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Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Misure relative alla pratica delle macellazioni rituali delle carni - n. 2-00896)
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Poretti n. 2-00896, concernente misure relative alla pratica delle macellazioni rituali delle carni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
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BRUNO MELLANO. Signor Presidente, l'interpellanza urgente si occupa della macellazione rituale, un problema di vasta importanza politica e anche culturale nel nostro Paese, per i cambiamenti sociali, per l'immigrazione che lo ha investito e per un cambiamento di sensibilità generale nell'opinione pubblica con un'attenzione più viva e sentita rispetto all'esigenza di impedire le inutili sofferenze degli animali. Si tratta di un'interpellanza che coglie un argomento vasto, ma che si concretizza con una richiesta su un caso specifico che abbiamo documentato e che andremo a breve ad illustrare.
La normativa italiana sulla macellazione rituale è rappresentata dal decreto legislativo n. 333 del 1998, che recepisce finalmente la direttiva europea n. 93/119/CE, con cui si regolamenta in modo preciso e puntuale come, in un Paese dell'Europa civile e moderno come il nostro, si debba ricorrere a tutti gli strumenti per impedire le inutili sofferenze e crudeltà, anche nella fase dell'abbattimento e della macellazione, di un animale. La normativa non solo indica in modo prescrittivo le modalità di macellazione, ma prevede anche i metodi con i quali si debba effettuare il necessario e obbligatorio stordimento dell'animale prima dell'abbattimento. Questa è la normativa generale all'interno della quale è disciplinata in particolare la macellazione rituale, tenendo conto che ci sono delle esigenze culturali, religiose e storiche, anche per il nostro Paese, per la macellazione delle carni con il metodo kashèr per gli ebrei e per la macellazione delle carni secondo il rituale musulmano detto halal.
Noi chiediamo al Governo, con un'interpellanza firmata in modo accorato e convinto da esponenti di molti gruppi sia di maggioranza che di opposizione, un chiarimento rispetto a quanto sta succedendo in questi specifici giorni in occasione della festività islamica del sacrificio.
In questi giorni una comunità importante, numerosa e crescente di cittadini, di residenti e di ospiti in Italia celebra una festività religiosa per loro importante, con la macellazione di migliaia e migliaia di ovini e caprini. Sappiamo che, in molti casi, le macellazioni avvengono fuori dalla norma in cortili, in scantinati, in luoghi non igienici e, soprattutto, non ammessi dalla legge. La legislazione prevede, anche per la macellazione rituale, che l'abbattimento degli animali avvenga all'interno di specifici macelli autorizzati e registrati, dove tutto deve essere svolto rispettando una normativa tassativa, sotto il controllo del sistema veterinario, in accordo con l'autorità religiosa competente.
Il caso che segnaliamo con questa interpellanza urgente è quello della provincia e del comune di Reggio Emilia. In particolare, segnaliamo una incredibile circolare del 2004 del comando della polizia municipale di Reggio Emilia. È opportuno leggerla testualmente, in modo che sia conosciuta l'indicazione del comandante al proprio Corpo e agli uffici competenti, a seguito delle denunce delle associazioni e dei cittadini, in riferimento all'attività di macellazione effettuata fuori dal contesto dei macelli.
La circolare prevede che: «L'attività svolta è da considerarsi lecita, ancorché non eseguita secondo i dettami di legge» - già in queste parole è racchiuso tutto il senso dell'interpellanza urgente - «in quanto è prevalente il riconoscimento della legittimità dei riti religiosi rispetto alle norme in materia di macellazione»; anche questo è veramente incredibile! Inoltre: «di conseguenza la centrale operativa, gli ispettori e quanti in servizio assumono la responsabilità di coordinamento operativo delle pattuglie impiegate sul territorio e non daranno corso ad alcun intervento, ma risponderanno ai possibili richiedenti che l'attività svolta è lecita».
Noi sappiamo - lo sa anche il Governo - che, soprattutto sul territorio di Reggio Emilia, associazioni nazionali importanti come l'ENPA (Ente nazionale protezione animali) e gli Amici della Terra (in particolare, per l'attività di Stella Borghi, che è una militante storica del movimento animalista e ambientalista nazionale) hanno presentato denunce, esposti e interrogazioni per il sindaco, ma nulla è Pag. 37stato fatto. Non è intervenuto il sindaco, non è intervenuta una revoca, né una correzione della circolare predetta che - lo ripeto - è aberrante dal punto di vista giuridico-amministrativo e istituzionale. Si è chiesto al prefetto di intervenire in questi giorni - non domani o nei prossimi mesi - perché questi sono i giorni del sacrificio (direi, in questo caso, il sacrificio della legalità nel nostro Paese) e perché proprio ora si poteva e si doveva intervenire. Il prefetto doveva intervenire per fornire un'interpretazione autentica, per far decadere una circolare abusiva e per dare alle legittime richieste delle associazioni animaliste, ambientaliste, ai cittadini e all'opinione pubblica, una certezza che la legge vale, vale per tutti, e che la legge, in uno Stato laico, è la suprema norma che non è condizionata da indicazioni religiose, da qualsiasi parte provengano.
Chiediamo, quindi, al Governo di attivarsi, di fornirci una risposta per capire se i dati e i fatti elencati nell'interpellanza, nonché negli esposti ufficiali alla magistratura, siano corretti; chiediamo, inoltre, di sapere se intenda intervenire o sia già intervenuto, soprattutto al fine di fornire un'interpretazione autentica di una norma che, partendo dal caso di Reggio Emilia, credo abbia la necessità di essere meglio conosciuta e condivisa.
Sappiamo che proprio in quella provincia, in questi anni, si è fatta molta attività di sensibilizzazione, di informazione e di costruzione di una cultura condivisa, a partire dalle norme generali dello Stato e da quelle recepite a livello europeo, con la consapevolezza che la civiltà di un Paese si misura anche (secondo qualcuno dei firmatari, soprattutto) dalle norme con cui uno Stato si raffronta con il mondo animale e la fauna del nostro Paese.
Vi è anche un interesse generale all'igiene e alla sicurezza dell'alimentazione, perché le carni macellate in quei posti e nelle forme non autorizzate, vengono poi consumate dai cittadini, dai residenti e da tutti gli individui che si trovano nel nostro Stato, perciò non possiamo permetterci di mantenere una situazione che è fuori dal controllo.
Nonostante le indicazioni generali contenute nella normativa, anche regionale, in Emilia Romagna non sono stati eseguiti i controlli; temiamo che questo sia un malcostume diffuso nel nostro Paese e che, quindi, vi sia una sorta di tolleranza (non meglio definita) nei confronti di costumi rilevanti, che fanno parte della storia, nonché di una cultura religiosa e popolare che, però, devono essere commisurati con le norme vigenti e con il quadro giuridico europeo e italiano.
Sappiamo che nella provincia di Reggio Emilia sono ben cinque i macelli autorizzati e registrati: due sono specifici per la macellazione rituale, quello di Rio Saliceto e di Correggio; altri tre sono a disposizione per lo stordimento elettrico. Vi sono, quindi, le possibilità, nei fatti, di rispettare la legge e le indicazioni previste.
Chiediamo, dunque, che si intervenga - e riteniamo che si possa intervenire - per fare rispettare una normativa che, a mio avviso, rende il nostro Paese più civile e più adeguato ad una sensibilità generale dell'opinione pubblica, rappresentata dall'attenzione contro la crudeltà non necessaria rispetto agli animali.
La Camera si è occupata più volte anche in passato di questo tema con il decreto legislativo n. 333 del 1998 che ha recepito la direttiva europea. In Commissione agricoltura si era ripromesso di riaffrontare il tema anche arrivando - come propongono alcuni colleghi, e vorrei citare la proposta di legge della collega Zanella - ad un divieto della macellazione rituale.
Credo, quindi, che il Parlamento debba riprendere in mano l'intera normativa, tenendo conto che purtroppo la normativa esistente, a mio avviso, è in gran parte disattesa.
Attendiamo, dunque, dal Governo una risposta e anche che gli organi dello Stato svolgano in queste ore il proprio dovere ed esercitino la propria responsabilità.
Il prefetto non può ignorare l'esposto della signora Stella Borghi, la quale a Pag. 38nome dell'ENPA e dell'associazione Amici della Terra denuncia questi fatti e chiede al Governo di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP e del deputato Alessandri).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il diritto di poter osservare le prescrizioni alimentari del proprio credo è diretta manifestazione del principio di libertà religiosa, consacrato all'articolo 19 della nostra Costituzione, al quale si richiamano le disposizioni relative alla macellazione degli animali.
La normativa richiamata dagli interroganti, contenuta nel decreto legislativo n. 333 del 1998, emanato in attuazione della direttiva europea 93/119/CE in materia di protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento, prevede espressamente che l'autorità competente in materia di applicazione e controllo delle disposizioni particolari relative alla macellazione secondo i rispettivi riti religiosi, sia l'autorità religiosa per conto della quale sono effettuate le macellazioni stesse.
Tale normativa è linea con tutta una serie di principi ai quali da tempo si ispira l'Unione europea, affinché siano riconosciuti i diritti polietnici in una società nella quale la promozione e l'attuazione dell'uguaglianza si attui nel rispetto delle diverse identità culturali, etniche e religiose.
Si tenga, altresì, presente che la macellazione secondo il rito islamico è assai simile a quella prevista per il rito ebraico e nei confronti di entrambi lo Stato si è impegnato al rispetto della prescrizione religiosa con apposita legge pattizia (legge n. 101 del 1989).
In merito al fatto segnalato nell'interpellanza, preciso che una nota del comando della polizia municipale di Reggio Emilia, indirizzata solo ad uffici interni, risalente peraltro al 26 gennaio 2004, non può in nessun modo eludere il rispetto dell'attuale normativa in materia di macellazione.
L'amministrazione comunale da parte sua ha rappresentato che, fin dalla primavera scorsa, ha avviato contatti con le autorità religiose della città, unitamente al servizio veterinario dell'azienda USL e all'amministrazione provinciale, per coinvolgere pienamente la comunità di fede islamica al fine di garantire il rispetto delle regole e della vigente legislazione italiana in merito al rito religioso del mese di dicembre (la cosiddetta festa del sacrificio). Scopo dell'amministrazione comunale è di convogliare le macellazioni in impianti di macellazione autorizzati.
Preciso, inoltre, che nel 2006 in tutto il territorio della provincia di Reggio Emilia vi erano soltanto due macelli disponibili, mentre per le esigenze della festa del sacrificio di quest'anno è stata programmata l'attivazione di sei macelli.
Due di questi avranno l'autorizzazione alla macellazione religiosa secondo il rito islamico e quattro sono autorizzati alla macellazione, previo stordimento dell'animale con elettronarcosi.
Tale impostazione è stata pienamente condivisa nel corso di un'apposita riunione tenutasi il 14 dicembre scorso presso la locale amministrazione provinciale, alla quale hanno partecipato anche associazioni di immigrati di religione islamica.
Il successivo 15 dicembre, presso il comune di Reggio Emilia, si è tenuto un incontro con le associazioni di cittadini immigrati, nel quale sono state fornite informazioni sulle modalità corrette per la macellazione secondo il rito islamico.
Infine, in data 17 dicembre 2007, il dipartimento di sanità pubblica della locale azienda-USL ha emanato una nota relativa all'argomento, ribadendo che la macellazione rituale deve essere svolta negli impianti registrati soltanto da personale abilitato e in possesso di certificazione igienico-sanitaria e con la vigilanza dell'autorità religiosa, che opera sotto la responsabilità del veterinario ufficiale.
Il Ministero della salute, in previsione della festa islamica del sacrificio, al fine di Pag. 39prevenire il rischio di macellazioni clandestine - come nell'anno passato - ha sollecitato i servizi veterinari a rafforzare la vigilanza affinché sia rispettata la normativa vigente sulla protezione animale nella macellazione.
Il fenomeno della macellazione rituale è comunque oggetto di particolare attenzione da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute, che nell'anno in corso ha già eseguito numerosi controlli e ispezioni in materia.
In particolare, sono state effettuate 5.659 verifiche nel settore «carni ed allevamenti», che hanno portato all'individuazione di quattro casi di macellazione clandestina. Sono state controllate, inoltre, cinquantaquattro macellerie islamiche e riscontrate sessantanove violazioni amministrative e due di carattere penale.
In conclusione, ricordo che - come affermava l'interpellante all'inizio del suo intervento - stiamo trattando di una tematica particolarmente delicata e complessa, che riguarda l'attualità e anche il futuro delle relazioni tra popoli che hanno storie e origini diverse sul nostro territorio. A tale tema - così come a tutti gli altri che riguardano i rapporti interreligiosi, interculturali ed interetnici - il Ministero dell'interno rivolge da tempo una profonda attenzione: il tema, in passato, è stato oggetto di esame da parte della Consulta per l'islam italiano ed è stato nuovamente preso in considerazione dall'attuale Governo, attraverso l'elaborazione di una Carta dei valori, della cittadinanza e dell'immigrazione, che intende garantire la libertà di culto (di talché ciascuno possa adempiere alle prescrizioni religiose, purché esse non contrastino con le norme penali e con i diritti degli altri).
PRESIDENTE. Il deputato Alessandri, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario Lucidi, per l'ennesima volta, purtroppo, mi ritengo assolutamente insoddisfatto. Su sollecitazione di Stella Borghi - che poco fa il collega Mellano ha citato -, insieme alla collega Poretti e a molti altri colleghi firmatari dell'interpellanza (di destra e di sinistra, in maniera trasversale) abbiamo preso la palla al balzo dall'episodio che è emerso.
Ricordo che vige dal 2004 la citata circolare del comandante della polizia municipale di Reggio Emilia, un certo Russo (verrebbe da affermare che in determinate zone del Paese il cognome, forse, non è mai casuale!), che a Reggio Emilia non è solo capo della polizia municipale, ma anche un city manager e negli anni ha assunto una certa importanza e una certa forza: è considerato uno degli uomini forti della macchina istituzionale e politica di Reggio Emilia.
Non è, quindi, diciamo così, un Pinco Pallino che si inventa una circolare, al quale magari dobbiamo solo pensare di tirare le orecchie, ma è un personaggio che, nella città di Reggio Emilia, ha sempre avuto modo di esercitare un grande potere, soprattutto sull'ordine pubblico e sulla gestione della polizia locale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 14,55)
ANGELO ALESSANDRI. Quando abbiamo colto la palla al balzo per la presentazione di questa interpellanza urgente, che è stata firmata in maniera «trasversale», ci si è posti un problema particolare. Partendo da quella città, le associazioni animaliste, alle quali in questi giorni si sono accodate anche altre, come la LAV, hanno organizzato manifestazioni e interventi.
Sono stati presentati anche altri atti di sindacato ispettivo, uno dal sottoscritto insieme al collega Mancuso in Commissione e un altro presentato dal collega Foti. Vi è stata un'attenzione totale su questo argomento, nonché una sollevazione popolare dei cittadini. A Reggio Emilia, il dibattito sui giornali - su quattro quotidiani - e in televisione è durato per una settimana o dieci giorni, ed è ancora in corso.Pag. 40
Signor sottosegretario, oggi ci aspettavamo una risposta alla domanda vera e non una risposta su cosa sia la macellazione rituale, su quali siano le normative, sul rispetto dell'articolo 19 della Costituzione o sulle prassi che dobbiamo seguire, ma su cosa dobbiamo fare. Infatti, è stato commesso un fatto molto grave da parte di un capo della polizia municipale, che ha emanato una circolare che afferma che le leggi esistono, ma che se questi macellano dove vogliono, senza rispettare leggi, va bene ugualmente.
Guardate che qualcosa non funziona. A inizio legislatura, ho presentato un progetto di legge sulla macellazione rituale, che prevedeva l'utilizzo della pistola a proiettile captivo come regola fondamentale, proprio per evitare, come accade con l'elettronarcosi e con gli altri sistemi, anche con il biossido di carbonio, che lo stordimento sia incerto e parziale e che l'animale, quando venga sgozzato, possa svegliarsi, andando contro la legge che tutela l'animale a garanzia del fatto che non subisca maltrattamenti.
Ho fatto ciò convinto che, una volta approvata una legge, qualcuno debba anche attuarla sul territorio e certo della presenza di uno Stato, un Governo o un Ministero dell'interno, che una volta approvata la legge, vigilino affinché venga rispettata.
Invece, approviamo le leggi, ma poi permettiamo a un personaggio con un'importanza politica e istituzionale pubblica di questo tipo, che è un dipendente dello Stato, pagato con i nostri soldi, di dire ai suoi sottoposti, a tutti i vigili urbani di Reggio Emilia, che se trovano qualcuno che sta macellando un animale in maniera non lecita, possono chiudere un occhio.
Credo che uno Stato o un Ministero dell'interno si rivolgerebbero al sindaco di Reggio Emilia per chiederne immediatamente la rimozione. Si potrebbe procedere attraverso il prefetto, che è stato informato via fax tutti i giorni di ciò che avveniva a Reggio Emilia. La cosa sconcertante è che, nonostante questa notizia sia apparsa su tutte le cronache dei giornali da dieci giorni, il sindaco di Reggio Emilia non abbia detto assolutamente niente, facendo il solito «pesce in barile», e non sia avvenuto nulla da parte dello Stato.
La risposta che giunge oggi, attesissima a Reggio Emilia (alcuni quotidiani stanno anche seguendo in diretta la risposta del Governo), non ci ha detto nulla. Infatti, signor sottosegretario, lei non è assolutamente entrata nel merito del comportamento che ha scatenato questa interpellanza. Il signor Russo ha commesso un fatto gravissimo, che pone un problema politico altrettanto grave, senza che vi fosse alcun tipo di pronunciamento da parte del Governo.
Credo che sia davvero squallido dal punto di vista del potere istituzionale, penoso dal punto di vista politico e piuttosto preoccupante dal punto di vista sociale che, quando qualcuno con una funzione pubblica compie un atto del genere, lo Stato se ne lavi le mani, pensando di non dover rispondere a un'interpellanza firmata, tra l'altro, da diversi colleghi. Non è il solito leghista che pone un problema.
Guardate, però, che la gente queste cose comincia a notarle. Si comincia a chiedere da che parte stia lo Stato e si dà una risposta semplice. Forse solo qui dentro non ve ne accorgete, ma fuori la gente comincia a darsi risposte molto chiare: lo Stato è sempre dall'altra parte, sempre lontano dai cittadini. La gente, inoltre, ci chiama meravigliata, perché ci sono anche altri usi e costumi che non riguardano solo i musulmani o gli ebrei. A Reggio Emilia abbiamo visto i sick girare con il coltello tradizionale appeso alla cintura lungo venti o trenta centimetri perché è loro consuetudine.
Credo che un cittadino italiano non possa girare con un coltello lungo venti o trenta centimetri oppure essere esentato dall'uso del casco in motorino perché porta il turbante. Dunque, si è esentati dal rispetto delle leggi per la tutela degli animali, dal rispetto dei controlli sanitari e della società.
Badate che questo è un Paese strano, nel quale spesso dobbiamo essere «iperlaici» nei confronti della Chiesa cattolica Pag. 41e ci troviamo poi ad essere «ipergarantisti» nei confronti delle altre religioni: è un Paese molto strano.
Ciò però crea un problema di fondo; a casa nostra - e ce lo hanno insegnato i nostri nonni, che sono emigrati - vi era una regola per emigrare (e noi dobbiamo pretenderne il rispetto nel modo più assoluto) per cui chi si reca in casa d'altri lo fa per lavorare. Vi sono regole scritte e non scritte e, se ci si reca in casa d'altri, si deve sapere che occorre rispettare queste regole.
Siamo così bravi e non siamo assolutamente razzisti che abbiamo stabilito che la pratica consuetudinaria di mangiare la carne col metodo halal, cioè dissanguata, a noi va benissimo: non si fa soffrire l'animale, lo si stordisce prima in maniera certa e lo si lascia poi dissanguare, in modo che almeno l'animale non soffra. È una regola di buon senso.
Perché costoro invece continuano a fare ciò che gli pare?
Dal 20 al 23 è la festa del sacrificio di Abramo, che ricorda quando Isacco fu tolto dall'ara per mettervi l'agnello: si tratta di una consuetudine che ha una pratica piuttosto particolare, ma che se viene effettuata come ci hanno testimoniato certi filmati girati l'anno scorso, contempla che questi poveri piccoli agnellini vengano messi, senza alcun controllo sanitario, in una cascina, a cinque o sei alla volta, con tutti i bambini intorno a festeggiare, e vengano sgozzati, impiegando parecchie ore a morire: credetemi, è uno spettacolo veramente indecente.
Mi piacerebbe che andaste ad assistervi anche voi, per una volta, perché magari vi allarmereste e vi si rivolterebbe lo stomaco e, forse, manifestereste più attenzione su queste tematiche. Per chi ha sensibilità animalista è un problema serio.
È anche un problema sanitario: chi effettua i controlli in queste zone?
E non venitemi a raccontare - lasciatemelo dire - che possiamo fidarci degli incontri avvenuti in provincia con le comunità islamiche a Reggio Emilia. Intanto, sono avvenuti dopo che è stato sollevato il problema, quindi molto tardi e in maniera molto ipocrita. Sono avvenuti, poi, con le presunte rappresentanze islamiche: penso che non sfugga a nessuno di voi che oggi l'Islam, in questo Paese, non sappiamo cos'è. Non sappiamo con chi dobbiamo parlare.
Vi sono alcune associazioni, che spesso rappresentano poco più che se stesse, che hanno autonominato imam, rappresentanti di categorie islamiche, rappresentanti di fede sciita, sunnita, wahabita, che però rappresentano solo se stesse. Gli imam italiani - non nascondiamoci dietro un dito - spesso e volentieri, purtroppo, sono persone che facevano gli elettricisti al mattino e si autonominano imam alla sera. Di cosa sono rappresentativi?
La Consulta e la Carta dei valori sono sottoscritte da queste associazioni, che spesso sono le poche che vogliono fare politica, non rappresentano il mondo dell'Islam italiano e all'interno di esse troviamo anche l'UCOII, che credo costituisca quanto di meno affidabile vi possa essere nel mondo e nel panorama musulmano e islamico in Italia.
Allora, non nascondiamoci dietro agli incontri informali: bisogna fare, invece, come ha fatto il sindaco di Verona. I sindaci che hanno più buonsenso - e non sono quelli di centrosinistra come Delrio a Reggio Emilia, che continuano a coprire gente come Russo, che già da parecchio tempo un sindaco di buonsenso avrebbe rimosso dalla sua carica - hanno attuato una strategia molto semplice: giro di vite, ordine ai vigili urbani di controllo serrato, multe severe, controllo e applicazione della legge sul maltrattamento degli animali, che prevede anche l'incarcerazione, in maniera rigida e la messa a disposizione di due macelli per la macellazione rituale. Tutti devono recarsi lì: altro che tavoli di confronto inutili!
Bisogna procedere ad un giro di vite: chi viene a casa nostra sa che vi sono regole e che devono essere rispettate. Se non vengono rispettate, spetta in primo luogo alle istituzioni salvaguardarne il rispetto.
A Reggio Emilia, purtroppo, sono sparite le regole, è sparita la legalità.Pag. 42
Il sacrificio della legalità, oggi, viene sancito da un Governo che con la rinuncia alla conversione in legge del «pacchetto sicurezza» ha perso davvero il lume di quale sia la sicurezza, la legalità, il territorio e la propria gente. Sarà indispensabile da parte nostra diffondere la conoscenza di queste situazioni, perché forse la gente ancora non le aveva capite, ma da oggi in poi le capirà.