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Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, faccio riferimento a quanto da lei annunziato all'Assemblea in seguito alle comunicazioni del Governo in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Siamo ormai di fronte all'ennesima brutta figura di questo Governo, ma era nell'aria ed è questo l'aspetto più grave, signor Presidente, che dovrebbe portarla ad una riflessione forse un po' più approfondita sui nostri lavori, considerato l'atteggiamento e il comportamento del Governo e di questa maggioranza. Dico ciò perché le difficoltà, in ordine al prosieguo dei lavori, insorte in merito alla possibilità di convertire il cosiddetto decreto sicurezza, erano sotto gli occhi di tutti e principalmente del Governo e della maggioranza e non si doveva, pertanto, impostare il calendario dei lavori fino a fine anno come è stato fatto. Questo ramo del Parlamento è stato praticamente costretto a non discutere la legge finanziaria per il fatto che successivamente a quest'ultima era stato calendarizzato proprio il disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di sicurezza che, con tutte le fibrillazioni interne alla maggioranza, avrebbe portato via tempo e attenzione, quando i tempi potevano essere, invece, utilizzati per l'esame della legge finanziaria.
Ci troviamo, pertanto, di fronte ad una beffa enorme nei confronti di questo ramo del Parlamento che è stato costretto a non interessarsi della legge finanziaria, ad approvarla praticamente in un solo giorno, nonostante le numerosissime votazioni che hanno visto, poi, scomparire l'opposizione, come ha affermato il Presidente del Consiglio, non sapendo neanche che si riferiva agli ordini del giorno! La soddisfazione del Presidente del Consiglio per aver assistito a tutta una serie di votazioni ed alla progressiva scomparsa dell'opposizione, dopo una serie di votazioni sulla finanziaria, è una dichiarazione allucinante, ma principalmente è ancora di più uno schiaffo al Parlamento, che ha visto quest'ultimo protagonista solo su una serie di ordini del giorno riguardanti una legge finanziaria disastrosa come quella approvata da questo ramo del Parlamento e che sarà approvata anche - credo, ma non me lo auguro - dal Senato. Signor Presidente va fatta una riflessione: sono praticamente quindici giorni che non lavoriamo, non abbiamo fatto nulla, abbiamo votato su tre questioni di fiducia, ma non abbiamo potuto approfondire alcun articolo della legge più importante che il Parlamento possa approvare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Siamo arrivati ad un punto vergognoso in ordine al cosiddetto decreto sicurezza, che ha visto il Governo sconfitto su tutti i fronti e, per evitare brutte sorprese al proprio interno, è giunto al punto di ritirare il decreto-legge, in modo tale che il Ministro dell'interno sarà costretto a dimettersi.
Nessuno deve omettere di ricordare che questo atteggiamento del Governo è praticamente contro il Ministro dell'interno, perché purtroppo quest'ultimo sarà costretto a dimettersi. Sono sicuro che si dimetterà, lo ha detto! Il Ministro dell'interno aveva infatti affermato di essere pronto a dimettersi se non fosse stato approvato questo decreto-legge e noi aspettiamo le sue dimissioni, che sicuramentePag. 4 saranno presentate di qui a qualche minuto: ne siamo certi! Questo è stato l'atteggiamento del Governo anche nei confronti di un suo Ministro.
Allora, signor Presidente cosa stiamo facendo in quest'Aula? Ci trastulliamo oggi ancora su una mozione, e domani su sei ratifiche perché i cittadini italiani devono sapere che, a fine anno, questo ramo del Parlamento lavora! Sta lavorando! È come quando il venerdì lei inserisce all'ordine del giorno una sola interrogazione o interpellanza per tenere aperta l'Aula: i costi della politica sono questi! Noi teniamo aperta l'Aula con una serie di costi per approvare, oggi, una sola mozione e domani sei ratifiche che si potevano discutere in qualsiasi momento. Se questo è il modo di lavorare del Parlamento, per quanto riguarda la nota riforma costituzionale facciamo all'inverso: sopprimiamo la Camera e manteniamo solo il Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo scientifico Benedetto Croce di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente vorrei richiamare la sua attenzione, e quella del Governo che per la vergogna è presente a ranghi ridottissimi, sul fatto che far decadere il decreto-legge in materia di sicurezza è molto grave.
Avete compiuto una scelta, di fatto avete anteposto le vostre beghe (l'abbiamo constatato con l'introduzione, al Senato, di una norma che non c'entrava niente) agli interessi dei cittadini, interessi legittimi che voi avete tanto sbandierato di voler tutelare quando si sono verificati i fatti di Roma. Avete giocato con le istituzioni, e giocando senza essere capaci - c'è, infatti, anche un altro aspetto da considerare, ossia la vostra totale incapacità - avete combinato questo pasticcio. Penso che, di fronte a ciò che è successo oggi, voi dovreste semplicemente vergognarvi, nei confronti dei cittadini e soprattutto nei confronti dei familiari delle vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale) dei fatti così gravi che hanno portato alla scelta di emanare un decreto-legge; dovreste vergognarvi nei confronti di tali persone cui avete promesso, in pompa magna, giustizia! Questa è la giustizia: avete anteposto le vostre beghe e avete fatto decadere il decreto-legge. Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, prendiamo atto con soddisfazione che il Governo si è reso conto dell'errore nel quale si è «ficcato». Siamo però dispiaciuti che anche in Commissione i relatori e tutti coloro che hanno gestito questo confuso processo legislativo non abbiano convenuto prima di mercoledì mattina, come ci ha comunicato il Ministro Chiti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo poco fa, che non si poteva procedere in una certa direzione. Del resto, cari colleghi del centrosinistra, voglio sottolineare la correttezza del Capo dello Stato, la sua capacità di richiamare l'attenzione di tutti senza debordare dal proprio ruolo. La lettera che ha inviato ai colleghi del Senato, e che ieri mi sono permesso di citare nel corso del mio intervento, segnalava una certa attenzione: nulla di più poteva dichiarare il Capo dello Stato, mentre era in corso un iter legislativo; però era chiaro che scrivere una lettera e autorizzare i parlamentari che l'avevano ricevuta a divulgarne il contenuto era già un segnale che andava accolto.
Non entro nel merito della vicenda, perché stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori, su come era stato presentato il decreto-legge, come era stato modificato e alterato; mi pare però che ci troviamo oggi in una condizione di difficoltà per il Paese, Pag. 5perché l'emergenza sicurezza non si è dissolta ma il decreto-legge predisposto, che era già insufficiente, non è più vigente per le utilizzazioni anomale di tale strumento che si erano verificate al Senato con le incongruenze, gli inserimenti impropri, i richiami errati, il rischio di far decadere processi e normative quali la cosiddetta legge Mancino. Oggi non vi è alcun provvedimento sulla sicurezza, vi è una confusione giuridica in meno; però i colleghi della maggioranza riflettano, perché oltre alle colpe del Governo ci sono anche valutazioni di ordine politico-parlamentare che non possono essere ignorate da chi aveva negato la situazione che noi abbiamo sottolineato anche lunedì, nel corso di una lunga riunione congiunta della Commissione affari costituzionali e della Commissione giustizia, che ieri abbiamo ulteriormente evidenziato, forse ascoltati tardivamente dal Governo.
Ora - concludo - poiché l'esigenza della sicurezza c'è, ci auguriamo che il provvedimento che il ministro Chiti ha preannunziato - che non potrà reiterare alcuni aspetti presenti nel decreto-legge che decadrà, perché è noto che non si possono reiterare i decreti-legge - tenga conto dell'inefficacia del testo precedente, perché, al di là delle alterazioni del contenuto, vi sono state poche centinaia di espulsioni in queste settimane. Ciò vuol dire che il decreto-legge in questione era inadeguato, insufficiente, errato, lo ripeto al di là degli orrori giuridici che hanno consigliato di optare per la sua decadenza. Non si chieda all'opposizione di collaborare vagamente sui principi di sicurezza se non ci sono testi che consentano di collaborare. Il Governo rifletta anche sugli emendamenti che le opposizioni hanno presentato sia al Senato sia in questo ramo del Parlamento, che forse contengono procedure, metodologie e contenuti migliori per fronteggiare l'immigrazione clandestina, e la condizione di anomalia di cittadini comunitari privi di mezzi che vengono in Italia.
Utilizzate questa sconfitta, che avete ricercato in maniera determinata davanti al Paese, per correggere i vostri errori. Noi, se si tratterà di dare sicurezza agli italiani, collaboreremo, ma trattandosi di cancellare errori e orrori giuridici, siamo lieti di aver vinto una battaglia di verità, e diamo atto al Capo dello Stato di aver dato un contributo essenziale per conseguire tale risultato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, credo sia anzitutto necessario chiarire che il decreto-legge continuerà ad avere valore sino al 1o gennaio 2008, che mi pare sia la data di scadenza: da oggi a quel momento, dunque, il Governo avrà il tempo per disciplinare in modo diverso la materia. Ho però chiesto la parola solo per dire che, per lealtà costituzionale e parlamentare, vi erano davanti a noi soltanto due vie: o sopprimere la norma che abrogava una parte della legge Mancino e quindi causava danni assai gravi al centinaio e oltre di processi in corso per discriminazioni di tipo ideologico, religioso, razziale ed altro; oppure lasciar decadere il decreto-legge in questione. È infatti evidente che la responsabilità parlamentare ci imponeva di non approvare una norma errata e dichiarata tale, come è stato detto in precedenza, anche dal Presidente della Repubblica: ciò avrebbe infatti anche chiamato in causa il principio di leale collaborazione fra Camera dei deputati e Presidenza della Repubblica su questioni di tale tipo. Non vi erano dunque altre vie oltre quelle di modificare l'articolo o di far decadere il decreto-legge. È stata scelta la seconda strada: però ritengo francamente - lo dico ai colleghi dell'opposizione - che il Governo abbia in ciò una responsabilità limitata.
In realtà, dobbiamo porci il problema di come sia possibile che in un ramo del Parlamento venga considerato ammissibile un emendamento del genere di quello introdotto nel corso dell'esame al Senato Pag. 6del provvedimento sulla sicurezza: è questa la questione. Certamente, anche noi dobbiamo attrezzarci meglio di quanto si possa fare (anche se mi pare che fatti di questo genere in questa Camera finora non sono accaduti): ma il Senato ci ha posto il problema del rapporto fra politica e amministrazione.
Lo dico, signor Presidente, anche con riferimento ad un'altra questione. Questo è un problema politico che credo che il Governo dovrebbe affrontare: tanto il provvedimento con il quale il dottor Petroni è stato sostituito al consiglio di amministrazione della RAI, quanto il provvedimento relativo al generale Speciale, presentavano motivazioni che sono state dichiarate non sufficientemente valide dal TAR del Lazio. Ora: fermo restando che sarà poi un altro organo, il Consiglio di Stato, a pronunciarsi definitivamente su tali questioni, anche in merito a ciò si pone un problema. La domanda che segnalo - mi avvio così alla conclusione - è dunque: qual è, in questa fase, il rapporto fra politica e amministrazione? Perché se l'amministrazione non serve con piena competenza e piena lealtà il Governo e le autorità politiche, allora si pone un problema che certamente non può non essere affrontato anche in questa sede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Socialisti e Radicali-RNP).
MAURIZIO RONCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, noi comprendiamo l'imbarazzo del presidente Violante; non possiamo tuttavia non sottolineare che l'esame del decreto-legge in materia di sicurezza presso la Camera dei deputati è stato caratterizzato da una sorta di rito degli inganni: già nel corso dei lavori in Commissione, infatti, avevamo in più occasioni rappresentato alla maggioranza e ai due relatori che vi era, in realtà, un problema sull'articolo 1-bis che rendeva il provvedimento inaccettabile. Si trattava di un provvedimento che peraltro - lo dobbiamo sottolineare - aveva una storia politica che non può essere disconosciuta: esso è stato infatti sollecitato politicamente dal segretario del Partito Democratico, onorevole Veltroni, ed è stato fortemente voluto dal Ministro dell'interno, Amato. In proposito, ha ragione chi, prima di me, affermava che Amato, nel sollecitare il Consiglio dei Ministri su tale decreto-legge, manifestò la sua indisponibilità a continuare a fare il Ministro se il suddetto provvedimento non fosse stato successivamente convertito in legge. Esso - come dicevo - ha una storia politica che oggi non può essere disconosciuta.
Noi abbiamo ascoltato soltanto ieri l'intervento del presidente del gruppo del Partito Democratico che sollecitava l'Assemblea e i suoi colleghi - pochi minuti prima della sospensione e della decisione del Governo di far decadere addirittura il decreto - a continuare in una vuota discussione su un provvedimento che non esisteva più.
Signor Presidente, in realtà è mancato, in fondo, il rispetto nei confronti dei parlamentari e dell'Assemblea. Certo non è un buon fine anno per i lavori parlamentari: è sicuramente una Caporetto, e noi speriamo finalmente che sia la definitiva Caporetto di un Governo assolutamente incapace [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale].
MARCO BOATO. Chiedo di parlare (Commenti).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per favore, non è consentito rumoreggiare nei confronti di nessun collega.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prendiamo atto della decisione del Governo che - come lei ha correttamente ricordato poco fa - è stata annunciata nella Conferenza dei presidenti di gruppo, anche se voglio precisare, per lealtà politica, che da parte nostra vi era la disponibilità,Pag. 7 che ho manifestato ieri nel corso della discussione sulle linee generali, di concludere l'esame e la conversione in legge del decreto-legge.
Signor Presidente, avendo ascoltato gli interventi in sede di discussione sulle linee generali e quelli precedenti in Commissione, credo che sia francamente ipocrita lo sdegno dei gruppi di opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), perché essi avevano espresso al Senato un voto contrario sul decreto-legge, avevano votato contro alla Camera in Commissione in sede referente e, come avevano già preannunciato in sede di discussione sulle linee generali, si accingevano a votare contro anche in Assemblea: mi pare, quindi, che tutto questo sdegno per la decisione del Governo sia, lo ripeto, francamente ipocrita.
Credo anche, signor Presidente, che sia sbagliato da parte dei gruppi dell'opposizione chiamare ripetutamente in causa - è stato fatto ieri ed anche poco fa - il Presidente della Repubblica: è sbagliato sul piano politico ed istituzionale, ma soprattutto è completamente sbagliato sul piano costituzionale.
Il ruolo del Presidente della Repubblica non può mai entrare in campo nella fase dell'esame parlamentare di qualunque provvedimento legislativo, poiché si tratta di un ruolo di garanzia che subentra nel momento della promulgazione di una proposta o di un disegno di legge, ed è il Presidente della Repubblica, nella sua totale autonomia, ad assumere le proprie determinazioni al riguardo.
Credo, dunque, che sia una gravissima scorrettezza sul piano costituzionale continuare ad inserire nel dibattito politico il ruolo del Presidente della Repubblica, e ritengo che chi pensa di fargli un piacere gli procuri in realtà il massimo danno dal punto di vista dell'immagine, della credibilità e della legittimazione del suo ruolo costituzionale.
Ritengo anche sbagliato l'attacco che il collega Leone ha mosso poco fa al Ministro Amato, perché il Governo aveva già preannunciato la sua intenzione di continuare ad affrontare la materia, sia pure ovviamente in termini diversi, non essendo possibile una meccanica reiterazione dell'originario decreto-legge. Il Governo dovrà quindi valutare quale strumento utilizzare. Aggiungo che da parte nostra riteniamo necessario - come è stato detto anche nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo - che venga al più presto calendarizzato in Assemblea il disegno di legge in materia di stalking ed omofobia attualmente all'esame della Commissione giustizia, in quanto si tratta di un tema sul quale la Commissione giustizia ha praticamente concluso i propri lavori, mancando solo il mandato al relatore dopo l'acquisizione dei pareri delle Commissioni in sede consultiva.
Per concludere, credo sia opportuno che il Governo, nell'adottare i successivi provvedimenti - e il presidente Violante ha fatto bene a ricordare che, comunque, il decreto-legge è tuttora in vigore fino al 1o gennaio -, tenga conto delle osservazioni critiche che da parte della maggioranza sono state prospettate con grande lealtà e grande spirito di collaborazione in sede di esame in Commissione e di discussione sulle linee generali in Assemblea.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per rilevare come gli interventi dei colleghi dell'opposizione, pur tentando - come si suol dire - di arrampicarsi sugli specchi, purtroppo non riescono minimamente a nascondere il fallimento totale di questo Governo. Si tratta di un fallimento non solo tecnico, dal momento che il provvedimento comportava addirittura richiami errati a normative europee rispetto ad altri tipi di normative.
È anche un fallimento politico, perché sappiamo come il decreto-legge sulla sicurezza è stato fondamentalmente reso vano e inutile per effetto dei vari ricatti della sinistra radicale ed estrema e siamo coscienti che essa governa, effettivamente, al posto di altre parti politiche.Pag. 8
Siamo di fronte al degrado totale dell'immigrazione, signor Presidente, e non si trattava soltanto di un provvedimento adottato sull'onda emotiva dell'ultimo episodio criminale avvenuto a Roma ai danni della signora Reggiani. Siamo dinanzi al degrado totale dell'immigrazione straniera in Italia che dura da mesi, se non da anni e per questo anche i cortei della polizia e delle forze dell'ordine chiedevano, in qualche maniera, al Governo un intervento diretto, preciso ed efficace, ma in realtà, dinanzi a tutte queste emergenze, è stato partorito un «topolino» di incapacità e di ingovernabilità rappresentato dal decreto che ora viene ritirato.
La Destra, in qualche maniera, si associa agli interventi dei colleghi dell'opposizione, di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC e rappresenta anch'essa la totale indignazione per tale situazione che da qualsiasi punto di vista è scandalosa e dovrebbe portare la maggioranza all'unico atto di vera responsabilità. Non so a quali responsabilità si richiamava il collega Violante poco fa, ma l'unica vera responsabilità alla quale la maggioranza dovrebbe richiamarsi è quella di dimettersi in toto e riportare di nuovo agli elettori la decisione su chi deve governare la nazione.
GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anch'io ritengo che il Governo aveva più di una opportunità e di una possibilità per correggere l'errore materiale e abbia fatto bene a scegliere questa modalità, che è trasparente, che riconosce l'errore ma al tempo stesso lo risolve all'interno del Parlamento.
Si tratta ora di vedere cosa succederà nel prossimo futuro. Qualcuno giustamente ha affermato che si deve disciplinare in maniera diversa la stessa materia. Ritengo opportuno innanzitutto definire la materia perché la questione sicurezza, in generale, non può avere una risposta ma ne ha necessariamente diverse. Pertanto, sulla base di tale assunto si tratta di verificare quali siano gli atti parlamentari e anche del Governo adatti ad impedire l'ondata razzista e xenofoba che si sta manifestando in diverse aree del Paese. Anche tale aspetto attiene alla sicurezza e soprattutto alle garanzie dei diritti fondamentali delle persone.
In particolare, in ordine alla sicurezza, o comunque ai contenuti del decreto-legge, credo che quanto è avvenuto ci consenta di riflettere e offra degli elementi di bilancio, perché si devono definire quali siano queste materie. Se si tratta dell'attuazione di una direttiva comunitaria abbiamo ormai molti elementi di riflessione concreti e anche diversi rapporti con il Parlamento e con la Comunità europea maturati nel corso degli ultimi due mesi e penso che si debba fare tesoro di tale esperienza.
Ritengo, come il collega Boato, che sia urgente calendarizzare in l'Assemblea i provvedimenti, ormai in via definitiva di votazione e di approvazione in Commissione giustizia, relativi allo stalking e all'omofobia e, allo stesso tempo, penso che bisognerebbe evitare (a questo punto credo sia possibile) la decretazione d'urgenza. Quando si varano provvedimenti sull'onda dell'emotività di un'urgenza, che trattano invece questioni che meriterebbero riflessioni e ragionamenti, è più facile incorrere in errori. Penso che questa esperienza, pur nella consapevolezza delle difficoltà e degli errori materiali che si sono determinati, offra a tutti noi spunti di riflessione dei quali possiamo fare tesoro.
GIACOMO BEZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, senza partecipare al coro di proteste del centrodestra, come Partito autonomista trentino vogliamo esprimere la nostra insoddisfazione per il comportamento che la maggioranza e il Governo hanno tenuto sull'iter del decreto legge al nostro esame. Credo che il popolo italiano abbia diritto Pag. 9ad un impegno diverso da parte dell'Esecutivo che, tra l'altro, oggi non vediamo rappresentato al massimo livello in aula in un momento brutto per la politica italiana, in cui il Governo è costretto a ritirare un provvedimento che - a mio parere - molte persone si aspettavano.
Colgo l'occasione, signor Presidente, sulla base della poca esperienza che ho acquisito anch'io nel presiedere il consiglio della provincia autonoma di Trento, per invitarla dal prossimo anno - augurandole buon Natale in anticipo - a valutare la possibilità di adottare un metodo un po' diverso nell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea. Infatti, se vogliamo dare dignità al ruolo dei parlamentari, possiamo migliorare sugli orari e sul modo di lavorare in Assemblea. Le riunioni e i tempi sono sempre dilatati, non abbiamo garanzie, perdiamo molto tempo come singoli parlamentari, in quanto non vi è un migliore metodo nell'organizzazione del lavoro dell'Assemblea. Quindi, la inviterei dal prossimo anno a darci la possibilità di lavorare meglio, rendendo migliore il lavoro dei parlamentari.
FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è naturale che le opposizioni cerchino di strumentalizzare un errore tecnico intervenuto nel procedimento legislativo: è il loro mestiere. Da parte nostra, avremmo preferito confrontarci con loro sul terreno del merito e della sostanza: da una parte sul decreto-legge sulla sicurezza e dall'altra, separatamente, sulle norme concernenti la lotta all'omofobia.
Difatti, il decreto-legge sulla sicurezza aveva intrapreso un cammino virtuoso. Sull'onda di una giusta preoccupazione dell'opinione pubblica, era stato adottato un decreto-legge, che - desidero ricordarlo - riguardava le modifiche al decreto legislativo del 2007 sull'ingresso dei cittadini comunitari di altri Paesi e sulle possibilità di allontanamento. Quindi, aveva un contenuto estremamente limitato. Tale decreto-legge aveva poi trovato al Senato un miglioramento, sia nel senso di un maggior rigore, sia nel senso di una maggiore rispondenza a principi di costituzionalità.
Fino a quel momento, il percorso legislativo era stato esemplare e, a giudizio del gruppo Italia dei Valori, aveva raggiunto un iter soddisfacente. Nel prosieguo, incresciosamente ed inopinatamente, è intervenuto l'inserimento di una norma per noi estranea all'oggetto e al contenuto del decreto-legge, così come l'ho delineato prima, che ha sostanzialmente rappresentato - possiamo ammetterlo - tre mortificazioni. La prima riguarda la materia, nel senso che si trattava di una norma non coerente; la seconda consiste nel fatto che in Commissione giustizia era ormai in fase avanzata l'esame di una norma concernente il contrasto all'omofobia, all'interno di un provvedimento sulle molestie insistenti. A ciò, con la fretta con la quale il Governo ha predisposto tale normativa, si è aggiunto un errore tecnico effettivamente molto grave.
Quindi, c'è da domandarsi per quale ragione, in un percorso virtuoso, che per noi rappresentava un punto importante a favore del Governo, sia intervenuta una modificazione così vistosa, come quella che ho illustrato. Evidentemente, qualcuno ha, diciamo così, tirato per la giacca il Governo. Da parte nostra, non siamo propensi a gettare la croce addosso esclusivamente al Governo. Riteniamo che, quando si intraprende una strada, tra l'altro approvata dal Consiglio dei ministri, questa debba essere percorsa con tutte le modificazioni migliorative che nel percorso legislativo possono essere apportate.
Quindi, lo dico come coalizione, dobbiamo fare tesoro di tale episodio ed evitare per il prosieguo di scaricare sul Governo tensioni che, invece, possono riguardare i rapporti interni alla maggioranza. Il gruppo Italia dei Valori, comunque, spera ed auspica che i due percorsi continuino separatamente e che su di essi Pag. 10ci possa essere all'interno della Camera e del Senato un confronto vero sui contenuti.
In questo senso apprezziamo profondamente il fatto che il Governo abbia assunto questa decisione, che non significa tornare indietro rispetto a decisioni già assunte, per noi positive, ma soltanto allocare nuovamente, in maniera corretta e perfetta all'interno del procedimento legislativo, due temi che sono importanti, ma che devono essere tenuti separati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media «Quirino Visconti» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il mio gruppo si vuole associare al coro di protesta nei confronti del Governo e dell'attuale maggioranza e vuole invitare i colleghi della maggioranza che sono intervenuti ad ammettere almeno l'evidenza, ossia l'incapacità e il dilettantismo di questo Governo! Non si può dire alla minoranza: «siete i soliti strumentalizzatori», perché il decreto-legge sulla sicurezza l'avete portato voi all'esame dell'Assemblea e gli errori li avete fatti voi! Se siete incapaci, se non siete in grado di «intendere e di volere» in politica, né di fornire delle risposte ai cittadini, non incolpate la strumentalizzazione da parte della minoranza; ammettete che siete dei dilettanti (al tavolo del Governo certamente vi sono dei dilettanti, ampiamente riconosciuti come tali anche dai cittadini) e che non siete proprio in grado di governare, perché la richiesta di sicurezza proveniva dai cittadini!
Colleghi della maggioranza, l'attuale Governo diventerà famoso per essere il Governo della pillola del giorno dopo! L'Esecutivo vara i decreti-legge il giorno dopo: il giorno dopo l'omicidio a Roma della signora Giovanna Reggiani, ha approvato il provvedimento sulla sicurezza per cercare di appannare l'incapacità del vostro sindaco, Walter Veltroni, che ne ha fatte una peggio dell'altra; il giorno dopo le morti sul lavoro ha predisposto le norme sulla sicurezza sul lavoro; il giorno dopo lo sciopero dei TIR, che ci è costato 3 miliardi di euro, è intervenuto per riuscire a risolvere le proteste degli autotrasportatori e, infine, è intervenuto il giorno dopo il guasto dell'Eurostar, che ha bloccato quattrocentocinquanta persone su un treno! Insomma: interviene il giorno dopo, come la pillola del giorno dopo! Producete dei guasti che poi cercate di correggere, ma non in maniera corretta e scientifica e senza fornire delle risposte sul terreno della vera prevenzione, rappresentata dalla capacità di governare.
Il decreto-legge sulla sicurezza sarebbe stato di per sé già inficiato dal ritardo cronico con cui si può misurare la sensibilità che questo Governo dimostra agli italiani, se non fosse stato per la classica «ciliegina rossa» che lo ha reso anche ridicolo! È per tale ragione che ci dissociamo completamente, pur sapendo che il provvedimento del quale stiamo discutendo rimarrà in vigore fino alla fine dell'anno, ma - vivaddio - è stato varato da un Governo composto da Ministri incapaci che non si sono accorti di aver previsto norme non solo ridicole ma anche anticostituzionali, sulle quali è intervenuto il Presidente della Repubblica, che citiamo perché è la massima autorità e la garanzia costituzionale del Paese e vogliamo che intervenga così come ha fatto!
Successivamente il decreto-legge è passato all'esame del Senato, dove non si è voluto modificare alcunché, né far altro che dire: non siamo capaci di governare, quindi, ci rimettiamo alla clemenza del Paese quando vi saranno le elezioni! Ciò che noi chiediamo è proprio che non vi sia clemenza perché, a differenza di quanto è stato fatto ieri all'ONU, dove è stata approvata la moratoria della pena di morte - che noi applaudiamo - nei vostri confronti il popolo italiano ripristinerà la «pena di morte politica» poiché vi caccerà dal Paese!
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, credo che i colleghi della maggioranza abbiano già espresso le valutazioni di merito. Svolgo solo due brevi considerazioni sollecitate dall'euforia dei colleghi dell'opposizione, euforia sostanzialmente contraddittoria, alla luce di tutti gli argomenti che essi hanno portato in questi giorni sul merito del provvedimento.
Ricordo all'onorevole Leone, e agli altri colleghi dell'opposizione, che al Senato essi hanno votato contro il decreto-legge e che hanno argomentato fino a ieri sera con molta determinazione tutte le ragioni della loro contrarietà al provvedimento, che il Governo proponeva per assicurare ai cittadini un forte contrasto nei confronti della criminalità, con un'attenzione ai diritti delle persone.
L'opposizione ha detto no a questo provvedimento, ora è contenta che il provvedimento decada e ci rimprovera di non affrontare con il decreto-legge i problemi della sicurezza. Ritengo che vi sia una qualche contraddizione, e vorrei invitare il collega Leone a ripensare alla propria euforia. Vorrei invitarlo a pensare anche che, se la Camera non lavora - come alcuni colleghi hanno ricordato - in questi due giorni, ciò è la conseguenza di una decisione presa stamattina dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, nel corso della quale ho proposto, insieme ad altri colleghi, di iscrivere all'ordine del giorno i provvedimenti definiti dalle Commissioni e pronti per l'Aula sui quali vi fosse sostanzialmente convergenza, anche nel merito, da parte della maggioranza e dell'opposizione. Tuttavia, l'opposizione ha ritenuto di voler escludere dalla discussione e dall'attività dell'Assemblea questi provvedimenti, per venire in Aula subito dopo a lamentare il fatto che l'Assemblea non lavora. Ritengo, dunque, che vi sia una qualche contraddizione.
Inoltre, ricordo ai colleghi dell'opposizione che quando un decreto-legge decade non si ha mai una situazione positiva, quindi noi non siamo euforici. Tuttavia, ricordo anche ai colleghi dell'opposizione che nella scorsa legislatura su 214 decreti-legge varati dal Governo, ben venti sono decaduti e solo cinque sono stati riassorbiti in altre leggi.
Quindi, non si tratta di un caso che si verifica per la prima volta nel nostro ordinamento, e ciò non è mai positivo. Se il Governo, infatti, adotta un provvedimento legislativo d'urgenza, che poi decade, non è mai un bene. Tuttavia, come ricordava il presidente Violante, la norma è vigente e il Governo si è impegnato a trovare soluzioni legislative capaci di confermare la sostanza delle misure di contrasto nei confronti della criminalità e di trovare tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza dei cittadini.
Ciò avverrà al di là della discussione svoltasi in questi giorni, che ha riguardato prevalentemente le procedure piuttosto che il merito. Nel merito la maggioranza conferma la volontà di portare avanti fino in fondo l'orientamento politico contenuto nel decreto-legge che decadrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Dopo l'annuncio del Governo e la comunicazione dell'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è svolto il dibattito, nel corso del quale ho dato la parola ad un rappresentante per ogni gruppo.
Passiamo ora all'esame del successivo punto all'ordine del giorno.