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Si riprende la discussione
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che il deputato Napoletano, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, rinunzia ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ossorio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista sul provvedimento in esame.
Siamo contrari innanzitutto per l'iter che tale provvedimento ha avuto in Assemblea. È un iter che era iniziato in una logica di disponibilità da parte della minoranza, ma che poi ha visto la maggioranza assumere un atteggiamento che inevitabilmente ha risentito delle problematiche esistenti al suo interno. Questo è un fatto abbastanza normale, quando capita; quello che, invece, mi è sembrato poco normale e, quindi, poco corretto, è attribuire all'ostruzionismo della minoranza la necessità di porre la questione di fiducia. La decisione di porre il voto di fiducia è stata assunta in una notte burrascosa nella quale le forze di maggioranza, confrontandosi al proprio interno, hanno verificato che vi era una profonda conflittualità, che ha indotto il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, a dire che lui non era l'uomo per tutte le stagioni. È stato, pertanto, poco corretto affermare che la posizione della questione di fiducia era la risultante di un atteggiamento della minoranza. Non è questa la verità!
Ed è stato anche poco corretto da parte della maggioranza e, in particolare, del Governo, affibbiare patenti, di maggiore o minore responsabilità, ai gruppi parlamentari dell'opposizione sulla base di una propria ed unica convinzione. Tali gruppi parlamentari, lo ricordo, hanno spiegato le logiche con le quali hanno gestito tutta la fase dell'esame del provvedimento e mi è sembrato che in tali logiche non ci fosse nessuna maggiore o minore responsabilità. Vi era, al contrario, la volontà di fare un percorso comune che, però, si è interrotto strada facendo per le motivazioni che ho appena illustrato.
Noi voteremo contro anche a causa della logica che con tale provvedimento si porta avanti. È una logica che fa tornare alla luce vecchie metodologie ed opinioni che potrei definire legate a lotte di classe che non fanno più parte di questa nostra società. La sensazione che si avverte è che ci sia una concezione per la quale i ricchi rubano, i benestanti non pagano le tasse e il ceto medio ha votato per la Casa delle libertà. Si tratta di tre grandi difetti che portano, chi oggi è maggioranza in Parlamento, ad esprimere un giudizio di assoluta contrarietà precostituita.Pag. 56
Voteremo contro anche per i sistemi che si immagina di portare avanti con questo provvedimento. Sono i sistemi che portano a chiudere un esercizio commerciale qualora ci si dimentichi di emettere uno scontrino fiscale; sistemi che portano a far pagare le tasse su un immobile, in cui si svolge un'attività, al figlio che lo ha ricevuto in eredità dal genitore, indipendentemente dalla redditività che tale attività produce; sistemi che fanno pagare le tasse sui risparmi della povera gente. Questi sono gli obiettivi che con tale provvedimento si immagina di poter conseguire. Credo che l'elemento fondamentale che ha creato una conflittualità all'interno della maggioranza è stato proprio la logica di questi obiettivi. Qualcuno, in seno alla maggioranza, ritiene che si debba intraprendere un percorso di statalizzazione delle opere pubbliche e delle attività produttive nel nostro paese. Quello che propone il ministro Di Pietro con il riaccentramento delle concessioni sulle autostrade va proprio in questa direzione e non a caso urta la suscettibilità di gente un po' più moderata e responsabile che sa bene che lo Stato deve sapersi fare da parte.
Voteremo contro anche a causa delle conseguenze che tale provvedimento determinerà. Noi crediamo che, alla luce di questa logica del recupero della fiscalità, otterremo dei risultati evidenti e del tutto controproducenti per il nostro paese. Otterremo una fuga di capitali all'estero perché, come sappiamo, chi ha la capacità di mobilitare i capitali non ha bisogno investire in BOT o in CCT, in quanto esistono mille strumenti per portare fuori dal paese i soldi e per evadere quello che voi immaginate di poter tassare. Il risultato che otterrete sarà, quindi, il depauperamento dell'Italia in termini di fondi che il precedente Governo aveva, con uno sforzo significativo, tentato di recuperare. E questo non è il solo danno che riuscirete a procurare al paese. Voi, infatti, riuscirete a determinare anche un blocco delle assunzioni perché quale sarà quell'imprenditore che avendo alle proprie dipendenze un numero di persone che si approssima ai cinquanta deciderà di assumerne altri ed oltrepassare tale soglia? Ed ancora, voi otterrete di allontanare i pensionati e le persone che hanno difficoltà a mettere da parte qualche risparmio dai titoli di Stato. Si tratta, pertanto, di un percorso che oggettivamente creerà non uno, ma mille danni al nostro paese.
Noi avevamo dato la nostra disponibilità in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e nelle Commissioni competenti nella speranza che fosse possibile intraprendere un percorso comune e costruttivo. Nostro malgrado, ci siamo, però, trovati di fronte ad un atteggiamento che fa più riferimento a logiche vetero-comuniste che ad atteggiamenti di tipo costruttivo e moderato. Questa maggioranza presenta, al proprio interno, una rappresentanza di moderati, ma mi duole dover constatare che, ancora una volta, vince sempre e comunque un atteggiamento di ostilità. Agli amici che sostengono o che si nascondono dietro a questa ideologia con la quale immaginano di poter vincere la loro battaglia, dico che noi, come democristiani e socialisti, li abbiamo già sconfitti una volta e che torneremo a sconfiggerli, ma questa volta lo faremo con l'ausilio dei cittadini, i quali vi diranno con chiarezza di andarvene, perché voi avete mal governato e continuate a farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Camillo Piazza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Angelo Piazza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Capotosti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto e svolgerò il mio intervento perché ritengo sia giusto farlo alla fine di un esame del provvedimento molto lungo, iniziato due settimane fa in Commissione: è stato un esame proficuo in alcuni momenti e meno in altri.
Noi non cadremo nella tentazione di commentare genericamente il disegno di legge finanziaria, recitando così una parte già scritta. Non lo faremo per due ragioni. In primo luogo, perché la finanziaria non la conosciamo ancora. I vari emendamenti che sono stati prospettati dal Governo la cambiano radicalmente, e ciò la dice lunga sulla compattezza di questa maggioranza che in meno di 15 giorni l'ha già cambiata, peggiorandola. In secondo luogo, perché crediamo che parlando di finanziaria sviliamo di contenuto il provvedimento in esame che invece ha una sua forte dignità.
Siamo orgogliosi di aver svolto in questi giorni una parte importante, con il nostro ruolo di opposizione sia in Commissione sia in Assemblea, come si addice ad una forza politica responsabile. E l'abbiamo fatto criticando il provvedimento nel merito con argomenti forti e convincenti. Non abbiamo ceduto a partecipare ad alcune manifestazioni legittime che si sono tenute in Assemblea perché semplicemente riteniamo che un'opposizione moderata, come la nostra, trovi la sua forza nelle ragioni delle proprie posizioni e non nel modo di esprimerle.
Il decreto-legge collegato al disegno di legge finanziaria rappresenta sicuramente una parte importante dell'intera manovra economica, e sono principalmente due i compiti da esso affidati: la lotta all'evasione fiscale e l'introduzione di nuove imposte.
Per quanto concerne il recupero dell'evasione fiscale, vorrei osservare che alcune delle misure proposte potrebbero essere ottimistiche, in particolare l'ipotesi di un successo nell'azione di recupero dell'evasione fiscale. Se quest'ultima frase fosse mia, potrebbe essere interpretata come la solita «parte» che bisogna interpretare in quest'aula; purtroppo, essa non è mia, ma è stata pronunciata da Standard & Poor's, vale a dire la maggiore agenzia di rating operante nel mondo. Ciò conferma quanto abbiamo sostenuto fin dal primo giorno, vale a dire che le misure concernenti il contrasto all'evasione fiscale sono deboli e non otterranno il successo sperato e ipotizzato nel collegato al disegno di legge finanziaria al nostro esame.
Non era il momento, a nostro avviso, di introdurre provvedimenti punitivi che hanno, come unico scopo, la criminalizzazione di alcune categorie di contribuenti. Tali provvedimenti, infatti, produrranno l'effetto contrario rispetto a quello sperato dal Governo.
Siamo certamente tutti d'accordo sulla necessità di procedere al recupero dell'evasione fiscale, tuttavia è il modo con cui operare che ci vede su posizioni differenti. Noi crediamo, infatti, che i provvedimenti punitivi inseriti nel cosiddetto collegato fiscale si prefiggano, come unico obiettivo, l'aumento della confusione in tale materia. Vedete, la confusione fiscale è proprio ciò che aiuta l'evasore fiscale,Pag. 58poiché grazie ad essa si creano dei pertugi e per l'amministrazione finanziaria diventa più difficile perseguire gli evasori; essa, infine, favorisce l'elusione.
Se vogliamo veramente condurre una forte battaglia contro l'evasione fiscale, la quale rappresenta uno dei problemi maggiori del nostro paese, ritengo allora che dobbiamo farlo attraverso il contrasto di interessi tra il contribuente ed il produttore di beni e servizi; nel collegato fiscale al nostro esame, invece, non si accenna nemmeno a tale strategia.
Vorrei osservare che vi è una grandissima incongruenza. È stato affermato che bisogna rivedere le aliquote dell'IRPEF (cosa che avverrà attraverso il disegno di legge finanziaria) per abbassare la pressione fiscale sui redditi medio-bassi; al contempo, si continua a dire che proprio in quella fascia di reddito è concentrata gran parte dell'evasione fiscale. Vorrei allora rilevare che, rimodulando in maniera diversa le aliquote fiscali per colpire i redditi alti, con il nostro sistema fiscale non facciamo altro, in questo momento, che premiare gli evasori fiscali e penalizzare i contribuenti virtuosi.
Credo che, in tal modo, anche i cittadini virtuosi saranno spinti sempre di più verso l'evasione fiscale! Con il sistema fiscale attuale, infatti, ritengo che aumentare le aliquote fiscali rappresenti un errore; forse potremmo farlo tra qualche anno, quando avremmo cominciato a recuperare un po' di base imponibile.
Assistiamo, inoltre, ad un aumento delle imposte. Guardate che non bisogna essere degli economisti per comprendere che, in un momento di espansione economica, non bisogna fare una cosa: quella di...
Signor Presidente, mi fanno notare che non c'è il Governo!
MARIO TASSONE. Non c'è il Governo!
TERESIO DELFINO. Il Governo latita!
PRESIDENTE. Invito il sottosegretario Cento ad accomodarsi ai banchi del Governo, per favore!
Prego, deputato Galletti, prosegua pure il suo intervento.
GIAN LUCA GALLETTI. Come stavo dicendo, non bisogna essere degli economisti per comprendere che, in un momento di espansione economica, non si deve inasprire la pressione fiscale. Ciò perché, aumentando la pressione tributaria, si conduce l'economia in una fase di recessione. Ebbene, vorrei evidenziare che le misure, contenute nel provvedimento in esame, che prevedono un aumento delle imposte, sono moltissime.
Vi sono due modi per aumentare la pressione fiscale. Il primo è aumentare le aliquote tributarie, mentre il secondo, a mio avviso, è più strisciante: mi riferisco all'ampliamento della base imponibile. Pertanto, misure come la mancata detrazione di parte degli ammortamenti relativi ai fabbricati ed ai terreni e l'indeducibilità totale delle spese per l'acquisto delle auto aziendali, dimenticando il principio della strumentalità, non faranno altro che inasprire considerevolmente la pressione fiscale sulle imprese piccole, medie e grandi (in questo caso, senza operare discriminazioni).
Rilevo che forse è passato in silenzio anche l'intervento che prevede la revisione delle rendite catastali. Attraverso la revisione delle rendite catastali dei fabbricati E e B, infatti, si penalizza un'importante parte produttiva del nostro paese. Vorrei portare un esempio tal senso. Il comparto fieristico, oggi in sofferenza, vedrà un aumento molto consistente della pressione fiscale, a causa dell'inasprimento dell'imposta comunale sugli immobili.
La Fiera di Bologna, che già si trova in difficoltà, vedrà allora aumentare l'ICI da versare di oltre 2 milioni di euro! Ciò significa condannare tale fiera non dico a chiudere, ma a vivere una grave crisi finanziaria! Ritengo superficiali i provvedimenti adottati in tal senso, e credo che, probabilmente, non si comprendano i danni che essi arrecheranno al sistema produttivo italiano!
Per quanto concerne l'imposta di successione, rilevo che risulta migliorata rispettoPag. 59alle proposte originarie: infatti, prima non era prevista e poi è stata introdotta, ma ciò non mi scandalizza. Mi scandalizza, invece, il modo con cui oggi la stiamo reintroducendo, poiché la ritengo un tributo sbagliato. Infatti, per definizione, un'imposta colpisce la produzione di reddito. Ebbene, quando una persona muore, è molto sfortunata, ma non produce alcun reddito: non vi è alcuna ragione al mondo, dunque, per cui debba essere tassato il reddito di una persona che viene a mancare!
Ricordo che i beni che il de cuius ha comprato, nell'arco della sua intera vita, sono stati acquistati con redditi che avevano già subito un'imposizione fiscale: pertanto, si assoggetta ad imposizione lo stesso bene per due volte! È chiaro a tutti che si tratta di una stortura del sistema fiscale.
Vorrei dire di più, signor Presidente. È stata stabilita la franchigia di un milione di euro solo ed esclusivamente per gli immobili destinati ai parenti in linea retta fino al quarto grado. Vorrei rilevare, tuttavia, che non sono solo gli immobili ad essere oggetto di successione o donazione, poiché vi possono essere altri beni molto importanti per le famiglie.
Pensate, ad esempio, agli artigiani, ai commercianti ed agli imprenditori: anche i loro beni strumentali sono oggetto di successione. Quando i successori si trovano ad ereditare una piccola azienda e debbono pagare su di essa l'imposta di successione, vorrei segnalare che, in numerosi casi, essi saranno costretti a chiudere tali attività. Ciò perché, pur avendo una patrimonializzazione molto consistente, le attività in questione non dispongono di una liquidità tale da consentire un esborso finanziario come quello richiesto dalla nuova imposta di successione. Si tratta, dunque, di un grave errore, che penalizzerà ancor di più il sistema produttivo!
Non intendo dilungarmi ulteriormente, signor Presidente, ma vorrei solamente segnalare che gli elementi per votare contro l'approvazione del provvedimento in esame sono numerosi. Ribadisco che siamo orgogliosi sia del percorso che abbiamo intrapreso in questi mesi, sia delle nostre proposte, e pertanto annuncio che voteremo contro la conversione in legge del decreto-legge fiscale (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Andrea Ricci, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel preannunziare il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania al provvedimento in esame, non possiamo non fare riferimento alle notizie, apparse oggi sui giornali, relative al fatto che la documentazione fiscale del Presidente del Consiglio sia stata «spiata».
Questo fatto, però, avviene in un momento storico in cui proprio questo Governo e la maggioranza di centrosinistra stanno compiendo, nell'ambito della loro politica economica e fiscale, scelte che mirano a mettere gli occhi e le mani dell'amministrazione fiscale sui conti correnti, sulle movimentazioni finanziarie e su tutte le transazioni eseguite dai contribuenti.
Si tratta di una vicenda che oggi risulta aver interessato il Presidente Prodi, ma ci viene da dire che «chi la fa l'aspetti»! In questi ultimi mesi, infatti, tutti i contribuenti, nonché numerose categorie produttive, si sono sentiti «spiati» (come si è sentito spiato oggi il Presidente del Consiglio), ma nessun esponente della maggioranza si è mai preoccupato di mettere in risalto tale aspetto! Le categorie produttive hanno subito, negli ultimi mesi, diverse decisioni che le hanno fatte sentire come se fossero state messe sotto il controllo e sotto l'osservazione continua, quasi invasiva, da parte di questo Governo.
Vorrei ricordare alcune di queste decisioni. Nei giorni scorsi, l'agenzia delle entrate ha adottato una circolare di 73Pag. 60pagine: si tratta di 73 cartelle riguardanti le indagini bancarie che possono essere svolte sui conti correnti e sulle movimentazioni bancarie delle categorie produttive. Un quotidiano ha provato a pubblicare queste cartelle: 13 pagine di giornale, scritte con caratteri piccolissimi, che spiegano la circolare sulle indagini bancarie, ossia ciò che può fare l'agenzia delle entrate con riferimento alle movimentazioni bancarie e finanziarie ed ai conti correnti delle categorie produttive.
Questa è la dimostrazione della pazzia delle scelte compiute dal Governo in ordine alle indagini bancarie, che implicano anche la violazione della privacy. All'interno di questa circolare, testualmente si scrive che si arriva ad un totale superamento del cosiddetto segreto bancario. Lo ripeto: un totale superamento delle cosiddetto segreto bancario! Ciò avviene con questa maggioranza di Governo. Il fatto che, oggi, il Presidente Prodi si trovi in una situazione così particolare, da una parte, certo non ci fa piacere, perché la privacy va sempre garantita; dall'altra, però, chi la fa l'aspetti: questo ci viene da dire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Nella circolare si dice che sono possibili controlli retroattivi di cinque anni sui professionisti. È una circolare di 73 pagine (lo ricordo, perché occorrono mesi per leggerla tutta) che ci spiega cosa significa fare la tracciabilità degli incassi, che ci spiega che i compensi possono essere pagati solo con l'assegno bancario o con pagamento elettronico, che ci dice che i prelievi degli artigiani devono avere un giustificativo. Come se, volendo fare un regalo al proprio figlio, si debba giustificare il motivo per cui si preleva quel denaro. Una cosa pazzesca!
Signor sottosegretario, mi scusi...
PIER PAOLO CENTO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Conferivo con una collega dell'opposizione!
MAURIZIO FUGATTI. Quando ha finito, proseguo io. La ringrazio.
Ciò accade nell'ambito di una manovra finanziaria di 35 miliardi che avete predisposto nei mesi scorsi. Ma 35 miliardi è una cura da cavallo! Erano anni che non si vedeva una manovra finanziaria di questo tipo. Avete detto che siete stati costretti a far ciò, perché i conti dello Stato sono allo sfascio. Lo ha ripetuto anche ieri il ministro Padoa Schioppa, affermando che avete ereditato una situazione difficile. Noi lo abbiamo ripetuto varie volte: ciò non è vero! Per risanare i conti dello Stato, sarebbe stata sufficiente una legge finanziaria da 15 miliardi. Infatti, le previsioni sul rapporto deficit-PIL sono state completamente in linea rispetto alle previsioni del Governo Berlusconi.
Il fatto è che voi, nei mesi scorsi, avete creato allarme e preoccupazione nei cittadini e nei mercati finanziari, affermando che vi era un buco nel bilancio dello Stato. Dopodiché, strada facendo, vi siete accorti che il buco non c'era. Nel DPEF c'era scritto che occorreva una manovra da 35 miliardi perché il rapporto deficit-PIL superava il 4 per cento; ma quando vi siete accorti che ciò non era vero, non potevate più tornare indietro. Ormai, il dado era tratto. E dovete giustificare questa legge finanziaria che, lo ripeto, è una cura da cavallo, pur sapendo che non serve. Lo affermate in questa sede; ma fuori di qui voi stessi riconoscete che questi interventi non sono necessari per risanare il deficit. La situazione era diversa.
All'interno di questo disegno di legge finanziaria vi è il provvedimento sul TFR che abbiamo chiaramente definito un esproprio proletario. Ieri, nei loro interventi, i rappresentanti di Rifondazione Comunista hanno giustificato questa scelta affermando che sono i soldi dei padroni che tornano ai lavoratori. A nostro modo di vedere, è una visione che porta indietro di decenni la visione politica di questo paese, che riporta indietro di decenni il modo di intendere il rapporto tra il lavoratore e l'impresa.
Sappiamo che l'Italia è tenuta in piedi delle piccole e medie imprese, soprattutto padane. In tali imprese, questo rapporto conflittuale (che voi ancora vedete, ma solo per una questione di consenso politico) non esiste! Nelle piccole e mediePag. 61imprese i lavoratori sono contenti che il proprio TFR rimanga all'interno dell'azienda, perché sanno che i loro imprenditori investiranno quelle risorse, creando concorrenza e invadendo i mercati esteri. Quelle risorse servono loro per restare competitivi e per fare investimenti. Servono a loro stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! C'è una mentalità costruttiva in ordine al rapporto tra imprenditore e lavoratore, non distruttiva! Non c'è una visione semplicemente comunista. Il problema di questo Governo (cito testualmente parole che non sono nostre; poi, dirò chi le ha pronunciate) è che in esso sono presenti due partiti della sinistra più radicale: un dato che non si è verificato in nessun altro Governo europeo dalla nascita di Karl Marx. Lo ripeto: un dato che non si è verificato in nessun altro Governo europeo dalla nascita di Karl Marx! Queste sono parole del ministro Padoa Schioppa che spiegano perché vengono fatte queste scelte. Perché è un Governo ostaggio dell'ideologia! Lo abbiamo sentito ieri: si crede ancora che vi sia un rapporto conflittuale nella parte importante del paese, in quella che produce, che crea ricchezza e mantiene questo paese. Tale rapporto conflittuale non c'è! Ci sarà nelle grandi imprese, quelle sindacalizzate che volete voi; ma esse, ormai, stanno chiudendo tutte, perché si delocalizzano all'estero, e qui rimane solo la partita IVA. Per il resto, non vi è più questa visione conflittuale. Dobbiamo denunciare questa concezione, perché ci porta indietro nel tempo e non ci consente di comprendere realmente i rapporti esistenti all'interno delle nostre imprese.
Quanto al merito del provvedimento in esame, siamo rimasti abbastanza stupiti di come si è pensato di procedere alla copertura finanziaria delle tasse di successione; inizialmente, erano state aumentate le imposte ipotecarie, catastali e di registro sulla successione e sulla donazione. Successivamente, il Governo è intervenuto reintroducendo le imposte di successione. Però, doveva trovare una copertura. Inizialmente, sembrava che fosse sufficiente intervenire sulle auto per la parte riguardante la rottamazione. Poi, vi siete accorti di avere sbagliato i conti ed avete inserito un altra copertura: quella del bollo sui motorini e sugli autocarri. Da una parte, dite di diminuire le imposte, dall'altra, le aumentate. Avete, sì, rivisto la tassa di successione, però avete aumentato le tasse in un altro settore. Alla fine, il gioco è sempre quello. Ci parlate di ridistribuzione, affermando che bisogna agevolare i ceti meno abbienti e le categorie sociali meno ricche (ma spesso usate a sproposito il termine ricco); ma, poi, intervenite sui motorini immatricolati «euro 0» o «euro 1». Allora ci chiediamo: chi possiede questi motorini? I ricchi, che possono comprarsi i motocicli più moderni, o le categorie meno abbienti? Continuiamo ad ascoltare il discorso della redistribuzione: ma se, da una parte, forse, qualcosa avete dato (non è detto!) a chi ha meno reddito, dall'altra, glielo togliete. E lo fate con decisioni come quella sui motorini o sul taglio dei trasferimenti agli enti locali.
Abbiamo criticato pesantemente ieri, in quest'aula, un'altra misura del provvedimento in esame, esibendo anche dei manifesti che riproducevano degli scontrini fiscali. A nostro modo di vedere, è già una pazzia pensare di chiudere un esercizio commerciale per non aver emesso un solo scontrino fiscale: voi lo avete addirittura scritto! Oggi, finché questo decreto-legge non sarà convertito in legge, tale norma è ancora in vigore. È una pazzia che dimostra la vostra impostazione culturale, dogmatica, ideologica di contrasto verso quelle categorie produttive che sono la parte portante del paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, le preannuncio che il mio intervento riguarderà il decreto-legge fiscale. Tanti anni fa, quando frequentavo le scuole elementari e andavo fuori tema, la mia maestra non mi correggeva il compito. Ascoltando ieri (e rileggendo oggi) l'interventoPag. 62del collega Franceschini, ho notato che non ha parlato del decreto-legge fiscale. Ha parlato di tutto e di più; ma la mia maestra neanche gli avrebbe corretto il compito; lo avrebbe rispedito al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Il decreto-legge è una parte della vostra manovra di maggioranza che ha una valenza economica. Ricordiamo il cosiddetto provvedimento Bersani-Visco o, come ormai viene ricordato da tutti, il Visco-Bersani, il documento di programmazione economico-finanziaria (anche questo modificato troppe volte perché sia ritenuto un documento fermo); e poi vi sono la legge finanziaria, nel testo licenziato dalle Camere che sarà diverso da quello trasmesso dal Governo, ed il decreto-legge in esame. Vorrei ricordare un solo passaggio fuori tema.
Il ministro dell'economia, quando si è recato in Commissione, ha avuto, almeno in due occasioni, l'onestà intellettuale di riconoscere che, durante il Governo Berlusconi, sono stati attribuiti agli enti locali, regioni e quant'altro, aumenti di trasferimenti costanti, mentre voi, «starnazzando» per anni, avete detto che con il nostro Governo gli enti locali stavano morendo!
Il ministro ha anche fornito dati importanti, dicendo che, nella spesa sanitaria e sociale, l'aumento dei trasferimenti è stato ragguardevole ed importante (se vi è un aumento dei trasferimenti e Marrazzo piange qualcosa non funziona!). Ha poi concluso il suo intervento in Commissione - credo che vada riportato nei nostri brogliacci di lavoro -, dicendo che, con l'ultima legge finanziaria dell'allora ministro Tremonti, è stato fatto un buon lavoro e lo ha affermato anche con riferimento al suo successivo lavoro in ordine all'attuale finanziaria. Ha detto che si è trattato di un buon documento di partenza! Non so quanto durerà questo ministro tecnico, ma credo gli vada riconosciuta onestà intellettuale su questo aspetto.
Torniamo al merito del provvedimento, dal quale si evince la voglia di tassare. Se si volessero prevedere nuove tasse e lo si facesse in modo semplice, il cittadino capirebbe quanto gli costa questa manovra. Invece, introducete nuovi estimi catastali in maniera nettamente farraginosa, tanto che, fra qualche mese, a mio avviso, per la mia esperienza, probabilmente l'Agenzia delle entrate scoppierà! Come si può pensare che l'aggiornamento degli estimi catastali per i redditi dominicali, per la parte relativa ai nostri agricoltori, verrà effettuato sulla base di un'autodenuncia del cittadino? Immaginate una pensionata di settant'anni che ha un pezzo di terreno e che deve recarsi alla AVEPA (qualcuno sa cosa sia?) per dichiarare il suo vero reddito dominicale! Immaginavo che ciò fosse competenza delle finanze, del catasto e dei comuni! Ma che la vecchietta aggiornasse i libri catastali, i valori e, fra qualche anno, rivalutasse il proprio terreno attraverso questa autodichiarazione, non me lo sarei immaginato e credo che, fra qualche mese, qualcuno vi giudicherà matti!
Avete voglia di vessare sempre i soliti, le categorie intermedie. Le disposizioni relative allo scontrino fiscale, introdotte in questo decreto, credo siano un atto di pazzia collettiva!
Avete anche provato a correggerlo, ma la sostanza non cambia. Come si fa ad immaginare che, con tre caffè, un ristoratore chiuda per un mese il suo locale, per tre ricevute buttate nell'immondizia (lo facciamo tutti noi)! Anche nella buvette della Camera abbiamo dovuto cambiare metodo, perché le cose non funzionavano. Come si fa ad immaginare che tre scontrini gettati nel cestino facciano chiudere un locale? E avete anche insistito sul periodo, non più un mese. Chi di voi può pensare che si tratti di una norma possibile? Quelli di voi (pochi, probabilmente) che non provengono da organi di partito, che lavorano, bevono un caffè e pagano lo scontrino sanno che è una pazzia! È tutta una confusione!
Vi sono tre regimi sulle tasse di donazione e successione. Lascio perdere la «tassa sul morto», perché la odiamo! Avete precedentemente affermato una cosa e successivamente ne avete fatta un'altra. L'ultima, che sembrava migliore,Pag. 63è una confusione assoluta. Il fratello che paga, il figlio che non paga, l'impresa che paga, i soldi in banca si pagano, ma il capitale non paga! I notai dovranno aumentare le parcelle per le consulenze che devono fare per salvare questi poveri cittadini!
Vi è poi la voglia di introdurre le marchette. Vi è una bella trasmissione di promozione su La 7. C'è Rutelli che le fa! Già il collega della Lega ha ben definito l'articolo sulla società Arcus, cioè le «marchette» a Rutelli e non parlo del Petruzzelli di Bari. Il caro «deputato» Bertinotti - così ci definisce! -, che si occupa del vaglio di ammissibilità, come può pensare che si introducano le marchette in un decreto in materia fiscale? Cosa c'entra il Petruzzelli di Bari con l'ambito tributario! Qualcuno me lo deve spiegare! Immagino che quando governate voi, le spiegazioni non ci sono!
Inoltre, nel decreto fiscale, cosa c'entra l'Anas con il fisco? Sappiamo che il ministro Di Pietro per un mese e mezzo o due ha sostenuto che non avrebbe mai acconsentito all'accordo tra Abertis ed Autostrade. Lui è un uomo di parola! Lui queste porcherie non le accetta mai! Lui non vuole che i costruttori siano concessionari! Lui è un uomo duro e forte! Poi, un giorno, Prodi si reca in Spagna ed incontra Zapatero, ma dicono, come viene confermato dalla stampa, che abbia incontrato anche Abertis. Dopo l'incontro, dice a Di Pietro di ingoiarsi il rospo! L'accordo si fa e Di Pietro, che è un uomo tutto di un pezzo, si reca in Commissione ed ingoia il rospo!
Usa termini del tipo: «Io farò la convenzione unica»; «Non ci può essere un costruttore che insieme al progettista», eccetera. Però Abertis ed Autostrade possono farlo! Quindi, Di Pietro è un uomo tutto d'un pezzo da domani. Fino a ieri era uno sceriffo: per un giorno ha messo via la pistola e domani la tirerà fuori di nuovo. Per vendicarsi dell'affronto, cosa fa? Introduce nel decreto fiscale, cosa che non c'entra niente, la convenzione unica per tutti i concessionari di autostrade. Blocca tutti i lavori programmati dai concessionari italiani, coloro che fanno e gestiscono le autostrade di tutta l'Italia, fino al 31 dicembre del 2007, finché non ci sarà la convenzione unica.
Per uno come me, che ha una formazione liberale, il termine «unica», riferito alla convenzione, evoca il comunismo, il centralismo. Noi volevamo «smontare» l'Anas! Bassanini è scappato: dov'è? Voleva il decentramento; voleva sciogliere l'Anas e attribuirne le funzioni alle realtà regionali. Aveva anche cominciato, adesso cosa facciamo, riportiamo tutto a Roma?
Il tema non è «Roma sì o Roma no», ma il fatto che questo centralismo ci riporterà al «ventennio»: mi riferisco non a quello italiano, ma a quello sovietico! Di Pietro ci spiega che così si fa! Lui controlla, proprio lui che, se non vado errato (questo lo dice Report), è un uomo a favore della qualità, nell'ANAS ha nominato due componenti dell'Italia dei valori su cinque, perché lui ha gente di cui si fida. Gente brava, gente che, sicuramente, è tutta d'un pezzo, tanto che due pezzi su cinque sono suoi! Questa è lottizzazione, a casa nostra, mentre, a casa vostra, si chiama qualità! Ma ci spiegherà anche questo.
Non potete fingere, come avete fatto in questi giorni, che la richiesta di fiducia sia un atto che scaricate sull'opposizione. Resterà nei verbali di quest'aula e della Commissione il lavoro costruttivo che abbiamo svolto nel tempo che ci avete concesso. Abbiamo collaborato, emendato, discusso e approvato tutti i provvedimenti. Avete questa necessità, per le liti interne alla maggioranza emerse in Commissione, in più occasioni, tra il gruppo del ministro Mastella e quello dell'onorevole Di Pietro (guardando da fuori è uno spettacolo indecoroso!), nonché tra Rifondazione comunista e la Margherita sul tema della società Arcus.
La paura per gli esiti della votazione in aula vi ha obbligato a terminare l'esame del provvedimento prima, trovando scuse. Lo si dice nei corridoi, ma noi dell'opposizione possiamo dire la verità anche in aula, affinché resti agli atti!Pag. 64
È inglorioso che, dopo un declassamento così violento dell'Italia, che ci riporta indietro nel tempo (e mi riferisco al nostro valore in Europa e nel mondo), si tenti di dire che la colpa è imputabile agli altri!
Ormai governate da qualche mese, ormai la vostra linea economica si vede e se ci declassano è perché hanno letto la confusione dei vostri documenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariani. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, credo sia necessario fare chiarezza sulla questione fondamentale della manovra finanziaria.
In questi giorni, abbiamo assistito ad un fenomeno tipico dell'opposizione: chi ha partecipato alla passata legislatura può testimoniare che, a parti invertite, in alcuni casi, legittimamente, in caso di ostruzionismo, si sollevano critiche alle manovre precedenti in modo da evidenziare le proposte anche da parte dell'opposizione. Questo è ciò che sta accadendo oggi a parti invertite.
Credo però sia necessario ristabilire la chiarezza che i cittadini ci chiedono ogni volta che dobbiamo dimostrare quali sono i punti fondamentali della manovra in discussione e lo dobbiamo fare con semplicità.
È necessario, quindi, stabilire le principali priorità che ci siamo dati, come Governo e come maggioranza, anche per dare al paese risposte su alcune tra le questioni fondamentali che lo preoccupano, risposte anche graduali. Noi dobbiamo ammettere che avremo bisogno, gradualmente, di restituire fiducia al paese e, attraverso una manovra molto importante, che impegna 34 miliardi e mezzo di euro, restituire al paese stesso certezze rispetto a temi fondamentali. Oggi vorrei occuparmi soprattutto dei temi che riguardano le infrastrutture. Onorevoli colleghi, ero deputato nella scorsa legislatura e debbo dire che il Governo precedente aveva indicato nel tema delle infrastrutture una tra le priorità fondamentali, inebriando un po' tutta l'Italia della certezza che avremmo avuto una «svolta» e che si sarebbero potute attuare importanti infrastrutture, anche per la modernizzazione del paese. Purtroppo - dico purtroppo - così non è stato e ci siamo trovati, all'avvio di questa legislatura, con una manovra che è stato necessario mettere in atto all'inizio della scorsa estate, dovendo alimentare il bilancio di lavori pubblici, Anas e ferrovie di circa 2 miliardi, proprio per impedire che i cantieri in corso fossero chiusi, con un danno inimmaginabile, sia per le imprese, sia per il paese stesso, sia per le regioni. Ciò a testimonianza concreta - sono fatti - che molte delle parole e delle promesse che erano state fatte dal Governo precedente non avevano trovato una risposta. Oggi ci troviamo ad avanzare delle proposte per il prossimo anno, che riguardano le infrastrutture, l'ambiente, l'ammodernamento del paese e a dover dire concretamente alcuni «no» su talune opere. Porto l'esempio della discussione che abbiamo svolto poche settimane fa riguardo alla sospensione degli investimenti e, quindi, alla rinuncia in questa legislatura della proposta del ponte sullo stretto di Messina, proprio per destinare le risorse stanziate per tale progetto ad altre infrastrutture della regione Sicilia e della regione Calabria, al fine di potenziare il sistema viario e ferroviario e adeguare il sistema dei porti e degli aeroporti, che noi riteniamo priorità fondamentali e necessarie perché in tali regioni si possa successivamente sviluppare un sistema logistico moderno, che riguardi non solo i cittadini e la loro mobilità, ma anche le merci.
Nel frattempo, abbiamo deciso di ristabilire un rapporto corretto con le regioni italiane. Il ministro delle infrastrutture sta concludendo il percorso che lo ha portato in tutto il paese a trovare, insieme alle regioni italiane, una modalità per concordare le priorità che, con le risorse date (quelle che noi stiamo cercando di trovare e che sono state individuate nel disegno di legge finanziaria per il 2007Pag. 65sulle grandi opere e sulle infrastrutture), dovranno essere decise congiuntamente. Questo non è un aspetto da poco: vi è stato un periodo di cinque anni in cui molte regioni, in conflitto con il Governo centrale, hanno presentato ricorsi e hanno subito rallentamenti e stalli che hanno impedito lo sviluppo e l'ammodernamento anche di infrastrutture minori; ciò ha riguardato anche provvedimenti che avrebbero potuto migliorare la mobilità - e non solo - del territorio. Riteniamo molto corretto che il ministro Di Pietro abbia deciso di svolgere, insieme alle regioni, un lavoro per riorganizzare le priorità e per attribuire le risorse necessarie. Ho ascoltato, nell'intervento del collega che mi ha preceduto, citare molto frequentemente il tema dell'Anas e delle autostrade. Onorevoli colleghi, nelle ultime settimane questo tema ha tenuto banco non solo sui media nazionali, ma anche a livello internazionale e nella nostra discussione. Infatti, se oggi siamo accusati di centralismo, abbiamo assistito nella scorsa legislatura ad un vero centralismo, quello che aveva portato pochi gruppi di eletti, tutti vicini al ministro delle infrastrutture, che aveva piena potestà, anche all'interno dell'Anas, ad organizzare, decidere, definire e stabilire le priorità. Tuttavia, non si è compiuto il passaggio di bilancio che avrebbe avuto il significato di far diventare l'Anas una società per azioni. Ciò ha anche impedito che, nel frattempo, l'Anas svolgesse il proprio ruolo di ente di controllo e vigilanza, tant'è che oggi stiamo ancora discutendo di chi siano le responsabilità se molti degli investimenti sulle nostre principali infrastrutture esistenti - ad esempio, le autostrade - non sono stati fatti.
Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo di fronte ad atti ufficiali della Corte dei conti e dell'Autorità di vigilanza per i lavori pubblici ed anche, tardivamente, dell'Anas, che affermano che gli investimenti sono molto in ritardo. Tutto ciò è dovuto all'incapacità del Governo precedente, che non ha voluto verificare, laddove le risorse c'erano, se fosse possibile fare alcuni investimenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e, soprattutto, dei lavoratori che percorrono le nostre autostrade, ma non è stato fatto nulla. Oggi, quindi, tutto è stato ridotto ad una polemica sterile, molto ideologica, che ci vuole limitare ad un ruolo di contrarietà aprioristica nei confronti dei soggetti gestori delle autostrade, ma il nostro impegno sarà, insieme al ministro dei lavori pubblici, quello di far sì che il sistema autostradale possa - e debba - fare gli investimenti, anche nel rispetto delle convenzioni stipulate. Non c'è nulla di «terroristico» in ciò e troviamo molto giusto che un sistema netto, chiaro e trasparente di controlli e di vigilanza possa permettere, finalmente, anche nel nostro paese, dopo trent'anni, di far ripartire gli investimenti, anche sulle autostrade esistenti. È ciò che ci chiedono tutti i cittadini: ce lo chiedono i cittadini del nord, che hanno sistemi autostradali inadeguati e ce lo chiedono i cittadini del Mezzogiorno, che per alcuni versi ed in alcuni casi non hanno nemmeno un sistema autostradale. Il segnale è stato dato. Noi interveniamo, con investimenti ad hoc, in questo provvedimento e nel prossimo disegno di legge finanziaria, che riguardano, ad esempio, il sistema autostradale Salerno-Reggio Calabria; indichiamo anche alcune priorità che riguardano il completamento dell'alta velocità ferroviaria, il che significa anche portare ammodernamento in territori che non hanno ancora conosciuto i benefici di un sistema ferroviario efficiente. Ciò significa voler bene al proprio paese ed anche renderlo più omogeneo. Il sistema infrastrutturale è stato danneggiato nel periodo trascorso anche dalle contrapposizioni molto nette che si sono tradotte in attacchi ad un ministro e che hanno significato disorientamento e disimpegno rispetto agli investimenti. Vorremmo che vi fosse un altro clima, tanto è vero che nella legge finanziaria, oltre ad individuare altre misure, abbiamo inserito la proroga del termine della detraibilità del 36 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, che riteniamo fondamentale, in quanto oltre a portare un beneficio per i singoli cittadini che intendano migliorare e ristrutturare le loro abitazioni, rappresenta un volanoPag. 66molto importante per l'economia, che ha sempre riscontrato una risposta molto forte da parte delle imprese. È, dunque, un meccanismo molto efficace e veloce per far ripartire investimenti importanti. Riteniamo, pertanto, che sia utile anche l'ampliamento dei capitoli che possono comportare investimenti in tal senso.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Tempo!
RAFFAELLA MARIANI. Onorevoli colleghi, anche riguardo al risparmio energetico vi è un'attenzione molto forte del Governo, che darà opportunità nuove sia ai cittadini sia, soprattutto, alle imprese che di ciò si possono far carico. Sono questioni che toccano la vita di tutti i cittadini e che riguardano molti lavoratori e molte imprese.
Credo sia molto importante che noi sottolineiamo tale aspetto e lo facciamo capire agli italiani.
Vi sono poi molti altri aspetti, che riguardano la qualità della vita, il sistema ambientale, il rispetto del protocollo di Kyoto, che sarà importante rilevare anche nel seguito della nostra discussione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il recente declassamento del debito pubblico italiano da parte di agenzie di rating sta generando enormi ripercussioni sia sulla credibilità sia sull'affidabilità del sistema paese. Ci si è chiesto se ciò dipenda dall'azione svolta dal Governo Berlusconi oppure da ciò che si è constatato dal Documento di programmazione economico-finanziaria, dal disegno di legge finanziaria e dal decreto-legge collegato.
Se si leggono attentamente le motivazioni delle agenzie di rating, si riscontrerà che le preoccupazioni sono correlate all'azione di Governo, in particolare alle scelte ed alle strategie che vengono enunciate nel decreto-legge fiscale e nella legge finanziaria. Ma non c'è da meravigliarsi: infatti, dal Documento di programmazione economico-finanziaria in poi, abbiamo assistito ad un balletto di cifre.
Si è parlato prima di una finanziaria da 35 miliardi di euro; poi, in considerazione dell'andamento delle entrate - dovuto anche all'azione del Governo Berlusconi -, si è ridotta la misura della manovra a 30 miliardi di euro; quindi, si è ipotizzato un ulteriore aumento, con una finanziaria dell'entità di 34,7 miliardi di euro; infine, per la confusione determinatasi sul versante della deducibilità fiscale e dei rimborsi per le auto aziendali, ci si è attestati su una misura di 40 miliardi di euro.
Ma se verifichiamo i contenuti, la situazione è ancora più allarmante; ricordiamo tutti, le polemiche apparse quest'estate, sulla stampa, specializzata e non; ricordiamo che il ministro Padoa Schioppa aveva affermato che si sarebbe varata una finanziaria di riforme e che ciò fu contestato dal professor Gavazzi. Quest'ultimo, infatti, dichiarò che la finanziaria recava tagli e non riforme.
Ebbene, nel corso del tempo si è alimentata la polemica ma in realtà, se verifichiamo i contenuti della legge finanziaria, del DPEF e del provvedimento collegato, vediamo che né i tagli né le riforme ma solo le tasse costituiscono il leit motiv di questa manovra. Quindi, di tasse dobbiamo parlare, nostro malgrado; dobbiamo parlare di incremento della tassazione sulle famiglie, di appesantimento dei tributi locali, di incremento della tassazione sulle imprese, di reintroduzione dell'imposta sulle successioni e, dulcis in fundo, di appesantimento della tassazione sulle auto aziendali.
Ebbene, sul versante della nuova curva delle aliquote, mi sembra che né il Governo né la maggioranza abbiano le idee chiare; si è prima disegnata una determinata curva delle aliquote mentre, poi, proseguendo nel varo della manovra, la maggioranza ha ritenuto che, forse, si doveva ripensare l'aliquota marginale in modo che, oltre i 150 mila euro di redditoPag. 67annuo, trovasse applicazione un'aliquota del 45 per cento. Infine, però, un'altra parte della maggioranza ha ritenuto che, forse, poteva essere un bene, invece, reintrodurre la clausola di salvaguardia ovvero quel meccanismo attraverso il quale si paragonano due sistemi fiscali, quello introdotto dal precedente Governo Berlusconi e l'attuale, ed il contribuente sceglie quello più conveniente.
Tutto ciò denota che non si hanno le idee chiare; in una materia così delicata, quale quella fiscale, non si sa bene quale sia la direttrice lungo la quale muoversi.
Se verifichiamo quanto si è operato in materia di tributi locali, abbiamo l'esatta consapevolezza che non sono state introdotte misure serie di federalismo fiscale; se ne parla, ma a mo' di petizione di principi. Non ritengo si possa chiaramente definire come federalismo fiscale l'introduzione, con i provvedimenti economico-finanziari, di imposte di soggiorno e di altre imposte di scopo. Addirittura, le addizionali introdotte rendono ancora più pesante la vita ai contribuenti. Ricordo che il ministro Padoa Schioppa ed il viceministro Visco hanno pensato di sostituire le deduzioni dall'imponibile con detrazioni di imposta. Ebbene, con questo sistema, succede che, ai fini delle addizionali comunali, tutti i contribuenti, anche quanti si collocano nelle fasce più basse, pagano più imposte comunali; infatti, non potendo più avvantaggiarsi delle detrazioni per i carichi di famiglia, subiscono degli appesantimenti.
Quindi, ben si può constatare come lo scenario non sia quello di una politica fiscale indirizzata a sostegno delle famiglie e delle imprese; si tratta, invece, di un meccanismo di penalizzazioni. Forse, diciamolo pure, si tratta di misure adottate da persone che non hanno ben chiaro quale sia il quadro di politica fiscale.
Si interviene sulle imprese, ma cosa si sta facendo? Si sta reintroducendo un meccanismo del tipo: minimum tax; infatti, il cuneo fiscale non interesserà tutte le imprese: certamente, una buona parte ne sarà interessata, ma quelle senza lavoratori dipendenti non avranno alcun beneficio dalla misura introdotta. Però, in compenso, dovranno pagare lo scotto dell'inasprimento degli studi di settore e degli indici di normalità, meccanismi analoghi alla minimum tax.
Questo è quanto dovranno affrontare i contribuenti.
Mi vorrei poi soffermare brevemente su altre due questioni affrontate dal provvedimento. Quanto all'imposta sulle successioni, ebbene, in tal caso, la situazione è a dir poco kafkiana. Prima del decreto-legge, con i provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi, come si ricorderà, non venivano tassate le successioni. Ricordiamo tutti quanto è stato dichiarato in campagna elettorale; si è voluto introdurre un meccanismo di tassazione sui trasferimenti dei patrimoni da padre in figlio. Ma come lo si è fatto? In modo surrettizio: non si è introdotta un'imposta sulle successioni e sulle donazioni; però, si sono introdotti meccanismi di tassazione ai fini dell'imposta di registro e delle imposte ipotecarie e catastali. Ciò ha determinato un livello di tassazione sicuramente esasperato; perciò, correzione in corso d'opera, in sede di conversione in legge del provvedimento al nostro esame si torna al passato e si reintroduce l'imposta sulle successioni e sulle donazioni che vigeva prima che venisse abolita. Ma ci si rende conto che si stanno cambiando le regole del gioco in corso d'opera? Siamo in presenza quasi di un gioco del monopoli: si va avanti, si va indietro, si cambia, si modifica, senza sapere che tutta questa situazione ricade sul contribuente italiano. Contribuente che si trova disorientato e non sa se può fare una donazione; addirittura, se malauguratamente qualcuno è deceduto nel lasso temporale di vigenza del decreto-legge, cosa accadrà? Si sa adesso che, per le successioni che si sono aperte dal 3 ottobre, possono valere le nuove regole; e se qualcuno ha registrato gli atti, che bisogna fare? Bisogna restituire l'imposta di registro? Ed il Governo, si fa carico di questi aspetti? Ecco, questo è il quadro delle misure in materia di politica fiscale; peraltro, questo intervento in materia di imposta sulle successioni faPag. 68il paio con quanto è stato operato con il decreto Bersani-Visco relativamente alla fiscalità immobiliare. Ricorderanno tutti - e la relazione tecnica lo testimonia - che dalla fiscalità immobiliare si dovevano recuperare 400 milioni di gettito per l'erario. Invece, quell'intervento ha generato uno sconquasso nei conti delle società quotate in borsa; le associazioni di categoria hanno parlato addirittura di 30 miliardi. Il Governo ha fatto una stima con un'oscillazione tra 500 milioni a 30 miliardi; come possono essere affidabili le cifre che ci dà questo Governo? Come possiamo sostenere che chi redige i documenti tecnici che corredano i provvedimenti ha ben chiari gli interventi che si effettuano? Ecco, questa è l'esatta situazione in cui ci si trova.
Quindi, si interviene, si corregge, si modifica in un campo nel quale sono appena entrate in vigore norme immediatamente operative; infatti, non si è intervenuti con un disegno di legge ma con un decreto-legge, quindi immediatamente applicabile. Siamo in presenza di una sorta di laboratorio, di esperimenti dove, sulla pelle degli italiani, si cambiano e si disfano le norme fiscali.
L'ultima questione che vorrei trattare concerne le auto aziendali; al riguardo, mi sembra che siamo in presenza di una sorta di accanimento nei confronti di un bene che è necessario per lo svolgimento dell'attività di impresa; cosa si è fatto? Dapprima, con il decreto Bersani-Visco, si è previsto che non si potevano dedurre gli ammortamenti anticipati e che il leasing per le auto aziendali doveva essere pari a tutta la durata del periodo di ammortamento; poi, si sono corrette le regole sui rimborsi IVA e si è dichiarato che la responsabilità è del Governo Berlusconi quando, guarda caso, la norma sull'indeducibilità risale nel tempo, risale a 27 anni fa.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MAURIZIO LEO. Forse, il Governo Berlusconi sarà responsabile anche della crisi del 1929, lo shock petrolifero degli anni Settanta. Ecco tutto questo si sta verificando...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO LEO. Concludo, Presidente, con un'ultima considerazione.
Recentemente, in occasione di un incontro a Berlino, il ministro Padoa Schioppa, citando Faust, si è immedesimato con tale personaggio ed ha dichiarato di essere stato in grado di dire «no» a chi gli chiedeva aumenti di spesa aggiungendo di essere stato un po' come Faust quando si oppose a Mefistofele. A me non sembra che il ministro si sia comportato come Faust; mi sembra sia molto più assimilabile, invece, a don Abbondio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che questo decreto abbia in sé una particolare caratteristica perché è il presupposto della finanziaria ma è in realtà soprattutto la conseguenza delle scelte di politica economica di questo Governo.
Scelte che noi reputiamo nefaste per il paese, perché questa scelta classista, anti-italiana, punitiva nei confronti dei ceti che si ritengono ostili al blocco sociale che ha votato per questo Governo, sta imponendo al paese la marcia del gambero. State mandando il paese indietro. La vera questione drammatica è che ve ne siete già accorti perché ve lo hanno segnalato i sondaggi e perché anche voi girate l'Italia come la giriamo noi, ma non potete fare marcia avanti. Ormai la marcia del gambero è la marcia che il Governo vuole imprimere al paese ed è di fatto irrevocabile.
Il sigillo ed il suggello di tutto ciò è in questo decreto, che ha dentro di sé una tale quantità di contraddizioni che da solo basterebbe a far dire, a chiunque abbia unPag. 69animo sereno nell'osservare le vostre politiche, che è già arrivato il momento di andarvene a casa. Tutto ciò appare certo esagerato dopo solo cento giorni del vostro Governo, ma come si fa ad avere un atteggiamento come quello che avete tenuto sull'articolo 13 di questo decreto, riguardante il dragaggio dei porti? Come si fa ad avere un atteggiamento così paradossale come quello che avete tenuto nei confronti del ponte sullo stretto di Messina, che fino al 2001 era l'opera propagandata da Rutelli in Sicilia e nel 2011 finisce per non essere più una priorità? Come si fa ad avere un atteggiamento così vessatorio nei confronti dei commercianti che pagano sull'altare di uno scontrino il prezzo di un investimento della vita, quello della propria attività o esercizio commerciale?
Ciò che più ci inquieta, e tanto più ci inquieta quanto più sappiamo che questa è la vostra linea da quando esiste il bipolarismo nel nostro paese, cioè dal 1994, è che il primo atto del vostro Governo in materia di politica economica e di politica fiscale ha reso platealmente evidente la filosofia opposta riguardo le tasse e le aliquote rispetto a noi. Siamo convinti che questa vostra scelta porterà il paese ad una dinamica recessiva, della quale il ministro Padoa Schioppa, nel corso delle audizioni, non ha potuto far mistero: infatti, parlando della prospettiva per il 2007, egli ha detto che in Italia avremo una crescita inferiore rispetto alle nostre potenzialità perché la cura che stiamo somministrando al paese è talmente una cura da cavallo che rischia di uccidere il degente!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 14.05)
ANGELINO ALFANO. In queste condizioni noi ci chiediamo: perché vi siete accaniti sull'IRPEF? Perché vi siete accaniti sulle aliquote senza avere il coraggio di effettuare una scelta di campo chiara in materia di detrazioni e deduzioni? In quel modo avreste avuto la possibilità di aiutare chi è rimasto indietro nel nostro paese, i meno abbienti, i più poveri. Invece no! Avete fatto una scelta scellerata che porta ad un ulteriore paradosso: dovete far piangere i ricchi ma non riuscite a far ridere i poveri; dovete far piangere i ricchi ma non riuscite ad aiutare quel ceto medio che più ha avvertito il transito verso l'euro.
Noi ci siamo resi conto di ciò e lo denunceremo in questo fine settimana in tutto il paese, perché la gente deve sapere che la manovra economica di questo Governo punta alla stabilità senza dare crescita; parla di Maastricht immaginando che questi parametri siano solo vincoli, senza ricordare che Maastricht è soprattutto crescita; non agisce sul denominatore della frazione, non agisce sulla crescita del PIL, non agisce sulle leve fondamentali dello sviluppo del nostro paese.
Noi abbiamo una visione del rapporto tra cittadino e fisco secondo cui se si concede maggiore libertà fiscale al cittadino, abbassando l'aliquota in modo da lasciare più risorse nella sua tasca, egli investirà e produrrà, e quella produzione darà benefici al paese, facendo crescere il PIL e aumentando il gettito. In questo modo, le casse dello Stato saranno più ricche e si potranno fare più investimenti. Voi avete una visione totalmente capovolta, che pone al centro la politica del tipo «guardia e ladri», per cui il contribuente è un limone da spremere o un ladro da tassare, va inseguito e colpito! Voi immaginate che attraverso l'inseguimento del contribuente otterrete per via forzosa quella virtù che non si riesce con la trasparenza nel rapporto tra il cittadino e lo Stato.
Ritengo che il vostro limite sia tutto qui. Attorno a questo limite si snodano tutte le vostre contraddizioni, attorno a questa scelta sbagliata di politica economica, che fissa un parametro di stabilità e di risanamento dei conti come se fosse la missione esistenziale di questo Governo, dimenticando che il paese ha bisogno di altro, oltre che della stabilità. Il paese ha bisogno di un respiro economico, di una proiezione e di una visione. Ma cos'è laPag. 70visione per un paese? È il benessere dei cittadini, il miglioramento infrastrutturale, la capacità di dare modernità ad un'Italia che da epicentro di un'Europa piccola è diventata uno dei paesi di un'Europa che si ingrandisce.
Come si può affrontare, allora, la grande politica infrastrutturale europea, la politica delle reti europee, con una visione antimodernista delle politiche infrastrutturali? Oggi, leggiamo sui quotidiani e sui settimanali che Panama ha fatto la scelta di allargare il canale per far passare le navi di più grande tonnellaggio e noi non possiamo fare il ponte sullo stretto di Messina. È una visione antimodernista che porta ad una politica fiscale che produce la fuga dei capitali all'estero. Questo è, in realtà, il dramma di un Governo che porta in sé le contraddizioni tra Mastella e Di Pietro, che sono esplose, lo diceva il collega Zorzato poco fa, in modo plateale nell'ambito della discussione sull'articolo 12 di questo decreto-legge, ma che non ha il coraggio di cambiare rotta. Oppure, forse, più che di mancanza di coraggio si può trattare di impossibilità politica, perché con una coalizione così disomogenea, appena si tocca una questione che riguarda l'ambiente vanno via i Verdi e quando si tocca il totem, peraltro molto male inteso, della redistribuzione vanno via i settori di sinistra della maggioranza!
Prodi la smetta, allora, di indignarsi ad ogni piè sospinto e prenda atto di un dato incontrovertibile ed evidente: questa maggioranza non regge, tiene sul piano numerico per una anomalia costituzionale di proporzioni epocali, ovvero il voto dei senatori a vita, il cui diritto al voto, ovviamente, nessuno vuole negare. Sul piano del buon senso costituzionale essi non hanno alcuna ragione per rimanere in aula a votare anche gli ordini del giorno o l'ultimo degli emendamenti. Questo avviene al Senato per non aver preso atto fin dall'inizio di questa legislatura che se una via vi era per dare un minimo di prospettiva al paese, almeno all'avvio della legislatura, era quella di aprire una fase politica nuova. Ciononostante, l'accanimento politico e di potere vi ha portato a formare un Governo superando il record riguardo alla composizione numerica, con un numero di sottosegretari che vi fa entrare nel guinness italiano del primato governativo, mettendo, con un accanimento particolare, il paese di fronte ad una scelta chiara: non condividere assolutamente le politiche di questo Governo.
Credo che mai sia stata più breve la luna di miele tra un paese ed il proprio Governo dopo le elezioni; credo si tratti del tipico caso della lite già sull'aereo in partenza per il viaggio di nozze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Stiamo esaminando questo primo importante provvedimento che si collega alla manovra finanziaria. Devo dire che abbiamo ascoltato, nei vari interventi succedutisi, alcune cose che ci hanno meravigliato. Qualcuno ha dato l'impressione di volere quasi dimenticare la complessa natura della manovra finanziaria, ben sintetizzata dalla Nota di aggiornamento e di variazione del Documento di programmazione economico-finanziario, dove si dice che la manovra articola i suoi effetti attraverso il disegno di legge di bilancio, la finanziaria e un provvedimento di urgenza in materia prevalentemente fiscale, il primo e più importante collegato della manovra finanziaria.
Ovviamente, in quello stesso documento che ho appena citato si fa riferimento a tutta una serie di altri documenti collegati (delega per il riordino dei tributi statali, testo unico per gli enti locali, federalismo fiscale, riorganizzazione e razionalizzazione degli apparati amministrativi, e via dicendo). Attraverso gli anni - questo ormai è un dato che non sfugge a nessuno, eppure qualche volta qui è parso sfuggire -, il campo d'azione della finanziaria, dall'iniziale intervento sul bilancio dello Stato si è allargato agli interventi cosiddetti collegati.
Mi meraviglia dunque che qualcuno, nel valutare l'intervento svolto ieri dall'onorevolePag. 71Franceschini, lo abbia considerato come orientato sulla finanziaria. Al riguardo, devo dire che c'è la stessa differenza che esiste tra lo strumento e il fine. È chiaro che questo documento si occupa in larga misura degli strumenti per rendere possibile la manovra finanziaria, ma i fini sono poi prevalentemente indicati nella manovra finanziaria. Credo sia questo il senso logico, che rende non solo plausibile ma anche necessario, ogni volta che facciamo riferimento a questi interventi, parlare anche dei fini per i quali operiamo, perché altrimenti rischiamo di dare dei messaggi incomprensibili, mentre, quando si parla in televisione, questi messaggi devono essere percepiti come tali da parte della gente.
Nel parere del Comitato per la legislazione, che è stato citato a proposito - ma anche a sproposito -, si dice, proprio parlando del provvedimento in esame, che esso reca un contenuto complesso, in quanto i suoi 48 articoli, suddivisi in 11 capi, incidono su numerosi ed eterogenei ambiti normativi. Ecco, l'eterogeneità può far riflettere qualcuno; e infatti anche ieri ho sentito qualche intervento un po' in libertà, nel quale si è detto: ma è un decreto-legge! Certo, però non è un decreto-legge come gli altri; è un decreto-legge collegato alla manovra finanziaria. Ed infatti, nel parere del Comitato per la legislazione si dice che questa eterogeneità è circostanza fisiologica per provvedimenti, come quello in esame, che concorrono alla manovra di finanza pubblica, essendo finalisticamente orientati, in modo coerente ed unitario, ad intervenire in materia fiscale e di finanza pubblica, integrando la manovra di bilancio in via di compimento.
È questa la spiegazione semplice ed elementare che dà il senso finalistico degli interventi che sono previsti. È evidente che se si fa una manovra di 34 miliardi ed oltre ci deve essere un momento preliminare, nel quale le risorse vengono in qualche modo reperite. Guardando l'eccellente - come al solito - lavoro fatto dal Servizio studi, il documento n. 53/2 del 26 ottobre 2006, vediamo che in esso sono ben indicati il testo del decreto-legge, il testo approvato nelle Commissioni e il testo del maxiemendamento presentato in Assemblea dal Governo. Appare chiaramente in tale documento il contributo che, in sede di Commissioni, maggioranza e opposizione hanno realizzato su questo testo; basta scorrerlo, per vedere come emendamenti presentati da Forza Italia, Alleanza nazionale, UDC, così come dalla stessa maggioranza, dal relatore e dal Governo, siano poi diventati parte integrante del testo attualmente al nostro esame.
Tutto ciò quindi è fisiologico. Certo, in un provvedimento di questa natura non è pensabile un'improvvisazione, allo sbaraglio! Ho sentito ancora affermazioni che mi sorprendono - alcune non so se siano involontarie o, semplici errori -, con riferimento ad alcuni temi, come l'imposta di successione o le agevolazioni sulle auto, o ancora le aliquote IRPEF. Qualcuno ieri ha detto - mi sembra l'onorevole Tremonti - che si tratta di un decreto che è stato modificato, quindi vi sarebbe il rischio che i trattamenti non siano coerenti! Ma, da un lato, l'opposizione vuole partecipare alla discussione parlamentare, dall'altro, poi si lamenta perché sono state introdotte delle modifiche! Si tratta di modifiche, peraltro limitate, che sono giustificate proprio dalla necessità di tenere conto del ruolo del Parlamento. Dunque, o non si emenda il decreto-legge oppure, se lo si emenda, può esserci la possibilità di una successione di trattamenti nel tempo.
Quello che trovo assurdo, poi, è il riferimento all'IRPEF. Sulla questione c'è un discorso di fondo, di filosofia d'intervento. Noi riteniamo che le due aliquote a cui pensava il Governo Berlusconi siano sostanzialmente in contrasto con la logica, la filosofia e i principi cardine della nostra Costituzione. La progressività di cui parla l'articolo 53 della Costituzione non si realizza con due aliquote! Non c'è progressività con due aliquote! Questa è l'idea di fondo del Governo di centrodestra. Invece, la nostra idea è diversa: è un'idea di scaglioni, per cui si va progressivamente ad incidere con una manovra complessa,Pag. 72che è fatta di detrazioni, di scaglioni differenziati e che è fatta, evidentemente, anche di un'imposta di successione. Al riguardo, ho sentito stamani un discorso abbastanza sorprendente. Qualcuno diceva: ma si pagano le tasse - a parte il fatto che viene prevista una franchigia enorme - su cose che sono già state tassate! Ebbene, se io compro una casa e poi la rivendo, pago le tasse sia quando la compro sia quando la rivendo, perché sono i trasferimenti ad essere tassati. In questo caso, peraltro, c'è una franchigia enorme, che copre patrimoni di valore consistente. Non si può pensare che per il fatto che si pagano le tasse una volta, poi non si debbano più pagare. Se ne pagheranno meno. Se c'è un passaggio di successione, c'è una causa ragionevole.
Ecco, signor Presidente, volevo dire che questo provvedimento al nostro esame ha una filosofia strumentale rispetto alla finanziaria. Chi parla della finanziaria fa bene, perché indica i fini, e questi sono via via più chiari, anche dopo il lavoro svolto da questa Assemblea su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Le argomentazioni contenute negli ordini del giorno non accettati dal Governo dimostrano inconfutabilmente l'assoluta mancanza di volontà da parte dell'esecutivo di trovare soluzioni ragionevoli a problematiche stagnanti. L'ordine del giorno n. 9/1750/84, da me presentato ma non accettato dal Governo, tendeva semplicemente, nel rispetto del principio costituzionale di imparzialità, a razionalizzare e a contenere i costi nel settore della formazione del personale della pubblica amministrazione, adattando le esigenze di riduzione della spesa con gli essenziali requisiti della difesa dei livelli qualitativi ed occupazionali delle amministrazioni pubbliche.
Purtroppo, devo constatare che la politica messa in atto da questo Governo di sinistra ancora una volta dimostra di essere lontana dalle esigenze del paese e indifferente alle richieste che pervengono dalla pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.
KATIA ZANOTTI. Ha ragione la collega Mariani, quando nel suo intervento dice: diamo senso a queste dichiarazioni di voto e diciamo con semplicità di cosa stiamo parlando e che cosa ci apprestiamo a votare. Lo ha fatto ieri l'onorevole Franceschini nel suo intervento, con l'illustrazione molto precisa, seppure per titoli, dei temi in discussione, e lo ha fatto credo in modo giusto. È stato positivo che ciò avvenisse nel corso di una diretta televisiva, perché è riuscito a bucare i rumori di fondo, le urla e le grida della polemica politica. Ha ragione l'onorevole Zaccaria, quando dice che ci stiamo accingendo ad approvare un provvedimento che è strumento collegato alla finanziaria, in quanto serve a definire le condizioni per approntare politiche di interventi.
Voglio fare un riferimento molto preciso riguardo alle ragioni del voto favorevole a questo provvedimento. Il riferimento preciso riguarda un tema che è stato dibattuto in quest'aula, nel corso della discussione, e nelle Commissioni competenti, un tema di priorità di politiche e di interventi per questo paese, perché esite una opinione pubblica che - ce lo siamo detti molte volte - è molto attenta e che spesso si è sentita sola e abbandonata soprattutto quando chiedeva risposte ai bisogni concreti, a pesantezze della quotidianità, in termini di sostegno economico, di interventi, di rete di servizi estesa. Parlo soprattutto di quelle famiglie che hanno chiesto, da tempo, al Parlamento e al Governo segnali precisi per rispondere al problema della non autosufficienza. Ecco, lo strumento fiscale serve per dare una risposta a questo tema.
I colleghi sanno che nella precedente legislatura siamo venuti in aula d'accordo con una proposta di legge che era unPag. 73segnale straordinariamente significativo e formidabile per quanto riguarda le politiche e le risorse che riuscivamo a recuperare. Purtroppo il ministro Tremonti, allora, disse che non era d'accordo con l'uso della fiscalità generale a fini sociali.
Questo Governo ha incardinato il fondo per la non autosufficienza. È un fatto davvero importante. Questo Governo e questo Parlamento, nel lavoro delle Commissioni, hanno incardinato fra le proposte una serie di interventi organici a sostegno delle famiglie. È bene dirlo, sottolinearlo e ribadirlo. C'è un aumento delle detrazioni fiscali e degli assegni familiari. C'è un'estensione della rete dei servizi per l'infanzia. Ricordo ai colleghi della minoranza che siete riusciti solo e semplicemente a promuovere qualche asilo nido aziendale, provocando persino una disparità di trattamento, che prevedeva detrazioni fiscali per un certo periodo solo per gli utenti degli asili nido aziendali.
Ebbene, oggi in finanziaria ci sono interventi diretti ad estendere la rete dei servizi per rispondere all'obiettivo di Lisbona di avere bambini, almeno in questo paese, fino al 33 per cento, con i servizi a loro disposizione. Il vostro è stato un familismo che ha abbandonato le famiglie e le ha portate a situazioni di arretramento nelle condizioni concrete e quotidiane.
Abbiamo finalmente ampliato, dando un segnale preciso, il fondo sociale. Dico «finalmente» perché, nei vostri cinque anni di Governo, questo fondo si è ridotto a 500 milioni di euro. Anno dopo anno, c'è stata una sottrazione continua, che ha stretto al collo le risorse e le disponibilità finanziarie delle regioni e degli enti locali e che ha prodotto ricadute pesanti in quelle situazioni di bisogno in cui versano le famiglie e i disabili del nostro paese.
Il nostro è un segnale importante, di impegno rigoroso e di scelta precisa di aree dell'opinione pubblica, che si sono infragilite in modo preoccupante nel corso di questi cinque anni. Lo facciamo con una finanziaria che offre proposte organiche. Lavoreremo in Commissione ancora per l'istituzione del fondo per la non autosufficienza e per dare segnali, anche in termini di risorse e di disponibilità.
Credo che, da questo punto di vista, quello che ci accingiamo a votare sia uno strumento straordinario per dare una risposta di praticabilità concreta a ciò che abbiamo evidenziato semplicemente nei titoli, nel corso delle dichiarazioni di voto di ieri, con l'intervento dell'onorevole Franceschini, ma che ha dietro un impegno rigoroso e sostanziale per soddisfare i bisogni delle aree più fragili di questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Nel dichiarare il voto contrario a questo decreto-legge, vorrei far presente quali sono stati i suoi effetti recenti. Oltre a considerare negativamente la successione degli strumenti utilizzati (DPEF, decreto-legge, disegno di legge finanziaria) ed aver visto i giudizi negativi delle agenzie di rating (giudizi che, ricordiamolo, sono previsionali e, quindi, si basano sul futuro, non certo su quanto è stato fatto con il precedente Governo), vorrei ricordare che ieri il Financial Times, esaminato questo decreto e verificata la situazione legislativa in Italia, ha dettato le otto regole perchè l'investitore straniero possa sopravvivere nel nostro paese. Sapete in cosa si sostanziano queste otto regole? Innanzitutto, nel monitorare l'attività di politici, nel fidarsi o, forse, nel non fidarsi neppure, anche a contratti conclusi, perché i politici potrebbero porre nel nulla gli stessi, e, infine, nel munirsi di buoni ed abili consulenti legali. Questa è l'immagine del nostro paese, dopo la fiducia su un decreto, che, nel suo cuore, ha una disposizione (quella contenuta nell'ex articolo 12), che pone nel nulla, ad opera di un diktat governativo, contratti sottoscritti con aziende private, con aziende quotate sul mercato. A seguito di queste ingerenze, la figura che fa l'Italia è quella di un paese inaffidabile per qualunque investitore estero.Pag. 74
Non entro nel merito dell'articolo 12 e delle sue finalità, ma contesto l'utilizzo di questo strumento su base unilaterale da parte del Governo nei confronti del mercato. Il decreto fiscale, a mio avviso, ha molti profili di incostituzionalità, la maggior parte dei quali si sostanziano proprio in questo articolo. È un articolo incostituzionale, in primo luogo perché non rispetta il Titolo V della nostra Costituzione, il quale è chiarissimo nel demandare la materia autostradale alla legislazione concorrente di Stato e regioni. Voi, invece, ponendo la fiducia su questo decreto, non soltanto riducete l'intervento parlamentare ai minimi termini e a fatto compiuto, ma escludete tutte le regioni dal dibattito istituzionale. Questo, signori miei, è contrario alla Costituzione. Non ci bastano gli incontri, più o meno amichevoli. Le regioni dovevano e devono essere coinvolte. Ma non ci fermiamo qui. È anche incostituzionale nei confronti dell'articolo 41; mina alle radici la libertà di impresa e torniamo così al giudizio degli investitori esteri. Come potete pensare che un investitore estero decida di investire in Italia, quando verifica che i contratti già stipulati - attenzione, non contratti imposti da concessionari, ma fatti da questa maggioranza - dal 1996 al 2000, con clausole da rispettare, vengono d'emblée posti nel nulla? Tra l'altro, ciò avviene mediante un decreto-legge, sul quale si pone la fiducia, senza consentire un dibattito con le varie categorie, discutendo, quindi, in sede legislativa e coinvolgendo il Parlamento. Questo è il risultato. Mi sembra che l'attuale maggioranza stia confondendo il concetto di public company, che è un'azienda ad azionariato diffuso, quotata sui mercati, con il concetto di impresa pubblica.
Ma i profili di incostituzionalità non si ravvisano solo sull'ex articolo 12. Consideriamo l'articolo relativo alle successioni. Vi sembra normale che, per sessanta giorni, ci siano stati contribuenti che erano obbligati a pagare una tassa che ora, in sede di conversione, si troveranno, per fortuna, ma ancora limitatamente, a non dover pagare per determinate tipologie di beni?
Infatti, occorre chiarire che abbiamo lottato per la modifica dell'articolo relativo alla successione, ma non ci riteniamo ancora soddisfatti. Parlate tanto di impresa e di imprenditoria giovanile, ma state minando proprio le imprese e i giovani mantenendo senza alcuna franchigia una tassa sul trasferimento dell'impresa di padre in figlio. State tassando l'impresa, già tassata durante la vita del padre, imponendo al figlio, che ha partecipato alla crescita di quell'impresa, un'ulteriore tassa; e poi dichiarate di voler aiutare l'imprenditoria giovanile! Quindi, vi è una forte incostituzionalità anche da questo punto di vista, facendo marcia avanti e marcia indietro e utilizzando lo strumento del decreto omnibus.
Il decreto in esame costituisce la vera manovra, imponendo aumenti e pressioni fiscali che poi ritroveremo anche nella legge finanziaria. Tutti i giornali hanno infatti segnalato che il decreto prevede un aumento del 25 per cento per la riscossione di servizi per il recupero di morosità in ordine alla TARSU, all'ICI, all'addizionale IRPEF, all'acqua e all'occupazione del suolo pubblico; di ciò il viceministro Visco si era dimenticato, abbiamo dovuto ricordarglielo in Commissione! Il Governo, in questo caso, ha demandato ai comuni l'onere di aumentare questa tassazione, tentando di scaricare le proprie responsabilità.
Pertanto, siamo di fronte ad un decreto incostituzionale, che non fa altro che aumentare la pressione fiscale e che ha creato un incredibile disordine nel mercato sulle società quotate e sugli stessi cittadini. Ad esempio, questo decreto non prevedeva il divieto di vendita degli alcolici ai minorenni? Al riguardo si è fatta marcia indietro e ciò non rappresenta un ravvedimento illuminato di questa maggioranza, costituendo al contrario una iniziativa dovuta a mera opportunità.
A mio avviso, l'incostituzionalità si riscontra anche nell'articolo 53 della legge finanziaria, che mina in sé il concetto democratico, in quanto consentirà ai singoli ministri di spostare poste di spesa decise da questo Parlamento. In parolePag. 75povere, i fondi accantonati per provvedimenti legislativi emanati dal Parlamento potranno essere utilizzati per altre finalità.
Se questa è l'interpretazione dell'articolo 53, il Parlamento sarà privato completamente dei suoi poteri. Sembra che tale articolo sia stato predisposto dalla maggioranza per avocare a sé il potere di spesa, nella consapevolezza di non avere il consenso. Se infatti ciò fosse stato sottoposto al vaglio del Parlamento, la maggioranza non avrebbe più potuto esercitare tale potere, visto che al suo interno non sussiste coesione su nessuna finalità politica. Spero che vi siano chiarimenti su tale articolo e sono certa che se ne discuterà ancora.
Ritenendo la manovra passibile di forti dubbi di costituzionalità, totalmente estranea alla realtà economica, contraria ai precetti di tutela della libertà di impresa e ingiustificatamente vessatoria nei confronti dei cittadini, esprimeremo un voto contrario sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, devo confessarle che sto attraversando un momento caratterizzato da molti dubbi; in particolare, non riesco più a capire in quale fase ci troviamo.
Vi è una «fase uno» costituita dal varo della manovra finanziaria da parte del Consiglio dei ministri. A questa fase ne è subito succeduta un'altra molto strana, quella rilevabile dai giornali, nella quale una sostanziale parte della vostra maggioranza ha contestato alcuni articoli di tale manovra; mi riferisco, in particolare, a quello relativo al rifinanziamento delle missioni all'estero. Successivamente - sempre sui giornali -, il Governo ha quasi chiesto scusa, preannunciando una marcia indietro.
Poi c'è la «fase due», quella della linea politica di Fassino e di Rutelli orientata, sembrerebbe, verso un'attività più riformista e, successivamente, la «fase tre», quella parlamentare, che denota una grande confusione, con il Governo che annuncia emendamenti che poi non arrivano o arrivano con colpevole ritardo e con una significativa parte della vostra maggioranza che annuncia emendamenti - mi riferisco, ad esempio, a quello dell'aumento dell'ultimo scaglione IRPEF - che il Governo invece smentisce.
Infine, c'è l'ultima fase, inaugurata ieri dall'onorevole Franceschini con il suo intervento da eterno primo della classe, che ha descritto una realtà che francamente non esiste, che ci ha letto un libro dei sogni scritto probabilmente da chi non ha letto né il decreto né la finanziaria.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 14,35)
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Onorevole Franceschini, siamo contrari sia al decreto sia alla finanziaria e non per ragioni strumentali, ma per motivazioni di merito che abbiamo cercato disperatamente di illustrare in Commissione, dove i tempi di lavoro sono stati a mio avviso colpevolmente compressi. Siamo contrari in quanto la linea politica che ispira la vostra manovra finanziaria è esattamente l'opposto di quella che a nostro avviso sarebbe utile per lo sviluppo del paese, per l'equità e per il risanamento dei conti pubblici.
Il complesso della manovra finanziaria è basato per due terzi sulle entrate. Lo abbiamo detto in tutte le occasioni e voi avete sempre smentito le nostre affermazioni, salvo quando le stesse affermazioni sono state rese dal governatore della Banca d'Italia e dal presidente della Corte dei conti.
In nessun paese al mondo l'aumento della pressione fiscale determina ripresaPag. 76economica, anzi ottiene sempre l'effetto opposto, vale a dire quello di deprimere l'economia. Anche l'Economist - che è un giornale sicuramente non vicino alla nostra area politica - ha affermato che questa finanziaria aumenta le tasse sui redditi, non taglia le spese e comprime una crescita già bassa.
Queste - e non le eredità del Governo Berlusconi, caro onorevole Franceschini - sono le cause che hanno determinato il declassamento del debito pubblico. Vorrei ricordare che l'eredità del Governo Berlusconi è costituita da un patrimonio di 10 miliardi di maggiori entrate! Capisco che quando sentite la parola «eredità» vi scatta subito il riflesso condizionato delle imposte di successione e probabilmente avete applicato un'imposta di successione occulta all'eredità che vi ha lasciato il Governo Berlusconi! Tuttavia, se osservate bene i numeri e i conti contenuti nella finanziaria, l'eredità del Governo Berlusconi consiste in un boom delle entrate fiscali, che anche il ministro Padoa Schioppa ha dovuto ammettere.
Quanto poi all'equità e alle questioni sociali (che a parole vi stanno tanto a cuore), sono clamorosamente smentite dalla eliminazione del 5 per mille, uno strumento straordinario a favore del volontariato, che è stato introdotto dal Governo Berlusconi e subito abolito dal Governo Prodi. Dunque, niente equità, nessuna riforma strutturale, nessun intervento sul versante delle spese e nessuna liberalizzazione, ad eccezione forse della liberalizzazione unica, che vi è perfettamente riuscita, quella delle tasse. Tutti, infatti, sono liberi di imporre tributi di scopo, tassa di soggiorno, addizionali, tassa della casa, successioni e così via.
Voi non potrete procedere sulla strada delle liberalizzazioni e delle riforme strutturali; ve lo impedisce una parte molto consistente della vostra maggioranza, che è quella della sinistra massimalista, che non vi consentirà mai di fare alcuna riforma. «A piangere siano i ricchi!»: è stato già detto parecchie volte e questo è il loro slogan! Vorrei ricordare che in nessun paese civile esiste al Governo un partito che mette manifesti perché i ricchi, cioè coloro che producono, che creano ricchezza e lavoro, piangano. Infatti, questa è una finanziaria di cui tutti disconoscono la paternità.
Fassino, che sta attraversando adesso la «fase due», chiede modifiche, Rutelli vuole frenare la sinistra massimalista, Di Pietro è tutto concentrato nell'opera di smantellamento delle concessioni autostradali, l'unico, che è rimasto a difendere questa finanziaria, sempre più debole e sempre più solo nel definire questa manovra giusta e seria.
Questa non è una finanziaria dominata da un sentimento politico, ma è ispirata da un'idea, che antepone il tema della redistribuzione allo sviluppo. Questa è una finanziaria classista, ispirata da pura politica e non da economia.
Intanto, mentre tutto questo si sta consumando, i capitali stanno fuggendo via e sono sempre di più le imprese che stanno delocalizzando all'estero. Questo è il risultato della finanziaria, che va contro le speranze e le aspettative di tutto il paese, ricchi e poveri, autonomi e dipendenti, artigiani, professionisti e medie imprese. Gioisce solo la CGIL, che è notoriamente più interessata a tutelare iscritti e simpatizzanti piuttosto che i poveri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la lotta di classe, che è stata cancellata dalla storia, è tornata prepotentemente in queste aule con una serie di provvedimenti che le sinistre hanno portato alla nostra attenzione. Si tratta di provvedimenti che rappresentano una tassa, un dazio pagato a coloro che hanno contribuito alla vittoria del centrosinistra: mi riferisco ai poteri forti, ai banchieri, agli imprenditori assistiti, a quel Montezemolo che tanto ha contribuito al vostro successo elettorale e che oggi si vede premiato con un miliardo di euro in quattro anni, laddove, con il nostro Governo - ed è un motivo diPag. 77orgoglio -, la FIAT non ha percepito alcun aiuto di Stato.
Si torna quindi alla solita logica, per cui i pochi noti fortunati amici vostri si dividono gli utili, mentre le perdite vengono socializzate, suddividendole sulla testa dei padani.
Nella vostra traccia, nella finanziaria, c'è il DNA (Commenti del deputato Marcenaro)... Collega, capisco che tu abbia molti problemi a votare questa finanziaria; se non li hai...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole...
DAVIDE CAPARINI. Lei faccia rispettare l'ordine, intanto! Come Vicepresidente la trovo piuttosto latitante, visto che il collega mi sta interrompendo!
PRESIDENTE. La prego di continuare nel suo intervento...
DAVIDE CAPARINI. Lei richiami il collega...
PRESIDENTE. Continui il suo intervento. Le interruzioni sono ammesse, come lei sa...
DAVIDE CAPARINI. Le offese un po' meno e, comunque, la Presidenza serve a quello, se non sbaglio, cioè ad evitare che vi siano le offese, in modo che possiamo tutti liberamente - finché ce lo concederete - esprimere la nostra opinione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non intervenite con i tagli necessari, quelli che servono e che sono fondamentali ad eliminare quel fardello rappresentato dagli sprechi dello Stato centralista. Tutti, dal Presidente della Repubblica Napolitano al presidente della Banca d'Italia, che ha avuto modo di segnalarvi come questa manovra sia assolutamente inefficace e non abbia alcun contenuto strutturale, lamentano che i nostri conti versano in una situazione disperata. Nessuno, però, fa un'analisi secondo noi corretta della situazione, nessuno va al nocciolo della questione. Ci stiamo preoccupando della forma, ma siamo ben distanti dall'intervenire sulla sostanza della questione.
Il problema è rappresentato dalla necessità di un intervento strutturale, di un intervento sull'assistenzialismo. Voi non fate nulla per intervenire in un campo che rappresenta una delle piaghe del nostro paese: parlo delle pensioni sociali di mero e puro clientelismo, retaggio della prima Repubblica, su cui si sono stratificati privilegi continui che oggi fanno sì, per esempio, che, in regioni come la Sicilia, 7 contributi sociali su 10 siano di mero e puro assistenzialismo. Quindi, vi sono costi per la collettività pari a 500 milioni di euro l'anno, che non sono coperti da versamenti da parte del lavoratore.
Le pensioni sociali in tre regioni - Sicilia, Puglia e Calabria - costano una cifra pari a 1,4 miliardi all'anno. Colleghi, è qui che vanno i soldi che dovrebbero essere utilizzati per le infrastrutture, che dovrebbero servire alla crescita del paese; è qui che ci sono gli sprechi reali, è questo il cancro, che produce ormai metastasi, su cui nessuno ha il coraggio di incidere. Del resto, nessuno ha avuto il coraggio di porre l'attenzione su un altro aspetto fondamentale del nostro sistema paese: il problema conseguente alle finte privatizzazioni, che il vostro presunto leader ha fatto quando era presidente dell'IRI.
Noi ci troviamo di fronte a degli oligopoli nella gestione dei servizi, che scaricano le loro inefficienze attraverso tariffe carissime e servizi scadenti, servizi che non sono assolutamente degni di un paese che si propone di essere concorrente tra i principali competitor internazionali.
Questo è un paese che di fronte ai problemi si rifugia nelle una tantum, che sono state introdotte sia dalla destra che dalla sinistra. Noi da questi banchi, quando voi eravate opposizione, abbiamo più volte segnalato che non è certo con interventi puntuali che si può risolvere una situazione così gravemente incancrenita.
I fornitori di servizi chiudono in utile, mentre le perdite, ancora una volta, vengono scaricate sui cittadini.Pag. 78
Il terzo punto fondamentale, sul quale non siete stati in grado di intervenire, è quello del carico fiscale e della burocrazia. Si tratta di uno Stato inefficiente ed elefantiaco da finanziare, incapace di rispondere ai problemi che la modernità e la globalizzazione impongono di risolvere, uno Stato con un vero e proprio esercito di dipendenti pubblici, impegnati a regolare ogni istante della nostra vita pubblica e privata.
Nella classifica del controllo dello Stato sui cittadini, quindi nella classifica della libertà, siamo ben posizionati. Dunque, vi sono anche classifiche dove ben riusciamo: purtroppo, sono quelle sbagliate in cui dovremmo essere ultimi e, invece, siamo terzi subito dopo la Polonia e l'Ungheria, paesi a cui in un certo periodo della vostra storia vi siete anche ispirati.
Le nostre imprese hanno un carico fiscale di gran lunga superiore alla media di qualsiasi paese europeo. Di fronte a questi dati, all'assistenzialismo, ad un sistema di servizi e tariffario abbondantemente al di sotto della media europea, ad un carico fiscale di gran lunga superiore a quello di tutti gli altri paesi europei, è evidente come una manovra quale quella concepita dal vostro ministro sia completamente inadeguata. Siete stati obbligati a finanziare lo status quo, a drenare ogni risorsa possibile, ad alimentare coloro che vi hanno consentito di governare. Quindi, avete scelto deliberatamente di punire i ceti produttivi, i lavoratori, i professionisti, gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti. Avete una sorta di idiosincrasia nei confronti di coloro che lavorano e pagano le tasse. Anche dal dibattito svoltosi in questa sede, infatti, è emersa una visione per cui coloro che lavorano per voi sono evasori, sono persone che se ne approfittano. Dalle parole di uno dei vostri rappresentanti, il professor Zaccaria, noto costituzionalista nonché ex presidente della RAI, ad esempio, si è notata la confusione mentale per cui la tassa di successione viene ritenuta giusta, mettendo sullo stesso piano il padre che dona ai figli rispetto ad un libero cittadino che mette il suo bene sul mercato.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, deve concludere.
DAVIDE CAPARINI. Questo già la dice lunga sulla vostra confusione di idee: non riuscite a capire la differenza che esiste tra chi cede ai propri figli il frutto del lavoro di una vita e chi, traendone profitto, è giusto che paghi il dovuto allo Stato.
Signor Presidente, concludo dicendo che la nostra contrarietà al provvedimento è totale: così non risolverete di sicuro, ma aggraverete i problemi del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo alle battute finali della conversione in legge del decreto-legge n. 262 e, cari colleghi, è in gioco una partita importantissima che va ben oltre la portata del decreto-legge in esame, seppure già vasta ed importante. La maggior parte del paese oggi è molto preoccupata e, al di là degli steccati ideologici e dell'appartenenza, teme le politiche economiche e fiscali dell'attuale maggioranza e del Governo Prodi. La stragrande maggioranza degli italiani ha sostanzialmente capito che, al di là delle politiche economiche e della leva fiscale, è partita una grandissima manovra per destrutturare il sistema Italia ed il nostro paese dal punto di vista sociale ed economico. Questo gli italiani lo hanno compreso, come lo hanno compreso le associazioni di categoria, gli ordini professionali ed anche i sindacati. Parecchie organizzazioni anche vicine al mondo della sinistra, come la ConfesercentiPag. 79e la CNA, che in alcune regioni sono collaterali al vostro sistema di potere, oggi sono fortemente preoccupate ed avvertono la necessità di scendere in piazza per far sentire la loro voce.
Dunque, nel paese è successo qualcosa su cui dobbiamo tutti interrogarci. Non devono farlo solo i parlamentari dell'opposizione, ma tutto il Parlamento nel suo complesso e, soprattutto, il Presidente Prodi con la sua maggioranza e con il suo Governo. Cos'è successo in questi cento giorni, se la percentuale di consenso della vostra idea politica, dei vostri partiti, del Presidente del Consiglio, Prodi, e del suo Governo è scesa a limiti e con una velocità mai visti prima? Anche questo è un vero e proprio primato del Presidente Prodi e del vostro Governo. È successa sostanzialmente una cosa: gli italiani sono preoccupati, gli italiani hanno paura, questa è la verità sulla quale dobbiamo interrogarci.
Nel decreto-legge in esame vi sono centinaia di cose che non ci stanno bene, come non stanno bene alla gran parte degli italiani. Lo abbiamo visto allorquando nell'articolo 4 avete inserito una serie di problematiche in materia di IVA agricola, e nel tentativo di modificare la classificazione dei fabbricati rurali portandoli dal catasto rurale al catasto urbano; abbiamo visto cosa significhi l'aumento degli estimi catastali e, in proiezione, l'aumento dell'ICI.
Tutto questo nasconde un vostro desiderio, nemmeno tanto recondito in gran parte della maggioranza: volete reintrodurre una tassa sulla proprietà, volete reintrodurre una vera e propria tassa patrimoniale. Questo è il vostro tentativo e lo dimostrate allorquando aumentate anche la percentuale di imposizione sulle rendite finanziarie senza tener conto che facendo questo non soltanto violate una vostra promessa elettorale ben precisa, ma aggredite il sistema del piccolo risparmio, che in Italia ha da sempre rappresentato uno dei pilastri fondamentali del nostro sistema sociale ed economico.
Inoltre, avete combinato molti pasticci sull'articolo 6. Si tratta della vicenda dell'imposta di donazione e successione: prima non c'erano, poi si chiamavano imposta di registro, poi le avete reintrodotte, avete cambiato due volte i massimali; alla fine le avete reintrodotte surrettiziamente per taluni a discapito di altri, non tenendo presente che in questi tre mesi avete creato una confusione enorme che darà adito ad una serie di ingiustizie e di contenziosi.
Al comma 2 dell'articolo 8 avete aggredito il sistema dei contratti di programma, che pure nel più vasto capitolo della programmazione negoziata aveva cominciato a dare importanti risultati nel paese e nel Mezzogiorno in particolare. Con la vostra clausola di sospensiva e di riesame, di fatto, avete introdotto un principio giuridico nuovo ed assolutamente al di fuori della logica e della Costituzione: la retroattività della legge, dei principi e dei contratti. Non è possibile tornare indietro di fronte a delibere CIPE già intraprese, che hanno un loro valore giuridico.
Ho citato questi semplici esempi, ma sono pochissimi e potrei continuare al di là dei pochi minuti del mio intervento per spiegare una ad una le ragioni della contrarietà a questo decreto-legge. La somma di questi piccoli aspetti, tuttavia, è ben poca cosa rispetto alla più grande responsabilità che vi state assumendo: creare condizioni non di sviluppo e di ripresa, ma di preoccupazione nel nostro paese, e quando inizia la preoccupazione succedono tante cose. Vi sarà la fuga dei capitali all'estero: già è cominciata, come ha denunciato il mercato finanziario. Vi sarà la stasi nel sistema dell'economia e del commercio. Addirittura, aggredendo il settore dell'edilizia create i presupposti per il blocco dell'unica vera grande industria nel nostro paese: il mercato dell'edilizia.
State creando una serie di condizioni e, tra qualche settimana o qualche mese, ci ritroveremo in quest'aula, ma soprattutto nel paese, a parlare di questi argomenti e in quel momento, forse, sarà tardi. Proprio per questo, non solo in quest'aula parlamentare ma nelle piazze e nelle città, stiamo chiamando a raccolta le associazioni di categoria, la gente comune, che èPag. 80tutta con noi, anche quella che vi aveva votato. Ci dispiace che qualche alleato della nostra parte politica, dell'attuale opposizione, non abbia ben compreso la portata del momento in cui ci troviamo. Sono convinto, cari amici e colleghi, che su questa strada dobbiamo andare ancora avanti perché siete arrivati al capolinea e, prima che ci arrivino il sistema Italia e il paese, è bene che Prodi - ammesso che l'abbia - mostri un ultimo sussulto di dignità: per il bene del paese deve andare a casa, deve rassegnare le dimissioni. Allora, in quel momento ci siederemo tutti attorno ad un tavolo e vedremo quali potranno essere le condizioni per un Governo istituzionale che possa bloccare il disastro che avete avviato; poi, magari si ritornerà a votare e prevarranno ancora una volta le ragioni della politica.
Per queste motivazioni, annunzio il mio voto contrario ed è ancora poca cosa per il territorio che rappresento, per la Sicilia, per le regioni meridionali, per il collegio in cui sono stato eletto.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Solo per quello!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Il mio voto contrario rappresenta la gran parte della contrarietà del popolo siciliano nei confronti delle vostre politiche, che sono antimeridionaliste, antisiciliane ma soprattutto antinazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Della Vedova, Fumagalli e Maran, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto; si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, non ritengo di trattenere a lungo i colleghi, però, in conclusione della lunga maratona sul decreto fiscale, debbono essere espresse alcune considerazioni. La prima, quella che sovviene a molti, anche a quelli che cercano disperatamente di nasconderla per primi a sé stessi, è che tale decreto insiste, informa e sottiene una cultura della dilatazione del prelievo fiscale. Tale cultura contraddice in essere le prospettive e le capacità dello sviluppo economico, tanto più quando si dimensiona, si confronta ed interagisce con realtà difficili ed arretrate dal punto vista economico, come quelle dei territori meridionali, del sud e delle isole di questo nostro paese. Non denunciare ciò significa non esercitare pienamente il proprio ruolo di rappresentanza rispetto alle nostre popolazioni. Allora, occorre fare altre osservazioni e considerazioni.
La prima, in assoluto, è che in più di una circostanza, durante la fase precedente alla costituzione del nuovo Parlamento, all'avvio della XV legislatura, abbiamo affrontato i grandi temi della politica italiana, spiegando, a più riprese e in più circostanze, che i meridionali, i siciliani, gli abitanti, le popolazioni dei territori che ricadono nelle aree di cui all'obiettivo 1 avevano bisogno di una politica che richiamasse gli investimenti, una politica di attenzione e di nuova crescita di risorse economiche. Per questo, avevamo parlato di costruire il percorso della cosiddetta fiscalità di vantaggio. Da parte dei rappresentanti del Governo, subito dopo l'insediamento, sembrava essersi aperto uno spiraglio. Guardiamoci con franchezza negli occhi: se lo spiraglio è quello che avete aperto con l'articolo 19 del disegno di legge n. 1746-bis - che non è un provvedimento centrale perché quello fondamentale, al di là di tutte le considerazioni formali che il professore Zaccaria ha evidenziato, è comunque il decreto fiscale -, se questa è la risposta, non sappiamo cosa farcene. È ben misera e poca cosa, e non attirerà neppure una capacità di investimento nel meridione.Pag. 81
Se non perseguissimo la strada che consente alle nuove imprese di usufruire di questo strumento, commetteremmo il più grave crimine nei confronti dello sviluppo del meridione. Ricordo in questa sede che, proprio a marzo di quest'anno, il rapporto Hokmark ha indotto la Commissione europea ad accettare il principio secondo cui la fiscalità di vantaggio, oltre che in Irlanda - dove, a condizioni e in periodi diversi, era stata avviata ed applicata con grande successo -, possa essere estesa anche a tutti gli altri membri della Comunità per le aree di cui all'obiettivo 1. Non capisco perché il Governo faccia in modo che le popolazioni del meridione, che hanno più bisogno di tutte le altre, rimangano nella condizione esatta in cui sono: è come se un padre di famiglia, di fronte a tanti figli, preferisse e stabilisse che i figli più poveri debbano restare perennemente tali e quelli più ricchi continuare, invece, a navigare in una condizione di ricchezza e di tranquillità. Tutto ciò è incomprensibile, inammissibile e costituisce un grande tradimento.
Solo questo ci indurrebbe a votare contro il decreto-legge in esame, che pure, probabilmente, reca alcuni aspetti importanti, malgrado la cultura che lo informa e questa grande nequizia di fondo. Ho preso la parola affinchè tale provvedimento si ricordi e permanga nella memoria collettiva dei siciliani e dei calabresi - sappiatelo, carissimi amici e colleghi parlamentari del centrosinistra - come il decreto «vergogna». Voi avete impedito nei fatti che si avviasse il progetto di realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Questo è il decreto «vergogna», a cui apponete ancora una volta, dopo le altre in cui l'avete fatto, la vostra firma, passando alla storia per essere i primi traditori dei territori, delle aspirazioni, delle aspettative della gente che pretendete maldestramente di rappresentare in questa sede.
Per questa ultima e fondamentale ragione, confermiamo il nostro «no» categorico e assoluto nei confronti di un decreto che umilia e inginocchia ancora di più il nostro sud (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, il voto contrario del nostro gruppo al decreto-legge, che era stato già annunciato, deve essere ulteriormente specificato in relazione all'atteggiamento che il Governo ha assunto in sede di esame degli ordini del giorno.
Non possiamo sottacere che questo decreto-legge e la legge finanziaria sono cosa del tutto diversa da quel documento di programmazione economico-finanziaria che avete detto di volere realizzare e che avrebbe costituito il presupposto per gli interventi di natura economica e fiscale. Esso si fondava - occorre ricordarlo - su interventi strutturali di riduzione della spesa.
Il provvedimento che oggi portate a casa con il voto di fiducia che avete conseguito nega questi fatti. Esso fa cassa attraverso un pesante utilizzo della pressione fiscale. Non condividiamo le ragioni redistributive che voi assumete e che vi avrebbero indotto a questo provvedimento, perché ci pare che non possa esserci una parte del paese a cui competa la produzione e un'altra a cui competa esclusivamente la redistribuzione.
Tuttavia, al di là di questa considerazione, l'atteggiamento assunto dal Governo in sede di disamina degli ordini del giorno non può che lasciare ulteriormente perplessi e manifestare le grandi contraddizioni interne alla vostra maggioranza. Quando voi dite a tutti gli organi di informazione che questo decreto è statoPag. 82modificato dal Parlamento e che si è svolta una discussione del Parlamento e della sua maggioranza e che intanto avvierete dei progetti per dare una spinta riformista a questo paese, vi contraddite poi nella sostanza quando finanche ordini del giorno che vanno appunto in quella direzione tracciata non vengono accolti. Allora sorge il dubbio che, laddove il vostro Governo dovesse accogliere quegli ordini del giorno che tendono a far sì che l'incremento di pressione fiscale da voi ora attuato si riduca in occasione di queste vostre ventilate proposte strutturali, quegli stessi ordini del giorno vengono respinti.
Questo fa sorgere il dubbio - e direi quasi, invece, la certezza non maligna - che la vostra maggioranza non regga neanche l'accoglimento di un ordine del giorno. Sappiamo tutti che ciò ha un valore poco più che simbolico, ma questo potrebbe addirittura portarvi a non raccogliere il voto finale su questo provvedimento.
Allora, colleghi della maggioranza, in che modo ci avviamo a discutere la prossima finanziaria? Qual è il fondamento della richiesta di collaborazione delle forze dell'opposizione per una legge finanziaria che sia meno anacronistica, antistorica e meno avversa alla parte produttiva di questo paese? Temiamo fondatamente - anche se continueremo a fare il nostro dovere di presenza nelle Commissioni e in aula - che molti di voi abbiano in mente una legge finanziaria e dei provvedimenti fatti di promesse ovvero che stiano in un mondo ideale. Al vostro interno vi sono anche persone in buona fede rispetto all'ideale che vorrebbero realizzare, ma tale resterà. E resterà tale proprio per la debolezza che è stata dimostrata, non tanto e non solo nel porre la questione di fiducia, ma nell'incapacità conclamata di accogliere ordini del giorno che mirano a fare ciò che voi dite di voler realizzare complessivamente con questo decreto-legge e con la legge finanziaria.
Questi atteggiamenti torneranno in ballo quando ci troveremo a discutere della legge finanziaria. Certo, è doveroso che l'opposizione faccia uno sforzo, ma è altrettanto doveroso che la maggioranza decida al suo interno quale linea debba prevalere: se quella invocata, ad esempio, dal presidente Fassino che, da uomo del nord che viene dal duro Piemonte, non può non rendersi conto del disagio sociale al quale si sta assistendo nelle realtà produttive del paese o se, invece, avrà ancora una volta la prevalenza quella parte massimalista che vi costringe a dimenticare anche i sogni, ove essi fossero realmente mossi da buona fede e non da calcolo strumentale.
Questa è la sfida che noi abbiamo di fronte ed è tutta interna alla vostra maggioranza. Noi possiamo essere spettatori di questo fatto; possiamo collaborare per indicare soluzioni meno punitive per il paese e dannose sotto il profilo economico: ma quale tesi prevarrà tra di voi? Quella dei vostri economisti illuminati oppure, ancora una volta, quella della triplice sindacale che tutto occulta e tutto fa tacere?
Anche per queste ragioni, noi oggi ribadiamo il nostro «no» al decreto-legge che stiamo per votare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Quartiani e Migliori, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto, rinunziano ad intervenire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tolotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Tolotti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.