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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Gestione dell'emergenza rifiuti in Sicilia - n. 2-00026)
PRESIDENTE. L'onorevole Raiti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00026 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevole ministro, con la presente interpellanza chiedo che sia fatta un po' di chiarezza e che venga riportata un po' di legittimità e legalità riguardo al piano dei rifiuti in Sicilia. Come certamente il ministro - particolarmente attento a questa vicenda - saprà, la questione del piano rifiuti in Sicilia si protrae da parecchio tempo e, per quanto ne so, è costellata da una serie di violazioni, tra l'altro sancite anche da un'ordinanza del TAR di Catania, poi disattesa a seguito di una normativa successiva secondo cui a pronunciarsi in materia doveva essere il TAR del Lazio.
Le violazioni accertate dalla magistratura amministrativa, che qui sinteticamente riporto riservandomi poi di intervenire non appena conosciuta la risposta del ministro, sono numerose, a cominciare dal fatto che la conferenza dei servizi, che ha dato avvio alla realizzazione dei termovalorizzatori,Pag. 2è nulla, così come sancito nell'ordinanza del TAR del Lazio n. 1549 del 2005. Inoltre, la procedura presenta una serie di violazioni di norme sull'autorizzazione preventiva delle emissioni in atmosfera, che non sono state rilasciate dagli organi competenti (anzi, nonostante un parere negativo del direttore dell'ARPA Sicilia, cioè di un organo che si occupa specificatamente della materia, a livello nazionale, il capo di gabinetto dell'ex ministro diede un'autorizzazione che riteniamo assolutamente nulla).
Per di più, alcuni piani per la realizzazione di termovalorizzatori cadono su aree SIC, quindi sottoposte a misure di tutela comunitaria. A questo proposito, manca addirittura anche la valutazione di incidenza, così come previsto dalla legge. Vi sono poi violazioni del decreto legislativo n. 37 del 2003, che vieta che tali aree siano individuate in zone instabili o alluvionali.
Nel caso di specie - mi riferisco al termovalorizzatore che dovrebbe nascere in un'area del comune di Paternò, limitrofa al fiume Simeto, il più grande della Sicilia - per realizzare impianti di questo genere occorre, quanto meno, l'autorizzazione del genio civile che, invece, manca.
Tra l'altro, il TAR si spinge addirittura oltre un controllo di mera legalità, affermando che la localizzazione dei termovalorizzatori, così come determinata, comporta un vizio di logicità. Infatti, il TAR parla di illogicità delle scelte, poiché gli impianti sorgono in aree che non hanno i requisiti previsti dalla legge e, tra l'altro, alcuni di essi non si trovano in aree artigianali, come prevede la legge, ma in aree agricole. Inoltre, il piano dei rifiuti prevede uno spostamento dei rifiuti da una zona all'altra della Sicilia, senza pensare che i termovalorizzatori dovrebbero servire quanto meno le aree limitrofe a quelle nelle quali si producono i rifiuti stessi.
In estrema sintesi, ho voluto fare richiamo solo ad alcune censure di carattere di illegittimità e di illegalità, ma dagli accertamenti compiuti - e ne parlerò più approfonditamente in replica - risulta che vi è ancora un'enormità di atti illeciti ed illegittimi. Basti pensare che sul bando con cui è stato disposto il servizio di realizzazione dei termovalorizzatori è pendente una procedura di infrazione di fronte alla Corte di giustizia dell'Unione europea nei confronti dello Stato italiano, procedura che probabilmente porterà alla condanna proprio dello Stato italiano ed eventualmente alla messa in pristino di lavori realizzati in maniera difforme da quanto previsto dalla normativa europea.
Chiedo al signor ministro di darmi lumi sulle problematiche che ho evidenziato, riservandomi di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi parlamentari, l'interpellanza dell'onorevole Raiti chiede sostanzialmente l'annullamento dell'ordinanza ministeriale di attribuzione dei poteri del commissario delegato per l'emergenza rifiuti della Sicilia e, conseguentemente, l'annullamento dell'ordinanza 22 maggio 2006, nonché la valutazione sull'operato complessivo del commissario delegato, sia sotto il profilo delle competenze al medesimo attribuite sia sull'efficacia del mandato.
Al riguardo devono essere dati alcuni chiarimenti. Lo stato di emergenza dei rifiuti in Sicilia è formalmente finito il 31 maggio 2006, poiché la regione Sicilia ha chiesto la proroga dello stato di emergenza solo per la tutela delle acque e le bonifiche. Conseguentemente, il piano dei rifiuti, così come eventuali integrazioni o modifiche, sono in questa fase giuridicamente di competenza regionale. Il giudizio che, come ministro dell'ambiente, do sul piano dei rifiuti ho già avuto occasione, in molte sedi, di esprimerlo. Infatti, il piano modificava un precedente decreto commissariale, il n. 150 del 25 luglio 2000, che prevedeva un sistema di gestione basato suPag. 3una raccolta differenziata «spinta», almeno del 50 per cento. Il piano successivamente realizzato, quindi l'ultimo, al contrario, si attesta su una raccolta differenziata pari al 12 per cento della frazione umida e al 23 per cento di quella secca ed è funzionale addirittura a ben quattro inceneritori con recupero energetico.
È evidente, quindi, che dobbiamo tener conto che, come l'interpellante peraltro afferma, l'ordinanza n. 333 del 2 maggio 2003 sembra, più che altro, prendere atto del numero di impianti e della loro localizzazione, secondo quanto determinato dalle offerte degli operatori che si sono aggiudicati la gara rispondendo agli avvisi pubblici dell'agosto 2002. Quindi, paradossalmente, invece che una situazione del regolatore pubblico, è come se l'ordinanza sommi le proposte delle offerte private.
La situazione attuale della Sicilia è particolarmente difficile e, quindi, il giudizio sull'esito del commissariamento lo esprimono i dati. I dati APAT pubblicati lo scorso anno, ossia gli ultimi, relativi al 2004, documentano che negli anni del commissariamento nessun passo avanti significativo è stato fatto nella raccolta differenziata, che è ferma al 5,43 per cento. In tale percentuale sono compresi l'umido, il vetro, la plastica, il legno, i metalli, il tessile, gli elettrici, gli elettrodomestici e gli ingombranti. Concretamente ciò significa che, a fronte di una produzione di rifiuti pari a 2.400.000 tonnellate annue, ne sono state separate - e non si sa nemmeno se recuperate - solo 138 mila tonnellate.
Sulla prima delle richieste quindi, concernente il giudizio sulla gestione del commissariamento, credo che la lettura di questi dati dica molto sulle difficoltà esistenti.
Per quanto riguarda il piano, è difficile che possa essere considerato particolarmente avanzato, soprattutto sul versante della raccolta differenziata e sull'uso di impianti che hanno, tra i tanti problemi, anche quello di contribuire ulteriormente, come tutti gli inceneritori, a determinare per l'Italia un aumento delle emissioni, un aumento della CO2. Questo ovviamente è un problema di tutta Italia, e vi è quindi la difficoltà rappresentata dal fatto che bruciare rifiuti è in contraddizione con il Protocollo di Kyoto e con tutte le decisioni che abbiamo preso. È difficoltoso soprattutto aggiungere ulteriori emissioni, visto che abbiamo assunto l'impegno di ridurre in generale tali emissioni.
Questo tuttavia è un giudizio che il Governo esprime su un piano rifiuti, le cui valutazioni restano alla regione, pur nel rispetto delle regole (lei citava le localizzazioni di qualunque tipo di impianto, che devono tener conto dei luoghi, delle zone di protezione speciale, dei siti di interesse comunitario, delle necessarie autorizzazioni relative alle soprintendenze). Insomma, al di là della scelta impiantistica che si decide di fare, è necessario rispettare le regole sulle localizzazioni, che ovviamente non possono essere realizzate in misura contrastante con la necessaria compatibilità ambientale.
Si tratta di un'esigenza evidente, che il ministero ha ben presente, tanto è vero che, proprio perché mancava una tutela adeguata delle ZPS e del SIC, c'è stato un intervento sulla tutela di queste aree con provvedimenti che noi continueremo a perseguire.
In generale, noi riteniamo fondamentale che la valutazione di impatto ambientale non sia in qualche modo aggirata: ho dovuto dirlo anche recentemente in occasione di un errore operato dal Consiglio dei ministri, che (nonostante la decisione di non inserire nel decreto-legge una norma sbagliata sui dragaggi), per la confusione con cui è stata elaborata e definita la finanziaria, ha previsto un aggiramento delle normative che sarà, su richiesta del Ministero dell'ambiente, annullato, penso, nel corso del dibattito parlamentare, perché è impraticabile e in contrasto con quello che noi riteniamo.
Quindi, a tutto tondo, dobbiamo garantire il rispetto dell'ambiente nel nostro paese e delle procedure europee così come sono determinate.
Per quanto riguarda il procedimento autorizzativo degli inceneritori, abbiamo rilevato incongruenze tali da indurci a convocare una apposita conferenza di serviziPag. 4per avviare un procedimento di annullamento d'ufficio delle autorizzazioni alle emissioni rilasciate con decreti interministeriali, relativamente a dieci impianti di trattamento e incenerimento.
La conferenza si è svolta il 14 settembre, ed è stata aggiornata al prossimo 12 ottobre per consentire ai ministeri cointeressati (in quanto il decreto interministeriale prevedeva l'intervento, oltre che del Ministero dell'ambiente, anche del Ministero della salute e del Ministero dello sviluppo economico) di verificare le motivazioni giuridiche e tecniche che il dicastero dell'ambiente ha fornito, in modo assolutamente documentato, attraverso il lavoro dell'ufficio legislativo e delle direzioni interessate.
In sostanza, cosa rileviamo? Rileviamo che è mancata la fase procedimentale relativa all'autorizzazione integrata ambientale, in quanto nessuno organo del Ministero dell'ambiente è stato veramente coinvolto, contrariamente a quanto dichiarato negli atti autorizzativi. Dunque, per quanto ci consta e per quanto di competenza, ripetiamo, contrariamente a quanto affermato nei provvedimenti, che nessuna delle direzioni competenti del Ministero dell'ambiente ha mai rilasciato parere favorevole alla positiva conclusione dei provvedimenti. Non esiste un parere favorevole di nessuna delle direzioni del Ministero dell'ambiente.
L'autorizzazione alle emissioni in atmosfera è avvenuta al di fuori dei procedimenti istruttori invocati dal cosiddetto decreto Ronchi in vigore, precludendo così a tutti gli interessati un esame contestuale del problema con altri aspetti del piano rifiuti. Non è stata neppure attivata la disciplina del decreto legislativo n. 133 del 2005, relativo all'attuazione della direttiva 2000/76 della Comunità europea in materia di incenerimento dei rifiuti.
L'intervento sostitutivo da parte dello Stato, a fronte dell'inerzia delle amministrazioni regionali - perché paradossalmente in ciò si è anche inserito il fatto che era lo Stato a svolgere l'intervento sostitutivo -, risulta attivato oltre i limiti temporali previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988. A fronte, infatti, di una disciplina che prevede 60 giorni più 60 giorni - i primi per il provvedimento di competenza e i secondi per l'eventuale potere sostitutivo -, gli organi ministeriali detentori del potere sostitutivo, a seguito di inerzia, sono stati investiti dopo un lasso di tempo giuridicamente abnorme (oltre un anno), con conseguente carenza di potere. Infatti, i poteri sostitutivi o vengono esercitati nel lasso di tempo previsto o non sono più tali, determinando un caso evidente, giuridicamente fondato, di carenza di potere.
Infine, il piano dei rifiuti della Sicilia non è condivisibile per la sua impostazione, non essendo in sintonia con le scelte europee e con le migliori tecnologie esistenti sul mercato per l'impiantistica in materia di trattamento dei rifiuti (raccolta differenziata, riciclo, riuso). Ciò è quanto previsto dalla normativa europea alla quale, senza interferire nei poteri autonomi delle regioni, occorre uniformarsi.
Le scelte procedurali per un aspetto fondamentale del piano, come l'autorizzazione alle emissioni, sono ritenute dal Ministero dell'ambiente illegittime. La prossima conferenza dei servizi fornirà un punto di chiarezza formale e sostanziale e ci consentirà di aprire anche un confronto sereno con la regione Sicilia; infatti, l'intento del Governo è quello di perseguire una leale collaborazione istituzionale con comuni, province e regioni. Nella leale collaborazione vi è la serietà di essere garanti della correttezza delle procedure; pertanto, definita la necessità di procedere all'annullamento di atti viziati, mi auguro si possa verificare, insieme al Ministero della salute, a quello dello sviluppo economico e alla regione Sicilia, le iniziative da adottare per far sì che la Sicilia possa dotarsi del migliore e più avanzato sistema di smaltimento di rifiuti. Si tratta di un interesse comune, che non dovrebbe trovare differenze politiche tra centrosinistra e centrodestra, per garantire una minore produzione di rifiuti, una seria procedura di raccolta differenziata e soluzioni migliori per la collettività, nel rispetto della salute e dell'ambiente.
PRESIDENTE. Vorrei rivolgere, anche a nome dell'Assemblea, un saluto ai docenti ed agli alunni delle classi IV e V del Liceo ginnasio Augusto di Roma, presenti in tribuna.
L'onorevole Raiti ha facoltà di replicare.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, signor ministro, non posso che essere soddisfatto della risposta alla mia interpellanza, ma nello stesso tempo non posso non essere preoccupato per quanto dichiarato dal ministro in quest'aula, che tra l'altro conferma ciò che era stato già evidenziato dalla magistratura amministrativa.
Certamente, la preoccupazione è ancora maggiore se si pensa che l'ex commissario e presidente della regione ha emesso l'ordinanza oggetto di questa interpellanza nel mese di maggio, tre giorni prima della scadenza dei propri poteri commissariali e tra l'altro qualche giorno prima anche delle elezioni regionali. Ciò aumenta la preoccupazione, tenuto conto che emergono profili di palese illegittimità, così come è stato osservato dal ministro, che dovrebbero portare quantomeno ad un provvedimento di annullamento dell'ordinanza in considerazione della particolare gravità di taluni aspetti.
Voglio segnalare all'attenzione del signor ministro che a tutto ciò si deve aggiungere l'avvio di una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea contro lo Stato italiano; abbiamo, io ed altri colleghi, già rivolto talune interrogazioni al ministro Bonino, che verrà a rispondere la prossima settimana in sede di Commissione. La Corte di giustizia si pronuncerà a fine anno sulla procedura di infrazione diretta contro lo Stato italiano; nonostante i poteri siano ormai di competenza della regione, lo Stato italiano ha la necessità, ritengo, di intervenire non solo per assicurare il rispetto delle normative ma anche per evitare danni all'erario e alla propria azione.
La Corte di giustizia europea giudicherà su di una procedura nei confronti dello Stato italiano; quest'ultimo inoltre non si è costituito. In ambito europeo si è evidenziato che il bando sarebbe irregolare in quanto è stato pubblicato non sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee ma solo su alcuni giornali siciliani e di tiratura limitata; esso, poi, non ha rispettato tutte le procedure previste per i bandi di questo tipo e, tra l'altro, è stato inquadrato come bando per l'acquisizione di servizi e non per l'appalto della realizzazione di termovalorizzatori.
Ciò comporterà per lo Stato italiano, nell'eventualità che intervenga una condanna, un risarcimento non di poco conto, nonché il ripristino delle opere. Lo evidenzio perché il presidente della regione ha dichiarato che, nonostante queste situazioni siano all'attenzione delle autorità politiche e istituzionali a livello nazionale ed europeo, il piano va comunque avanti; mi risulta peraltro che per alcuni dei termovalorizzatori siano già iniziati i lavori.
Suggerirei quindi al signor ministro, considerato che in questo ambito intervengono competenze diverse, di sensibilizzare la Presidenza del Consiglio dei ministri; infatti, ritengo vi sia anche la necessità che la Presidenza del Consiglio dei ministri intervenga perché a suo tempo il potere di commissario dello Stato fu conferito dai Presidenti del Consiglio pro tempore e quindi, avendo tali organi istituzionali delegato il potere per intervenire, hanno anche il diritto-dovere di verificare se la delega sia stata esercitata bene. Reputo sia opportuno l'intervento dei ministri dello sviluppo economico e della salute e, in questo caso, anche del ministro per le politiche europee; umilmente darei tale suggerimento perché ritengo debba seguirsi un ragionamento complessivo per rimediare il prima possibile a questi guasti e a queste illegittimità.
Solo successivamente, così come dichiara il ministro (e condivido totalmente), si potrà tenere uno spirito di assoluta collaborazione con la regione Sicilia mettendo, per così dire, tutto sul giusto binario, sia con riferimento alla scelta politica sia, soprattutto, con riguardo alla legittimità della realizzazione di un piano deiPag. 6rifiuti adeguato al decreto Ronchi - decreto legislativo dello Stato italiano che deve esser rispettato fino a quando non sia modificato -, alle direttive europee e, soprattutto, alle tecnologie. Queste, oggi, ci consentono di avere un piano dei rifiuti che garantisca una raccolta differenziata vera, un riciclo vero e che non leda la salute dei cittadini già penalizzati. Tra l'altro, laddove dovrebbero sorgere le nuove strutture già esistono impianti precedenti che, realizzati nel corso degli ultimi trent'anni - mi riferisco per esempio all'impianto di Augusta -, hanno portato in quelle zone dei tassi di mortalità e di malformazione infantile notevolissimi; aggiungere ulteriore danno a questo danno già sussistente mi sembrerebbe un crimine veramente grave, da evitare assolutamente.
In conclusione, ringrazio il ministro per le attività già intraprese ed auspico che prima possibile si possa sospendere quello che irregolarmente è stato posto in essere, in modo da garantire alla Sicilia, al pari delle altre regioni, ciò che è giusto che abbia.