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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO EMANUELE SANNA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1475
EMANUELE SANNA. Su questo terreno scivoloso si potrebbe rispondere che anche adesso nelle farmacie assieme agli antibiotici e all'insulina si vendono scarpe, profumi, cosmetici e giocattoli, per allargare l'attività commerciale e senza mortificare la professionalità del farmacista.
Quindi penso che il confronto deve essere più sereno e più serio.
Nei nuovi punti di distribuzione dei farmaci da banco, SOP eccetera, ci sarà sempre il farmacista (e noi sappiamo che questa novità creerà nuove opportunità diPag. 79lavoro e di crescita professionale assieme a un marcato abbassamento dei prezzi).
Così come sappiamo che le strutture e gli spazi nei centri commerciali dovranno rispondere a precisi requisiti affidati alle autorizzazioni ed ai controlli delle regioni e delle ASL.
L'altro aspetto fortemente innovativo di questo decreto-legge riguarda la titolarità, l'assetto societario e la ereditarietà delle farmacie.
Ho sentito in Commissione su questo aspetto toni apocalittici e fuori misura: «mutilata l'iniziativa privata!», «controllo e cultura statalistica!», «favori alle multinazionali!» e via esagerando e deformando.
Stiamo ai fatti ed ai contenuti di questo provvedimento: si allarga la sfera societaria, entrano nuovi soggetti finora incompatibili, potranno essere gestite fino a quattro farmacie nello stesso ambito provinciale ma i titolari e i soci dovranno sempre essere laureati in farmacia, iscritti all'ordine professionale e possedere il requisito dell'idoneità conseguita in un concorso pubblico per sedi farmaceutiche. Chiedo: dov'è l'attentato all'iniziativa privata e alla professione?. Attenzione: stiamo parlando di un servizio e di una concessione pubblica che resta vendibile ed ereditabile a condizioni, rispetto al passato, più trasparenti e più certe per impedire che il sistema resti paralizzato da anacronistiche barriere corporative che paralizzano gli utenti e mortificano le legittime aspirazioni dei giovani professionisti. Ci sono circa 18mila farmacie in Italia (1/3336 abitanti) con i rispettivi titolari, ma ci sono anche 22mila farmacisti liberi e prevalentemente giovani e preparati che incontrano barriere e resistenze insuperabili per entrare nel Servizio farmaceutico nazionale.
Questa legge ci mette in sintonia con l'Europa e con le regole di un paese moderno, ma che cerca anche di contenere le posizioni di privilegio e di oligopolio nei servizi pubblici e nelle intraprese economiche.
Sotto questo profilo la gestione delle farmacie resta privata e solo nelle mani dei farmacisti (sottolineo che questa peculiarità, che riguarda solo i farmacisti italiani, viene da lontano perché deriva da una normativa varata ai tempi del Regno di Sardegna!); tuttavia la nuova legge mette finalmente qualche argine salutare alla trasmissione ereditaria senza termini e senza confini e anche al commercio a prezzi ipertrofici di farmacie con consistenti o modesti fatturati che operano comunque in un mercato chiuso e con concessione pubblica.
Finisco su questo punto fondamentale del provvedimento segnalando, all'interno di un disegno condivisibile, il rischio che i nuovi assetti societari e di gestione, con l'ingresso nelle farmacie anche dei distributori all'ingrosso e intermedi, possano determinare un incremento del consumismo farmaceutico (assolutamente non auspicabile), una difficoltà per una efficace farmacovigilanza, e inoltre fenomeni di concentrazione proprietaria e finanziaria che potrebbero determinare una sofferenza insostenibile per quelle migliaia e migliaia di piccole farmacie che operano nelle aree rurali e di piccolissima consistenza demografica, assicurando comunque un prezioso servizio per la salute di tanti italiani e tante piccole comunità!
Concludo con una sobria considerazione sulla norma (articolo 22-bis, commi 2 e seguenti) che proroga per l'ennesima volta l'utilizzo di studi medici esterni per l'attività professionale intra moenia per gli operatori del SSN.
La XII Commissione, nel formulare il suo parere alle Commissioni V e VI, ha auspicato misure cogenti e concrete per evitare che anche al termine del prossimo anno (31 luglio 2007) si possa giungere con la esigenza di una ulteriore proroga.
La fine del tempo parziale per i medici ed i professionisti del SSN ha rappresentato una svolta salutare e positiva.
Con quell'atto coraggioso e necessario (in larga misura varato per la tenacia e la lungimiranza del ministro Bindi) i medici del SSN hanno in larghissima maggioranza optato per un impegno totale nelle strutture pubbliche con evidenti benefici per iPag. 80cittadini che possono usufruire più largamente delle migliori professionalità esistenti nel SSN e quindi anche con un ulteriore sviluppo del rapporto di fiducia medico-paziente.
Grazie alla nuova normativa l'attività professionale intra moenia è cresciuta, si è valorizzato il lavoro di équipe e anche il ruolo troppo a lungo mortificato degli operatori sanitari non medici.
Questo processo virtuoso deve giungere però a un approdo definitivo, portando dentro le strutture pubbliche tutta l'attività libero-professionale degli operatori dipendenti del SSN.
L'attività intra moenia allargata agli studi privati esterni doveva essere transitoria e congiunturale; ora rischia di strutturarsi e di consolidarsi attraverso rapporti che in alcune realtà appaiono poco limpidi e poco coincidenti con gli interessi generali dei cittadini.
Per questo la XII Commissione suggerisce sanzioni e provvedimenti concreti nei confronti delle regioni e delle ASL inadempienti.
Finisco, signor Presidente. Questo provvedimento darà frutti sicuramenti positivi per la crescita e la modernizzazione della società italiana.
Una società oggi attraversata da difficoltà e sfide molto impegnative ma ricca anche di grandi ed inespresse potenzialità. Penso che questa legge aiuterà la ripresa del paese e penso, in particolare, che questa legge andrà incontro ai giovani del nostro paese, farà spazio alle loro energie vitali, alla loro fantasia, alla spinta che vogliono e possono imprimere non solo alla loro vita ma anche alla crescita civile complessiva del nostro paese.