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Svolgimento di una interrogazione e di una interpellanza (ore 10,26).
(Iniziative in relazione alla vicenda della cessione da parte di un agente della polizia penitenziaria in servizio a Palermo del proprio telefono cellulare ad un detenuto - n. 3-00742)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Alberto Maritati, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassone n. 3-00742, concernente iniziative in relazione alla vicenda della cessione da parte di un agente della polizia penitenziaria in servizio a Palermo del proprio telefono cellulare ad un detenuto (Vedi l'allegato A - Interrogazione ed interpellanza sezione 1).
ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, cercherò di leggere con più calma e mi scuso con i deputati che hanno ascoltato la mia precedente relazione, che ho letto in quel modo perché pensavo di fare loro cosa gradita (Commenti del deputato Tassone).
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, per cortesia.
ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. L'interrogante chiede quali interventi intenda adottare il Ministro della giustizia nell'ambito della vicenda che ha portato all'arresto dell'assistente di polizia penitenziaria Trapani Giuseppe. Le notizie acquisite presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di questo Dicastero sono le seguenti. Nel corso delle indagini relative al procedimento penale n. 3446/02 del registro generale, in data 14 marzo 2007 è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone indagate per traffico di stupefacenti e corruzione.
Tra i destinatari del provvedimento cautelare, oltre a soggetti già in stato di detenzione presso la casa circondariale di Palermo «Pagliarelli» per associazione mafiosa, vi è stato anche l'assistente della polizia penitenziaria Trapani Giuseppe, che svolgeva servizio presso il suddetto carcere. È stato accertato, infatti, che tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2006, il Trapani, in cambio di denaro, ha introdotto all'interno della casa circondariale telefoni cellulari e schede telefoniche che sono stati utilizzati da detenuti legati all'organizzazione mafiosa e alla criminalitàPag. 13calabrese sia per comunicare indebitamente con le proprie famiglie, sia per organizzare delitti legati al traffico di sostanze stupefacenti.
Con una successiva nota del 7 settembre 2007, la Direzione distrettuale antimafia ha comunicato che le indagini sono ancora in corso e, pertanto, sono coperte da segreto istruttorio. Nei confronti del Trapani il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con decreto del 15 marzo 2007, ha disposto la sospensione dal servizio. Eventuali fatti nuovi potranno ovviamente essere accertati con il prosieguo delle investigazioni e con la conclusione delle indagini preliminari; di tutto ciò il Ministero si riserva di dare al Parlamento una pronta informazione, effettuando anche attraverso gli organi competenti, quella vigilanza che la delicatezza del caso certamente impone.
PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, fuori dal tempo che ho a disposizione per la replica, volevo chiederle scusa per prima, sono mortificato...
PRESIDENTE. Non si preoccupi, deputato Tassone, può succedere.
MARIO TASSONE. Volevo solo creare un clima agibile per il sottosegretario. Forse era compito suo, signor Presidente, e dunque ho invaso un terreno di competenza che non mi appartiene, ma l'ho fatto perché il collega Giachetti faceva riferimento ad altro, non al modo e alla celerità della risposta del rappresentante del Governo. Ritengo, invece, che in termini parlamentari certi aspetti vadano colti, altrimenti anche il nostro impegno in Aula diventa inutile, defatigante e irrisolvente. Signor sottosegretario, con il mio intervento intendevo far riferimento soprattutto ai contenuti, perché lei legge bene ed è una persona corretta. La devo ringraziare per la risposta che mi ha fornito, nella quale ha fatto riferimento ai fatti che riguardano Trapani, la vicenda del carcere di Palermo e della vendita del telefonino. Per la verità, questa storia fa seguito ad altre vicende; da ultimo a quella che mi sembra riguardi anche Madonia, relativa all'anello lasciato al detenuto che veniva dopo di lui in cella che è stato trovato intatto al posto dove era stato collocato. Ma il discorso è un altro ...
PRESIDENTE. Prego, deputato Tassone, prosegua.
MARIO TASSONE. Questa volta non è colpa sua, signor sottosegretario.
PRESIDENTE. Ero io che avevo bisogno di comunicare con il sottosegretario.
MARIO TASSONE. Va bene, signor Presidente, allora ci interrompiamo.
PRESIDENTE. Ha ragione. La prego, riprenda il filo del suo discorso.
MARIO TASSONE. Ho difficoltà a riprendere il filo del discorso perché ho difficoltà a parlare, comunque, cerco di proseguire. Signor sottosegretario, attraverso la mia interrogazione volevamo capire e comprendere quale sia il convincimento da parte del Governo sull'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Il problema non è, infatti, costituito dalla vicenda del telefonino che ha coinvolto Trapani, ma dalle questioni relative all'applicazione dell'articolo 41-bis, che prevede un regime di carcere duro di massima sicurezza, al di là delle polemiche che possiamo fare con gli Americani, che ovviamente hanno debordato, perché quanto è accaduto dimostra che non vi è alcuna tortura, anzi, tutt'altro! A tal proposito, non ho capito perché il Governo italiano non abbia fatto qualche rimostranza e, soprattutto, perché non abbia sollecitato un chiarimento attraverso l'ambasciata degli Stati Uniti in Italia (ma questo è un altro problema). Signor sottosegretario, ritengo che il vero problema sia quello dell'articolo 41-bis, sul quale si discute continuamente anche presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomenoPag. 14della criminalità organizzata mafiosa o similare. Non vi è dubbio che qualche modifica debba essere apportata alla disposizione richiamata, perché il carcere duro è previsto proprio per evitare o, almeno, smorzare il collegamento tra i detenuti e il mondo della criminalità che rimane fuori.
Si sta dimostrando, invece, che il collegamento continua e che anche chi è sottoposto al carcere di massima sicurezza certamente può impartire ordini. Questo è quanto riguarda il problema del telefonino: non volevo sapere se tale episodio si fosse ripetuto. Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché conosco la sua sensibilità, sperimentata più volte. Quando un parlamentare presenta un'interrogazione non vuole ricevere notizie sul telefonino, ovvero se si tratta di un modello della Nokia o di quello di un'altra marca, ma vuole capire come possano avvenire certe situazioni.
L'ultimo problema, signor Presidente è relativo all'articolo 41-bis, in quanto oggi si sta discutendo della proroga delle misure previste da tale articolo. Il problema, infatti, riguarda proprio la proroga o, meglio, a chi compete concederla: al giudice di sorveglianza del luogo in cui si è commesso l'atto più grave o al giudice di sorveglianza del luogo in cui si esegue la pena? Cosa c'entra, inoltre, il giudice di sorveglianza? Non vi deve essere un giudice - può essere la DNA - che abbia contezza sulla pericolosità, o sulla permanenza della pericolosità del detenuto? Ritengo che ciò rappresenti un grande quesito e un grande problema che richiama, certamente, la sicurezza delle carceri, dove, ovviamente, chi è detenuto, mafioso e indagato continua ancora a comandare e, soprattutto, a decidere e a sollecitare certe azioni anche attraverso - ciò dispiace moltissimo - la complicità degli agenti della polizia penitenziaria. Questo è il problema precedente che, oggi, sottopongo alla vostra attenzione. Non vi è dubbio che non è colpa di Tizio o di Caio, membri del Governo, infatti non sono così stupido e fazioso - chi mi conosce lo sa - ma direi che la responsabilità è del Governo.
Ritengo, inoltre, che si sta giungendo ad una situazione di gravità assoluta e ad un livello di guardia drammatico, dove, certamente, qualche attenzione e qualche consapevolezza in più vi dovrebbe essere. È necessario, quindi, capire se si può continuare così o se sia necessaria anche un'inversione di tendenza, con l'approvazione di nuove norme più appropriate, che siano, ovviamente, adeguate al processo di maturazione intervenuto in questo campo e, soprattutto, sulla base di elementi acquisiti. Stiamo preparando - mi riferisco anche alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare - una serie di proposte e di norme che saranno portate all'attenzione delle Assemblee parlamentari in questa legislatura o in un'altra e, comunque, nella continuità dell'istituto parlamentare, anche se, a volte, tale istituto, signor Presidente, non piace più a nessuno. Infatti, dai «banchi alti» delle istituzioni si fa riferimento alla paga dei parlamentari, proprio per svuotare sempre più la dignità e la funzione del Parlamento. Sono giunto in quest'aula di venerdì mattina, ad un'età non più giovane, proprio per svolgere il mio dovere di parlamentare, come se fossi alla mia prima legislatura, perché credo nel Parlamento, nella sua centralità e, soprattutto, negli atti di sindacato ispettivo, attraverso cui, certamente, si può costruire qualcosa. Infine, debbo ringraziare nuovamente, senza formalità e retorica, il sottosegretario per la sua disponibilità e, soprattutto, per la risposta fornita.
PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 11.
PRESIDENTE. La Presidenza si scusa con l'onorevole Turco ed è costretta a stigmatizzare il comportamento del Governo per i problemi organizzativi sorti,Pag. 15che hanno determinato un ritardo nello svolgimento dell'interpellanza all'ordine del giorno. Il sottosegretario Maritati è incolpevole e ci aiuterà a risolverli.
Abbiamo già rappresentato al Governo la nostra critica, esortandolo ad assicurare, come normalmente avviene, una tempestiva presenza dello stesso in Aula per rispondere agli atti di sindacato ispettivo.