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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI ELETTRA DEIANA, TANA DE ZULUETA E CARMINE SANTO PATARINO SULLE MOZIONI NN. 1-00143, 1-00259 E 1-00260
ELETTRA DEIANA. La discussione sulle Forze Armate meriterebbe un contesto di analisi e di proposta molto diverso da quello determinato dalle mozioni dell'opposizione in esame, tutte ispirate alla preoccupazione di fare facile propaganda politica.
Le Forze Armate costituiscono una risorsa per l'Italia. L'evoluzione del quadro politico internazionale è caratterizzato dal moltiplicarsi di dinamiche conflittuali e di guerra, che hanno bisogno di criteri interpretativi e di dispositivi operativi nuovi per essere affrontati con la necessaria serietà.
È urgente ripensare complessivamente la politica militare; è necessario riconsiderare l'intreccio tra politica militare e politica internazionale, ristabilendo il primato della seconda e frenando il processo inverso che sta avvenendo, con una prevalente tendenza ad attribuire alla funzione militare un ruolo risolutore anche in circostanze che ben altro richiedono.
La vicenda dell'Isaf in Afghanistan, per esempio, lo sta a dimostrare e l'Italia si trova coinvolta col suo personale militare in un meccanismo che non sembra offrire alcuna via di scampo.
Affrontare il tema delle Forze Armate significa fare i conti con i riferimenti vincolanti che presiedono alla loro funzione, in primo luogo la Costituzione e il Pag. 64diritto internazionale. È sempre stato vincolante questo contesto di riferimento?
Dagli anni novanta del secolo scorso il nuovo modello di difesa, elaborato in quella stagione di convulsi cambiamenti, è stato utilizzato anche per coprire e legittimare missioni militari che poco avevano a che fare con il dettato costituzionale e il diritto internazionale.
Penso alla deflagrazione dello stato iugoslavo, avvenuta proprio negli anni in cui l'Europa si esercitava nel processo di unificazione chiudendo gli occhi di fronte all'interventismo armato di una NATO, apertamente diretta dagli USA.
Penso al Kosovo, avviato su una via dell'indipendenza ogni giorno di più foriera di grandi disastri e incognite.
Ristabilire il quadro costituzionale della funzione delle Forze Armate e rimodulare in questo senso le missioni militari oggi in atto è il più alto e necessario omaggio che possa essere reso ai nostri militari, uomini e donne spesso impegnati in zone difficili e rischiose, con alti livelli di professionalità e dedizione.
Ma le Forze Armate hanno anche il diritto ad aver riconosciuti i nuovi diritti che l'abbandono della leva obbligatoria e la professionalizzazione del personale militare comportano.
È in primo piano il diritto alla sindacalizzazione, all'associazionismo, a un nuovo patto tra Stato e militari fondato sul riconoscimento che chi presta il proprio servizio in armi allo Stato è un cittadino che deve godere della pienezza dei diritti di cittadinanza come tutti gli altri e che gli obblighi specifici connessi al ruolo militare devono essere rigidamente circoscritti e non possono ledere i diritti civili fondamentali.
È sulla base di queste considerazioni, che segnalano la distanza siderale dalle posizioni espresse dai colleghi del centrodestra, che, a nome del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dichiaro il voto contrario alle tre mozioni.
TANA DE ZULUETA. Onorevoli colleghe e colleghi, i Verdi voteranno contro le due mozioni sulle Forze Armate presentate, perché esse partono da un presupposto non vero, cioè che per le Forze Armate ci sia scarsa attenzione e si investa poco.
Per le Forze Armate si spende tanto; infatti, per il prossimo anno, con la finanziaria che è appena passata da quest'Aula si stanziano oltre 23 miliardi. Il problema semmai è che si spende male e si mantiene in piedi uno strumento non al passo con le reali esigenze di difesa e di politica estera del Paese.
Infatti, l'attuale sistema internazionale è caratterizzato da un alto grado di instabilità e da minacce diffuse che sfuggono ai modelli interpretativi del passato. Da qui, la necessità per l'Italia di ripensare la propria azione di politica militare e di attuare un profondo cambiamento organizzativo dello strumento militare.
L'uso della guerra come risposta ad una paura generalizzata di attacchi terroristici, condotti secondo modalità imprevedibili, ha fortemente destabilizzato gli equilibri internazionali provocando una nuova corsa al riarmo ed una impennata delle spese militari.
Secondo il SIPRI, l'autorevole Istituto di Ricerche per la Pace di Stoccolma, nel 2006 sono stati spesi in armi nel mondo 1.024 miliardi di dollari, con una crescita rispetto all'anno precedente del 3,5 per cento; negli ultimi dieci anni, le spese sono cresciute del 37 per cento.
Le nostre Forze Armate, su mandato del Parlamento, sono presenti in diversi teatri internazionali, riscuotendo anche apprezzamento per il tipo d'impostazione che viene dato a queste missioni.
Il Ministro della difesa ha più volte minacciato un ridimensionamento della presenza dei nostri militari nelle missioni all'estero a causa della scarsità dei fondi messi a disposizione della difesa.
Risulta alquanto paradossale che con centonovantamila uomini e donne ed oltre 23 miliardi l'anno spesi per la difesa il nostro Paese non riesca a garantire la presenza di circa ottomila militari impegnati all'estero.
Nel 2006, per il SIPRI, l'Italia è ottava nelle spese militari con 29,9 miliardi di Pag. 65euro, ma sale al settimo posto per la spesa pro capite, superando anche la Germania, con 477 dollari l'anno per abitante. Secondo i dati della NATO, che tiene in considerazione la spesa nel suo complesso, l'Italia spende per la difesa l'1,5 per cento del PIL.
La riforma delle Forze armate, voluta dal Parlamento con la legge n. 331 del 2000, che ha trasformato lo strumento militare in professionale ha sottovalutato quelli che sarebbero stati gli oneri economici derivanti dalla scelta di avere un obiettivo di centonovantamila unità.
All'articolo 1 della legge n. 331 del 2000 si stabilisce che le Forze Armate sono al servizio della Repubblica e il loro ordinamento ed attività sono conformi all'articolo 11 e 52 della Costituzione, avendo come compito prioritario la difesa dello Stato.
Il Consiglio Supremo di difesa del 2 aprile 2007 ha «avviato l'esame delle problematiche relative alle Forze Armate, sottolineando la necessità di definire esattamente il rapporto tra gli impegni operativi assunti e da assumere e le risorse di bilancio a disposizione, mirando a un razionale equilibrio e a una migliore qualità della spesa», dibattito proseguito il 2 luglio 2007.
Il Consiglio Supremo di difesa del 17 dicembre scorso ha tratto elementi di valutazione per l'adozione nel prossimo futuro dei provvedimenti necessari a meglio calibrare le capacità delle Forze Armate in relazione alle risorse effettivamente disponibili ed ai prioritari obiettivi di breve termine del ripristino della sicurezza e del mantenimento della pace nelle aree di crisi. Apprezziamo che il Consiglio Supremo di difesa abbia poi deliberato che su tutti i punti all'ordine del giorno sarà dal Governo prospettato alle competenti istanze parlamentari.
Per il 2008 per la funzione difesa è prevista una presenza di 185.065 militari, di questi 82.059 sono di truppa e 100.961 graduati (venticinquemila ufficiali, sessantatremila marescialli e dodicimila sergenti): abbiamo Forze Armate con più comandanti che comandati.
Lo stesso Capo di Stato maggiore della difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, davanti alla Commissione difesa della Camera ha parlato di 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti.
I militari in esubero si potrebbero far transitare in altre amministrazioni bisognose di personale come la Protezione civile e l'interno.
Altri punti di criticità del bilancio della difesa sono gli sprechi, che vengono da enti ed uffici legati all'organizzazione data per la leva obbligatoria, oppure strutture simili presenti in tutte e tre le armi e che potrebbero essere unificate con funzione interforze.
C'è poi tutto il capitolo degli armamenti, con scelte verso progetti faraonici molto costosi, che si sviluppano in tempi molto lunghi e spesso poco utili alla strategia del nostro Paese, se non in contrasto con il dettato costituzionale. Si pensi alla nuova portaerei Cavour che ci costerà 1.390 milioni di euro, o al Joint Strike Fighter che dovrebbe costarci oltre 20 miliardi di euro, ma che soprattutto, essendo un aereo da combattimento ottimizzato per l'attacco, con capacità di trasporto di ordigni nucleari, pone seri problemi di compatibilità con la nostra Costituzione;
Visto che questi progetti bloccano enormi risorse del bilancio, a scapito dell'esercizio, rischiamo di avere aerei ultramoderni e non il carburante per farli volare.
Per spendere ingenti cifre per gli armamenti alla fine si fanno economie sull'esercizio, che vuol dire fare poca attenzione ai lavoratori con le stellette. Infatti viene meno la sicurezza fisica, come è avvenuto per l'uranio impoverito, la formazione, e la garanzia di quei diritti minimi che vanno dati a tutti i lavoratori, compresi quelli in divisa.
Per questo noi chiediamo con forza al Governo che si restituisca trasparenza al bilancio della difesa, riconducendo ad esso tutte le spese attualmente allocate presso bilanci di altre Amministrazioni dello Stato. Lo invitiamo a presentare quanto Pag. 66prima in Parlamento una ipotesi di nuovo modello di difesa, che oltre alla riduzione del numero complessivo dei militari, proponga anche una razionalizzazione dei servizi ed un ridimensionamento di alcuni sistemi d'arma. Auspichiamo infine che si valorizzi la cooperazione per la difesa con organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite e l'Unione europea per permettere di razionalizzare ed in prospettiva ridurre la spesa militare.
CARMINE SANTO PATARINO. La mozione n. 1-00259 presentata dal Gruppo di AN, che mi ha visto firmatario assieme all'onorevole Ascierto, che è il primo, rappresenta un'occasione propizia per richiamare l'attenzione del Parlamento, delle Istituzioni e della pubblica opinione nei confronti delle nostre Forze Armate, non solo per la meritoria funzione che hanno sempre svolto, quanto soprattutto perché esse rappresentano il nostro Paese con grande onore ovunque siano in gioco la pace e i diritti dell'uomo, dando anche concretezza e prestigio alla nostra politica estera.
La situazione strategico-politica degli ultimi anni, infatti, ha visto l'Italia pienamente coinvolta, assieme ai suoi più stretti alleati, nel processo di espansione della stabilità e di sostegno alle iniziative internazionali a favore della pace e della sicurezza.
In tale contesto le Forze Armate, ora più che mai costituiscono uno strumento essenziale per fare fronte agli impegni che l'Italia ha assunto e potrà continuare ad assumere anche in futuro, nell'ambito della comunità internazionale, per la sicurezza, la stabilità e la pace, tenendo, per di più, vivi la memoria ed il richiamo di gloriose tradizioni, estremo rifugio di valori positivi non transeunti e, in ogni caso, indispensabili per cementare una Nazione.
La mozione presentata dal nostro Gruppo si è resa necessaria perché la legge finanziaria prevede per il prossimo anno, per le Forze Armate, uno stanziamento di circa 15 miliardi di euro, a fronte degli oltre 20 necessari.
In particolare: 9 miliardi per gli stipendi al personale, quindi il 60 per cento, 2,5 miliardi per l'esercizio e 3,5 miliardi per l'investimento, lasciando quindi alla reale efficienza dello strumento militare solo il 40 per cento dell'intera somma prevista.
Per far quadrare i bilanci, a causa dei 5 miliardi mancanti, è stata annunciata una ristrutturazione che punterebbe ad un taglio di circa trentamila militari ed alla chiusura di un'ottantina di caserme.
Non è difficile capire, quindi, che se non si procederà ad un cospicuo incremento di risorse necessarie a compensare tali vistose riduzioni, si rischierà concretamente di fare un lungo passo indietro nel campo dell'efficienza dell'intero complesso delle nostre Forze Armate.
Si sostiene, negli ambienti militari di ogni ordine e grado, che passando da un modello di difesa, come quello attuale di centonovantamila unità a quello previsto con gli annunciati tagli che porterebbe il totale degli uomini e donne a centosessantamila, si provocherà un inevitabile decadimento della capacità operativa, soprattutto a discapito delle missioni internazionali.
Tali operazioni sono caratterizzate - secondo gli esperti - dall'impiego di grandi unità operative con migliaia di militari impegnati in turni altamente stressanti, senza soluzione di continuità, di quattro-sei mesi.
Una così elevata riduzione di personale potrebbe costringere, per tenere fede agli attuali impegni internazionali, ad utilizzare, con frequenza maggiore, sempre gli stessi reparti, gli stessi uomini e donne, che verrebbero, così, privati del necessario periodo di riorganizzazione e manutenzione di mezzi e materiali, compresa la necessità di periodi di riposo e recupero psico-fisico del personale, con le comprensibili conseguenze negative per la sicurezza dello stesso personale. È evidente a tutti, infatti, che meno recupero psico-fisico, meno addestramento, meno mezzi, meno materiali efficienti si ripercuotono irrimediabilmente sugli standard di sicurezza degli uomini e delle donne in armi.Pag. 67
I militari, impiegati in missioni difficili dove è sempre necessario poter disporre di capacità psico-fisiche superiori agli standard normali, devono poter disporre anche di mezzi e materiali sufficienti, efficienti e tecnologicamente avanzati.
Con le vostre scelte, signori del Governo e dell'ex maggioranza, operate secondo schemi ideologici, viene a tutti spontanea una domanda: l'Italia sarà ancora in grado di essere all'altezza degli altri partner europei, esprimendo quelle capacità operative che, seppur tra mille difficoltà, hanno ricevuto finora l'incondizionato plauso degli alleati o saremo costretti a sacrificare la qualità delle prestazioni o, quanto meno, a ridimensionare la nostra presenza militare nei contesti internazionali?
Anche gli organi di rappresentanza a tutela delle Forze Armate, allarmati dai cospicui tagli di personale e dalle dismissioni di enti e caserme, hanno chiesto provvedimenti legislativi adeguati per salvaguardare il trattamento economico e pensionistico dei militari eventualmente sottoposti ad esodo dalle Forze Armate, sottolineando l'esigenza di compensare i disagi che si creeranno per il personale da trasferire dagli enti che saranno soppressi.
Si parla infatti della chiusura di varie caserme, ovvero di migliaia di militari e delle loro famiglie che saranno trasferiti dall'oggi al domani, con inevitabili ripercussioni anche ai danni dell'economia delle amministrazioni in cui si farà sentire maggiormente il fenomeno.
Ma, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro della difesa e rappresentanti tutti del Governo, non sembra assurdo tutto ciò?
Proprio in una fase come l'attuale, in cui sarebbe più che mai necessario possedere reparti e personale militare assolutamente in grado di condurre attività addestrative altamente specialistiche, privilegiando quelle idonee ad assicurare adeguati livelli di professionalità negli impegni internazionali, voi prendete, signori del Governo e della sgangherata maggioranza, decisioni cosi insensate?
Un Governo ed una maggioranza che si rispettino dovrebbero preoccuparsi di assicurare alle proprie Forze Armate il più alto livello di efficienza; tanto più dovreste farlo voi che, proprio grazie ai nostri soldati impegnati all'estero, siete riusciti a recuperare un po' di credibilità, a salvare in un certo qual modo la faccia.
Allora, dovrebbero il Governo e la maggioranza avvertire l'esigenza di garantire che all'elevata posizione dell'Italia in ambito europeo corrisponda un adeguato investimento di risorse sia umane che economiche da assegnare alle Forze Armate.
Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo Alleanza Nazionale esprimo voto favorevole alla mozione Ascierto n. 1-00259, invitando a fare altrettanto tutti i colleghi parlamentari che hanno a cuore le sorti e il prestigio del nostro Paese, indipendentemente dalla loro appartenenza e dal loro schieramento.