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Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (A.C. 3256-A); S. 1818 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-A) (Approvati dal Senato); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-bis); Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-ter) (ore 15,15).
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 3256-A e A.C. 3257-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sul disegno di legge n. 3256, onorevole Ventura, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 3256. Signor Presidente, anche quest'anno si sono manifestati i consueti problemi di funzionamento della legge finanziaria, che portano a concentrare verso questo strumento un'enorme quantità di questioni.
Il lavoro di approfondimento compiuto nell'ultimo anno ha mostrato chiaramente che non è sufficiente applicare rigorosamente le norme esistenti né riformare le procedure parlamentari: occorre, a mio avviso, ristrutturare e decentrare con decisionePag. 5i contenuti della legge finanziaria verso il bilancio e verso altri strumenti, definendo in via strutturale le responsabilità da distribuire verso le regioni e le autonomie territoriali.
In un contesto che resta estremamente difficile, desidero rivendicare con orgoglio il lavoro svolto in Commissione bilancio, sia per quanto riguarda lo sforzo compiuto per condurre un esame il più possibile mirato e politicamente compiuto sul testo del disegno di legge finanziaria, sia per quanto concerne i risultati che sono stati ottenuti. L'intento che ha accomunato tanto la maggioranza quanto l'opposizione è che occorreva fare tutto il possibile per evitare di ripetere le esperienze degli ultimi anni, quando alla Commissione bilancio non è stato sempre possibile costruire un testo sul quale basare la discussione in Assemblea. Tutti hanno accettato di concorrere a questo obiettivo nel comune interesse del Parlamento. I comportamenti assunti si sono ispirati ad un forte senso di responsabilità: non sul piano del merito, ove il confronto è stato assai acceso e sostanziale, ma su quello del metodo di lavoro. Le due parti hanno evitato di utilizzare le procedure per impedirsi vicendevolmente di svolgere il ruolo di ciascuna, ed hanno condiviso un obiettivo di natura puramente istituzionale, a prescindere dai vivissimi contrasti di merito: la maggioranza ha cercato di arrivare ad una sintesi accettabile delle diverse istanze presenti al suo interno, con un confronto senza preclusioni pregiudiziali sulle proposte avanzate dall'opposizione; quest'ultima ha accettato la prova di un confronto nel merito, rinunciando ad una strategia di blocco dei lavori.
Fin qui, le intenzioni. I giudizi su quanto è avvenuto saranno certamente diversi: l'opposizione non mancherà di rivolgere critiche alla maggioranza, in parte anche fondate se si considera che - come sempre accade - taluni passaggi sono stati contrassegnati da diverse valutazioni interpretative non solo del Regolamento ma anche dei tempi da utilizzare.
D'altra parte, è altrettanto vero che l'opposizione si è mossa per lo più su singoli temi, senza contrapporre una chiara politica alternativa. Ma nella critica reciproca vi è il maggior vantaggio del metodo decisionale del Parlamento: un confronto anche duro e polemico sulle diverse posizioni nella più ampia trasparenza, in modo che i cittadini possano essere informati e posti in condizione di giudicare. Rivendicare ed esercitare il metodo della trasparenza e dell'aperto confronto è la migliore risposta alle critiche, spesso scomposte e strumentali, che negli ultimi mesi sono state rivolte al Parlamento. La trasparenza consente di vedere il lavoro serio e sostanziale che è stato svolto in Commissione sul testo del disegno di legge finanziaria, sia sul piano delle modifiche introdotte, sia su quello della critica al testo svolta dalle opposizioni.
Tutto ciò può dimostrare concretamente all'opinione pubblica l'irrinunciabilità della funzione del Parlamento in procedimenti tanto complessi. Il Parlamento offre sul merito delle singole questioni una stanza di compensazione trasparente ed aperta al confronto fra interessi ed esigenze divergenti: in tal modo, esso dimostra di non essere soltanto un canale per rappresentare esigenze, ma anche un attore imprescindibile nel processo decisionale, in una funzione complementare con il Governo. Il lavoro della maggioranza, infatti, non si contrappone al Governo, ma in certo senso ne arricchisce la proposta: come nei fatti è avvenuto, dal momento che le proposte della maggioranza sono nate da un positivo e costante dialogo con il Governo.
I termini fondamentali della proposta del Governo sono rimasti ben fermi, semmai si sono in più punti rafforzati. Il Parlamento è riuscito a dar seguito a ulteriori esigenze molto spesso espresse dallo stesso Governo.
A questo fine è fondamentale il lavoro in Commissione: in effetti, solo in Commissione è possibile approfondire e concentrarsi sui punti politicamente rilevantiPag. 6rimasti aperti a possibili sviluppi, correlando le diverse questioni e sciogliendo i diversi nodi in una visione unitaria, senza disperdersi nell'esame sistematico dell'enorme quantità degli emendamenti presentati. Tutto ciò mantenendo ferme le compatibilità e le coerenze di ordine finanziario e normativo.
L'esame in Commissione - soprattutto nel caso di un provvedimento così denso come il disegno di legge finanziaria - deve quindi necessariamente seguire procedure riassuntive, come del resto prescrive il Regolamento, purché sia chiaro il contenuto delle proposte da votare.
Ho voluto svolgere tale premessa - signor Presidente e colleghi - per un motivo molto semplice, relativo al fatto che il lavoro che si è svolto nel corso di queste giornate in Commissione non è stato rituale, bensì è stato molto impegnativo ed ha comportato uno sforzo anche notevole. Il punto rilevante, però, è che si è giunti ad una conclusione che consente all'Assemblea di poter lavorare su un testo licenziato dalla Commissione bilancio.
Che cosa abbiamo cercato di affrontare? È, al riguardo, del tutto evidente che, essendo il disegno di legge finanziaria in seconda lettura, siamo intervenuti su parti in ordine alle quali abbiamo ritenuto fosse necessario un miglioramento, introducendo novità e presentando, quindi, una manovra che, in termini generali fosse in grado di rispondere a istanze sollevate da vari settori della società.
Rimane fermo ovviamente un punto che è stato lungamente dibattuto al Senato, quello cioè della compatibilità dei saldi, dei grandi orientamenti relativi all'obiettivo prioritario di intervenire sull'indebitamento netto, della riduzione del debito pubblico (sforzo incessante di questo Governo che non dobbiamo dimenticare). Quando discutiamo di legge finanziaria di solito questi grandi obiettivi sembrano messi da parte, ma dobbiamo ricordarci ovviamente che rimane prioritario per il nostro Paese andare ad una diminuzione - la più rapida possibile - del debito pubblico.
Il Ministro dell'economia e delle finanze oggi presente ha ricordato più volte che questo è uno degli aspetti strutturali, come sappiamo, che più incide e frena lo sviluppo del Paese (si pensi alla rilevanza degli interessi di servizio al debito che il nostro Paese è chiamato ogni anno a versare, sottraendo risorse preziose a politiche di sviluppo e di abbassamento della pressione fiscale).
In questo quadro di chiarezza per quanto riguarda gli obiettivi di fondo da perseguire, abbiamo cercato di dare risposte su alcune questioni che a me sembrano sicuramente rilevanti. Uno dei pilastri del disegno di legge finanziaria al nostro esame è sicuramente rappresentato dal modo in cui viene ridisegnata tutta la parte relativa alla tassazione del reddito d'impresa.
Voglio ricordare che le novità più rilevanti riguardano la riduzione dell'aliquota IRES dal 33 al 27,5 e la riduzione dell'aliquota IRAP dal 4,25 al 3,9.
Nel corso della lettura di questa parte nella V Commissione bilancio siamo intervenuti su questioni non trascurabili che hanno affinato la proposta iniziale. Ricordo soltanto il meccanismo di calcolo degli interessi passivi deducibili, nonché le questioni relative all'ammortamento anticipato e all'incentivazione per i processi di aggregazione aziendale. Più in generale, si è cercato di fornire una risposta alle esigenze delle aziende più fragili che ritenevano di essere penalizzate, pur in un quadro di miglioramento sostanziale e generalizzato per il mondo dell'impresa, determinando alcuni cambiamenti che hanno comportato la previsione di una serie di garanzie in quella direzione.
Inoltre, voglio ricordare la semplificazione delle regole fiscali per le imprese, ossia un nuovo meccanismo che coinvolgerà un milione di imprenditori minimi e marginali e che riguarda la «forfettizzazione», nonché l'affinamento di politiche per la lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. Questo è il primo settore, detto inPag. 7modo molto sintetico, degli interventi contenuti nel disegno di legge finanziaria che si sono operati.
Siamo poi intervenuti su un secondo aspetto, quello relativo alle autonomie territoriali, con la consapevolezza che si è prodotta una grande novità: mi riferisco alla drastica riduzione dell'ICI sulla prima casa, con riguardo alla quale si è poi previsto un meccanismo equilibrato di forme di garanzia e di tempistica in ordine alla restituzione di tali somme verso gli enti locali, perché su tale aspetto era acuta la preoccupazione per la liquidità disponibile e per le politiche degli enti locali.
Inoltre, si sono introdotte delle misure che dovrebbero servire ad intervenire in modo efficace per il ripristino funzionale degli edifici situati nei centri storici; si è previsto un piano unitario di valorizzazione dei beni immobili pubblici e si sono, in qualche modo, affrontate le questioni affinché il patto di stabilità consenta e mantenga per gli enti locali sia la flessibilità sia la possibilità di intervento, uscendo da una situazione di rigidità troppo marcata. In tale ambito, colleghi - chiederò poi l'autorizzazione al Presidente per consegnare il testo scritto che ora riassumo in modo molto sommario - si è proceduto alla rivisitazione della parte concernente le comunità montane, ribadendo l'obiettivo, posto dal Governo, del taglio delle spese previste e consegnando ad una dinamica dei rapporti, in uno spirito che ritengo realmente federalista, l'obiettivo di ridisegnare il complesso, sul piano territoriale, degli strumenti attribuiti alle regioni, poiché norme troppo rigide, varate dal centro, rischiano di non cogliere bene quell'articolazione e quelle diversità che caratterizzano le nostre regioni, fatto salvo - ovviamente - il principio dell'abbattimento della spesa e pertanto confermando il taglio delle spese.
In questo ambito, abbiamo precisato e confermato la riduzione del numero degli assessori delle giunte, stabilendo chiaramente che ciò varrà dopo l'insediamento delle nuove amministrazioni e dei nuovi consigli. Inoltre, abbiamo anche introdotto, per quanto riguarda le circoscrizioni, una differenziazione concernente le città con un certo numero di abitanti, anche con riferimento a ciò che è stato segnalato più volte riguardo all'aspettativa dei presidenti delle municipalità o dei consigli circoscrizionali.
Abbiamo introdotto una riduzione del numero dei componenti dei consigli di amministrazione e degli organi esecutivi dei consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario, ovvero la soppressione dei medesimi consorzi, attraverso un processo anche in questo caso affidato alle autonomie regionali. Quindi, è un meccanismo che, in qualche modo, tende a cogliere le diversità nell'articolazione regionale.
Uno dei punti più significativi ed innovativi riguarda l'intervento compiuto in direzione della sicurezza e delle forze armate. Abbiamo prodotto uno sforzo significativo, destinando a tale settore più risorse per oltre 200 milioni di euro. Queste riguardano il rinnovamento dei mezzi e del personale ed il ripristino degli straordinari. In tale ambito, abbiamo risolto le problematiche sollevate dai vigili del fuoco, anche in questo caso in termini di stabilizzazione e di nuovi mezzi.
Credo che, sull'aspetto della sicurezza, abbiamo fornito, cogliendo un aspetto centrale nella sensibilità dei nostri cittadini, una risposta non tradizionale che mostra la volontà di rispondere in termini eccezionali ad una sensazione che nella società - e soprattutto in alcune parti del territorio - ha preso campo. È del tutto evidente che su questo punto vi è un problema ed il Ministro lo ha sollevato più volte. In termini assoluti, ad esempio con riferimento agli addetti alle forze dell'ordine, vi è un numero di personale addetto a servizi di ordine e di sicurezza sicuramente superiore a quello di altri Paesi europei, come la Gran Bretagna e la Francia.
In questo campo pesa ovviamente il carico anche di funzioni amministrative: vi sono più amministrazioni e, quindi, siPag. 8impone un certo compito di razionalizzazione. Sono necessarie tempistiche più precise per evitare sovrapposizioni esistenti tra i vari settori che si occupano di politiche di ordine e di sicurezza. Infatti, tale razionalizzazione non è soltanto un fatto di risparmio, ma di efficacia nel presidio del territorio. Nonostante ciò, in questa fase abbiamo ritenuto di produrre uno sforzo estremamente importante.
A tal proposito, vorrei infine ricordare - nella relazione ovviamente vi sono tutti i dati - che all'articolo 41-bis si è prevista l'istituzione del Fondo per la legalità, al fine di finanziare progetti di potenziamento delle risorse strumentali delle forze di polizia e il risanamento dei quartieri urbani degradati e la diffusione della cultura della legalità.
Vorrei sottolineare un aspetto lungamente dibattuto e credo al riguardo che tutta la Commissione si possa considerare davvero soddisfatta per aver individuato una soluzione complessiva al problema: siamo riusciti ad introdurre l'equiparazione delle vittime del terrorismo, della mafia e del dovere. Vale a dire abbiamo risolto un problema di palese ingiustizia e posto sullo stesso piano tali vittime, seppure con una strumentazione diversa. Abbiamo fornito risposte a tutti quei cittadini che sono stati colpiti duramente per fatti di criminalità organizzata o per lo stragismo, nonché a coloro che sono caduti nell'esercizio del dovere. Si tratta di una questione, mi sembra, importante e rilevante. Anche in questo caso sono stati destinati fondi non trascurabili.
L'altro grande capitolo sul quale siamo intervenuti riguarda l'energia, il clima e l'ambiente. Sono state previste ulteriori misure per favorire il consumo di risorse non inquinanti, o perlomeno in grado di abbattere le fonti di maggiore inquinamento; un fondo per il risparmio e l'efficienza energetica; misure per il contenimento delle emissioni di CO2; l'istituzione del fondo per la piattaforma italiana per lo sviluppo dell'idrogeno. Anche questo aspetto mi sembra di un certo significato e di una certa importanza. Vorrei anche ricordare che si è proceduto ad istituire un fondo per la ristrutturazione delle reti idriche; si tratta di una questione non trascurabile che abbiamo discusso più volte. In un Paese in cui si parla di risparmio dell'acqua (e in cui, come abbiamo detto altre volte, qualcuno ci dice anche quante docce possiamo fare in una settimana) e dove il 50 per cento dell'acqua si disperde in una rete idrica ormai ridotta del tutto ad un colabrodo, l'aver istituito un fondo per la ristrutturazione della rete idrica mi sembra estremamente importante. È istituito un fondo per la potabilizzazione, microfiltrazione e dolcificazione delle acque di rubinetto. Abbiamo cercato quindi di dare una risposta anche a problematiche e a temi sicuramente significativi.
Infrastrutture e mobilità hanno costituito un altro punto di discussione molto impegnativo. Sono previsti interventi infrastrutturali in molte realtà; soprattutto credo possiamo essere soddisfatti di aver trovato quelle risorse, 104 milioni di euro per il 2008, per il finanziamento dei servizi pubblici ferroviari, in sostanza per mantenere l'orario ferroviario. Infatti, avevamo assistito alla discussione sul rischio che venisse modificato l'orario ferroviario. Si tratta di un punto che siamo riusciti a risolvere: mi riferisco al rapporto con il Governo nella convenzione con Trenitalia. Il capitolo delle ferrovie meriterebbe un approfondimento ben più ampio e non in questa sede; mi riferisco al contratto di servizio, che dovrà essere firmato con Trenitalia, comprendente un piano industriale estremamente impegnativo e sul quale credo che anche il Parlamento dovrebbe ragionare e riflettere meglio.
Infine, sul punto delle infrastrutture e della mobilità il Governo ha compiuto una scelta estremamente importante: mettere finalmente a regime e togliere dal campo la questione del trasporto pubblico locale. Non si dibatterà più questo argomento nelle prossime leggi finanziarie, perché, entrando a regime in uno schema federalista, la questione del trasporto pubblico locale non sarà più oggetto ogni anno diPag. 9contrattazione quanto alle risorse da investire e da impegnare, perché avrà un canale strutturale definito che porterà ad una situazione, da questo punto di vista, di assoluta tranquillità.
Ovviamente, onorevoli colleghi, vi è tutta una serie di misure previste in ordine ai trasporti: chi avrà pazienza, potrà leggerle nella relazione scritta.
Altro tema estremamente significativo introdotto dalla Commissione riguarda le modifiche alla class action: rispetto al testo formulato dal Senato sono stati individuati alcuni filtri in grado di rendere tale strumento più efficace e veramente praticabile in termini di garanzia dei nostri cittadini consumatori.
Un altro tema, estremamente significativo, sul quale è intervenuta la Commissione, riguarda le tematiche del lavoro. Partiamo da una constatazione ormai riconosciuta da tutti (dal Governo, dal Governatore della Banca d'Italia e da quanti si occupano di tali questioni): i salari in Italia sono troppo bassi; sono i più bassi fra quelli dei grandi Paesi europei. Il problema dei salari nel dibattito sviluppatosi in Commissione (sicuramente non solo in quella sede) è una delle questioni centrali, non solo per un fatto di giustizia (anzi, in primo luogo per un problema di giustizia, dal punto di vista distributivo e sociale), ma anche dal punto di vista dell'alimentazione del nostro modello di sviluppo interno. Modificando il comma 4 dell'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, abbiamo previsto l'istituzione di un fondo che dovrà essere alimentato da risorse che si renderanno disponibili, al fine di iniziare ad effettuare, già dal 2008, un significativo intervento in ordine alla detassazione dei redditi da lavoro dipendente. Abbiamo voluto sottolineare la questione dei redditi da lavoro dipendente, senza introdurre - come prevedevano alcuni emendamenti - altre categorie di cittadini che sicuramente ne avrebbero bisogno e che sarebbe giusto comprendere, per dare un segnale preciso che il mondo del lavoro dipendente dovrà tornare ad essere centrale nelle nostre politiche e nelle politiche del Governo.
Siamo intervenuti sul TFR, prevedendo anche a tale riguardo una diminuzione del prelievo: questa norma entrerà in vigore dall'aprile del prossimo anno. Abbiamo deciso di effettuare tale intervento dopo l'innalzamento dell'aliquota - se non ricordo male - dal 18 al 23 per cento nel 2003, offrendo anche in questa direzione un segnale che mi sembra di assoluto rilievo.
Sono state risolte, inoltre, questioni annose, come quella riguardante i lavoratori socialmente utili. Anch'esse si trascinano da lungo tempo: forse è il momento di chiudere definitivamente le vicende annose che riguardano alcune grandi città del Mezzogiorno.
Riassumo rapidamente le ultime tre questioni: siamo intervenuti sul problema delle pari opportunità con provvedimenti sul bilancio di genere e sulle statistiche di genere. Si è stabilito di effettuare, per l'anno 2008, una sperimentazione del bilancio di genere per quattro amministrazioni statali: il Ministero della salute, il Ministero della pubblica istruzione, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e il Ministero dell'università e della ricerca.
Abbiamo risolto le problematiche concernenti la protezione civile e le calamità naturali, anche essi temi che riscontriamo in ogni legge finanziaria. Sono stati destinati 100 milioni di euro all'acquisto di nuovi mezzi aerei per il contrasto agli incendi, che stanno diventando un fatto strutturale e sicuramente non episodico e occasionale, in risposta a sollecitazioni della protezione civile, anche in questo caso per rispondere efficacemente con un'azione di contrasto su emergenze che si presentano ripetutamente. In questo campo, sono previsti finanziamenti per le aree colpite da terremoti e alluvioni, che spero non si producano ogni anno. Mi auguro, inoltre, che si ponga la parola «fine» ai «terremoti interminabili», ossia agli interventi da parte dello Stato, che si ripetono ogni anno, per terremoti molto datati nel tempo.
Per quanto riguarda le famiglie, abbiamo prodotto uno degli sforzi più significativi.Pag. 10Alle famiglie numerose, con almeno quattro figli a carico, viene riconosciuta un'ulteriore detrazione, pari a 1.200 euro annui, che mi sembra un fatto importante e significativo. A ciò si aggiungono stanziamenti per il finanziamento del piano straordinario dei servizi socio-educativi e per la realizzazione di strutture per la prima infanzia.
Dal punto di vista dei consumi e dei consumatori, è molto importante la sterilizzazione delle maggiori entrate derivanti dall'IVA conseguenti all'aumento del prezzo del petrolio: vi sarà, infatti, una sterilizzazione delle accise. È prevista l'istituzione del Garante per la sorveglianza sui prezzi, ossia del cosiddetto «mister prezzi» di cui tutti parlano, nonché di un fondo di solidarietà, con una dotazione di 10 milioni di euro, per i mutui per l'acquisto della prima casa.
Sono state anche introdotte misure per favorire lo sviluppo e la competitività del mercato finanziario e facilitare la circolazione dei mutui ipotecari. Si rafforza il dispositivo previsto dal decreto-legge n. 7 del 2007, escludendo penali e oneri di qualsiasi natura a carico del cliente in caso di surrogazione che comporti il trasferimento del mutuo alle condizioni stipulate tra il cliente e la banca subentrante.
Si tratta, quindi, di un complesso di misure che mi portano ad affermare che l'esame in seconda lettura del provvedimento è stato molto impegnativo. Nel testo sono state introdotte novità significative in una situazione di coperture certe - è del tutto evidente che, comunque, non potrebbe essere altrimenti - e in un quadro che ha portato, attraverso il dibattito in Commissione, a trovare la strada non solo per ottenere tali coperture certe, in un dialogo costante con il Governo, ma per rispondere a questioni essenziali, sollevate non da qualche settore, ma in generale da ampi settori della nostra società.
Credo sia stato svolto un buon lavoro, ma questo dovranno dirlo soprattutto i cittadini, quando ne vedranno gli effetti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore sul disegno di legge n. 3257 e relative note di variazioni, onorevole Andrea Ricci, ha facoltà di svolgere la relazione.
ANDREA RICCI, Relatore sul disegno di legge n. 3257 e relative note di variazioni. Signor Presidente, il disegno di legge n. 3257, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010», contiene importanti e significative novità rispetto agli anni precedenti. Con esso trova attuazione il processo di profonda revisione in senso funzionale del sistema di classificazione del bilancio dello Stato, volta a chiarire meglio la relazione tra l'insieme complessivo delle risorse disponibili e le specifiche finalità pubbliche perseguite.
La nuova classificazione del bilancio dello Stato rappresenta il primo risultato concreto dell'ampio dibattito, svoltosi nel corso del 2007, sulla riforma degli strumenti e delle procedure di bilancio. Tale dibattito, mosso da esigenze di maggiore trasparenza nella definizione dei conti pubblici, al fine di consentire un più consapevole processo decisionale nel reperimento e nell'allocazione delle risorse, ha coinvolto in una proficua relazione il Governo - attraverso l'azione del Ministero dell'economia e delle finanze e della Ragioneria generale dello Stato - e il Parlamento, grazie all'impegno delle Presidenze di Camera e Senato e delle rispettive Commissioni bilancio.
Naturalmente, tale processo riformatore è soltanto agli inizi e dovrà proseguire speditamente anche nel corso dei prossimi anni, sia sul fronte formale di un'ulteriore messa a punto delle procedure di formazionePag. 11del bilancio dello Stato, sia sul fronte sostanziale di un'ampia ricognizione e di una progressiva eliminazione delle incrostazioni accumulatesi nel corso degli anni, che rendono ancora troppo rigido il meccanismo di reperimento e di allocazione delle risorse.
Decisivi, a tale scopo, risultano essere i lavori della commissione tecnica per la finanza pubblica, istituita presso il Ministero dell'economia e delle finanze, e del Comitato permanente per il monitoraggio della finanza pubblica, costituito nell'ambito delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, nell'individuazione dei criteri e degli indirizzi attraverso i quali il Governo e il Parlamento possano procedere al necessario sfoltimento dell'enorme quantità di autorizzazioni legislative di spesa esistenti, residuo di decenni di attività parlamentare.
Questa azione, resa oggi più agevole dal nuovo sistema di classificazione funzionale, consentirà di superare la tradizionale logica incrementale, fondata sul rifinanziamento automatico delle politiche di spesa esistenti, senza porre attenzione alla loro qualità ed efficacia, e di restituire così all'azione pubblica quel dinamismo riformatore necessario per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese. Il superamento della logica incrementale fornirà inoltre nuovi stimoli e nuovi vincoli per avviare la necessaria modernizzazione delle strutture burocratiche della pubblica amministrazione, rompendo resistenze ed equilibri consolidati, i quali rappresentano un fattore non secondario di conservazione e di autoriproduzione di assetti di potere collocati al di fuori o a latere del processo di legittimazione democratico.
L'ampliamento dei margini di flessibilità nella formazione del bilancio dello Stato è dunque un presupposto fondamentale per conseguire una pluralità di obiettivi, relativi sia all'efficacia della politica economica, sia al pieno esercizio delle potestà e prerogative parlamentari. In tal modo, si potrà inoltre riportare la legge finanziaria alle sue originarie finalità di definizione degli obiettivi di finanza pubblica e di determinazione delle grandi scelte di politica macroeconomica, restituendo razionalità e trasparenza al processo legislativo.
Accanto a tali attività di bonifica e di snellimento, formali e sostanziali, appare altresì necessario rafforzare gli strumenti informativi e conoscitivi che stanno a monte delle scelte di formazione di bilancio. Oggi tali strumenti sono prevalentemente orientati in senso finanziario e contabile, mentre risultano carenti nel fornire informazioni sull'impatto sociale delle scelte di bilancio.
L'analisi puramente contabile e finanziaria del bilancio dello Stato si presenta come neutrale rispetto alla distribuzione sociale, territoriale e di genere derivante dal processo di reperimento e allocazione delle risorse pubbliche, e ciò impedisce al decisore di avere piena consapevolezza degli effetti reali delle proprie scelte. Strumenti innovativi già in via di sperimentazione in ambito internazionale, come il bilancio occupazionale, il bilancio ambientale e il bilancio di genere, dovrebbero gradualmente essere introdotti anche nel nostro ordinamento, al fine di migliorare la qualità e l'efficacia degli strumenti di politica economica e sociale a disposizione del legislatore.
Venendo a descrivere sinteticamente la nuova classificazione funzionale del bilancio, occorre innanzitutto rilevare che essa è avvenuta a legislazione vigente, poiché continua a basarsi sempre sulla legge n. 468 del 1978, come modificata dalla legge di riforma n. 94 del 1997. Tuttavia, l'impostazione precedente risulta capovolta, passando da uno schema basato sulle amministrazioni e sui sottostanti centri di responsabilità che gestiscono le risorse ad uno schema che pone al centro le funzioni da svolgere, individuando con le missioni le grandi finalità di lungo periodo della spesa pubblica e con i sottostanti programmi le modalità attraverso cui esse si realizzano concretamente nel breve e medio periodo. Le 34 missioni individuano, dunque, gli obiettivi strategici delle politiche di spesa, ed esse non corrispondono agli stati di previsione dei Ministeri,Pag. 12in quanto vi sono numerosi Ministeri che partecipano a più di una missione istituzionale.
In questa nuova classificazione permane una criticità, derivante dall'esistenza di due missioni trasversali, Fondi da ripartire e Servizi istituzionali e generali, che assorbono poco meno del 5 per cento della spesa complessiva presente in tutti i Ministeri, la cui ripartizione in specifici programmi è affidata a successivi atti di gestione. Come è emerso nel corso del dibattito parlamentare, occorre in prospettiva valutare l'opportunità di ripartire le relative risorse delle due missioni trasversali nell'ambito dei singoli programmi, in modo da ridurre i margini di discrezionalità sottratti all'esame parlamentare.
Dall'esame del bilancio, integrato con la Seconda nota di variazioni approvata dal Senato, emerge come le percentuali maggiori della spesa statale siano destinate alle relazioni con le autonomie locali (23,55 per cento), agli oneri per il debito pubblico (16,33 per cento), alle politiche previdenziali (14,31 per cento), all'istruzione (8,68 per cento), alle relazioni internazionali e di cooperazione (5,68 per cento) e ai diritti sociali (5,6 per cento). A fronte della rilevanza dei temi, emerge invece la limitatezza delle risorse destinate, ad esempio, alla ricerca e innovazione (0,85 per cento), alle politiche del lavoro (0,76 per cento), allo sviluppo sostenibile (0,35 per cento) e alla diversificazione delle risorse energetiche (appena lo 0,01 per cento).
Al di sotto delle missioni vi sono i 167 programmi di spesa, a loro volta frazionati in macroaggregati, che evidenziano le diverse tipologie di spesa attribuibili a ciascun programma e che costituiscono le unità fondamentali di voto nell'esame parlamentare. In tal modo, le unità di voto per il 2008 hanno visto una sensibile riduzione rispetto al 2007, passando da 1716 a 714. Infatti, con la nuova classificazione, l'esame parlamentare si colloca al terzo livello di aggregazione e non più, come in passato, al quarto livello, quello dei capitoli di spesa. Tale riduzione delle unità di voto può rendere più agevole il controllo parlamentare sulla allocazione delle risorse, evitando la complicazione derivante da un'eccessiva frantumazione delle voci di spesa, e nel contempo può accrescere la flessibilità gestionale.
Tuttavia, affinché ciò possa effettivamente verificarsi, occorre ridurre al minimo necessario gli oneri giuridicamente obbligatori, derivanti da precedenti vincoli legislativi di spesa, che attualmente pesano per il 93,76 per cento della spesa complessiva e che appaiono eccessivi, in particolare per le spese in conto capitale.
È inoltre auspicabile, in futuro, giungere ad una più chiara definizione dei reali margini di emendabilità parlamentare, nell'ambito delle spese non vincolate, attraverso un ampliamento degli strumenti informativi a disposizione del Parlamento, anche in relazione all'articolazione dei programmi negli aggregati di quarto livello. Ciò risulta tanto più opportuno a fronte delle disposizioni contenute nell'articolo 22, commi 22 e 23, del disegno di legge di bilancio, volte ad accrescere la flessibilità gestionale da parte del Governo.
Flessibilità gestionale e controllo parlamentare del bilancio possono apparire come principi tra loro confliggenti, ma in realtà, definendo procedure trasparenti e integrando al massimo le informazioni disponibili, possono essere entrambi simultaneamente perseguiti, migliorando così complessivamente la qualità sostanziale e democratica del processo di formazione e di gestione del bilancio.
Venendo brevemente al quadro generale riassuntivo, occorre rilevare che le previsioni del bilancio a legislazione vigente per il 2008 registrano, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, una sostanziale riduzione, pari a 14,1 miliardi di euro, del saldo netto da finanziare, che ammonta a 8 mila 675 milioni di euro rispetto al bilancio assestato del 2007, tenendo anche conto della manovra espansiva messa in atto con il decreto-legge n. 81 del 2007. Tale andamento è dovuto in gran parte all'incremento, per circa 18 miliardi di euro, delle entrate finali, chePag. 13arrivano così a 458 mila 234 milioni di euro, solo parzialmente compensato da un aumento delle spese finali, pari a 3,8 miliardi di euro, e ammontanti complessivamente a 466 mila 909 milioni di euro. Trovano così conferma contabile le efficaci azioni poste in essere dal Governo nel corso del 2007 tese all'ampliamento della base imponibile e al recupero dell'evasione fiscale, che, insieme ad un positivo andamento macroeconomico, hanno consentito di conseguire contemporaneamente gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e di mettere in atto ulteriori misure di redistribuzione del reddito e di sostegno all'economia.
In tal modo, è stato possibile procedere al varo di un'ulteriore manovra espansiva, contenuta nel decreto-legge n. 159 del 2007, collegato alla manovra di bilancio, per circa 8 miliardi di euro, e trasposta nel bilancio a legislazione vigente con la Prima nota di variazioni presentata dal Governo ed approvata dal Senato. È da rilevare come anche nel 2007 sono state necessarie ulteriori manovre correttive di una certa rilevanza per conseguire gli obiettivi programmatici stabiliti nel DPEF. Il fatto che quest'anno le manovre fossero di carattere espansivo, e non - come negli anni precedenti - di carattere restrittivo, non rende meno giustificato il rilievo di una permanente presenza di anomalie derivanti da una non pienamente corretta previsione degli andamenti tendenziali delle principali poste di bilancio. Una maggiore correttezza delle stime, su cui si fonda la manovra di bilancio, è premessa indispensabile per una corretta conduzione della politica economica.
In questo senso, occorre che il Governo agisca per migliorare gli strumenti di analisi su cui si fondano le previsioni, in particolare quelle di carattere macroeconomico e quelle relative all'andamento del gettito tributario, anche consentendo al Parlamento di disporre di informazioni più chiare e tempestive sia sui metodi di stima utilizzati sia sulle variazioni che man mano si determinano nel quadro tendenziale.
La Seconda nota di variazioni include invece nel bilancio a legislazione vigente le modifiche apportate al disegno di legge finanziaria dal Senato. Sarà tuttavia possibile effettuare una più compiuta analisi degli effetti sul bilancio dello Stato, a seguito della manovra di finanza pubblica per il 2008, solo a conclusione dell'esame parlamentare della legge finanziaria, con le successive note di variazioni, a cui in questa sede mi permetto di rinviare.
In conclusione, desidero soltanto rimarcare come il disegno di legge di bilancio certifichi un significativo miglioramento dei conti pubblici rispetto all'anno precedente. Si sono così ampliati i margini di manovra per operazioni di politica economica tese a rispondere alle esigenze sociali ed economiche del Paese.
Nel merito delle azioni necessarie e dell'adeguatezza delle risposte messe in atto dal Governo e dalla maggioranza, il successivo dibattito parlamentare consentirà a ciascuna forza politica - compresa quella a cui appartengo -, di maggioranza e di opposizione, di esprimere compiutamente le proprie valutazioni.
Credo, però, di interpretare un orientamento comune dell'intera Camera dei deputati nell'auspicare che il processo di riforma delle procedure di formazione del bilancio dello Stato - oggi soltanto iniziato - possa speditamente proseguire e che il Governo, nell'ottica di un leale spirito di collaborazione istituzionale e nel pieno rispetto delle potestà e delle prerogative costituzionali riconosciute al Parlamento, confermi il proprio impegno in tale direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, non ho alcuna dichiarazione da fare in questo momento e mi riservo di intervenire in sede di replica, alla fine della discussione sulle linee generali.
Pag. 14PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, le segnalo che il collega Stucchi aveva chiesto un'inversione nell'ordine degli interventi. Non so se era già stato segnalato alla Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Pini, per la verità alla Presidenza non risulta. Comunque, l'onorevole Stucchi non è in aula.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, l'onorevole Stucchi sta arrivando, perché era impegnato in sede di Ufficio di presidenza, ma non c'è problema. Le chiedo cortesemente di segnalarmi quando saranno passati sette minuti nel mio intervento, per un'organizzazione interna del gruppo.
Signor Presidente, signori del Governo, pur conoscendo la serietà del collega Ventura quale relatore sul disegno di legge finanziaria, sono rimasto abbastanza allibito da alcune dichiarazioni che ha espresso durante il suo intervento.
Non che il testo del disegno di legge finanziaria indicasse una strada molto rosea per il Paese, però sentir dire che volutamente sono stati esclusi tutti i lavoratori non dipendenti da aiuti specifici riguardanti le detassazioni, la dice lunga sul modo di pensare il Paese in generale e, nello specifico, gli aiuti a vantaggio delle famiglie. È significativo, inoltre, del fatto che persiste un malsano pensiero che permea tutta la sinistra, secondo il quale esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, ovvero i lavoratori dipendenti, che fanno parte della massa elettorale che si orienta a sinistra, e i lavoratori autonomi, che invece devono essere «bastonati» perché sono più vicini ad altre parti.
È un'assurdità che rigettiamo, perché offende anche l'intelligenza di chi fa dichiarazioni di tal genere, collega Ventura. Se devono essere aiutate le famiglie, lo si deve fare in modo trasversale, tanto che siano famiglie che vivono grazie al lavoro dei lavoratori autonomi quanto di lavoratori dipendenti. Lei ha detto che è stato dato un segnale chiaro: ma dal punto di vista sociale è un segnale pericolosissimo, perché aumenta ancora di più...
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 3256. Ci riferiamo a quelli che stanno tra gli 8 e i 12 mila euro.
GIANLUCA PINI. Ce ne sono tanti altri, comunque...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, evitate di interloquire, altrimenti diventa difficile seguire il dibattito.
GIANLUCA PINI. Onorevole Ventura, non l'ho interrotta, quindi, per cortesia, mi lasci proseguire.
È un segnale pericoloso che, comunque, è in linea con il disegno di legge finanziaria di quest'anno. Quello dello scorso anno era devastante, mentre quest'anno è assolutamente fumoso, non strutturale ed è l'ennesima occasione persa per riequilibrare la spesa tra le parti del Paese con un'attenzione che un Governo deve rivolgere alla totalità del Paese.
Si continua, in qualche modo, a premiare quella parte del Paese che vive grazie alla spesa pubblica o al clientelismo politico, mentre si continua a penalizzare pesantemente quella parte del Paese che produce, lavora e «tira la carretta» per tutti gli altri, cioè la Padania.
Non vi è attenzione di alcun tipo, se non in negativo, alle partite IVA per chi lavora. Non solo: vi è anche un tentativo di «massacrarle», perché con la previsione contenuta nell'articolo 3 (a seguito della formulazione in sede di Commissione, non so in quale comma), le aziende di capitali si troveranno addirittura a dover pagare le tasse sugli interessi passivi. È un'assurdità che va sicuramente a favore del grande capitale che si trova dietro una certa sinistra e che sopprime ancora di più il potenziale di sviluppo di questo Paese.
Anche le bugie contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria, relative al rilancio dello sviluppo,Pag. 15trovano qui il fondamento e la «prova del nove». Non fate nulla per aiutare queste imprese e non fate nulla - come affermavo - neanche per aiutare i lavoratori, perché non sono previste detassazioni strutturali, ma solo «contentini», come il premio agli incapienti, che non serve a nulla: è un'elemosina, una «carità pelosa», che illuderà qualche persona di avere centocinquanta o trecento euro in più nel portafoglio, che probabilmente verranno spesi in qualche slot machine o nel gioco del lotto. Complimenti! Se questa è una politica strutturale per il rilancio del Paese, stiamo freschi!
Vi sono molti altri segnali di scarsa attenzione ai problemi reali del Paese. Si pensi alla sicurezza: non vi è assolutamente nulla che vada nella direzione di un segnale di attenzione verso le forze dell'ordine, che lavorano quotidianamente rischiando la propria pelle per difenderci. Nulla! Vi sono solo poche decine di milioni di euro, a fronte delle centinaia e centinaia di milioni di euro che, invece, vengono spese in maniera clientelare.
L'unico elemento nella legge finanziaria che riguarda la sicurezza è stato introdotto con un emendamento della Lega Nord: la detassazione per chi investe in sicurezza nelle piccole attività commerciali, che più si trovano nel mirino della microcriminalità e della criminalità organizzata. Questo è l'unico segnale relativo alla sicurezza, e proviene dalla Lega. Voi non avete fatto assolutamente nulla. Così come continua la stratificazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B: all'articolo 47, è prevista giustamente la sospensione delle esecuzioni forzose per i lavoratori agricoli della Sardegna, ma non fate assolutamente nulla, nonostante le nostre richieste e un emendamento presentato dalla Lega, che prevedeva la stessa identica cosa per i Cobas del latte, che stanno letteralmente scomparendo sotto il peso delle banche che voi, invece, continuate ad aiutare.
Questa legge finanziaria, quindi, è veramente pericolosa per le tensioni sociali che può scatenare, perché aumenta le diseguaglianze all'interno del Paese, soprattutto fra il nord, che produce e continua ad essere «massacrato», ed il sud che, invece, «campa» di clientelismo e di assistenzialismo.
Lei in precedenza ha citato i lavoratori socialmente utili: avanti, continuiamo a buttar via dei soldi! Prego, accomodatevi! Questo è l'unico modo che avete per cercare di risollevare la disoccupazione al sud? Non è questo il modo, perché non è strutturale! Anche in questo caso si tratta di una «carità pelosa», di un «contentino» che viene dato per mantenere, magari, qualche clientela affaristica e politica per la rielezione di qualche seggio.
Onorevole Ventura, la cosa veramente grave o, perlomeno, incongruente che le ho sentito affermare è quella relativa al fondo che è stato giustamente istituito per recuperare le aree degradate del nostro Paese, all'interno non solo delle metropoli, ma anche delle città capoluogo che, magari, non sono metropoli in termini di abitanti, ma che, comunque, hanno problemi seri.
Lei, cito testualmente, ha affermato: «Siamo impegnati nella diffusione della cultura della legalità». Bene. Lei mi deve spiegare cosa c'entra questo indirizzo politico con l'intitolazione di una sala del Senato a un delinquente che è balzato agli onori delle cronache - poveretto, è morto, mi dispiace - perché stava cercando di lanciare un estintore contro un carabiniere. Se questa è la diffusione della cultura della legalità che avete, è veramente assurda e pericolosa.
Se questo è l'indirizzo, il segnale di risposta che voi volete dare ai cittadini in termini di sicurezza e di percezione della legalità, state andando esattamente nel senso contrario. Poi andremo a vedere come e dove verranno spesi questi soldi! Infatti, il degrado esiste al sud, ma anche nelle grandi metropoli del nord, proprio perché voi non volete investire in sicurezza.
Non investendo in sicurezza, si creano delle sacche - spesso e volentieri dei ghetti - che forse a qualcuno, nell'estrema sinistra, fanno anche comodo, così può più facilmente andare a «pescare» in un certoPag. 16elettorato quando deve crearsi i microcollegi dove chiedere, magari, il voto. Lo capisco. Il gerrymandering (come si chiamava in Inghilterra) ha un paio di secoli, ma non è più applicabile nell'era moderna.
Dobbiamo assolutamente fare un passo avanti. Noi l'abbiamo fatto in Commissione: abbiamo cercato di aprire un dialogo nei confronti della maggioranza, presentando emendamenti non ostruzionistici ma di merito, tant'è che, per una questione di buonsenso e di onestà intellettuale, siete stati obbligati ad approvarne molti, anche se, pure in questo caso, non in misura sufficiente.
Infatti, quando si tratta di concedere favori ai comuni meno virtuosi, cioè a quelli che fanno della spesa pubblica la loro bandiera - un esempio su tutti è Napoli -, vi siete ben guardati dall'approvare il nostro emendamento che proponeva il rimborso dell'ICI ai comuni sulla base di ciò che è stato pagato e non solo di ciò che è stato presunto. È evidente cosa ciò significhi in una situazione come quella di Napoli, dove il 60 per cento (o forse più) delle famiglie non paga l'ICI e lo Stato la rimborsa lo stesso al comune per la parte di sgravio fiscale. Comodo!
Adesso ci ritroveremo tutti comuni furbi - i soliti «furbetti» che esistono in Italia - che porteranno l'aliquota dell'ICI al massimo, così lo Stato ci rimetterà. Alla faccia del risanamento dei conti pubblici! Dovete spiegarci perché l'avete fatto. Infatti, noi, in Commissione, in un dibattito durato più di un'ora, vi abbiamo spiegato - dati alla mano - che lo Stato stava perdendo centinaia di milioni di euro. Ve ne siete fregati perché, probabilmente, sotto vi è una questione politica ben più pesante e inconfessabile, ossia ciò che si diceva all'inizio: voi non volete riequilibrare, non volete portare il Paese allo sviluppo, ma lo volete portare allo «scatafascio», cercando di rimanere in piedi, e per rimanere in piedi dovete continuare, per forza di cose, a distribuire clientelismo. Non funziona!
A noi dispiace vedere che, comunque, in Commissione si arriva a dialogare; capiamo che vi è del buon senso nelle persone che sono mandate dal Governo a dialogare con l'opposizione per trovare soluzioni condivise, che siano veramente nel segno del benessere e del bene generale del Paese e dei cittadini. Tuttavia, poi subentrano le questioni politiche - pesantissime -, come quella citata o come quella delle frodi IVA.
Abbiamo presentato un emendamento che avrebbe aumentato il gettito dell'IVA nelle importazioni in maniera pesante - come indicano dati sia dell'Agenzia delle entrate, sia dell'Agenzia delle dogane - limitando l'uso dei depositi IVA alle società che veramente operano. Non l'avete voluto approvare. Perché? Qualche ipotesi si può fare. La cosa assurda è che noi, come opposizione, abbiamo dato a voi uno strumento per aumentare il gettito, gli incassi per lo Stato, e voi l'avete rifiutato.
Devo dare atto al sottosegretario Grandi di aver aperto uno spiraglio dichiarandosi pronto ad accogliere un ordine del giorno in tal senso, ma è poco, perché non sappiamo quando esso verrà effettivamente applicato.
In conclusione, siamo veramente delusi di questa legge finanziaria, che - ripeto - non ha nulla di strutturale. Essa è figlia di tutta una serie di compromessi e artifizi interni alla maggioranza; c'è di tutto dentro. Poc'anzi, sentivo dire giustamente dal collega Ventura che questo strumento ormai è vecchio. Egli ha pienamente ragione, però lo si può anche limitare, soprattutto quando vengono richieste determinate prebende da alcuni esponenti della maggioranza solo per far approvare la legge finanziaria e per nient'altro.
Infatti, così come vengono dichiarati inammissibili, in quanto localistici e microsettoriali, tantissimi «emendamenti bandiera» presentati da parte di qualsiasi deputato, non si capisce perché lo stesso non debba avvenire anche per gli emendamenti presentati dai parlamentari della maggioranza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la legge finanziaria - al di là della considerazione quasi scontata che si tratti di uno strumento che da più parti viene considerato superato e di cui questo Parlamento dovrebbe occuparsi in termini di riforma complessiva del sistema - affronta una quantità ampia di argomenti. Per quanto di mia competenza, come membro della Commissione lavoro, è già stata affrontata, mediante un disegno di legge collegato, la normativa relativa al lavoro privato. Pertanto, in questa sede affronterò la normativa che riguarda il lavoro pubblico e, in particolar modo, l'impatto di questa legge finanziaria sul sistema della pubblica amministrazione e del pubblico impiego.
Vorrei svolgere una valutazione, seppure breve, ma di natura generale, sul fatto che la legge finanziaria abbia un approccio ordinamentale e riesca a venire incontro ad esigenze particolari, perdendo di vista gli obiettivi generali di quella che dovrebbe essere una maggiore modernizzazione del sistema pubblico, una sua trasformazione in un sistema maggiormente efficiente, una riduzione dei costi e non un'interpretazione del pubblico impiego, del sistema pubblico delle pubbliche amministrazione (dagli enti locali alle regioni, alle province, allo Stato in tutti i suoi comparti, e al parastato) come una sorta di ammortizzatore sociale.
Pertanto, vi è un grande «pasticcio», che riguarda le stabilizzazioni nel pubblico impiego per i cosiddetti precari che, secondo quanto ha affermato il ministro Nicolais nel corso dell'ultima indagine conoscitiva in Commissione lavoro (che peraltro non ha mai avuto conclusione), non si sa quanti siano, e si affronta l'ennesimo problema di un'ipotetica sanatoria che creerà contenzioso, «giocando» ancora una volta «sulla pelle» di queste persone.
È stata posticipata la data del calcolo della precarietà nel pubblico impiego dal settembre 2006 al settembre 2007. Inoltre, è stata estesa ancora una volta la platea dei potenziali beneficiari di queste norme e si è trascurata, una proposta emendativa (di cui sono stato primo firmatario e che ho depositato all'attenzione della Commissione bilancio) che sanciva un principio sacrosanto, cioè quello di non provocare una guerra tra poveri tra i vincitori di concorso, che ancora attendono di essere assunti, e i precari delle pubbliche amministrazioni, bensì di stabilire che, ove vi fossero vincitori di concorso in attesa di essere assunti o idonei nelle pubbliche amministrazioni, a parità di stanziamenti e copertura, questi avessero la priorità sulle cosiddette stabilizzazioni.
Questa sarebbe stata un'occasione per fare qualcosa di giusto e serio all'interno della pubblica amministrazione e premiare la meritocrazia, ma ciò non è avvenuto. Sarebbe interessante se il sottosegretario Sartor, o qualche altro rappresentante del Governo, potesse dirci, chiedendolo al dipartimento della funzione pubblica, quali siano gli impatti di tali norme sul funzionamento della pubblica amministrazione.
Infatti, non possiamo soltanto lamentarci del fatto che la pubblica amministrazione non funzioni, che sia un «elefante» costoso e troppo spesso inefficiente e che non corrisponda alle esigenze di servizio che i cittadini si attendono quando pagano le tasse. Ebbene, a questo punto, compiamo un'analisi dell'impatto di questa normativa sul funzionamento e sui bilanci della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, signor sottosegretario Sartor e signor relatore, onorevole Ventura, non vorrei perdere tempo perché è contingentato ma ho ascoltato, come al solito, slogan propagandistici e non mi riferisco all'onorevole Baldelli, ma a chi è intervenuto prima di quest'ultimo, ossia all'onorevole Pini: proprioPag. 18devastante, fumosa e financo bugiarda, insomma, avremmo presentato un disegno di legge finanziaria di questo tipo. Niente di tutto ciò: vorrei dire che questo provvedimento - e non faccio una difesa d'ufficio, non ne sono capace - ha un progetto e sbagliamo a leggerlo in maniera isolata.
Più volte, nelle occasioni in cui sono intervenuto sul cosiddetto decreto fiscale e sul provvedimento sul welfare, ho detto che bisogna esaminarli assieme: solo così facendo ci accorgeremmo che esiste un progetto e che il disegno di legge finanziaria - scusate il termine - ha un'anima. Basta fare qualche esempio: se esaminiamo l'articolo 86 (ex articolo 48 nel testo del Senato) del disegno di legge finanziaria, e l'articolo 18 del cosiddetto decreto fiscale ci rendiamo conto che la prima si preoccupa di estinguere il debito per i Paesi poveri, mentre il secondo si preoccupa di sviluppare azioni positive per gli stessi Paesi. Non si offre, cioè, solo il pesce, ma anche la canna, si insegna ad alcune popolazione a svilupparsi: ecco qual è l'anima della legge finanziaria. Vorrei, però, proseguire con esempi quali l'articolo 10 (ex articolo 6 nel testo del Senato) del disegno di legge finanziaria e l'articolo 21 del cosiddetto decreto fiscale, che si occupa di problemi territoriali. Anche in tal caso si interviene sul trasporto pubblico, con 500 milioni di euro (circa mille miliardi delle vecchie lire) e si dispone (non avveniva da tanti anni) un provvedimento sull'edilizia abitativa per i più bisognosi.
Potrei continuare, ma il tempo non me lo consente, potrei illustrare l'articolo 119 (ex articolo 68 nel testo licenziato dal Senato) del disegno di legge finanziaria che va correlato con l'articolo 45 del cosiddetto decreto fiscale: quest'ultimo disciplina l'integrazione del finanziamento per il Fondo per le politiche sociali, mentre il primo parla di Fondo per l'inclusione sociale (è chiara quindi la correlazione o l'interrelazione).
Nell'articolo 8 del provvedimento sul welfare si prevedono ammortizzatori sociali ed interventi veramente innovativi; ciò tanto per dire che non sottovalutiamo il problema della precarietà, ma lo affrontiamo e cerchiamo di risolverlo.
Vorrei anche sollecitare il Governo a mettere in atto la proroga dei termini per la legge 29 dicembre 2000, n. 413, sugli aiuti alimentari. Noi siamo molto sensibili, però la legge testé citata necessita di una proroga per erogare aiuti alimentari ai paesi del terzo e quarto mondo - è una raccomandazione che rivolgo e rientra nel quadro e nella logica che noi intendiamo dare a questi provvedimenti. L'ultima questione riguarda quella tenue funzione che si attribuisce al sistema cooperativo. Rivolgo una raccomandazione al sottosegretario Sartor e all'onorevole Ventura in quanto il Parlamento ha votato ed approvato una mozione che prevede l'adozione di una serie di provvedimenti. La logica vorrebbe, onorevoli colleghi, che quando il Parlamento approva una mozione e vi sono contenuti provvedimenti che fanno riferimento al disegno di legge finanziaria, tali provvedimenti vadano comunque ricompresi nei provvedimenti principali o in quelli collegati. Mi riferisco, in particolare, all'IRAP delle cooperative sociali, dal momento che il disegno di legge finanziaria prevede una forte riduzione dell'IRES ed una riduzione dell'IRAP. Su tale punto esiste una mozione e alcuni ordini del giorno su cui il Parlamento si è impegnato e che il Governo ha accolto: come possiamo far pagare l'IRAP alle cooperative sociali, addirittura a quelle di categoria B che si interessano ai diversamente abili e reintroducono nel lavoro persone che altrimenti sarebbero rimaste fuori e non si sarebbero sentite attive, protagoniste e partecipi del nostro mondo e della nostra epoca?
Mi raccomando quindi con il relatore, e soprattutto con il Governo, di dare seguito ai predetti ordini del giorno, perché sono obiettivi che vanno realizzati nel quadro della progettualità che la legge finanziaria e i provvedimenti collegati prevedono. Svolgo ancora una considerazione, sempre in riferimento a quanto previsto nella mozione approvata dal Parlamento:Pag. 19la formazione cooperativa. Torno sempre su questo tema: non possiamo dare una visione unifocale della cultura economica nel nostro Paese. Oggi, se interroghiamo chiunque, sentiamo ripetere che la cosa più importante è il denaro: se sei ricco, vivi bene; se non lo sei o hai molta cultura vivi male. Allora, abbiamo a nostra disposizione uno strumento, però dobbiamo utilizzarlo bene: la formazione alla tecnica e al metodo cooperativo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Perché constatiamo che qualche volta la cooperazione devia? Perché i soggetti interessati non sono stati formati al metodo cooperativo. Tutte le leggi del nostro ordinamento, che prevedono sovvenzioni alla formazione, al metodo e alla tecnica cooperativa sono prive di fondi. Non dico che dobbiamo rimpinguarle - per carità! - ma certo dobbiamo tener conto di tale aspetto, perché se avremo cooperatori formati avremo buona cooperazione; se non avremo cooperatori formati, avremo una cooperazione sicuramente non rispondente agli obiettivi che ci siamo dati, ossia che essa rappresenti il secondo settore dell'economia, nel correggere l'economia capitalistica, e nel dare una risposta alle persone che chiedono lavoro, che chiedono casa, che chiedono servizi sociali. Non vedo quindi come possiamo trascurare la cultura cooperativa e il metodo cooperativo. Signor sottosegretario, mi rivolgo a lei ed al relatore perché in qualche modo, nell'esame degli emendamenti presentati, troviate lo spazio per affrontare tale tema, che considero assolutamente importante per il nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Longhi. Ne ha facoltà.
ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, reputo che il disegno di legge finanziaria in esame abbia compiuto passi in avanti rispetto alla legge finanziaria per il 2007 e soprattutto rispetto alle leggi finanziarie varate dal Governo Berlusconi, che, come giustamente affermano attualmente diversi alleati di quel Governo, più che del Paese, si occupavano degli interessi del Presidente del Consiglio (Applausi del deputato D'Ulizia). Nel disegno di legge finanziaria in esame sono stati fatti passi in avanti, ma credo che essi siano ancora insufficienti, soprattutto con riguardo alle attese del Paese e delle fasce più deboli della nostra società. Le aspettative erano, e sono, forti e non bisogna deluderle. Sono ancora troppi i giovani in cerca di prima occupazione o con lavori precari, con aspettative di regolarizzazioni che sono ancora incerte. Dobbiamo invertire la tendenza, che appare insopportabile, ossia che i nostri figli, per la prima volta nella storia, staranno probabilmente peggio di noi, loro padri, sia in termini di salario sia in termini di pensione. Il salario è sempre più basso e i profitti delle imprese sono sempre più alti, e mi sembrano risibili le affermazioni di un collega che mi ha preceduto, nel sostenere che il lavoro salariato è quello che vota a sinistra. Magari fosse così! Purtroppo non è così; il lavoro salariato è quello che paga prima di tutti, anche perché non può evadere le tasse, al contrario di quanto fanno spesso alcuni lavoratori autonomi. Il lavoro salariato è inoltre quello che paga con la morte la sua produzione. Anche in questi giorni sono morti quattro lavoratori, sono stati assassinati quattro lavoratori nelle acciaierie di Torino.
È questa la sicurezza che manca, quella sul lavoro, mentre altri parlano della sicurezza generale: ogni giorno muoiono tre lavoratori dipendenti. È vero che questo disegno di legge finanziaria prevede che, se nel 2008 vi sarà un nuovo «tesoretto», esso sarà destinato ai lavoratori dipendenti: credo però che ciò non sia sufficiente. Non concordo inoltre sul fatto che si adoperino sgravi fiscali per sopperire ai mancati aumenti di salario: in questo modo, il profitto delle imprese non è toccato e i lavoratori salariati finiranno per pagare ancor di più perché le minori entrate fiscali comporteranno una diminuzionePag. 20dei servizi sociali per i lavoratori meno abbienti. Allo stesso modo, non concordo sull'idea di detassare gli straordinari per incentivare a lavorare sempre di più: questo è nuovo sfruttamento.
Un Governo di centrosinistra dovrebbe avere come primo riferimento pensionati e lavoratori dipendenti: soprattutto chi non ha una casa di proprietà e, avendo basse entrate, vive nel precariato anche nell'abitazione. Sappiamo infatti che gli affitti sono sempre più alti. Ed è vero che finalmente questo disegno di legge finanziaria e il cosiddetto decreto fiscale hanno assegnato finanziamenti per l'edilizia residenziale pubblica (è accaduto dopo sei anni): ma ciò ancora non basta. In proposito, occorrerebbe intervenire per porre fine alla cartolarizzazione ed alla svendita del patrimonio abitativo pubblico: lo Stato vende, le regioni vendono (i patrimoni delle ASL e, se occorre, i lasciti dei benefattori), le province vendono, i comuni vendono, gli enti pubblici vendono. Nel nostro Paese non si ha una politica del riuso: abbiamo così assistito a casi di politici, giornalisti e insigni personaggi del mondo della finanza e della società che, dopo aver avuto in affitto la casa da enti pubblici (probabilmente per motivi clientelari), l'hanno anche acquistata per quattro soldi. Ebbene, occorre stabilire che le case degli enti siano affittate ad equo canone solamente a chi ha un reddito tale che gli permetterebbe di avere assegnata una casa popolare dai comuni o dagli istituti. Occorre stabilire che chi ha un reddito alto deve lasciare l'appartamento di proprietà pubblica in favore di chi non può permetterselo. Occorre, insomma, una politica del riuso; ed occorre altresì intervenire sugli immobili pubblici e su quelli privati da ristrutturare per impedire o limitare le nuove costruzioni che - come è accaduto nel passato - creano ghetti: dovremmo imporre che le nuove costruzioni non siano alte più di quattro piani e che vi siano negozi e servizi, in modo che non si creino ghetti. Su questo stesso tema, mi domando per quale ragione la tassa di registro degli immobili debba essere pagata anche dall'inquilino: tale norma lo rende infatti complice del proprietario che, non registrando il contratto d'affitto, evade. Se invece facessimo pagare tale tassa solo alla proprietà e permettessimo all'inquilino di detrarre in tutto o in parte l'affitto, vi sarebbero probabilmente entrate fiscali assai alte. Credo quindi che questo Governo debba puntare di più sul problema casa.
Per inciso, desidero porre un'ulteriore questione: che fine fanno gli ordini del giorno che vengono approvati nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria? Lo scorso anno - dopo la posizione della questione di fiducia - fu approvato un mio ordine del giorno concernente i deportati del 16 giugno 1944 dalle fabbriche di Genova verso i campi di sterminio. Occorre ricordare che, qualche decennio fa, una legge concesse ai sopravvissuti un vitalizio, reversibile per il coniuge; da tale diritto sono stati esclusi solo coloro che all'epoca erano morti e coloro che non fecero domanda: attualmente vi saranno dunque pochissimi superstiti o familiari che non hanno titolo ad avere la reversibilità.
Con tale ordine del giorno avevo impegnato il Governo ad operare affinché anche i ricordati soggetti vedessero riconosciuto il diritto di cui ho parlato. Ho scritto anche al ministro Padoa Schioppa e al sottosegretario presente in Aula al fine di inserire nel disegno di legge finanziaria il provvedimento richiamato, ma esso non risulta recepito ed io non ho ricevuto risposta.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'onorevole relatore - iniziando, appunto, la sua relazione - con una clausola di stile doverosa, ha ricordato che il meccanismo della legge finanziaria è quello che conosciamo: tutti gli anni sosteniamo che esso va cambiato, ma poi tutto resta uguale. Credo però che quest'anno sia stato peggiore di tutti gli altri, a causa del numeroPag. 21di emendamenti approvati in Commissione (è vero, infatti, che il disegno di legge finanziaria ha visto la luce almeno in Commissione, anche se aspettiamo la posizione della questione di fiducia). Vorrei però che venisse fatto il conto di quante modifiche sono state introdotte al testo del Governo e di quanto dette modifiche hanno impattato sul disegno di legge finanziaria e sul bilancio; occorre verificarne il numero, la quantità e, soprattutto, la qualità.
Credo che il Governo abbia dimostrato in queste ultime settimane che, se è difficile condurre una politica economica in qualsiasi grande Paese, è impossibile condurne due, quella che piace a Diliberto e quella che piace a Dini (con Diliberto che vince sul welfare, sulle tasse, sulla sanatoria dei precari e sulle pensioni, con Diliberto che vince, soprattutto, imponendo una finanziaria che, per la prima volta, credo, nella storia degli ultimi vent'anni, comporta un peggioramento dei saldi di bilancio rispetto al dato tendenziale). Signor sottosegretario, in questo modo vi assumete una responsabilità gravissima. Constateremo come andranno a finire le cose, ma faccio la mia previsione in merito. Lo scorso anno avete sottostimato le entrate (come molti già sostenevano a partire da dicembre), avete utilizzato le entrate prevedibili ma non previste per finanziare la spesa pubblica che avevate annunciato di ridurre con la finanziaria, avete riportato il deficit di bilancio sotto il 3 per cento, comunque verso l'alto, avete speso con due interventi assai irrituali in corso di esercizio i soldi che affermavate essere entrati in più (operazione, lo ribadisco, assai irrituale), e siete infine giunti alla predisposizione del disegno di legge finanziaria al nostro esame. Vi assumete, lo ripeto, una responsabilità gravissima. Voi tutti conoscete, ad esempio, le ultime stime dell'OCSE sulla crescita per il 2008, le quali indicano una crescita molto più bassa di quella che avevate previsto (credo che non sia fuori luogo prevedere che la crescita per l'anno prossimo scenda sotto l'1 per cento del PIL).
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Non solo quindi - concludo - avete sperperato, in termini di bilancio pubblico, le tasse record pagate dagli italiani durante il 2007, ma avete preparato un disegno di legge finanziaria che necessiterà - a partire da marzo o, al massimo, da aprile del prossimo anno - un intervento durissimo di correzione. Se le tendenze, in Europa e negli Stati Uniti, saranno confermate, se il livello del dollaro è quello che conosciamo, se il prezzo del barile è quello prevedibile, voi state preparando una stangata che arriverà a primavera e per fare ciò, per la prima volta nella storia, varate una finanziaria che peggiora i conti di bilancio rispetto al dato tendenziale. Questa è la sostanza: quanto ai dieci, cento, cinquecento o cinquemila articoli e variazioni relativi ad aspetti davvero minimi possiamo discutere, ma la sostanza è questa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, la manovra di bilancio del 2008 si colloca in una nuova cornice caratterizzata dalla nuova classificazione in missioni e programmi. Si semplifica la lettura del bilancio dello Stato e si sposta l'attenzione da chi gestisce le risorse a cosa se ne fa. Si individuano le destinazioni e le funzioni al fine di rendere chiaro e trasparente, ai cittadini, come lo Stato utilizza le risorse.
Diversamente dalle manovre adottate negli ultimi anni, la legge finanziaria 2008 non ha la funzione di ricondurre il disavanzo tendenziale ai valori programmatici. Con essa prosegue l'azione di risanamento avviata con la legge finanziaria dell'anno scorso e la manovra per il 2008 conferma gli obiettivi di legislatura per il riequilibrio dei conti pubblici. Il deficit si riduce dal 2,4 per cento, rispetto al PIL del 2007, al 2,2 per cento del 2008. Viene ricostituitoPag. 22l'avanzo primario che passa dallo 0,1 per cento del 2006 al 2,6 per cento del 2008; il deficit scende dal 105 per cento al 103,5 per cento del PIL; si arresta la crescita della spesa primaria rispetto al prodotto e si ferma la pressione fiscale.
Anche questa manovra cerca di fronteggiare le due vere anomalie della finanza pubblica italiana. La prima è il gigantesco debito pubblico, il più alto in Europa e il terzo al mondo in valori assoluti (1.600 miliardi di euro), che ci obbliga a reperire ogni anno circa 70 miliardi per il pagamento dei relativi interessi e che comporta 1.200 euro all'anno, in media, in capo ad ogni cittadino, neonati compresi. Ogni anno iniziamo la gara europea con cinque punti di penalizzazione rispetto ad agguerritissimi concorrenti. Invece, un debito dimezzato renderebbe disponibili 35 miliardi di euro l'anno per alleggerire le tasse ed investire. Saremmo oggi a metà strada verso tale traguardo se nella legislatura passata si fosse continuato lo sforzo intrapreso nella precedente.
La seconda anomalia è costituita dall'ampiezza dell'evasione fiscale, anch'essa del tutto fuori linea rispetto alla media europea. Il divario ammonta a circa 5-6 punti di PIL, corrispondenti ad una somma di 75-90 miliardi di euro ogni anno. Una riduzione anche graduale e parziale di questa montagna di denaro libererebbe i contribuenti onesti di un peso divenuto ormai insopportabile e consentirebbe, in pari tempo, di finanziare investimenti pubblici di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno.
Questi due veri e propri flagelli economici e politici minano dalle fondamenta il patto sociale e generazionale che è alla base della convivenza civile del nostro bellissimo Paese; come dice Benigni, poeta, va preservato non solo per il rispetto dovuto a chi ce lo ha lasciato in eredità, ma in quanto lo abbiamo momentaneamente in prestito dalle future generazioni. E i prestiti, come sanno le persone giudiziose ed oneste, si rimborsano puntualmente alla scadenza.
La norma che apre sempre la legge finanziaria fissa i saldi di bilancio dello Stato. La vera novità di quest'anno è rappresentata dal comma 4 dell'articolo 1, il quale stabilisce che le maggiori entrate tributarie che si dovessero realizzare nel prossimo anno rispetto alle previsioni, qualora permanenti, siano prioritariamente destinate - nel 2008 - alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, a partire dalle fasce di reddito più basse, ed all'elevazione, anche per fasce della quota, di detrazioni per spese di produzione del reddito.
A tale proposito, vorrei ricordare ai troppo gagliardi liberali nostrani che la dottrina liberale non ha mai trascurato i problemi della distribuzione del reddito. I grandi pensatori che crearono la scienza economica propugnarono sinceramente l'elevazione morale e materiale delle classi lavoratrici. Infatti, una generosa remunerazione del lavoro è al tempo stesso l'effetto e il sintomo di un aumento della ricchezza nazionale. Se invece l'operaio riceve un salario appena sufficiente, ciò significa che il progresso economico si è arrestato ed i salari da fame sono l'indice di un rapido regresso, come scriveva Adam Smith. La richiesta del partito di Rifondazione Comunista di incentrare la prossima verifica politica di gennaio anche sulla questione dei salari trova, quindi, una legittimazione teorica non nel massimalismo in cui lo si vorrebbe confinare, ma nella dottrina economica più genuinamente liberale.
La legge finanziaria continua la restituzione fiscale mediante la riduzione della pressione fiscale. Sono varate, infatti, specifiche misure di integrazione fiscale a favore dei proprietari di case, inquilini e in particolare è introdotta un'ulteriore detrazione ICI per le prime case abitate dai proprietari, fino ad un massimo di 200 euro.
Tale norma dovrebbe permettere un'esenzione totale dell'ICI sulla prima casa per circa il 40 per cento dei proprietari. È prevista una detrazione di 300 euro per gli inquilini in affitto con un reddito inferiore a circa 15.500 euro, che diventano 150, da quella soglia fino a 31 mila.Pag. 23È prevista una detrazione di quasi mille euro per i giovani tra i venti e i trent'anni che vanno a vivere in affitto e hanno un reddito inferiore a 15 mila euro. Tale detrazione diventa di circa 500 euro se il reddito è compreso tra i 15 mila e i 30 mila euro. Sono, inoltre, prorogate dal 2010 le agevolazioni IRPEF e IVA per le ristrutturazioni edilizie e per le spese di risparmio energetico. Si riduce l'imposta di registro sui trasferimenti di immobili compresi i piani urbanistici diretti all'attuazione di programmi di edilizia residenziale.
All'articolo 3 vengono modificate le regole IRES e IRAP per seguire due obiettivi: la semplificazione del calcolo del reddito imponibile e la riduzione delle aliquote di tassazione. Per quanto riguarda la riduzione delle aliquote, l'IRES scende dal 33 al 27,5 per cento, mentre l'IRAP scende dal 4,25 al 3,9 per cento. L'intervento sopra delineato opera contestualmente sulle aliquote nominali delle imposte dirette e sull'ampliamento delle basi imponibili, ponendosi così in linea con le tendenze dei maggiori Paesi europei e con le raccomandazioni della stessa Commissione europea. Sotto tale aspetto, dunque, anche a prescindere dagli ulteriori obiettivi di sistema perseguiti, quali quello della semplificazione e della razionalizzazione del prelievo, la riforma si rende opportuna per mantenere il nostro sistema tributario al passo con l'evoluzione dei sistemi fiscali più evoluti.
L'intervento persegue, inoltre, l'ulteriore obiettivo della trasparenza del prelievo sulle imprese. Uno dei maggiori difetti del sistema attuale risiede nell'eccessiva divergenza fra risultati economici e imponibile fiscale, dovuto all'innumerevole serie di variazioni da apportare all'utile del conto economico per arrivare alla base imponibile. Tale complessità della disciplina del reddito di impresa, oltre a generare per le imprese maggiori costi di procedura e adempimenti e per il fisco maggiori difficoltà in sede di accertamento, rende molto difficoltoso stabilire l'effettivo carico tributario gravante sulle società.
Ciò comporta per gli investitori e per le imprese l'impossibilità di operare immediati confronti con gli altri sistemi di tassazione. Anche a prescindere da ogni altro ordine di valutazione, non sembra possa porsi in dubbio che il complesso degli interventi di modifica vada proprio nella direzione da tempo auspicata dalle imprese: la costruzione di una fiscalità di impresa più semplice e intelligibile, la cui applicazione richieda oneri amministrativi ragionevoli e ponga minori incertezze interpretative.
La definizione di una normativa più stabile che garantisca la programmabilità degli investimenti delle scelte imprenditoriali soprattutto per gli investitori esteri; un prelievo tendenzialmente più leggero che favorisca la crescita e lo sviluppo e che premi i comportamenti virtuosi sono tutti obiettivi che il Governo ha fatto propri e che si ritiene siano in diversa misura concretamente perseguibili dall'intervento in esame.
È logico che il mondo imprenditoriale e le imprese «van cantando lor lai», ma guai a ridurre tutto il problema della crescita e dello sviluppo economico e civile del Paese ad una questione di qualche punto di aliquote fiscali in più o in meno. Una tale visione confina la politica ad un approccio ragionieristico che nulla ha da spartire con i suoi doveri. Innanzitutto, ridurre tutto ad un problema siffatto fa perdere di vista la distinzione tra aliquote nominali e aliquote effettive, tralasciando che il gettito effettivo IRES è pari a circa il 65 per cento del gettito potenziale con evasione stimata che ammonta a più di un terzo della base imponibile teorica e che vi è un sommerso di almeno il 60 per cento più elevato della media dei Paesi europei.
In breve, le aliquote effettive del nostro Paese hanno abbondantemente compensato in passato le maggiori aliquote nominali vigenti per cui le non sempre brillanti performance delle nostre imprese non potevano imputarsi esclusivamente ad un differenziale di aliquote applicate. In secondo luogo, ridurre tutto ad un problemaPag. 24di aliquote distrae dal considerare gli altri aspetti che rallentano la crescita economica e civile del Paese.
In modo estremamente sintetico e non certamente esaustivo andrebbero affrontati i problemi relativi al funzionamento della giustizia, all'efficienza della pubblica amministrazione, alla formazione scolastica e universitaria, alla ricerca applicata e al funzionamento delle istituzioni a livello locale e periferico ed ultimo, ma non ultimo, alla concorrenza dei mercati. Un limite del disegno di legge finanziaria al nostro esame, a mio avviso, è certamente l'assenza di norme pregnanti sulle liberalizzazioni e sulle case matte delle vecchie e nuove rendite che si sono formate e continuano a formarsi nel nostro sistema economico. Un esempio su tutti può considerarsi l'emergere di nuove forme della rendita immobiliare, legata ai nascenti centri commerciali e agli edifici commerciali dei centri storici.
L'articolo 4 introduce un regime di tassazione forfettaria per semplificare gli adempimenti per le imprese e i professionisti con un ammontare di ricavi e di compensi non superiori a 30 mila euro.
Il regime prevede l'esonero dal versamento dell'IRES e dell'IRAP e l'applicazione di una imposta sostitutiva dell'IRPEF e delle relative addizionali pari al 20 per cento.
Anche in materia di costi impropri della politica è passata un'impostazione in gran parte voluta da noi, tesa a non tagliare le risorse della rappresentanza democratica e centrata sulla riduzione dei membri del Governo, la soppressione di enti inutili, la drastica riduzione delle consulenze e la fissazione di un tetto agli stipendi dei manager pubblici parametrato a quello del primo presidente della Corte di Cassazione, individuando deroghe solo per un massimo di venticinque posizioni, definite dalla Presidenza del Consiglio e non dai singoli Ministeri, e pubblicizzate su Internet per affermare un principio di trasparenza. Viene ridotto del 20 per cento il compenso dei commissari straordinari di Governo, ridimensionato il gettone di presenza nonché individuati nuovi limiti per i rimborsi di spese di viaggio a consiglieri comunali e amministratori. Si modificano i criteri di calcolo del rispetto degli obiettivi che incentivano gli enti locali a spostare risorse dalle spese correnti a quelle per investimento; si interviene per contenere la spesa per la manutenzione degli immobili pubblici, con un risparmio di circa 400 milioni di euro già nel 2008; si riduce il numero dei membri dei consigli d'amministrazione della società controllate da capitale pubblico. La conseguenza con effetto immediato è la soppressione di molti di questi enti e dei loro organi di governo, i cui poteri passeranno ai comuni. Per le comunità montane che rimangono è prevista comunque la riduzione dei componenti degli organi rappresentativi. Si prevede anche in questo caso una riduzione di spesa per circa 65 milioni. A regime vi sarà un risparmio per circa 200 milioni di euro.
L'articolo 27 impone la soppressione o l'accorpamento di enti che rappresentano duplicazioni a livello regionale, provinciale e comunale. Sullo sviluppo e il riequilibrio territoriale particolare attenzione viene data allo sviluppo del Mezzogiorno, utilizzando risorse già stanziate con il fondo per le aree sottoutilizzate. Si prevede per il 2008 un credito di imposta per l'assunzione a tempo indeterminato nel Mezzogiorno superiore ai 4 mila euro l'anno per lavoratore; diventano quasi 5.500 euro l'anno nel caso di assunzione di donne; rispettivamente 330 euro al mese ed oltre 415 al mese. L'utilizzo di strumenti automatici riduce la burocrazia connessa con l'erogazione discrezionale di incentivi, pone tutte le imprese sullo stesso piano e permette la crescita dell'occupazione a tempo indeterminato, soprattutto delle donne.
In coerenza con il principio, secondo il quale le risorse del FAS sono addizionali rispetto a quelle ordinarie distribuite sull'intero territorio nazionale, nell'articolo 120 sono state calibrate le autorizzazioni di spesa per tutti gli anni del quadro strategico nazionale con proiezione fino al 2015, conferendo alle stesse certezza mediantePag. 25l'esplicita previsione della loro intera impegnabilità fin dal primo anno. La portata complessiva delle risorse è confermata in circa 65 miliardi di euro. Con l'utilizzo degli stanziamenti in questione sarà possibile attivare strumenti efficaci per favorire investimenti nelle aree sottoutilizzate, attraverso accordi di programma quadro con le regioni e utilizzando misure quali il credito d'imposta e interventi a sostegno dell'autoimprenditorialità e dell'autoimpiego, oltre che a interventi infrastrutturali.
Con l'articolo 122 vengono riqualificate alcune risorse già disponibili sul bilancio dello Stato, per meglio orientare gli interventi di sostegno produttivo, soprattutto nel Mezzogiorno. In particolare, un programma per l'inserimento lavorativo dei giovani laureati delle regioni meridionali, la concessione di agevolazioni e contributi in favore di imprese innovatrici in fase di start up, il sostegno delle attività di ricerca nel sistema energetico e di riutilizzo di aree industriali. È prevista poi l'attribuzione ai nuovi imprenditori di quote del piano nazionale di assegnazione per la riduzione dei gas serra.
Con la legge finanziaria 2007 è iniziato un percorso finalizzato al recupero, al risanamento e allo sviluppo di quartieri degradati siti nelle aree urbane di città contraddistinte da elevati livelli di disoccupazione e di criminalità, soprattutto giovanile. Si provvede ora a disciplinare in maniera più organica l'azione di contrasto all'esclusione sociale attraverso l'istituzione di zone franche urbane nelle quali si intende attribuire vantaggi di vario genere alle piccole e microimprese che iniziano una nuova attività economica. Le risorse finalizzate sono 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Quanto agli interventi per la missione 32 (Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche)...
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere cortesemente.
SALVATORE IACOMINO. Concludo, Presidente. Questa manovra finanziaria, in sintesi, a differenza di quella del 2007, tutta centrata sul risanamento dei conti pubblici, avvia una fase di risarcimento sociale. Ha un'impostazione non meno rigorosa da quella voluta da Bruxelles, perché conferma i saldi di finanza pubblica previsti nel DPEF ed il rapporto tra deficit e PIL al di sotto del 2,5 per cento, con l'obiettivo del pareggio entro il 2011. Se è vero che questa manovra inizia a ridurre il tasso di povertà, va ribadito che l'unica reale crescita in questi mesi è infatti realizzata con l'aumento della domanda interna tonificante l'economia con le misure degli aumenti sulle pensioni minime e oggi con il bonus per gli incapienti.
La nostra iniziativa (come gruppo Rifondazione Comunista), anche dopo la grande manifestazione del 20 ottobre, ha ottenuto alcuni primi risultati, tali da farci parlare di una legge finanziaria di transizione e di poter lavorare, nei prossimi mesi, per un'ulteriore svolta sul terreno salariale e sociale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ritengo che il disegno di legge finanziaria in esame sia coerente con gli impegni assunti con gli elettori e con la politica economica impostata nel Paese a partire dalla precedente legge finanziaria.
Vi parrà strano, onorevoli colleghi, se riprendo per un momento il dibattito intrapreso l'anno scorso, quando abbiamo approvato una legge finanziaria da 39 miliardi di euro (avevamo iniziato con un dibattito su 35 miliardi). Ovunque ci dicevano: «Perché una manovra così pesante? Sono sufficienti 15 miliardi per il risanamento» (vi era comunque necessità di risanamento). Ci chiedevano il perché della previsione di una somma pari al triplo di quella sufficiente. Ci veniva proposta la stessa linea che il Governo precedente aveva seguito per cinque anni: mettere toppe, rimandare i problemi, senza affrontare i nodi strutturali e scaricando su chi viene dopo con misure delPag. 26tipo «facciamo un condono e tiriamo a campare». Noi abbiamo affrontato, invece, i nodi veri di questo Paese. Oggi possiamo presentare al Paese una legge finanziaria da 24 miliardi di euro, che fa leva esclusivamente sul taglio della spesa impropria: una grande operazione che oggi è stata possibile per quell'azione di responsabilità che abbiamo svolto e che, è vero, ci ha creato problemi relativi al gradimento dei cittadini. Forse, non abbiamo spiegato bene come abbiamo trovato il Paese: un Paese con una procedura di infrazione avviata dal Consiglio Ecofin, declassato dalla seconda agenzia di rating; un Paese che non cresceva e con un debito pubblico che rispetto al PIL era arrivato al 107 per cento (con il disegno di legge finanziaria in discussione lo riportiamo al 103,5 per cento).
Ci siamo dati tre parole d'ordine: risanamento, sviluppo ed equità. Riguardo al risanamento - come affermava l'onorevole Iacomino - abbiamo il più alto debito pubblico d'Europa, il terzo del mondo: 70 miliardi di euro all'anno solo per interessi passivi. È come se questo Paese, ogni anno, cedesse la sua più importante azienda. Ma di quali politiche per i giovani parliamo, se lasciamo loro questo debito (una palla al piede, un handicap)? In ordine allo sviluppo, l'Italia è tornata a crescere dopo anni. Forse, l'equità non si è vista abbastanza, perché è tale e grande il divario creatosi in questo Paese fra le diverse fasce sociali che ci riproponiamo in qualche modo di colmare. Chiediamo alla pubblica amministrazione sacrifici e razionalizzazione della spesa: lo chiediamo soprattutto agli enti locali.
Sono stato sindaco e conosco le problematiche dei comuni, ma so anche che, in linea generale, con lo strumento della legge finanziaria, gli sforzi dei comuni saranno compensati soprattutto se prestiamo attenzione ai collegati veri che questa volta abbiamo presentato alla legge finanziaria medesima: il decreto fiscale (che dà risorse per la casa, per le infrastrutture e che, per la prima volta, inserisce un bonus per gli incapienti), il Protocollo sul welfare, la riforma a regime della previdenza e le nuove politiche per i giovani. I comuni, quindi, avranno più servizi sociali, più asili, più risorse per la sanità, per la scuola, per la cultura, per la messa a regime - finalmente - del trasporto pubblico locale, per le infrastrutture materiali e immateriali (solo con l'articolo 63 sono attivabili 4 miliardi di opere pubbliche, oltre a quelle contenute nel decreto fiscale), per i trasporti (con il contratto di servizio con Trenitalia che scongiurerà le fermate previste) e per la sicurezza. Onorevole Pini, quali leggi ha letto? Nel disegno di legge finanziaria in esame è prevista la più ampia destinazione di risorse degli ultimi anni per il contrasto alla criminalità: sono stati raddoppiati i fondi per la repressione del crimine per uomini e mezzi e sono stati istituiti fondi al fine di intervenire, con risorse vere, sugli aspetti sociali del fenomeno criminale.
Ciò è stato possibile grazie all'operazione di risanamento che è stata condotta e alla decisione di tagliare drasticamente. Anche in questo caso, dobbiamo sempre ricordare che Paese abbiamo trovato. Il presidente Duilio, che ringrazio per il lavoro svolto, certamente ricorderà che, nei giorni scorsi, la Commissione bilancio ha audito l'amministratore delegato di Sviluppo Italia sul patrimonio pubblico, il quale ci ha riferito di aver trovato, all'atto del suo insediamento, 57 aziende controllate e 124 aziende partecipate, per un totale di 181, e 1.700 dipendenti, il 63 per cento dei quali occupato in funzioni di staff: si era creato un mostro! Ebbene, nella legge finanziaria dello scorso anno abbiamo previsto che le controllate dovessero diventare 3, le partecipate dovessero diventare 13 e i 492 amministratori dovessero diventare 24.
Colleghi, non dimentichiamo mai il Paese che abbiamo trovato, lo dico soprattutto alla nostra sinistra. Qualcuno di loro sostiene che la missione del centrosinistra sia fallita, ma forse non si tiene conto di cosa sarebbe stato questo Paese se quel metodo fosse continuato. Oggi, invece, noi guardiamo all'Italia dalla nostra prospettiva,Pag. 27tenendo fermi i cardini e le parole d'ordine che ci siamo dati: risanamento, sviluppo ed equità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, ancora una volta si sta consumando, come se nulla fosse, lo stesso rito di sempre, in attesa che il Governo sciolga tutti i nodi nel modo consueto, con uno o più maxiemendamenti e questioni di fiducia. Il meccanismo della fiducia su maxiemendamenti ha assunto ormai la funzione del deus ex machina delle tragedie greche, solo che qui la tragedia avrebbe anche toni farseschi, se non pesasse sulle spalle degli italiani.
Il Parlamento sta lavorando da mesi su un testo ingovernabile, che si sta gradualmente ingigantendo, senza nessuna strategia e con la sola logica di accontentare tutte le componenti di una maggioranza inesistente, che non si disintegra solo perché tutti i gruppi parlamentari che vi appartengono, esercitando un inusitato potere di ricatto, ottengono qualcosa per il loro orticello. La somma di tutte le misure pretese dalle componenti della maggioranza, per non far cadere un Governo sempre più barcollante, ha dato vita ad un testo del disegno di legge finanziaria che, probabilmente, batte il record dell'anno scorso, raggiungendo un numero di disposizioni che si ha persino la difficoltà di calcolare.
Il risultato è un provvedimento indigeribile, come l'assemblaggio di un puzzle senza senso, realizzato da una moltitudine di persone, che, non accordandosi su nulla, si limitano ad aggiungere ciascuno una tessera di questo puzzle, senza preoccuparsi dell'insieme. Questa è l'impressione che dà l'attuale maggioranza, se si guardano i provvedimenti che riesce a sfornare. In tal modo, le esigenze degli italiani e del nostro Paese cedono il passo alle scomposte richieste delle componenti della maggioranza.
Signor Presidente, evidentemente vanno ripensati gli strumenti della manovra di bilancio e la procedura, rispettando ovviamente il principio costituzionale del bicameralismo, oggi stravolto da norme regolamentari e prassi divergenti tra le due Camere. Mi riferisco, in primo luogo, alla valutazione di ammissibilità degli emendamenti: generosa, come sempre, al Senato, e che ha fatto strage di tanti buoni propositi alla Camera. Quando il Senato esamina il testo in prima lettura traccia un solco, che la Camera assume come parametro per giudicare l'ammissibilità degli emendamenti. Dunque, se il Senato inserisce la class action, con una disciplina di carattere puramente ordinamentale, che sarebbe impedita dall'articolo 11 della legge di contabilità pubblica, la Camera subisce e si occupa di class action, ma essa non può occuparsi di altre questioni attinenti sempre alla materia giudiziaria. I relativi emendamenti vengono, infatti, dichiarati inammissibili, proprio perché di natura ordinamentale.
Aggiungo un solo dato, per dare le dimensioni di un fenomeno ormai insostenibile. Nel resoconto dell'allucinante seduta della Commissione bilancio, trascinatasi, tra continue sospensioni ed una lunga nottata, dalla tarda mattinata di venerdì a sabato mattina, gli allegati contenenti gli emendamenti approvati e gli ulteriori emendamenti approvati superano le ottanta pagine, che vanno ad aggiungersi ad un testo già consistente.
È quasi un nuovo disegno di legge finanziaria, che si aggiunge a quello approvato dal Governo e a quello licenziato dal Senato: tre disegni di legge finanziaria per i tre maxiemendamenti che si accinge a presentare il Governo.
L'esito finale è uno zibaldone che tratta di mille temi, senza alcun filo conduttore e senza alcuna logica interna. Così, per esempio, in modo estemporaneo, con una proposta emendativa al disegno di legge finanziaria e alla vigilia delle Olimpiadi, si prevede lo scioglimento della CONI Servizi. Al riguardo - se il Governo ha la compiacenza di ascoltarmi... presidente Duilio, la prego... - se l'Esecutivo dovesse confermare tale norma nel maxiemendamento, chiedo formalmente alla PresidenzaPag. 28della Camera, al Governo e alla Presidenza della Commissione bilancio la relazione tecnica della Ragioneria dello Stato su questo specifico punto.
Il tempo non mi consente di proporre ulteriori esemplificazioni, ma credetemi: io che ho vissuto quella notte potrei proseguire a lungo. D'altronde, le firme in calce agli emendamenti approvati sono eloquenti: vi sono rappresentate tutte le componenti della maggioranza, in una «corsa all'oro» che si rinnova di anno in anno, anche perché parecchie misure varate con la legge finanziaria e propagandate come passi fondamentali nel progresso dell'umanità restano poi lettera morta, non vengono attuate nel corso dell'anno, e allora si ritorna sempre a mettervi mano l'anno successivo, rivendendo sempre la medesima illusione, purtroppo sulla pelle del nostro Paese.
Tuttavia, il dato più sconfortante del provvedimento in esame è costituito dal fatto che, dietro all'infinita serie di disposizioni che vi sono contenute, non si ravvisa un disegno coerente: la manovra finanziaria viene così svuotata della sua funzione, che dovrebbe essere quella di attuare uno strumento attraverso cui tradurre, sul piano normativo, le scelte strategiche che si intendono adottare in materia di politica economica.
Per la verità un'eccezione, signor sottosegretario, si può citare, ed è quella relativa alla parte fiscale: si può condividere o meno la parte fiscale inserita dal Viceministro Visco - personalmente non la condivido - ma è comunque innegabile che le disposizioni in essa contenute appaiano riconducibili a un disegno organico di politica fiscale. La restante parte, quella che avrebbe dovuto curare il Ministro Padoa Schioppa, altro non è se non una sommatoria scoordinata di norme di favore, senza alcun criterio se non quello di soddisfare le più varie aspettative. Il Ministro Padoa Schioppa, francamente, non è stato il dominus della manovra finanziaria.
Il testo sottoposto alla nostra attenzione evoca temi che in non pochi casi possono essere condivisibili, come ho già detto anche al relatore: mi riferisco ad alcune disposizioni di carattere ambientale, in tema di edilizia residenziale pubblica e di rifinanziamento del Fondo per gli asili nido. Il testo, però, si limita ad evocare tali temi, ricorrendo a soluzioni affrettate, semplicistiche e, a mio modo di vedere, spesso prive di copertura, senza quindi accompagnare lo stanziamento di risorse con la cornice normativa indispensabile per garantirne l'effettiva applicabilità.
Non è certo ciò che il Paese si aspettava e di cui vi è bisogno, cioè l'individuazione di poche ma efficaci misure per rafforzare, e non per debilitare, le prospettive di crescita e di ripresa produttiva. A livello europeo, restiamo il Paese a più bassa crescita, e il Governo spreca l'occasione della manovra finanziaria.
Il Ministro Padoa Schioppa preferisce svolgere il ruolo di spettatore inerte, segnalando che le prospettive di crescita potrebbero addirittura peggiorare, ma si guarda bene - egli, titolare del dicastero! - dall'assumersi le responsabilità che gli competono, per indicare una direzione e richiamare i suoi colleghi a non sprecare risorse.
Si direbbe quasi che siamo in presenza di una manovra finanziaria elettoralistica, proprio da fine legislatura, per la totale assenza di misure di reale contenimento della spesa. Così ci augureremmo, nel senso che auspichiamo un rapido ritorno al corpo elettorale. Il timore è che, purtroppo, così non avverrà, e avremo trascorso inutilmente un altro anno senza che il Paese riceva un segnale di speranza in direzione della crescita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, nel mio intervento mi preme porre l'accento sui provvedimenti che riguardano l'agricoltura.
Ai più non sarà sfuggito il fatto che proprio l'agricoltura, il settore primario, in questa precisa fase storica può tornare adPag. 29esercitare un importante e significativo ruolo nell'ambito delle politiche economiche mondiali.
In particolare, vorrei sottolineare con soddisfazione che finalmente l'agricoltura è tornata ad assumere l'importanza che merita in un Paese come l'Italia. Con grande capacità di visione, anche da parte di tutti gli agricoltori, l'agricoltura è tornata ad essere strategica per il futuro in quanto rappresenta la tradizione, l'identità, la cultura, il made in Italy, la tecnologia, l'energia pulita, il rispetto e la tutela dell'ambiente, lo sviluppo compatibile e perfino il turismo.
In questa direzione vanno tutte le azioni che il Governo e il Parlamento hanno adottato nei mesi scorsi per il settore agricolo, dall'accordo sul welfare fino a questa legge finanziaria, che mette il tema dei mutamenti climatici in cima alle proprie priorità e che ci obbliga a ragionare subito sulle diverse azioni da intraprendere: risparmio energetico, utilizzo di energie rinnovabili, ottimizzazione dell'uso dell'acqua e gestione razionale dei bacini imbriferi. Proprio riguardo all'uso dell'acqua il rilancio del piano irriguo nazionale, attraverso la dotazione di fondi per la progettazione e la realizzazione, consentirà il miglioramento delle infrastrutture irrigue, con la possibilità di rilanciare anche un'adeguata politica degli invasi. È buona cosa ricordarsi del piano irriguo non solo quando incombe la siccità.
Sul fronte delle energie rinnovabili vi è da sottolineare che in campo agricolo sono previsti incentivi significativi per la realizzazione di impianti energetici derivanti da produzione agricola, con particolare attenzione a quelli che si collocano in un ambito di filiera corta. Tale previsione valorizzerà, quindi, gli accordi quadro, in modo da assicurare una prospettiva di certezza agli investimenti delle aziende, senza peraltro perdere di vista l'obiettivo di garantire un equilibrio energetico e ambientale.
In questa legge finanziaria si guarda anche a un altro settore importante, quello della pesca. L'articolo 43 contiene le disposizioni sul recupero degli aiuti nel settore della pesca e amplia il novero dei soggetti che possono attingere alle risorse del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura, istituito con la legge finanziaria per il 2007. Sappiamo che il settore, a seguito del continuo aumento del gasolio, vive una grave e diffusa sofferenza e per tale motivo, grazie al lavoro svolto in questo ramo del Parlamento, è stato istituito un Fondo incentivante per la pesca, volto a favorire gli investimenti e a incrementare la competitività e l'efficacia aziendale.
Infine, in questa rapida disamina della legge finanziaria, vorrei sottolineare anche l'attenzione che è stata dedicata al consumatore finale, in particolare sul tema della trasparenza dei prezzi alimentari. In questi giorni abbiamo assistito frequentemente ad aumenti notevoli, spesso incomprensibili e a volte sommariamente giustificati. Tutti sembravano incolpare in modo ingiusto il mondo agricolo. L'istituzione di organismi volti a controllare, dissuadere e a svolgere un ruolo attivo sulla politica dei prezzi è il modo migliore e concreto per dare risposte ai consumatori, ma anche ai tanti onesti produttori.
Sono previste, quindi, numerose azioni congiunte, e naturalmente non mi sfugge che vi è molto ancora da fare e che alcuni temi contenuti nella manovra finanziaria richiedono un ulteriore sforzo di integrazione e di migliore definizione. Per quanto riguarda il regime fiscale, ad esempio, pur riconoscendo e apprezzando l'avvenuta proroga del regime fiscale agevolato, è utile sottolineare l'esigenza che si arrivi una volta per tutte a una sua stabilizzazione, per non lasciare troppe imprese nell'incertezza.
Andrebbe intensificato anche il processo di semplificazione e sburocratizzazione, già avviato con il decreto-legge n. 159 del 2007, per le procedure di comunicazione delle varietà colturali, che alla Camera ha trovato una conferma nell'emendamento che ha soppresso l'obbligo di comunicazione trimestrale all'AgenziaPag. 30delle entrate per le imprese agricole con imponibile inferiore ai 7 mila euro.
Si è citato negli interventi precedenti l'articolo 47, che prevede la sospensione delle esecuzioni forzose nei confronti degli imprenditori sardi. Non vi è alcuna attinenza tra questo intervento e i Cobas del latte: questi ultimi avrebbero già da molto tempo dovuto adeguarsi a una legge dello Stato, così come peraltro chiedono le organizzazione agricole.
Credo che questa legge finanziaria faccia la sua parte, e la faccia bene. Al di là delle infinite polemiche che inondano i giornali e la politica mediatica, quello che conta per noi è fare delle buone leggi nell'interesse del Paese. In questa direzione, il disegno di legge finanziaria in esame fa molto, e, a mio avviso, fa molto per l'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Gelmini, iscritta a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, nei pochi minuti che ho a disposizione per intervenire sulla vicenda, così importante, della legge finanziaria, intendo richiamare la vostra attenzione su due argomenti, non omettendo di segnalare però che il disegno di legge finanziaria in esame, coerentemente con il lavoro svolto dal Governo nella scorsa legislatura, continua a perseguire quegli obiettivi di risanamento, di sviluppo e di equità che sono alla base dell'azione politica dell'Esecutivo e della maggioranza che lo sostiene.
È giusto sottolineare come il lavoro svolto in Commissione bilancio sia stato faticoso, come sempre in queste circostanze, e mi stupisco che qualche collega esperto abbia dimenticato il lavoro svolto negli anni passati, e anche vicende nelle quali il relatore, durante l'esame di leggi finanziarie, all'epoca di passati Governi, decise addirittura di gettare la spugna, e fu sostituito in corsa. Quindi, vi furono sempre delle difficoltà, e credo che si possa salutare con soddisfazione il fatto che questa volta il disegno di legge finanziaria sia stato interamente discusso e che gli emendamenti approvati in Commissione rappresentino un numero sicuramente compatibile con la storia degli ultimi anni, quella che ho conosciuto in questi sette anni di lavori in Commissione bilancio.
Intendo, dunque, richiamare brevemente due temi. Il primo riguarda l'articolo 26, con il quale si è in parte risolto il problema relativo ad alcuni aspetti dello status degli amministratori locali (mi riferisco alla vicenda delle composizione delle giunte comunali). Credo però che ciò non sia giusto, e inviterei il Governo a riconsiderare meglio il fatto che si lascia, nell'ambito di tutto il sistema amministrativo, sostanzialmente ai soli consiglieri comunali l'onere di contribuire alla riduzione dei costi della politica. Penso che tutto ciò sia sbagliato, non attinente alla realtà, e che la democrazia abbia comunque dei costi, che non sono un peso, ma che possono rappresentare una ricchezza. Forse il problema va risolto pretendendo che le amministrazioni e le assemblee, dalla nostra in giù, facciano il proprio dovere fino in fondo. Credo che scaricare la coscienza colpendo la parte più debole del sistema rappresenti un errore.
Inoltre, intendo richiamare brevemente l'attenzione sullo scioglimento della CONI Servizi Spa. Si tratta di un argomento sul quale si dibatte da molto tempo, e non è vero che tale questione è comparsa all'ultimo momento nel disegno di legge finanziaria, poiché è un tema discusso in sede di esame presso la Commissione bilancio e la Commissione cultura. Mi dispiace, dunque, che un collega esperto e leale come l'onorevole Verro, intervenuto poco fa, dimentichi ed ometta di dire che questa volta la cancellazione della CONI Spa è avvenuta alla luce del sole, a seguito di un dibattito all'interno degli organi parlamentari, ePag. 31anche stabilendo tempi procedurali. È infatti evidente che una società non si cancella dall'oggi al domani, in quanto vi sono rapporti nei quali si deve subentrare, e quindi vi è un termine procedurale che, ove non si riveli congruo, può essere prorogato dal Governo. L'onorevole Verro dimentica che la CONI Servizi Spa fu, senza alcun dibattito, introdotta nel 2002, durante l'esame di un provvedimento da parte del Parlamento, con un emendamento notturno, del Governo, del quale nessuno era a conoscenza.
Voglio, dunque, ricordare brevemente cos'è la CONI Spa, cosa fa e cosa gestisce. La CONI Spa, oggi, dopo aver svolto un lavoro che non sta a me giudicare, contribuendo alla ricollocazione di parte del personale del CONI fuori dell'ente e alienando una parte del patrimonio del CONI - penso a tutte le sedi periferiche e a tutti gli altri beni sparsi in giro per l'Italia - ha sostanzialmente esaurito la sua funzione.
La CONI Spa sempre nell'ambito dello stanziamento di denaro pubblico - ci tengo a ricordare che non ha operato e non opera su un mercato diverso da quello considerato nel bilancio che ogni anno la legge finanziaria mette a disposizione dello sport - gestisce un rapporto con il CONI. Nella sostanza i 450 milioni di euro che l'erario stanzia in favore del CONI, vengono gestiti interamente in forma privata e con regole privatistiche dalla CONI Spa. Ritengo che ciò non sia accettabile.
Certo, sarebbe grave - ma non è così perché non c'è personale precario dentro la CONI Spa - scoprire che magari qualcuno, nottetempo, oltre all'emendamento, ha provveduto anche a qualche assunzione, che a noi risulta interessare solo qualche dirigente pagato a peso d'oro e probabilmente con contratto a termine.
Sarebbe grave scoprire anche che, in un periodo come quello in corso, dentro questi contratti siano previsti benefit quali l'affitto di appartamenti da abitazione e che oggi si tenti di mistificare questa situazione, spiegando che vi è un problema di ricollocazione del personale.
PRESIDENTE. Onorevole Milana, la invito a concludere.
RICCARDO MILANA. Il personale di cui parliamo è tutto dipendente dal CONI passato alla CONI Spa - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - e, oggi, deve essere collocato nel sistema sportivo sempre e comunque a carico dell'erario, dello stanziamento di 450 milioni di euro. Non vi è nulla fuori di questo. Chi oggi tenta di mistificare questa situazione, alza un polverone semplicemente per nascondere il fatto che saggiamente la Commissione cultura, la Commissione bilancio e tanta gente nel mondo dello sport hanno lavorato per cancellare questa società che ha svolto un lavoro ma che oggi, nella sostanza, è chiamata solamente a svolgere compiti che prima erano svolti tranquillamente dall'ente CONI: si tratterà semmai di vigilare meglio perché non si riproduca il debito e affinché vi sia una sana amministrazione.
Certamente se il problema è la difesa di qualche posizione di potere, ritengo che questo non costituisca un merito per chi le difende e ritengo che il Governo saprà operare saggiamente affinché questa storia finisca una volta per tutte.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sin dalla mia prima legislatura mi occupai dell'attraversamento stabile dello stretto di Messina, anche sotto i suggerimenti sapienti del collega Calarco. Allora l'opera sembrava opportuna e utile, tant'è che anche l'Unione europea la volle considerare nel corridoio 1, anche perché non volevamo lasciare un vantaggio alle altre strade che potevano collegare l'Europa con i Paesi frontalieri dell'Africa, ossia quella turco-greca e quella spagnola-portoghese.
Questo Governo decise che non era una priorità. Signor sottosegretario, non era una priorità, però il sottoscritto insieme a qualche collega ha chiesto e presentato emendamenti che riguardavano priorità.Pag. 32
Ebbene nella mia Commissione, la Commissione ambiente, avevo chiesto la riambientalizzazione della zona di San Ranieri di Messina dove per un anno e mezzo è stato in carica un sindaco della vostra parte, del centrosinistra, dove abbiamo già perso i fondi POR e senza questi soldi perderemo anche i fondi comunitari che andranno alle regioni. Questo emendamento è stato bocciato.
Anche il collega Stagno d'Alcontres aveva proposto per questa città un'altra priorità, peraltro riconosciuta dal Ministero dei trasporti, dal comune e dalle FS, ma anche dal nostro amico Bertolaso che domani mattina sarà a Messina.
Non abbiamo bisogno di poteri speciali che arrivano dopo un anno e mezzo, come quelli che sono stati dati ora al prefetto o quelli di Bertolaso, abbiamo bisogno anche delle somme per poter realizzare le opere. Anche tale proposta emendativa è stata sonoramente bocciata. Il sottoscritto aveva presentato un altro emendamento nella sua Commissione, la Commissione lavori pubblici, che riguardava la parte di Taormina, per collegare circa 800 mila persone con l'aeroporto di Catania.
Non solo: avremmo addirittura potuto utilizzare l'ospedale di Taormina, che è un centro di eccellenza dal punto di vista oncologico. Anche questo emendamento è stato bocciato.
Signor sottosegretario, quali sono le priorità per il sud, per Messina, per Reggio Calabria? Sono seriamente preoccupato per gli autotrasportatori: voi continuate a lucrare. È vero che esiste il «caro petrolio», ma le accise e, addirittura, l'IVA sulle accise (che esiste, forse, solo in Italia) sono ad appannaggio del Governo: più costa il gasolio (perché lo pagano quanto un utente comune), più guadagna lo Stato.
Concludendo, signor Presidente, oggi un mio amico mi ha chiesto cosa penso del Governo. Ho risposto che il Governo è come il corno del bue: duro e vuoto. Duro, perché si ostina a non mollare le poltrone; vuoto, perché anche in questa legge finanziaria non ha voluto fare niente per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, pochi minuti fa nel suo intervento, l'onorevole Vannucci, a nome della maggioranza, ha ricordato - direi incautamente - i tre obiettivi che questo Governo si era posto all'inizio della legislatura, presentando lo scorso anno i documenti finanziari: il risanamento, l'equità sociale e lo sviluppo.
Egli stesso ha affermato che l'equità sociale non è stata ancora realizzata: si rivolgeva, evidentemente, a polemiche interne alla maggioranza, ma è stato franco su questo punto.
Ha affermato che il risanamento vi è stato: certamente vi è stato un miglioramento dei saldi, attraverso un aumento del gettito fiscale, che noi riteniamo dovuto essenzialmente all'ultima legge finanziaria del Governo Berlusconi, firmata dall'onorevole Tremonti, e al taglio delle tasse, che aveva rappresentato la politica costante di quegli anni. La questione può essere discussa e approfondita.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,35)
GIORGIO LA MALFA. Quello su cui né l'onorevole Vannucci né il relatore Ventura né il Governo possono dire nulla di positivo riguarda il tema dello sviluppo: come vi fu detto l'anno scorso, il risanamento presuppone una politica di sviluppo, mentre quella che il Governo aveva seguito era una politica di penalizzazione di esso. La dimostrazione di ciò è che l'Italia continua ad avere in Europa una crescita tra le più basse - se non la più bassa - e che gli organismi internazionali continuano a rivedere verso il basso le previsioni di crescita dell'economia italiana (calcolata intorno all'1,7 o all'1,5 o ancora all'1,3 per cento).Pag. 33
Questo è il problema dell'economia italiana: due anni di azione di Governo, in cui il tema centrale - vi è stato detto dal Governatore della Banca d'Italia, dal presidente dell'associazione degli imprenditori e, addirittura, dai capi dei sindacati - è che l'Italia langue nello sviluppo. Signor Presidente, un bilancio meno dominato dall'urgenza fiscale e dall'urgenza del risanamento avrebbe dovuto costituire per il Governo l'occasione per affrontare il tema dello sviluppo. Cosa è previsto per i temi dello sviluppo?
L'onorevole Ventura ha parlato a lungo di interventi, ma sono interventi per lo sviluppo o per le elezioni? Sono interventi che indicano l'impiego significativo di risorse per promuovere lo sviluppo, abbassando, per esempio, la pressione fiscale del Paese o sostenendo le opere pubbliche, o sono miriadi di investimenti di spesa corrente che sono stati «appostati» aumentando la pressione?
Lo spettacolo cui si è assistito in Commissione bilancio in questi giorni era quello di un «assalto alla diligenza» della finanza pubblica.
D'altra parte, la prova di tutto ciò, onorevoli colleghi, è molto semplice: si trova nella nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria esaminato ad ottobre, in cui il Governo affermava che il saldo tendenziale avrebbe portato a un deficit dell'1,8 per cento, mentre il saldo attuale è del 2,2 per cento. Nel corso dell'esame della legge finanziaria, il Governo ha regalato - senza un'indicazione chiara, con una dispersione totale tra interventi di ogni genere - milioni di euro, che sarebbero stati utilizzabili in altro modo. Quando il gettito fiscale è positivo, lo si può utilizzare per ridurre il debito o per ridurre il prelievo fiscale, oppure lo si può utilizzare per aumentare la spesa corrente. Voi avete scelto questa terza opzione e l'onorevole relatore Ventura ha dovuto affermare, con molta onestà, che tutto ciò è stato fatto perché la maggioranza è divisa.
Nella lunga esperienza che ormai ho in Parlamento, non avevo mai sentito un relatore della finanziaria affermare: «Il disegno di legge non è perfetto perché siamo divisi noi della maggioranza». Normalmente si dice che la colpa è dell'economia internazionale o delle condizioni oggettive, ma non ho mai sentito dire al Parlamento - con tanta freschezza, ingenuità e altrettanta lealtà - che questa manovra è confusa perché il Governo ha dietro di sé una maggioranza contraddittoria (come ho sentito ripetere anche dall'onorevole Vannucci che così si è rivolto ai suoi), che questo è un dibattito non «nel» Parlamento (al quale l'opposizione pone questi problemi), ma è un dibattito «dentro» la maggioranza, che viene attenuato - se non risolto - attraverso il ricorso alla spesa corrente.
Questa è la vicenda politica di questi mesi. In altre parole, come sanno benissimo il Governo, il Ministro e i sottosegretari, le contraddizioni profonde - politiche - che esistono all'interno della maggioranza (e di cui parlate apertamente) vengono per così dire attenuate mediante il tentativo di ridurre i fondi con un aumento della spesa corrente che gli uffici della Camera non sono in grado di quantificare in questo momento.
Io ho domandato se, dalle lunghe giornate della Commissione bilancio, fossero quantificabili gli effetti e mi hanno risposto che lo erano per il 2008, ma non per il 2010 e il 2011. Infatti, quando voi assumete i precari della città di Palermo o quelli della Calabria, potete stanziare i fondi per i primi due anni, ma dal terzo, quarto anno in poi? Altro che soluzione dei problemi, è un aggravamento che si scarica sulle prossime generazioni! Voi potete dire che è sempre stato così.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIORGIO LA MALFA. Può darsi che sia sempre stato così, ma sarebbe ora, signor Presidente, di cambiare direzione e per farlo serve un cambiamento politico della maggioranza che ha governato questo Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.
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ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, colleghi e colleghe, sottosegretario Sartor, vorrei svolgere qualche rapida valutazione nel merito del provvedimento e qualche considerazione più di ordine politico, come credo sia doveroso fare in uno dei passaggi parlamentari più importanti dell'anno.
Per quanto concerne lo strumento in sé, molto si era discusso al riguardo lo scorso anno, con l'intendimento largamente condiviso di procedere ad una significativa revisione della sessione di bilancio e della struttura della legge finanziaria. Francamente non mi sembra che con questi 150 articoli e oltre, abbiamo compiuto molti passi nella direzione auspicata.
Troppe sono le materie affastellate. Sconcertante, poi, è l'iter parlamentare: dopo oltre 700 votazioni al «cardiopalma» al Senato, pensavamo un po' ingenuamente che il testo fosse pressoché definitivo. Al contrario, abbiamo visto integrazioni e riscritture a getto continuo fino all'ultimo minuto, rispondenti alle logiche più disparate: un vero contenitore per tutti gli usi! Terremoti interminabili - ha giustamente chiosato poc'anzi il relatore - con il rischio di affrontare questioni delicate in modo improvvisato e superficiale.
Penso, in ultimo, ai consorzi di bonifica, di miglioramento fondiario, che si voleva sopprimere con un tratto di penna: questo non può essere il modo di legiferare.
Per quanto riguarda i contenuti, non mancano certo gli aspetti condivisibili: dagli interventi per le categorie più deboli alla copertura delle risorse necessarie per attuare il Protocollo d'intesa su previdenza e lavoro. Tra le misure che più apprezziamo vi è la riduzione dell'ICI sulla prima casa, particolarmente importante per una realtà come la nostra - la Valle d'Aosta - in cui molti sono coloro che possiedono un'abitazione propria (per la quale hanno utilizzato risorse economiche frutto del lavoro di più generazioni, talvolta in lunghi periodi di emigrazione) ed in cui hanno impiegato, spesso e direttamente, fatica e sudore propri.
Positiva è anche la prosecuzione della lotta all'evasione ed elusione fiscale, che deve tuttavia essere meglio mirata. Quando sentiamo di controlli meticolosi in un esercizio pubblico di un comune di alta montagna di duecento anime, che in certe giornate si ritrova in cassa forse cento euro, pensiamo che stiamo sbagliando indirizzo: a quell'esercente dovremmo dare un premio per il solo fatto che continua, in quelle condizioni, la sua attività e certo non mandare una pattuglia di finanzieri a «scartabellare» puntigliosamente tra scontrini e fatture.
Nel complesso, ci sembra che in questa finanziaria alcuni nodi strutturali non siano stati adeguatamente affrontati: il debito pubblico continua ad essere a livelli inaccettabili - 103,5 per cento del PIL, contro il 70 per cento dell'area dell'euro - ed a pesare come un macigno sulla finanza pubblica.
La spesa corrente primaria è rimasta immutata intorno al 40 per cento del PIL e in nessun modo si riesce a tagliarla, con il conseguente permanere di una pressione fiscale eccessiva. Non solo non abbiamo impugnato la scure, ma nemmeno la lima!
Abbiamo letto sugli organi di stampa, impietosi paragoni tra il costo delle istituzioni in Italia e in altri paesi europei, dal Parlamento al Quirinale, apparati sostanzialmente immodificabili. È allora di tutta evidenza che, se si vuole operare un'incisiva inversione di rotta su alcuni punti fondamentali, occorre una guida forte e stabile. Nulla di più lontano dalla situazione attuale, con una politica in fibrillazione perpetua, dai toni esasperati ed eccessivi, carica di veleni anche personali e soggetta a ricatti e imposizioni e che ha sostituito le aule del Parlamento (sede spesso di liturgie stanche e ripetitive) con i salotti televisivi, ormai quasi quotidiani, cui i ministri dedicano molto più tempo di quanto non dedichino a quest'Assemblea anche oggi.Pag. 35
Compito improbo, quello di guidare la nave del Governo in queste acque procellose! Certo al Presidente Prodi, malamente strattonato quotidianamente da parti opposte, va tutta la nostra umana comprensione, per la sua infinita pazienza. Tuttavia, ci chiediamo fin quando sia possibile reggere e governare in queste condizioni, con membri del Governo o autorevoli esponenti della maggioranza che prospettano o minacciano, un giorno sì e l'altro anche, venti di crisi.
Il limite è evidentemente in quel sistema elettorale che ha costretto ad unire ciò che in realtà è profondamente troppo diverso in politica estera, sulla sicurezza e nelle politiche economiche e sociali e che ha generato da un lato, sul versante del centrodestra, a dire del suo stesso deus ex machina, un ectoplasma e che porta dall'altro, nel centrosinistra, il Presidente Bertinotti, uno dei suoi più autorevoli esponenti, a dichiarare che occorre prendere atto del fallimento del progetto iniziale. Quindi, è lì che, evidentemente, occorre intervenire: la riforma elettorale insieme alla riforma istituzionale, rappresentano, per noi, due aspetti inscindibili della stessa questione.
Tuttavia, colleghi, anche sul tema della riforma elettorale, che spettacolo deludente e desolante! Tutti a misurare non ciò che è più utile al Paese, ma, con il bilancino, simulazione su simulazione, il proprio partitico tornaconto!
Venendo, infine, alle relazioni tra l'Alleanza autonomista-progressista della Valle d'Aosta e il Governo della maggioranza, diamo atto allo stesso Governo di aver accolto, nell'ambito del disegno di legge finanziaria, alcuni importanti proposte da noi formulate: dalla facoltà della regione di applicare le regole del patto di stabilità interno anche all'università della Valle d'Aosta, alla possibilità di assumere il saldo finanziario a riferimento per il patto di stabilità interno (a decorrere dal 2008), alla reintroduzione delle disposizioni fiscali sul gasolio o sul GPL impiegati in montagna.
Allo stesso modo sono state accolte anche altre proposte avanzate alla Camera dalla componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto: dalla soppressione dell'obbligo per i piccoli produttori agricoli di comunicare trimestralmente le operazioni effettuate (nell'ottica di ridurre gli adempimenti burocratici), all'estensione della detraibilità anche agli impianti dotati di caldaie non a condensazione. Si tratta di proposte di cui, ovviamente, chiediamo conferma nel passaggio alla discussione in Assemblea e in un eventuale maxiemendamento. Allo stesso modo chiediamo una positiva attuazione dell'accordo recentemente definito tra Governo italiano, governo della regione Valle d'Aosta e parlamentari valdostani che per noi, oggi, rappresenta un punto chiave del percorso attraverso il quale affrontare la delicata questione dei carburanti in esenzione fiscale.
Ma vi è un altro piano, di natura più strettamente politica, sul quale, invece, non possiamo non rilevare forti criticità e manifestare profonda insoddisfazione. Sosteniamo questo Governo sulla base di un accordo politico-programmatico che poggia su due punti cardine: il principio dell'intesa per la modifica degli statuti speciali e una rappresentanza regionale nel Parlamento europeo. Si tratta di questioni che, peraltro, interessano non solo la Valle d'Aosta: la prima concerne tutte le regioni a statuto speciale e le province autonome e la seconda il rapporto tra l'intero ordinamento regionale e il Parlamento europeo.
Proprio su tali due punti, sui quali, sin dal nostro insediamento, abbiamo presentato specifiche proposte di legge, vi sono state incomprensibili lungaggini, quando non aperta o surrettizia ostilità, proprio nell'ambito della maggioranza.
Il Presidente Prodi e il sottosegretario Letta conoscono i termini esatti della questione. Attendiamo delle risposte e, sulla base anche di queste, valuteremo la prosecuzione del nostro sostegno al Governo, il cui rilievo, ne siamo ben consapevoli, è numericamente insignificante ma che, sul piano politico, poiché comunque rappresentiamo una regione, dovrebbe rivestire qualche significato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la legge finanziaria per il 2008 continua l'impegno della maggioranza per il risanamento ed il rilancio dell'economia del Paese, un'economia che non si ferma certamente entro i confini nazionali, ma vede come attori anche i nostri connazionali all'estero che rappresentano i migliori promotori del sistema Italia nel mondo. Tale sistema, come è stato segnalato più volte, non può ritenersi compiuto se non presta attenzione al coinvolgimento e alla cooperazione con le comunità italiane residenti all'estero nelle quali è sempre più ampia la presenza di imprenditori, di origine italiana, attivi nei paesi che li hanno accolti. È quindi notevole e meritevole lo sforzo fatto dal Governo, che ha valutato positivamente le richieste mirate a sostenere, tra l'altro, l'imprenditoria dei connazionali nei paesi di adozione. Occorre, ora, che si faccia tutto il possibile per individuare le misure per utilizzare, in sinergia con imprese nazionali, le potenzialità che l'emigrazione italiana nel mondo ha creato.
Un altro fronte di fondamentale importanza per il nostro Paese e per le comunità italiane emigrate è senz'altro rappresentato dalla diffusione della nostra lingua e dalla valorizzazione del nostro patrimonio culturale ed artistico. Si tratta di un versante di grande significato per l'esteso ventaglio di opportunità che determina, dal turismo al successo del «marchio Italia», ma anche per preservare e rafforzare il legame affettivo e culturale tra le due Italie. Le risorse destinate dalla legge finanziaria a questo delicato versante forniscono risposte alle esigenze più immediate, ma occorre dare seguito all'attenzione manifestata e procedere risolutamente alle riforme legislative che si attendono da almeno un paio di decenni. Si tratta di un presupposto indispensabile per far fronte strategicamente alle iniziative messe in campo dai Paesi che stanno puntando, con notevole dispiegamento di mezzi, a conquistare posizioni di primo piano in quello che oggi viene definito, con un brutto termine, il mercato delle lingue. Vi è sempre più consapevolezza, infatti, che, in una logica integrata di promozione di un sistema Paese, il patrimonio culturale e artistico rappresenti un valore aggiunto di primo piano, che non può essere assolutamente tralasciato.
La legge finanziaria per il 2008 prevede, inoltre, interventi che interessano l'assetto organizzativo della rete diplomatica e consolare italiana nel mondo. La riforma dell'amministrazione del Ministero degli affari esteri e della rete consolare è da tempo nell'agenda degli impegni da realizzare e con la finanziaria per il 2007 sono stati creati i presupposti di legge per procedere alla riorganizzazione, sia della rete diplomatico-consolare sia degli istituti italiani di cultura. Come parlamentare eletto all'estero e come cittadino italiano che vive all'estero da anni intendo, però, richiamare il Governo sull'esigenza dei nostri connazionali emigrati ed anche sul ruolo che le sedi consolari rivestono nel tempo della globalizzazione, un ruolo che non è più quello di rappresentanza secondo i vecchi schemi. In sede di espressione del parere, in Commissione affari esteri, si è dibattuto ampiamente sulla necessità di procedere ad una riorganizzazione della rete che non precluda la possibilità di sviluppo del nostro Paese e soprattutto non leda il diritto dei nostri connazionali a servizi efficienti erogati in tempi accettabili.
Gli uffici consolari all'estero sono punti di riferimento vitali per molti aspetti: non è in gioco il solo rilascio di documenti, di passaporti o di pratiche di cittadinanza, ma è in gioco soprattutto, la promozione del nostro sistema Paese e la garanzia di poter far fronte ai numerosi compiti aggiuntivi che si sono sommati a quelli tradizionali. Il piano di chiusura delle sedi finora realizzato dall'amministrazione ha riguardato, per lo più, semplici accorpamenti tra sedi dove già si realizzavano ampie sinergie atte a dimostrare al Ministero dell'economia e delle finanze la buona volontà del Ministero degli affariPag. 37esteri in fatto di risparmio. Se, però, per il prossimo futuro, altre misure sono in preventivo, è assolutamente indispensabile fermarsi e procedere, anzitutto, all'elaborazione di una strategia a valere sul medio periodo. L'obiettivo deve essere una moratoria delle chiusure motivata dagli scarsi risultati ottenuti, in termini di risparmi economici, dalle chiusure delle sedi già realizzate e dalle conseguenze della mancanza di un piano come quello poc'anzi menzionato.
Bisogna opporsi al principio di fondo che indirizza la scelta dei tagli, pur consapevoli che di questi ultimi, e non di una vera ristrutturazione della rete, si tratta. Il Ministero degli affari esteri è un'amministrazione che non costa molto all'erario e complessivamente è già efficiente; su di essa si dovrebbe investire e non programmare tagli.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCO NARDUCCI. Sulla base di queste constatazioni, bisognerebbe chiedere quindi una moratoria. I trasferimenti di competenze, se non esistono vere chiusure, producono risparmi minimi.
Signor Presidente, il poco tempo a mia disposizione non mi consente di far presenti questioni altrettanto importanti, ma mi consenta di far cenno brevemente alla detrazione dell'ICI prevista...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Narducci.
FRANCO NARDUCCI. Ho concluso. Stavo accennando alla detrazione ICI, prevista, come dicevo, dall'articolo 2 della legge finanziaria 2008, e alla sua mancata estensione ai soggetti residenti all'estero. Ritengo ingiusto usare due pesi e due misure, e voglio auspicare che l'Assemblea possa riequilibrare questo ingiusto trattamento, e quindi mi rivolgo anche al rappresentante del Governo presente in quest'aula affinché gli italiani all'estero vengano trattati alla stregua dei cittadini italiani che vivono in Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente della Camera, signor rappresentante del Governo, colleghi, il 9 maggio 1996 fu presentata in questa Camera, su iniziativa dei deputati socialisti, una proposta di legge concernente l'abolizione dell'imposizione fiscale sulla prima casa di abitazione. In tale legislatura, la XIII, grazie ai Governi di centrosinistra dell'epoca, fu dapprima ridotta e poi eliminata l'IRPEF sulla prima casa. Si trattò di provvedimenti giusti, perché il proprietario residente in una casa non consegue redditi reali dal proprio appartamento, e pertanto non c'è alcuna ragione per tassazioni al riguardo. Per quanto concerne l'ICI sulla prima casa, nel corso dei cinque anni della legislatura successiva, la XIV, il Governo di centrodestra non prese alcuna significativa decisione in merito, nonostante disponesse di una maggioranza schiacciante in entrambi i rami del Parlamento.
Lo scorso anno, in sede di discussione della prima legge finanziaria di questa legislatura, la XV, i deputati socialisti ottennero l'accoglimento di un ordine del giorno che impegnava il Governo ad esperire ogni iniziativa tesa a ridurre, e possibilmente ad eliminare, l'ICI sulla prima casa. In seguito, ossia nell'occasione della crisi di Governo avvenuta all'inizio di quest'anno, il Presidente del Consiglio Prodi, intervenendo nel dibattito sulla fiducia, annunciò l'intenzione di procedere alla riduzione dell'ICI sulla prima casa. Ebbene, noi deputati socialisti prendiamo atto con soddisfazione che l'intenzione, lodevolmente manifestata qualche mese fa, si è tradotta in realtà in questo disegno di legge finanziaria. La riduzione, a partire dal 2008, dell'ICI sulla prima casa rappresenta una decisione veramente significativa, e testimonia della volontà del Governo e della maggioranza di centrosinistra di alleggerire per quanto possibile la pressione fiscale, ormai giunta a livelli intollerabili, come anche il Governatore della Banca d'Italia ha osservato. Noi deputati socialistiPag. 38ci auguriamo che in futuro possano presto determinarsi condizioni economiche tali da consentire l'eliminazione totale dell'imposizione fiscale sulla prima casa. Se allo Stato e agli enti locali occorre denaro, si provveda a far pagare le tasse secondo equità, recuperando con ogni possibile mezzo l'evasione fiscale, e si eliminino gli sprechi, ma certamente non appare giusto continuare a colpire masse di italiani che si sono sobbarcate penosi mutui e sacrifici vari per conseguire la proprietà di un bene così essenziale e primario, la casa. A proposito di mutui sulla prima casa, apprezziamo anche la norma che consente di dilazionare il pagamento di qualche rata per chi sia in difficoltà economiche; come pure è senza dubbio positiva la norma che prevede detrazioni IRPEF per l'affitto della casa di abitazione, un provvedimento che il nostro partito aveva da tempo sollecitato.
Sempre in tema di riduzione della pressione fiscale, in occasione del disegno di legge finanziaria in esame, si è discusso anche del canone RAI. Un emendamento è stato approvato al Senato, altri sono stati presentati in questo ramo del Parlamento, ma si tratta in ogni caso di soluzioni parziali. La nostra parte politica ritiene che il canone RAI vada abolito totalmente per tutti, poiché si tratta di un balzello ormai anacronistico, anche in relazione agli enormi introiti pubblicitari di tale ente televisivo.
Se alla RAI serve denaro, si eliminino gli sprechi piuttosto che continuare a vessare gli utenti con un canone che non ha più ragion d'essere. È ad esempio ammissibile che, pur avendo migliaia di dipendenti con professionalità di rilievo, la RAI si affidi in massima parte a costose produzioni esterne per i vari programmi televisivi, con un ingiustificato ed enorme spreco di risorse? Anche per queste ragioni, il 20 febbraio scorso abbiamo presentato una proposta di legge che prevede la totale eliminazione del canone RAI: ci auguriamo vivamente che essa possa ottenere il necessario consenso. Finora, questo intervento ha interessato talune importanti tematiche di carattere fiscale, alle quali i senatori socialisti - molto opportunamente - hanno aggiunto talune serie proposte per ridurre le tasse alle imprese che fanno ricerca ed innovazione e quelle sui redditi da lavoro dipendente ed autonomo.
Quest'ultima considerazione introduce un altro tema essenziale: il lavoro. In proposito, i senatori socialisti avevano proposto di istituire, per i lavoratori precari, collaboratori a progetto e cococo che perdono il posto di lavoro, un'indennità pari a 400 euro mensili vincolata alla partecipazione a piani di inserimento o a programmi di riqualificazione professionale. Tale proposta non è purtroppo stata presa in considerazione, ma noi socialisti insisteremo nel sostenere l'importanza di politiche di tal genere, improntate a sistemi di «flessicurezza» che in Europa hanno ottenuto ottimi risultati, con una notevole riduzione della disoccupazione.
La flex-security, o «flessicurezza», rappresenta una giusta sintesi fra flessibilità e sicurezza sociale: è un sistema coerente di diritti e doveri in cui il disoccupato ha diritto ad un alto livello di protezione del suo reddito (fino al 90 per cento del suo vecchio stipendio), ma in cambio deve impegnarsi a seguire la formazione professionale o ad accettare un'offerta di lavoro. Questo esempio scandinavo di una strategia socialista per la piena occupazione - come dicevo - ha prodotto ottimi risultati: sistemi di tal genere, dunque, possono e debbono essere introdotti anche in Italia, anche se le condizioni del nostro Paese sono attualmente diverse da quelle dei Paesi scandinavi. In Italia vi sono infatti un livello generale di istruzione più basso, una minore efficienza della pubblica amministrazione, e minore fiducia e lealtà nei rapporti fra cittadini ed istituzioni: ciononostante, dobbiamo avere il coraggio di accettare le sfide ricordate per il cambiamento, per l'innovazione e per la modernizzazione della società, affinché l'Italia si ponga finalmente all'altezza dei Paesi europei più avanzati.
Il dato che più ci deve far riflettere è quello del livello di istruzione, che inPag. 39Italia - come dicevo - è sensibilmente più basso rispetto a quello di altri Paesi. Signor sottosegretario Sartor, anche per queste ragioni, noi socialisti riteniamo che la scuola pubblica debba costituire una priorità assoluta: è essenziale che il Governo si impegni per la predisposizione di un piano pluriennale di investimenti per la scuola pubblica e per la ricerca, che recuperi il differenziale che vi è fra l'Italia e la media dei Paesi OCSE quanto ad investimenti rispetto al prodotto interno lordo e all'insieme della spesa pubblica. Prendiamo atto che quest'anno sono stati stanziati circa 400 milioni di euro in più per l'università e per la ricerca: è un dato indubbiamente positivo, ma è evidente che occorre un cambio di passo ancor più significativo in una materia tanto importante.
Per fare di più, vi è bisogno anche di tornare alla politica vera: in questi ultimi anni, in effetti, abbiamo assistito ad un graduale svuotamento del ruolo e delle funzioni della politica. Tali funzioni sono state indebitamente sostituite da un sistema di poteri economici e finanziari certamente inadeguato a far fronte alle drammatiche realtà sociali di questi tempi: crisi occupazionale, problemi dei trasporti, problemi della scuola, problemi della casa, emergenza sanitaria ed altri sono tutte questioni che la delegittimazione e, per certi versi, la criminalizzazione della politica hanno complicato. Ad esempio, in tema di sanità, appare senz'altro legittimo domandarsi: sono migliori i cosiddetti manager delle ASL, i quali molto spesso vengono catapultati da fuori e disconoscono totalmente le realtà locali, o i tanto vituperati comitati di gestione del passato, composti di amministratori politici locali, che almeno avevano il pregio di un forte legame con le necessità del territorio? La risposta a questa domanda sembra scontata, anche alla luce dei risultati deludenti ottenuti negli ultimi anni dagli amministratori delle ASL, salvo poche eccezioni. Tale situazione costituisce purtroppo l'effetto di una campagna inusitata di delegittimazione della politica.
Certo, la politica deve essere all'altezza. Dobbiamo anzitutto combattere duramente i fenomeni di corruzione e di cattiva amministrazione ed è opportuno, quindi, che le forze dell'ordine ed i giudici possano svolgere con tranquillità il loro lavoro: ad essi va garantita piena autonomia ed indipendenza. Ma se non ci devono essere interferenze della politica nella magistratura, non ci devono essere nemmeno interferenze della magistratura nella politica ed i giudici non solo debbono essere imparziali, ma debbono anche apparire imparziali (sapete quanto questo concetto fosse caro al grande Presidente Pertini).
Per quel che concerne la delicata questione della separazione delle carriere, desidero fare soltanto una semplice considerazione: se è il mezzo per avere un giudice veramente terzo tra accusa e difesa, ben venga la separazione delle carriere; se invece, in ipotesi, la separazione delle carriere fosse il mezzo per arrivare successivamente ad assoggettare il pubblico ministero al potere politico, in questo caso saremmo su una strada decisamente sbagliata.
In materia di liberalizzazioni, in linea generale non si può non essere d'accordo sulla necessità di adeguate riforme, ma è bene che il Governo eviti accuratamente di continuare a dare la sensazione di voler colpire e penalizzare duramente le varie categorie dei professionisti. Ma è chiaro che le riforme in questo settore sono necessarie (basti pensare, ad esempio, all'assurdità delle attuali modalità dell'esame per l'ammissione all'esercizio della professione di avvocato).
Signor sottosegretario, abbiamo apprezzato l'attenzione che il Governo sta riservando a tre questioni molto rilevanti: la sicurezza dei cittadini, l'emergenza morti sul lavoro, il rincaro dei prezzi. Circa il primo punto, il provvedimento in materia di sicurezza, per quanto da più parti contestato, rappresenta una buona base di partenza per venire incontro alle giuste preoccupazioni dei cittadini; per ciò che concerne la seconda questione, appare lodevole l'intenzione del Governo di accelerarePag. 40i tempi per dare operatività alla nuova disciplina, varata ad agosto, a tutela dei lavoratori; quanto al terzo aspetto, la decisione di istituire il Garante per il controllo dei prezzi è un segnale indubbiamente positivo per i consumatori.
Da ultimo, accenno rapidamente alla riforma della legge elettorale. In questo momento va di gran moda l'esterofilia: c'è chi propende per il sistema tedesco, chi invece per quello spagnolo, altri ancora per quello francese, e così via. Tutti - o quasi - dimenticano che in Italia esiste un sistema elettorale che ha già dato buona prova, perché ha garantito sia la governabilità sia un'adeguata rappresentanza plurale e democratica. Allora, invece di continuare a ricercare altrove ciò che abbiamo in casa, rendiamo omogeneo il nostro sistema elettorale, estendendo anche alle elezioni politiche quello attualmente in vigore per le elezioni amministrative.
Con questo auspicio, confermiamo il nostro sostegno al Governo, anche perché la stabilità politica è il primo presupposto per fornire risposte adeguate alle istanze dei cittadini.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, non è una novità affermare che il disegno di legge finanziaria in discussione ha effetti negativi derivanti dalla manovra. Ne cito, in via esemplificativa, alcuni: riduzione dell'ICI modesta e contrastante con i principi costituzionali in materia di legislazione concorrente; revisione degli estimi catastali; inserimento, attraverso un emendamento, dell'azione collettiva risarcitoria (class action), che imbarazza lo stesso Ministro Mastella e rappresenta, quindi, l'introduzione di un'insensata azione giudiziaria nel nostro ordinamento, che è ben lungi dall'essere assimilabile a quello anglo-americano, abbandonando la nostra imprenditoria alla mercé di condizionamenti sul versante delle transazioni economiche; soppressione dei tribunali militari e delle procure militari della Repubblica di cinque città, con riduzione del ruolo organico dei magistrati militari e rideterminazione del ruolo organico della magistratura ordinaria, nonché con inevitabili squilibri sulla riforma del codice militare di pace e sulla novellata riforma dell'ordinamento giudiziario voluto da questa maggioranza.
Inevitabile, per tutto quanto detto, è il danno per le imprese, per i lavoratori, per le famiglie, per la giustizia, per il Paese. Ma non mi soffermo su ciò: già da tempo echeggia in quest'aula il «grido di dolore», oltretutto dopo che l'Assemblea ha appena approvato il provvedimento sul welfare che, dilaniato dai conflitti politici in seno alla stessa maggioranza, ha condizionato nella maniera più infausta tutte le possibili strade per un costruttivo riformismo.
La spesa pubblica assorbe oltre la metà delle risorse disponibili. La pressione fiscale è a livelli inaccettabili e non viene ridotta. L'elevazione degli interessi sul debito è notevole. Vogliamo affermare che la manovra è deludente o meglio, di più, dannosa?
Da parte mia, ho presentato svariati emendamenti per contrastare questa manovra, principalmente volti alla tutela delle donne e della famiglia, a sostegno della maternità e paternità e del congedo di adozione o di affidamento, nonché contro la violenza alle donne, argomento di cui sono convinta sostenitrice, e infine tendenti all'incentivazione dell'imprenditoria e dell'occupazione femminile e a favore delle fasce deboli dei lavoratori, pensionati INPS, ex combattenti e categorie assimilate.
È un dovere per noi avversare la manovra finanziaria dell'attuale maggioranza. Infatti, tale manovra, oltre a disattendere le linee programmatiche dell'Unione, è concordemente riconosciuta come non favorevole all'occupazione, al lavoro e alle donne, di carattere modestamente espansivo e non riduttiva del disavanzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, in ordine al provvedimento in esame, voglio sottolineare alcuni risultati importanti, frutto del lavoro della I Commissione affari costituzionali e della V Commissione bilancio. Cito il tema della sicurezza e delle risorse a questa destinate, le norme sulle vittime della mafia, lo sblocco delle opere infrastrutturali per pubblica sicurezza, previste dagli enti previdenziali, e naturalmente mi auguro che l'Assemblea voglia confermare il lavoro svolto.
Voglio aggiungere, inoltre, alcune considerazioni di carattere più generale. Per la prima volta, ci troviamo di fronte ad un bilancio comprensibile, articolato in missioni, obiettivi e programmi, che assegna risorse e che rende leggibili e trasparenti le scelte politiche, le priorità e le conseguenti risorse da impegnare.
Il Ministro Padoa Schioppa, al Senato, ha affermato: «La revisione sistematica del bilancio e il riesame delle priorità, l'efficacia delle politiche e dell'efficienza organizzativa devono diventare parte integrante di ciò che i pubblici uffici devono rendere al Paese. Non mere tecniche di gestione ma atteggiamento mentale di chi sa di amministrare non i suoi beni, ma risorse prodotte dagli italiani con il loro lavoro».
Mi sento di condividere fortemente tali affermazioni e so che la riforma del bilancio dello Stato chiama in causa in grande misura il tema dei controlli, tema esaminato nella I Commissione affari costituzionali, a livello centrale e territoriale, nelle società direttamente controllate dal pubblico, in ordine agli strumenti degli enti territoriali e degli enti che dipendono dallo Stato, al fine di rendere chiaro ed evidente l'uso delle risorse e degli obiettivi.
Tuttavia, è necessario superare la logica dei controlli formali e muoversi sul terreno dei controlli strategici, di gestione e dei rendiconti da fornire a tutti i cittadini. Il provvedimento in esame comincia ad affrontare alcune questioni che riguardano proprio il contenimento e la razionalizzazione della spesa nella pubblica amministrazione. Cito la missione 32, la missione 3, relativa alle autonomie territoriali, il taglio delle spese per consumi, la riduzione dei costi della politica, i tagli delle indennità, il contenimento dei costi delle amministrazioni pubbliche, la riduzione di organi di società pubbliche, il limite delle retribuzioni agli incarichi per i pubblici dipendenti, la soppressione di enti e organismi.
La manovra finanziaria complessivamente razionalizza la spesa, per un risparmio complessivo di 4,5 miliardi, pari a quasi la metà delle risorse recuperate per sostenere il complesso degli interventi della manovra. Affronta, come già avvenuto lo scorso anno, il tema del contenimento della spesa pubblica, sia sul versante della pubblica amministrazione, sia su quello della rappresentanza politica. Certo, su tali temi è più facile sollecitare un dibattito pubblico, superficiale o scandalistico, piuttosto che approfondire i nodi dell'efficienza della spesa, della sua qualità, della sua razionalizzazione, della sua produttività e, soprattutto, dell'urgenza di evitare duplicazioni, che invece in alcune realtà permangono.
Infatti, a partire dalla cosiddetta legge Bassanini e, successivamente, con le riforme costituzionali, possiamo affermare che non vi è stato un accompagnamento di tali riforme e spesso si sono prodotte amministrazioni parallele. Il provvedimento in esame comincia ad entrare nel merito del riordino sia dei poteri locali, sia degli enti ed organismi. Si tratta di un obiettivo molto importante che va mantenuto e qualificato, così come quello più generale del contenimento della spesa pubblica, tema anche questo difficile e da affrontare con rigore e serietà, ma molto più facile da affrontare dal punto di vista qualunquistico e demagogico.
Limitare, riqualificare, razionalizzare la spesa in tanti settori è possibile e incontestabile, ed è questo che bisogna continuare a fare. Nel disegno di legge finanziaria, negli articoli e nelle missioniPag. 42citate, si affrontano tali temi. È chiaro che essi vanno inseriti in un contesto più generale di riqualificazione della spesa pubblica e di riforma della pubblica amministrazione del nostro Paese.
Auspico perciò che, a partire dalla legge finanziaria per il 2008, continuando su questo terreno, si possa concretamente aggredire il tema della riqualificazione della spesa e della pubblica amministrazione. Tale tema non è di poco conto e credo che sia uno degli obiettivi di modernizzazione e di sviluppo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, un anno fa, di questi tempi, il Presidente Bertinotti in quest'aula disse che non si sarebbe mai più svolto un procedimento di bilancio come quello che si era appena concluso. Tuttavia, dopo un anno siamo alle solite: non è cambiato assolutamente nulla. Affrontiamo un disegno di legge finanziaria con l'ombra della questione di fiducia, che si apprende dai giornali, in quanto non viene mai annunciata in quest'aula e verrà probabilmente posta dal Governo. Parlare oggi nel merito del disegno di legge finanziaria è un esercizio quantomeno inutile, tanto più se il tempo assegnato ai deputati per poterlo fare è di soli tre minuti.
Quindi, bisogna dire che il disegno di legge finanziaria al nostro esame è un irresponsabile atto di spesa pubblica: 9 miliardi di euro, forse di più. Quando il disegno di legge finanziaria è stato portato all'esame di questo Parlamento era più snello di 800 milioni, forse qualcosa di più. Approda in Assemblea più pesante di oltre 800 milioni. Quello che un Governo responsabile avrebbe dovuto fare è ridurre il pesante debito che aggrava i conti pubblici italiani e non spendere, spendere, spendere.
In questo modo, si ipoteca il futuro delle generazioni più giovani, come la mia, che non escono rafforzate dal disegno di legge finanziaria in esame, ma gravemente indebolite. Purtroppo, l'anno prossimo, con questa spesa irresponsabile, di fronte ad una crescita economica ridotta e a possibili shock dovuti al prezzo del petrolio, all'inflazione e ad un euro forte, potremmo essere chiamati a rimettere mano alla spesa, ovvero a dover imporre nuove tasse ai cittadini. Ciò è assolutamente inaccettabile ed è un atto irresponsabile da parte del Governo.
Per quanto riguarda il merito del disegno di legge finanziaria in esame, possiamo elencare le misure previste e quelle che invece avrebbero dovuto essere presenti. Vi è una norma, che definirei assolutamente ridicola, ossia l'abolizione della possibilità per le imprese di detrarre gli interessi passivi. È una assoluta assurdità, presente - a quanto mi risulta - in pochissimi Paesi europei, che danneggia veramente in maniera profonda la possibilità di sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano. Manca qualcosa per le città d'arte. Non vi è nemmeno un euro per la città di Firenze.
PRESIDENTE. Onorevole Picchi, dovrebbe concludere.
GUGLIELMO PICCHI. Concludo, signor Presidente, ricordando cosa è stato compiuto per gli italiani all'estero. Dal punto di vista del Governo, essi sono da assistere e vanno gestiti come un grande patronato. Questa non è la realtà degli italiani all'estero, ma tant'è.
Mancando una strategia, credo che l'unica cosa - e concludo - sia che per ora siete una maggioranza solo numerica; tra poco andrete a casa e ciò significa che l'anno prossimo ci penseremo noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, anche quest'anno l'iter di approvazione del disegno di legge finanziaria è stato faticoso e difficile. Lo èPag. 43stato certamente al Senato, che ha esaminato il provvedimento in prima lettura e che si è dovuto caricare dell'onere di verificare il primo impatto delle misure proposte dal Governo rispetto al Paese. Tuttavia, lo è stato anche qui alla Camera, come è testimoniato dalla grande quantità di richieste e aspettative che si sono riversate sulla Commissione bilancio, attraverso i 6.500 emendamenti che, all'incirca per i due terzi, provengono dall'opposizione e, all'incirca per un terzo, sono della maggioranza.
Si è ripetuto uno schema già riscontrato negli anni precedenti, con difficoltà che per lo più attengono alla natura stessa della legge finanziaria; mi riferisco ad uno strumento cioè che oltre a definire la formazione del bilancio dello Stato per l'anno a seguire, diventa la via più concreta e veloce per conseguire provvedimenti su una grande quantità di materie che interessano le entrate e la spesa, ma tante volte sono di natura esclusivamente dispositiva ed ordinamentale. Ne scaturisce la dilatazione dei contenuti del provvedimento stesso e, in qualche caso, anche un suo snaturamento che condiziona innanzitutto l'azione del Governo e dei vari Ministeri, con il risultato di vanificare nei fatti una corretta ed efficace dialettica, in merito all'approvazione dei documenti di bilancio, tra Esecutivo e Parlamento e di compromettere l'equilibrio delle relazioni tra Commissione referente e Aula, tra Commissioni settoriali e Commissione bilancio.
È ormai tempo, quindi, di riservare un'attenzione a tutto questo e di puntare decisamente a riformare le procedure. Nei prossimi mesi la riforma dell'esame parlamentare della manovra di bilancio deve diventare un'assoluta priorità. In tal senso, preannunzio la presentazione nelle prossime settimane di una specifica proposta di legge da parte del gruppo Sinistra Democratica.
La manovra economica del Governo si articola in diversi provvedimenti. Abbiamo già discusso e approvato il decreto fiscale che è servito ad impegnare sul fronte della spesa le maggiori entrate conseguite per effetto dell'intensificazione della lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Con quel provvedimento, come avvenne già con l'altro decreto di luglio, si è puntato a sostenere i redditi più bassi e ad aumentare le pensioni sotto il minimo e a far ripartire l'economia, destinando risorse in direzione dello sviluppo. Abbiamo da poco discusso e approvato in quest'aula il decreto su pensioni e welfare che ha recepito l'accordo raggiunto con i sindacati e le parti sociali per evitare lo scalone e per aumentare le garanzie dei lavoratori in ordine al mercato del lavoro. Discutiamo adesso del terzo tassello della manovra, la legge finanziaria, e lo facciamo dopo che la stessa è passata al primo esame al Senato dove, rispetto alla testo proposto dal Governo, vi è stato un lavoro di integrazione e miglioramento che ha portato alla crescita del numero dei commi e degli articoli.
Al Senato è stato svolto un lavoro positivo: il dato più rilevante che rappresenta un successo per la maggioranza è che, per la prima volta, negli ultimi anni la legge finanziaria è stata approvata senza ricorrere alla fiducia. La strategia del muro contro muro, la linea della spallata praticata dalla destra è stata battuta e conseguentemente è cambiato l'atteggiamento dell'opposizione in generale. È cambiato anche l'atteggiamento nel corso della discussione della legge finanziaria alla Camera, in Commissione bilancio, laddove è prevalsa una volontà di confronto sul merito delle questioni che ha consentito di migliorare il testo del provvedimento, senza tuttavia scadere in deleterie pratiche consociative.
In Commissione bilancio si è svolto un buon lavoro che è servito a dare concreta valenza al protagonismo della Commissione e dell'insieme dei deputati suoi componenti. Il testo che giunge all'esame dell'Aula è più ricco e più organico di quello proposto dal Governo, ma anche di quello che ci aveva trasmesso il Senato. Soprattutto è un testo che contiene scelte significative operate concordemente dalla maggioranza per qualificare il passaggio dellaPag. 44legge finanziaria alla Camera e per evitare che esso si riducesse solo ad un adempimento burocratico.
La prima di tali scelte è certamente quella di destinare tutte le eventuali maggiori entrate che dovessero realizzarsi nel 2008 - non solo, quindi, quelle derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, ma quelle complessive - alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, attraverso la misura della detrazione d'imposta, con priorità per le fasce di reddito più basse. Si è cercato, così, di far fronte ad una vera e propria emergenza che colpisce i lavoratori, ma anche tutto il Paese: la perdita del potere di acquisto dei salari e degli stipendi. Nel nostro Paese vi è una questione salariale aperta, testimoniata dal fatto che si perde capacità di acquisto, che aumentano i prezzi dei generi di prima necessità, mentre non crescono i salari, che non si concludono e non si firmano i contratti e che, anche quando questi sono finalmente firmati - come è accaduto nel settore della scuola - non vengono attivate le risorse previste, per l'assenza di una specifica disposizione di spesa in tal senso.
Si tratta, perciò, di agire su più strumenti, uno dei quali è certamente la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente, che deve essere consistente e visibile. Con la misura introdotta, per tale obiettivo si istituisce un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze e si destinano 135 milioni di euro per il 2008 e 180 milioni di euro a decorrere dal 2009, al fine di ridurre, a partire da aprile 2008, la pressione fiscale sui trattamenti di fine rapporto (aumentata dal Ministro Tremonti, nel corso della legislatura precedente, dal 18 al 23 per cento).
In secondo luogo, sono stati previsti provvedimenti per la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, che erano già stati migliorati nel corso dell'esame al Senato e che sono stati, in parte, ancora migliorati nel corso della discussione in Commissione bilancio. Sono stati previsti, inoltre, provvedimenti per la stabilizzazione degli LSU (i lavoratori socialmente utili) nelle regioni meridionali, a seguito degli stanziamenti operati a favore della regione Calabria, contenuti nel decreto fiscale che abbiamo approvato (il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159).
A partire dal 2007, saranno destinate a tale fine, nei prossimi tre anni, risorse per complessivi 240 milioni di euro: si tratta di una misura che intercetta oltre ventimila lavoratori, privi di tutele e di diritti, per i quali la stabilizzazione non può essere una facoltà, ma è una misura dovuta.
In merito ai provvedimenti per il lavoro, devono essere considerate le misure a favore del miglioramento delle condizioni dei rapporti di lavoro per i Co.Co.Pro. ed altre misure più specifiche che interessano altre forme contrattuali.
L'altra priorità che era stata indicata unitariamente dalla maggioranza è stata quella relativa alle infrastrutturazioni, nelle due direzioni: le infrastrutture materiali e quelle immateriali, imprescindibili per una politica di sviluppo. Si segnalano, a tal fine, le misure per il trasporto locale, che puntano a realizzare investimenti consistenti nei prossimi anni, al fine di ammodernare, completare e rendere efficiente la rete del trasporto pubblico locale, in modo da far fronte ai problemi che su tale fronte si sono palesati con reiterate difficoltà, anzitutto a carico dei lavoratori pendolari.
Sempre sul fronte dei trasporti, si segnala l'intervento effettuato per garantire l'efficienza del servizio di trasporto ferroviario per oltre 100 milioni di euro. Accanto a queste e ad altre misure per la viabilità, per le reti telematiche e per la portualità, vanno segnalati gli interventi a favore della ricerca per l'istruzione, la scuola e l'università, che recuperano alcune pesanti restrizioni operate lo scorso anno.
Quello della ricerca e della formazione resta un campo centrale ai fini di una nuova e moderna politica di sviluppo, in grado di garantire la capacità competitiva della nostra economia e di rilanciare il sistema Italia nella competitività internazionale. Da questo punto di vista è necessario un vero e proprio salto di qualità, attraverso un piano consistente di impiegoPag. 45pluriennale di risorse e con concrete ed incisive politiche di riforma e di rilancio.
La terza priorità è rappresentata dall'ambiente e dalle politiche tese a far fronte ai mutamenti climatici. Sono state introdotte misure importanti per la produzione e lo sviluppo delle energie rinnovabili, per il contenimento delle emissioni di anidride carbonica nonché altre iniziative nel campo dell'energia solare e delle energie biodiesel; cito la più significativa, che è quella indirizzata alla manutenzione e all'ammodernamento delle reti e degli impianti idrici per irrigazioni, a cui sono state destinate risorse consistenti a partire dal prossimo anno.
La quarta priorità attiene alla sicurezza. È stato affermato che nel disegno di legge finanziaria in discussione è assente il tema della sicurezza; per la verità, si segnala un'inversione di tendenza rispetto a quanto è stato realizzato con le leggi finanziarie precedenti. Infatti, con le misure introdotte si migliora il contenuto delle previsioni della precedente legge finanziaria e, nello stesso tempo, vengono operate scelte importanti, come quella che va nella direzione di garantire la sicurezza delle donne e, soprattutto, quella relativa alla dotazione di mezzi e strutture per le forze di polizia, i vigili del fuoco e il servizio di protezione civile. Ricordo, a questo fine, la misura tesa a garantire la dotazione di aerei per il servizio antincendio, che, sulla base dell'esperienza vissuta nel 2007, si rendono particolarmente necessari.
La quinta priorità riguarda le donne. Come ha ricordato il relatore, sono state introdotte misure importanti e sperimentali, quali il bilancio e le statistiche di genere, che possono consentire una più adeguata e corretta percezione della condizione delle donne nel nostro Paese e, soprattutto, il piano di lotta alla violenza contro le donne, con una dotazione di 20 miliardi di euro. Avremmo preferito incrementare tale dotazione, ma ciò non è stato possibile sulla base delle risorse disponibili; ci proponiamo di ottenere questo risultato con provvedimenti successivi, che verranno sottoposti all'esame del Parlamento.
Quindi, in conclusione, abbiamo lavorato con l'obiettivo di fornire risposte alle esigenze del Paese, innanzitutto a quelle del mondo del lavoro, dei ceti e delle fasce di reddito più deboli, nonché ai problemi sia di ordine generale sia di ordine locale. Segnalo, a questo fine, lo stanziamento, con un Fondo complessivo per le calamità naturali riferito sia alle alluvioni sia ai terremoti, di 5 milioni di euro per il 2008 per il terremoto in Basilicata e Campania.
Ho ascoltato affermare, anche nell'odierno dibattito, che si è trattato di un «assalto alla diligenza» e alla spesa pubblica. Credo che tale affermazione sia profondamente errata perché i provvedimenti assunti sono dovuti, in quanto servono ad una politica di sviluppo e di equità, e poiché all'interno del disegno di legge finanziaria sono contenute soprattutto misure di contenimento della spesa; si insiste, infatti, su tale fronte, che era stato oggetto della manovra dello scorso anno.
Vi sono misure ordinamentali che servono a ridurre la spesa, per quanto riguarda una serie di enti: ne vengono tagliati alcuni e vengono ridotti i cosiddetti costi della politica.
Non si è trattato quindi di un «assalto alla diligenza», così come credo che non si possa affermare che il disegno di legge finanziaria sottoposto alla nostra attenzione sia di tipo elettorale: non lo è per i contenuti, per lo sforzo che cerca di compiere e perché, soprattutto, non mi pare e non credo che vi siano elezioni alle porte.
La maggioranza ha la capacità di superare i problemi che vi sono al suo interno, che derivano dal normale confronto tra posizioni politiche, e momenti di discussione intensa, che si sono avuti in materia di welfare, su altre questioni che riguardano la politica economica e su altri settori, come quello della sicurezza. Finora siamo riusciti a superare queste difficoltà attraverso un confronto positivo, che ci ha portato a spostare in avanti i problemi, rendendo forte la tenuta della maggioranza stessa.Pag. 46
Voglio augurarmi che sia così, auspico e sono certo che sicuramente sarà così. Non vi sono elezioni alle porte. Il disegno di legge finanziaria sottoposto alla nostra attenzione insiste, e continua ad insistere, nel solco della politica che era stata definita dalla maggioranza, vale a dire quella di perseguire gli obiettivi del risanamento, dell'equità e dello sviluppo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica-Per il Socialismo Europeo e Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pili, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Brusco. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BRUSCO. Signor Presidente, ho seguito attentamente l'ultima parte dell'intervento dell'onorevole Ventura, riguardante le iniziative a favore del Mezzogiorno (mi riferisco alla soluzione dell'annosa questione dei precari, dei lavoratori socialmente utili, e via dicendo).
Faccio però presente al Governo e al relatore che anche quest'anno nella legge finanziaria non vi è traccia di un intervento che ha molto a che fare con lo sviluppo del Mezzogiorno e che afferisce ad aspetti strutturali. Lo sviluppo - è noto a tutti - passa attraverso la competitività, e la competitività passa anche attraverso la riduzione dei costi della produzione e della spesa più in generale.
La metanizzazione nel Mezzogiorno si muove in tale direzione. Vi sono circa 400 comuni del Sud, signor Presidente, che dal lontano 1980 (la legge sul completamento della metanizzazione nel Mezzogiorno è la n. 784 del 1980) attendono di essere dotati di tale importante infrastruttura. Per la precisione, sono cento comuni della Campania - quasi tutti del salernitano - e altrettanti della Puglia, della Calabria e delle isole. L'investimento è stimato intorno ai 310 milioni di euro. Si tratta peraltro di comuni che rientrano tra quelli beneficianti dei fondi FAS, e comunque basterebbe attingere ai tanti fondi destinati a soddisfare clientele e assistenzialismo, che anche in questa legge finanziaria non mancano.
Vi è un altro aspetto - che definirei un'omissione incolpevole, se, come spero, troverà una soluzione positiva - che vorrei segnalare.
Mi riferisco agli eventi sismici che colpirono la Campania, la Basilicata e la Calabria negli anni 1980, 1981 e 1982. Menziono anche la Calabria perché, pur prevedendo l'articolo 42 di questa legge finanziaria ulteriori fondi, tra i destinatari di questi ancora una volta non sono contemplati coloro che furono coinvolti dall'evento sismico, che puntualmente ogni anno sfugge a questo Governo, che colpì 43 comuni, 9 della Basilicata, 19 della Calabria e 14 della Campania; si tratta dei comuni interessati dall'ordinanza della protezione civile n. 933.
Onorevole Presidente, onorevole relatore, signor rappresentante del Governo, ho presentato un emendamento che mira a colmare questa lacuna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nei mesi scorsi il Governo Prodi ha lavorato per il risanamento economico del Paese e per mettere ordine nei conti pubblici, ma non ha trascurato le iniziative per una politica di solidarietà sociale. Già la legge finanziaria per il corrente anno ha previsto risorse per le politiche socio-sanitarie adeguate a rispondere al bisogno di salute e a contrastare con idonei interventi le diseguaglianze sociali. Il 2007 è stato l'anno di svolta per il Sistema sanitario nazionale: sono state gettate le basi per un governo condiviso tra Stato e regioni, volto a migliorare qualità ed efficienza del sistema sanitario. Il Patto per la salute ha adeguato le risorse a disposizione del Sistema sanitario nazionale (con un aumento di 6 miliardi di euro), ha rafforzato la responsabilità di bilancio delle regioni e ha disposto il risanamento delle regioni in disavanzo con i piani di rientro e l'azione di affiancamento tecnico. La legge finanziariaPag. 47per il 2007 ha aumentato di 2,5 miliardi di euro la dotazione finanziaria per i programmi di edilizia sanitaria e di innovazione tecnologica.
Anche sul fronte delle politiche per le famiglie italiane, grazie al Ministro Rosy Bindi, vi è stato in questo anno un'azione concreta ed efficace. La legge finanziaria per il 2007 ha messo a disposizione del Paese fondi per nuovi assegni familiari, un piano di 300 milioni di euro per gli asili nido e maggiori risorse per la conciliazione e i congedi parentali anche per i lavoratori e le lavoratrici a tempo determinato.
Ho voluto elencare alcune delle importanti iniziative che sono derivate dalla legge finanziaria per il 2007 - troppo velocemente e ingiustamente criticata - per sottolineare il solco lungo il quale si inserisce la legge finanziaria per il 2008. Con la manovra finanziaria per il 2008, infatti, il Sistema sanitario nazionale si consolida ulteriormente, con più risorse per i livelli essenziali di assistenza, con l'eliminazione del ticket per le prestazioni specialistiche e con il potenziamento del piano pluriennale di edilizia sanitaria, che consentirà la definitiva riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi di medicina territoriale e il rinnovo del parco tecnologico, con un investimento di 3 miliardi di euro.
Vengono individuate nuove risorse per il Sistema sanitario nazionale. Il finanziamento al quale concorre lo Stato viene aumentato per l'anno 2008 di 3,5 miliardi, portandolo a 100 mila 600 milioni. L'obiettivo è quello di garantire una migliore erogazione delle prestazioni assistenziali a tutti i livelli e in tutti i servizi sanitari, dall'ospedale alla medicina di famiglia e specialistica, per l'assistenza domiciliare e per la farmaceutica. Si dà così attuazione al Patto per la salute, che prevedeva la stabilizzazione del finanziamento in percentuale del prodotto interno lordo.
Sono inoltre previsti nuovi fondi che consentono di finanziare le misure di ammodernamento del Sistema sanitario nazionale, previsto dal disegno di legge che il Governo presenterà per la ristrutturazione, la qualità e la sicurezza del Sistema stesso. Vengono altresì stanziati 30 milioni di euro come contributo aggiuntivo rispetto alle risorse già previste nell'ambito dei fondi per l'assistenza farmaceutica, ed è confermato l'incremento di risorse per la ricerca sanitaria, varato con la legge finanziaria per il 2007.
Viene deliberato un primo stanziamento per risolvere il problema dei danneggiati da emotrasfusione, con una spesa di 180 milioni di euro, ed è stato altresì previsto un incremento, di 200 milioni di euro per il 2008 e 200 milioni di euro per il 2009, delle risorse per il Fondo per le non autosufficienze. Il disegno di legge finanziaria per il 2008, oltre ad avere attenzione per le strutture sanitarie, si occupa delle questioni relative al personale. In particolare, sono previste norme per il personale precario del Sistema sanitario nazionale.
In conclusione, signor Presidente, la scelta del Governo per la legge finanziaria per il 2008 è stata quella di promuovere qualità e sicurezza del sistema socio-sanitario, dando regole e risorse per rispondere al fabbisogno di salute e di assistenza e per confermare, su questo difficile versante, l'universalità di alcuni diritti di cittadinanza.
PRESIDENTE. Secondo quanto previsto dal calendario dei lavori, il seguito della discussione congiunta sulle linee generali avrà luogo nella seduta di domani.