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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria (A.C. 3324-A) (ore 14,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3324-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione, onorevole Angelo Piazza, ha facoltà di svolgere la relazione.
ANGELO PIAZZA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, il decreto-legge n. 248 del 31 dicembre 2007, con la rubrica: proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria, consta di una serie di articoli - cinquantadue - raccolti in tre distinti capi che, a loro volta, rispettivamente contengono disposizioni di proroga dei termini previsti da disposizioni legislative, disposizioni finanziarie urgenti e, nel capo III, disposizioni di vario oggetto.
Sono tutte norme caratterizzate dal requisito comune della necessità ed urgenza, realizzandosi con ciò il presupposto costituzionale e perseguendosi la finalità di conseguire da un lato una maggiore funzionalità delle pubbliche amministrazioni, dall'altro di provvedere ad emanare disposizioni di riassetto finanziario resesi necessarie.
Dopo aver riassunto le principali disposizioni del disegno di legge in esame - condividerò tale compito con il collega Piro, relatore per la V Commissione - si farà riferimento alle principali proposte emendative approvate dalle due Commissioni riunite.
All'articolo 1 si dispone la proroga al 31 gennaio 2008 dell'autorizzazione di spesa per la prosecuzione di missioni internazionali. All'articolo 2 sono prorogati i termini per l'applicazione di talune disposizioni transitorie in materia di personale militare. All'articolo 14, contenuto nella sezione VI (Giustizia), sono riconfermati nelle funzioni i giudici onorari di tribunale e i vice procuratori onorari fino al 30 giugno 2008. All'articolo 15 viene differita al 1o luglio 2008 l'applicazione di una norma, contenuta nella legge finanziaria, che vieta il ricorso all'istituto dell'arbitrato per i contratti pubblici, ciò al fine di consentire la devoluzione delle controversie alle sezioni specializzate già previste in materia di proprietà industriale e intellettuale. All'articolo 16 sono apportate alcune modifiche al procedimento di commissariamento e di liquidazione della Fondazione Ordine Mauriziano.
Nella sezione VIII sono contenute disposizioni sul personale delle pubbliche amministrazioni. In particolare, all'articolo 24 si prorogano i contratti di assunzione di personale a tempo determinato del Ministero del commercio internazionale e, al comma 3 dello stesso articolo, vengono prorogati i rapporti di lavoro di personale medico assunto a tempo determinato. L'articolo 25, inoltre, proroga al 31 dicembre 2008 il divieto, da parte di tutte le pubbliche amministrazioni, di estensione in via amministrativa del giudicato attinente alla materia del personale, salvo diversa determinazione del Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nella sezione XII sono contenute alcune disposizioni di particolare rilievo per Pag. 4quanto riguarda la lotta al terrorismo internazionale. In particolare, l'articolo 34 reca una proroga dei termini previsti dal cosiddetto «decreto-legge Pisanu» in materia di contrasto al terrorismo, disponendo la sospensione dell'efficacia di disposizioni che prescrivevano o consentivano la cancellazione dei dati relativi al traffico telefonico o telematico. Conseguentemente, solo al fine di consentire la repressione di tali reati di terrorismo, gli operatori di settore dovranno continuare a conservare i dati relativi a tale traffico.
Con l'articolo 35 si proroga al 31 dicembre 2008 il termine, fissato dal codice dell'amministrazione digitale, a decorrere dal quale è consentito l'accesso ai servizi in rete delle pubbliche amministrazioni unicamente tramite la carta d'identità elettronica e la carta nazionale dei servizi, restando precluso l'accesso a detti servizi attraverso modalità diverse.
Di particolare rilevanza - anche sul piano morale e sociale - è l'articolo 50, con il quale viene autorizzata la spesa a favore di interventi per la salvaguardia del patrimonio culturale ebraico in Italia, prevedendo la relativa copertura finanziaria e disponendo misure in favore dei beneficiari dell'assegno vitalizio previsto per i perseguitati politici e razziali. In particolare, si prevede la cumulabilità tra detto assegno e il riconoscimento dell'assegno e della pensione sociali, in ragione di difficoltà a tal fine frapposte, per i beneficiari, dagli uffici amministrativi, in particolare dall'INPS. Ritengo di particolare rilievo l'adozione di tali misure proprio nei giorni in cui ci si appresta alla commemorazione del «Giorno della memoria».
Alle norme che ho brevemente riassunto è stata presentata una serie di proposte emendative approvate dalle Commissioni riunite, I e V. È stato, in particolare, introdotto un articolo successivo all'articolo 24, con il quale si dispone in materia di riposo giornaliero e compensativo, relativamente al personale dipendente iscritto nei ruoli sanitari del Servizio sanitario nazionale.
Con un ulteriore articolo, aggiunto dopo l'articolo 24 (anche questa norma è di notevole rilievo in un momento in cui assume particolare gravità il fenomeno reiterato degli incidenti e degli infortuni sul lavoro), si prevede, inoltre, per far fronte alle esigenze relative alla prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro, un'autorizzazione al Ministero del lavoro e della previdenza sociale per utilizzare la graduatoria formata in seguito allo svolgimento di concorsi pubblici per esami a posti di ispettore del lavoro.
Con un articolo inserito dopo l'articolo 25, vengono prorogati i termini per l'adozione dei requisiti di stabilizzazione di alcune tipologie di lavoro flessibile. All'articolo 34, in relazione alla normativa che ho dianzi richiamato, concernente la necessità, a fini di prevenzione e di lotta al terrorismo, di adottare una sospensione delle disposizioni che consentivano e imponevano la distruzione dei dati relativi alle comunicazioni telefoniche e telegrafiche, si precisa che tale proroga opererà fino all'entrata in vigore del provvedimento legislativo di attuazione della direttiva europea 2006/24/CE, che disciplina esattamente gli adempimenti cui sono tenuti gli Stati membri nella materia di cui trattasi, e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2008.
Disposizioni ulteriori sono dettate per perfezionare la norma dell'articolo 35, in materia di servizi resi ai sensi del codice dell'amministrazione digitale.
All'articolo 50, in relazione alle disposizioni che ricordavo, in materia di tutela del patrimonio ebraico e di provvidenze, a chiarimento dei beneficiari dell'assegno vitalizio, si prevede, inoltre, un'autorizzazione di spesa alla Presidenza del Consiglio dei ministri per il restauro del blocco n. 11 del campo di prigionia di Auschwitz. Sempre in relazione a questa materia, dalle Commissioni riunite è stato proposto di aggiungere, dopo l'articolo 7, un articolo 7-bis, che estende l'assegno vitalizio, previsto per i deportati per ragioni politiche o razziali, ai familiari superstiti, anche nel caso in cui dai titolari del diritto non fosse stata tempestivamente presentata la relativa domanda.
PRESIDENTE. Il relatore per la V Commissione (Bilancio), onorevole Piro, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO PIRO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, signore e signori deputati, il decreto-legge n. 248 del 2007, di cui stiamo iniziando l'esame qui in aula, è stato emanato a fine anno ed è stato subito ridenominato «mille proroghe», giacché, come peraltro avviene ormai da alcuni anni, esso interviene su numerose materie, introducendo disposizioni volte alla proroga o, comunque, alla definizione di termini e disposizioni relativi a procedure, adempimenti e obblighi, che presentano carattere di urgenza connesso alla scadenza del 31 dicembre 2007. Il decreto-legge reca anche disposizioni di rilevante impatto finanziario ovvero in diversi articoli interviene a modificare previsioni adottate con l'ultima legge finanziaria.
Mi sembra opportuno, quindi, richiamare l'attenzione su almeno due profili di carattere generale. Il primo riguarda il fatto che con il decreto-legge in esame vengono differiti, per numerose disposizioni, termini che già in passato erano stati oggetto di proroga. Ciò dovrebbe indurre, a mio avviso, a fare in modo che, in sede di predisposizione dei provvedimenti, venisse maggiormente considerato l'impatto delle norme, sia che esse riguardino il fare, sia che esse riguardino divieti di talune attività, nonché l'opportunità di intervenire, almeno per talune fattispecie, a modificare la legislazione a regime.
D'altra parte, l'esigenza, a pochi giorni di distanza dall'approvazione della legge finanziaria, di rivedere la formulazione normativa di diversi interventi in essa contenuti, segnala quantomeno una difficoltà e qualche inadeguatezza dell'attività legislativa. Del resto, la difficoltà del legiferare in modo organico e ordinato sui singoli settori viene evidenziata dal fatto che il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe» sia andato via via configurandosi non soltanto come uno strumento ricorrente, ma anche come un provvedimento omnibus, che interviene su molte materie, affrontando problemi ed emergenze di varia natura.
Il decreto-legge - come già detto - contiene disposizioni rilevanti sotto il profilo finanziario, alle quali la stessa relazione tecnica attribuisce perdite di gettito o comunque effetti finanziari onerosi. Segnalo, per tutte, le disposizioni sulla rottamazione dei veicoli, sull'abrogazione dell'obbligo dell'anticipazione annua per i concessionari della riscossione, sull'abrogazione della tassa sui contratti di Borsa e sulla proroga della riduzione dell'accisa sul gas metano impiegato per usi industriali. Ciò ha indotto i relatori a prospettare al Governo l'esigenza che venisse presentato un quadro informativo che, così come accade nel caso della legge finanziaria, riepilogasse gli effetti finanziari, positivi o negativi, delle singole disposizioni, con distinta indicazione degli effetti sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, sul fabbisogno di cassa e sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.
Diamo atto al Governo di aver raccolto prontamente questa esigenza e di aver fornito non soltanto puntuali risposte ai rilievi formulati, ma anche un prospetto che ha permesso di verificare che gli oneri ascrivibili ad alcune misure trovano, nel complesso, copertura nelle maggiori entrate o nelle riduzioni di spesa derivanti da altre misure. A questo punto devo segnalare che nel corso dell'esame le Commissioni riunite hanno votato la soppressione dei commi 3 e 4 dell'articolo 36 del provvedimento in esame, che affrontavano questioni legate alla agevolazioni nei pagamenti per i contribuenti non in regola. Si è svolto un lungo e non semplice dibattito che ha portato, alla fine, le Commissioni a condividere l'opportunità della soppressione, soprattutto in ragione del fatto che i citati commi 3 e 4 intervenivano con modifiche su una materia ampiamente trattata nel corso dell'ultima legge finanziaria, e che aveva visto, infine, adottare soluzioni condivise tra maggioranza e opposizione.Pag. 6
Le Commissioni sono pienamente consapevoli che la soppressione dei detti commi pone una questione di copertura finanziaria per alcune previsioni del decreto-legge stesso. La relazione tecnica, infatti, attribuiva ai commi 3 e 4, senza distinzione tra l'uno e l'altro, effetti di maggiore entrata pari a 30 milioni nel 2008, 135 milioni nel 2009 e 165 milioni nel 2010. Le Commissioni hanno condiviso la necessità, espressa dal Governo, di lavorare per trovare una soluzione valida per la copertura del decreto-legge, nel presupposto che si ritiene di dover confermare la soppressione dei commi citati.
L'esame delle Commissioni è stato aperto e costruttivo. Il clima di confronto ha consentito di entrare nel merito delle numerose previsioni, tra le quali - oltre a quelle già segnalate - vorrei ricordare: la proroga dei termini per l'adeguamento delle strutture ricettive turistico-alberghiere alle misure di prevenzione incendi e quella per usufruire dei contributi da parte dei locali aperti al pubblico in materia di abbattimento delle barriere architettoniche; la norma volta ad evitare il fenomeno delle prestazioni extrabudget da parte delle strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale; la trasformazione in Agenzia dell'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare e la fissazione della sua sede in Foggia; la proroga del termine per la definizione dei nuovi canoni per l'utilizzo della rete ferroviaria nazionale; la proroga dell'utilizzo delle disponibilità finanziarie dell'ENAC per fare fronte a investimenti per la sicurezza aeroportuale; lo slittamento del termine dal quale decorre per i neopatentati il divieto di guida per i veicoli di maggiore potenza; le disposizioni in materia di consorzi agrari per la proroga alla operatività del Fondo per la meccanizzazione in agricoltura per i soci garanti delle cooperative agricole; le nuove modalità per il riordino dei consorzi di bonifica e miglioramento fondiario; il differimento del termine entro il quale deve essere attuato il piano di riordino delle partecipazioni azionarie dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti (già Sviluppo Italia) per consentire l'effettiva cessione alle regioni, senza comprometterne gli equilibri economico-finanziari, delle società regionali; la proroga di due anni per gli impianti che devono adeguarsi ai più stringenti limiti in materia di emissioni in atmosfera; le disposizioni che consentono agli enti locali in dissesto di poter provvedere ai pagamenti; l'estensione alle associazioni sportive e dilettantistiche dell'accesso al 5 per mille; le disposizioni che generalizzano a tutti i figli inabili il diritto alla pensione di reversibilità, in contemporanea alla effettuazione di attività lavorative a fini terapeutici; il trasferimento dall'INPS al bilancio dello Stato delle somme rivenienti dalle nuove norme sul trattamento di fine rapporto che mobilitano risorse per circa 4,7 miliardi di euro, cifra che peraltro corrisponde a quanto indicato per la norma di riferimento.
Nel corso del dibattito sono state accolte positivamente proposte emendative che, complessivamente, hanno portato ad un miglioramento dei testi. Inoltre, in alcuni casi, sono stati approvati emendamenti soppressivi del testo: è il caso dei citati commi 3 e 4 dell'articolo 36, ma anche dell'articolo 41, contenente l'estensione di una sanatoria in materia di irregolarità commesse dagli agenti della riscossione, che è stato interamente soppresso.
L'esame delle proposte emendative è stato fortemente orientato dalla rigorosa applicazione del regolamento in materia di ammissibilità, che ha portato ad escludere dalla discussione centinaia di emendamenti presentati dai deputati ed anche dai relatori.
Non hanno superato il vaglio di ammissibilità gli emendamenti che affrontavano la questione delle misure a favore dei lavoratori in caso di dichiarazione di crisi connessa alla ridefinizione operativa del ruolo dell'aeroporto di Malpensa. Identica sorte ha riguardato un emendamento dei relatori, tendente a ripristinare il periodo originario di validità delle norme per il credito d'imposta sugli investimenti delle aziende nel Mezzogiorno (la cosiddetta norma «Visco-sud»).Pag. 7
Vi è, comunque, l'impegno delle Commissioni e del Governo di affrontare le problematiche in Aula, per trovare idonee soluzioni tecniche politicamente condivise. Vi è un pacchetto di questioni su cui prioritariamente si è scelto di concentrare l'attenzione in Aula. Tra queste, oltre a quelle prima citate, la proroga del termine per l'utilizzo di alcune discariche in cui depositare i rifiuti provenienti dalla bonifica del fiume Sarno e le norme tecniche per le costruzioni.
I relatori, presentatori della prima proposta, hanno condiviso con le Commissioni l'opportunità che, oltre all'indifferibile proroga, si individuasse anche una modalità di ristoro del territorio, che assumerebbe un valore simbolico elevato proprio in Campania ed in relazione alle drammatiche vicende dell'emergenza rifiuti.
In merito alla seconda questione, tendiamo a richiamare ancora l'attenzione del Governo sulla necessità che l'articolo 20 possa essere riformulato in modo da non lasciare incertezze interpretative che sarebbero assai pregiudizievoli, implicando il blocco delle attività sul territorio.
Oltre alle modifiche cui si è fatto cenno, il lavoro svolto nelle Commissioni riunite ha portato anche all'introduzione di nuove previsioni, alcune delle quali su proposta di componenti dell'opposizione. In questa sede, vorrei ricordarne solo alcune tra quelle più significative: la norma che consente di non aumentare al massimo livello le imposte di pertinenza regionale, nel caso in cui le regioni in cui si registrano deficit sanitari provvedano con risorse del proprio bilancio; la proroga per consentire l'operatività della rete nazionale di banche per la conservazione del cordone ombelicale; la proroga di un anno del termine entro il quale le banche popolari devono provvedere alla dismissione delle azioni detenute e ritenute dalla legge in eccesso; il trasferimento al Ministero dell'economia e delle finanze delle azioni della società RAM (Rete Autostrade Mediterranee), già di proprietà di Sviluppo Italia, nonché l'esercizio del potere dell'azionista di concerto con il Ministro dei trasporti; la nuova disciplina che regolamenta la fase intermedia che intercorre tra i positivi giudizi di compatibilità ambientale ed il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale; l'obbligo per coloro che emettono cartelle di pagamento a carico dei contribuenti di indicarvi il responsabile del procedimento; la prosecuzione delle agevolazioni sul prezzo del gasolio del GPL per i cittadini delle frazioni montane dei comuni siti in zone climatiche «E»; la decorrenza dell'obbligo della riduzione delle circoscrizioni comunali a partire dalle scadenze elettorali che si succederanno; l'estensione delle tariffe sociali agevolate anche al settore del gas, oltre che dell'energia elettrica; il recupero ed il conseguente riutilizzo delle cospicue risorse giacenti da anni nelle contabilità speciali delle istituzioni scolastiche; la prosecuzione delle agevolazioni in materia tributaria per le popolazioni colpite da terremoti.
Il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, nel testo pervenuto in Assemblea, presenta risposte importanti a questioni urgenti e di rilevanza ordinamentale e sociale. Si tratta di un testo su cui si sono registrate ampie convergenze e che può ancora essere integrato e migliorato. Per questo motivo, ne raccomandiamo l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa sede desidero ringraziare gli onorevoli Piro e Angelo Piazza per le loro relazioni equilibrate che danno anche il senso di un lavoro che è stato svolto ampiamente in Commissione e che riportano, sostanzialmente, le norme che sono state inserite in Pag. 8questo decreto-legge - cosiddetto milleproroghe - nonché, naturalmente, anche le modifiche che sono state apportate.
Per questo motivo, non mi dilungherò sull'esposizione del contenuto del milleproroghe, ma tenterò di svolgere un ragionamento più complessivo, che riguarda l'aspetto normativo e finanziario di questo provvedimento.
Si tratta di un provvedimento che - come hanno già affermato i relatori - contiene previsioni che vanno, in qualche modo, a modificare quelle presenti nella legge finanziaria. Questo costume è andato prendendo piede anno dopo anno: infatti, dalle piccole, piccolissime modifiche che sono state apportate alle leggi finanziarie mediante i provvedimenti che si sono succeduti almeno negli ultimi due anni, si è arrivati, quest'anno, all'abnorme situazione di aver modificato, con un provvedimento successivo (ossia, quello di fine anno), tutta una serie di norme che erano già contenute nella legge finanziaria.
Da ciò nasce l'esigenza, per le Commissioni, di chiedersi se il lavoro sviluppato nell'ambito dell'esame della legge finanziaria, sia compiuto e ragionato, dal momento che le fasi conclusive di ogni finanziaria prevedono molto spesso - come è accaduto in questi anni - maxiemendamenti che contengono anche norme non sufficientemente ragionate. Da ciò nasce anche l'esigenza - che il Governo ha, evidentemente, avvertito - di modificare, attraverso il milleproroghe, una serie di norme contenute nella finanziaria.
Mi riferisco all'articolo 11 del provvedimento in esame, relativo all'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, che è stato modificato rispetto alle previsioni contenute nella legge finanziaria (in quel caso era stato presentato, se ben ricordo, un ordine del giorno che, in qualche modo, richiamava il Governo alla necessità di aderire alle indicazioni della maggioranza); all'articolo 15, concernente disposizioni in materia di arbitrati per i contratti pubblici; all'articolo 17, comma 2, relativo alla conclusione dell'indagine conoscitiva del Ministero dei trasporti sul trasporto ferroviario; all'articolo 27, riguardante i consorzi di bonifica (su cui, poi, faremo il punto); all'articolo 19, che modifica il tetto massimo per i crediti d'imposta; all'articolo 36, recante disposizioni in materia di riscossione; all'articolo 42, che fa riferimento al Conto disponibilità del Tesoro e al parere della BCE; infine, all'articolo 45, che riguarda il cinque per mille.
Tutti questi articoli, presenti nel provvedimento al nostro esame, modificano le norme contenute nella legge finanziaria. Pertanto, vi è da chiedersi: quelle norme erano sufficientemente ragionate? Con riferimento all'esame di questo milleproroghe, vorrei inoltre aprire una piccola parentesi: le proroghe sono obiettivamente necessarie? Ovverosia, esse rispondono ad un criterio di efficienza della pubblica amministrazione?
In questo provvedimento, infatti, sono contenute proroghe riferibili ad impegni che dovevano essere assunti dal Governo, a regolamenti che dovevano essere posti in essere, a provvedimenti (decreti interministeriali) che non sono stati adottati. Qui è in discussione la funzionalità della pubblica amministrazione.
Infatti, una pubblica amministrazione - e noi tutti lo sappiamo - non in grado di dare corso alle norme previste dalle leggi finanziarie, evidentemente non funziona.
D'altra parte, è noto a tutti che, dopo la conclusione dell'esame di un disegno di legge finanziaria, vengono di solito pubblicati dei volumi in cui sono richiamate tutte le norme che poi in qualche modo richiedono una ulteriore regolamentazione ed hanno bisogno di provvedimenti amministrativi successivi. Alla fine dell'anno poi si fa il bilancio della situazione; il sottosegretario Lettieri si ricorderà di quando venne a rispondere ad una mia interrogazione in cui segnalavo, a distanza di qualche mese dallo scorso disegno di legge finanziaria, una serie di adempimenti prescritti per i vari ministeri: dei suddetti il sottosegretario venne a dirmi che ne era stato eseguito uno solo ed erano trascorsi circa sei mesi dall'approvazione della legge finanziaria. Il risultato Pag. 9di ciò lo conosciamo benissimo: solo il 30 per cento di una legge finanziaria riesce a trovare esecuzione nell'ambito degli otto o dieci mesi dall'approvazione della stessa e molto spesso ci troviamo di fronte a norme, che vengono licenziate dal Parlamento, che per anni non trovano applicazione. Pertanto, quando ci troviamo di fronte a provvedimenti come il milleproroghe, in cui si fa riferimento a norme scadute da anni e si tenta una continua proroga senza chiedere conto alle amministrazioni del motivo per cui non si realizzino le prescrizioni fatte dal Parlamento (questo è un discorso che naturalmente rappresento ai sottosegretari presenti che credo conoscano bene tale situazione), bisognerà che, ad un certo punto, si individui un percorso, anche sanzionatorio, nei confronti di chi non realizza compiutamente le norme previste nelle leggi. Infatti, è pur vero che siamo intervenuti, anche recentemente, attraverso alcuni provvedimenti per valutare compiutamente il lavoro dei dirigenti della pubblica amministrazione; tuttavia, quando ci si trova di fronte a necessità come prorogare la possibilità - lo troviamo nell'articolo 2 - di riorganizzare il passaggio degli ufficiali dall'Esercito e dalla Marina all'Arma dei carabinieri e si chiede una proroga di alcuni anni con riferimento ad un provvedimento che doveva essere già realizzato ormai da un paio d'anni, credo che il Governo si debba chiedere il motivo per cui ciò non venga fatto. Non ci si può nascondere dietro la giustificazione che ancora non è chiaro come si debba ristrutturare il Ministero della difesa ed i relativi organici a seguito dall'abolizione della leva obbligatoria. Il Governo sa benissimo che, per esempio, parlando del Ministero della difesa, vi sono 35 mila marescialli sovraordinari che non trovano collocazione, ovverosia 35 mila dipendenti dello Stato che potrebbero esser utilizzati diversamente e molto più proficuamente in altre amministrazioni e che, invece, rimangono all'interno del Ministero della difesa perché nessuno si assume la responsabilità di provvedere alle mobilità. Non potete venire in Parlamento a dire che il Ministero della giustizia ha problemi con le cancellerie e con il personale di supporto ai magistrati, mentre il Ministero dell'interno avverte tutti gli anni problemi di carattere finanziario ed ha necessità di ulteriore personale, quando vi sono tutte una serie di mansioni che possono essere utilmente svolte attraverso l'utilizzo del personale presente nell'ambito del Ministero della difesa. Si cerca sempre di ottenere nuove risorse, nonché di individuare diverse soluzioni alla carenza obiettivamente non più sostenibile. Questi sono problemi riferibili al funzionamento della pubblica amministrazione. D'altra parte, l'onorevole Piro nel suo intervento ha affermato con molta chiarezza che le risorse a disposizione erano poche e sono state utilizzate per quanto si poteva. Ciò mi sembra curioso; leggo tutti i giorni i giornali nei quali il Governo continua a dichiarare che porrà in essere alcuni interventi che aiuteranno le fasce deboli.
Ho letto anche un suo articolo, sottosegretario Lettieri, in cui così si affermava: riusciremo a trovare le risorse per far calare la pressione fiscale sulle fasce deboli ed interverremo per aiutarle.
Mi pare che si tratti di un'operazione propagandistica destituita di ogni fondamento!
Sapete benissimo che il bilancio dello Stato parte dal 1o gennaio con la tabella A completamente spazzata via! Sapete benissimo che nei capitoli di riferimento delle finanze pubbliche non c'è più una lira! Sapete benissimo che siete partiti da questo punto, già avendo in carico - per il solo 2008 - nove miliardi di euro di spese da affrontare! State parlando di predisporre ulteriori provvedimenti (e non si capisce dove troverete le risorse) quando ancora sono previste per il 2008 le cifre di un miliardo per il contratto della pubblica istruzione, di due miliardi per le Ferrovie dello Stato e l'ANAS ed, ancora, di un miliardo per il fondo di compensazione per i limiti di impegno. Vi sono, inoltre, ancora due miliardi da destinare per la revisione del comma 507. A proposito del comma 507 ricorderai, Piro, che svolgemmo Pag. 10una lunga discussione durante l'esame della legge finanziaria (non di quest'anno, ma dell'anno scorso) in cui sostenevamo che i tagli previsti per il 507 erano assolutamente irraggiungibili e che cosa fa il Ministero dell'economia e delle finanze? Lo ripropone nuovamente! Presto arriverà in Commissione un'altra nota che richiama le necessità del taglio di 5 miliardi relativo al famoso comma 507.
Poi accadrà ciò che è avvenuto l'anno scorso, ossia che si arriverà all'assestamento e vi sarà la necessità di destinare risorse per altri due miliardi, al fine di rendere possibile il funzionamento dei ministeri.
Vogliamo parlare, poi, dei debiti pregressi? Anche questa è una partita! Durante una discussione ebbi modo di dire che, forse, nell'utilizzare il «tesoretto» (i vari tesoretti prodotti lo scorso anno), considerata la necessità avvertita dal Governo di evitare che si ottenesse un rapporto deficit-Pil troppo buono (perché questo è il problema), sarebbe stato meglio intervenire mettendo a disposizione denaro per i debiti pregressi, i debiti delle amministrazioni che ammontano a due miliardi di euro. Anche questi dovrete trovare!
Esistono, poi, tutta una serie di altri - chiamiamoli così - ammennicoli che valgono un altro miliardo di euro. Questo è lo stato di partenza delle finanze pubbliche e voi dite ai giornali che troverete altre risorse - cinque miliardi - solo per intervenire sull'abbattimento della pressione fiscale e per dare contributi alle fasce deboli?
Abbiate il coraggio di illustrare, con chiarezza, al Paese la situazione. Vi rendete perfettamente conto e lo sapete che è stato posto in essere un provvedimento (lo ritroviamo all'interno di questo decreto-legge) che sostanzialmente ha consentito alla società di riscossione - Equitalia - di non provvedere ad effettuare l'anticipazione determinata per gli anni scorsi. Stiamo parlando di una cifra di circa 4,6 miliardi di euro. Naturalmente non sto qui a rilevare che il provvedimento in sé, la norma, già era sbagliata e l'abbiamo corretta durante l'esame del decreto-legge. I concessionari, infatti, dovevano pagare la somma di cui parlavamo - 4,6 miliardi - entro il 30 dicembre; scaduto tale termine, il 31 dicembre è stata pubblicata una norma in base alla quale essi non sarebbero più tenuti al pagamento e quindi i concessionari erano morosi rispetto ad un impegno dello confronti dello Stato. Dite la verità!
Ammettete che quel provvedimento non è stato varato, come invece è scritto negli atti, perché ormai Equitalia è una società dello Stato, e quindi non si vede più la necessità di provvedere ad un anticipo rispetto alle riscossioni dell'anno successivo; ammettete che lo avete varato semplicemente perché il rapporto tra deficit e PIL, quest'anno, sarebbe sceso almeno dello 0,3 per cento e, quindi, si sarebbe attestato all'1,6 per cento. Ammettete che avete usato i soldi degli ultimi due «tesoretti» per lo stesso motivo: avevate bisogno di spendere subito - nel 2007 - tali somme perché dovevate predisporre le condizioni per poter migliorare ulteriormente dello 0,5 per cento il rapporto tra deficit e PIL nel prossimo anno per rispettare gli impegni assunti con l'Unione europea. Come si può giustificare con l'Unione europea la previsione, per il 2008, di un rapporto tra deficit e PIL vicino al 2 per cento quando oggi, nel 2007, tale rapporto è pari all'1,6 sicché dovreste peggiorare il deficit.
Avete compiuto tali spese semplicemente perché volevate avere lo spazio e la disponibilità per mostrare che anche l'anno prossimo riuscirete a tener fede agli impegni assunti con l'Unione europea. Tuttavia, non avete considerato il fatto che avete, è vero, impegnato quelle somme nel 2007 ma è pur vero che i destinatari di tali importi non sono stati in grado di portare avanti gli impegni finanziari. Pertanto, si avrà un effetto rimbalzo sull'anno prossimo pari ad almeno lo 0,3 per cento, il che peggiorerà ancor più il dato appena esposto, cioè la necessità di avere a disposizione 9 miliardi. In realtà ne dovrete avere molti di più, ma continuate a scrivere altro sui giornali. Mi meraviglio e Pag. 11qualcuno, forse, deve spiegare al ministro Ferrero quale è la vera situazione del bilancio dello Stato, anziché raccontare fandonie cercando di recuperare un consenso politico che va scemando.
Naturalmente, i relatori hanno affrontato alcune questioni, ma ne hanno omessa una che ritengo fondamentale che è quel codicillo, ossia la norma di cui al comma 1 dell'articolo 7 in ordine alla quale abbiamo espresso tutta la nostra insoddisfazione. Cosa dispone il comma 1 dell'articolo 7? Si stabilisce che non sarà più l'Agenzia delle entrate a riscuotere i contributi previdenziali, in quanto tale onere sarà attribuito alle direzioni provinciali del lavoro. Perciò avete inserito una «normina» il cui contenuto è contrario allo Statuto del contribuente poiché si prevede che il termine di prescrizione di cinque anni, riferibile a tutti gli accertamenti relativi all'anno 2002, viene prorogato di sei mesi per dare la possibilità all'Agenzia delle entrate di completare gli accertamenti su un periodo che è già prescritto! Pertanto, continuate in questa sciocchezza, che incattivisce i rapporti con i contribuenti, di interpretare le norme dello Statuto del contribuente come se fossero un richiamo, una specie di moral suasion compiuta nei confronti delle amministrazioni e dei contribuenti e non come una norma fondamentale del diritto di questa nazione. Lo Statuto del contribuente, o è o non è! Non si può continuare così. Abbiamo presentato, anche con l'ausilio - debbo ammetterlo - e con la convinzione di molti parlamentari del centrosinistra, un progetto di riforma costituzionale che è all'esame, ormai da troppo tempo, della Commissione affari costituzionali. Tale progetto mira a costituzionalizzare le norme dello Statuto del contribuente; i rapporti con i contribuenti, infatti, non possono essere legati alle necessità di un qualsiasi Governo. Va riconosciuto, certo, che lo Statuto del contribuente fu varato durante una legislatura guidata da un Governo di centrosinistra, ma dopo due mesi fu già derogato.
Si tratta di una procedura che abbiamo adoperato anche durante il nostro Governo, ma bisogna richiamare tutti i parlamentari e tutte le forze politiche al fatto che occorre serietà in questa vicenda, indipendentemente dai Governi e dalle esigenze del Ministero dell'economia e delle finanze. Naturalmente, proseguiremo nel contrasto all'approvazione del comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge.
L'altra questione, correttamente affrontata - lo devo riconoscere - dal relatore, riguarda l'articolo 36 ed in particolare i commi 3 e 4 che hanno tanto fatto discutere perché si trattava di norme riproposte nel provvedimento in esame dopo che erano state lungamente discusse dalla Commissione finanze durante la sessione finanziaria.
Il comma 4 dell'articolo 36 reca, infatti, una norma già presentata dal Governo e il Governo prosegue sulla sua strada senza tenere in alcun conto il parere del Parlamento. Infatti, durante l'esame della legge finanziaria, è stata discussa una norma, presente nel testo originario del Governo, in cui si prevedeva il venir meno della possibilità di procedere ad una rateizzazione dei debiti contributivi e fiscali fino a sessanta mesi.
In quella fase, così come nuovamente nel dibattito svoltosi presso la Commissione bilancio, ho sempre sostenuto che quella norma, così come le modifiche che poi abbiamo apportato a tutto il contenuto che riguarda la riscossione che fa riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, è pensata per dare la possibilità ai contribuenti di tenere fede ai loro obblighi fiscali e contributivi.
Relatore Piro, questo l'avevo affermato anche durante l'esame in Commissione; l'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602 prevede che l'ufficio, su richiesta del contribuente, possa concedere la rateizzazione del pagamento nell'ipotesi di una temporanea situazione di obiettiva difficoltà dello stesso.
La norma, pertanto, si riferisce chiaramente al contribuente che oggettivamente (perché viene verificato da chi deve procedere alla riscossione) non è in grado Pag. 12di provvedere al pagamento. Non si tratta, dunque, di una norma auto-applicativa, ma di una disposizione che rimette alla valutazione della amministrazione finanziaria la decisione sulla sussistenza o meno di una situazione di difficoltà, per cui la rateizzazione viene concessa solo nel caso in cui un'azienda o un contribuente si trovino in difficoltà.
L'idea che continua a permeare i pensieri e le azioni dell'amministrazione finanziaria è che tali rateizzazioni non debbano essere concesse, perché in tal modo si incassa di più, mentre è esattamente il contrario: se un contribuente, trovandosi in un'obiettiva situazione di difficoltà, non è in grado di fare fronte agli obblighi contributivi o fiscali e chiede la rateizzazione, ciò vuol dire che vuole pagare! Egli non vuole ritardare semplicemente il pagamento, ma non è in condizione di far fede ai propri impegni.
Sapete quanto sia difficile la situazione delle aziende nel nostro Paese; ci sono aziende che non riescono a pagare i propri dipendenti, i propri fornitori e che, nella scelta fra pagare dipendenti e fornitori o ritardare il pagamento dei contributi previdenziali o delle tasse, preferisce mantenere in piedi l'azienda e tentare di pagare in una fase successiva i propri obblighi nei confronti della previdenza e del fisco.
Ciò significa non che non vogliono pagare, ma che non sono in grado di farlo. Quindi, come si può continuare a sostenere l'introduzione di questa norma, soprattutto in considerazione del fatto che, quando procedemmo a sopprimere la medesima durante l'iter della legge finanziaria per il 2008, non le furono riconosciuti effetti finanziari? La Ragioneria non ebbe mai a dichiarare che la norma era scoperta.
Invece, oggi vi ripresentate con un nuovo provvedimento, allegando una relazione tecnica molto indefinita, in cui riconducete effetti finanziari a tale norma. Dovete fare pace con voi stessi: non potete sostenere, a distanza di dieci giorni, che una norma non necessitava di copertura prima di Natale, mentre, invece, ne ha bisogno a Capodanno! Insomma, credo che prima di arrivare a proporre tale tipo di misure dovreste pensarci bene.
Naturalmente, tornando al discorso sulla capacità dell'amministrazione di tenere fede alle indicazioni del Parlamento, in questo caso vi sono norme di proroga di termini che hanno una loro ragionevolezza. Le hanno esposte molto bene i relatori Piazza e Piro. Tuttavia, ve ne sono altre significative di un'incapacità totale dell'amministrazione di realizzare le indicazioni del Parlamento.
Quindi, rivolgo una sollecitazione al Governo. Quando fate - so che viene realizzato e lo facciamo anche noi in Commissione bilancio - quel piccolo screening successivo all'approvazione del provvedimenti, in cui si parla delle misure di attuazione che debbono essere adottate dalle amministrazioni e dai Ministeri, tentate di dare indicazioni ferme, collegate l'attuazione di quei provvedimenti alle capacità di realizzazione dei dirigenti, collegateli soprattutto ai premi di produzione e agli incentivi che vengono dati. Infatti, è inaccettabile che ancora oggi si continui a rinviare l'attuazione di provvedimenti che hanno una loro ragionevolezza, ma che non vengono realizzati semplicemente perché bisogna rifletterci sopra e perché probabilmente, quando sono state predisposte, le norme non sono state ben meditate.
Tra tutti, voglio fare l'esempio della tessera sanitaria. Ne abbiamo molto dibattuto anche nel passato. Sapete bene (è un episodio che abbiamo vissuto) che, durante l'iter di approvazione della legge finanziaria per il 2007, qualche scienziato (non so di quale Ministero, non sono mai riuscito a capirlo) disse che dal 1o gennaio del 2007 - si discuteva la legge finanziaria poi approvata nel dicembre del 2006 - per la detrazione le spese relative agli acquisti dei medicinali, bisognava ricorrere al cosiddetto scontrino parlante. Credo che si sia perso il collegamento con la società civile: non puoi prevedere al 20 dicembre che le farmacie dal 1o gennaio debbano essere in grado di avere dei registratori di cassa capaci di registrare il codice fiscale Pag. 13del contribuente! Ve lo dicemmo allora, ma voi siete andati avanti: salvo, poi, dover fare un provvedimento che spostava al primo luglio l'obbligo di dotarsi di un registratore di cassa capace di evidenziare il codice fiscale del contribuente; salvo, poi, approvare un provvedimento di carattere amministrativo in cui si prevedeva che forse si poteva anche scrivere a mano; salvo, poi, sostenere che forse era necessario allegare la ricetta del medico allo scontrino fiscale; salvo, poi e nuovamente, alla fine di quest'anno, intervenire per fare in modo che i vari farmacisti possano almeno organizzarsi attraverso la lettura della tessera sanitaria.
Tuttavia, vi eravate dimenticati che la tessera sanitaria era andata in distribuzione a cominciare da tre anni fa e che molti cittadini, non sapendo che farsene, dopo averla ricevuta, l'avevano buttata in qualche cassetto.
Così ci siamo trovati, all'inizio di quest'anno, con le file davanti alle farmacie; i poveri pensionati cui veniva richiesto il codice fiscale per l'acquisto delle medicine rispondevano di non ricordarlo e di dover tornare, sicché, appunto, si formavano file enormi davanti alle farmacie. Finché qualcuno ha ricordato che esisteva la tessera sanitaria, ma allora si è scoperto che, nonostante fossero state distribuite cinquanta milioni di tessere sanitarie, ne mancavano all'appello almeno quattro o cinque milioni. Pertanto, si sono nuovamente formate le file davanti agli uffici per chiedere una nuova tessera sanitaria. E tutta questa giostra è avvenuta senza che alcun dirigente, di nessun Ministero, abbia responsabilità in merito? Ci sarà un «cretino» nella pubblica amministrazione capace di pensare cosa comporti l'attuazione di un provvedimento che viene predisposto?
Concludo, signor Presidente, con questa osservazione: cerchiamo di collegare l'attività del Parlamento a quella dei Ministeri. Evitiamo di continuare con le proroghe. Bisogna terminare con il sistema delle proroghe, bisogna realizzare i provvedimenti per i quali noi siamo chiamati qui in Parlamento e per i quali voi al Governo siete chiamati a mettere in pratica le indicazioni di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretari e relatori, vorrei anzitutto fare una premessa: l'intervento che farò potrebbe sembrare a difesa di una categoria, ma non lo è assolutamente perché - mi dispiace che gli amici di Forza Italia siano andati via - proprio grazie alla crescita dell'economia cooperativa e alla sua funzione anticiclica il Paese fu salvato dalla recessione nel periodo di Governo della precedente legislatura.
In questi giorni queste mie affermazioni, peraltro già pubblicate, sono state verificate anche dagli apparati di partito. Ad esempio, sentivo molti amici, o compagni, di Rifondazione Comunista che hanno riconosciuto che effettivamente, fatti dei controlli e visto che l'economia cooperativa con le sue imprese è cresciuta in quel periodo del 5-6 per cento, a seconda dei settori, ed essendo allora l'economia in generale «piatta», è evidente che le imprese cooperative e il sistema dell'economia cooperativa hanno salvato il Paese dalla recessione. Basta fare una somma algebrica. Molte volte redarguisco gli amici di Forza Italia perché sostengo che non sanno fare una somma algebrica, altrimenti avrebbero riconosciuto alle imprese e all'economia cooperativa - con tutti i loro limiti, per carità! - il merito di aver salvato in quel periodo, nel quinquennio 2001-2006, il Paese dalla recessione.
Detto questo, signor sottosegretario Lettieri e signor sottosegretario D'Andrea, vorrei che questo mio intervento non fosse visto come un intervento corporativo, a difesa di qualcuno. Attenzione a quello che facciamo, perché in questo periodo di situazione economica internazionale, globalizzata negativa, ancora una volta il sistema delle imprese cooperative dovrà soccorrere la nostra economia e anche Pag. 14quella europea. Nei periodi di stagnazione, come sostiene EUROSTAT, il sistema cooperativo europeo ha prodotto un PIL accessorio: il sistema cooperativo ha generato un PIL dell'8 per cento in Europa! Quindi facciamo attenzione: con provvedimenti estemporanei, mal collocati e che non hanno niente a che fare con le proroghe (come l'articolo 7, comma 4), sono inserite delle questioni che potrebbero indebolire la funzione anticiclica dell'economia cooperativa.
Fatta questa premessa, c'è un'altra questione da rilevare: codifichiamo per legge, signor sottosegretario Lettieri, il fatto che il socio lavoratore non può rappresentarsi da solo nei confronti dell'impresa, ma ha bisogno dell'intermediazione sindacale. Questa è un'aberrazione! Il socio lavoratore, che definiamo coimprenditore, non ha alcun bisogno di farsi rappresentare da un sindacato per interloquire con la propria impresa o, comunque, con il complesso delle imprese.
Egli, infatti, è quello che decide, è socio coimprenditore, e introduciamo per la prima volta nella legislazione italiana la previsione per cui, di fatto, il socio della cooperativa - l'articolo 7, comma 4, riguarda solo ed esclusivamente i soci lavoratori di cooperative, non la generalità del lavoro -, per interloquire con la propria cooperativa, in difformità da tutta la normativa vigente, che non viene minimamente modificata, ha bisogno del sindacato.
Mi appello anche agli illustri relatori, soprattutto all'onorevole Piazza, che so avere un'esperienza enorme al riguardo: non è possibile inficiare tutta la normativa civilistica e la legislazione speciale e prevedere che il socio, per avere rapporti con la propria impresa cooperativa, si debba far rappresentare dal sindacato. È impossibile: ciò contrasta con l'articolo 45 della Costituzione. Il comma 4 dell'articolo 7 è stato inserito, come una trave dentro un occhio, per soddisfare qualche sollecitazione di tipo sindacale. Si prevede, cioè, che le organizzazioni comparativamente più rappresentative possano stipulare dei contratti che valgono per tutti, erga omnes.
Consegnerò agli atti della Camera un memorandum che dimostra l'incongruità assoluta del comma 4 dell'articolo 7. Bisogna aggiungere che è veramente pericoloso introdurre un principio di questo tipo, perché occorrerebbe poi, ad esempio, andare a vedere la legislazione vigente sui contratti: come facciamo? Lasciamo una legislazione vigente in contrasto con il comma 4 dell'articolo 7? Ad esempio, per non essere generico, esaminiamo la legge 7 dicembre 1989, n. 389, che codifica il rapporto e il costo previdenziale nella fattispecie. Da una parte diciamo che si paga in base a un parametro, che non è questo; dall'altra, in questa sede, si ingenera confusione, perché si dice che quello che è contenuto nella legge n. 389 non è più vero. Ma il legislatore sa che occorre modificare tutte le norme in contrasto, perché esse rimangono vigenti.
La posizione del gruppo Italia dei Valori, che rappresento, è quella quanto meno di sopprimere il comma 4 dell'articolo 7, ovvero di modificarlo, in modo che sia almeno leggibile in termini di precedenti legislativi. Ad esempio, negli emendamenti che presenteremo si prevede l'individuazione delle organizzazioni che possono sottoscrivere questo tipo di accordo: facciamo riferimento al CNEL, perché il CNEL è l'unica sede costituzionale ove le organizzazioni trovano un riconoscimento da parte dello Stato italiano. Non possiamo andare verso formule generiche, che non danno garanzia di trasparenza e di correttezza.
Quindi, signor sottosegretario Lettieri, proporremo questi due emendamenti. Capisco che il primo emendamento, soppressivo del comma 4, è forse improponibile, ma lo presentiamo perché chiediamo che la materia venga trattata in maniera organica e tenendo conto della legislazione vigente. L'altro emendamento modifica il comma 4, e auspichiamo che il Governo, almeno su di esso, esprima parere favorevole, e che la norma venga quindi ridimensionata e la questione rinviata ad una trattazione organica. Come preannunciato, ho predisposto un memorandum, di cui Pag. 15chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta, che tratta in maniera organica tutta la parte giuridico-tributaria e previdenziale.
In conclusione, vorrei ripartire da dove ho cominciato (non mi dilungo oltre in quanto interverrà anche un altro collega che insieme a me rappresenta il gruppo Italia dei Valori per quanto riguarda il decreto-legge in esame). Occorre un lavoro che non sia di difesa, per così dire, categoriale: dobbiamo guardare allo Stato. Purtroppo debbo dire che in questi giorni sento pochi interventi che hanno il senso dello Stato: si tende più a rappresentare una parte, una parte politica, una parte legittima, una parte magari che ha molte cose da dire, però lo Stato italiano nel suo insieme non viene mai preso in considerazione. Questo denota un abbassamento della cultura politica.
Dobbiamo cambiare marcia, come spesso affermo, dobbiamo darci una nuova cultura politica, una cultura politica di servizio verso lo Stato, verso il Paese, verso gli italiani. Vedo però che questi miei appelli rimangono inascoltati, e allora proprio perché noi teniamo agli effetti economici e sociali che la cooperazione riesce a offrire, invito i sottosegretari e i relatori a tener conto di quello che diciamo, perché quando ne avremo bisogno - purtroppo anche noi risentiremo della recessione internazionale - se avremo lavorato bene, il sistema cooperativo potrà arrivare in soccorso dell'economia neocapitalistica; se avremo lavorato male, anche il sistema cooperativo avrà dei problemi e non potrà dare tutto il proprio contributo alla crescita di questo Paese. E sappiamo quanto abbiamo bisogno di crescita, di occupazione e di equità.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, circa la sua richiesta, anche in considerazione del fatto che non ha integralmente utilizzato il tempo a sua disposizione, la Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione di considerazioni integrative al suo intervento in calce al resoconto della seduta odierna.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,20.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, signori relatori, colleghi, la conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, trova le sue motivazioni nella straordinaria necessità ed urgenza di provvedere alla proroga di termini previsti da disposizioni legislative, al fine di consentire una più concreta e puntuale attuazione dei correlati adempimenti, di conseguire una maggiore funzionalità delle pubbliche amministrazioni, nonché di prevedere interventi di riassetto delle disposizioni di carattere finanziario.
Il provvedimento presenta disposizioni incidenti su svariate discipline e conseguentemente appare riconducibile ad una pluralità di materie, in larga parte riservate alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, della Costituzione. In relazione a talune disposizioni, sembrano inoltre venire in rilievo talune materie attribuite alla potestà legislativa concorrente, quali tutela della salute, governo del territorio, porti e aeroporti civili, nonché grandi reti di trasporto.
Il decreto-legge reca disposizioni fra loro eterogenee quanto all'ambito materiale, pur se accomunate nella maggior parte dei casi dalla finalità di prorogare i termini stabiliti con legge, di prevedere l'applicazione di discipline transitorie ovvero di differire l'efficacia di specifiche disposizioni legislative. A tale finalità non sono comunque riconducibili talune disposizioni in materia finanziaria aventi natura prettamente sostanziale.
La disposizione di cui all'articolo 1, recante proroga di autorizzazioni di spesa per le missioni internazionali, è volta a Pag. 16prorogare al 31 gennaio 2008 le autorizzazioni di spesa relative alle missioni internazionali in atto: le amministrazioni competenti sono quindi autorizzate a sostenere una spesa mensile nel limite di un dodicesimo dello stanziamento operato nel 2007 (e comunque entro un limite di 100 milioni di euro), a valere sul fondo per la partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace e per l'assicurazione del personale e dei trasporti strategici, spese necessariamente correlate a contratti annuali. Non vi è necessità di porre in evidenza la delicatezza del problema della copertura assicurativa del personale impiegato nelle missioni, che altrimenti potrebbe non essere garantita dall'inizio dell'anno.
I commi 1 e 2 dell'articolo 8 - che si occupa di tariffe di prestazioni sanitarie e percorsi diagnostico-terapeutici - sono finalizzati a consentire da parte delle regioni una più efficace gestione dei piani di attività concordati, attraverso la stipula di appositi accordi con gli erogatori privati accreditati. In particolare, i contratti devono prevedere che - in caso di incremento, a seguito di modificazioni intervenute nel corso dell'anno, dei valori unitari dei tariffari regionali per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera, delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, nonché delle altre prestazioni remunerate a tariffa - il volume massimo di prestazioni remunerate si intende rideterminato nella misura necessaria al mantenimento dei citati limiti di remunerazione. In altri termini, come sottolineato anche nella relazione illustrativa, in caso di modificazioni degli importi tariffari in corso d'anno, se non intervengono appositi accordi integrativi, il limite di remunerazione massimo nei confronti delle strutture accreditate rimane invariato, con corrispondente variazione del volume delle prestazioni. I due commi non comportano oneri a carico dello Stato, ma anzi inducono economie, in quanto idonei ad evitare possibili contenziosi legati a modificazioni tariffarie non previste.
A seguito della riformulazione operata dal comma 3 dell'articolo in commento, si prevede inoltre che l'aggiornamento delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni assistenziali è effettuato con cadenza triennale anziché biennale, anche attraverso la valutazione comparativa delle tariffe regionali.
Il 31 dicembre 2007 è scaduto il mandato di un elevato numero di giudici onorari dei tribunali e di vice procuratori onorari, per un totale di circa 1.200 soggetti: l'articolo 14 è finalizzato a consentire all'amministrazione giudiziaria di continuare ad avvalersi fino al 30 giugno dell'apporto di tale categoria di magistrati onorari - che risulta assolutamente indispensabile, tenuto conto delle attuali vacanze di magistrati ordinari - in vista della riforma organica della magistratura onoraria. La norma non comporta spese, in quanto i modesti compensi che la legge prevede per questa categoria di magistrati onorari sono già dotati di copertura finanziaria.
L'articolo 29, recante incentivi per l'acquisto di veicoli a ridotta emissione con contestuale rottamazione di veicoli usati, al comma 1 prevede la proroga per il 2008 del contributo pari al costo di demolizione, da elargire ai possessori di autovetture e di autoveicoli per il trasporto promiscuo che procedono alla rottamazione. Nel medesimo comma si prevede che, per gli anni dal 2008 al 2010, venga riconosciuto il rimborso di un abbonamento annuale ai mezzi di trasporto pubblico del comune di residenza, a favore di coloro che provvedano alla rottamazione senza sostituzione dell'autovettura o dell'autoveicolo ad uso promiscuo, a condizione che non siano intestatari di altri veicoli.
Al comma 2 viene statuito che fino al 31 dicembre 2008, a fronte della rottamazione di un motociclo «euro 0» o per l'acquisto di un motoveicolo «euro 3», sia previsto l'esonero dal pagamento del bollo per cinque anni. Il costo del servizio è a carico dello Stato.
Il comma 3 proroga per l'anno 2008 alcune agevolazioni previste dalla legge finanziaria per il 2007. La nuova norma prevede un contributo di 700 euro per l'acquisto di un nuovo autoveicolo «euro Pag. 174» o «euro 5», elevabile a 800 euro per quegli autoveicoli che emettono non oltre 120 grammi di CO2 per chilometro, ovvero di autovetture nuove alimentate con sistemi ibridi. È inoltre previsto un bonus di 500 euro nel caso di demolizione di due autoveicoli di proprietà di persone appartenenti allo stesso nucleo familiare. Il periodo di esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche, per le autovetture di classe «euro 1» ed «euro 2» anteriori al 1997, è ridotto ad una sola annualità, mentre per le autovetture immatricolate «euro 0» è comunque di tre anni, a prescindere dalla cilindrata.
Il comma 4 proroga per il 2008, con qualche modifica, l'incentivo volto a rinnovare il parco autocarri, prevedendo un bonus di 1.500 euro. Il comma 9 determina le misure dell'incentivo per le installazioni nei veicoli degli impianti a GPL e a metano.
L'articolo 33, recante «Disposizione in materia di rifiuti», differisce al 31 dicembre 2008 il termine precedentemente previsto al 1o gennaio 2008, a decorrere dal quale i comuni della regione Campania, che nella legge finanziaria erano stati esclusi, devono assicurare che, ai fini della determinazione della tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani - la TARSU - e della tariffa igiene ambientale siano applicate misure tariffarie per garantire la copertura integrale dei costi e servizi di gestione dei rifiuti, indicati in appositi piani economico-finanziari. Tale disposizione è volta ad assicurare che la progressiva copertura dei costi dello smaltimento dei rifiuti per il tramite della tassa avvenga in maniera e con tempistica uniforme su tutto il territorio nazionale. La legge finanziaria per il 2008 ha prorogato a tutto il 2008 l'efficacia della disposizione relativa all'invarianza del regime di prelievo, relativo al servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, adottato in ciascun comune per l'anno 2006. Esso resta invariato anche per gli anni 2007 e 2008.
Per quanto concerne l'articolo 36, si prevede al comma 1 la soppressione dell'obbligo di anticipazione che gli agenti della riscossione erano tenuti a effettuare sulla base delle riscossioni reali conseguite. La norma appare in linea con l'esigenza di prevedere l'eliminazione del predetto obbligo di anticipazione nel mutato contesto di riferimento, che vede l'attività di riscossione gestita direttamente da una società pubblica. La disposizione contenuta nel comma 2, invece, definisce puntualmente gli strumenti a disposizione dei vari soggetti che provvedono alla riscossione coattiva degli enti locali.
L'articolo 37 abroga la tassa sui contratti di borsa; tale intervento rende conforme il regime tributario italiano al disposto della direttiva comunitaria sui mercati degli strumenti finanziari, in modo da garantire pari condizioni concorrenziali tra le varie possibili sedi di negoziazione. La norma è volta a rimuovere misure fiscali distorsive della concorrenza, in conformità alle citate norme comunitarie; per tali ragioni, il provvedimento risulta particolarmente atteso dai soggetti che operano sui mercati finanziari. La perdita di gettito derivante dall'abrogazione della tassa sui contratti di borsa è stata stimata in circa 2,7 milioni di euro.
L'articolo 38, recante «Proroga della riduzione dell'accisa sul gas per uso industriale», mira a prorogare per il 2008 la riduzione del 40 per cento dell'aliquota d'accisa prevista per il gas naturale per combustione per uso industriale, laddove si verificano consumi superiori a 1,2 milioni di metri cubi per anno, termoelettrici esclusi.
L'articolo 45, relativo al 5 per mille, costituisce proroga del beneficio, già concesso per gli anni 2006 e 2007, dell'ammissione al riparto del 5 per mille dell'IRPEF per le associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge. Le ragioni dell'intervento devono rinvenirsi nella circostanza che le associazioni sportive dilettantistiche rappresentano un elemento fondamentale per la formazione e l'educazione dei giovani che accedono alla pratica sportiva. I servizi offerti dalle suddette associazioni sono Pag. 18infatti da considerarsi un patrimonio prezioso per le famiglie e l'intera comunità sociale.
La possibilità da parte dei contribuenti di decidere a chi destinare una quota del cinque per mille si è rivelata, a livello nazionale, una misura utile per molti settori e lo sarà in misura rilevante anche per il settore sportivo, così come lo è stata per le associazioni senza scopo di lucro, per gli enti dediti alla ricerca scientifica, per l'università e per la ricerca sanitaria. La norma non comporta oneri finanziari, in quanto si limita ad estendere la platea dei beneficiari di una possibile destinazione - su base volontaristica - di una percentuale predeterminata dell'imposta dovuta all'erario dal contribuente, entro il limite massimo fissato dal legislatore.
È da sottolineare, inoltre, il lavoro svolto dalla V e dalla I Commissione, presso cui sono stati introdotti importanti articoli, come quello sulla stabilizzazione del personale a contratto flessibile, nonché sul tema (di questi mesi) delle morti e degli incidenti sui luoghi di lavoro, in ordine a cui sono state autorizzate ulteriori assunzioni di ispettori del lavoro, che dovrebbero contribuire alla riduzione e al contenimento degli incidenti. Signor Presidente, signori relatori e signori del Governo, a tutti è noto come da parecchi anni questo tipo di provvedimento, assunto nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri a fine anno, spesso si utilizza per norme di valore tecnico e spesso anche per norme munite di un significato rilevante per gli effetti nei confronti dei cittadini. Il provvedimento in esame contiene diverse tipologie di interventi, come correzioni e previsioni conseguenti a provvedimenti assunti con la legge finanziaria o a norme che intervengono sulla finanza.
È necessario sottolineare che, in questo quadro, l'aspetto più rilevante è stato già oggetto di discussione da parte dei colleghi che mi hanno preceduto, innanzitutto dal collega Gianfranco Conte, ma anche dai relatori. L'onorevole Piro, infatti, ha individuato - credo a giusta ragione - il vero senso di un decreto-legge di questo tipo. Il provvedimento in esame innanzitutto interviene sulle modifiche dei termini di legge ordinaria - che in alcuni casi si pongono a vantaggio dei cittadini e dei lavoratori - e sulle risoluzioni di problemi dovuti ai ritardi della pubblica amministrazione. La riflessione da svolgere e che vorrei svolgere è abbastanza semplice. Spesso la necessità di proroghe è utilizzata dal Parlamento per le note e incancrenite difficoltà e per la farraginosità con cui funziona la pubblica amministrazione. Oltre a questo aspetto formale, credo che in ordine ad ogni proroga - non soltanto sul decreto-legge n. 248 del 2007, ma anche sui precedenti decreti-legge recanti un aspetto similare - il Parlamento deve interrogarsi del motivo per cui un determinato provvedimento necessita di un maggior tempo di applicazione. Poiché tale aspetto deriva anche dall'esperienza (sebbene modesta) del mondo delle amministrazioni locali, è importante che la riflessione sia svolta da tutto il Parlamento, anche e soprattutto in riferimento agli effetti negativi che ricadono sui cittadini. Penso che se già dopo 15 giorni dall'approvazione di una legge finanziaria un decreto-legge interviene su una serie di incongruenze, di applicazioni e di vistose anomalie di una legge finanziaria, è necessario interrogarsi sull'iter legislativo, sulla qualità del nostro lavoro e del nostro intervento, su come il Parlamento legifera o su come le Commissioni lavorano. Certamente l'esperienza delle due ultime finanziarie (almeno per ciò che mi riguarda) pone l'accento su come sono farraginosi sia la pubblica amministrazione, sia il Parlamento nel legiferare su materie - così complesse - di natura finanziaria.
Se è vero - come tutti affermano - che nell'arco dell'intero anno viene applicato soltanto il 30 per cento circa del contenuto di una legge finanziaria, ritengo che i problemi veri siano contenuti sicuramente nella pubblica amministrazione e nell'attuazione dei provvedimenti del Parlamento. Pertanto, se effettivamente si vuole costruire un rapporto non solo con i contribuenti, ma anche con i cittadini, ritengo che, fornendo risposte immediate (a partire dal momento in cui si legifera Pag. 19fino al momento esatto in cui i provvedimenti vengono applicati), non forniremmo altro che un servizio alle nostre popolazioni. Ritengo non soltanto che sia necessaria una riforma costituzionale che riveda anche il ruolo del legislatore e delle Camere, ma che occorra anche rivedere complessivamente le modalità con le quali è organizzata la pubblica amministrazione, al fine di dare esecuzione ai provvedimenti del Parlamento. Signor Presidente, concludo il mio intervento sostenendo il provvedimento in esame - pur con le considerazioni appena svolte - e preannunziando il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, non utilizzerò tutto il tempo previsto per il mio intervento, anche perché ritengo che il dibattito in Aula sulle singole proposte emendative sarà molto interessante. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, svolgo, però, alcune valutazioni di principio sul decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge: un decreto-legge che, ormai da anni, è puntualmente ripresentato, al di là delle maggioranze. Si era partiti addirittura dall'emanazione di un provvedimento di proroga dei termini all'inizio di ogni esercizio e si è arrivati ad emanare - ormai da diverse legislature - anche due decreti-legge.
Ricordo ai colleghi che forse il 2001 fu l'ultimo anno in cui fu emanato un decreto «mille proroghe», perché in seguito ne sono stati emanati due all'anno, con cadenza semestrale. Non vi è dubbio che un provvedimento di proroga dei termini, così come previsto originariamente, sarebbe stato, da alcuni punti di vista, condivisibile: in questo caso, invece, ci troviamo certamente in un caso diverso da una semplice proroga di termini. Il decreto-legge oggi al nostro esame, infatti, dispone non solo il differimento di termini già previsti da disposizioni vigenti, ma contiene anche una serie di innovazioni, di richieste e di correzioni nei confronti di una legge finanziaria approvata dal Parlamento solo pochi giorni fa. Tale decreto-legge (questo, signori rappresentanti del Governo, è un aspetto critico degno di grande riflessione) entra in vigore addirittura prima del disegno di legge che esso vuole convertire in legge. Si tratta di una grande anomalia! Talvolta in politica - lo ricordo - molte vicende si conoscono anche se poi non si può dimostrare la fonte attraverso la quale le stesse sono state conosciute. Il provvedimento in esame era nato con un articolato molto vasto (si afferma addirittura oltre 100 articoli): a seguito di un esame preventivo, la Presidenza della Repubblica ha giustamente ridotto fortemente il numero di articoli a cinquantuno. Non vi nascondo, però, cari colleghi, la mia grande preoccupazione, espressa anche nelle Commissioni I e V riunite: che al Senato, cioè, il numero possa aumentare - così come è avvenuto tante altre volte - attraverso quello strano meccanismo che prevede un più facile accoglimento degli emendamenti e, quindi, un «allargamento» del provvedimento.
In particolare, questo provvedimento, oltre a prorogare i termini di disposizioni vigenti, differisce, come ho affermato in precedenza, i termini di alcune norme della legge finanziaria. La verità è che la quasi totalità dei casi di proroga di volta in volta disposti traggono origine - questo dobbiamo dirlo e lo ha affermato con grande chiarezza il collega Gianfranco Conte - dai ritardi e spesso dalla inefficienza delle amministrazioni competenti a provvedere agli adempimenti posti a carico loro, con la conseguenza di non consentire la soluzione dei problemi emersi nei termini stabiliti. Il decreto-legge al nostro esame deve aprire necessariamente, al di là degli schieramenti, una riflessione attenta sull'utilizzo delle norme temporanee, che hanno una capacità di applicazione limitata nel tempo, rispetto a leggi e riforme altamente strutturate, che, quindi, Pag. 20non necessitano di questo modo di legiferare, che è strano e difficile da comprendere da parte dell'utente finale.
Questo dato costituisce l'elemento più preoccupante del provvedimento, perché, in primo luogo, ne consegue inevitabilmente un ulteriore aggravamento del carattere eterogeneo dei suoi contenuti e perché, in secondo luogo, esso conferma o addirittura esaspera i difetti che si erano già evidenziati nell'ambito del complesso percorso della legge finanziaria. L'esigenza di correggere e addirittura aggiungere ulteriori disposizioni alla legge finanziaria appena poche settimane dopo la sua approvazione e - come affermavo in premessa - addirittura prima della sua entrata in vigore conferma due elementi assai preoccupanti, che devono indurre tutti noi, al di là dell'appartenenza, a una seria analisi.
Il primo elemento è che con l'attuale legislatura, nonostante gli sforzi compiuti dal Presidente della Repubblica, la qualità della legislazione è peggiorata in maniera significativa. Questo difetto è attribuibile allo stato di precarietà della maggioranza e del Governo, che tendono a concentrare in alcuni contenitori, che inevitabilmente assumono dimensioni abnormi, le diverse disposizioni che una compagine frammentata e molto spesso contraddittoria pretende di porre in essere. Il risultato, come evidenzia clamorosamente la legge finanziaria di quest'anno, così come quella dell'anno scorso, è che crescono in misura esorbitante le dimensioni dei provvedimenti, mentre non migliora contestualmente la qualità dell'intervento normativo. Quando poi, come nel caso che stiamo esaminando, ai difetti si cerca di porre rimedio, si compiono ulteriori errori, determinando complicazioni e incertezze relativamente alla normativa effettivamente applicabile e creando confusione nei destinatari delle varie disposizioni.
Cari colleghi, tutto ciò finisce per alimentare il contenzioso, sollecitazioni per nuovi e successivi interventi normativi e, in ultimo, la grande sfiducia dei cittadini nei confronti della capacità delle istituzioni e, in particolare, del legislatore a essere risolutivo dei problemi. Intendo richiamare l'attenzione dei colleghi sul corto circuito che il Governo ha determinato, intervenendo in rapida successione con la legge finanziaria e con il decreto-legge sulle stesse materie, senza preoccuparsi dell'esigenza di un raccordo tra disposizioni tra loro palesemente contraddittorie. Da questo punto di vista, devo dare atto al Parlamento e alle Commissioni riunite I e V di aver compiuto uno sforzo per correggere alcuni difetti più evidenti del decreto-legge.
Mi riferisco proprio al lavoro che abbiamo svolto, il quale ha, in parte, corretto il provvedimento in esame, e devo dare atto, anche in qualità di presidente del Comitato per la legislazione, che sia il presidente Duilio, sia il presidente Violante, sia i componenti delle due Commissioni hanno voluto accogliere la quasi totalità delle osservazioni formulate attraverso il parere del Comitato.
Vedete colleghi, ora vorrei fare solo alcuni esempi e prego a tal proposito il Governo di seguirmi attentamente perché credo che l'esame del provvedimento da parte dell'Assemblea possa ancora risolvere taluni problemi, riguardo ad aspetti certamente contraddittori e poco significativi. In primo luogo vorrei sottoporre alla vostra attenzione, per esempio, il comma 2 dell'articolo 6, che pone un problema - lo ripeto - di opportunità legislativa. Il comma 2 dell'articolo 6 fissa al 31 dicembre del 2008 il termine per l'unificazione tra la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei dottori commercialisti e la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei ragionieri e periti commercialisti. In forza di cosa tale disposizione fissa il termine al 31 dicembre del 2008? In forza di una norma di rango inferiore, che conteneva al suo interno una delega al Governo poi scaduta, e ricordo che il Comitato per la legislazione, ritenendo che non fosse opportuno prorogare con una norma di legge primaria una scadenza contenuta in una norma di secondo ordine, aveva chiesto la soppressione dell'inciso. Tale soppressione è avvenuta correttamente in quanto è stata Pag. 21accolta e votata dalla Commissione dopo che il sottosegretario Lettieri ha dato parere favorevole.
A questo punto ci troviamo di fronte ad un comma 2 dell'articolo 6 che rinvia al 31 dicembre del 2008 un termine che però non ha più alcun riferimento normativo. Il Governo non può più realizzare quella unificazione in forza di una delega, che non esiste più in quanto scaduta, e quindi la disposizione citata diventa un comma, di fatto, che esprime solo degli intenti, un comma - direi - di annuncio: entro il 31 dicembre del 2008 il Governo può prendere un provvedimento e trasmetterlo alle aule del Parlamento per realizzare l'unificazione della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei dottori commercialisti e la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei ragionieri e periti commercialisti. Ma è necessario produrre una norma che conferisca al Governo in futuro questa possibilità, come se l'Esecutivo già non avesse tale facoltà?
Allora cerchiamo di legiferare, eliminando ciò che è inutile in un provvedimento di legge. Vi devo dire con grande sincerità che se leggiamo con grande attenzione l'egregio lavoro realizzato dal Servizio Studi di questa Camera, notiamo che la scheda di lettura relativa all'articolo 6 conclude la sua annotazione affermando: «In virtù del richiamato articolo 4, comma 1, lettera a) della legge n. 34 del 2005 la datazione dei progetti di unificazione ai quali si riferisce il comma 2 in esame risultava prodromica rispetto all'emanazione del decreto legislativo oggetto della delega di cui al medesimo articolo 4, ma il termine per l'esercizio della delega è scaduto il 30 marzo 2007. In considerazione di ciò - conclude il Servizio Studi - non appare chiaro il significato normativo del comma 2 in commento». Allora, se gli uffici si chiedono il senso di tutto ciò, perché non provvedere alla abrogazione di tale disposizione, considerato che è assolutamente inutile?
Ho voluto fare questo esempio, come un altro che illustrerò più avanti, esclusivamente per richiamare l'attenzione sul fatto che, al di là delle differenze e delle contrapposizioni tra centrosinistra e centrodestra, nel momento in cui siamo legislatori e svolgiamo il nostro lavoro è necessario aprire un forte dibattito per migliorare la qualità della legislazione.
Mi riferisco, per esempio, ai cosiddetti contratti di quartiere (di cui all'articolo 23), per i quali nella legge finanziaria avevamo stabilito la decorrenza dell'utilizzo di tali somme al 1o gennaio 2008. Con il decreto-legge - che entra in vigore prima della legge finanziaria - si sposta il termine al 1o gennaio 2009: in esso, pertanto, viene inserita una norma che avrà effetto dal 1o gennaio 2009 e che non avrà alcun impatto di tipo finanziario nell'esercizio finanziario del 2008. Allora, perché lasciarla in vita? Sarebbe molto più opportuno, corretto e molto più semplice - anche dal punto di vista della lettura da parte dell'utente finale, cioè il cittadino - eliminare la norma e proporla in occasione della legge finanziaria per il 2009 (che il Parlamento tratterà nel novembre e nel dicembre di quest'anno), anziché lasciare una norma vagante che non dispiega i suoi effetti nell'esercizio corrente e che non ha più senso di esistere, considerato lo spostamento in avanti di dodici mesi della sua efficacia.
Lo stesso vale per molte altre questioni come, ad esempio, per l'articolo 36 che apporta modifiche alla disciplina in materia di attività di riscossione dei tributi. Ho apprezzato molto la posizione delle Commissioni riunite al riguardo; comprendo assolutamente le problematiche e responsabilmente diciamo - e abbiamo detto - al sottosegretario Lettieri che siamo disponibili a comprendere i profili finanziari che hanno comportato (e che comportano) l'abrogazione avvenuta in Commissione del terzo e del quarto comma del citato articolo.
Vi è, tuttavia, un problema politico, perché il Parlamento, nella sua centralità, con una legge finanziaria, aveva detto ai cittadini una cosa, mentre attraverso il decreto-legge - prima che quell'impegno con gli elettori entrasse in vigore - si era ritirata la mano. Ritengo che ciò sia costituzionalmentePag. 22 e politicamente non corretto: non lo è nei confronti dei cittadini (ai quali si propone una cosa a cui poi non si dà seguito) né nei confronti del Parlamento, che legifera in un modo, mentre si interviene attraverso la decretazione d'urgenza. Abbiamo risolto ciò, ma diamo sempre la nostra disponibilità a dialogare con il Governo per risolvere gli aspetti di carattere economico della vicenda.
Come ho affermato in premessa, affronteremo la problematica generale attraverso il dibattito che svolgeremo in Aula, intervenendo nelle singole disposizioni, ma ciò su cui oggi dobbiamo interrogarci sono i motivi per i quali non possiamo esprimere il nostro voto favorevole: la questione è sul sistema e sul metodo, non sul merito. Cosa c'entra con l'urgenza lo spostamento del termine di una disposizione di un anno? Cosa significa utilizzare lo strumento della decretazione d'urgenza, se poi spostiamo in avanti l'effetto di alcune disposizioni? Una delle caratteristiche fondamentali della decretazione d'urgenza è certamente l'immediata ed urgente necessità di far entrare quella norma nel sistema: la maggior parte dell'ampio articolato del decreto-legge in discussione non richiama tali elementi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, mi auguro che il cosiddetto decreto «proroga termini» torni al suo valore iniziale. Un primo segnale di chiarezza - lo proporrò in sede di Comitato dei nove - potrebbe essere, addirittura, quello di ampliarne il titolo. In questo modo, probabilmente, svolgeremmo un servizio positivo anche nei confronti di chi, poi, dovrà applicare la legge.
Infatti, nascosta dietro il titolo, la proroga di termini previsti da disposizioni legislative è solamente una piccola parte del decreto-legge al nostro esame, il quale contiene di tutto e di più, in maniera disorganica e spesso disordinata.
Questi sono i motivi di fondo e non certo alcuni contenuti - devo dire, talvolta condivisibili - che ci inducono ad esprimere il nostro «no» alla conversione in legge di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, ci troviamo in presenza di un provvedimento - il decreto-legge n. 248 del 2007, soprannominato milleproroghe - particolarmente denso e complesso.
Il testo, composto da 52 articoli nella sua versione iniziale, è stato successivamente modificato in seguito al positivo dibattito svoltosi in sede di Commissioni riunite in cui sono stati approvati ben 91 emendamenti, modificate alcune parti ed introdotti alcuni articoli aggiuntivi con un confronto, peraltro positivo e costruttivo, tra maggioranza ed opposizione. Tale confronto ha visto l'accoglimento di numerose proposte provenienti dalle forze politiche che siedono all'opposizione nell'attuale legislatura.
Come dicevo, si tratta di un provvedimento denso e complesso che contiene, da una parte, una serie di proroghe e differimenti di termini di normative previste da disposizioni legislative, ma anche interventi urgenti in materia finanziaria.
Molte e buona parte di queste proroghe sono rese necessarie o da termini definiti da precedenti provvedimenti di legge in modo - consentitemi il termine - non realistico rispetto all'effettiva capacità della pubblica amministrazione di rispettare i termini stessi, o, in qualche caso, perché, al contrario, i termini erano congrui, ma vi è stato un accumulo di ritardo da parte di chi doveva rispettare detti termini. In altri casi - uno per tutti, la questione della rottamazione dei veicoli usati maggiormente inquinanti e della loro sostituzione con veicoli di nuova generazione - ci troviamo di fronte a proroghe termini che, invece, derivano da una scelta politica esplicita, assunta dal Governo e dalla maggioranza.
Ebbene, ritengo che alcuni - tra i tanti e disparati argomenti e temi affrontati da Pag. 23questo decreto-legge - meritino di essere sottolineati.
In primo luogo vi è l'articolo 1, che proroga le autorizzazioni di spesa per le missioni internazionali. In questo modo, il nostro Governo avrà la possibilità di continuare, anche nell'anno in corso, a svolgere il ruolo positivo e importante nella gestione di crisi internazionali che vedono la presenza delle truppe italiane in missioni di pace.
Vi è poi l'articolo 29, che dispone la proroga fino a tutto il 2008 del bonus per lo svecchiamento del parco veicoli circolante maggiormente inquinante. Si tratta, a mio parere, della norma sicuramente più importante e più attesa del decreto-legge milleproroghe di quest'anno. Essa proroga gli ecoincentivi per la rottamazione senza sostituzione di vetture (già previsti dalla legge finanziaria per il 2007) ed estende questa possibilità ai veicoli di categoria «euro 2», purché immatricolati prima del 1o gennaio 1999; aumenta, altresì, le annualità - da una a tre - per il contributo per abbonamenti per il trasporto locale; in altre parole, mette in campo tutta una serie di misure che vanno nella direzione dello sviluppo sostenibile e del contenimento delle emissioni inquinanti del parco veicoli circolante, le quali - come è noto - rappresentano una quota significativa del carico di inquinamento che le nostre comunità sono costrette a rispettare. Da questo punto di vista, la proroga degli ecoincentivi è sicuramente una misura da valutare molto positivamente nel merito di questa scelta politica.
L'articolo 22 dispone il rinvio al 1o luglio dei limiti imposti ai neopatentati, con il divieto della possibilità di guidare vetture al di sopra di una determinata potenza. Vi è, poi, l'abolizione della tassa sui contratti di borsa - all'articolo 37 - che ottempera alle prescrizioni in sede di Unione europea.
Vi sono, inoltre, le norme in materia di farmaci e spesa sanitaria, previste dagli articoli 8 e 9. L'articolo 6, a sua volta, prevede la proroga dei vertici degli enti previdenziali.
L'articolo 15 fa i conti con il divieto di utilizzo degli arbitrati nelle liti sugli appalti pubblici, che era già stato introdotto nella legge finanziaria per il 2008, ma il termine viene opportunamente prorogato per dare tempo alle pubbliche amministrazioni coinvolte di adeguarsi a queste normative.
Questo è un caso di proroga che va ad incidere - ce ne sono parecchie a dire la verità - su quanto pochi giorni fa, come è stato ricordato, è stato approvato con il varo della legge finanziaria per il 2008.
All'articolo 7 è prevista una proroga al settembre 2008 della possibilità per le imprese di presentare istanza di regolarizzazione dei lavoratori dell'economia sommersa. Questa è senz'altro una proroga positiva che va nella direzione del consolidamento di norme pensate per ridurre il peso della gigantesca economia nera che, in questo Paese, coinvolge milioni di persone e che va nella direzione di permettere alle imprese di utilizzare più ampiamente gli strumenti introdotti con la legge finanziaria del 2007.
All'articolo 36 è disposta la soppressione dell'anticipazione del 20 per cento dovuta agli esattori. Questa è una partita di grande impatto economico, opportunamente corretta dalle Commissioni riunite I e V che hanno previsto il termine di decorrenza di tale soppressione dal 1o gennaio 2008.
Anche nel caso dell'articolo 27 è disposta la correzione di una norma introdotta dalla legge finanziaria per il 2008, riguardante il riordino dei consorzi di bonifica.
Vorrei affrontare due ultimi temi, ma non certo ultimi in ordine di importanza. Il primo è la proroga delle normative relative al contrasto al terrorismo internazionale, la giusta presa d'atto dell'emergenza rappresentata dal terrorismo integralista che deve ancora oggi essere affrontata con norme di carattere eccezionale le quali, quindi, avendo un limite temporale, vengono prorogate fino alla fine del 2008.
In ultimo, l'articolo 50 concernente gli interventi a favore dei perseguitati politici e delle vittime del razzismo. Sono pienamentePag. 24 d'accordo con quanto poco fa ha sottolineato l'onorevole Angelo Piazza, ossia che si tratta di un bel segnale che diamo a pochi giorni dal 27 gennaio, ricorrenza della «Giornata della memoria».
Dicevo in premessa che, alle tante misure previste dal testo iniziale del Governo, si sono aggiunte una serie di innovazioni introdotte dall'ampio e approfondito dibattito svoltosi nelle Commissioni riunite I e V. Ritengo che il testo proposto per la discussione in Assemblea risulti migliorato dalla discussione che si è sviluppata all'interno delle Commissioni, in quanto alcune innovazioni sono state sicuramente significative. Mi riferisco agli interventi in tema di riscossione, a quelli riguardanti l'innalzamento delle addizionali IRPEF regionali nel caso di extra deficit sanitario, con la possibilità di gestire meglio tali condizioni riguardanti molte regioni, all'allungamento della proroga della permanenza in carica dei magistrati, alle normative sugli enti locali. Vi è stato il saggio differimento alle successive elezioni di ciascun comune previsto dalla norma che abolisce le circoscrizioni per i comuni sotto i centomila abitanti e le riduce e le rende facoltative nei comuni con popolazione compresa tra cento e duecentociquanta mila abitanti. Parimenti è da giudicare opportuna la proroga di sei mesi, dal 1o aprile al 30 settembre 2008, della norma, già prevista dalla legge finanziaria per il 2008, che limita fortemente la possibilità per ciascun comune di partecipare alle forme associative previste dal testo unico degli enti locali.
Allo stesso modo ritengo che siano da valutare positivamente le ulteriori innovazioni introdotte dalle Commissioni. Mi riferisco alla reversibilità degli assegni vitalizi in favore dei familiari degli ex deportati, il nuovo articolo 7-bis, alla gestione dei cittadini che risiedono nei comuni colpiti dal terremoto del 2002, alla questione delle fondazioni liriche, alla proroga degli ammortizzatori sociali, all'autorizzazione integrata ambientale.
Questo buon lavoro in Commissione lascia, tuttavia, aperte alcune questioni che ritengo vadano affrontate nel dibattito in Assemblea, quali il tema della legge Visco-sud, già sollevato negli interventi precedenti, e la questione degli ammortizzatori sociali per l'aeroporto di Malpensa.
Si tratta di un tema che voglio sottolineare con particolare forza dal momento che, pochi giorni fa, abbiamo discusso - senza giungere ad alcuna conclusione, peraltro - sulla questione del futuro di Alitalia e del ruolo di Malpensa in un sistema italiano del trasporto aereo che, volenti o nolenti, subirà profonde trasformazioni a causa delle scelte che il Governo ha annunciato in questi giorni.
Rimane aperta la questione di una norma che interviene sul patto di stabilità interno. Abbiamo giudicato positivamente le modifiche introdotte con la legge finanziaria per il 2008 nel patto di stabilità interno, ma rimane aperto il tema dei comuni virtuosi, ossia quelli con saldo positivo negli anni 2003-2005. Tali comuni hanno i soldi in cassa per pagare gli investimenti, ma hanno dei limiti eccessivamente stringenti (anche con il criterio della competenza mista e con le regole introdotte nella legge finanziaria per il 2008) e quindi vivono il paradosso di avere effettuato investimenti elevati in passato, di disporre delle risorse per pagarli, ma di non poter pagare tali spese in conto capitale, pena lo sforamento del patto di stabilità. Quella norma vuole dare una risposta, ancorché parziale, a questo tema.
Rimane altresì aperta la questione dell'allargamento del novero degli over 75 che beneficeranno dell'esenzione dall'abbonamento RAI così come disposto dalla legge finanziaria per il 2008.
Come si può constatare, insomma, si tratta di numerose norme che riguardano argomenti diversi; vi è una notevole eterogeneità nel testo di questo decreto-legge che ripropone un rito che ormai si ripete puntualmente, una o due volte all'anno dal lontano 1989, con Governi di ogni colore politico, come ci ricordava poc'anzi l'onorevole Giudice.
Ritengo che tale tipologia di provvedimento legislativo sia imprescindibile riguardo al merito delle norme e delle scelte in esso contenute, ma non può, naturalmente,Pag. 25 essere giudicata, in astratto, in maniera positiva - e non lo è - per almeno due motivi.
Il primo è che il fatto che una o più volte all'anno si affronti il tema delle proroghe dei termini è la spia, il segno dei ritardi che la pubblica amministrazione accumula nell'attuazione delle norme di legge. Su Il Sole 24 Ore, pochi giorni fa, è stato pubblicato un articolo molto critico che naturalmente può essere opinabile, ma che credo debba fare riflettere. In esso si parla di uno Stato pigro che arriva in ritardo, salvo poi autoassolversi, concedendosi una proroga, una chance - quella di regalarsi più tempo - che al cittadino comune non è concessa con pari generosità. Si tratta di un giudizio indubbiamente severo e anche discutibile (perché nello stesso decreto-legge cosiddetto milleproroghe le proroghe riguardano anche i cittadini, le imprese e quindi non soltanto la pubblica amministrazione ed i suoi adempimenti) ma che indubbiamente deve far riflettere perché indica una criticità nella pubblica amministrazione e nella capacità del sistema pubblico italiano di rispettare i termini che esso stesso si dà.
Il tema, però, più rilevante che viene evocato da questo tipo di strumento e che non riguarda solo questo Governo, ma si trascina da anni è il fatto che si evidenzia un'indubbia criticità nel meccanismo di formazione delle leggi di questo Paese.
Viviamo da parecchi anni in una condizione di oggettiva difficoltà a causa delle regole costituzionali, dei regolamenti parlamentari e delle consuetudini che sono venute consolidandosi, nel tempo, in questo Paese. Tale meccanismo di formazione delle leggi ci porta, anno dopo anno, a licenziare leggi finanziarie molto ampie dal punto di vista del contenuto normativo (1.193 commi quest'anno, 1.364 l'anno scorso) e con obiettivi spesso estremamente ambiziosi. La conseguenza di ciò è che la pubblica amministrazione, i Ministeri e gli organi che sono poi chiamati ad emanare i decreti attuativi e tutto il portato delle norme contenute nella legge finanziaria fanno grande fatica a tenere il passo, generando pertanto l'esigenza di proroghe e di provvedimenti normativi che appunto dilatino i termini di attuazione. Anche questo decreto-legge, naturalmente, è la diretta conseguenza di questa condizione.
Questa riflessione, che riguarda problemi aperti ormai da tanti anni, ci porta ancora una volta - e con ciò concludo - al tema delle riforme istituzionali.
Esse non riguardano solo la legge elettorale ma anche la revisione del bicameralismo perfetto che abbiamo ereditato dalla Costituzione del 1948, di cui quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario, che indubbiamente rallenta il percorso di formazione delle leggi. Inoltre, riguarda il tema dei Regolamenti parlamentari e quello dell'organizzazione della sessione di bilancio che culmina con la discussione e l'approvazione della legge finanziaria.
Ribadisco che il provvedimento in esame di per sé è di grande utilità. In esso sono contenute norme che facilitano e semplificano la vita ai cittadini e alle imprese e che permetteranno alle pubbliche amministrazioni di recuperare i ritardi che sono stati accumulati nel corso del tempo nell'attuazione di una serie di provvedimenti, ma il tema di fondo che rimane aperto è quello delle riforme e di una democrazia e di un sistema istituzionale maggiormente in grado di decidere, di assumere fino in fondo la responsabilità di Governo e quindi, auspicabilmente, di evitare in futuro la necessità di strumenti normativi come quello in esame (di cui, peraltro, come gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo, raccomandiamo l'approvazione). Tale tema è all'ordine del giorno dell'attuale legislatura e del Parlamento e credo che sia l'elemento di fondo che viene sollevato nel momento in cui discutiamo un provvedimento come il decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, risale al 1989 la prima volta in cui la Gazzetta Ufficiale pubblicò un decreto-legge Pag. 26sotto il titolo: «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative». Da allora tale cattiva abitudine ha fatto breccia e tutti i Governi che si sono avvicendati, indistintamente, hanno fatto ricorso a tale specie di provvedimento omnibus in grado di ospitare norme dal contenuto eterogeneo e la cui ratio sta proprio nella necessità di prendere tempo a causa della mancata emanazione di provvedimenti o decreti attuativi delle amministrazioni statali competenti.
Si tratta di una brutta abitudine che ha quasi vent'anni, con l'aggravante che al nostro esame vi è un provvedimento che è stata emanato (hanno sottolineato tale circostanza anche altri gruppi nel corso del dibattito in Commissione) anche per correggere errori o semplici dimenticanze contenute nella legge finanziaria approvata solo pochi giorni fa o, peggio ancora, per andare oltre ciò che nella legge finanziaria, forse, volutamente non si è voluto esprimere.
Si tratta, a nostro giudizio, di una chiara dimostrazione di inefficienza di un Governo che prima si dà delle scadenze e si pone obiettivi e poi puntualmente li disattende, salvo concedersi un'uscita di sicurezza, quel paracadute che al cittadino comune non è concesso e al quale spesso anche pochi giorni di ritardo possono costare molto caro.
Lo Stato, lo ribadiva prima il collega intervenuto, si prende dunque il tempo che vuole senza fatica e senza penalità. Accade quindi, ad esempio, che un nostro emendamento inserito nella scorsa legge finanziaria dopo dodici mesi non è stato ancora applicato perché il Ministero competente non è riuscito a indicare, nero su bianco, le modalità di accesso ai finanziamenti concessi agli esercizi commerciali per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Una misura a suo tempo annunciata con enfasi e largamente attesa da operatori ed utenti e poi nel corso del tempo caduta nel dimenticatoio delle numerose mancate attuazioni della legge finanziaria 2007, con il triste ed unico risultato di limitare la possibilità di accesso negli esercizi commerciali o nei locali aperti al pubblico alle persone diversamente abili.
Passando all'articolato, che è aumentato di oltre 20 articoli, aggiunti nel corso dell'iter in Commissione, spesso siamo dinanzi a casi di proroghe (come nel caso purtroppo della prevenzione incendi nelle grandi strutture ricettive turistiche e alberghiere) in cui, di proroga in proroga, si registrano ritardi enormi con gravi rischi per i cittadini.
Il termine di cui parlo era già slittato con il «milleproroghe» della fine del 2006; oggi viene prevista una nuova proroga con la postilla che si tratta di una misura che le strutture con più di venticinque posti letto avrebbero dovuto applicare sulla base di una disposizione risalente al 1994.
Che poi la nuova proroga sia stata pubblicata il giorno in cui quattrocento turisti sono stati fatti evacuare dall'hotel Des Alpes di Madonna di Campiglio a causa di un incendio, è soltanto una fortuita coincidenza.
Ma, oltre ai ritardi citati e ad altri minori imputabili - dobbiamo dirlo - all'inefficienza della burocrazia, come i rinvii delle carte di identità elettroniche e della Carta dei servizi, nel provvedimento si rilevano disposizioni che pongono problemi di altra natura.
È il caso della conservazione, per un ulteriore anno, dei dati sul traffico sia telefonico, sia telematico, detenuti per finalità di giustizia che, in alcuni casi, sono conservati già da oltre cinque anni. Si tratta di una misura che ha sollevato dubbi e perplessità da parte del Garante della privacy che ha rimarcato la lunghezza di questi tempi di custodia, non in linea con il resto dell'Europa, anche perché l'Unione europea ha approvato nel 2006 un provvedimento (la cosiddetta direttiva Frattini 2006/24/CE, non ancora recepita in Italia), che prevede tempi di conservazione dei dati di traffico sia telefonico, sia telematico, compresi tra un minimo di sei mesi e un massimo di due anni.
Ci sono norme, inoltre, che hanno suscitato anche forti attriti e discussioni in Pag. 27seno allo stesso Governo. Mi riferisco alla sanatoria denunziata dal Ministro Di Pietro sulle multe comminate dall'ISTAT. Il Ministro delle infrastrutture ha, infatti, puntato il dito sulla norma, oltretutto retroattiva, che francamente riteniamo assolutamente insostenibile, che esenta da qualsiasi multa coloro che siano o privati o enti pubblici e non comunichino i dati richiesti dall'Istituto di statistica.
La questione è, peraltro, oggetto di una contestazione da parte della Corte dei conti per danno erariale, una pesante contestazione che colpisce il Presidente dell'ISTAT e il management e che, con l'articolo in parola, verrebbero sanati, liberati, puliti da questa macchia.
Vi sono poi norme che non contengono alcuna proroga e che sfruttano il treno in corsa per agganciarvisi, come ad esempio la cancellazione della tassa sui contratti di borsa o la soppressione dell'obbligo del versamento per l'acconto del 20 per cento dovuto dai concessionari della riscossione.
Vi è, infine, il caso del finanziamento della Fondazione Istituto mediterraneo di ematologia, encomiabile se non fosse che si utilizzano risorse già assegnate alla viabilità delle strade e che il vicepresidente dell'ente in questione sia anche capo della segreteria tecnica del Ministro della salute Turco, sia stata nominata recentemente anche direttrice dell'Istituto di sanità. Sono tutte coincidenze che, però, sono lì a testimoniare il modo con cui si procede.
Vi è poi la curiosa quanto mirabile trasformazione dell'Autorità per la sicurezza alimentare in Agenzia e la sua destinazione in quel di Foggia senza fondati motivi di merito o di opportunità o, meglio, senza che sia stato consentito un reale confronto su questa decisione che, come abbiamo sostenuto in Commissione, è di grande rilievo per il made in Italy agroalimentare.
Non contestiamo la locazione, ma le modalità, soprattutto se consideriamo il dibattito già svolto nella precedente legislatura in Commissione, in cui tra l'altro si erano a riguardo ipotizzate tutta una serie di condizioni, per poi individuare insieme, in sede di Conferenza Stato-regioni, la sede italiana dell'Autorità per la sicurezza alimentare. In questo caso, ci troviamo dinanzi ad un nulla di fatto: si è proceduto nella legge finanziaria, e si è ulteriormente proceduto successivamente, in un modo che certamente non può essere oggetto di valutazione positiva.
Vi sono poi alcune norme che vorremmo quasi definire ad personam. Non si potrebbe qualificare altrimenti la proroga di trentacinque contratti a termine, di cui sedici per medici assunti dal Ministero nel 1999 in occasione del Giubileo.
Tutto ciò non mi impedisce, signori rappresentanti del Governo, di dire che nella discussione in sede di Commissioni riunite abbiamo cercato - con lo stile che ci contraddistingue da sempre, ma soprattutto in questa legislatura - di dare il nostro apporto di opposizione serena, costruttiva, volta a dare un contributo e a valorizzare il ruolo del Parlamento nella definizione delle leggi, anche quelle che scaturiscono dalla decretazione d'urgenza del Governo, come quella in discussione.
Il dibattito non è stato molto ampio, ma sicuramente in quella sede, nelle Commissioni riunite, abbiamo apportato, insieme, miglioramenti su questioni concrete, anche con riferimento a proposte per le quali - ne richiamo solo brevemente alcune - ritenevamo indispensabile intervenire su questo articolato. Quindi, valutiamo con estremo interesse - anche rispetto alla riflessione che svolgevo sui nuovi elementi normativi inseriti nel testo - l'articolo 8-bis per quanto riguarda le disposizioni inerenti alla conservazione di cellule staminali del cordone ombelicale. Inoltre, apprezziamo sicuramente l'attenzione posta, all'articolo 23, per quanto riguarda, nello specifico, il rifinanziamento dei programmi di edilizia popolare. Riteniamo sicuramente valida l'attenzione dimostrata (o quanto meno il valore della misura, al di là della posta di un milione e mezzo) con il finanziamento di iniziative volte alla tutela dei minori. Riteniamo una risposta estremamente puntuale quella fornita dall'articolo 28-bis con riferimento Pag. 28al differimento del termine per l'alienazione delle partecipazioni eccedenti detenute in banche popolari.
Ciò significa che non abbiamo un giudizio completamente negativo sul provvedimento in esame. Infatti, sul contenuto di alcune norme previste, possiamo certamente convenire. Tuttavia, il nostro giudizio negativo nasce dalle ragioni che prima ho richiamato; inoltre, sicuramente sussistono altre misure e opzioni discutibili. Ho già ricordato l'articolo 11 sull'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. L'altra disposizione che mi lascia molto perplesso, per le competenze che avevo nel precedente Governo, è l'incorporazione di Buonitalia Spa nell'Istituto di sviluppo agroalimentare, tenuto conto che tale iniziativa, perseguita certamente con tenacia dal Governo e dal Ministero competente, ha comunque consentito che per due anni tutte le risorse stanziate al riguardo nella precedente legislatura non venissero utilizzate. Quindi, questo è un dato su cui non possiamo non accentuare la nostra valutazione negativa, in quanto sappiamo che i soldi sono pochi, non si spendono e poi si perdono tranquillamente ventiquattro o trenta mesi.
Lo stesso può dirsi, come sanno i sottosegretari presenti, anche rispetto alla proroga dell'efficacia di alcune graduatorie di concorso, che nel merito ci possono anche vedere concordi; tuttavia riteniamo che nell'ambito dei concorsi anche altre proposte di proroga, tra l'altro attinenti a potenziali contenziosi tra le amministrazioni dello Stato e gli interessati, dovrebbero essere in qualche misura accolte. Presenteremo questi emendamenti anche perché riteniamo che su questo provvedimento ci sarà certamente la volontà del Governo di andare fino in fondo e che, alla luce di quanto già contenuto nel testo, alcuni ulteriori proposte migliorative siano auspicabili, con riferimento sia agli emendamenti presentati in sede di Commissioni riunite, sia a quelli presentati in Assemblea.
Al riguardo, porto il seguente esempio. Il comma 562 della legge finanziaria per il 2007 obbliga i piccoli comuni al rispetto del contenimento della spesa per il personale stabilendo che le assunzioni potranno avvenire nel limite della cessazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato intervenute nel precedente anno. Noi abbiamo piccoli comuni che in forza di tali disposizioni non possono in alcun modo sostituire o addirittura non possono più avere alcun personale a disposizione, visto che magari hanno un solo operatore amministrativo o solo due persone. Pertanto riproporremo l'emendamento, dato che si rende necessario abrogare o rimodulare tale norma, tenuto conto che già si è apportata una correzione attraverso l'approvazione, nell'ultima legge finanziaria, dell'articolo 3, comma 121; ma sul piano pratico tale previsione della finanziaria non si è realizzata e si rende quindi necessario offrire la possibilità a questi piccoli comuni di provvedere alla sostituzione del personale andato in pensione. Non si tratta di un tema sul quale noi abbiamo una sensibilità particolare, ma riteniamo che non possiamo negare all'autonomia dei piccoli comuni quanto meno il minimo di dotazione di personale per continuare a svolgere le loro attività.
Onorevoli colleghi, diamo una valutazione articolata di questo provvedimento; certamente, però, la nostra avversità è ampia e sarà ulteriormente motivata in occasione della discussione delle pregiudiziali di costituzionalità. Resta anche la nostra valutazione della sua dubbia opportunità, valutazione sostenuta sia da autorevoli membri di questo Governo, sia anche da istituzioni autonome che su una serie di norme qui contenute hanno manifestato grande opposizione e ampie riserve. Come già in sede di Commissioni riunite - e concludo, signor Presidente -, noi faremo la nostra parte anche in Aula. Per questo ribadisco che sosterremo i nostri emendamenti volti ad introdurre norme di pari dignità ed omogeneità rispetto a cittadini che in talune situazioni sono stati trattati differentemente; cercheremo di apportare - come nel caso citato prima con riferimento alla possibilità, per i piccoli comuni, di sostituire il personale Pag. 29- tutte quelle modifiche che in qualche misura vadano incontro alle esigenze dei cittadini e delle istituzioni locali.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, ci troviamo oggi a discutere del decreto-legge che prevede numerose proroghe e molte critiche si potrebbero fare a questo uso di approvare le leggi e poi successivamente prorogare i termini previsti nelle stesse, anche quando approvate di recente. È chiaro che questo decreto si rende necessario, proprio perché c'è quel tipo di legge finanziaria che tutto il Parlamento tende ormai a ritenere uno strumento che va superato e riformato profondamente.
Ma tant'è, oggi ci dobbiamo occupare di un decreto-legge che era assolutamente necessario, stante il fatto che la nostra pubblica amministrazione, inoltre, è carente in tante sue parti.
È necessario, quindi, non solo riformare l'attività del Parlamento e del Governo, ma anche migliorare sostanzialmente l'attività della pubblica amministrazione, se si vuole evitare di ricorrere a questi decreti-legge.
Il provvedimento in esame è, però, un decreto-legge di proroga, e dovrebbe limitarsi a modificare il minimo possibile norme recentemente approvate. È evidente, quindi, che l'inserimento in questi decreti-legge di norme che modificano le leggi costituisce un uso un po' distorto di un provvedimento di proroga.
Certo, gli argomenti che affronta il decreto-legge sono di grande importanza: sono stati elencati da coloro che sono intervenuti prima di me e dai relatori, cui va tutto il ringraziamento da parte nostra perché hanno lavorato, insieme alle Commissioni riunite, in modo puntuale e hanno riferito in modo puntuale. Mi voglio soffermare in dettaglio sui cambiamenti e sui miglioramenti che sono stati apportati durante quelle discussioni.
Si tratta di miglioramenti notevoli. Non descrivo, come hanno già fatto altri, i contenuti molto positivi del decreto-legge, che ci inducono, indipendentemente dagli emendamenti migliorativi, ad esprimere, anche se possiamo criticare e chiedere di modificare profondamente alcune parti, un voto favorevole sul provvedimento.
Alcuni aspetti li ha sottolineati l'intervento del deputato D'Ulizia, in rappresentanza del gruppo Italia dei Valori. Voglio sottolineare positivamente le modifiche inserite, che spero anche l'Assemblea possa approvare.
Per esempio, sul fronte degli ammortizzatori sociali è stata prorogata fino al 2009 la possibilità di intervento per le situazioni di crisi aziendali, che colpiscono lavoratori licenziati da enti non commerciali che operano nelle aree obiettivo 1 e 2 con un organico che supera le duemila unità nel settore della sanità privata, e in situazioni di crisi aziendale legate a processi di riconversione e ristrutturazione aziendale. Per queste ultime viene anche soppresso il tetto di 350 unità, previsto dalla finanziaria per il 2003.
Anche per l'anno 2008, poi, una quota del 5 per mille sarà destinata, in base alle scelte del contribuente, alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi del CONI. Ciò è molto importante: lo sviluppo dello sport dilettantistico deve essere alimentato e sostenuto, perché questa è la speranza per i giovani di essere tolti dalla strada e di svolgere attività sportive per rendere sani i corpi, ma anche la mente.
È stato prorogato al 30 giugno 2008 - almeno nelle intenzioni delle Commissioni, vedremo la posizione dell'Assemblea - il termine per la predisposizione di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordone ombelicale. È stata introdotta un'importante novità: per incrementare la disponibilità di cellule staminali del cordone ombelicale ai fini del trapianto sono autorizzati la raccolta autologa, la conservazione e lo stoccaggio del cordone ombelicale da parte di strutture pubbliche e private autorizzate dalle regioni e dalle province autonome.
Inoltre, le strutture turistico-alberghiere che in occasione del rinnovo del Pag. 30certificato di prevenzione incendi abbiano ricevuto prescrizioni per una spesa che supera i 100 mila euro potranno effettuare l'adeguamento entro il 30 giugno 2009.
Interessa dal punto di vista sostanziale, ma anche formale, al di là delle cifre, l'autorizzazione alla spesa di 900 mila euro per le operazioni di restauro del blocco numero 11 del campo di prigionia di Auschwitz.
Sono stati poi approvati gli emendamenti delle Commissioni (che richiedono la nostra attenzione affinché siano approvati anche in Aula), relativi agli enti locali. Viene specificata l'entrata in vigore del comma 29 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008): si tratta dell'applicazione della norma riguardante il taglio delle circoscrizioni comunali, la cui entrata in vigore non era stata definita nella legge finanziaria, e quindi automaticamente le nuove disposizioni sarebbero entrate in vigore il 1o gennaio 2008. L'articolo 42-bis del testo in esame specifica che le nuove disposizioni relative alle circoscrizioni comunali, introdotte in finanziaria grazie all'intervento dei deputati del gruppo Italia dei Valori, entrano in vigore a partire dalle prime elezioni utili successive all'entrata in vigore del decreto. Un emendamento dei relatori, che condividiamo, ha introdotto inoltre l'articolo 35-bis, che posticipa dal 1o aprile 2008 al 30 settembre 2008 il termine ultimo che i comuni hanno a disposizione per adeguarsi alla norma introdotta dal comma 28 dell'articolo 2 della legge finanziaria 2008: tale comma infatti prevede che ogni comune possa aderire ad un'unica forma associativa tra quelle previste agli articoli 31, 32 e 33 del testo unico sugli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 200, n. 267). Già i comuni comunque avevano espresso il proprio parere contrario a quella disposizione in sede di discussione della legge finanziaria.
Oltre a questi emendamenti, sono stati approvate dalla Commissione, e auspichiamo che lo siano anche dalla Camera, anche alcune altre modifiche, come la proroga di disposizioni sul riposo giornaliero del personale sanitario, che mi sembra un fatto estremamente positivo; la proroga degli sgravi fiscali per le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza; gli sgravi fiscali per i soggetti residenti nei territori colpiti dal sisma in Molise del 31 ottobre 2002; la norma in materia di riordino dei consorzi di bonifica, in cui per la prima volta si comincia a parlare di soppressione di tali consorzi.
Appoggiamo tutti questi interventi delle Commissioni riunite, e spero che possano trovare anche il consenso dell'Aula. Mi soffermo soltanto su alcuni punti, in modo tale che nella discussione in Assemblea si possa provvedere a migliorare il testo. Il primo punto non è stato toccato né dalle Commissioni riunite né dagli emendamenti presentati: è quello riguardante l'articolo 12. Il comma 2, che è condivisibile, riguarda la proroga dei concorsi per professore universitario di prima e di seconda fascia: è la proroga del vecchio sistema previsto dalla normativa precedente a quella introdotta dalla legge che va sotto il nome di legge Moratti. Si inserisce però un inciso, che reca: «fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito dalla legge 31 marzo 2005, n. 43»; si aggiunge poi che «gli organi accademici delle università, nell'ambito delle rispettive competenze, possono indire, entro il 30 giugno 2008, le relative procedure di valutazione comparativa».
Questo inciso, a mio avviso, è assurdo, poiché equivale a dire che valgono le norme precedenti e che si può continuare con la legge precedente - la cosiddetta legge Berlinguer - che ha portato i concorsi universitari a livello locale, determinando gravi distorsioni nelle promozioni dei professori universitari.
Ebbene, la legge Moratti, che operava una scelta fondamentale ed accettata da tutti nel mondo universitario, quella cioè di riportare i concorsi a professore universitario dal livello locale a quello nazionale, prevedeva che gli idonei non fossero più di uno: si trattava, appunto, di un concorso nazionale. Se si mantiene questo inciso, si porta al livello locale quella parte delle norme della legge Moratti che prePag. 31vedevano che risultasse idoneo un solo candidato. Ciò significherebbe andare contro la volontà di migliorare il livello e la qualità degli idonei, poiché - come si è detto - il difetto del concorso locale è quello di promuovere il candidato locale. Ciò significherebbe promuovere solo candidati locali. Dunque, se non si sopprime questo inciso, non solo si rimette in piedi un carrozzone, ma addirittura si migliora la posizione di coloro che vogliono che il livello dei professori universitari si abbassi. Questo inciso deve dunque essere soppresso: mantenerlo sarebbe scandaloso. A tale proposito, presenterò un apposito emendamento.
Il secondo punto sul quale desidero soffermarmi attiene all'articolo 20. Ad esso si è già fatto cenno da parte di taluni colleghi e da parte del collega Piro nella relazione. L'articolo 20 riguarda la proroga dell'entrata in vigore delle norme tecniche per le costruzioni: si tratta di un capitolo molto importante, poiché riguarda l'attività dei professionisti delle progettazioni.
Applicando l'articolo 20, vi sarebbe un intervallo di 18 mesi nel quale non si capirebbe bene come i professionisti si debbano comportare. Questa confusione bloccherebbe di fatto l'attività di progettazione e quindi gli appalti e le costruzioni, con la conseguenza che si manderebbe in crisi il settore. Bisogna dunque essere molto chiari: se si prevede che l'entrata in vigore di queste norme tecniche sia posticipata, deve essere anche chiaro quali sono le norme da applicare nell'intervallo. È dunque giusto che si chiarisca con esattezza che le norme tecniche previgenti - quelle previste dai decreti ministeriali del 9 e del 16 gennaio 1996 - restano in vigore, anche se certamente con l'esclusione delle verifiche e degli interventi relativi ad edifici di interesse strategico e alle grandi opere, così che l'ingegnere e l'architetto che debbono progettare un edificio possano fare riferimento ad una norma precisa e non confusa. La norma da applicare non può infatti che essere quella vigente in precedenza. Chiedo dunque che si preveda che, salvo quei casi, valgano le norme previste nei decreti ministeriali del 9 e 16 gennaio 1996 (per gli edifici di interesse strategico e le grandi opere si possono applicare le nuove norme).
Quindi, tale deroga deve essere chiarita mediante un emendamento esplicito. A tale riguardo, credo che l'emendamento, che probabilmente non è stato preso in considerazione dalle Commissioni a causa di una cattiva informazione, debba essere presentato in Aula e approvato, in modo tale da rendere chiara l'applicazione del testo delle norme tecniche per le costruzioni.
Il terzo aspetto che vorrei affrontare è stato in parte trattato dalle Commissioni riunite, e spero che anche l'Assemblea vada nella stessa direzione. Esso riguarda il disagio abitativo, di cui all'articolo 23. Si tratta di un articolo particolare, di cui non tutti evidentemente conoscono i termini, che recita: «Le modificazioni apportate all'articolo 21-bis del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, successive alla data di entrata in vigore della predetta legge di conversione, si applicano a decorrere dal 1o gennaio 2009». Esso prevede, dunque, un rinvio. A tal riguardo, non si comprende bene se con tale rinvio tutti i programmi integrati per la riduzione del disagio abitativo (che è relativo ad una speciale categoria) si annullerebbero, in quanto al 31 dicembre nessuno di essi è stato sottoscritto dal Ministero con gli enti che l'hanno proposto. Quindi, dopo tanti anni, nessuno di tali programmi integrati è riuscito a raggiungere il punto finale; ve ne sono alcuni che sono stati soltanto approvati dai consigli comunali, e credo che costituiscano un numero molto basso (circa sette od otto). Dunque, se il testo del provvedimento rimanesse quello che oggi è al nostro esame, praticamente tutti i programmi integrati si annullerebbero, e si ricomincerebbe ad applicare questa norma dopo un anno, dal 1o gennaio 2009.
Questi erano i programmi finalizzati a ridurre il disagio abitativo per gli appartenenti alle forze dell'ordine che vengono Pag. 32trasferiti nei territori dove esiste maggiormente la malavita organizzata, allo scopo di aiutarli ad affrontare i disagi del trasferimento. Purtroppo, i fondi che erano a disposizione sono stati utilizzati in altre regioni dove non vi è tale disagio e ne è rimasta soltanto una piccola parte (circa 200 milioni su 900 milioni di euro). Ritengo che sia necessario da parte nostra prestare attenzione a tale situazione e che occorra finalizzare tali fondi ai territori per i quali erano stati stanziati, perché se decidessimo di dare a ciascuno una fetta, senza considerare le finalità della legge istitutiva dei programmi integrati, potremmo correre qualche rischio. Tuttavia, mi sembra che l'emendamento che è stato esaminato e approvato dalle Commissioni riunite vada incontro a queste esigenze e dia anche a tali programmi la possibilità di essere attuati con fondi esclusivamente privati.
Penso che si possa discutere ancora meglio l'emendamento approvato, per finalizzarlo di più agli scopi della legge istitutiva. Tuttavia, già questo primo emendamento chiarificatore dell'articolo 23 può rappresentare un passo avanti che speriamo nell'Aula si possa completare attraverso l'esame di ulteriori precisazioni che potrebbero giungere dal dibattito dell'Assemblea.
In definitiva, credo che il cosiddetto provvedimento mille proroghe, che ormai esiste da diciotto anni e che è approvato ogni anno, debba essere profondamente riformato nel senso di essere riportato alle origini. Dovrebbe essere, infatti, un decreto-legge che prenda in esame pochissimi argomenti e pochissime proroghe, laddove sia impossibile per ragioni oggettive non far fronte alle norme esistenti e, quindi, non attuare le norme vigenti. Si dovrebbe andare avanti di pari passo anche con una riforma della finanziaria e soprattutto della pubblica amministrazione. Tuttavia, oggi ci troviamo in questa situazione e dobbiamo andare avanti. È necessario che tutti gli aspetti positivi previsti all'interno del provvedimento siano approvati rapidamente. Pertanto, il gruppo dell'Italia dei Valori esprimerà un voto favorevole sul cosiddetto provvedimento mille proroghe e si batterà per migliorare il testo su alcuni aspetti, ma sosterrà l'insieme del provvedimento per il suo attuale contenuto.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3324-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la I Commissione, onorevole Angelo Piazza.
ANGELO PIAZZA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, svolgo una brevissima replica agli interventi di molti colleghi, i quali hanno lamentato, in particolare in riferimento alla proroga dei termini, il delicato problema della sua compatibilità con le esigenze di funzionalità della pubblica amministrazione. Nel merito siamo tutti d'accordo e comprendiamo che provvedimenti quali quello in esame dovrebbero rappresentare l'eccezione rispetto alla regola del fisiologico funzionamento nei rapporti tra il Governo e il Parlamento. Il provvedimento rappresenta anche un'eccezione, in molti casi, al principio secondo cui se si fissano termini per la pubblica amministrazione, questi dovrebbero essere in linea di massima rispettati, così come vale per i cittadini. Tuttavia, in molti casi - e a nostro avviso in tutti i casi in esame - la proroga dei termini si è resa necessaria proprio per assicurare che una serie di adempimenti indispensabili, ma resisi impossibili per una serie di circostanze (tra cui spesso un dato normativo non chiaro o da migliorare), siano resi concretamente possibili proprio attraverso tipi di provvedimenti quale quello in esame.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione, onorevole Piro.
Pag. 33
FRANCESCO PIRO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, innanzitutto sottolineo che i deputati intervenuti nel corso del dibattito, pur partendo dal rispettivo punto di vista, hanno sostanzialmente confermato, anzi rafforzato gli elementi di giudizio e le valutazioni contenute nelle relazioni. A me pare sia emerso soprattutto un giudizio positivo sul metodo costruttivo con cui si è lavorato sul testo del decreto-legge giunto in Aula con numerose modifiche. È emersa, inoltre, la volontà di trovare punti condivisi su aspetti ancora aperti e sicuramente tra questi vi sono quello di Malpensa e quello relativo alla cosiddetta norma «Visco sud». Sono piovuti accenti anche fortemente critici - mi è parso senza una sostanziale distinzione tra maggioranza e opposizione - sulla natura dello strumento cosiddetto mille proroghe, sulla qualità della legislazione e sulla capacità della pubblica amministrazione di attuare le leggi nei tempi previsti.
L'onorevole Misiani ha ricordato - devo farvi riferimento anch'io - che nel nostro Paese, purtroppo, la prerogativa negativa del ritardo nell'attuazione delle leggi non appartiene soltanto alla pubblica amministrazione, ma anche ai soggetti privati e al sistema delle imprese. È stata ricordata, ad esempio, la proroga per l'adeguamento alle normative antincendio delle grandi strutture alberghiere; ricordo, altresì, la norma che, dopo anni di possibile attuazione, proroga il termine per l'adeguamento degli impianti alle emissioni in atmosfera. Si tratta di due questioni importantissime. La prima riguarda la sicurezza per milioni di persone che frequentano gli alberghi nel nostro Paese. La seconda concerne il rispetto dei limiti quantitativi alle emissioni previste dal Protocollo di Kyoto e, ancora di più, i limiti ancor più elevati assunti recentemente dall'Unione europea. Sul rispetto di tali limiti il nostro Paese non solo è molto indietro, ma è anche gravemente inadempiente. Nel decreto-legge in esame si è sicuramente scelto di non mettere in crisi settori importanti della nostra economia. Mi permetto di aggiungere, però, che non è difendendo l'arretratezza rispetto alla normativa europea approvata soprattutto in materia di sicurezza e di salute che si difende l'economia, né tanto meno il Paese.
Per quanto riguarda i ritardi della pubblica amministrazione, ritengo complessivamente giuste molte critiche che sono state avanzate. Ricordo, però, che vi è anche un problema relativo alla misurazione dell'impatto amministrativo dei provvedimenti, nel momento in cui gli stessi sono predisposti, discussi e approvati. Tale misurazione dell'impatto amministrativo è ancora estremamente carente, quando non del tutto assente. Per quanto riguarda, infine, alcuni aspetti finanziari ai quali si è fatto riferimento, l'abrogazione dell'obbligo dell'anticipo previsto per i concessionari della riscossione ha prodotto sicuramente un effetto di peggioramento dell'indebitamento netto nel 2007, peraltro assorbito all'interno del saldo stesso.
In merito alla questione, sollevata dall'onorevole Gianfranco Conte, relativa agli aggiustamenti negli stanziamenti derivanti dal comma 507 dell'articolo 1 della legge finanziaria del 2006, richiamo il fatto che il comma 507 citato, per sua natura, ha un carattere elastico. Ricordo perfettamente la discussione svoltasi in merito, all'epoca dell'approvazione del comma medesimo: allora emerse con grande chiarezza che l'accantonamento delle risorse - piuttosto che il taglio lineare degli stanziamenti - era stato pensato e voluto proprio al fine di consentire una valutazione sulla congruità degli stanziamenti e la necessità della spesa proprio in corso di esercizio. Tutto ciò, peraltro, in relazione alla rivisitazione di fondo della spesa storica - la spending review - che, come ha riferito il Ministro Padoa Schioppa, sta proseguendo. Se l'obiettivo della riduzione della spesa pubblica è necessario e condiviso, mi sembra che la strada da percorrere sia questa: passare dai tagli percentuali all'allocazione mirata delle risorse. In conclusione, si può affermare che anche dal dibattito sono emersi elementi complessivamente positivi, che potranno consentire Pag. 34una discussione approfondita e la conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi limiterò a poche considerazioni, considerata anche la pacatezza del dibattito, in cui gli onorevoli deputati hanno svolto alcune osservazioni puntuali ed altre di carattere generale - in gran parte condivisibili -, in merito alla legge finanziaria e alla natura del decreto «mille proroghe». Nessuno scandalo, comunque, considerato che il decreto-legge in esame è diventato «maggiorenne»: sono passati diciotto anni dal momento della sua emanazione.
Probabilmente, ciò che gli onorevoli deputati hanno affermato circa questo decreto-legge lo abbiamo sostenuto anche noi nella passata legislatura, con maggiore o minore efficacia. Un dato è certo: vi è comunque un malessere. Quando si giunge a prorogare una serie di termini, vuol dire che una certa inadeguatezza della pubblica amministrazione oggettivamente esiste. Il Governo sta compiendo uno sforzo di razionalizzazione degli uffici e di riorganizzazione. Si sta procedendo. Sapete meglio di me che sono già stati presentati alle Commissioni alcuni regolamenti e che altri sono in via di definizione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17)
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Condivido, in particolare, le relazioni svolta dai due relatori, per la loro onestà intellettuale. In Commissione vi sono stati un confronto vero e una collaborazione attiva anche con i colleghi dell'opposizione. Molti emendamenti suggeriti dall'opposizione su argomenti interessanti sono stati recepiti. Mi è sembrato un po' ingeneroso quanto è stato affermato da parte dell'onorevole Giudice nella sua funzione di presidente del Comitato per la legislazione, perché, se vi è stato un caso nel quale il Governo e la Commissione hanno recepito le indicazioni del Comitato per la legislazione, esso si è verificato proprio in occasione di questo decreto-legge. Tutto è migliorabile, ma siamo partiti dalla volontà di recepire i suggerimenti del Comitato per la legislazione, perché ci rendiamo conto che il modo di legiferare nel nostro Paese è a dir poco farraginoso, ma questa è storia antica, non affrontabile sicuramente in questa sede.
Il decreto-legge in questione è importante per il suo contenuto. Sono state segnalate alcune disposizioni, come quelle relative alla proroga della spesa per le missioni all'estero e alla costituzione della banca dati per la conservazione dei cordoni ombelicali, per favorire la ricerca e l'utilizzazione delle cellule staminali. In Commissione su due punti, in particolare, si è verificato un dissenso con il Governo, ma mi auguro che si possa trovare la soluzione più idonea per la copertura della norma relativa alla rottamazione, che era garantita dalla norma sulla riscossione. Ciò ha creato alcuni problemi e il Governo sta valutando le soluzioni per trovare la migliore e più puntuale copertura, perché altrimenti la norma relativa alla rottamazione sarebbe priva di effetti.
Gli uffici della Ragioneria generale dello Stato stanno lavorando e nel corso dell'esame del provvedimento discuteremo sulla adeguatezza o meno delle risorse. Un dato è certo: avrei gradito che il comma 4 dell'articolo 81 della Costituzione fosse stato rispettato dai membri della Commissione, quando sono stati soppressi i commi 3 e 4 dell'articolo relativo alla riscossione. L'ho rilevato, ma evidentemente la volontà del Parlamento è comunque sovrana e ne prendiamo atto. Per quanto riguarda le considerazioni circa il contenimento della spesa e gli impegni sulla riduzione della tassazione sui redditi e sui salari più bassi, cui ha fatto riferimento l'onorevole Gianfranco Conte, che ha avuto la bontà di citare le mie parole per alcune affermazioni, vorrei ricordare che vi sono molti Pag. 35problemi, ma non di conti pubblici, che per fortuna cominciano a essere in ordine. Vorrei ricordare che nei primi nove mesi del 2007 il rapporto deficit-PIL è sceso all'1,3 per cento e che chiudiamo quest'anno intorno al 2 per cento, mentre l'avanzo primario ha raggiunto più o meno il 3 per cento.
Questo è un fatto molto importante, e significa che le poche risorse di cui si disporrà questa volta devono essere ridistribuite a favore dei redditi più bassi, a partire dai salari e dalle pensioni. Avremo modo di approfondire meglio, nel corso del dibattito, le altre questioni che sono state oggetto di considerazione da parte degli onorevoli deputati.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.