull'articolo 2: 25 milioni di euro per ottomila comuni significa che ogni comune, ben che vada, dopo avere avviato le pratiche per accedere ai contributi, otterrebbe sì e no tremila euro. Si tratta di un conto semplice da fare, con una divisione elementare. Credo, pertanto, che al comune costi di più, fra ufficio tecnico, domande e funzionari, istruire la richiesta per accedere al contributo, al fine di ottenere i tremila euro.
Nonostante noi condividiamo lo spirito della legge, devo però osservare che, mentre domani leggeremo sui giornali che si è fatto qualcosa per i centri storici, ciò tuttavia non risponde al vero in base all'esiguità delle somme erogate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 487
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato sì 486
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Ronchi e Palomba hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 550 ed abbinate sezione 5).
Qual è il parere del Governo?
ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Il Governo accetta l'ordine del giorno Catanoso n. 9/550/1.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/550-A ed abbinate /1.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Perugia. Ne ha facoltà.
MARIA CRISTINA PERUGIA. Signor Presidente, il provvedimento oggi in esame si prefigge l'obiettivo di fornire strumenti e sostegno ai piccoli comuni, per la riqualificazione e la valorizzazione del loro patrimonio artistico e culturale, ed è il frutto dell'unificazione di proposte differenti, già presentate nella scorsa legislatura.
Mi pare che il risultato possa essere accolto più perché indica una direzione di marcia che non per la consistenza stessa dell'intervento, che, a mio parere, rischia di essere inefficace, data la vastità della platea dei beneficiari rispetto al fondo che si va a costituire e che, pertanto, dovrà essere rinforzato e reso permanente negli anni a venire.
La platea dei beneficiari, come dicevo, comprende i comuni con popolazione fino a 200 mila abitanti, cioè la quasi totalità dei comuni, se consideriamo che in Italia ce ne sono soltanto quindici sopra questa soglia. Seppure restringessimo il campo ai comuni con popolazione inferiore o pari a quindicimila abitanti, ci rivolgeremmo, comunque, al 91 per cento del totale, ma forse si potrebbe dare maggiore omogeneità all'intervento. In ogni caso, i dati relativi alla distribuzione demografica nelPag. 20nostro territorio evidenziano un reticolato diffuso di insediamenti, latori di una molteplicità di tradizioni, storia e culture uniche nel panorama nazionale e che costituiscono, anche in sinergia con i beni ambientali, la peculiarità e la maggiore ricchezza del Paese.
A fronte di ciò, però, è sotto gli occhi di tutti come da alcuni decenni sia in atto un processo di urbanizzazione verso le aree metropolitane e di progressivo spopolamento dei centri minori, causato dalla crisi economica e occupazionale, che ha visto la ripresa, anche recentissima, di massicce ondate migratorie interne.
Dati Istat ci dicono, infatti, che la popolazione che vive, ad esempio, nei comuni fino a 10 mila abitanti è diminuita del 20 per cento negli ultimi decenni, passando dal 44,6 al 24,6 per cento della popolazione. Si tratta, peraltro, di un dato relativo al 2001 e, quindi, probabilmente da valutare per difetto.
Abbiamo, cioè, assistito allo spostamento ininterrotto di ingenti popolazioni dai centri minori, potenziali promotori di una qualità della vita ricca di relazioni e di scambi di beni durevoli, verso il deserto sociale, economico e culturale, costituito dalle periferie delle grandi metropoli.
Un modello di sviluppo miope, anziché investire sulle peculiarità dei territori e sulla diversificazione delle risorse, valorizzandone il tessuto diffuso, ha progettato grandi autostrade, ponti anacronistici, treni ad alta velocità, per trasportare, appunto, velocemente le merci nella competizione globale.
Così, in nome della omologazione alla competitività mercantile, si sono persi saperi e culture popolari e si sono tagliate fuori dal circuito intere comunità che, invece, avrebbero potuto costituire un sistema microeconomico, questo sì, competitivo a livello mondiale.
L'Unesco, infatti, ci dice che, dal punto di vista dell'offerta dei beni culturali - voglio sottolineare l'espressione «offerta», per intendere che il potenziale è ben più ampio - l'Italia possiede più del 50 per cento del patrimonio storico-artistico mondiale e che la maggior parte di questo è concentrato nell'Italia meridionale, ma ci dice anche che il nostro è il Paese che lo ha meno utilizzato, assumendo, da questo punto di vista, una posizione che potrebbe definirsi passiva.
Perciò ritengo, pur senza eccessiva enfasi, che il provvedimento che ci accingiamo a votare possa aiutare ad uscire da tale passività, indicando una strada che dovremmo imboccare con maggiore determinazione, invertendo la rotta delle priorità e puntando su uno sviluppo basato non solo sulla diversificazione delle risorse e dei territori, ma centrato anche sulla cultura del riuso, della manutenzione e della valorizzazione dell'esistente.
Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Cirino Pomicino, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morrone. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, innanzitutto volevo ringraziare il relatore per l'ottimo lavoro svolto.
Onorevoli colleghi, come tutti sappiamo e come è ben noto, i centri storici sono fonte di enorme ricchezza socioculturale e, in quanto tali, devono essere salvaguardati e valorizzati.
I centri storici costituiscono il fulcro delle aree urbane e di molte attività economiche, e sono elementi cardine sia sul piano socioculturale sia su quello economico-funzionale.
Il provvedimento in esame costituisce un segnale molto importante nei confronti della problematica della tutela e della valorizzazione dei centri storici e perciò ha trovato la piena condivisione dei gruppi parlamentari, ottenendo i pareri favorevoli delle Commissioni competenti. Del resto, si tratta di un provvedimento che per il nostro Paese rappresenta una reale opportunità di intervenirePag. 21nel settore delle politiche territoriali, urbanistiche ed edilizie.
I punti salienti e a mio avviso più qualificanti del provvedimento in esame sono i seguenti: innanzitutto, lo Stato favorisce gli interventi finalizzati al recupero, alla tutela e alla valorizzazione dei centri storici dei comuni con popolazione pari o inferiore ai 200.000 abitanti (quindi la disposizione non riguarda tutti i comuni); tali comuni possono individuare zone in cui agire realizzando interventi integrati, sia pubblici sia privati, all'interno dei loro centri storici. Tali interventi devono essere approvati con deliberazione del comune interessato e possono prevedere diversi aspetti: il risanamento, la conservazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente (tutto ciò, con grande riduzione delle risorse per le opere di urbanizzazione primaria); inoltre, possono anche prevedere il rilancio dell'attività di realizzazione di nuove opere pubbliche, la manutenzione straordinaria di quelle già esistenti e il consolidamento statico e antisismico degli edifici storici (come tutti sappiamo, nei nostri centri storici si trovano edifici a volte fatiscenti, a volte bisognosi di risanamento statico e strutturale: prevedere per legge i suddetti interventi è senz'altro una novità).
Inoltre, le regioni possono anche prevedere altre forme di indirizzo e di coordinamento.
Poi, con decreto del Ministro delle infrastrutture, sono anche definiti i parametri qualitativi sulla base dei quali individuare i centri storici in comuni con popolazione non superiore ai 5.000 abitanti, ai quali assegnare il cosiddetto marchio di «borghi antichi d'Italia», che però non comporta il riconoscimento dell'interesse culturale o paesaggistico.
Infine, presso il Ministero dell'economia e delle finanze si istituisce il Fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia.
Pertanto, il provvedimento in esame ha il pregio di stimolare le istituzioni sia regionali sia locali - che a volte sono non dico assenti, ma ferme - all'attuazione dei piani volti al risanamento, al recupero della propria realtà territoriale e all'adozione di una politica efficiente, volta alla riqualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico.
Per le ragioni che ho ora elencato, il provvedimento in esame non può che essere pienamente condiviso dal gruppo parlamentare Popolari-Udeur e pertanto annuncio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, questo testo unificato si inserisce in un quadro più complessivo che abbiamo già discusso in passato con la proposta di legge sui piccoli comuni che, purtroppo, è ancora ferma al Senato.
La proposta di legge che abbiamo preso in considerazione nella precedente legislatura, che purtroppo non ha trovato una giusta definizione, viene oggi ad essere finalmente approvata in questo ramo del Parlamento. Si tratta di un provvedimento importante che - come dicevo precedentemente - investe e completa il processo di armonizzazione dei piccoli comuni e finalmente valorizza le risorse immense che esistono nel nostro territorio, attraverso il recupero dei centri storici e dei beni culturali.
Il provvedimento si inserisce in un meccanismo estremamente virtuoso, poiché non utilizza semplicemente i fondi dello Stato o della finanza pubblica, ma coinvolge anche quei soggetti privati che credano profondamente in un rilancio complessivo della tutela e della valorizzazione dei beni culturali e nel recupero dei centri storici. Si crea così un sistema grazie al quale si potrà recuperare, all'interno dei centri storici, soprattutto dei piccoli comuni, densità abitativa e una maggiore partecipazione ai processi di sviluppo, in particolare del turismo culturale e storico, che potrà coinvolgere anche i tanti conventi che esistono nel territorio nazionale e in modo particolare - come si diceva precedentemente - nelle aree del Mezzogiorno d'Italia.Pag. 22
Valutiamo questo provvedimento come molto importante e perciò, come socialisti e radicali de La Rosa nel Pugno, riteniamo di votare a favore. Lo abbiamo già fatto con la legge sui piccoli comuni e lo faremo oggi, convinti che possa rappresentare un volano importante per il recupero dell'economia dei piccoli comuni, anche dei centri abitativi con popolazione inferiore a 15 mila abitanti.
Anche noi certamente avremmo preferito che vi fosse un una dotazione finanziaria diversa. Ci rendiamo perfettamente conto che 25 milioni di euro previsti per gli anni 2007-2009 sono sicuramente pochi per i tanti comuni, i tanti beni culturali e il recupero dei tanti centri storici del nostro Paese, ma tutto ciò rappresenta comunque un fatto sicuramente importante, perché avvia un processo e determina la consapevolezza della necessità di valorizzare al massimo, oggi più che mai, le grandi risorse culturali del Paese: è l'unico veicolo serio per rilanciare il turismo e per contrastare in modo definitivo il processo di degrado dei piccoli comuni.
L'aspetto importante risiede nella previsione che negli anni successivi al 2009 si possa determinare, all'interno delle tabelle, un aumento di dotazione finanziaria che si aggira sui 150 milioni di euro. Se aggiungiamo - come affermavo in precedenza - che il testo unificato va nella direzione dell'utilizzo di risorse economiche private, sicuramente si determinerà un intervento di carattere finanziario che potrà realmente affrontare con determinazione il recupero dei centri storici e dei beni culturali del nostro Paese.
Stiamo vivendo un periodo di grande drammaticità: si sta determinando una nuova disoccupazione urbana. I grandi fenomeni di emigrazione dalle aree interne della nostra realtà nazionale verso i grandi centri urbani stanno determinando questo nuovo fenomeno, che significa costruire, all'interno delle città, ghetti e zone di grande degrado sociale, generando, quindi, anche la possibilità di avere, in quelle realtà, un inserimento di fenomeni malavitosi e criminali. Ecco perché vi è la necessità di recuperare i nostri centri storici e di esaltare i grandi beni culturali che abbiamo, soprattutto - lo voglio sottolineare - nei piccoli centri della nostra comunità nazionale.
Voglio aggiungere - e lo affermo con grande convinzione - che abbiamo approvato un emendamento che, finalmente, rende anche possibile il confronto, nella discussione istituzionale, non soltanto con un'associazione dei comuni - mi riferisco all'ANCI - ma anche con altre associazioni che guardano con particolare interesse alle realtà non solo montane, ma anche periferiche del nostro sistema delle comunità.
Ritengo che tali elementi siano estremamente significativi e, per questo motivo, noi socialisti e radicali della Rosa nel Pugno esprimiamo convintamente il nostro voto favorevole alla proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, giungiamo oggi all'approvazione di un provvedimento che poteva già trovare una sua disciplina compiuta nella scorsa legislatura. Ci stiamo occupando essenzialmente di migliaia di centri storici e, quindi, di una grande concentrazione di beni artistici, storici e paesaggistici di grande valore. Si tratta di un concentrato di beni culturali e di bellezze paesaggistiche che costituiscono l'ossatura storica del nostro Paese.
È bene ricordare in questa sede che l'Italia non è composta solo da importanti siti archeologici e da grandi città d'arte, ma vi sono altrettanti siti, diffusi su tutto il territorio nazionale, che vengono definiti «minori» solo a causa della scarsa notorietà e non certo per l'assenza di patrimoni artistici e culturali.
Il provvedimento in esame pone l'accento sul recupero e sulla riqualificazione urbana con particolare attenzione proprio a tali centri storici. Si tratta di una nuova fase di pianificazione territoriale perfettamentePag. 23in linea con gli indirizzi e gli orientamenti che oggi provengono dall'Unione europea, anche in tema di rafforzamento di un sistema territoriale incardinato nelle città medie. Si mettono, altresì, in evidenza due aspetti importanti: l'integrazione tra pubblico e privato, al fine di promuovere lo sviluppo e favorire interventi finalizzati al recupero, alla tutela e alla valorizzazione dei centri storici, per raggiungere l'obiettivo della riqualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico; il coinvolgimento di regioni ed enti locali, al fine di promuovere le iniziative politiche rivolte ad ottenere il risanamento, la conservazione ed il recupero del patrimonio edilizio.
Ritengo che la valenza di questo provvedimento sia da valutare anche alla luce del tentativo di porre un freno a quel meccanismo perverso che ha portato allo spopolamento dei nostri centri storici e che ha interessato gran parte dei comuni minori.
Con questo intervento, stimolando una ripresa dell'attività edilizia privata, si va verso un sistema integrato pubblico e privato, che potrebbe anche consentire di superare i limiti di natura finanziaria con cui i piccoli comuni spesso devono fare i conti nella programmazione e nella riqualificazione urbanistica.
Circa la qualificazione terminologica di «borgo antico», tuttavia, è opportuno evitare che si creino delle barriere troppo rigide e che il marchio «borgo antico d'Italia» determini una classificazione di comuni troppo limitativa.
Non vogliamo, cioè, che il criterio dei 5 mila abitanti determini eclatanti esclusioni di centri meritevoli della giusta attenzione, in virtù della loro ricchezza dal punto di vista storico-artistico.
I nostri comuni, specie quelli più piccoli, incontrano difficoltà che non sono soltanto di natura finanziaria, ma anche dovute all'inadeguatezza degli strumenti urbanistici volti a rispondere a tali esigenze. Troppo spesso ci occupiamo dei problemi delle grandi città e, soprattutto, della riqualificazione delle loro periferie, ma non dobbiamo - questo provvedimento ne è la prova - dimenticare o perdere di vista il piccolo comune e il piccolo territorio, che vivono di un'economia propria e che possono costituire una grande potenzialità di sviluppo.
Per questi motivi, nella speranza che possa costituire uno strumento che concretamente possa far emergere la potenzialità inespressa dei nostri piccoli comuni e dei nostri borghi, il gruppo UDC esprime il suo voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente, come si fa a non essere d'accordo, quando si parla di valorizzare i nostri antichi nuclei e borghi e di istituire il marchio «borghi antichi d'Italia» per i comuni sotto i 5 mila abitanti? Non si può che essere d'accordo. Tuttavia, se si legge il provvedimento comma per comma, ci si rende conto che vogliamo fare «le nozze con i fichi secchi»!
Infatti - come ho già sostenuto nel mio intervento precedente in merito a un emendamento che ho presentato - innanzitutto questo provvedimento riguarda 8.102 comuni italiani e ne esclude solamente 13; esso riguarda, quindi, 48 milioni di abitanti. Di conseguenza, dovendo finanziare tutti gli splendidi borghi esistenti in Italia, il collega intervenuto in precedenza, il quale ha sostenuto che costerebbe 3 mila euro per ogni borgo, ha fatto male i conti: si tratterebbe, infatti, di 10-20 mila euro per ogni comune, che ha una ventina o una trentina di borghi e antichi nuclei da valorizzare.
Dunque, effettivamente, questo provvedimento lascia a desiderare per quanto riguarda il finanziamento e poteva essere migliorato. Ho visto ritirare proposte emendative - come quella del collega Evangelisti - di grande buon senso, con una grandissima prerogativa di sviluppo e di reale concretizzazione della valorizzazione,Pag. 24anche da un punto di vista infrastrutturale, degli antichi borghi. Tuttavia, il collega è stato costretto a ritirarla.
In conclusione, signor Presidente, si doveva e si poteva fare di più, non basta la semplice enunciazione. Non è possibile manifestare sempre buoni propositi e, poi, concretamente, rimaniamo con un pugno di mosche in mano!
Non riusciamo a fornire risposte ad un patrimonio culturale e architettonico di molti comuni e di molti centri storici, che costituisce la ricchezza di questa Italia. Si è voluto prevedere il limite dei 200 mila abitanti e abbiamo sbagliato! Lo ripeto: abbiamo sbagliato! Dovevamo puntare sui piccoli comuni - quelli sotto i 5 mila abitanti - e valorizzare solo quelli, cercando di eliminare l'eccessiva burocratizzazione.
Ieri abbiamo approvato un provvedimento volto a modernizzare lo Stato e deburocratizzare la macchina amministrativa; adesso, invece, abbiamo previsto una Conferenza unificata tra il Ministero delle infrastrutture e il Ministero per i beni e le attività culturali al fine di emanare il bando di gara per i comuni che hanno ottenuto il marchio di «borghi antichi d'Italia».
Inoltre, abbiamo previsto per le regioni un ruolo di indirizzo e coordinamento finalizzato al recupero e alla valorizzazione dei centri storici. Infine, abbiamo previsto la possibilità che i comuni intervengano economicamente anche con i privati, con una quota parte.
Pertanto, abbiamo complicato una questione che avrebbe dovuto essere semplificata. Non dobbiamo perdere questo patrimonio.
Come ho già detto, leggendo il titolo del provvedimento, come si fa ad essere contrari? Tuttavia, se si va a verificare nel concreto, vi è rimasta solo teoria. Per questo motivo, noi socialisti e riformisti, in modo responsabile, sosteniamo di non poter esprimere il nostro voto favorevole e ci asterremo proprio per fare presente che sarebbe stato necessario fare di più per i comuni rispetto a questo provvedimento, che rappresenta una semplice enunciazione, che concretamente non determina per i comuni italiani nessun beneficio evidente. Si continua a filosofare, mentre la nostra azione legislativa manca di concretezza.
Per questo motivo, ci asterremo, sperando di poter cambiare questo provvedimento in un futuro prossimo, facendo in modo che a beneficiare dei fondi a disposizione siano solamente i piccoli comuni che non possiedono le stesse risorse di quelli grandi. Nei grandi comuni gli imprenditori e le amministrazioni sono in grado di recuperare da soli questi borghi. Invece, i piccoli centri dovranno avere il sostegno dell'amministrazione pubblica per cercare di recuperare questi bellissimi borghi che hanno reso grande l'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, i Verdi salutano con soddisfazione e voteranno con convinzione il provvedimento in discussione sulla riqualificazione e recupero dei centri storici, che costituisce da decenni una battaglia storica per noi ambientalisti.
Si tratta di un'opportunità in più per lasciarci alle spalle un periodo troppo lungo di scempi e devastazioni inflitti al nostro paesaggio e patrimonio di borghi e centri storici, all'insegna di uno sviluppo male inteso: grandi opere - spesso inutili e dannose - e piccoli omicidi, come l'utilizzo indiscriminato della plastica vergine come arredo urbano.
Si tratta di un assalto che ha spinto uno dei precursori della difesa dell'ambiente e del passaggio, Leonardo Borgese, a scrivere un libro storico, L'Italia rovinata dagli italiani, in cui commenta amaramente il fatto che vi siano troppi italiani nemici dell'Italia.
Tuttavia, possiamo affermare che, come contrappasso, in questi anni, sono aumentati anche gli amici dell'Italia, gli ambientalisti, le associazioni, i comitati e i tanti cittadini sempre più sensibili alla bellezza e alle qualità della vita: un'ondata che haPag. 25determinato, oltre ad una più intensa attività di tutela, un vero e proprio revival dei borghi antichi e dei centri storici anche in termini di recupero e rivalutazione di un'identità culturale che sembrava spesso a rischio di estinzione.
È iniziata la fase della riscossa per un patrimonio di incredibile ricchezza, senza contare i musei e i siti archeologici. L'Italia, infatti, conta 40 mila tra castelli e rocche, 27 mila ville storiche, 15.500 conventi e 95 mila chiese rinchiusi nei 19.700 centri storici.
Si tratta di un grande magnete di attrazione turistica. Pensate che un'indagine condotta dall'ENIT nel 2005 rivela che la componente culturale costituisce il motivo predominante della scelta della meta per le vacanze verso il nostro Paese. Basti pensare che il mercato dell'agriturismo produce circa 800 milioni - 1 miliardo di euro all'anno, con un incremento del 120 per cento tra il 1999 e il 2004.
Le battaglie per la tutela e lo sviluppo di qualità hanno gradualmente trovato un'eco positivo nella legislazione sia italiana che europea. Tale legislazione inizia nel vicino 2006: la Commissione europea ha in qualche modo garantito, attraverso il programma comunitario URBAN, un intervento di parecchi miliardi di euro in oltre 70 città italiane.
Per quanto riguarda la legislazione italiana, ringraziando il relatore e tutti gli altri membri per il lavoro svolto all'interno della Commissione, vorrei sottolineare che il testo unificato che oggi ci apprestiamo a votare, colma, in maniera indiscutibile, una lacuna. Esso aggiunge, inoltre, un tassello importante alla grande opera di riqualificazione dei centri storici e dei borghi antichi e lo fa con estrema efficacia e semplicità.
Sono previsti due soli ed essenziali articoli basati su due obiettivi chiari: si riconosce a pieno titolo il ruolo che, in una moderna politica infrastrutturale, possono rivestire gli strumenti volontari di integrazione tra pubblico e privato, sempre - è importante ribadirlo - all'interno di una pianificazione generale ed esecutiva esistente, come la mia collega Grazia Francescato ha affermato durante la discussione in Commissione.
Per questo motivo, il gruppo dei Verdi voterà convintamente a favore del provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, vorrei dichiarare fin da subito che il mio gruppo voterà a favore di questo provvedimento. La bontà di tale testo unificato sta nel fatto che gli articoli di cui si compone offrono l'opportunità di fecondare nuove realtà contributive. Con l'apporto di regioni, comuni e, in modo particolare, di privati sicuramente daremo l'avvio a un volano; quindi, si potrà anche creare un meccanismo di sviluppo all'interno dei centri storici, quei centri abitati già da molto tempo.
Avremo l'occasione di recuperare quella socialità, quell'architettura, quella patina che si è stratificata nei secoli con un'evidente opportunità di recupero urbanistico, di tutta una serie di sottoservizi già stratificati nel tempo, quella stratificazione che non è solamente di carattere urbanistico e architettonico, ma anche sociale.
Pertanto, credo che questo provvedimento offra una grande opportunità per il recupero in senso ampio, un recupero a trecentosessanta gradi della nostra storia e della nostra cultura. Una cultura pervasa soprattutto di architettura e di forme di stanziamento che hanno creato la vera storia e la vera immagine del nostro Paese, di un Paese formato da comuni. Questi ultimi sono, a loro volta, costituiti da centri storici che sono stati fino ad oggi oggetto di tutela, ma in senso «romantico», e non al fine di metterli a disposizione sia dei fruitori residenti, sia dei turisti.
La nostra critica al testo unificato al nostro esame riguarda solo l'aspetto della mancanza dei fondi sufficienti a far sì chePag. 26questo provvedimento divenga veramente importante; inoltre, mancano fondi che offrano ai centri storici minori l'opportunità di essere veramente protagonisti di questo nuovo indirizzo.
Un'altro punto sul quale siamo critici riguarda il fatto che abbiamo esteso questo piccolo impegno di spesa sino a ricomprendere quei borghi antichi che risiedono all'interno dei comuni con 200 mila abitanti.
Se ci si fosse riferiti a comuni di dimensioni di cinquemila, quindicimila o, al massimo (volendo proprio esagerare), cinquantamila abitanti, vi sarebbe stato lo spirito giusto in controtendenza con la programmazione del nostro Paese negli ultimi anni.
Quindi, è con questo spirito che ci apprestiamo ad esprimere un voto favorevole, sperando nell'intervento del Senato affinché, in seconda lettura, possa ridurre il numero di 200 mila abitanti previsto dalla norma.
Vorremmo mandare un messaggio all'Assemblea e anche al Governo, in modo tale che nel futuro il Fondo previsto da questo provvedimento sia rimpinguato, affinché si possa intervenire realmente in tutti i centri storici del nostro Paese.
Pertanto, con questa mia dichiarazione di voto, preannuncio il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania sul testo unificato in esame, seppur sottolineando la carenza e la mancanza di fondi sufficienti a far sì che questo provvedimento diventi veramente importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Realacci).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare oggi va valutato sotto diversi profili: il primo è un profilo legislativo, ma anche di tipo culturale.
Si vuole lanciare un messaggio per cercare di riportare alla memoria di molti ciò che è sfuggito. Abbiamo assistito nei mesi scorsi, anche in ragione delle vicende francesi, alla grande polemica e al grande dibattito sulle banlieue, e anche da noi si è iniziato a pensare che il tema delle periferie fosse essenziale, essendo necessario fornire delle risposte, e che dovesse essere iscritto al primo punto dell'agenda politica.
Forse, molti hanno dimenticato, però, che il disagio delle periferie, soprattutto in molti comuni minori, è un problema che vivono drammaticamente i centri storici. Dobbiamo dirlo francamente: una volta il centro storico era luogo di incontro, attraverso la piazza, di quello spirito della comunità locale che attorno ad esso si sviluppava.
Lì vi erano i mercati, i negozi caratteristici: oggi assistiamo, invece, ad uno stravolgimento. Penso che tante polemiche che poi si sollevano rispetto, ad esempio, a fast food aperti in edifici di grande pregio o di fronte ad essi, una qualche risposta la meritino, e che la politica non possa sottrarsi a un tema destinato, negli anni, a porsi sempre più all'attenzione.
Non possiamo pensare, attraverso i piani di riqualificazione urbana, di dedicare la dovuta attenzione alle periferie e poi lasciare, invece, i centri storici in una situazione di abbandono, quale quella rilevabile oggi in molti centri italiani. Vi sono amministratori a volte incuranti e a volte impediti nel dare una risposta laddove, vicino a case fatiscenti, abbandonate o addirittura occupate, si trovano dei giacimenti culturali, dei monumenti, delle bellezze architettoniche che stridono con l'ambiente circostante e che addirittura in molti casi finiscono con il perdere il loro significato più intimo e importante.
Così come in molti Stati ci si è preoccupati di dare una risposta, in questo caso la risposta legislativa innanzitutto - mi permetto di dirlo - è il messaggio che la politica non si dimentica o non si è voluta dimenticare di un problema che sa essere un grande problema e una grande questione nazionale.
È vero: vi è il problema delle risorse, ma anche sotto questo profilo dobbiamo intenderci. Oggi abbiamo a disposizionePag. 27delle risorse modeste, perché in un unico testo sono confluite diverse proposte di legge che hanno dei punti di convergenza, ma anche - dobbiamo riconoscerlo - delle finalità fra loro non contraddittorie, ma soltanto complementari.
D'altra parte, però, dobbiamo tener presente tutte le varie risorse che possono essere attinte anche in ambito europeo, nonché nell'ambito di una programmazione e di una ricerca di finanziamenti che coinvolga, ad esempio, il rapporto pubblico-privato (purché alla luce del sole), con regole anche agili che possano cioè consentire, effettivamente, di portare anche una chiave di modernità nei centri storici.
Chiunque vada a Berlino, infatti, vede una città che una volta era la Berlino dell'Est, e che oggi sta profondamente cambiando la sua fisionomia anche con interventi coraggiosi e forse provocatori, sotto il profilo urbanistico, ma che tutto sommato mantiene la dignità e la fisionomia dei vecchi segni che contraddistinguono la storia di un Paese e di un territorio.
Questo è il senso che si è voluto attribuire, innanzi tutto, al provvedimento al nostro esame. Intendo sottolineare in questa sede - ma lo ricordavo già in Commissione alla collega Perugia - che il riconoscimento di un marchio per i borghi antichi d'Italia serve anche ad evitare quella proliferazione di marchi «fatti in casa» che poi finiscono, molto spesso, per distrarre il turista, impedendo di distinguere tra ciò che costituisce - effettivamente - pregio architettonico meritevole di tutela e ciò che è invece una ricostruzione, per così dire, un po' accelerata di un vero borgo antico.
Molto spesso assistiamo ad autodefinizioni che per questo - e solo per questo - già assumono una loro dignità, ma che poi, invece, sotto il profilo culturale, storico ed urbanistico finiscono per rappresentare situazioni quanto meno ambigue.
Anche sotto tale profilo, il riconoscimento di legge che il provvedimento odierno propone serve a discernere ciò che merita un effettivo riconoscimento da ciò che può essere apprezzato, ma non perciò è meritorio di un riconoscimento legislativo.
Non si è potuto stabilire che i borghi antichi d'Italia dovessero essere, di per sé, ricompresi all'interno dei centri storici, poiché vi sono alcuni borghi rurali antichissimi di pregevole - anzi pregevolissimo - valore culturale e storico che non per questo si ritrovano all'interno dei centri storici.
La proposta contenuta nel provvedimento che la Camera si accinge oggi ad approvare indubbiamente meriterà anche alcuni perfezionamenti da parte del Senato.
Ricordava prima correttamente il collega Dussin che aver ampliato a 200 mila abitanti la valenza del provvedimento al nostro esame rappresenta, forse, uno sforzo pregevole compiuto dal relatore per conciliare le tante anime che all'interno della Commissione si sono occupate del tema, ma non rende forse giustizia di quella impostazione iniziale che il Parlamento nella scorsa legislatura aveva dato, approvando con voto pressoché unanime un progetto di legge molto simile a quello oggi alla nostra attenzione, che come numero di abitanti circoscriveva molto di più il raggio d'azione della previsione legislativa medesima.
Siamo in prima lettura e non dubito che il Senato interverrà anche su altri punti: mi pare che si sia inviato, comunque, un messaggio sufficientemente definito per dire che la politica si è interessata di una delle grandi questioni che nei prossimi anni non potranno essere certamente eluse. Mi auguro che dopo questo sforzo di tipo legislativo ve ne sia uno altrettanto importante da parte del Governo, per rimpinguare quel Fondo che oggi rappresenta sicuramente più una annotazione per poter approvare il provvedimento al nostro esame, piuttosto che un fondo realmente disponibile per tutti sotto il profilo operativo.
Vi è, però, anche il messaggio, ripeto, che bisogna recuperare risorse all'interno della Comunità europea e soprattutto cercare di valorizzare al massimo quel rapportoPag. 28pubblico-privato - che fino ad oggi è stato molto spesso e molte volte dichiarato -, che può essere il vero volano di questo provvedimento.
Tale rapporto oggi, invece, trova un'espressione giuridica chiara, una linea di condotta a mio avviso possibile attraverso un intervento che non sia di natura speculativa né di mera natura conservativa e che serva, soprattutto, a far vivere quei centri e quei borghi che rappresentano sicuramente una risorsa della nostra Italia e che possono costituire una ricchezza. Essi in molti casi si trovano nell'abbandono più totale, che una classe politica che possiede senso di responsabilità non può far finta di non vedere e che proprio per tali motivi necessita una risposta concreta.
Queste sono le ragioni per cui il gruppo di Alleanza Nazionale, che attraverso la mia persona è promotore di una delle proposte di legge oggi in esame, dichiara il proprio voto favorevole al testo così come licenziato dall'Assemblea quest'oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori voterà con convinzione a favore della proposta di legge in esame. Voglio innanzitutto ringraziare il relatore, che ha svolto un ottimo lavoro di sintesi e di raccordo, il presidente della Commissione e i colleghi dell'opposizione, che hanno dimostrato senso di responsabilità e di collaborazione che ha condotto ad un testo comune che sostanzialmente vede l'Assemblea di Montecitorio favorevole, in gran parte, a tale provvedimento.
Sappiamo che l'Italia è un Paese ricchissimo di centri storici e di borghi antichi pregevoli. Naturalmente siamo coscienti - ed è per tali motivi che il provvedimento in esame è positivo ed interviene al momento giusto - che tali centri storici sono spesso circondati da una cosiddetta urbanistica moderna, che spesso ha ridotto l'appeal che tutti i nostri borghi, in tutta Italia e non solo nel Meridione - come qualcuno ha sostenuto -, ma anche nel Centro e nel Nord, hanno avuto nel passato e continuano ad avere per studiosi, turisti e visitatori di tutto il mondo.
Sappiamo anche che è prevalsa, negli ultimi decenni, una volontà di costruire nuovi alloggi, di ampliare il patrimonio edilizio in modo straordinario, a volte spontaneamente, a volte in modo abusivo e certamente non corrispondente ai reali bisogni della popolazione.
La tendenza ad abbandonare i centri storici, a non recuperare e non mantenere la vecchia edilizia storica ha condotto a contraddizioni enormi nel nostro territorio. Pertanto, un intervento che cerchi di riportare l'attenzione sul valore, non solo simbolico, ma anche culturale, architettonico e archeologico di tali centri storici rappresenta un intervento sacrosanto e giusto.
Tuttavia, tale provvedimento costituisce uno strumento di compromesso, anche perché le motivazioni del voto favorevole espresso dai colleghi sono state spesso contraddittorie e in contrasto tra loro.
Personalmente, sono convinto che porre attenzione ai centri storici e, soprattutto, ai borghi minori (quelli sotto i cinquemila abitanti, che avrebbero meritato maggiore attenzione da parte dell'Assemblea) non sia affatto in contraddizione con la modernizzazione infrastrutturale del Paese in termini di strade, ferrovie, aeroporti e porti, come qualcuno ha sostenuto, dichiarando il proprio voto favorevole; si è paventata in particolare la possibilità di una contraddizione tra gli investimenti finalizzati alla valorizzazione dei centri storici (comunque modesti) ed i necessari investimenti sulle infrastrutture (che hanno ordini di grandezza molto superiori).
Non si evidenzia una contraddizione, ma semmai occorre rivendicare, per gli interventi di recupero e manutenzione dei centri storici, un maggiore finanziamento, un maggiore interesse da parte delle amministrazioni e dei privati, una sensibilizzazione dei cittadini, delle forze sociali e produttive. L'investimento sui centri storici,Pag. 29infatti, è produttivo e non è nemmeno in contraddizione con i necessari interventi di ristrutturazione delle periferie. Il collega Foti parlava di Berlino, ma che c'entra Berlino con i centri storici e con i borghi antichi?
È chiaro che l'intervento sulle periferie delle grandi città è anch'esso sacrosanto, perché vi sono grandi città (come Catania, Roma e, in particolar modo, Napoli che vive una stagione drammatica) con periferie degradate, senza alcuna possibilità di essere recuperate. Non basta, quindi, intervenire soltanto sul centro storico.
Sono convinto, pertanto, che il provvedimento in esame non sia in contraddizione con altre linee di sviluppo del nostro Paese, ma che sia complementare ad esse. Casomai sarebbe stato necessario pensarci prima, prestando maggiore attenzione e, soprattutto, portando a termine l'iniziativa legislativa in esame, dal momento che durante la scorsa legislatura non si è riusciti ad approvarla. Se nell'attuale legislatura, con l'apporto di tutti, si riuscirà ad approvare il provvedimento sui centri storici e sui borghi antichi (e pregevoli) dei nostri paesi, sarà un vanto per questo Parlamento.
È anche vero che qualcuno potrebbe criticarci, asserendo che si tratta di un finanziamento a pioggia, nel senso che, effettivamente, il numero dei centri storici e dei borghi che possono accedere a questi miseri finanziamenti è troppo elevato. Avremmo preferito un target maggiore, con un'individuazione degli stessi più precisa: si poteva prevedere di riservare il 50 per cento dei finanziamenti ai borghi o ai centri storici dei paesi con un numero di abitanti inferiore a 5 mila e l'altro 50 per cento al recupero e alla manutenzione dei centri storici dei paesi più grandi e delle città medie che hanno maggiori possibilità e possono investire i risparmi privati, sollecitare l'intervento delle grandi aziende, ma non è stato possibile. Credo, comunque, che si possa agire anche con altri interventi.
Pertanto, nonostante i limiti della proposta di legge ed il fatto che non si sia avuto il coraggio di intervenire sugli accessi nei centri storici, ritengo che si doveva esprimere un parere favorevole sulla proposta emendativa del collega Evangelisti, senza invitare il presentatore al ritiro. Ripresenteremo, pertanto, la questione posta con tale proposta emendativa nel disegno di legge finanziaria o in uno dei provvedimenti collegati. Non demorderemo su tale aspetto e tenteremo di apportare alcuni miglioramenti anche con riferimento all'accessibilità da parte dei visitatori dei centri storici che, altrimenti, rischiano di essere circondati da un inferno periferico, dal traffico periferico, che li rende invivibili.
PRESIDENTE. Deputato Misiti, la prego di concludere.
AURELIO SALVATORE MISITI. Concludo, signor Presidente. Nonostante tali limiti e le immense risorse dei borghi e dei centri storici (che con il provvedimento in esame hanno un contributo minimo rispetto al loro valore), confermiamo con grande senso di responsabilità il convinto voto favorevole per motivi politici, sociali e anche culturali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lomaglio. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, ho già avuto modo di esprimere il giudizio complessivamente positivo del gruppo di Sinistra Democratica sul provvedimento in esame nel corso del mio intervento sul complesso degli emendamenti. Credo che sia vero quanto emerso anche negli interventi in dichiarazione di voto, ossia che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, finalmente dopo tantissimi anni, riafferma la centralità, l'importanza, la peculiarità degli interventi di riqualificazione e del recupero dei centri antichi del nostro Paese.
Mi fa specie che qualche rappresentante del centrodestra abbia mosso alcune critiche - che credo comunque giuste - alla scarsità di mezzi ed anche all'insufficienzaPag. 30della dotazione finanziaria a disposizione del provvedimento in esame. Non vi è dubbio che, a fronte della quantità e della rilevanza culturale, artistica e sociale di tanti centri storici italiani, le risorse che vengono messe a disposizione in questo momento sono assolutamente insufficienti. È, tuttavia, necessario, nello stesso momento, imporre una riflessione. Fino ad ora non si è ritenuto che una legge nazionale dovesse intervenire su tale peculiarità. È un ritardo grave che può essere recuperato soltanto con lo spirito che già in Commissione ha visto parti e schieramenti diversi concordare sulla necessità di un intervento e di costruire non solo una logica di contributi ai comuni, ma una dotazione strumentale dal punto di vista normativo, urbanistico che individui tale peculiarità.
Il fatto di parlare, finalmente tramite una legge nazionale, di piani integrati, di programmi integrati pubblici e privati, che intervengono sui servizi, sulle strutture, come sulle residenze abitative, credo che sia finalmente una scelta coraggiosa e necessaria. Quindi, è un provvedimento giusto e necessario che va nella direzione del recupero e della riqualificazione dei centri antichi del nostro Paese, con una logica di valorizzazione assai condivisa. Questo è il senso del nostro voto favorevole e anche dell'esigenza di recuperare una sperequazione tra diverse regioni del Paese. Infatti, nel centro-nord, grazie a legislatori regionali attenti, il problema dei centri storici, anche se parzialmente, era già stato attenzionato. Viceversa, nelle regioni meridionali assistiamo, ancora adesso, ad una disattenzione e molte volte ad un degrado pericoloso.
Questa legge ha il merito di invitare le regioni ad intervenire in questa direzione, inducendo i comuni ad attivarsi con logiche serie finalmente di integrazione agli interventi pubblici e privati e conferisce allo Stato un ruolo di promozione e di indirizzo che auspico sarà anche chiarito con successivi interventi finanziari.
Pertanto, confermo il nostro convinto voto favorevole all'approvazione del provvedimento sui centri storici (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, anche il gruppo di Forza Italia voterà favorevolmente sul provvedimento in esame, avendo tra l'altro contribuito con proposte di propri parlamentari alla stesura dell'articolato ed alla discussione in Commissione. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento importante, non tanto - come già veniva sottolineato - sul piano delle risorse economiche, quanto sul piano del messaggio e dell'indicazione che dà al Paese.
Ci troviamo di fronte ad una situazione molto particolare di «coma farmacologico» del Governo, in cui non si trovano altre soluzioni alla domanda di abitazioni ed al problema della casa: mi riferisco alla proroga del regime dello sfratto e alla turbativa sul mercato che ne deriva. Il fatto che il Parlamento con un accordo trasversale riesca ad approvare un provvedimento nella direzione del recupero della storia di questo Paese, con nuove possibilità di intervento sul sistema abitativo nazionale da parte dei comuni e delle province - con la forza di una legge dello Stato - costituisce un fatto positivo. Ciò anche per ricordare che il Parlamento e la politica non sono sordi a questi aspetti sociali importanti che vengono posti all'attenzione, senza trovare riscontro in un atteggiamento di cooperazione e di collaborazione che, invece, va promosso e rimarcato.
Si è rivelato opportuno intervenire con una norma di legge per attivare finanziamenti ed energie, sia pubbliche che private, in un ambito così importante. Non possiamo dimenticare che il nostro Paese è composto da circa novemila comuni e - come già si diceva - l'ottanta per cento di essi ha un numero di abitanti molto inferiore rispetto ai duecentomila previsti da questa norma. Attribuire a queste amministrazioniPag. 31locali una possibilità di intervento agevolato per via legislativa, con percorsi semplificati volti ad attivare un sistema virtuoso di intervento, con la dotazione al patrimonio abitativo di stabili e di costruzioni che oggi sono pressoché abbandonate e non trovano collocazione sul mercato, rappresenta un fatto estremamente positivo, sia da un punto di vista architettonico e di rivalutazione, sia per l'aspetto estetico del Paese (considerata la necessità di riqualificare i centri storici). Ciò rappresenterebbe una risposta a quella richiesta di abitazioni che è sempre più pressante e che dovrebbe dare all'Italia questa nuova possibilità di collocazione.
Ritengo che sia difficile che questo unico provvedimento possa raggiungere questi obiettivi.
Tuttavia, è un fatto incontestabile che, se non diamo segnali, se non attribuiamo al mercato la possibilità di intervenire, se non ci affidiamo alla buona volontà e all'intraprendenza degli operatori amministrativi e privati sul territorio, ci troveremo sempre di fronte ad un maggiore degrado e all'abbandono dei centri storici e dei piccoli paesi. Inoltre, contribuiremo ad un'urbanizzazione che ha determinato anche problemi sociali gravi e tensioni che attengono al nostro vivere civile e alla nostra convivenza.
Mi auguro che il provvedimento in esame, approvato quasi all'unanimità, come si ricordava, nella precedente legislatura - e che dovrà ancora passare il vaglio del Senato, sede in cui probabilmente saranno apportate nuove correzioni, con nuovi stimoli da parte dei colleghi del Senato - entri in vigore in tempi rapidi, fornendo agli operatori un nuovo strumento ed al Paese un nuovo messaggio di disponibilità, soprattutto in termini di articolazione della società in modo diverso: non più una richiesta pesante di urbanizzazione, ma una valorizzazione degli spazi rappresentati dai nostri piccoli paesi e dalla storia della nostra civiltà, i quali rappresentano la linfa che alimenta il nostro vivere civile. Per tali ragioni, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla stesura del provvedimento, confermo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, il gruppo dell'Ulivo esprime convintamente il voto favorevole sul provvedimento in esame; si tratta di un testo bipartisan unificato elaborato a seguito di un lavoro intenso. Tale lavoro è iniziato nella precedente legislatura e ha visto la maggioranza e l'opposizione, di ieri e di oggi, lavorare proficuamente per la costruzione di una legge di respiro nazionale che assumesse il valore centrale della tutela, della valorizzazione, della promozione e del rilancio dei centri storici.
Siamo, quindi, di fronte ad un lavoro intenso e voglio ringraziare in maniera particolare il relatore Bocci, il quale ha svolto un'opera molto attenta per ricomporre in una sintesi complessiva le diverse sensibilità e le diverse posizioni, ma anche - e soprattutto - per assicurare, anche in questa legislatura, come accaduto nell'Assemblea di Montecitorio nella XIV legislatura, un consenso unitario di tutti i gruppi parlamentari.
Tale provvedimento - che verrà trasmesso al Senato, auspicandone una rapida e sollecita approvazione - a mio avviso si muove in una direzione che, per tanti versi, è innovativa. Infatti, rilancia i temi dei centri storici, ma non in modo indistinto, generico e approssimativo, né tanto meno soltanto richiamando una responsabilità e una grande scelta di politica generale dello Stato. Tale provvedimento, infatti, si muove in due direzioni qualificanti che, a mio avviso, devono essere adeguatamente sottolineate. In primo luogo, vuol canalizzare e destinare le risorse pubbliche soltanto a progetti di intervento integrati che vedano, quindi, assieme risorse pubbliche e capitali privati per il recupero e la riqualificazione non indistintamente dei centri storici dei nostri comuni, ma di zone specifiche ben individuatePag. 32e delimitate. Ciò, sulla base di un'adeguata motivazione legata al loro particolare pregio culturale, storico e architettonico all'interno del perimetro dei centri storici. Tale compito di delimitazione naturalmente rientra nella responsabilità e nella competenza di ciascun comune.
Di conseguenza, siamo di fronte ad un provvedimento che pone al centro dell'attenzione il recupero e la valorizzazione dei centri storici. Trattandosi di un valore centrale dal punto di vista culturale e civile, ma anche legislativo, politico e finanziario - così si ritiene -, occorrono sinergie e capacità di intervento sia del potere pubblico (con questa proposta di legge lo Stato dà un primo segnale importante ed è auspicabile che le regioni facciano altrettanto), sia degli operatori privati incentivati ad investire per il recupero e per la riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare.
L'incentivo per il privato si sviluppa in una duplice direzione: da un lato, il privato che investe per recuperare e riqualificare il proprio patrimonio sa che, in quel segmento e in quella parte specifica di centro storico, interverrà il potere pubblico, con proprie risorse, per migliorare lo stato delle infrastrutture e dei servizi, per la manutenzione di beni pubblici e per realizzare opere pubbliche. Dall'altro lato, i privati sono anche incentivati a intervenire, potendo ottenere agevolazioni fiscali, sul modello - che ha già dato vita a un'esperienza straordinariamente positiva in questi anni - delle detrazioni fiscali ai fini IRPEF del 36 per cento e dell'IVA agevolata al 10 per cento per le opere di riqualificazione degli immobili privati.
Proprio per dare un senso e un primo segnale importante in tale direzione, il provvedimento prevede anche un Fondo nazionale, per il quale esiste già una prima dotazione di 75 milioni di euro per il triennio 2007-2009, destinato ad andare a regime a partire dal 2010. Naturalmente, è stata sollevata anche in questa Assemblea l'obiezione dell'esiguità dei 75 milioni di euro rispetto alla vastità dei comuni destinatari. Sottolineo che questo deve essere un impegno per una scelta politica e legislativa ancora più forte per il Governo e il Parlamento, volta a destinare ulteriori e più consistenti risorse al fine di incrementare il fondo per il recupero e la valorizzazione dei centri storici.
Mi rendo conto che, rispetto alla scorsa legislatura, sono state operate modifiche - come l'incremento delle risorse, elevate ad una quota pari almeno al 50 per cento del Fondo, da destinare ai comuni fino, oggi, a quindicimila abitanti (nella precedente legislatura, infatti, la previsione riguardava i comuni fino a 5 mila abitanti) e l'elevazione fino a duecentomila del plafond del numero degli abitanti per gli altri comuni destinatari degli interventi - che costituiscono scelte che hanno allargato la platea dei destinatari. Sottolineo, però, che, poiché siamo di fronte a una grande scelta culturale, civile, politica e legislativa, la vastità dei comuni potenzialmente destinatari della legge deve essere invece un incentivo, uno stimolo e una motivazione forte per accrescere i finanziamenti e le risorse.
Concludo, sottolineando che abbiamo svolto un ottimo lavoro: tra l'altro, chi vi parla ha presentato, nella scorsa legislatura, una proposta di legge - ripresentata con il collega Foti in questa - nella convinzione che una legge di respiro nazionale per i centri storici sia un tassello di una politica generale più ampia e organica, ma fondamentale, dello Stato e del complesso dei pubblici poteri, anche in un rapporto sinergico e vero con le regioni e le autonomie locali: i centri storici - lo affermiamo spesso, ma dobbiamo esserne consapevoli, per farne oggetto di un grande, organico e solido impianto politico - sono una grande ricchezza del Paese, una risorsa straordinaria, meravigliosa, per tanti versi unica e irripetibile del «sistema Italia», su cui, però, occorre investire con decisione, chiamando a raccolta sia la capacità del potere pubblico di destinare risorse, sia i progetti e le risorse dei privati, sia la leva fiscale per progettazioni di grande respiro e di grande qualità.Pag. 33
Siamo di fronte, però, anche a un tassello di una politica più ampia: il recupero e la valorizzazione dei centri storici, dei borghi antichi, della piccola grande Italia, il rilancio e la promozione della qualità italiana e delle nostre produzioni (tipiche dell'esperienza artigianale enogastronomica), costituiscono tutti tasselli di una politica che sa puntare su un paese che c'è, vero e profondo, che vive nel cuore e nella coscienza dei nostri territori e delle nostre comunità, ma che ha bisogno anche di un'adeguata riflessione e di adeguate scelte nelle politiche dello Stato, delle regioni e delle autonomie locali.
Per tali motivazioni, esprimiamo un voto convinto a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente: non se ne dispiacciano i colleghi e, soprattutto, il collega de La Rosa nel Pugno Lello di Gioia, che è intervenuto con molta passione e molta convinzione sul provvedimento. Si tratta di una passione e di una convenzione che non mi riguardano: preannunzio, pertanto, la mia astensione dal voto sul provvedimento.
Credo, infatti, che il testo unificato delle proposte in esame presenti aspetti di ambiguità, poiché accomuna i centri storici dei piccoli comuni con quelli dei comuni fino a 200 mila abitanti; ciascuno infatti ha la propria storia: politicamente io sono cresciuto a livello locale, in compagnia di ambientalisti ed ecologisti di Italia Nostra, che mi insegnavano a guardare i centri storici non soltanto nella loro facciata, ma nel complesso del centro abitato.
Credo che dobbiamo intervenire sul complesso urbano dei centri storici, ma non si può fare ciò che, per esempio, è stato realizzato in provincia di Cuneo - dove io abito - a Grinzane Cavour, comune dove è sito un elemento tipico e caratteristico del nostro paesaggio, un bellissimo castelletto su una collina, per il quale è rimasta un'unica prospettiva per le foto. Il resto del paesaggio è occupato da capannoni industriali e cementificazione.
È tutto assolutamente regolare: esiste infatti il piano regolatore, «sviluppista», che ha ucciso il territorio e il paesaggio. Questo provvedimento, quindi, che contiene sicuramente obiettivi e finalità condivise, dispone, purtroppo, di poche risorse, ma anche di poca forza di indirizzo e di governo del territorio e di indicazione agli enti locali, che in molti casi non hanno avuto problemi di risorse, ma di utilizzo delle stesse.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Ricordo di aver visto una straordinaria operazione eseguita attraverso il progetto Urban nella città del collega Lello Di Gioia, dove una piazza del Settecento è stata totalmente distrutta da un intervento di cemento e di pietra realizzato con i soldi dell'Unione europea. Il problema, allora, non sono i soldi, ma le idee, gli obiettivi, gli indirizzi e i piani regolatori.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, intervengo per ringraziare non solo gli uffici, che hanno svolto, come sempre, un lavoro egregio, e il relatore, il collega Bocci, ma soprattutto i colleghi che hanno presentato le proposte di legge in esame, i colleghi Foti e Iannuzzi e gli altri firmatari.
Abbiamo cercato di compiere un lavoro comune nell'interesse del Paese. Colleghi, voglio essere franco: tutti sappiamo che questo testo è perfettibile, che si può farePag. 34di meglio, che si possono prevedere maggiori risorse, così come sappiamo che l'esame può arenarsi al Senato, come è accaduto in altre occasioni, anche per la legge sui piccoli comuni.
Noi, però, abbiamo fatto la nostra parte. Abbiamo cercato - lo hanno detto tanti colleghi - di lavorare nell'interesse dell'identità del presente, ma anche del futuro del nostro Paese, perché c'è molto di più di ciò che riguarda il restauro dei centri storici nell'idea d'Italia che emerge da questo testo di legge. In un giorno che è segnato alla scomparsa di un grande storico, Pietro Scoppola, che alcuni di noi hanno avuto l'onore di conoscere, vorrei ricordare le parole di un altro grande intellettuale e storico italiano, Carlo Maria Cipolla, che diceva che la missione dell'Italia è «(...) produrre all'ombra dei campanili cose che piacciono al mondo (...)». È a questa Italia che, oggi, la Camera dei deputati ha cercato di portare un contributo (Applausi).
(Correzioni di forma - A.C. 550-A ed abbinate)
GIANPIERO BOCCI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI, Relatore. A nome del Comitato dei nove, propongo all'Assemblea le seguenti correzioni di forma: all'articolo 1, comma 2, le parole: «con il decreto di cui al comma 5» sono sostituite dalle seguenti: «ai sensi del comma 5»; all'articolo 1, comma 3-bis, introdotto dall'emendamento Bonelli 1.21, dopo la parola: «pianificazione», è inserita la seguente: «urbanistica».
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 550 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Foti ed altri; Iannuzzi ed altri; Iannuzzi ed altri: Riqualificazione e recupero dei centri storici» (550-764-824-A):
Presenti 469
Votanti 463
Astenuti 6
Maggioranza 232
Hanno votato sì 463
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni)
Invito i colleghi a non allontanarsi dall'aula, poiché passeremo a trattare altri punti dell'ordine del giorno che prevedono votazioni.
Pag. 35