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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (A.C. 1750) (ore 9,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.Pag. 3
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 1).
La deputata Gardini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Carfagna n. 9/1750/88, di cui è cofirmataria.
ELISABETTA GARDINI. Con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di definire con più precisione gli ambiti riservati alle iniziative delle regioni nelle materie concorrenti tra Stato e regioni. Sappiamo tutti quanto la riforma del Titolo V della Costituzione, davvero così confusa, che voi avete introdotto, abbia creato un contenzioso che non ha eguali nella storia della nostra Repubblica. Siamo qui a cercare di limitare i danni, ma non è un'impresa facile. In questi giorni, sia noi della minoranza sia i colleghi della maggioranza, abbiamo più volte avvertito il senso che il nostro lavoro fosse improbabile, quasi come fermare l'acqua con un colabrodo...
D'altronde, la genesi di questa finanziaria, di quella che dovrebbe essere la legge pilastro di ogni Governo, è stata ben descritta dal ministro Padoa Schioppa quando ha detto: finora siamo stati ostaggio di nove partiti, ho dovuto individuare una combinazione di misure che andassero bene per tutti. In questo Governo ogni singolo partito potrebbe innescare la crisi.
E così, in questa situazione, ieri il Governo ha posto la fiducia. Siamo all'ottava fiducia in cinque mesi. Quella di ieri qui alla Camera sembra quasi la prova generale - ricordiamo che qui avete una maggioranza di quasi settanta persone - di quanto vedremo tra poco e di nuovo al Senato. Se questo Governo, per disgrazia dell'Italia, durasse veramente cinque anni - ma noi non lo crediamo -, in cinque anni avreste il tempo, a questo ritmo, di porre novanta questioni di fiducia. Credo siano numeri che dovrebbero farvi riflettere.
Abbiamo una finanziaria fatta di tasse, dove non vi è traccia di riforme, senza significativi tagli alla spesa. Tutto il contrario di quello che avevate detto in una campagna elettorale abbastanza disperata e il contrario di quanto avete scritto nel DPEF. Alla voce «tasse» troviamo soltanto segni con il «più». Abbiamo più tasse per le imprese, più tasse per le famiglie, più tasse sulla casa, più tasse comunali, più tasse regionali, più ticket sulla sanità (questa forse è una delle tasse più odiose che avete pensato), nonché la tassa sulla successione.
Dunque, decine e decine di stangate e «stangatine» (ne sono state contate 67), che rendono questa finanziaria una manovra recessiva, per ammissione dello stesso ministro Padoa Schioppa, il quale ha ben spiegato che l'anno prossimo, a seguito di questa manovra, il paese registrerà una crescita minore rispetto a quella prevista. Quindi, decade l'alibi dietro il quale vi state nascondendo; l'alibi secondo il quale questi sacrifici servono per la crescita.
Questa, signori, è una vera emergenza democratica, perché state portando il paese allo sfascio per interessi personali e di partito. Non confortano nemmeno le rassicurazioni che abbiamo sentito ieri in quest'aula da parte dell'onorevole Franceschini, secondo il quale si è lavorato per il bene del paese. D'altronde, oggi, abbiamo letto sui giornali le dichiarazioni del partito radicale che ha affermato di votare questa finanziaria esclusivamente per senso di coalizione; altro che per il bene del paese! Il senso di coalizione viene dunque sostituito al bene del paese. Vi chiedo di riflettere su quello che state combinando!
Ciò che sentiamo e vediamo in questi giorni costituisce la conferma che non siete una coalizione, ma un'aggregazione di partiti, un cartello elettorale. Sotto la maschera nascondete bugie e inganni.Pag. 4
La bugia più grossa è rappresentata forse dalla redistribuzione del reddito. Ricordo che...
PRESIDENTE. Onorevole Gardini, ha superato il tempo a sua disposizione, per cui la invito a concludere.
ELISABETTA GARDINI. Allora, mi fermo qui; d'altra parte avremo modo in questi giorni di discutere di queste vostre manovre.
Vorrei concludere dicendo che l'impianto chiaramente ideologico di questa finanziaria conferma che l'Italia oggi si trova in un regime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Chiedo scusa ai colleghi e, in particolare, alla deputata Gardini, che è già intervenuta, ma la Presidenza è costretta a sospendere la seduta perché non sono presenti in aula né i relatori né i presidenti o i vicepresidenti delle Commissioni competenti.
Vedo che il presidente della Commissione finanze è presente in aula; lo invito dunque a prendere posto al banco del Comitato dei nove. Tuttavia, continuando a mancare i relatori, sospendo la seduta in attesa del loro arrivo.
La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,21.
PRESIDENTE. Possiamo riprendere i nostri lavori alla presenza del relatore per la V Commissione, Di Gioia, che è appena giunto in aula.
Il deputato Romagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/126.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, forse perché sono alla mia prima esperienza parlamentare, ma devo informarvi che in questi primi sei mesi ho seguito con estrema attenzione, giorno dopo giorno, i lavori parlamentari e i dibattiti politici, soffermandomi con interesse sui costi della politica.
Ho constatato così che sia in Italia che all'estero esistono numerosi enti che fanno capo allo Stato e che esistono anche numerose commissioni consultive, di cui si avvale la pubblica amministrazione nell'espletamento delle proprie funzioni. Ho scoperto inoltre che tra gli amministratori degli enti e i membri di queste commissioni consultive sono chiamati molto spesso a farne parte molti parlamentari.
A tale proposito, mi permetto di chiedere che il Governo si impegni ad adottare iniziative volte ad introdurre disposizioni che limitino il cumulo delle cariche negli enti dello Stato e negli organi consultivi sia in Italia che all'estero; inoltre, chiedo che il Governo adotti provvedimenti atti a controllare l'efficacia di questi enti e a sopprimere tutti quelli che non danno alcuna utilità sia agli italiani che vivono in Italia sia agli italiani che vivono all'estero.
Ritengo, infine, che non sia una giusta soluzione la soppressione dei consolati all'estero, poiché, dopo il voto degli italiani all'estero, sono rimasti l'unico - dico unico - ente istituzionale apolitico al servizio degli italiani residenti fuori dai confini nazionali.
Sono sicuro, signor Presidente, che se lei riflettesse su questa delicata problematica mi darebbe ragione e sottoscriverebbe anche lei questo ordine del giorno delicato sotto tutti i punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/117.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, colleghi, la mobilità dei passeggeri e delle merci sono fattori inderogabili per lo sviluppo della società e dell'economia del nostro paese. Il trasporto nell'economia globalizzata è determinante per la competitività delle nostre aziende, che si devono misurare ogni giorno con un sistema economico sempre più accelerato. Velocizzare il trasporto per ridurre la distanza e i tempi di percorrenza significa aggredire la concorrenza europea nel trasporto delle merci e consentire di offrire una piùPag. 5agevole e puntuale risposta alla domanda di mobilità delle persone.
Noi sappiamo bene che nel nostro paese abbiamo un sistema di movimentazione delle merci e delle persone basato per una grandissima parte, sull'utilizzo della gomma, per una piccola parte sul trasporto aereo, per un'altra sul trasporto via mare - al riguardo vi è la necessità di velocizzare le cosiddette vie del mare soprattutto per le merci - e, infine, sull'utilizzo delle ferrovie. Pertanto, per una politica realistica di mobilità equilibrata, oltre alla necessità di consolidare le vie del mare e di ridurre il trasporto su gomma, bisogna rafforzare il trasporto su ferro, che può e deve dare risposte adeguate al trasporto passeggeri e merci.
Vi è la necessità, inoltre, specie per il trasporto interno, di rafforzare il sistema del ferro, per dare in parte le dovute risposte al raggiungimento e all'applicazione dei parametri degli accordi di Kyoto per le emissioni in atmosfera. Rafforzare il trasporto ferroviario, necessaria esigenza per il nostro paese, significa prevedere più risorse al settore ferroviario, che nel nostro paese è rappresentato e gestito dalle Ferrovie dello Stato, oltre che da realtà localistiche rappresentanti delle diverse società private, cosiddette ferrovie concesse, per le quali, seppure di competenza regionale, le quote societarie sono ancora in capo al Ministero dell'economia (ex tesoro).
Il nostro sistema ferroviario, per raggiungere i necessari obiettivi di cui alla premessa, necessita di continui investimenti per la manutenzione dell'esistente; è sempre più urgente ammodernare e potenziare il materiale rotabile, l'armamento, le carrozze per il trasporto merci e delle persone. Ci sono aree del paese, specie nel Mezzogiorno, in cui ancora oggi si viaggia su carrozze datate e vetuste. Bisogna intervenire «revampizzando», comprando nuove carrozze, andando incontro, nel settore passeggeri, a quei requisiti di comfort e servizi strutturali interni che consentano un adeguato utilizzo del trasporto ferroviario.
Vi è l'esigenza di una profonda revisione, con nuovi investimenti, sulla tecnologia e l'esigenza dell'eliminazione dei passaggi a livello all'interno di centri urbani, per assicurare uno standard di sicurezza adeguato. Invece, questo Governo taglia gli investimenti per il nodo di Bari e per quello di altre realtà della regione Puglia.
Si rende ormai indispensabile continuare ad intervenire in diverse tratte per la realizzazione del doppio binario o adeguare i binari da scartamento ridotto ad ordinari (occorre evitare possibili punti critici, che possono essere fonte di incidente e di scarsa sicurezza).
Infine, ma non per ultimo, bisogna dare respiro alla realizzazione delle grandi infrastrutture, alla stregua di quanto impegnato in termini di progettualità, risorse e realizzazioni dal Governo Berlusconi, quali l'alta velocità - vedi la Bari-Napoli, utile peraltro per lo sviluppo del Mezzogiorno, per la quale si fanno convegni, però nulla esiste in termini di progettualità e di indirizzo sulla sua realizzazione -, la TAV, che collega l'Italia all'Europa, la cui chiusura definitiva dei cantieri, chiesta da un certo qualunquismo ambientalista, condannerebbe l'economia, lo sviluppo e anche l'immagine del nostro paese nei confronti dell'Europa...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
PIETRO FRANZOSO. Concludo, Presidente, dicendo che di fronte a tutto ciò il Governo Prodi non dà alcun segnale di presa di coscienza utile, dimostrando scarsa attenzione al settore ferroviario. Vi è la necessità di una politica realistica per dare nel breve e medio tempo una accelerata a tale settore. Non si può che chiedere di incrementare le forze per le Ferrovie dello Stato, atteso che il disegno di legge finanziaria, all'attenzione della Commissione bilancio, prevede un modestissimo apporto al capitale delle ferrovie di appena 400 milioni di euro per il 2007 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Pag. 6PRESIDENTE. Il deputato Affronti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Adenti n. 9/1750/43, di cui è cofirmatario.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno puntualizza che il comma 6 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 262 del 2006 prevede la possibilità di incrementare il moltiplicatore ai fini ICI delle imposte di registro ipotecarie e catastali delle unità immobiliari del gruppo B. Il gruppo B tratta gli immobili di proprietà e le istituzioni di alto valore sociale (li elenco): collegi, convitti, educandati, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, seminari, case di cura e ospedali, uffici pubblici, scuole, laboratori scientifici, pinacoteche, biblioteche, cappelle ed oratori non destinati all'esercizio pubblico del culto. Questa elencazione fa capire quanto sia inopportuno il provvedimento nella proporzione enunciata.
Il comma 6 opera, infatti, una rivalutazione dei moltiplicatori del 40 per cento, in conseguenza del quale i nuovi moltiplicatori da utilizzare saranno rispettivamente del 105 per cento per il reddito dominicale, risultanti in catasto terreni, e del 140 per cento per il reddito catastale dei fabbricati.
Per quanto riguarda l'ICI, il moltiplicatore per la determinazione della base imponibile delle unità immobiliari del gruppo B passa quindi con il comma 6 da 100 a 140.
Tutto ciò premesso, si considera condivisibile la valutazione per cui tali unità immobiliari risultano sottostimate eccessivamente in termini di tariffa, anche in parità d'uso e destinazione rispetto ad altre fattispecie classificate in altri gruppi; di conseguenza, si valuta possibile la decisione di consentire l'incremento di detto moltiplicatore.
Valutate la specifica destinazione di attività di tali unità immobiliari e la funzione sociale a cui queste stesse sono adibite, riteniamo che il Governo debba impegnarsi a rivedere la rivalutazione del moltiplicatore previsto dal comma 5 dell'articolo 52 del testo unico concernente l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, da applicare alle rendite catastali dei fabbricati classificati nel gruppo catastale B in misura non superiore al 20 per cento. Questo in considerazione dell'alto valore sociale delle istituzioni proprietarie di tali immobili (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/42.
NICOLA BONO. Signor Presidente, insieme a tutto il gruppo di Alleanza Nazionale abbiamo già sostenuto una durissima battaglia, in sede di esame delle mozioni a ciò deputate, in ordine al rifiuto di accogliere l'idea di stornare i fondi destinati alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina ad altre opere. Non possiamo non prendere atto che con il voto di fiducia si è tolta la possibilità al Parlamento di entrare nel merito dell'ex articolo 14, ora comma 93 di questo abominevole articolo unico che sarà un ulteriore regalo agli operatori italiani che avranno difficoltà enormi nell'interpretarlo, e perfino nel leggerlo.
Le previsioni di cui al suddetto comma tra poco verranno approvate dalla Camera e trasmesse al Senato. Dunque, siamo di fronte ad un vero e proprio furto legalizzato di una somma stanziata per realizzare un'infrastruttura strategica per la Sicilia che avrebbe avuto, e per quanto ci riguarda continua ad avere, una valenza fondamentale ai fini dello sviluppo. Come fare, come recita la norma, a rendere tali risorse correttamente utilizzabili nei confronti della Sicilia e della Calabria? I fondi per il ponte sullo stretto sono stati destinati per il 90 per cento alla realizzazione di infrastrutture per le regioni Sicilia e Calabria. Il nostro dubbio è che tali somme, come sempre è accaduto nella storia della Repubblica, non siano aggiuntive, ma sostitutive degli interventi ordinari: in tal modo, al danno si aggiungerebbe la beffa.
Pertanto, attraverso l'ordine del giorno in esame chiediamo di considerare taliPag. 7finanziamenti rigorosamente aggiuntivi e non sostitutivi delle risorse statali ordinarie finalizzate ai medesimi interventi, cioè alla realizzazione delle infrastrutture. Il testo del già citato comma 93 si presta ad interpretazioni alquanto equivoche. Infatti, si dice che le risorse di cui al comma 92, nel rispetto del principio di addizionalità, sono assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali. Cosa vuol dire «principio di addizionalità»? È sufficiente tale dicitura per garantire che parliamo di risorse aggiuntive? O forse, se si mantiene così la norma, nel momento in cui si dovranno effettuare gli stanziamenti ordinari si rischia un'interpretazione della norma stessa che possa ulteriormente penalizzare sia la Sicilia sia la Calabria? Riteniamo che il nostro ordine del giorno abbia una fondamentale importanza: in un contesto non condiviso di utilizzo improprio ed inopportuno dei fondi destinati al ponte sullo stretto di Messina, bisogna garantire che almeno tali fondi siano davvero finalizzati alla realizzazione di opere aggiuntive.
Nell'ordine del giorno vi è anche un aspetto legato all'armonizzazione complessiva di tali opere. Infatti, non ha molta importanza realizzare opere infrastrutturali; ha più senso che queste obbediscano ad un disegno di sviluppo. Nell'ordine del giorno viene prevista una priorità per le infrastrutture che sarebbero di completamento e di servizio al ponte sullo stretto, quando sarà realizzato.
Signor Presidente, concludo invitando il Governo ad accettare il mio ordine del giorno che va nella direzione voluta dalla stessa maggioranza e dallo stesso Governo, non condivisa per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi, ma sicuramente condivisa per la parte della loro finalizzazione ad opere aggiuntive.
PRESIDENTE. Il deputato Beltrandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/108.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, l'ordine del giorno sana una situazione che si sta rivelando molto penalizzante per coloro che intendono partecipare al concorso di uditore giudiziario. Una legge del 1997 prevedeva che fosse emanato un decreto interministeriale teso a ridurre di un anno la durata della frequenza del corso post-universitario della scuola superiore per le professioni legali. Il fatto che tale decreto non sia mai stato emanato fa sì che risultino penalizzati gli studenti più meritevoli che, anche basandosi sulla suddetta legge, finiscono il corso un anno prima. Dunque, per una disattenzione legislativa vengono penalizzati i più meritevoli.
L'ordine del giorno si propone di impegnare il Governo a valutare l'opportunità che autonomamente le scuole superiori per le professioni legali adeguino al parametro di legge, cioè la durata di un anno, i loro corsi a partire dal prossimo anno accademico. In tal modo gli studenti più meritevoli non saranno penalizzati. Mi auguro davvero che il Governo possa accettare tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Il deputato Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/26.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'articolo 5 del decreto-legge in esame reca disposizioni in materia di catasto. L'intenzione del Governo è di escludere dalle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 gli immobili destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato ovvero ad usi diversi, qualora gli stessi presentino autonomia funzionale e reddituale. L'intenzione, quindi, è quella di rivalutare del 40 per cento il moltiplicatore da applicare alle rendite catastali dei fabbricati classificati nel gruppo catastale B.
Questo ordine del giorno chiede di impegnare il Governo a valutare, previo monitoraggio dell'applicazione, la scelta di ridurre i trasferimenti erariali ai comuni per un importo pari al maggior gettito derivante dalle disposizioni dell'articolo 5 e a valutare, altresì, l'opportunità di riconsiderare anche la scelta di ridurre iPag. 8trasferimenti erariali ai comuni per un importo pari al maggior gettito previsto.
Dunque, lo spirito dell'ordine del giorno è di realizzare tale monitoraggio dell'applicazione per la riduzione dei trasferimenti e chiediamo che esso venga accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/25.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione vuole impegnare il Governo a riferire al Parlamento, nel termine di due mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, mediante dettagliata relazione, sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 46 del cosiddetto decreto Bersani.
Tale articolo proroga da centoventi a centottanta giorni il termine ultimo per la riorganizzazione degli organismi pubblici, con l'obiettivo di arrivare ad una riduzione del 30 per cento della spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche rispetto alla spesa sostenuta nel 2005. In più, si prevede che, qualora le amministrazioni non procedano all'adozione delle prescritte misure di contenimento della spesa nei termini previsti, alle stesse è fatto espresso divieto di corrispondere compensi ai componenti degli organismi in questione.
Signor Presidente, siamo interessati - e chiaramente esprimiamo al riguardo parere positivo - al fatto che ci sia tanta buona volontà nell'evitare questi sprechi: peccato che si predichi bene e si razzoli male. Infatti, con questo Governo i costi della politica sono cresciuti, e creare continue «sedie», continui posti per gli amici degli amici sembra essere una delle missioni prime per questo esecutivo. Ad esempio, basta prendere l'articolo 46 del disegno di legge finanziaria, dove si prevede l'istituzione della Commissione di garanzia per l'informazione statistica: si spenderanno 1,2 milioni di euro e al suo presidente andranno circa 240 mila euro. I componenti e il presidente della commissione dureranno in carica sei anni e poi, ciliegina sulla torta, per una commissione che non serve a nulla, che è un puro doppione e un apparato di soli costi, avremo cinque membri scelti chiaramente fra i dirigenti della pubblica amministrazione, cioè coloro che in questo momento sono rimasti esclusi da qualche «sedia», e i professori universitari anche di nazionalità non italiana. Sembra proprio che stiate già iniziando a spartire «sedie» tra i vostri prossimi elettori, gli stranieri, visto che tra gli italiani ormai state perdendo ogni credibilità. Inoltre, ancor prima della creazione della commissione, i ben informati sanno già chi si intascherà per sei anni il gettone da più di mezzo miliardo di vecchie lire e si fa il nome di Faini.
Signor Presidente, siamo schifati per il modo in cui si sta gestendo questo povero paese. Il nord, che lavora, non ha dato la fiducia prima e tanto meno la darà adesso e in futuro, però viene criminalizzato, perseguitato e punito; invece, chi fa parte della solita cerchia di vostri amici, viene singolarmente premiato con soldi, «sedie», «poltrone», grandi «troni», naturalmente tutti spesati dal paese.
Come è accaduto nel decreto collegato al disegno di legge finanziaria, sentendo il fiato sul collo della piazza, avete messo una o due «pezze», che, comunque, nulla possono fare per cambiare il giudizio negativo su questo provvedimento. Avete messo una «pezza» ma, se si continuerà così, il paese dovrà abituarsi a portare le «pezze», come si dice dalle nostre parti, nel fondo schiena.
Concludo, però, con l'unico aspetto positivo che devo riconoscere alla maggioranza. Occorre dare a Cesare quel che è di Cesare, e voi, da sempre ed anche in campagna elettorale, una cosa avete affermato e, poi, con grande coerenza state cercando di mantenere: avete detto che amate i poveri. Quelli li amate veramente tanto, li amate così tanto che state costruendo un'Italia che in poco tempo sarà fatta solo di poveri, tantissimi poveri, tutti uguali, tutti poverissimi, tutti da amare, daPag. 9amare così tanto come solo voi della sinistra sapete fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/10.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, colleghi, l'ordine del giorno n. 9/1750/10 è molto semplice e fa anche riferimento ad un simpatico episodio avvenuto in Commissione bilancio, di cui vorrei parlare prima di illustrare il mio ordine del giorno. La Lega Nord aveva presentato un emendamento all'articolo 17, in cui chiedeva che la società Arcus Spa intervenisse per la tutela della via Francigena, per noi molto importante ed interessante dal punto vista storico e culturale, ma tale emendamento è stato dichiarato inammissibile. Qualche giorno dopo, scopriamo che il Governo aveva presentato un emendamento sostanzialmente identico con cui si finanziava, sempre tramite la società Arcus Spa, la realizzazione del cinema Maxi di Roma per 7,9 miliardi di euro per tre anni e l'emendamento è stato dichiarato ammissibile. Al di là di tutto, la questione è abbastanza curiosa e divertente perché, a fronte di un emendamento pressochè identico, formulato allo stesso modo (in entrambi si propone di «usare» la società Arcus Spa per realizzare un qualcosa; se utile o meno deve deciderlo il Ministero), constatiamo che se lo presenta il Governo funziona e se lo fa la Lega Nord non funziona: questo è un modo curioso di dichiarare le ammissibilità.
Oltretutto, dobbiamo anche rilevare che c'era stato l'impegno di stralciare le opere per Roma capitale e, invece di inserirle nella legge finanziaria, fare una legge ad hoc. In questo caso (in gergo si chiama «marchetta») l'intervento è stato inserito surrettiziamente nel decreto-legge n. 262 del 2006.
Per quanto riguarda il mio ordine del giorno, passi per la «marchetta» a Veltroni a Roma, ma noi chiediamo di impegnare il Governo ad individuare, di concerto con gli enti locali e le regioni, iniziative volte al recupero e alla rivitalizzazione di comuni, frazioni, nuclei storici e complessi edilizi, il cui tessuto urbanistico di interesse storico-artistico conserva inalterate le proprie caratteristiche originarie, disponendo di distribuire in misura equa la quota relativa al finanziamento per le attività gestite e programmate dalla società Arcus al nord, al centro e al sud. Ovviamente, tale ordine del giorno non può non essere accolto, perché diciamo semplicemente che, se l'Italia - come pare e si afferma anche nella Costituzione - è unica e indivisibile, anche i cittadini italiani sono uguali al nord, al centro e al sud. Quindi, chiediamo che la società Arcus Spa effettui gli interventi in misura equa, con un terzo al nord, un terzo al centro ed un terzo al sud.
PRESIDENTE. Il deputato Bodega ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/18.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno vuole impegnare il Governo a valutare delle opportunità che consentano di snellire il meccanismo di adeguamento annuale delle rendite INAIL, dando seguito alle richieste che pervengono dal territorio, dalle sezioni locali dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Voglio precisare che queste associazioni sono molto attive, in modo particolare al nord, e raccolgono centinaia e migliaia di persone che hanno dato la vita per il lavoro, che, magari, hanno anche subito delle menomazioni fisiche, sofferto una vita di disagio e pagato di persona. Conseguentemente, penso che nei confronti di queste persone debba essere manifestata maggiore sensibilità.
Si premette che l'articolo 22 del decreto-legge in esame, in materia di rivalutazione delle rendite corrisposte dall'INAIL, è teso a prevedere che l'adeguamento annuale delle rendite avvenga su delibera del consiglio di amministrazione dell'INAIL, con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, previa Conferenza di servizi con il MinisteroPag. 10dell'economia e delle finanze e, nei casi previsti dalla normativa, con il Ministero della salute.
Si ha, poi, la previsione di una Conferenza di servizi in sostituzione dell'attuale lungo e farraginoso iter di concertazioni ministeriali, che dovrebbe dare un'accelerazione alle procedure di adeguamento annuale delle rendite INAIL.
Come già ricordato, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (ANMIL) ritiene molto complessa la procedura disposta dal decreto legislativo n. 38 del 2000. Essa pertanto chiede, per cercare di superare molti ritardi e dare risposte efficaci e efficienti, di rendere non più necessari questi decreti. Si chiede cioè di rendere sufficiente, per l'erogazione degli aumenti legati all'inflazione, la rilevazione ISTAT e, per gli aumenti connessi alla crescita dei salari, una delibera del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro. In sostanza, si chiede uno snellimento delle procedure e una definizione di metodo, affinché sia possibile ovviare a tutti questi ritardi che, sicuramente, non danno risposte immediate a quelle persone che hanno sofferto una vita intera sui luoghi di lavoro.
Dunque, l'ordine del giorno impegna il Governo a valutare questa possibilità: snellire il meccanismo di adeguamento annuale delle rendite dell'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro, dando seguito alle richieste dell' Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro.
PRESIDENTE. Constato l'assenza della deputata Lussana: s'intende che abbia rinunziato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/30.
La deputata Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/9.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, l'Italia è la nazione che in assoluto presenta la più ampia diffusione di musei e luoghi culturali sul territorio. Il nostro Paese, infatti, conta circa 1700 musei, alcuni dei quali risultano legati al territorio e alla cultura contadina. Un notevole incremento di questi è costituito dall'emergere di musei già esistenti, ma non funzionanti. Esiste, quindi, un fenomeno di «sommerso museale» che non è del tutto sconfitto e, peraltro, alcuni musei continuano a restare chiusi.
Oggi, il numero dei musei si è notevolmente accresciuto anche nell'ambito dei beni ecclesiastici: l'AMEI, l'Associazione dei musei ecclesiastici italiani, ha censito circa mille musei e raccolte d'arte di competenza ecclesiale, il cui incremento è dovuto anche agli stanziamenti diretti della Conferenza episcopale italiana, con l'utilizzo dell'8 per mille dell'IRPEF che il Governo vuole, invece, destinare alla cooperazione internazionale. Il cosiddetto «museo diffuso» testimonia una realtà importante, per la sua consistenza non solo sotto l'aspetto storico e culturale, ma anche potenzialmente economico. Accanto ai musei, occorre ricordare l'importanza dei monumenti e dei siti storici ed archeologici, la cui fruizione da parte del pubblico è sovente limitata dalle croniche carenze di personale specializzato: si tratta di circa 20.000 centri storici e borghi, 40.000 castelli e rocche, 1.500 conventi, 100.000 chiese di cui, almeno un terzo, di importanza imprescindibile per la storia dell'arte in Italia, per non contare le migliaia di biblioteche e archivi comunali, parrocchiali, vescovili, i teatri storici e le fontane monumentali. A questo proposito, rammento che le soprintendenze archeologiche svolgono compiti articolati su tutto il territorio e ad esse compete la tutela dei beni culturali.
La riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione ha suddiviso la materia dei beni culturali, per quanto riguarda la potestà legislativa, in due sub-materie, «tutela» e «valorizzazione», appartenenti l'una alla legislazione esclusiva dello Stato e l'altra alla legislazione concorrente. La costituzionalizzazione delle materie relative alla «tutela» e «valorizzazione» dei beni culturali ha drammatizzato non solo i problemi connessi alla definizione del loro contenuto, ma anche la questione della localizzazione delle altre attività, quali la gestione ed il restauro, con laPag. 11conseguenza, in un caso e nell'altro, di accentuare anziché smorzare, le conflittualità tra Stato e regioni.
L'articolo 117 della Costituzione, del resto, costituzionalizzando la distinzione tra le due funzioni ha consegnato agli interpreti il potere di definire il confine tra competenze statali e regionali. Come ha affermato infatti la Corte Costituzionale nella sentenza n. 90 del 2003, la distinzione fra «tutela» e «valorizzazione» dei beni culturali può essere desunta dalla legislazione vigente ed in particolare dagli articoli 148, 149 e 152 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Il confine delle competenze Stato-regioni in materia di beni culturali è, dunque, divenuto un confine «mobile», modificabile a seconda delle interpretazioni conferite alle attività stesse.
Il nodo principale è quindi costituito dalla definizione di «tutela» ed è proprio questa la funzione che andrebbe maggiormente rivisitata alla luce delle trasformazioni sociali, economiche ed istituzionali avvenute nel nostro paese. Purtroppo, il maggior freno che si frappone a tale revisione è l'idea secondo cui il frazionamento dei poteri finalizzati alla conservazione del patrimonio culturale del nostro Paese coincide con un dissolvimento del patrimonio stesso per l'incapacità tecnica delle soprintendenze e l'immaturità politica del sistema locale ad assolvere tali funzioni.
L'attuale maggioranza di Governo deve prendere atto che il mancato adeguamento della normativa sui beni culturali alle trasformazioni avvenute nel Paese renderà insostenibili due fenomeni che si sono già evidenziati in questi ultimi dieci anni: l'isolamento del Ministero ed il conseguente grave scollamento con il sistema regionale e locale.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputata Goisis.
PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente. Detto tutto questo, si impegna il Governo a valutare l'ipotesi di riorganizzazione degli strumenti amministrativi di governo del patrimonio culturale ai livelli sia centrale sia periferico, nonché in ambito statale e locale, compatibile con le esigenze di tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale, rivisitando la politica dei beni culturali.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/29.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, l'articolo 23 del decreto-legge in esame reca disposizioni in materia contributiva e assistenziale, relative alle imprese della filiera avicola, il cui stato di crisi era stato riconosciuto ai sensi del decreto legge n. 202 del 2005. In questo decreto, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 244 del 2005, si prevede che le imprese di cui sopra - cioè le imprese della filiera avicola - possano provvedere al pagamento degli oneri previdenziali ed assistenziali, le cui scadenze erano state sospese dal suddetto decreto, in quattro rate all'interesse del 2,5 per cento. Nel succitato decreto-legge n. 202, era prevista, per le imprese interessate, la sospensione dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali «senza aggravio di sanzioni, interessi od altri oneri».
Ora, come al solito, si tende a cambiare lo stato delle cose ed è ovvio che chi ha richiesto la sospensione dei termini del pagamento degli oneri lo ha fatto perché versava in una difficoltà economica causata dai fatti di cronaca sull'influenza aviaria, che noi tutti ricordiamo e conosciamo.
Conosciamo bene le difficoltà che le aziende del settore hanno incontrato, conosciamo il crollo dei consumi che c'è stato contestualmente all'influenza aviaria. Chi evidentemente ha chiesto questa sospensione dei termini per il pagamento, e l'ha anche utilizzata - dato che era disponibile per le aziende del settore -, versava di certo in una situazione di mancata liquidità o aveva un calo di vendite ovvero si trovava in difficoltà.Pag. 12
Ora, se si cambiano le disposizioni precedenti - dando peraltro l'idea di uno Stato inaffidabile, che modifica i propri orientamenti senza alcun motivo - e si introduce un aggravio imponendo un tasso di interesse del 2,5 per cento, ciò che - ci tengo a sottolinearlo - non recherebbe alcun giovamento alle casse dello Stato, in quanto si tratta di cifre irrisorie, ma costituirebbe certamente un aggravio serio per chi invece ha già subito dei danni.
Gli imprenditori colpiti dai danni conseguenti all'epidemia di influenza aviaria non risultano ancora essere stati risarciti, per quanto previsto dalle vigenti leggi, in specie per quanto riguarda i danni indiretti, per i quali gli avicoltori ancora attendono quanto di loro spettanza, non solo per la recente crisi, ma anche per quella che li colpì alla fine degli anni Novanta.
Alla luce di quanto sopra, l'imposizione del tasso di interesse del 2,5 per cento su quanto dovuto dagli operatori della filiera avicola appare come una misura inutile e vessatoria. Si impegna quindi il Governo a valutare, previo monitoraggio degli effetti applicativi, l'opportunità di riconsiderare i contenuti dell'articolo 23, eliminando eventualmente le disposizioni che riguardano l'applicazione del tasso di interesse del 2,5 per cento e modificando quelle relative alla rateizzazione degli importi dovuti, allungando da quattro ad almeno sei il numero delle rate medesime.
L'ordine del giorno in oggetto intende andare nella direzione, una volta tanto, di uno Stato che aiuti chi ha avuto problemi, invece di cercare di mettere il bastone tra le ruote a chi lavora e produce.
Oggi, evidentemente, facciamo un po' fatica a ricordare, ma se compiamo un piccolo sforzo lo ricordiamo bene, quanto i media abbiano dato spazio al problema dell'influenza aviaria e quanto gli operatori e le aziende del settore si siano trovati in difficoltà per il crollo dei consumi e per le preoccupazioni della gente. Lo Stato dovrebbe cercare di dare una mano alle aziende che si sono trovate in serie difficoltà ed è questa la finalità dell'ordine del giorno da me presentato, nell'interesse anche di offrire l'immagine di un paese di buon senso, che va incontro alle difficoltà delle proprie aziende, invece che continuare a perseguitarle, come invece questo Governo sembra fare.
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/50.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato tocca un punto essenziale delle proposte fatte dal Governo per modificare una serie di questioni nel settore della scuola.
Infatti, nel decreto-legge in esame, come certamente non è sfuggito ai colleghi in questi giorni, è prevista la costituzione di una Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Non si comprende perché il Governo abbia voluto compiere una scelta di questo genere, se consideriamo che sono già presenti in questo paese altre due strutture che si occupano esattamente della stessa questione. Infatti, la nuova agenzia verrebbe costituita in sostituzione del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca e del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario.
Dato che queste due strutture hanno ben operato, non vi è motivo - lo ripeto - per un intervento di questo genere, a meno che, cosa che abbiamo tentato di dire, rimanendo assolutamente inascoltati, anche nelle Commissioni, non si voglia andare al superamento di queste strutture per la volontà del ministro Mussi di mettere le mani sull'agenzia che si va a creare.
Impegniamo quindi il Governo, nel lasso di tempo necessario all'avvio della nuova agenzia, ad adottare le opportune iniziative - quando diciamo «le opportune iniziative» intendiamo dire che lasciamo al Governo la facoltà di individuare quali esse siano - volte ad assicurare una adeguata continuità alle attività di valutazione prevedendo un regime transitorio (non è immaginabile che l'agenzia possa cominciare ad operare dall'oggi al domani, e per questo è fondamentale che il GovernoPag. 13preveda una fase transitoria) e, fino alla completa operatività dell'agenzia stessa, la non soppressione dei due comitati prima citati (il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca e il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario).
Ricordo, da ultimo, che modelli di valutazione dei due comitati sono riconosciuti da una significativa parte della comunità scientifica come rispondenti ai modelli europei. Da questo è derivato lo stupore quando abbiamo visto che, nonostante questo, si era voluto procedere nella direzione della loro soppressione, ed è questo il motivo per cui siamo rimasti stupiti quando il Governo non è stato in grado di motivare in termini seri le ragioni per cui intende compiere una scelta di questo genere.
Visto che vi state incamminando su una strada sbagliata, e che state quindi commettendo un errore, vi chiediamo di prevedere almeno una fase transitoria nella quale sia possibile, prima dell'avvio in termini operativi della nuova agenzia, che i due comitati precedenti continuino a svolgere la loro funzione.
Insisto molto dunque affinché il Governo, che presumo in questa sede autorevolmente rappresentato su questi temi dal sottosegretario Naccarato, accolga il presente ordine del giorno che va nella direzione di una funzionalità dell'indirizzo che si intende percorrere.
PRESIDENTE. La deputata Milanato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/116.
LORENA MILANATO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/1750/116 si invita il Governo a porre attenzione al fatto che presso il Ministero delle attività produttive sono giacenti oltre 70 contratti di programma presentati entro il 30 settembre 2005, regolamentati ai sensi del decreto ministeriale del 12 novembre 2003. È utile ricordare che tali contratti di programma riguardano vaste aree del territorio nazionale, e rappresentano concrete attività imprenditoriali dirette a favorire un intenso sviluppo socioeconomico ed occupazionale del nostro Paese, sviluppo occupazionale che è tanto caro a questa sinistra, almeno a parole, ma non sicuramente nei fatti, visto che ciò deriverà dall'approvazione di questo decreto-legge e, soprattutto, della futura legge finanziaria.
Vorremmo chiedere, almeno, che il Governo si soffermi a valutare il significato che ciò avrebbe per quanti hanno deciso di investire su quei contratti di programma; ogni iniziativa di cittadini e imprenditori, infatti, che decidono di impegnare le proprie risorse, non solo economiche, deve essere rispettata perché intrapresa per il miglioramento del nostro paese e della nostra condizione socio-economica.
Con tali imprenditori, già vessati da un Governo che ha deliberatamente deciso con tale provvedimento e con la finanziaria che ne seguirà, di farne un bersaglio e che ha deciso di distruggere un'intera categoria del nostro paese, della nostra società e della nostra realtà economica, dopo la beffa del cuneo fiscale, sbandierato e sventolato da un certo tipo di propaganda, dopo le bugie su una sburocratizzazione che non avverrà, dopo le bugie sulla non introduzione di nuove tasse e la promessa che nella nuova legge finanziaria sarebbe stata disposta una manovra tutta risorse, tutta rigore e austerità, per riportare sotto controllo una spesa pubblica impazzita, stiamo invece assistendo ad un film diverso da quello che ci avevano raccontato: i fatti sono altri! Siamo di fronte ad un vero inno alla spesa pubblica!
La lista delle nuove linee di azione a cui si vuole dar vita con le risorse sottratte ai cittadini è sconfinato. Tra nuovi fondi, osservatori e nuove autorizzazioni di spesa si conteranno fino ad un centinaio di linee di spesa ad oggi inedite. Allora, dopo tutto questo, dopo un tale maltrattamento ad un'intera categoria economica, si chiede che il Governo voglia finalmente considerare, ed averne rispetto, le aziende che si sono proposte con quei contratti di programma.Pag. 14
Questo rispetto ci sarà soltanto se, nell'attuazione di questi contratti di programma, il Governo vorrà prestare una particolare attenzione nell'applicare criteri di tolleranza per la loro attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Fedele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/129.
LUIGI FEDELE. Avendo posto la questione fiducia, il Governo ci ha impedito di discutere molti degli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia. Per questa ragione, abbiamo riproposto alcuni di essi come ordini del giorno, i quali, pertanto, non sono da considerarsi strumentali, volti a fare perdere tempo, quanto piuttosto a impegnare il Governo su questioni di rilevanza nazionale: speriamo che il Governo li accolga.
Anche l'ordine del giorno che mi accingo a commentare, l'ordine del giorno n. 9/1750/129, parla della congestione, dell'inquinamento, degli incidenti nella circolazione stradale, divenuti ormai un'emergenza permanente nelle città italiane.
L'inquinamento, con l'arrivo dell'inverno, renderà invivibili gran parte dei giorni della settimana, in modo particolare nelle grandi città. Tale tema, che dovrebbe interessare il Governo, sicuramente, sta a cuore di tutti gli italiani. Per questo, in modo particolare, intendiamo migliorare la qualità del trasporto pubblico locale - una questione nazionale - che necessita di un programma consistente e duraturo di nuove risorse, in particolare nel settore delle metropolitane. Peraltro, l'ultimo incidente verificatosi a Roma di recente ha riproposto con forza la problematica della sicurezza delle metropolitane, così come delle tramvie. Inoltre, c'è il problema del rinnovo del parco autobus, alcuni dei quali - noi stessi ce ne accorgiamo andando in giro per le città - sono veramente da rottamare e producono un inquinamento non indifferente.
Per tutte queste motivazioni, prestando attenzione alla salute di tutti i cittadini, non solo di coloro che risiedono nelle grandi città, vorremmo impegnare il Governo in questa direzione, cioè, ad introdurre misure che potranno alleggerire il carico fiscale delle aziende di trasporto pubblico locale. Ritengo che si tratti di misure indispensabili, altrimenti queste aziende non riusciranno a rinnovare il loro parco auto, a puntare sulla sicurezza e a migliorare i loro standard qualitativi.
Tutto ciò potrebbe avvenire anche attraverso l'abolizione dell'IRAP per le aziende di trasporto pubblico, la deduzione dell'IVA sui contributi di servizio, soluzione che darebbe sicuramente un altro segnale tangibile (la deducibilità degli abbonamenti plurimensili) con il risultato di incentivare il più possibile chi viaggia usando la macchina ad utilizzare i mezzi pubblici, i quali devono essere adeguati e più moderni.
Queste indicazioni che diamo e il relativo impegno che chiediamo al Governo permetterebbero alle società di trasporto pubblico locale di essere poste in condizioni economiche tali da poter affrontare i problemi esistenti e, attraverso i nuovi flussi economici che deriverebbero loro a seguito di una riduzione delle tasse, effettuare nuovi investimenti per il rinnovo del parco macchine esistente.
Vorrei qui richiamare l'attenzione dei Verdi, che tanto parlano di inquinamento - vedo qui oggi il sottosegretario - ma che poi non so fino a che punto intervengano quando si tratta di dare risposte concrete da questo punto di vista, dando quei segnali che il Governo dovrebbe dare.
Vi sono punti critici in molte città. Per esempio, essendo io calabrese, vorrei riferire il problema relativo alla zona di Villa San Giovanni che, a fronte dei mezzi pesanti che devono attraversare lo stretto per andare in Sicilia, rende quella cittadina veramente invivibile. Avete anche tolto la speranza e la possibilità che questo problema potesse essere risolto, posto che questo Governo ha deciso sulla non fattibilità, sulla non realizzazione del ponte sullo stretto. Mi auguro, almeno, che questi fondi, che tanto avete sbandierato di volere utilizzare per le opere pubbliche alPag. 15sud - in Calabria e in Sicilia in modo particolare -, vengano veramente impegnati in quelle regioni.
Finora abbiamo solo assistito ad alcune enunciazioni: speriamo che queste ultime si trasformino in realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/33.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, colgo l'occasione anche per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1750/29, a firma Grimoldi, in quanto pienamente condivisibile per un settore ancora in forte crisi quale quello aviario, un settore al quale, evidentemente, questo Governo non ha voluto dare risposte adeguate ma che, anzi, ha continuato a vessare imponendo un ulteriore balzello di un interesse passivo del 2,5 per cento riguardante i contributi previdenziali ed assistenziali sospesi con il decreto del precedente Governo.
Relativamente, invece, all'ordine del giorno a mia firma e a firma del vice capogruppo Gibelli e del collega Dussin, faccio rilevare come l'articolo 14 del decreto-legge che ci accingiamo a votare ha previsto l'attribuzione al Ministero dell'economia e delle finanze delle azioni della Stretto di Messina Spa possedute da Fintecna e la destinazione, per circa il 90 per cento, delle relative risorse ad infrastrutture siciliane e calabresi comunque diverse dalla società Ponte di Messina.
La cifra totale degli impegni assunti da Fintecna corrisponde a 2,4 miliardi di euro e gran parte di tali risorse sembrano destinate a finanziare la famosa, famigerata autostrada Salerno-Reggio Calabria. Si rileva anche che il rifinanziamento del ponte sullo stretto di Messina rientrava, comunque, negli investimenti autorizzati dal piano delle opere della legge n. 443 del 2001 (la cosiddetta legge obiettivo). Ora, nel passaggio delle relative risorse ad altre opere già inserite e finanziate dallo stesso piano, si rende di fatto sbilanciata la ripartizione delle risorse verso un'unica opera. Questo non lo riteniamo assolutamente congruo, giusto ed equo per il paese ma, soprattutto, è un dato sbilanciato a danno del nord.
Ricordiamo che, all'interno della legge obiettivo, c'erano una serie di opere infrastrutturali vitali per lo sviluppo del paese e per la sopravvivenza del motore economico del paese, cioè del nord e della Padania. Cito solo alcune delle opere strategiche che anche esponenti della maggioranza di Governo e loro rappresentanti sul territorio - basti citare il presidente della regione Emilia-Romagna, Vasco Errani - hanno considerato strategiche mentre voi le avete completamente dimenticate.
Cito, ad esempio, la E45 e la E55, cioè l'asse viario che parte da Venezia, passa attraverso Ravenna, arrivando fino ad Orte cioè, alle porte di Roma. Di questo non vi è assolutamente traccia a livello di finanziamento, così come non vi è traccia di un'altra opera strategica per quanto riguarda il turismo. Penso alla realizzazione della terza e quarta corsia della zona costiera romagnola - la A14 - che, ad oggi, pur essendo il primo polo turistico in Italia è ancora gravata da una viabilità da terzo mondo posto che due corsie sono perennemente bloccate durante il periodo estivo ed assolutamente insufficienti a gestire il traffico.
L'ordine del giorno presentato mira ad impegnare il Governo a valutare, previo monitoraggio degli effetti applicativi delle predette disposizioni, l'opportunità di utilizzare le risorse provenienti dalla mancata realizzazione del ponte sullo stretto di Messina per tutti - lo sottolineo - gli interventi previsti dalla legge obiettivo; il termine «tutti» significa una distribuzione equa, vera, concreta per le infrastrutture, che non possono essere sbilanciate, come sempre, a favore del meridione.
Non ci si può dimenticare del motore economico del paese, che ha bisogno di queste infrastrutture e che si chiama Padania!
PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/21.
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ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione è relativo all'articolo 41 del decreto fiscale.
L'articolo 41 del decreto fiscale, nel corso dell'iter del provvedimento, è passato dalla stesura iniziale del Governo ad un testo modificato in sede di Commissioni e quindi approvato in Assemblea. La versione originaria veramente ci ha lasciato assai allarmati; sostanzialmente, il Governo realizzava uno spoils system senza precedenti, prevedendo la revoca, mediante il meccanismo del silenzio-assenso, di tutti i dirigenti esterni alla pubblica amministrazione assunti nell'ultimo periodo. Quindi, si partiva dai principi della cosiddetta legge Frattini e si giungeva a distorcerne completamente la portata estendendone l'applicazione non soltanto ai dirigenti apicali, ma anche a quelli ordinari e, quindi, ai livelli meno elevati della pubblica amministrazione e a quanti erano stati chiamati dal settore privato principalmente per prestare la loro attività lavorativa. Noi avevamo ritenuto che il testo di questa norma costituisse un atto molto grave; l'avevamo considerato come l'espressione della volontà di 'sovietizzare' la pubblica amministrazione, come la volontà, una volta giunti al Governo, di sistemare gli amici e, ovviamente, punire i nemici. Tale formulazione è stata solo in parte modificata; si è previsto che quanti vengono licenziati conserveranno il diritto a percepire gli emolumenti secondo quanto previsto dal contratto. Devo aggiungere che la nuova formulazione ci soddisfa solo parzialmente perché voi, alla fine, realizzerete comunque, per così dire, un ufficio di collocamento, sistemando i vostri amici. L'unica conseguenza sarà l'obbligo di corrispondere più emolumenti, sia agli amici che assumerete sia a quanti invece licenzierete, perché non fanno parte del vostra schieramento politico.
Ritengo che tale norma rispecchi in maniera fedele l'impostazione da voi data alla gestione della pubblica amministrazione in questi sei mesi di Governo; è un'impostazione che va assolutamente nella direzione opposta alla razionalizzazione ed al contenimento della spesa, che invece, a parole, voi predicate. L'abbiamo constatato già quando avete formato il Governo con 102 componenti, tra ministri e sottosegretari; lo vediamo oggi con questo provvedimento con il quale voi prevedete la possibilità di uno spoils system selvaggio per infornare le nuove leve all'interno della macchina della pubblica amministrazione appunto secondo una logica eminentemente partitica.
Pertanto, noi abbiamo presentato l'ordine del giorno che illustro e che, nella parte dispositiva, impegna il Governo a «riferire al Parlamento (...) quale sia il numero effettivo dei dirigenti che non risultano essere stati riconfermati e a quali settori dirigenziali della pubblica amministrazione essi appartengano, con precisa indicazione della compensazione operata per il mantenimento degli effetti economici dei contratti del personale esterno alla pubblica amministrazione a valere sulle disponibilità del fondo di cui all'articolo 24, comma 8, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165».
PRESIDENTE. La deputata Moroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/92.
CHIARA MORONI. Signor Presidente, l'ordine del giorno tende a denunciare quanto ampiamente abbiamo avuto modo di chiarire in queste giornate nelle quali il dibattito parlamentare è stato evidentemente castrato dalla posizione della questione di fiducia. La smania di occupazione di posti di potere che la maggioranza di centrosinistra sta manifestando finisce per 'toccare' anche settori strategici per la qualità dei servizi dello Stato sociale che noi diamo ai cittadini; evidentemente, includere nel sistema cosiddetto dello spoils system i vertici dell'Agenzia per i servizi sanitari nazionali concorre a determinare tale effetto. Si tratta infatti di un'agenzia strategica, che ha dato prova di grande capacità di interlocuzione con le regioni e che è stata fondamentale, in questi anni, per omogeneizzare i livelli essenziali di assistenza in tutto il paese, nonché per costruire con le regioni unPag. 17rapporto di collaborazione nella compartecipazione e nella condivisione della capacità legislativa, peraltro sancite da una riforma del Titolo V della nostra Costituzione che sta evidenziando tutti i suoi limiti. Mi riferisco, ad esempio, alla serie infinita di materie concorrenti, tra le quali è compresa anche la sanità; il conflitto con le regioni, infatti, ha raggiunto livelli altissimi soprattutto su quest'ultimo versante. Ebbene, l'Agenzia per i servizi sanitari nazionali è stata fondamentale nella ricerca di una collaborazione con le regioni dal punto di vista delle risposte assistenziali e sanitarie da dare ai cittadini; tuttavia, se ad ogni insediamento di un nuovo Governo vengono modificati i vertici dell'agenzia stessa, si reca nocumento alla continuità di una politica sanitaria condotta nell'ottica della condivisione della potestà legislativa tra Stato e regioni. D'altra parte, ciò evidentemente si inserisce perfettamente nel detto quadro dell'occupazione dei posti di potere. Naturalmente, però, noi esprimiamo la nostra preoccupazione rispetto al mantenimento di una politica già avviata - politica che, peraltro, il ministro Turco ha dichiarato, in sede di prima audizione resa dinanzi alla Commissione Affari sociali della Camera (ma il ministro si è espresso analogamente anche al Senato), di voler continuare - della quale però non vediamo traccia né nel DPEF né nella finanziaria né, tanto meno, in questo decreto con il quale si tende solamente ad occupare i posti dirigenziali dell'agenzia. Sto parlando di quella politica tesa ad innalzare i livelli della qualità assistenziale e a renderli omogenei in tutto il paese e tesa altresì a continuare la battaglia contro l'allungamento delle liste di attesa; una politica sulla quale l'agenzia si era ampiamente impegnata.
Occorre che il Governo dia la garanzia di tenere fede al Patto per la salute firmato con le regioni, rispetto al quale, naturalmente, noi riteniamo che non vi sia una strategia; mancando un impianto riformista basato su misure strutturali rispetto al comparto della sanità. È un Patto per la salute del quale non individuiamo né una linea di procedimento né una linea prospettica. Sono stati stanziati soldi, in finanziaria, per coprire i disavanzi delle regioni non virtuose, ma non vi è un percorso strategico che inserisca la copertura, oggi, di detti disavanzi in un quadro di interventi strutturali tramite i quali le regioni stesse abbiano la possibilità e gli strumenti per contenere la spesa sanitaria senza abbassare la qualità dei livelli essenziali di assistenza offerti ai cittadini. D'altronde, quando il ministro Turco si è recato in Commissione parlando di New Deal della Sanità, noi in 'finanziaria' (che è evidentemente il luogo principe all'interno del quale, anche se, certo, non vi si può esaurire un progetto sulla sanità, è almeno possibile abbozzarne per così dire l'impianto generale)...
PRESIDENTE. Deve concludere...
CHIARA MORONI. In conclusione noi siamo molto preoccupati rispetto al fatto che questo Governo non è in grado di dare risposte coerenti con lo Stato sociale e con livelli adeguati di assistenza ai cittadini; è solo in grado di chiedere la compartecipazione dei cittadini stessi senza che questa sia inserita in un progetto di riforme strutturali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Contento ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/49.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, l'ordine del giorno fa riferimento al famoso - verrebbe voglia di aggiungere: famigerato - articolo 12 del decreto-legge, la disposizione, cioè, che interviene recando una nuova disciplina sugli aggiornamenti tariffari del settore autostradale e sul rafforzamento dei poteri regolamentari dell'ANAS.
Perché abbiamo voluto sottolineare questo aspetto? Lo abbiamo fatto perché temiamo delle conseguenze negative. Il ministro delle infrastrutture, come è noto, ha inteso inserire questa norma all'interno del provvedimento in discussione al fine diPag. 18arginare un'operazione economico-finanziaria che vedeva una società autostradale italiana ed una spagnola discutere su una fusione per incorporazione. Lo ha fatto, però, a nostro giudizio, ponendosi in modo improvvido il problema delle conseguenze che questa regolamentazione avrà in relazione ad importanti opere infrastrutturali, che sono in fase di avvio per quanto riguarda gli aspetti di procedura per la futura realizzazione.
Qual è la preoccupazione che noi, di Alleanza Nazionale, vogliamo sottolineare? La preoccupazione è che questa disposizione, non avendo assolutamente tenuto conto di un regime transitorio, avrà un effetto negativo in tutte le procedure in corso. Per chi non lo sapesse, buona parte delle società concessionarie hanno già in itinere una revisione dei piani finanziari e queste revisioni proposte all'ANAS per il successivo esame da parte del Ministero delle infrastrutture sono relative ad aggiornamenti necessari per permettere la realizzazione di nuove infrastrutture viarie.
Quale sarà l'effetto, mi rivolgo anche ai banchi della maggioranza, di questa nuova riforma in questo campo? È chiaro che tale riforma produrrà un blocco, una sospensione, di queste procedure, con due conseguenze negative. La prima, più evidente, sarà quantomeno il ritardo in relazione alle attività di reperimento sui mercati degli eventuali capitali conseguenti alla definitiva approvazione finanziaria e anche, quindi, in relazione alla realizzazione delle opere. Il secondo effetto, che peserà in termini anche di investimenti, è l'impatto sul sistema economico nazionale di questi ritardi.
Tutto questo si sarebbe potuto evitare semplicemente con una disposizione transitoria che avesse permesso a tutti i procedimenti in itinere di vedere la propria conclusione per poi riaprire eventualmente il negoziato in relazione alla convenzione unica proposta con l'articolato. Noi non discutiamo che il fatto di riportare a razionalità, con un'unica convenzione, il rapporto tra ANAS, e quindi Ministero delle infrastrutture, e società concessionarie possa essere un aggiornamento dettato da motivi di razionalità e di efficienza, discutiamo, però, su alcune applicazioni di questo sistema che produrranno gli effetti negativi che ho appena descritto. È già notizia certa che buona parte dei piani finanziari, delle approvazioni che devono intervenire su alcuni progetti definitivi, sono sospesi o bloccati all'ANAS, al Ministero delle infrastrutture o, peggio, in fase di trasmissione al Comitato interministeriale per la programmazione economica, che deve dire la parola definitiva.
Ci sono poi altre questioni. Oltre al blocco degli investimenti, alla sospensione o al ritardo di queste opere infrastrutturali - potrei citare quelle che riguardano l'area territoriale che conosco più da vicino, il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto. Mi riferisco, in primo luogo al completamento della A28: mancano pochi chilometri e, anche sotto questo profilo, il progetto che dovrebbe avere l'approvazione definitiva è sospeso proprio in relazione all'introduzione di queste nuove disposizioni. In secondo luogo, potrei parlare di assi viari come la terza corsia prevista in un'importante autostrada del Friuli-Venezia Giulia che, nonostante il piano finanziario sia in itinere, verrà ritardata grazie a questo ennesimo colpo di mano da parte del Ministero delle infrastrutture. Voglio sottolineare l'aspetto tecnico, e cioè come alcune di queste modifiche normative metteranno in ginocchio l'intero assetto infrastrutturale previsto dai nuovi piani finanziari.
Quando, in particolare, si introducono delle disposizioni normative che intervengono, a nostro giudizio, in maniera anche dubbia sotto il profilo della legittimità costituzionale, ci preoccupiamo molto del futuro.
Quando si introducono disposizioni che prevedono la sorveglianza sui bandi di gara e la nomina diretta da parte del Ministero delle infrastrutture per quanto riguarda i componenti, si colpisce non il sistema infrastrutturale, ma il futuro del nostro paese. Noi chiediamo, quindi, di mandare avanti le opere e di non bloccarle,Pag. 19perché il futuro del nostro paese passa attraverso quelle opere infrastrutturali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/75.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo al banco del Governo, qui rappresentato dai sottosegretari Grandi e Cento. Questo Governo, in linea di continuità con quanto fatto nella XIII legislatura, ha cominciato ad intervenire nel comparto dei tributi riprendendo evidentemente una strada già intrapresa verso la fine del 2000, quando nelle Commissioni competenti cominciammo a lavorare sullo statuto del contribuente. Fu una operazione che, per certi versi, vide insieme maggioranza ed opposizione, ma con un approccio abbastanza diverso. Noi ci rifacevamo all'Internal Service degli Stati Uniti che avevano già varato il Tax bill numero 1 e numero 2 ed avevamo ripreso una serie di norme a garanzia del contribuente (è noto che il sistema fiscale americano è decisamente più avanti, soprattutto per ciò che concerne i rapporti tra contribuente ed amministrazione finanziaria).
Ricordo ancora le resistenze che furono opposte dall'allora maggioranza nel dare alla legge n. 212 un profilo di legge costituzionale, perché abbiamo assistito in questi anni, già a partire dall'ultima finanziaria del Governo Amato, ad un reale allontanamento dalle prescrizioni dello statuto del contribuente. La legge fu approvata nel 2000 e già nel 2001 fu infranta dall'allora maggioranza. Oggi, in questo provvedimento ritroviamo norme che sostanzialmente introducono una nuova tassazione per l'anno in corso senza tenere conto delle prescrizioni dello statuto del contribuente. Ormai da tempo noi stiamo sollecitando, è questione che dovrebbe essere messa anche in calendario, la revisione dello statuto del contribuente per dare maggiori garanzie ai cittadini. Per fare ciò, tuttavia, non ci si può limitare a portare avanti una legge parificata a tutte le altre, bisogna dare a questa legge il rango di norma primaria. Data per scontata la nostra sensibilità al tema occorre anche quella della maggioranza. Naturalmente, se in ogni provvedimento di natura fiscale voi continuate ad inserire una deroga allo statuto del contribuente, che non prevede la retroattività delle norme, è chiaro che le aziende ed i contribuenti si troveranno in difficoltà, perché nella società civile si fa una programmazione anche sotto il profilo della tassazione, mentre qui non si riesce più a programmare alcunché, perché per aggiustare i conti alla fine dell'anno si producono norme che vanno ad incidere sull'anno in corso. Poiché queste norme, curiosamente, si producono sempre nell'ambito della legge finanziaria, vi sono aziende che, avendo pianificato le loro tasse, si trovano improvvisamente a dover rivedere gli interi conti.
Vi è una necessità aggiuntiva a questa: quella di dare certezza anche a tutto il sistema contributivo. Vi è la necessità di giungere ad un codice tributario effettivo che dia certezze e tranquillità. Non si può continuare a considerare il contribuente come una mucca da spremere, bisogna considerarlo come un cittadino che ha i suoi diritti e deve essere sicuro della tassazione a cui andrà incontro. A questo nostro appello, per una revisione complessiva della normativa attraverso la realizzazione dei codici tributari e attraverso la revisione dello Statuto del contribuente, noi speriamo la maggioranza sia sensibile; da parte mia, ci credo poco, perché naturalmente fa comodo riuscire a rivedere le normative, tuttavia ritengo che questo sia diventato un argomento assolutamente improcrastinabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/127.
MAURO PILI. Questo ordine del giorno è a cavallo tra la strategia europea e quella nazionale. Come abbiamo potuto vedere,Pag. 20sia nel disegno di legge finanziaria già presentato all'attenzione del Parlamento, sia nel collegato fiscale, sul quale ieri avete votato la questione di fiducia, vi è un'assoluta mancanza di strategia politica ed infrastrutturale verso il Mediterraneo. Pertanto, con questo ordine del giorno si vuole sollecitare il Governo a prendere atto di questa enorme carenza progettuale verso un'area che, nel 2010, sarà oggetto di una straordinaria modificazione degli assetti, in particolar modo con la creazione di un'area di libero scambio.
Credo che tutti i colleghi possano comprendere quale valore strategico possa avere un'area così importante, a diretto contatto con il nostro paese. Non serve andare in Cina a promuovere canali e sviluppo dei traffici, se poi l'Italia non è in grado sul piano infrastrutturale di cogliere questa grande opportunità. È proprio in questa direzione che denunciamo con questo ordine del giorno l'assoluta assenza di risorse finanziarie e l'incapacità politica di questo Governo, che oltre le tasse non riesce ad andare, riuscendo così ad eludere quella grande opportunità per la quale non avete saputo individuare soluzioni progettuali né nel disegno di legge finanziaria che esamineremo nei prossimi giorni, né tanto meno nella prospettiva politica di questa manovra finanziaria.
Questo ordine del giorno vuol significare che le risorse finanziare non possono arrivare soltanto attraverso nuove tasse, bensì possono essere attratte attraverso un progetto infrastrutturale che parta proprio dalla portualità, insita in una nazione come la nostra, che è una penisola: questo può davvero rappresentare per il sistema portuale una grande capacità di attrazione di nuovi traffici. A ciò occorre aggiungere l'aspetto assolutamente decisivo della infrastrutturazione connessa, sia a terra sia alla intermodalità. Questo ordine del giorno, che richiama la grande strategia del 2010 per l'area di libero scambio, significa anche non mollare su quella grande opera infrastrutturale del nostro paese messa in campo dal Governo Berlusconi, un'opera senza precedenti nel dopoguerra: essa deve essere valorizzata puntando proprio sulle autostrade del mare, ma queste, sia nel disegno di legge finanziaria sia nel piano delle risorse da reperire attraverso il collegato fiscale, sono assolutamente assenti. Le autostrade del mare significano rendere il nostro paese ancora più centrale in quel processo di allargamento del contesto europeo-mediterraneo verso i paesi del nord Africa. Voi tutti sapete che la legge obiettivo ha tracciato un'importante intesa anche con l'Unione europea, per far sì che l'Italia, attraverso una piastra logistica euromediterranea, appunto la Sardegna, possa creare le condizioni per finalizzare gran parte dei traffici commerciali tra Gibilterra e il Canale di Suez verso il nord Europa (appunto passando per l'Italia).
Tutto questo però, sia nel collegato sia negli elementi essenziali della manovra infrastrutturale contenuta nella legge finanziaria, è assolutamente assente. Noi abbiamo il compito di richiamare la vostra attenzione su questo tema, perché i proclami che Prodi ha fatto nelle settimane scorse, rientrando dalla Cina, sono destinati a cadere nel vuoto se il Governo e questa manovra finanziaria non avranno la capacità di andare oltre le tasse, per dare agli italiani e al paese quell'infrastrutturazione indispensabile per costruire un futuro fatto non di tasse, ma di entrate vere, legate all'economia e allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
PIER PAOLO CENTO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lovelli n. 9/1750/1 e Catanoso n. 9/1750/3 (l'ordine del giorno Mancini n. 9/1750/2 è inammissibile), accetta gli ordini del giorno Iacomino n. 9/1750/4, Andrea Ricci n. 9/1750/5 e Pegolo n. 9/1750/7 (l'ordine del giorno Caparini n. 9/1750/6 è inammissibile), accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mungo n. 9/1750/8, non accetta gli ordiniPag. 21del giorno Goisis n. 9/1750/9 e Garavaglia n. 9/1750/10, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1750/12 (l'ordine del giorno Crisci n. 9/1750/11 è inammissibile).
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/1750/13, a condizione che sia accolta la riformulazione che ora proporrà il collega Grandi.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo propone di sostituire, nel dispositivo dell'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/1750/13, la parola «ad» con le parole «a valutare la possibilità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanella n. 9/1750/14, accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/1750/15, mentre non accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/1750/16 e Allasia n. 9/1750/17.
Si accetta l'ordine del giorno Bodega n. 9/1750/18, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole «dando seguito alle richieste dell' » con le seguenti: «tenendo conto dei principi indicati dall' ».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bricolo n. 9/1750/19, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brigandì n. 9/1750/20. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cota n. 9/1750/21, si accetta il dispositivo e non si accetta la premessa.
Inoltre, si accolgono come raccomandazione gli ordini del giorno Dozzo n. 9/1750/22 e Dussin n. 9/1750/23, mentre si accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/1750/24, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare dal dispositivo le parole «e a far salvi gli effetti economici dei contratti in essere».
Anche l'ordine del giorno Filippi n. 9/1750/25 è accettato, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole da «nel termine» fino alla fine con le parole: «entro i sei mesi successivi all'emanazione del decreto attuativo del decreto-legge in esame».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1750/26, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gibelli n. 9/1750/27 ed accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1750/28, a condizione però che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare, nel dispositivo, le parole da «riconsiderare» fino a «quanto meno, di».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/1750/29 e Lussana n. 9/1750/30, ed accoglie solo il dispositivo dell'ordine del giorno Maroni n. 9/1750/31 dalle parole «impegna il Governo» fino alla fine.
Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Montani n. 9/1750/32, Pini n. 9/1750/33, Pottino n. 9/1750/34 e Stucchi n. 9/1750/35, mentre accetta l'ordine del giorno Crisafulli n. 9/1750/36.
Il Governo, altresì, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lomaglio n. 9/1750/37 e D'Ulizia n. 9/1750/38 ed accetta l'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39.
L'ordine del giorno Tolotti n. 9/1750/40 è accettato se riformulato, sostituendo nel capoverso, prima del dispositivo, la parola: «trattasi», con le parole. «nei casi citati sembra trattarsi» e nel dispositivo sostituendo le parole: «l'adozione di ogni utile provvedimento al fine di trovare soluzione a tale problematica ed» con le seguenti: «nelle modalità opportune la soluzione di tale problematica per».
Il Governo, poi, non accetta gli ordini del giorno Filipponio Tatarella n. 9/1750/41 e Bono n. 9/1750/42, mentre accetta l'ordine del giorno Adenti n. 9/1750/43 se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare le opportune iniziative normative volte a ridurre», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di riesaminare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Oliva n. 9/1750/44, mentre accetta l'ordine del giorno Del Mese n. 9/1750/45 ed accetta l'ordine del giorno Mario Ricci n. 9/1750/46 se riformulato, eliminando le lettere d) ed e).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Adolfo n. 9/1750/47, mentre accettaPag. 22l'ordine del giorno Peretti n. 9/1750/48 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Contento n. 9/1750/49.
Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Barbieri n. 9/1750/50, D'Alia n. 9/1750/51, Tassone n. 9/1750/52, Ronconi n. 9/1750/53 e Delfino n. 9/1750/54, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Formisano n. 9/1750/55.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1750/56, se riformulato nel dispositivo, sostituendo le parole «a chiarire, in sede di applicazione, il coordinamento temporale tra» con le parole: «a valutare», mentre non accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1750/57 ed accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1750/58, se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «tra le priorità del» con la parola: « nel» e, dopo le parole «predetti anni», sostituendo le parole: «gli interventi» con le parole: «anche i progetti».
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Angelo Piazza n. 9/1750/59, non accetta gli ordini del giorno Verro n. 9/1750/60 e Fallica n. 9/1750/62; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1750/63, non accetta gli ordini del giorno Bruno n. 9/1750/64, D'Ippolito n. 9/1750/65 e Lenna n. 9/1750/67; accetta l'ordine del giorno Brancher n. 9/1750/68 e non accetta gli ordini del giorno Carlucci n. 9/1750/69, Berruti n. 9/1750/70, Vitali n. 9/1750/71, Cicu n. 9/1750/72
(Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
GIOVANNI MARRAS. Va troppo veloce!
PRESIDENTE. Onorevole Grandi, prosegua più lentamente.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa e riprendo l'espressione dei pareri a partire dall'ordine del giorno n. 9/1750/69.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Carlucci n. 9/1750/69, Berruti n. 9/1750/70, Vitali n. 9/1750/71, Cicu n. 9/1750/72, Gioacchino Alfano n. 9/1750/73, Angelino Alfano n. 9/1750/74, Gianfranco Conte n. 9/1750/75, Marras n. 9/1750/76 e Gregorio Fontana n. 9/1750/77, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1750/78.
Il Governo, poi, non accetta gli ordini del giorno Laurini n. 9/1750/79 e Mormino n. 9/1750/80 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paniz n. 9/1750/81, se riformulato eliminando, nel dispositivo, la parte successiva alle parole: «testi normativi».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Costa n. 9/1750/82, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cesaro n. 9/1750/83, non accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/1750/84, mentre accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1750/85.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Cicchitto n. 9/1750/86, Bertolini n. 9/1750/87, Carfagna n. 9/1750/88, Ponzo n. 9/1750/89 e Verdini n. 9/1750/90, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fitto n. 9/1750/91, mentre non accetta gli ordini del giorno Moroni n. 9/1750/92, Romele n. 9/1750/93, Baldelli n. 9/1750/94, Elio Vito n. 9/1750/95, Paolo Russo n. 9/1750/96, Minardo n. 9/1750/97, Licastro Scardino n. 9/1750/98, Misuraca n. 9/1750/99, Marinello n. 9/1750/100, Armosino n. 9/1750/101, Casero n. 9/1750/102, Crosetto n. 9/1750/103, La Loggia n. 9/1750/104, Giudice n. 9/1750/105 e Leone n. 9/1750/106.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boscetto n. 9/1750/107, se riformulato aggiungendo, nell'ultimo capoverso prima del dispositivo, dopo le parole: «secondo l'interpretazione letterale della norma», le seguenti: «peraltro, confutabile da una valutazione sistematica del testo» e sostituendo nel dispositivo le parole: «ad interpretare il» con le seguenti: «a confermare in sede applicativa l'interpretazione del».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1750/108, accetta gli ordini del giorno Turco n. 9/1750/109 e Villetti n. 9/1750/110, mentre non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/1750/111.Pag. 23
Il Governo, poi, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/1750/112, mentre accetta l'ordine del giorno Zorzato n. 9/1750/113, se riformulato, sostituendo, nel dispositivo, le parole: «ad adottare le opportune iniziative volte a» con le seguenti: «a verificare la possibilità e l'opportunità di».
Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/1750/116, Franzoso n. 9/1750/117 e Rosso n. 9/1750/119, accetta l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/1750/120, mentre non accetta gli ordini del giorno Alfredo Vito n. 9/1750/121, Ravetto n. 9/1750/123 ed Aracu n. 9/1750/125.
Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Romagnoli n. 9/1750/126, mentre non accetta gli ordini del giorno Pili n. 9/1750/127, Fedele n. 9/1750/129 e Migliori 9/1750/130.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 10,58)