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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (A.C. 1610) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 14,05).
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1610)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1610 sezione 1).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo segnatamente per ricordare che è iscritta all'ordine del giorno della I Commissione la deliberazione del parere, per quanto concerne i profili di costituzionalità, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251. In questo momento, l'ordine del giorno dell'Assemblea, come lei ha testé annunciato, prevede invece l'esame di questioni pregiudiziali: in tal modo, dunque, si affronterebbe l'argomento anche e soprattutto sotto questo specifico aspetto.
Mi sembra che tutto ciò, per quanto si voglia imporre al Parlamento un ritmo anormalmente accelerato nell'esaminare questo più che discusso provvedimento - il quale è molto dibattuto soprattutto sotto il profilo delle violazioni costituzionali, con particolare riferimento ai poteri delle regioni, su cui esso interviene -, rappresenti un modo di procedere inaccettabile.
Proporrei pertanto a lei, signor Presidente, nonché all'intera Assemblea, di non procedere alla trattazione delle questioni pregiudiziali all'ordine del giorno e di rinviarne l'esame quanto meno alla prossima settimana, al fine di non incardinare la discussione sulle linee generali del decreto-legge in oggetto.
Esso, infatti, richiede prima un'adeguata ponderazione, nonché il rispetto dei pareri che ciascuno di noi vuole esprimere. Si deve consentire, in altri termini, alla Commissione affari costituzionali di licenziare un parere espresso cognita causa. Mi sembra, quindi, che procedere in questo momento all'esame delle questioni pregiudiziali presentate costituirebbe una «violenza procedurale», nonché una dimostrazione di scarso rispetto nei confronti dei gruppi e dei singoli parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, lei sa che il regolamento ci impone di iscrivere all'ordine del giorno le questioni pregiudiziali entro sette giorni dal loro annunzio. Ciò è avvenuto, e dunque per noi ha rappresentato un fatto imprescindibile.
Vorrei ricordarle, peraltro, che su tale decisione si è registrato anche il consenso della Conferenza dei presidenti di gruppo, poiché l'odierno ordine del giorno dell'Assemblea è stato deliberato in tale sede.
Comprendo le motivazioni che lei ha rappresentato; tuttavia, la Presidenza nonPag. 57può sottrarsi al dovere di procedere all'esame delle questioni pregiudiziali presentate.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi) per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione, si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, come lei giustamente ha annunciato, intendo illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito ed altri n. 1 per conto del gruppo di Forza Italia, poiché interverrà anche uno dei colleghi di Alleanza Nazionale che l'hanno sottoscritta.
Signor Presidente, nel formulare la sua osservazione (che condivido), l'onorevole Benedetti Valentini non ha purtroppo incontrato il suo consenso. Entrando nel merito della questione pregiudiziale presentata, vorrei tuttavia che i colleghi prestassero maggiore attenzione nei confronti di un argomento che può apparire insignificante, ma che risulta invece importante, poiché riguarda tutto il territorio...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Misuraca, ma vorrei avvertire i colleghi che le questioni pregiudiziali presentate saranno successivamente poste in votazione: quindi, li invito ad organizzarsi tenendo conto di tale circostanza.
Prego, onorevole Misuraca, prosegua pure.
FILIPPO MISURACA. Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi, per l'appunto, poiché la questione pregiudiziale che sto illustrando riguarda un provvedimento che riteniamo «camuffato».
Il Governo, infatti, ha varato un decreto-legge recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica, che noi definiamo, impropriamente, legge sulla caccia; quindi, cari colleghi, occorre prestare attenzione. Mi rivolgo anche ai deputati della maggioranza: infatti, dal decreto-legge in esame, se non dovesse essere adeguatamente seguito, potrà derivare anche qualche nocumento di carattere politico nel vostro territorio.
In effetti, analizzando il contenuto del decreto-legge sorgono, a nostro avviso, inevitabili conflitti di competenza legislativa tra lo Stato e le regioni, che mettono fortemente in discussione la correttezza dei rapporti tra le istituzioni e confermano, ancora una volta, come le modifiche del Titolo V della Costituzione anche in tema di tutela della fauna selvatica e regolazione del prelievo venatorio, contenute nell'articolo 117 della Costituzione, modificato dal Governo di centrosinistra nel corso della XIII legislatura, abbiano recato un'enorme confusione nel nostro paese, paralizzando l'intero sistema legislativo, come testimoniano gli innumerevoli ricorsi alla Consulta.
Il provvedimento in esame risulta, quindi, ambiguo e dannoso e le sue ripercussioni negative sul piano economico e sociale non tarderanno ad emergere in tutta la loro complessità. Questo lo abbiamo constatato anche in Commissione agricoltura audendo ben 23 soggetti facenti parte del mondo dei cacciatori, del sistema produttivo, della Conferenza Stato-regioni e sei assessori all'agricoltura e alla caccia di regioni non solo di centrodestra, ma anche di centrosinistra: in questo sono stati tutti uniti. A nostro avviso, il Governo non ha effettuato quella concertazione che il sottosegretario Tampieri, invece, non vuole accettare e definisce come confronto: noi la chiamiamo concertazione con le regioni italiane, come prevede il Titolo V della Costituzione. Non ha aperto un confronto con le categoriePag. 58economiche e sociali interessate, in quanto risulta abbastanza evidente l'illegittimità costituzionale del decreto-legge.
Cari colleghi, il decreto-legge è stato impugnato da alcune regioni presso la Corte costituzionale per evidente mancanza dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Mentre stiamo discutendo in questa sede, la regione Lombardia e la regione Veneto stanno predisponendo, ognuna per proprio conto, un ricorso per illegittimità costituzionale. A rendere ulteriormente confuso lo scenario, è stata la decisione del TAR del Lazio e del Piemonte di sospendere i calendari venatori nella parte riguardante la preapertura anche in Emilia-Romagna, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria, annullando in pratica da subito la possibilità di esercitare l'attività venatoria.
Il provvedimento arriva addirittura a prevedere - ed è questo il punto importante del nostro intervento - l'abrogazione di leggi regionali, in palese contrasto con la Costituzione, unitamente ad un insieme di vincoli ingiustificati. La prevista abrogazione delle leggi regionali, infatti, è contro i principi dell'autonomia regionale, anche perché si tratta di limiti ad una materia di esclusiva competenza regionale; ed è su questo, cari colleghi, che vi invito a riflettere.
Non può nemmeno invocarsi il disposto dell'articolo 10 della legge 10 febbraio 1953, n. 62, recante costituzione e funzionamento degli organi regionali, dove viene disposto che la sopravvenienza di una disciplina statale di principio comporta l'abrogazione delle disposizioni regionali incompatibili. Ai sensi della cosiddetta legge La Loggia, n. 131 del 2003, concernente il nuovo testo unico sugli enti locali, è necessaria la collaborazione delle regioni, nello spirito dell'articolo 117, comma 5, della Costituzione.
In definitiva, il decreto-legge in esame contiene una serie di norme volte a comprimere le competenze legislative attribuite alle regioni dall'articolo 117 della Costituzione e desta forti perplessità in ordine alla correttezza istituzionale dei meccanismi di esercizio del potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle regioni.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, quando il provvedimento verrà discusso in aula, con i nostri emendamenti dimostreremo anche che viene distrutto il comparto produttivo per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici e per quanto riguarda l'articolo 4, secondo cui l'ENEL deve risistemare gli elettrodotti, con un costo di circa 700 milioni di euro che inciderà certamente sulle tasche dei cittadini.
Alla luce di questi argomenti, cari colleghi, noi, come gruppo di Forza Italia, vi chiediamo di votare la questione pregiudiziale, per evitare che si arrechi tanto danno.
L'ultima riflessione è di carattere politico: le regioni, anche di centrosinistra, come dicevo, sono contrarie a questo provvedimento. Signor sottosegretario, c'è una notizia dell'ANSA di un'ora fa che afferma che il ministro dell'agricoltura De Castro dice che sta lavorando per trovare un'intesa forte con le regioni. Deve trovare un'intesa forte anche con il Parlamento! È qua dentro che il ministro De Castro deve venire a discutere con noi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Egli dice anche di essere preoccupato, e noi alimentiamo la sua preoccupazione, perché non solo faremo ostruzionismo, ma siamo convinti delle nostre tesi e sosterremo la tesi per cui questo Governo deve ritirare il decreto, se non viene approvata la nostra pregiudiziale; o, addirittura, faremo in modo di farlo decadere, per poi uniformarci all'Unione europea, ma non certamente con un colpo di spugna o di mano, come voi avete fatto [(Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Avverto i colleghi che le Commissioni sono state sconvocate. Alcuni colleghi mi avevano chiesto di darne conto, perché, in particolare, era convocata laPag. 59Commissione di vigilanza RAI. È stata disposta la sconvocazione delle Commissioni proprio per consentire all'Assemblea di votare.
L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur comprendendo lo stato di difficoltà in cui si trova l'Assemblea, dopo avere lavorato intensamente per tante ore, non posso sottrarmi dall'illustrare la pregiudiziale presentata dal sottoscritto e dal mio gruppo. Ciò per una ragione semplicissima: questo provvedimento, che peraltro riguarda la conservazione della fauna selvatica, è in palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione, perché richiama la direttiva comunitaria 79/409/CEE per giustificare la necessità e l'urgenza di adottare un decreto-legge.
La relazione che ha accompagnato il provvedimento del Governo è totalmente infondata, perché richiama solo ed esclusivamente il venir meno di interventi comunitari se non fosse approvato il decreto-legge. Noi diciamo che questa è una falsità e che la motivazione che accompagna il provvedimento non è assolutamente vera.
C'è di più: avremmo anche potuto votare alcune parti del provvedimento, ma - signor sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali, la sua presenza in questo momento, forse, è insussistente - avete saputo inserire un comma all'articolo 3 che, dopo avere parlato di attività faunistico-venatoria e quant'altro, recita: vi è il divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento dei rifiuti. Cosa c'entrano in questo provvedimento, che parla di fauna selvatica, gli impianti di depurazione, le discariche e il trattamento dei rifiuti? Vorremmo saperlo.
Qui c'è un imbroglio. Volete inserire una materia che non è di competenza del settore agricolo e minacciate, nella relazione, che l'agricoltura perderebbe gli interventi comunitari se non approvassimo tale provvedimento. C'è di più: si tratta di questioni ancora più gravi. Mentre alcune regioni stanno compiendo notevoli sforzi per attivare gli impianti di trattamento dei rifiuti - cito la Sicilia -, con le grandi difficoltà esistenti nell'allocazione e nell'ubicazione di questi impianti, voi, con un emendamento di due parole, volete sottrarre tale competenza ai responsabili governi regionali, che vogliono mettere in funzione tali impianti per il trattamento dei rifiuti.
Cosa c'entra lo stop agli impianti eolici? Cosa c'entra lo stop alla realizzazione degli elettrodotti? Peraltro, indirettamente, abbiamo sentito responsabili dell'ENEL affermare che, qualora entrassero in vigore queste norme, la bolletta aumenterà almeno di dieci centesimi per ogni chilowattora. Queste sono le ragioni per le quali abbiamo presentato la questione pregiudiziale.
Per non parlare del fatto che ci saranno anche molte responsabilità sul piano finanziario. Infatti, la riapertura e l'attivazione di questi nuovi impianti costerebbero molto allo Stato italiano.
Per queste ragioni, chiediamo all'Assemblea di votare a favore della mia questione pregiudiziale n. 2 [(Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno illustrato le due questioni pregiudiziali presentate. Vorrei aggiungere che, da parte del gruppo di Alleanza Nazionale, è in corso una battaglia forte e determinata contro questo provvedimento. È tale nel paese, ma anche all'interno delle aule parlamentari e delle istituzioni, attraverso l'azione dei nostri assessori regionali, in particolare quelli del Veneto e della Lombardia.
Illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità su questo argomento è estremamente semplice: mai come in questa occasione, il legislatore e il Governo,Pag. 60attraverso un decreto-legge, hanno prevaricato una normativa di esclusiva competenza regionale. Stiamo parlando della regolazione dell'attività venatoria, che è di esclusiva competenza regionale. Il Governo ha deciso di intervenire a gamba tesa e lo ha fatto, guarda caso, poco prima dell'apertura della stagione venatoria.
Leggendo il provvedimento e considerando l'opportunità politica per cui si è deciso di presentare il decreto-legge in questo periodo, si capisce come quest'ultimo sia fortemente condizionato da un fondamentalismo anti-caccia, che contraddistingue parte della maggioranza del centrosinistra e che di fatto influenza anche tutta la coalizione di centrosinistra.
Spesso accade che, anche a livello territoriale, ci si trovi a ragionare con colleghi di entrambi gli schieramenti sull'attività venatoria. Oggi, coloro che praticano questa attività sanno molto chiaramente chi sono gli avversari e chi, invece, desidera che l'attività venatoria possa procedere, nel rispetto dell'equilibrio ambientale.
Questo provvedimento è assolutamente incostituzionale, innanzitutto, perché non vi sono le caratteristiche di necessità ed urgenza. Esso interviene su una materia rispetto alla quale sfido chiunque a individuare un fenomeno di emergenza al quale rispondere attraverso un decreto-legge.
Dell'esclusiva competenza delle regioni ho già parlato.
Inoltre, si introduce un tema che mi auguro la maggioranza voglia affrontare con grande serietà: mi riferisco al potere sostitutivo dello Stato. Qualora questo provvedimento non fosse modificato, introdurremmo per la prima volta la possibilità da parte del Governo di annullare non solo provvedimenti amministrativi adottati dalle regioni, ma addirittura provvedimenti di legge. In altri termini, il Governo si assume il potere di annullare provvedimenti di legge delle regioni.
Tutti questi problemi sono stati segnalati dal Comitato per la legislazione, che ha il compito di esprimere i pareri sulla qualità dei testi normativi, affinché il legislatore non si induca in errore quando interviene su materie di questa delicatezza.
Non si capisce perché la maggioranza intenda procedere in questa maniera. Abbiamo vissuto all'interno della Commissione agricoltura - con il collega Bellotti e con altri colleghi del gruppo - una mancanza assoluta di dialogo, che succede a quella nei confronti delle regioni stesse. Il Parlamento viene espropriato, mentre la Conferenza Stato-regioni e le associazioni venatorie fortunatamente sono state recuperate quanto meno nel dialogo e nella consultazione da parte della Commissione, ma mai consultate dal ministro competente. Addirittura quest'ultimo, prima ancora che la Conferenza Stato-regioni potesse esprimere il proprio parere, convoca gli assessori regionali all'ambiente, pur consapevole che molti di questi non hanno competenze sull'attività venatoria.
Dunque, i profili di costituzionalità che vengono evocati da questa pregiudiziale sono molto fondati; mi auguro che vi sia la possibilità da parte del Parlamento di ravvedersi e di rinviare alla Commissione il necessario approfondimento di questo provvedimento. Esso è fondato - lo ripeto - su una volontà di persecuzione nei confronti dell'attività venatoria, sia per quanto riguarda l'attività nelle zone di protezione speciale, sia per quanto riguarda la possibilità di attuare le deroghe regionali in relazione alle specie cacciabili.
Una questione che è prevista all'interno delle direttive europee: dunque, non è giusto né corretto che i sostenitori di questo decreto-legge dicano che è necessario uniformarsi all'Europa tramite esso, poiché le deroghe sono già previste dall'ordinamento europeo e, in particolare, sono necessarie quando vi è la possibilità di cacciare determinate specie che possono danneggiare l'agricoltura. Siamo tra coloro che difendono soprattutto la caccia tradizionale; crediamo che il rispetto delle direttive europee debba essere assoluto, ma che, in questi termini, il decreto sia contraddistinto non solo da profili di incostituzionalità, ma altresì da un fondamentalismoPag. 61che rimette in discussione il punto di equilibrio trovato con legge n. 157 del 1992. In tal modo, si rimettono in conflitto agricoltori, cacciatori e ambientalisti: a questo disegno perverso e machiavellico noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Presidente, anche noi della Lega Nord sosteniamo queste pregiudiziali di costituzionalità.
Dall'articolato di questo provvedimento, che è stato emanato - lo ricordo - il 16 agosto, dunque in piena estate, si evince che non vi era alcuna misura d'urgenza che rendesse necessario un decreto-legge. Evidentemente, invece, il Governo ha deciso di intervenire sul settore della caccia in piena estate, senza concertare il provvedimento con le associazioni del settore, tant'è che nessuna associazione venatoria era stata sentita prima dai ministri competenti. Il Governo ha deciso, prendendo la palla al balzo rispetto ad alcune iniziative europee che mettevano sotto osservazione l'operato del nostro paese, di emanare un decreto che tende a vessare i diritti dei cacciatori e che è assolutamente restrittivo, dal momento che supera in larga misura le iniziative legislative per ottemperare alle richieste dell'Unione europea. Era sufficiente un disegno di legge, che poteva essere discusso nelle Commissioni competenti, concertato con le associazioni di categoria e poi, chiaramente, discusso in quest'aula.
Questo Governo, invece, contravvenendo a quello che ha sempre detto in campagna elettorale, cioè di voler avere un confronto anche con le associazioni, con il territorio e con i cittadini, ha deciso di emanare questo decreto-legge mettendo in assoluta difficoltà tutto il mondo venatorio.
Non solo: questo decreto interviene contro le regioni, le quali non sono state sentite, come ricordato dal collega che mi ha preceduto. In audizione, ieri, sono arrivati i rappresentanti e gli assessori regionali che hanno la delega sulla caccia, lamentandosi dell'operato di questo Governo. La caccia è di competenza regionale, ma si mette in discussione anche la caccia in deroga, che era stata regolata soprattutto perché la Lega Nord era intervenuta a difesa di tale possibilità.
Le regioni Lombardia e Veneto si sono espresse in maniera durissima contro il Governo e lo stesso rappresentante della regione Toscana, che non è di centrodestra, si è lamentato molto contro il Governo, autore di un'iniziativa che lede diritti e competenze delle regioni. Evidentemente, la parte più radicale di questo Governo, quella ambientalista, quella cieca, quella che contrasta in maniera dogmatica sia la tradizione della caccia sia i cacciatori, è riuscita a portare avanti le sue iniziative, i suoi diktat, a condizionare l'intero Governo e a far adottare in via d'urgenza un provvedimento che, invece, poteva essere sicuramente concertato.
Conosciamo i problemi che dobbiamo fronteggiare (le procedure di infrazione), ma si poteva evitare di colpire i cacciatori, persone che pagano diverse centinaia di euro di tasse e che chiedono soltanto di poter andare a caccia sul nostro territorio la domenica. Il loro diritto viene fortemente messo in discussione da questo Governo. Noi lo sapevamo e, in campagna elettorale, avevamo messo in guardia, anche nelle regioni in mano al centrosinistra, quei tanti cacciatori che hanno dato il voto al centrosinistra e che sono stati da quest'ultimo ingannati. Ricordo che solo nella regione Toscana sono 110 mila i cacciatori attivi: erano i primi a manifestare qui a Roma, questa estate, contro il Governo!
Abbiamo assistito alla protesta dei tassisti ed a quelle delle associazioni di categoria; ora, protestano i cacciatori: probabilmente, ogni provvedimento di questo Governo provocherà la sollevazione non dei centri sociali, non dei sindacati (i cui militanti venivano portati qui con i pullman gratuitamente), ma dei cittadini onesti, di quelli che pagano le tasse e che, tuttavia, si vedono vessati e penalizzati da questo Governo.Pag. 62
Noi svolgeremo la massima opposizione contro il decreto-legge in esame: l'abbiamo già fatto presentando tantissimi emendamenti ...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...
FEDERICO BRICOLO. ...e continueremo a farlo, in Commissione ed in Assemblea. Noi stiamo dalla parte dei cacciatori, i quali sono penalizzati da un Governo che è schiavo dei diktat del centrosinistra e delle associazioni ambientaliste più radicali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'ultimo intervento è quello dell'onorevole Franci. Ha facoltà di parlare, onorevole Franci.
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, tenterò brevemente, anzi telegraficamente, di riassumere le ragioni che ci spingono ad esprimere un voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate dal centrodestra.
Esse ruotano intorno a tre questioni fondamentali: la prima riguarda la mancanza dei presupposti di necessità ed urgenza, come previsto dall'articolo 77 della Costituzione; la seconda concerne una sorta di conflitto che si aprirebbe tra le legislazioni regionali e quella nazionale; la terza è rappresentata dalla presenza nel decreto-legge di disposizioni relative ad importanti impianti tecnologici in zone di protezione speciale.
Riassumerei le ragioni di necessità ed urgenza che giustificano il provvedimento partendo da una domanda: se il decreto-legge non fosse stato adottato dal Governo, quale sarebbe, oggi, la situazione del paese dal punto di vista dei rapporti con l'Unione europea?
Comincio da questo aspetto perché non si tratta di una questione secondaria. Intanto, per rispondere all'ulteriore procedura di infrazione (peraltro, reiterata), è prescritto un termine di sessanta giorni. Inoltre, entro il 1o gennaio 2007, la Commissione europea dovrà dare il via a fondi di sviluppo rurale, che oggi non vengono approvati - per il nostro paese, per le nostre regioni - proprio a cagione della gravità delle procedure di infrazione aperte a nostro carico in sede europea. Ebbene, credo che tentare di sbloccare i predetti fondi per lo sviluppo rurale, che rappresentano una grande risorsa per il mondo agricolo e per gli investimenti regionali in agricoltura, sia uno dei primi compiti, dei primi doveri che il Governo doveva assolvere.
Sempre sotto il profilo dell'urgenza, viene offerta la possibilità di reimmettere, per così dire, nel patrimonio legato all'attività venatoria, quattro milioni di ettari di territori che, senza il provvedimento, sarebbero stati esclusi (la qual cosa avrebbe determinato incertezze, caos ed illegalità).
Quindi, ci sentiamo di affermare che il provvedimento in esame risponde a due questioni fondamentali sotto il profilo dell'urgenza: prima di tutto, si tratta di legalizzare, di armonizzare rispetto alle politiche ed alle scelte comunitarie, di valorizzare l'esperienza ambientale ed i sistemi ambientali del nostro paese.
Sulle altre due questioni - ed ho concluso -, vorrei riferirmi alle considerazioni svolte dalle forze di minoranza relativamente al conflitto con le regioni e ad alcuni siti di particolare rilevanza nelle aree protette.
Vorrei far presente che potremmo anche appellarci alle sentenze della Corte costituzionale (ad esempio la recente sentenza n. 313 del 2006) o all'articolo 120 della Costituzione, e ciò per far presente che tali materie sono di competenza dello Stato: non è però su questo fronte che vorrei portare le mie argomentazioni.
Ai rappresentanti di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega vorrei dire che, se avessero avuto la pazienza di rimanere ieri sera durante i lavori della Commissione di merito, avrebbero potuto toccare con mano che la Commissione stessa non è stata insensibile alle consultazioni e alle audizioni che sono state svolte, e anzi ha tenuto conto di molti dei rilievi che sono stati avanzati.
Per tale motivo, l'auspicio che formulo e che formuliamo è quello non solo diPag. 63respingere le questioni pregiudiziali al nostro esame, ma di procedere velocemente all'approvazione del decreto-legge in questione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che il deputato De Brasi non è riuscito a votare.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare.
A norma del comma 2 dell'articolo 47 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.
La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,50.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dovremmo ora procedere nuovamente alla votazione delle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n.1 e Ruvolo ed altri n. 2, nella quale è precedentemente mancato il numero legale.
Tuttavia, apprezzate le circostanze la votazione è rinviata ad altra seduta.
FILIPPO MISURACA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, apprezzate le circostanze, lei sta rinviando il voto ad altra seduta; tuttavia, domani, all'ordine del giorno, vi sarebbe, tra gli altri punti, la trattazione di questo decreto-legge e, quindi, la discussione generale. A me personalmente non sembra opportuno rinviare il voto, posto che proprio l'esistenza di questioni pregiudiziali non consente assolutamente di entrare nel merito dell'argomento domani: si tratta di pregiudiziali estremamente importanti.
Signor Presidente, nei cinque anni trascorsi ho avuto modo di apprezzarla molto in qualità di capogruppo del suo partito. Più volte ho visto sollevare l'argomento che oggi mi trovo a difendere. Mi auguro che lei rifletta attentamente prima di assumere una decisione. Opportunità politica e logica parlamentare vorrebbero che l'argomento di domani venisse rinviato a dopo il voto sulle pregiudiziali.
GIUSEPPE RUVOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE RUVOLO. In considerazione della mancata votazione e tenuto conto che i lavori dovranno ricominciare comunque domani mattina, ritengo che non vi siano le condizioni minimali per potere avviare questo percorso. Farò una proposta molto concreta e sintetica: rinviare tutto a martedì mattina, sia la discussione generale, sia il restante iter del provvedimento in esame.
Confido molto nella sua lungimiranza, soprattutto, per dare possibilità ai tanti colleghi assenti in questo momento di organizzarsi. Ritengo che, con molta probabilità, domani lo scenario odierno si ripeterà. Mi rivolgo a lei affinché i lavori possano essere rinviati a martedì prossimo.
MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per segnalare un fatto.
Prima dell'interruzione dei nostri lavori in quest'aula per la mancanza del numero legale, la Commissione parlamentare di vigilanza RAI ha lavorato per diverse decine di minuti mentre, contemporaneamente, l'Assemblea era nel pieno della sua attività, essendo previste anche delle votazioni.Pag. 64Il problema è stato immediatamente fatto presente anche in quella sede, però vorrei - per questo le rivolgo un invito in tal senso - che il Presidente della Camera si facesse latore di un invito a tutte le Commissioni affinché non inizino i propri lavori quando si stanno svolgendo discussioni in aula, particolarmente se sono in corso votazioni. È successo che, mentre molti di noi correvano da una parte all'altra, in aula è mancato il numero legale.
ANTONIO LEONE. Ha ragione!
MARCO BELTRANDI. Per questa ragione, non abbiamo potuto ascoltare direttamente, in viva voce, un'audizione importante come quella del presidente della RAI. Naturalmente, non si tratta di qualcosa di irreparabile, perché c'è sempre il resoconto stenografico, però, vorrei che rimanesse agli atti questa mia puntualizzazione, affinché sovrapposizioni simili non abbiano a ripetersi.
PRESIDENTE. Questa è un'altra questione, e le rispondo subito. Mi pare che anche gli onorevoli Giachetti e Migliori vogliano intervenire su questo argomento.
Abbiamo disposto immediatamente la sconvocazione delle Commissioni della Camera, poiché avevamo la facoltà di intervenire; invece, per quanto riguarda la Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, trattandosi di una Commissione bicamerale, abbiamo rivolto un pressante invito al presidente affinché tenesse conto del calendario dei lavori della Camera. La nostra richiesta è stata accolta dopo la seconda sollecitazione, quando, purtroppo, era tardi. Infatti, i colleghi della Camera presenti a quella riunione non sono riusciti a raggiungere l'aula di Montecitorio. Questa è sicuramente una delle ragioni per cui questa mattina non è stato possibile raggiungere il numero legale prima della sospensione dei lavori.
Riprendiamo ora le questioni sollevate sull'ordine dei lavori dai colleghi Misuraca e Ruvolo. L'onorevole Giachetti ha chiesto di intervenire sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente non intendo sostituirmi alla Presidenza, che deciderà anche in base alle proprie competenze.
Vorrei solo ricordare ai colleghi che sono intervenuti che sono un deputato alla seconda legislatura. Credo che nella scorsa legislatura sia accaduto decine di volte che, in pendenza di una pregiudiziale, si siano svolte discussioni sulle linee generali.
Dunque, vorrei ricordare ai colleghi che si tratta di un provvedimento iscritto all'ordine del giorno su decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Segnalo, peraltro, che per quanto riguarda il voto su questa pregiudiziale, originariamente, non era dato per scontato che si procedesse questa settimana. Si è tentato di farlo; oggi ci sono stati legittimi atteggiamenti dei gruppi che hanno portato a far slittare questo dibattito in un'ora abbastanza inconsueta; tuttavia, credo che la nostra programmazione ordinata dei lavori possa tranquillamente procedere anche domani, con l'incardinamento della discussione sulle linee generali.
La richiesta che, signor Presidente, le avanzo da parte del gruppo dell'Ulivo è l'incardinamento della discussione sulle linee generali del provvedimento in questione.
Darei per scontato, ma nessuno può affermare una cosa o l'altra, che la maggioranza sarà in grado di respingere le questioni pregiudiziali che sono state presentate. Dare per scontato che le pregiudiziali saranno approvate e che non si possa passare alla discussione sulle linee generali denota un eccesso di fiducia rispetto alla nostra incapacità di tenere la maggioranza (Commenti del deputato Ascierto). Lo vedremo, non c'è nulla di meglio che verificarlo, onorevole Ascierto.
Così come previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, così come previsto dall'accordo dei gruppi, così come previsto da un buon ed ordinato andamento dei nostri lavori, domani potremo continuare tranquillamente con la discussione sulle linee generali, e poi si procederà alla votazione delle questioni pregiudiziali, quando saranno previste votazioni.Pag. 65
Ci rimettiamo alla decisione della Presidenza, ovviamente, ma desideravamo esprimere il nostro avviso riguardo a questo argomento.
PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Migliori, che aveva chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, non contesto l'osservazione del collega Giachetti circa i precedenti della passata legislatura su tale questione. Io vorrei fare riferimento, come i colleghi Misuraca ed il collega dell'UDC che mi ha preceduto, al buon senso della Presidenza su un punto: qui siamo chiamati a discutere, non a caso, su questioni che vengono definite dal nostro regolamento, perché sono tali, questioni pregiudiziali. Che senso ha un dibattito di carattere generale, un confronto politico a tutto campo in quest'aula sub iudice, stante l'esigenza da parte di quest'Assemblea di pronunciarsi comunque su questioni che, non a caso, vengono definite pregiudiziali?
Allora, se la prassi ha modificato la natura della questione pregiudiziale, sarebbe bene che i nostri collegi della Giunta per il regolamento avanzassero una proposta di modifica terminologica. Non parlo da fiorentino; parlo, come tutti gli altri colleghi, da persona che padroneggia abbastanza la lingua nazionale: se è questione pregiudiziale, è questione che impedisce un giudizio di merito e di sostanza, a prescindere dall'esito possibile, scontato, della reiezione della questione pregiudiziale posta all'attenzione dell'Assemblea.
Altrimenti, non siamo più di fronte ad una questione pregiudiziale: siamo di fronte ad una questione che, anche da un punto di vista terminologico, ha bisogno di una definizione diversa. Oppure dobbiamo concludere che siamo in presenza di una prassi che di fatto ha, nel corso della passata legislatura, come anche della XIII legislatura, lesionato vivamente il senso e la lettera della questione pregiudiziale.
In altre parole, Presidente, al di là della questione specifica che ci troviamo a trattare, io penso che noi dovremmo tirare una linea, perché se la prassi svuota di senso e di sostanza il regolamento e la stessa terminologia del regolamento, noi alla fin fine avremo un regolamento che servirà più a essere un elemento di polemica strumentale tra di noi, piuttosto che uno strumento per un ordinato buon lavoro e buon funzionamento della nostra Assemblea.
Rimetto queste osservazioni alla sua riflessione, come sempre prudente su questi argomenti.
ANGELO BONELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Ci associamo, come gruppo dei Verdi, alla richiesta dell'onorevole Giachetti. Vorrei anche rivolgermi a chi mi ha preceduto, quando il collega sosteneva che, se dovessimo ragionare dal punto di vista prettamente etimologico, pregiudiziale vuol dire «prima del giudizio».
Tuttavia, se lei, onorevole, pensa che una discussione sia un giudizio, mi pare sbagli, in quanto il giudizio - è di tutta evidenza - è rappresentato dal momento in cui avviene la votazione.
Non ci possiamo quindi sottrarre ad una discussione che avverrà. Quando ci sarà il giudizio, si deciderà anche sulla pregiudiziale. Ciò è molto specifico, molto chiaro, molto lineare, quindi il regolamento non è assolutamente violato. Concorda anche lei con quello che dico io, è evidente, anche se lei arriva ad una conclusione del tutto diversa.
È evidente la strumentalità della posizione della destra in questo momento, nel non voler avviare una discussione su un testo molto importante che riguarda anche e principalmente i diritti degli animali. Non vorrei peraltro introdurre qui una discussione di merito, perché siamo in sede di discussione sulla pregiudiziale, ovvero prima del giudizio. La rassicuriamo comunque che prima del giudizio si deciderà sulla pregiudiziale.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Vorrei aggiungere qualche elemento di riflessione, oltre a quelli già esposti dai colleghi, rappresentando che qui non si tratta solo di una questione etimologica, anche se ha ragione il collega Migliori, perché altrimenti dovremmo parlare non di questione pregiudiziale, ma di questione giudiziale. Se non togliamo il prefisso «pre», è chiaro - non è una battuta - che viene tolto senso logico al significato di un atto di questa natura.
Detto questo, noi ci troviamo oggi a supportare, ove mai non rinviassimo la discussione generale di domani, una prassi contraria alla regola generale, in quanto la regola vuole che le questioni pregiudiziali si trattino prima della discussione generale.
Mi si dirà: ci sono stati degli strappi, la prassi molte volte ha consentito che la questione pregiudiziale venisse affrontata dopo la discussione generale. Mi si dirà, ne sono certo, da parte della Presidenza, che anche l'esame di tali questioni pregiudiziali era stato previsto per martedì, ove mai non vi fossero state votazione nella giornata di giovedì. Ma così non è stato! Le votazioni ci sono state. Il termine dei sette giorni ci imponeva comunque di svolgerlo prima, avevamo la possibilità di farlo perché sono state previste votazioni anche oggi; non possiamo quindi ritornare allo strappo della regola soltanto perché è mancato il numero legale.
Noi non dobbiamo dimenticare che in questa vicenda si innesta un'altra questione, che consiste nel fatto che le questioni pregiudiziali sono state poste in votazione ed è mancato il numero legale.
Non siamo nella regolarità, né con una questione pregiudiziale che viene posta all'ordine del giorno prima della discussione generale, né, tanto meno, fuori dalla regola generale e secondo una prassi (che non è poi del tutto costante) per cui viene esaminata dopo la discussione generale.
Quest'ultimo elemento ci porta a insistere sul fatto che, una volta che tutti siamo stati d'accordo di inserire prima della discussione generale l'esame di tali questioni pregiudiziali, le abbiamo poste in votazione. La votazione, poi, non ha avuto luogo. Staremo comunque nei termini, quello dei sette giorni, perché ne abbiamo affrontato la discussione, e anche nella logica del regolamento, che prevede che le questioni pregiudiziali siano discusse e votate prima della discussione generale.
Non vorrei che facessimo un uso del regolamento e della prassi antiregolamento simile a quello che si fa con la pelle di un organo di un animale quando la si allarga o la si restringe a piacimento. Quando si è presa una decisione, non si può stabilire di utilizzare la prassi nel momento in cui ci si è attenuti al regolamento, che prescrive di discutere e votare la questione pregiudiziale prima di iniziare la discussione sulle linee generali.
Presidente, non si tratta di una questione da sottovalutare; oltretutto, qualcuno ha ricordato che la sua posizione, quando egregiamente svolgeva il compito di capogruppo di un partito all'opposizione, era la stessa che le stiamo oggi rappresentando. Anche al collega Giachetti voglio ricordare che anch'egli nella passata legislatura sosteneva la stessa posizione.
In questa sede non si legifera per presunzione, votiamo e vediamo cosa viene fuori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro))!
BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Presidente, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno, debbo richiamare la Presidenza al rispetto del regolamento. Se ragioniamo di prassi, bisogna ricordare che esse sono in genere fuori dal regolamento o contro il regolamento. Quindi, non tanto e non solo per l'elemento specifico della discussione odierna, ma per iniziare questa legislatura in modo nuovo, con un'innovazione operata ritornando all'antico, le chiederei diPag. 67rispettare il regolamento e di lasciare da parte le prassi. Come ho già detto in privata sede ai suoi uffici, la pregiudiziale è tale proprio perché si vota prima dell'inizio della discussione.
PRESIDENTE. Sulla questione sollevata, osservo che la discussione sulle linee generali e l'esame delle questioni pregiudiziali rappresentano due procedimenti distinti. Del resto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si era espressamente previsto che, qualora nella giornata di oggi non fossero state svolte votazioni, l'esame ed il voto delle questioni pregiudiziali si sarebbe svolto nella giornata di martedì prossimo, pur rimanendo ferma l'effettuazione della discussione generale venerdì; ripeto: pur rimanendo ferma l'effettuazione della discussione generale venerdì.
La prassi integra il regolamento e, soprattutto, integra l'interpretazione del regolamento. Se noi citiamo i precedenti, è perché non si tratta di casi che registrano una violazione del regolamento, ma perché si tratta di precedenti che hanno definito l'interpretazione corretta del regolamento. Peraltro, non mancano i precedenti in cui l'esame delle questioni pregiudiziali relative ai decreti-legge ha avuto luogo dopo la conclusione della discussione sulle linee generali. Potrei citarli, sono diversi e riguardano le ultime due legislature. Siamo in presenza di una interpretazione assolutamente consolidata che ha integrato il regolamento in termini inequivocabili. Ciò non vuol dire che sia preclusa la possibilità - lo dico in particolare all'onorevole Migliori - di proporre una modifica del regolamento, una precisazione nel senso da lui auspicato, nella sede propria della Giunta per il regolamento.
Non vi sono pertanto ostacoli allo svolgimento nella giornata di domani della discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di attività venatoria. Voglio ricordare ai colleghi che la calendarizzazione dei provvedimenti è competenza della Conferenza dei presidenti di gruppo, che nella fattispecie si è pronunciata nel senso di non rendere equivoca anche l'interpretazione del caso che è alla nostra attenzione, perché era stata prevista specificamente l'ipotesi che, qualora non fossero state votate le questioni pregiudiziali, venerdì mattina si sarebbe comunque svolta la discussione sulle linee generali.
Quindi, stiamo rispettando pienamente non solo il regolamento, ma la deliberazione precisa in materia di calendarizzazione assunta dalla Conferenza dei capigruppo, con il consenso unanime.
Del resto, anche per rispondere alle osservazioni di carattere etimologico, ricordo che l'articolo 40 prescrive espressamente l'ipotesi che la discussione ordinaria delle pregiudiziali abbia luogo dopo lo svolgimento della discussione generale. Questo va ad ulteriore completamento dell'argomentazione che ho già sviluppato.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,12.