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Seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività (A.C. 3178-A).
Nella seduta del 27 novembre 2007 il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 1.100, interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 2 a 37 e delle allegate tabelle del disegno di legge.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia)
VALDO SPINI (Misto-SocpC). Dichiara che la sua componente politica accorderà la fiducia al Governo per mero spirito di solidarietà, esprimendo tuttavia profonda delusione per un provvedimento che non reca specifiche norme a favore dei giovani. Auspica, quindi, la composizione di un Esecutivo più snello, in linea con quelli degli altri Paesi europei.
FRANCESCO NUCARA (Misto-RLR). Sottolineato che la posizione della questione di fiducia su un maxiemendamento che stravolge il testo elaborato dalla Commissione suggella una sconfitta dell'istituzione parlamentare e delle sue prerogative, dichiara che negherà la fiducia al Governo.
TEODORO BUONTEMPO (Misto-Destra). Nel ritenere che il comportamento del Governo calpesti le più elementari regole della democrazia, lo invita a dimettersi, anche alla luce delle misure recate dal provvedimento in esame, fortemente penalizzanti per i giovani e per le prospettive di sviluppo del Paese.
JOHANN GEORG WIDMANN (Misto-Min.ling.). Rilevato il carattere parziale del contenuto del Protocollo sul welfare, che avrebbe potuto costituire l'occasione per dar vita ad una compiuta riforma dello Stato sociale e del mercato del lavoro, giudica complessivamente condivisibile il testo del maxiemendamento presentato dal Governo. Dichiara, pertanto, che la sua componente politica accorderà la fiducia all'Esecutivo.
CARMELO LO MONTE (Misto-MpA). Stigmatizzato l'ennesimo ricorso alla questione di fiducia da parte del Governo su un provvedimento non connotato da un carattere di necessità e di urgenza, ritiene che l'abuso di tale strumento parlamentare, dettato da motivazioni interne alla stessa maggioranza, abbia umiliato e mortificato il lavoro svolto dalla Commissione di merito. Osservato che il disegno di legge in esame non affronta i reali problemi del Paese, segnatamente per quanto riguarda il Mezzogiorno, dichiara che la sua componente politica negherà la fiducia al Governo.
LUCIO BARANI (DCA-NPSI). Nel dichiarare il convinto voto contrario del suo gruppo sulla questione di fiducia, stigmatizza le divergenze esistenti all'interno della maggioranza e della compagine governativa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
LUCIO BARANI (DCA-NPSI). Ritiene, altresì, che l'innalzamento dell'età pensionabile, previsto nel provvedimento in esame, tra l'altro privo della necessaria copertura finanziaria, determinerà un consistente incremento della spesa pubblica.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI (Pop-Udeur). Sottolinea l'estrema importanza del provvedimento in esame, frutto di una notevole opera di concertazione con le parti sociali, il cui contenuto, tra l'altro, è stato approvato a grande maggioranza nella consultazione democratica svoltasi tra i lavoratori. Nell'ascrivere altresì alla proficua attività del suo gruppo la definizione delle disposizioni volte al ripristino del lavoro a chiamata, stigmatizza l'atteggiamento di alcune componenti della maggioranza, che ha reso necessario il ricorso alla questione di fiducia, al fine di evitare l'aumento esponenziale dei costi della riforma. Nel preannunziare, quindi, voto favorevole su un testo frutto di un compromesso politico, dichiara che il suo gruppo confermerà la fiducia al Governo.
TOMMASO PELLEGRINO (Verdi). Nel ricordare il proficuo lavoro svolto dalla XI Commissione, che ha consentito di apportare importanti miglioramenti al testo originario del provvedimento, esprime particolare apprezzamento per le disposizioni volte ad eliminare il cosiddetto scalone e a garantire una più efficace lotta al precariato. Dichiara, pertanto, che il suo gruppo confermerà la fiducia al Governo, ritenendo, comunque, opportuna una verifica tra le forze politiche che compongono la maggioranza, al fine di ribadirne la compattezza, segnatamente sulla materia oggetto del disegno di legge in esame.
MASSIMO DONADI (IdV). Nel sottolineare la straordinaria importanza del disegno di legge in esame, frutto di un'efficace opera di concertazione con le parti sociali, ratificata a grande maggioranza nella consultazione svoltasi tra i lavoratori, ritiene che il Governo e la maggioranza abbiano fatto tutto il possibile per apportare al testo gli opportuni miglioramenti, orientandoli a favore dei ceti più disagiati della popolazione. Richiama, quindi, gli aspetti maggiormente condivisibili delle misure recate dal provvedimento, tra cui l'abolizione del cosiddetto scalone, l'aumento delle indennità di disoccupazione e il riconoscimento dei lavori usuranti, che coniugano opportunamente equilibrio dei conti pubblici e diritti dei lavoratori. Dichiara, infine, il convinto voto favorevole del suo gruppo sulla questione di fiducia.
OLIVIERO DILIBERTO (Com.It). Nel sottolineare che l'accordo del 23 luglio scorso, pur vincolante per il Governo e le parti sociali, non impediva al Parlamento sovrano di apportarvi i miglioramenti ritenuti necessari per combattere la piaga sociale del lavoro precario e per soddisfare le legittime aspettative dei lavoratori addetti ad attività usuranti, giudica sbagliato l'atteggiamento assunto dal Governo, che si è dimostrato acquiescente nei confronti dei poteri forti ed ha consentito ad una componente minoritaria della maggioranza di esercitare un potere di interdizione, che rischia di divenire permanente. Nel dichiarare, quindi, che il suo gruppo confermerà lealmente la fiducia al Governo, manifesta grande delusione per la lacerazione consumatasi all'interno della maggioranza, che apre una fase politica nuova e ricca di incognite; preannunzia, infine, che i Comunisti italiani si riserveranno di valutare di volta in volta se le iniziative dell'Esecutivo rispondano all'esigenza prioritaria di garantire maggiori tutele ai ceti sociali più deboli.
ROBERTO VILLETTI (RosanelPugno). Nel dichiarare il voto favorevole del suo gruppo sulla questione di fiducia, giudicando apprezzabile, anche se migliorabile, il risultato ottenuto con il Protocollo sul welfare, constata, tuttavia, che le notevoli divisioni politiche emerse - che testimoniano indubbiamente la crisi del bipolarismo italiano - traggono origine dalla mancata difesa da parte dell'Esecutivo del testo riconducibile alle intese raggiunte con le parti sociali e dall'apertura a modifiche sostanziali. Auspica, pertanto, un'iniziativa del Presidente del Consiglio che produca la nascita di un nuovo Governo, con un nuovo programma effettivamente condiviso dalle forze politiche che in esso si riconoscono.
TITTI DI SALVO (SDpSE). Nel giudicare artificioso il tentativo di rappresentare Parlamento e parti sociali come termini di una contrapposizione improbabile, atteso che l'Esecutivo ha ritenuto di presentare al Parlamento un disegno di legge attuativo del Protocollo siglato il 23 luglio scorso, dichiara che il suo gruppo rinnoverà la fiducia al Governo ed esprimerà voto favorevole sul disegno di legge, al fine di impedire il brusco innalzamento dei requisiti per la pensione di anzianità, che conseguirebbe all'entrata in vigore, a partire dall'inizio del prossimo anno, delle relative disposizioni recate dalla cosiddetta riforma Maroni, pur ritenendo urgente un chiarimento nella maggioranza. Ritiene altresì che l'Esecutivo debba adoperarsi al fine di fornire risposte più adeguate ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione, di valorizzare il lavoro e la funzione sociale delle donne, nonché di addivenire ad una compiuta ed efficace disciplina in tema di conflitto di interessi.
LORENZO BODEGA (LNP). Stigmatizza il ricorso alla posizione della questione di fiducia da parte del Governo, che conferma il carattere schizofrenico dell'iter di un provvedimento segnato dai ricatti politici di talune forze che compongono la maggioranza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
LORENZO BODEGA (LNP). Rilevato che il Protocollo siglato il 23 luglio scorso rappresenta un umiliante compromesso al ribasso, la cui eventuale attuazione determinerà uno squilibrio ulteriore del sistema pensionistico, aumentandone i costi, dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo, lamentando tra l'altro che si è consumata una grave lesione delle prerogative parlamentari.
LUCA VOLONTÈ (UDC). Nel sottolineare che dagli interventi dei rappresentanti dei gruppi della maggioranza è emersa la realtà di una lacerazione all'interno della stessa, la cui gravità il Presidente del Consiglio si ostina a negare, ritiene che il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia, evidentemente imposto dalla necessità di comporre divergenze altrimenti insuperabili, altera l'equilibrio tra Esecutivo e Parlamento, le cui prerogative sono reiteratamente lese, e mina il principio della separazione dei poteri. Stigmatizza quindi l'incapacità del Governo di affrontare i reali problemi del Paese, tra i quali quelli della sicurezza dei cittadini e del futuro delle generazioni più giovani.
FRANCESCO GIORDANO (RC-SE). Dichiara che il suo gruppo concederà la fiducia al Governo, al fine di evitare l'introduzione del cosiddetto scalone previsto dalla riforma Maroni, nel rispetto di un vincolo sociale e non di un vincolo politico che si è dissolto allorché l'Esecutivo ha modificato il testo elaborato dalla Commissione, compiendo un gesto autoritario ed espressione di una cultura neocorporativa, che rappresenta uno smacco per la democrazia parlamentare. Nel lamentare, tra l'altro, la perdita di autonomia del Governo rispetto alla Confindustria, ritiene che si sia definitivamente chiusa una fase politica; chiede quindi formalmente che a gennaio si dia luogo ad una verifica politica e programmatica, nella quale siPag. VIaffrontino prioritariamente tematiche quali la lotta alla precarietà, il disarmo, la formazione e la ricerca.
IGNAZIO LA RUSSA (AN). Nel giudicare gravissime le dichiarazioni di esponenti della maggioranza, che denotano l'irreparabile scioglimento del vincolo politico tra le componenti della stessa, ritiene sia ancor più grave la risposta del Presidente del Consiglio, il quale, anziché assumersi le proprie responsabilità, ricorre per l'ennesima volta alla posizione della questione di fiducia, peraltro in assenza di un dibattito ostruzionistico, ledendo così il ruolo e le prerogative del Parlamento.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
IGNAZIO LA RUSSA (AN). Ricordato, infine, che il provvedimento in esame presenta evidenti profili di incostituzionalità, manifesta l'assoluto dissenso del suo gruppo sulla penalizzazione nei confronti delle Forze dell'ordine.
STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Nell'evidenziare che le modalità con le quali il Governo è giunto a porre la questione di fiducia su un testo che ratifica un accordo concluso al di fuori delle aule parlamentari, con ciò esautorando la Camera delle sue prerogative, sono emblematiche di una crisi ormai insanabile tra le forze politiche che compongono la maggioranza, giudica pericoloso per il Paese un provvedimento che rappresenta una controriforma a livello pensionistico, che aumenta la spesa pubblica, aggrava la pressione fiscale ed è carente, anche dal punto di vista della copertura finanziaria, sul piano delle misure a sostegno dell'occupazione femminile. Ricordata la campagna di delegittimazione della legge Biagi, di cui, ciò nonostante, viene riconfermato l'impianto senza risolvere le questioni del precariato e delle giovani generazioni, dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo.
PIERO FASSINO (PD-U). Ricorda i numerosi ed importanti risultati ottenuti dal Governo, in particolare grazie all'operato del Ministro Damiano, in materia di contrasto alla precarietà del lavoro, sulla base, peraltro, del programma sottoscritto dalle forze politiche di maggioranza; invita quindi ad un'attenta valutazione delle rilevanti misure contenute nel provvedimento in esame, con particolare riferimento alle disposizioni volte a contrastare la precarietà, a conferire stabilità al sistema previdenziale ed a sostenere l'occupazione femminile, nonché la competitività delle imprese secondo il metodo della ripresa della concertazione con le parti sociali, in una evidente fase di rilancio dell'economia italiana.
SALVATORE CANNAVÒ (RC-SE). Nel reputare il provvedimento in esame uno schiaffo al Parlamento e alla maggioranza stessa, che impone una logica neocorporativa umiliando i gruppi parlamentari, dichiara senza remore il suo voto contrario.
MARIO PEPE (FI). Nel dichiarare che negherà la fiducia al Governo, auspica che si giunga al più presto a nuove elezioni politiche.
GIANNI PAGLIARINI (Com.It). Ritiene che il ricorso alla questione di fiducia abbia vanificato il rilevante lavoro di sintesi svolto presso la Commissione di merito. Dichiara, pertanto, che voterà la fiducia al Governo per senso di responsabilità, annunziando tuttavia le proprie dimissioni dalla carica di presidente della Commissione lavoro.
GIAN LUIGI PEGOLO (RC-SE). Dichiara voto favorevole sulla questione di fiducia per disciplina di gruppo, sottolineando la gravità del comportamento del Governo, che ha vanificato i miglioramenti apportati dalla Commissione al disegno di legge in esame e che determina il conseguente venir meno delle condizioni per la presenza della sinistra nell'Esecutivo. Esprime infine solidarietà al deputato Pagliarini.
Pag. VIISIMONE BALDELLI (FI). Esprime solidarietà al deputato Pagliarini, che ha compiuto un gesto di grande dignità politica. Dichiara quindi che negherà la fiducia al Governo, invitando il Presidente del Consiglio a rassegnare le dimissioni.
La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 19,05.
PRESIDENTE. Indice la votazione per appello nominale sull'emendamento 1.100 del Governo, sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 2 a 37 e delle allegate tabelle del disegno di legge, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, l'Esecutivo ha posto la questione di fiducia.
(Segue la votazione).
Comunica il risultato della votazione:
Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno risposto sì 326
Hanno risposto no 238
(La Camera approva).
Avverte che si intendono conseguentemente precluse le restanti proposte emendative.
Rinvia il seguito del dibattito alla seduta di domani.