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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha predisposto un emendamento - che successivamente consegnerò - sostitutivo delle parti non ancora esaminate del decreto-legge, sul quale preannuncia, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, l'intenzione di porre la questione di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Il disegno di legge di conversione del decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, all'esame della Camera ha una particolare importanza, perché le norme in esso contenute sono orientate ad incidere in modo significativo sulla manovra di bilancio in via di compimento.
Nel corso dell'esame presso le Commissioni, è stato svolto un lavoro utile - di cui sono grato al presidente, ai relatori ed ai rappresentanti non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione -, un confronto serio; sono state accolte ampiamente proposte di modifica, alcune presentate anche da gruppi di opposizione, anche se non si è arrivati ad un testo condiviso, tant'è che il testo dell'emendamento recepisce quello approvato nelle Commissioni, con alcuni emendamenti, precisamente sette, che sono stati presentati dal Governo per l'esame in aula.
Per l'esame in Assemblea, sono stati presentati circa 460 emendamenti e, per le procedure vigenti riservate ai decreti-legge, è difficile pervenire ad una loro approvazione in tempi rapidi, che valutiamo compatibili con il percorso di esame della legge finanziaria. Questa mattina ne abbiamo avuto la riprova, tant'è che sono stati esaminati soltanto gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
Voglio fare una sottolineatura finale di carattere politico: si è di fronte ad un esito non positivo di un confronto e di un tentativo, che ci sono stati realmente e seriamente, anche da parte di forze dell'opposizione, non solo del Governo e della maggioranza, per evitare che si dovesse porre la fiducia sull'approvazione del decreto fiscale; un tentativo serio, che ci ha impegnato a lungo, nei giorni che ci sono alle spalle, per l'esito del quale posso personalmente essere amareggiato - e lo sono - ma non certo pentito. Alcuni gruppi di opposizione hanno condiviso laPag. 54scelta e l'impegno per un dibattito, come è avvenuto nelle Commissioni, aperto e costruttivo, che contribuisse ad un clima più giusto, anche rispetto alla legge finanziaria che dovremo affrontare. Non tutti i gruppi dell'opposizione si erano impegnati in questo percorso nella stessa Conferenza dei capigruppo - ed è legittimo -, in particolare la Lega Nord. Aggiungo che alcuni gruppi dell'opposizione, con maggiore coerenza, poi, hanno fatto seguire agli impegni assunti nella Conferenza dei capigruppo comportamenti in aula.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, voglio ringraziare i gruppi dell'opposizione che a questo si sono impegnati, non soltanto la maggioranza, l'onorevole Fini e l'onorevole Casini, con i quali ho avuto spesso occasione di valutazioni su questo tema, per aver condiviso questo tentativo.
Come ho detto, questo tentativo non ha dato buon esito, così come sarebbe stato possibile, così come avrei voluto e così come io credo sarebbe stato importante. Tuttavia, questo esito, questa conclusione non deve impedire un confronto chiaro e serio sull'insieme del disegno di legge finanziaria. Come Governo e come maggioranza, noi valuteremo e ci confronteremo nel merito sui sette o otto punti che sono stati annunciati nella forma di emendamenti qualificanti e prioritari presentati dai principali gruppi di opposizione. Chi ha scelto - anche legittimamente, perché è una scelta politica - una strada diversa, secondo me, però, non ha reso un buon servizio al Parlamento né alla trasparenza e costruttività dei rapporti tra maggioranza e opposizione.
Noi ci impegneremo, per quanto possiamo, a compiere ogni sforzo affinché il clima delle relazioni politiche non soltanto non peggiori ma migliori, perché è il paese che ha bisogno di un clima politico diverso tra maggioranza e opposizione e tra Governo e opposizione. Quali che siano, infatti, le risposte che si propongono e quale che sia la condivisione delle proposte, il confronto su di esse è indispensabile perché l'Italia ha di fronte a sé sfide difficili, ha su di sé - solo per fare un esempio - un debito pubblico che impedisce e ruba ai suoi cittadini le possibilità di futuro. Ciò richiede a tutti noi non di «annacquare» le nostre posizioni ma di dare vita ad un confronto vero, serio, alto e responsabile.
Questo è quanto avremmo voluto anche in questa circostanza ed è stato soltanto parzialmente possibile. Questo è quanto cercheremo, comunque, di fare già a partire da lunedì prossimo, affrontando l'esame del disegno di legge finanziaria in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
GIULIO TREMONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo con quanto esposto dal signor ministro in ordine al fatto che in Parlamento e nel paese i fattori di contrasto sono forti e non è il caso di renderli ancora più forti. Proprio in questa logica, mi permetto di considerare solo come provocatorio l'intervento del signor ministro. Avrebbe potuto formularlo anche in termini diversi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Cercherò di svolgere una riflessione che non riguarda il decreto fiscale o argomenti di carattere economico ma è relativa alla prerogative della Camera dei deputati. Lei afferma, signor ministro (non voglio distrarla dalla conversazione che sta intrattenendo in questo momento) che abbiamo un problema di calendario. È assolutamente comprensibile che ci sia un problema del genere in relazione alla discussione di un decreto-legge. Possiamo anche immaginare che la soluzione di questo problema sia la posizione della questione di fiducia. Quello che non riusciamo assolutamente a condividere e che, francamente, consideriamo molto grave è la motivazione che lei esprime. Lei equipara quella che è stata, e sarebbe potuta essere, una normale discussione in Parlamento ad ostruzionismo o, comunque, la demonizza, in termini assolutamente negativi. Francamente, signor ministro, gli emendamenti per l'Assemblea, ieri, sono stati presentatiPag. 55dal Governo soltanto a tardissima ora. Che cos'era quello, autostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Può essere che la discussione abbia tempi diversi rispetto al calendario che il Governo considera ottimale per l'esame del disegno di legge di conversione di un decreto-legge che, comunque, scadrà il 3 dicembre prossimo. Tutto questo è possibile.
Tuttavia, il fatto che lei consideri patologica o negativa, tanto da produrre l'effetto di amareggiarla, una discussione che è stata, comunque, assolutamente ordinaria, è assolutamente inaccettabile. Se lei equipara una discussione di questo tipo - che, magari, non è efficiente con riferimento ai tempi di Governo, ma perfettamente fisiologica con l'attività e i doveri di un Parlamento - ad ostruzionismo, la prossima volta la discussione fisiologica sarà solo quella per alzata di mano: tutto ciò non lo possiamo accettare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, è storia parlamentare che ad ogni provvedimento le disponibilità ad un confronto reale con le opposizioni da parte di qualsiasi Governo si affrontino nel merito delle questioni e non se ne faccia una questione di metodo. Si pretende, come si è potuto comprendere dalle parole del ministro Chiti, una disponibilità incondizionata, anche se, comunque, in maniera manifesta una parte di questo Parlamento - ed io ne rappresento orgogliosamente una fetta importante - non vuole che si approvi il decreto-legge al nostro esame in questi termini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
Quindi, il giudizio politico, che è sempre stato in maniera inequivocabile annunciato, comunque, aveva ed ha una via di uscita. Tutti gli emendamenti che la Lega Nord ha presentato al provvedimento rappresentano questioni di merito e l'accettazione o meno di alcuni rilievi che riteniamo fondamentali avrebbero permesso alla maggioranza e al Governo di avere un percorso diverso, ma non si è voluto seguire questa strada. Allora, è evidente che, quando si pretende un confronto diverso, probabilmente non si vuole comunicare all'Assemblea le reali condizioni politiche che hanno portato a questo punto. Il motivo per cui viene posta e votata la questione di fiducia è quello di nascondere i problemi interni alla vostra maggioranza sugli articoli 12 e 14 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
È evidente che esiste - non ne fanno segreto i giornali, dove, comunque, dietrologie e indiscrezioni si sprecano - una frattura profonda tra l'Udeur del ministro Mastella e l'Italia dei Valori del ministro Di Pietro. Se pretendete che accettiamo in silenzio questa lotta interna, prestandoci ad un voto di fiducia che riguarda la maggioranza al suo interno, vi sbagliate e denotate un limite politico. È altrettanto vero che in passato anche la Lega Nord ha accettato un percorso con pochi ostacoli in cambio di un confronto reale (il dato è stato ripetuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri). L'esame nelle Commissioni da parte della maggioranza e dell'opposizione durante la settimana appena trascorsa è la cartina tornasole dell'incapacità della maggioranza di offrire una possibilità alle opposizioni per un percorso che a parole si pretende condiviso, ma nei fatti rappresenta uno schiaffo continuo alle persone che, fuori, attendono che il decreto-legge non passi per i contenuti di merito che avete proposto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare innanzitutto il ministro Chiti per le parole che ha rivolto all'opposizione nel suo complesso e ad alcuni gruppi, dicendo chePag. 56eravamo stati coerenti con gli impegni assunti di non fare ostruzionismo e di cercare, addirittura, di determinare - naturalmente, in linea di massima (oltre non si può per rispetto al Parlamento) - il termine finale della discussione.
Non ho difficoltà a dire che questa intesa era stata trovata con reciproca soddisfazione, perché da parte nostra avremmo avuto l'intenzione - che abbiamo ancora - di discutere tutti gli emendamenti. L'emendamento Leo 1.8, forse l'ultimo ad essere stato votato, ha ricevuto voti favorevoli anche da parte di esponenti della maggioranza e non è stato approvato per tre o quattro voti di scarto. Pertanto, non vi è dubbio che da parte nostra vi fosse tutto l'interesse al confronto parlamentare.
Tuttavia, nel ringraziarla, signor ministro, vorrei dire - anche se lei non l'ha affermato in termini assolutamente negativi, ma chiarirlo non fa mai male - che non esiste un'opposizione responsabile ed una irresponsabile: esiste un'opposizione che ha gli stessi precisi punti di riferimento, ovvero quelli di contrastare il decreto all'esame. Noi avremmo voluto discutere questo provvedimento anche perché siamo convinti che, con riferimento agli articoli 12 e 14, il conflitto tra i ministri Di Pietro e Mastella sarebbe emerso in quest'aula in maniera vistosa, portando a conseguenze che soltanto il voto di fiducia ha potuto nascondere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
Quindi, siamo sempre pronti a verificare le possibilità di un'ampia discussione in Parlamento, ma credo che questa vicenda non faccia sperare molto bene per il disegno di legge finanziaria. Infatti, nonostante la larga accettazione di una riduzione degli emendamenti che, compresi quelli presentati dalla Lega, erano in totale 400, il Governo si è fermato di fronte alla prima difficoltà. Se si fosse deciso di proseguire, si sarebbe potuta tenere la seduta notturna, finendo al massimo venerdì, esattamente lo stesso giorno in cui concluderemo l'esame nonostante il voto di fiducia. Pertanto, ripeto, c'è poco da sperare per il disegno di legge finanziaria e crediamo che già questa vicenda abbia fatto intendere che le grandi difficoltà sono tutte all'interno della maggioranza. Per questo, la nostra opposizione continuerà ad essere non prevenuta, ma inflessibile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, qualche minuto fa il ministro Chiti si è detto dispiaciuto per essersi trovato nelle condizioni di porre la questione di fiducia. Ripeto in quest'aula un ragionamento fatto qualche minuto fa, in sede di Conferenza dei capigruppo. La nostra intenzione era quella che si dispiacesse ancora di più, e cioè che non si ripetesse quanto accaduto alla Camera questa mattina in occasione dell'ultimo voto, ma si arrivasse alla situazione del Senato. Avremmo quindi auspicato che il Governo, nel prosieguo dell'iter di questo provvedimento incontrasse difficoltà all'interno della propria maggioranza con problemi in più per chi aveva presentato gli emendamenti, ovvero la stessa maggioranza.
In questo modo, abbiamo inteso ed intendiamo proseguire nella nostra azione di opposizione dura, ferma, precisa, parlamentare. Vogliamo cioè dare la possibilità a questo ramo del Parlamento di fare emergere le difficoltà che sono apparse sui quotidiani nazionali già poche ore dopo la composizione del Governo, quando i ministri hanno iniziato a litigare sul DPEF. Ora, litigano sul decreto-legge e litigheranno anche sulla legge finanziaria.
Ministro Chiti, è evidente che il nostro dispiacere per la sua scelta è assoluto. Certamente, non possiamo bearci della posizione della questione di fiducia. La maggioranza guadagna - forse - ventiquattro ore di tempo perché conclude i lavori un giorno prima con il voto di fiducia, ma allo stesso tempo evita di fare emergere all'interno della sua stessa compaginePag. 57le diversità che abbiamo visto solo accennate qualche ora fa, quando quell'emendamento è stato approvato per sei voti di differenza, di cui tre consegnati dall'opposizione per errori tecnici.
Questo era il nostro interesse ed il modo con cui vogliamo condurre la nostra opposizione, un'opposizione di merito che parta dalla possibilità - che nei mesi precedenti all'estate non abbiamo avuto - di discutere i provvedimenti, emendamento per emendamento, articolo per articolo. Ieri, il nostro segretario ha censurato un atteggiamento apparso ostruzionistico, che poteva e doveva essere evitato per non fare in modo che le divergenze all'interno della maggioranza venissero ricompattate con il voto di fiducia. È questa la differenza che esiste - e non è poca - tra una discussione di merito con la votazione degli emendamenti e l'atteggiamento di chi inconsapevolmente, anche in buona fede, dà alla maggioranza la possibilità di ricompattarsi con l'unico strumento che oggi ha a disposizione, quello di porre il voto di fiducia.
È un evento evidentemente eccezionale, che speriamo non vedere ripetuto sul disegno di legge finanziaria, perché è vero che la maggioranza della scorsa legislatura ha posto cinque volte la questione di fiducia sul decreto-legge fiscale e tre volte sulla manovra finanziaria, ma è anche vero che si sono svolte le elezioni e chi le ha vinte ha usato proprio questo argomento per dire al popolo italiano: quando ci saremo noi, faremo discutere il Parlamento, siamo rispettosi del Parlamento, vogliamo migliorare i nostri provvedimenti in Parlamento! Proprio questo le avevamo chiesto, ministro Chiti. Per questo, ci eravamo impegnati - non solo martedì, ma anche oggi - a concludere i lavori esattamente quando si concluderanno con il voto di fiducia, e per questo siamo assolutamente dispiaciuti non solo della sua scelta, ma anche del fatto che alcuni deputati dell'opposizione vi abbiano dato occasione per poter fare tale scelta e nascondere, per l'ennesima volta, le divisioni della sua compagine (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
MASSIMO NARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, debbo dire che l'amarezza del ministro Chiti è anche nel mio cuore, perché l'aver dichiarato di non essere riuscito a portare a buon fine un'intesa significa, in qualche misura, averne una volontà reale. Debbo dire, inoltre, che anche dalla replica che egli ha fatto e dalle motivazioni che ha addotto per giustificare la posizione della questione di fiducia trapela un'altra verità, almeno a mio giudizio. Intanto, mi ha colpito il fatto che abbia sottolineato la disponibilità di alcune forze di minoranza dimenticandosene altre, a cominciare dal mio partito, signor Presidente. Il gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista, in tutte le sedi in cui è stato chiamato ad esprimere una opinione ed a manifestare una disponibilità su un percorso che vedesse il proseguimento dei lavori con obiettivi condivisi e condivisibili, se non altro nella metodologia, al di là del merito, ha sempre mostrato la massima disponibilità. Ma il ministro Chiti evidentemente si è dimenticato o di citarlo, perché siamo troppo piccoli come gruppo, o di riconoscerci questa disponibilità. Nell'uno o nell'altro caso, ci colpisce questo atteggiamento. Ci colpisce anche, in verità, il non riconoscere agli amici di Forza Italia una disponibilità costruttiva, che era emersa fin dalla prima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ciò debbo dirlo per amore di verità, perché la prima forza politica che aveva mostrato la disponibilità ad un percorso costruttivo su alcuni specifici punti era stata proprio la rappresentanza di Forza Italia, attraverso il delegato d'aula Antonio Leone, nella sede citata.
Cerchiamo, dunque, di fare una valutazione di ciò che è successo. La sensazione che noi abbiamo avuto, almeno parlando nei corridoi di Montecitorio, èPag. 58che ad un certo punto l'atteggiamento riscontrato ieri sera, ossia di disponibilità, si sia modificato nel corso della notte. Perché si è modificato? Perché sui giornali sono iniziate a comparire testimonianze di diversità di opinioni all'interno della maggioranza e perché non si sapeva più come affrontare determinati «scogli», già ricordati in questa sede, ossia quelli rappresentati dall'articolo 12 e dall'articolo 14 del provvedimento in esame, con le profonde divaricazioni che esistono all'interno della maggioranza. Allora, vi era la necessità di trovare una soluzione. Ciò lo abbiamo capito fin dalle prime ore della mattina, perché oggettivamente, accusare qualcuno di fare ostruzionismo solo perché fa una domanda alla quale si può rispondere in pochissimo tempo attraverso qualsiasi chiarimento da parte del sottosegretario senza ricevere risposta è chiaramente dimostrazione del desiderio di stimolare una reazione negativa e, quindi, determinare una sorta di indisponibilità alla prosecuzione dei lavori. Perché non è giunta quella risposta? Perché è stato necessario aspettare il ministro Chiti, con un tale lasso di tempo a disposizione? È avvenuto solo perché, oggi come oggi, all'interno della maggioranza, signor Presidente, signor ministro, non vi è la tranquillità di fare una scelta senza avere la convinzione che tale determinazione sia la risultanza di un convincimento complessivo del Governo. Vi è una tale situazione di sfilacciamento all'interno del Governo e all'interno della maggioranza che, se qualcuno fa un'osservazione non avendo sentito tutti e tutto, evidentemente il risultato è lo sfascio completo di questa maggioranza.
Ecco perché abbiamo aspettato un'ora e mezza! È questo il motivo per cui, come ha ricordato l'onorevole Tremonti, siamo stati costretti ad attendere per quattro ore la presentazione delle proposte emendative! Si è trattato di un susseguirsi di fatti e di avvenimenti che avevano un'unica, sola finalità: cercare di «mettere una pezza» alle diatribe ed alle difficoltà esistenti all'interno della maggioranza!
Debbo dire che, nel corso della parte antimeridiana della seduta, avevo avuto la sensazione che un percorso costruttivo potesse essere alla nostra portata. L'ho provata quando è stato disposto l'accantonamento dell'emendamento Leo 1.8, poiché mi sembrava che accantonare tale proposta emendativa potesse significare la disponibilità a rivalutare l'emendamento specifico...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MASSIMO NARDI. ...e, di conseguenza, a trovare un'intesa. Evidentemente, si trattava di una convenzione solamente mia, ed oggi ci troviamo in un Parlamento che, oggettivamente, è alla deriva!
La maggioranza ha la necessità di porre la questione di fiducia per continuare ad esistere come tale; noi, invece, siamo qui per essere una minoranza critica e costruttiva, che intende mettere in evidenza tutte le vostre lacune (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia)!
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, spero di pronunciare alcune parole di conforto, per consolare l'amarezza che pervade le forze dell'opposizione (Commenti del deputato Leone)... No, no: eravate tutti molto amareggiati!
Il ministro Chiti era preoccupato: si trattava della preoccupazione di un uomo di Governo che ha a cuore tempi certi per l'esame della manovra finanziaria e che vuole, a nome e per conto dell'Esecutivo, evitare a questo paese l'esercizio provvisorio di bilancio.
Se vogliamo che l'Assemblea possa discutere la manovra di finanza pubblica disponendo di tempi certi e congrui, non possiamo concedere spazio a qualsivogliaPag. 59forma di ostruzionismo, anche se si tratta di uno strumento parlamentarmente accettabile!
Vede, collega Tremonti, lei, che è ancora oggi il primatista mondiale imbattuto dei voti di fiducia chiesti sulle manovre finanziarie - cinque sui decreti-legge fiscali e tre sui disegni di legge finanziaria! -, ha attaccato il ministro Chiti formulando un'osservazione assolutamente priva di fondamento. Lei ha affermato che non avrebbe mai potuto accettare l'equazione fatta dal ministro Chiti, poiché ha detto che egli confondeva una normale discussione con l'ostruzionismo.
Io le faccio due calcoli, collega Tremonti: la vostra «normale discussione» avrebbe fatto sì che, per esaminare le 475 proposte emendative, saremmo rimasti qui 11 giorni, ai quali avremmo dovuto aggiungere 7 giorni per discutere gli ordini del giorno e svolgere le dichiarazioni di voto finale! Se per voi questa è una «discussione normale», ditemi voi che cos'è l'ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti del deputato Leone)! Forse cominciate a ragionare in termini di ere geologiche, non di giornate parlamentari!
Un'altra grande fonte di amarezza che ha turbato gli animi dell'attuale opposizione era costituita dal fatto che noi stiamo cercando di porre la questione di fiducia perché siamo profondamente divisi. Allora, capisco che, quando si hanno pochi argomenti politici, ci si arrampichi sugli specchi; tuttavia, vorrei che rifletteste sul fatto che il maxiemendamento che presenterà il Governo è esattamente il testo parlamentare. Rispetto al testo del decreto-legge originariamente presentato dall'Esecutivo, infatti, vi sono state cinquanta modificazioni di fondo, a riprova ed a dimostrazione che questa maggioranza, in Parlamento, sa e vuole cambiare anche le proposte avanzate dallo stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Allora, per serietà e per dignità di tutti, evitiamo almeno queste pantomime! È un vostro diritto praticare l'ostruzionismo, ma abbiate il coraggio, parlamentare e politico, di dire che lo state facendo! Ieri, il segretario di uno dei partiti dell'opposizione, l'onorevole Cesa, ha affermato che l'ostruzionismo costituisce un grave errore e che è un gesto puerile. Oggi, avete dimostrato che voi siete molto abili nel commettere gravi errori e gesti puerili, ma noi non ci stiamo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, devo francamente ammettere che, dopo avere ascoltato i colleghi La Russa, Tremonti e Gibelli, mi viene quasi da dire che vi è un po' di sprovvedutezza da quelle parti! Infatti, se davvero i problemi della maggioranza risiedono nelle liti e nelle divisioni tra Di Pietro e Mastella, perché, allora, non giungere rapidamente all'esame degli articoli 12 e 14, far esplodere le contraddizioni in seno alla maggioranza e portare a casa il risultato?
La verità è un'altra, cari colleghi: ci troviamo di fronte ad un'opposizione che - come ha fatto questa mattina al Senato, bocciando di fatto un provvedimento che evitava lo sfratto a migliaia di poveri cittadini in difficoltà nel nostro paese - ha dimostrato la sua inconsistenza in termini di responsabilità nei confronti del Parlamento e del paese.
Ben altre, quindi, sono le problematiche riscontrate anche in quest'aula: sono le divisioni all'interno del centrodestra, che sabato si è riunito a Vicenza per manifestare, ma senza l'UDC!
GIOVANNI CARBONELLA. Presidente!
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di prendere posto.
FABIO EVANGELISTI. Qui, in aula, vi sono deputati che hanno cercato un atteggiamento responsabile, da parte magari di Forza Italia e dell'UDC...
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PRESIDENTE. La prego di fermarsi un momento: vorrei che si sciogliesse l'assembramento in aula. Per favore, vorrei che si consentisse l'intervento.
Prego, deputato Evangelisti.
ANTONIO LEONE. Ce lo mandi a casa, l'intervento!
FABIO EVANGELISTI. Stavano cercando di ricomporre le loro divisioni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Piantala!
FABIO EVANGELISTI. Infatti, come dicevo, sabato scorso in piazza, a Vicenza, si sono divisi: erano presenti rappresentanti della Lega e di Alleanza Nazionale, vi era Berlusconi, ma non c'era l'UDC. Sono divisi in quest'aula! Mentre abbiamo riscontrato un atteggiamento responsabile da parte di settori di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC, non abbiamo trovato il medesimo atteggiamento da parte della Lega (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
I problemi sono questi. Vi è un'opposizione confusa e talvolta irresponsabile. I problemi non riguardano certo né Di Pietro né Mastella, che forse hanno anche un linguaggio colorito (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Sono due ministri seri e responsabili verso il Governo, verso la maggioranza, ma soprattutto verso il paese.
Quanto alle questioni di fiducia, lo ha già il ricordato il collega Bressa al ministro Tremonti: per un Governo che, con la più grande maggioranza degli ultimi cinquant'anni, è ricorso al voto di fiducia tredici volte, certe argomentazioni sono, francamente, risibili (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Verdi)!
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, vorrei dire che dispiace (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non ti preoccupare, adesso te lo spiego pubblicamente: ho preso la parola apposta.
Come dicevo, intervengo per dire ai colleghi dell'opposizione che anche noi siamo sinceramente dispiaciuti, perché la loro disarticolazione interna obbliga oggi il Governo sostanzialmente a porre la questione di fiducia su un testo rispetto al quale - lo dico con molta tranquillità - a livello di maggioranza non ci sono divisioni.
Su altre questioni vi sono... Presidente, posso parlare?
PRESIDENTE. Non mi pare che vi sia nulla che lo vieti.
MAURO FABRIS. Presidente, lei non mi stava seguendo. Non è assolutamente così: lei non mi stava seguendo e io non potevo parlare, visto che due colleghi davanti a me mi disturbavano.
PRESIDENTE. Forse, dovrebbe conoscere che la Presidenza ha qualche incombenza che deve assolvere.
MAURO FABRIS. E lei dovrebbe sapere che i deputati devono essere messi nella condizione di parlare. Ho chiesto il suo intervento per consentirmi questo.
Stavo dicendo che le divisioni interne all'opposizione, in questo caso, hanno costretto il Governo a porre la questione di fiducia. Vorrei, in questo senso, tranquillizzare i colleghi dell'opposizione - i quali su questo testo intravedono chissà quali contrasti tra i ministri Di Pietro e Mastella - sul fatto che certamente il punto non è questo, ma riguarda altre questioni sulle quali abbiamo anche apertamente discusso in quest'aula in occasione dell'esame di provvedimenti diversi.
Il punto è un altro: mi riferisco all'ipotesi di accettare - come alcuni gruppi di opposizione hanno fatto - la possibilità di avviare un confronto nel merito in maniera costruttiva, laddove ovviamente laPag. 61maggioranza avrebbe tenuto la propria posizione, ma voi avreste potuto concorrere a migliorare altre parti del testo. È un testo che è stato profondamente modificato in seno alle Commissioni, lo ha ricordato il ministro Chiti. E credo dovreste essere grati alla Camera di essersi riappropriata del proprio ruolo, dopo cinque anni in cui, sui provvedimenti di bilancio, non «toccava palla». Infatti, nella precedente legislatura, nelle occasioni ricordate, era stata imposta la questione di fiducia. Quando i provvedimenti relativi alla manovra di bilancio giungevano in aula per il loro esame erano «blindati» e voi non siete riusciti a dire una parola sui medesimi! Francamente, fa specie che l'ex ministro Tremonti tenga in quest'aula una lezione sul diritto del Parlamento ad interloquire con il Governo sulle leggi di bilancio! Non è andata così, quando lui era al Governo e glielo vorrei semplicemente ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur), come possono confermare coloro che sedevano in quest'aula anche nella scorsa legislatura e mi riferisco anche a ciò che è accaduto al Senato.
Credo che valga ciò che ha affermato il collega Volontè a conclusione del suo intervento. Si è rammaricato, perché è stato l'atteggiamento di alcuni gruppi di opposizione a spingere il Governo a porre la questione di fiducia. Sono dispiaciuto perché il buon lavoro svolto in Commissione si sarebbe potuto proseguire anche in Assemblea. Non è stato possibile, considerati i tempi previsti dal calendario. Anche i colleghi dell'opposizione hanno il diritto di avere in Commissione bilancio, la prossima settimana, al termine dei lavori dell'Assemblea, tutto il tempo necessario per affrontare nel merito la legge finanziaria.
State tranquilli: non trovate argomentazioni risibili sui motivi che spingerebbero il Governo a porre la questione di fiducia! Non vi sono contrasti al nostro interno tali da giustificare un simile comportamento. Vi è, bensì, un problema di calendario che i colleghi di maggioranza ed il ministro hanno esposto in maniera molto chiara (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e Verdi).
GIUSEPPE MARIA REINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, le parole pronunciate in quest'aula dal ministro per rapporti con il Parlamento, ancorché in qualche modo attese, almeno per quanto riguarda il loro contenuto essenziale, risuonano come una sorta di imposizione gravosa ed insostenibile per la libertà dello stesso Parlamento. Noi del Movimento per l'autonomia non siamo interessati a fare emergere le contraddizioni interne che insistono nella maggioranza. Riteniamo, anzi, che questa sia una pratica pericolosa per la democrazia. È anche vero che, quando una coalizione si pone l'obiettivo di governare un paese, si assume fino in fondo l'onere e la responsabilità di fornire risposte a questo paese, ma anche di far rispettare le istituzioni che concorrono al governo del paese.
Trovo speciose le motivazioni che il ministro ha addotto nel preannunziare la posizione della questione di fiducia, perché, in verità, negli interventi che si sono susseguiti a sostegno degli emendamenti mi pare di avere colto una fatica e un impegno che è ben diverso dal cosiddetto ostruzionismo, e sono meritevoli di apprezzamento e di attenzione (qualcuno in quest'aula ritiene che essi debbano essere tacciati di ostruzionismo, ma se la maggioranza immagina di fare a meno definitivamente dell'opposizione per riuscire a governare, dico che quando questa opposizione più non fosse vorrebbe dire che tutte assieme invece esploderebbero le contraddizioni, che, purtroppo - io dico -, la minano profondamente), nell'interesse dell'intero paese.
Allora, non lo possiamo accettare. Questa, carissimo ministro e cari colleghi, è solo l'anticamera di ciò che accadrà. Per quanto oggi sembra alla maggior parte diPag. 62voi impossibile, sappiate che la questione del voto di fiducia sarà posta anche quando ci occuperemo della finanziaria, perché in Commissione era stato raggiunto una sorta di intesa e di accordo sul numero e sul contenuto degli emendamenti che insieme, maggioranza e opposizione, avevamo presentato.
Poiché non si trattava di inseguire le farfalle nel prato, ma di porre elementi seri per la vita e gli interessi della comunità nazionale, ritengo che maldestramente e infaustamente anche in occasione dell'esame del disegno di legge legge finanziaria questo Governo sarà costretto a porre la questione di fiducia.
Concludo, affermando che, da questo modo di concepire il Governo e il rapporto con le istituzioni, ci separa una lontananza che non sarà superata neppure dalla costruzione di un ponte a due o tre grandi campate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, deputato Leone.
ANTONIO LEONE. Grazie, deputato Bertinotti.
Presidente, visto che la questione di fiducia non è stata posta e non conosciamo ancora l'emendamento del Governo, la cosa più logica è proseguire i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma la Presidenza deve operare il vaglio di ammissibilità dell'emendamento presentato dal Governo; pertanto, la seduta sarà ora sospesa e riprenderà una volta completato il vaglio di ammissibilità.
MARINO ZORZATO. No, Presidente!
GASPARE GIUDICE. Non è mai successo!
ANTONIO LEONE. Dov'è l'emendamento?
PRESIDENTE. Circa la richiesta rivolta alla Presidenza di distribuire il testo dell'emendamento del Governo sul quale è stata preannunziata la posizione della questione di fiducia...
ANTONIO LEONE. Preannunciata!
MARINO ZORZATO. Forse!
PRESIDENTE. ...la Presidenza, analogamente a quanto avvenuto in precedenti occasioni, renderà nota la formulazione della proposta emendativa non appena effettuato il vaglio di ammissibilità. Il Governo rimane ovviamente libero, ove lo ritenga, di rendere noto il testo depositato presso la Presidenza.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 19,25.
PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità dell'emendamento 2.500 del Governo, sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge n. 262 del 2006 (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 3).
Sulla base di tale esame, la Presidenza ritiene ammissibile tale emendamento, che è in distribuzione.