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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,38).
(Misure a favore della filiera agro-alimentare dello zucchero - n. 2-00268)
PRESIDENTE. L'onorevole Ceroni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00268 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il 24 novembre 2005, il Consiglio europeo, dopo una lunga maratona negoziale, ha approvato la proposta di riforma dell'OCM (Organizzazione comune dei mercati) zucchero.
L'OCM nel settore dello zucchero - regolamento n. 1009/67/CEE del Consiglio - era stata adottata nel 1967, con l'obiettivo di garantire un reddito equo ai suoi produttori ed approvvigionare il mercato con la propria produzione.
I dazi all'importazione garantivano una valida protezione nei confronti della concorrenza dei paesi terzi, mentre il settore veniva sostenuto attraverso prezzi remunerativi a carico dei consumatori. Il regime praticato non comportava spese per il bilancio comunitario. La produzione comunitaria era perfettamente inquadrata e regolata da quantità garantite - le cosiddette quote - corrispondenti alla domanda interna. I contributi riscossi presso i produttori e versati nel bilancio della Comunità dovevano coprire i costi per l'esportazione delle eccedenze della produzione rispetto al consumo.
Il regolamento n. 1009/67 ha subito, nel corso degli anni, poche modifiche. Nel 1975, a seguito dell'ingresso nella Comunità del Regno Unito, si è aperto il mercato comunitario ad un contingente di zucchero di canna proveniente da 19 paesi in via di sviluppo dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Altre modifiche si sono registrate nel 1995, a seguito dell'accordo sull'agricoltura dell'Organizzazione mondiale del commercio, al termine dell'Uruguay round e, nel 2001, con l'apertura del mercato comunitario ai Balcani. Il suddetto regolamento è addirittura passato indenne anche alla riforma della PAC.
Per quasi 40 anni dalla sua introduzione, l'OCM zucchero ha garantito sicurezza, stabilità, qualità dell'approvvigionamento e stabilità dei prezzi, nonché buoni redditi agli agricoltori e alle aziende saccarifere.Pag. 17
D'altra parte, l'OCM zucchero ha generato una produzione largamente eccedentaria rispetto ai consumi comunitari, smaltita sui mercati mondiali con oneri gravanti a carico dei contribuenti e dei consumatori che, in questi anni, avrebbero potuto pagare lo zucchero ad un prezzo decisamente inferiore; infatti, il prezzo mondiale dello zucchero è circa un terzo di quello europeo.
Da ciò è scaturita la necessità di procedere alla riforma dell'OCM zucchero che, tuttavia, se adottata per tempo, sarebbe stata meno drastica e dolorosa per tutte le componenti della filiera. La nuova OCM ha previsto per l'Italia, infatti, una riduzione della produzione del 50 per cento, determinando gravi problemi in termini occupazionali per gli addetti negli zuccherifici, sia nel settore agricolo, sia nell'indotto, con particolare riferimento all'autotrasporto.
Il precedente ministro dell'agricoltura, Alemanno, il 24 novembre, commentando l'accordo, dichiarò: «L'Italia non perderà nessun posto di lavoro». Inoltre, aggiunse: Siamo partiti dall'inferno, da una situazione che rappresentava la scomparsa del settore e siamo riusciti, dopo difficili trattative, a porre le condizioni per salvare un 50 per cento della produzione attuale, rendendola competitiva, e per convertire il restante 50 per cento (dal bioetanolo, all'isoglucosio, alla melassa). Se ci fossimo arroccati su una posizione negativa e di pura resistenza, saremmo stati tagliati fuori dall'accordo, messi in minoranza e non avremmo ottenuto i risultati importanti sui quali ora possiamo contare.
La stessa Coldiretti dichiarò che, grazie allo sforzo negoziale, sono stati ottenuti risultati nettamente migliori rispetto alla proposta iniziale, nonostante la grave responsabilità di quanti hanno impedito che la riforma si realizzasse in passato, per aspettare che il quadro comunitario peggiorasse la situazione.
Mi domando come mai la riforma dell'OCM zucchero non sia stata realizzata nel periodo in cui Prodi era Presidente della Commissione europea. Probabilmente, in questo caso, sarebbe stato più facile per l'Italia ottenere condizioni migliori!
Subito dopo l'accordo, il Governo Berlusconi, con il decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito nella legge n. 81 dell'11 marzo 2006, all'articolo 2, recante interventi urgenti nel settore bieticolo-saccarifero, ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un comitato interministeriale con precisi compiti, modalità e tempi operativi; inoltre, ha provveduto a mettere a disposizione del settore fondi nazionali per 65,8 milioni di euro. Ricordo che la Comunità europea ha messo a disposizione quasi 700 milioni di euro.
Nella seduta della Commissione agricoltura dell'8 febbraio 2006, il ministro, nel corso dell'audizione sulla riforma, ha riferito l'esito dell'incontro avuto con i vari gruppi industriali del settore saccarifero italiano, comunicando che, su diciannove stabilimenti in attività, solo sei sarebbero restati in produzione: lo stabilimento di Termoli (la regione Molise, in quanto azionista di maggioranza, ha dichiarato, addirittura, di voler procedere ad una ristrutturazione con l'incremento della produzione passando da 100 mila a 110 mila tonnellate, posizione, peraltro, condivisa dalla regione Puglia, per gli interessi che riguardano l'agricoltura pugliese); il gruppo Sadam, che manterrà in funzione gli stabilimenti di Jesi e di San Quirico, mentre riconvertirà tutte le altre produzioni (Russi, Fermo, Castiglion Fiorentino, Celano e Villasor); il gruppo Sfir, che manterrà aperto uno stabilimento a Pontelagoscuro o a San Pietro in Casale, dopo un confronto con la regione Emilia Romagna e lo stabilimento, che verrà chiuso e, che produrrà bioetanolo, mentre lo stabilimento di Foggia-Incoronata dovrebbe essere dedicato alla raffinazione e all'energia da biomasse; il gruppo Cobrop-Italia Zuccheri, che manterrà aperti gli stabilimenti di Minerbio e di Pontelongo, mentre Finale Emilia, Ostellato, Porto Viro, Bondeno, Casei Gerola saranno tutti riconvertiti.Pag. 18
Nel maggio scorso, la Conferenza Stato-regioni ha trovato anche l'accordo sulla ripartizione dei fondi messi a disposizione dall'Unione europea per sostenere la ristrutturazione della nostra filiera dello zucchero. Da maggio, però, onorevole sottosegretario, non è accaduto più nulla, tanto che i sindacati avevano proclamato una giornata di sciopero per il 28 settembre, che poi è stata revocata.
L'intero settore bieticolo-saccarifero è in subbuglio, perché, se è vero che le aziende proprietarie degli zuccherifici hanno assicurati la bellezza di 700 milioni di euro, per gli altri ancora si vede poco. Non mi pare che le altre componenti della filiera possano stare tranquille e serene, stante la mancanza non solo di certezze, ma anche di semplici assicurazioni.
L'interpellanza urgente dà quindi a lei, signor rappresentante del Governo, l'opportunità di fare il punto della situazione per riportare tranquillità nelle famiglie dei lavoratori e degli operatori interessati al settore bieticolo-saccarifero. Durante le elezioni politiche, vari «medici» sono accorsi al capezzale del settore malato (assessori regionali e presidenti di provincia), ma oggi le condizioni del malato sembrano essere peggiorate, anche perché il tempo passa e il piano per la riconversione dei tredici stabilimenti smantellati è ancora in alto mare. Ad oggi, non mi pare - almeno non ne siamo a conoscenza - che alcun provvedimento sia stato adottato e neanche programmato. Allora, cosa sta facendo il Governo per obbligare le aziende a predisporre progetti di riconversione?
Pochi giorni fa, ho letto un appello accorato del commissario Fischer Boel, che ha esortato i ministri dell'agricoltura europea a mettercela tutta per portare a buon fine il processo di ristrutturazione del settore dello zucchero nell'Unione europea, che ha l'obiettivo di ridurre la quota di produzione di circa sei milioni di tonnellate. Il ministro ha fatto presente che pochi paesi hanno ottemperato a questo accordo e la Comunità europea, nel tentativo di ridurre la produzione, ha stanziato circa 730 euro per tonnellata; questo contributo, però, non ha sortito l'effetto sperato, stante il fatto che solo 1 milione 150 mila tonnellate di quota sono state dismesse: 780 mila dall'Italia, mentre le altre nazioni hanno fatto «orecchie da mercante» (la Spagna ha tagliato 93 mila tonnellate, la Svezia 42 mila, il Portogallo 35 mila, mentre l'Irlanda chiuderà l'unico stabilimento che produceva meno di 200 mila tonnellate).
Non vorremmo che, su tale questione, a noi italiani toccasse, ancora una volta, di fare la figura dei fessi!
Vorrei inoltre evidenziare, signor sottosegretario, che, nell'ambito del disegno di legge finanziaria per il 2007, attualmente all'esame del Senato, sono contemplate, all'articolo 18, commi 697 e 698, disposizioni in materia di ammortizzatori sociali. Sono previsti, infatti, 460 milioni di euro a favore dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento ai settori produttivi di cui stiamo parlando.
Quante di queste risorse finanziarie, dunque, sono riservate al settore saccarifero? Infatti, è possibile, come è già avvenuto in passato, facendo ricorso alle provvidenze allo scopo stanziate, che il personale non necessario nei processi di riconversione possa essere utilizzato, ad esempio, dagli enti locali per lo svolgimento di lavori socialmente utili. Per fare ciò, comunque, serve una precisa volontà politica, ma che fino a questo momento non abbiamo riscontrato!
Qualora non saranno predisposti i progetti di riconversione, inoltre, quali prodotti potranno coltivare le aziende agricole, al fine di garantire la sopravvivenza delle loro famiglie, le quali traggono dal lavoro della terra le risorse necessarie al loro sostentamento?
Vorrei osservare, infine, che la situazione è preoccupante anche per il settore dell'autotrasporto. Numerosi autotrasportatori, infatti, ricavavano dal trasporto delle barbabietole importanti entrate per far quadrare i bilanci delle loro piccolePag. 19aziende, spesso costituite da un solo automezzo, guidato dal titolare della ditta stessa.
La pregherei, pertanto, signor sottosegretario, di farci conoscere lo stato dell'arte del settore, di farci sapere quali siano le reali intenzioni del Governo e di farci conoscere, infine, i tempi di attuazione dei suoi programmi affinchè le famiglie interessate possano trascorrere il loro Natale in assoluta tranquillità!
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, le domande che ci sono state sottoposte sono diverse: vedremo se le risposte che mi accingo a fornire cercheranno almeno di venire incontro alla sostanza delle questioni poste dagli onorevoli interpellanti.
Comincerei con il ricordare che la riforma dell'organizzazione di mercato del settore dello zucchero è stata definita a seguito dell'accordo politico preso in seno al Consiglio agricolo del novembre 2005 e del relativo regolamento comunitario n. 318/2006, relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero.
La rinuncia al 50 per cento della quota di produzione detenuta dall'Italia, inoltre, è stata decisa sulla base degli accordi raggiunti al tavolo di filiera bieticolo-saccarifero, attraverso il protocollo quadro nazionale per il settore industriale saccarifero dell'8 febbraio del 2006, nonché delle consultazioni condotte dalle imprese saccarifere nell'ambito della riorganizzazione comune dei mercati nel predetto settore.
Si precisa che, ai sensi del regolamento della Comunità europea n. 320/2006, relativo alla ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità, le imprese che hanno rinunciato in parte alla quota di produzione hanno presentato un piano di ristrutturazione per lo smantellamento totale degli impianti di produzione dismessi. Tale regolamento non prevede che siano presentati progetti di riconversione.
Le risorse messe a disposizione dalla Comunità europea a carico del fondo di ristrutturazione dell'industria dello zucchero sono pari a 511.630.340,40 euro per gli aiuti alla ristrutturazione per tonnellate di quote, a 56.847.815,60 euro per gli aiuti riservati ai coltivatori di barbabietola da zucchero ed ai fornitori di macchinari ed a complessivi 127.907.585,10 euro per gli aiuti alla diversificazione e gli aiuti supplementari alla stessa.
Le risorse nazionali a disposizione del settore sono unicamente quelle autorizzate nell'ambito degli aiuti di Stato temporanei. Per la campagna 2006-2007, tali risorse sono pari a 65 milioni e 800 mila euro, inerenti alla legge n. 81 del 2006, che ha convertito in legge il decreto legge n. 2 del 2006.
Per la campagna 2007-2008 lo stanziamento è stato inserito nella legge finanziaria per il 2007 a carico delle risorse del Ministero delle politiche agricole e forestali.
Le imprese saccarifere italiane, secondo quanto rilevato dal Ministero delle politiche agricole, cioè Eridania Sadam, Coprob Italia Zuccheri e Sfir, hanno presentato i rispettivi piani di ristrutturazione comportanti lo smantellamento totale di tredici stabilimenti produttivi. Allo stato attuale, pertanto, risultano operativi sei stabilimenti saccariferi.
Per quanto concerne le misure di salvaguardia dei lavoratori degli stabilimenti che saranno smantellati, nei giorni 6, 7 e 8 febbraio è stato siglato un protocollo quadro nazionale per il settore industriale saccarifero finalizzato a tutelare gli attuali livelli occupazionali degli zuccherifici oggetto di chiusura e di riconversione.
A seguito di tale protocollo, in data 2, 3 e 8 marzo 2006, le imprese saccarifere Eridania Sadam, Coprob Italia Zuccheri e Sfir hanno concluso gli accordi sindacali per la concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Successivamente, in data 16 marzo 2006, sono state concordate le misure da adottare perPag. 20affrontare lo stato di crisi del settore saccarifero, finalizzate a permettere l'accesso agli ammortizzatori sociali della cassa integrazione guadagni straordinaria ai datori di lavoro dei settori esclusi e per consentire agli avventizi e agli stagionali di ricorrere alla mobilità. Con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale dell'agosto 2006 sono stati concessi i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e mobilità, previsti dalla legge n. 266 del 2005, in favore dei dipendenti delle società del settore saccarifero.
Con riguardo alla possibilità di offrire all'industria saccarifera e alle connesse produzioni agricole mercati alternativi ai consueti impieghi alimentari, tra i quali rientra certamente la produzione di biocarburanti, vale a dire di carburanti di origine vegetale, si evidenzia che detta possibilità era stata considerata, in effetti, anche nell'ambito della citata legge n. 81 del 2006.
La predetta legge, oltre a prevedere interventi urgenti nel settore bieticolo-saccarifero, recava ulteriori disposizioni riguardanti le agroenergie finalizzate ad ampliare significativamente il mercato di biocarburanti (e, in particolare, del bioetanolo, biocarburante producibile a partire, tra l'altro, dalla barbabietola da zucchero), mediante imposizione di un obbligo, in capo ai produttori di carburanti convenzionali, di immissione in consumo di quote minime crescenti di carburanti di origine vegetale provenienti da intese di filiera o da contratti quadro. Tale previsione è rimasta inapplicata, nella scorsa legislatura, per la mancata emanazione, nei tempi stabiliti (26 maggio 2006), dei previsti provvedimenti attuativi. Ciò è avvenuto, probabilmente, anche a causa della dubbia compatibilità delle disposizioni della legge con le norme europee e, soprattutto, dell'impossibilità pratica di adeguare il sistema agricolo e di produzione di biocarburanti nei tempi e con le modalità fissate dalla legge.
Il Governo, dunque, ha ritenuto di agire rapidamente e in modo organico sul tema biocarburanti, con un articolato intervento legislativo presentato nell'ambito del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, attualmente in discussione al Senato. In particolare, le disposizioni presentate nel disegno di legge finanziaria per il 2007 riguardano i seguenti aspetti: riformulazione in modo realistico, ma coerente con gli obiettivi indicati in sede comunitaria, degli obblighi di immissione in consumo di quote minime di carburanti di origine vegetale, secondo obiettivi di sviluppo di filiere agroenergetiche e dando comunque priorità ai carburanti di origine vegetale provenienti da intese di filiera o da contratti quadro; rimodulazione e riordino delle esenzioni da accisa già vigenti su limitati contingenti di carburanti di origine vegetale (bioetanolo, etbe e biodiesel), in modo da evitare sovracompensazioni vietate dalle norme comunitarie e, nel contempo, incrementare l'entità dei contingenti; dei predetti contingenti una quota significativa viene riservata a carburanti di origine vegetale provenienti da intese di filiera o da contratti quadro; l'impiego, a sostegno dei biocarburanti, di circa 16,7 milioni di euro, disponibili a seguito dell'emanazione di sanzioni pecuniarie da parte dell'autorità garante per la concorrenza ed il mercato; l'incremento delle risorse per 73 milioni di euro l'anno, per il triennio 2008-2010, specificatamente a sostegno del bioetanolo e dell'etbe, biocarburanti producibili, come detto, anche a partire dalla barbabietola da zucchero.
Il Governo, quindi, si sta impegnando per la risoluzione delle difficoltà riguardanti il settore agroalimentare e dello zucchero, pur tenendo conto dei problemi tecnici legati sia alla riconversione del settore, sia alla scarsezza delle risorse disponibili, considerando anche mercati alternativi ai consueti impieghi alimentari.
Guardando le questioni da un punto di vista più generale, vorrei ricordare agli onorevoli interpellanti che il programma dell'Unione, diventato, con il voto degli italiani, programma di Governo, prevede un particolare impegno sul versante delle nuove fonti rinnovabili (eolico, a biomasse, fotovoltaico, solare a concentrazione, solare termico, idrogeoelettrico di piccolaPag. 21taglia, geotermia). Nell'arco della legislatura, vorremmo che tali fonti fossero almeno raddoppiate, in modo da raggiungere nel 2011 il 25 per cento di produzione elettrica da fonti di energia rinnovabili. Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso, rispetto al quale le biomasse devono dare un contributo maggiore rispetto al passato.
Tuttavia, chi si occupa di tali questioni sa bene che le riconversioni a biomassa sono complesse e non permettono facili scorciatoie. Per esprimere un giudizio di fattibilità occorre sapere, prima di tutto, che cosa la centrale si propone di bruciare. Ogni produzione agricola e forestale produce materiali combustibili di diversissime qualità, composizione, contenuto di acqua e potere calorifico.
Bisogna, quindi, preventivare un piano di coltivazione di piante da biomassa. Questo tema si congiunge con quello della costruzione di progetti innovativi in campo industriale, connessi con il mondo dell'agricoltura. In sostanza, la produzione da fonti energetiche rinnovabili, anche da biomasse, necessita di percorsi partecipati e di un ruolo intenso degli organi politici.
In particolare, la riconversione a biomassa non può non avvenire se non all'interno di una programmazione energetica nazionale che favorisca il detto sviluppo di energie rinnovabili, in particolare quelle ottenute da biomasse, in un rigoroso quadro di sostenibilità ambientale e sociale.
Inoltre, questa riconversione deve attuarsi attraverso la messa a punto di un sistema di certificazione che assicuri che le biomasse possano portare reali benefici climatici o avere effettiva riduzione di emissioni di CO2, che le biomasse non arrechino danni a specie ed habitat nella fase di coltivazione, che la materia prima sia prelevata in loco, libera da ogm, nel massimo rispetto degli equilibri ambientali e, comunque, in un'ottica di agricoltura multifunzionale e che l'energia avvenga in impianti di piccola taglia, con il consenso di amministrazioni e popolazioni locali. Si tratta di un programma vasto, al quale il nostro Governo si è impegnato a dare realizzazione. Con questi elementi completo la mia risposta.
PRESIDENTE. L'onorevole Ceroni ha facoltà di replicare.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la sua risposta è stata lunga ed articolata, però è carente in riferimento alle questioni più importanti che avevo sollevato.
Non sono pronti, al momento, confermando le nostre preoccupazioni, i progetti di riconversione dei tredici stabilimenti che sono stati chiusi. Per cui, i dipendenti, gli autotrasportatori e i lavoratori stabili o avventizi, in questo momento, non hanno alcuna speranza di tornare al lavoro, se non quella di usufruire delle provvidenze per i settori svantaggiati, come la cassa integrazione e la mobilità.
Io penso che, a distanza di più di un anno dall'accordo europeo, si poteva fare di più. Infatti, se non hanno possibilità di impiego nell'ambito del processo di trasformazione degli stabilimenti, i lavoratori possono cercare occupazione altrove; dobbiamo, quindi, chiarire loro se sia il caso di accettare i contributi che le aziende saccarifere propongono per abbandonare l'attività e licenziarsi oppure attendere la trasformazione degli stabilimenti. Dal suo intervento, signor sottosegretario, mi sembra che una tale indicazione non emerga; quindi, la risposta è articolata ma non soddisfacente proprio sulla questione fondamentale riguardante gli addetti al settore.