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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,38).
(Progetto di soppressione del centro di Villejuif e dell'ospedale Pompidou di Parigi - n. 2-00264)
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00264 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
GIANNI FARINA. Signor Presidente, farò un breve excursus storico sulla vicendaPag. 22dei centri di riferimento italiani; inizierò proprio da quell'ufficio parigino presso la Gare de l'est ove svolgevo ogni giorno uno tra i tanti impegni difficili e complessi cui sono stato spesso chiamato. Rispondevo io stesso - ma non solo io - agli appelli appassionati di tanti nostri connazionali, che erano alla ricerca di un aiuto, un'informazione, un consiglio, un approdo, una «stampella» cui aggrapparsi per riprendere quello che io definisco il cammino della speranza. Erano malati spesso terminali, parenti e familiari che cercavano in me, in noi, una parola di conforto, una motivazione ancora più forte per continuare la lotta per la vita.
Dalla consapevolezza di dover fare qualcosa - produrre un'idea, intraprendere un'iniziativa per dare una speranza, infondere fiducia, rispondere all'attesa di tanti nostri connazionali -, scaturì la proposta di creare i centri di accoglienza italiani dell'ospedale di Villejuif e dell'ospedale Georges Pompidou a Parigi nel giugno del 1990.
Lodevole fu - e bisogna ricordare e valorizzare la circostanza - l'iniziativa del consolato generale italiano di Parigi e dell'allora console generale, in collaborazione con l'associazionismo democratico diffuso dall'italianità parigina e francese e dai patronati, la cui opera, per i nostri connazionali, è stata ed è così preziosa per la tutela e la promozione della comunità nazionale.
L'iniziativa portò, poi, alla firma della convenzione tripartita tra il consolato italiano di Parigi, l'Assistance publique française e la Croix rouge parigina, con l'obiettivo di regolare e razionalizzare il flusso di malati italiani assicurando il legame con i centri regionali di riferimento. Strutture, queste ultime, create in Italia dal Ministero della sanità, aventi il compito di valutare le domande dei pazienti che desideravano e desiderano farsi curare all'estero o sono costretti a decidere in tal senso, con aggravi consistenti a carico del servizio sanitario nazionale.
Si doveva fornire, in caso di ricovero, l'assistenza necessaria a livello amministrativo, mantenere un contatto con i pazienti ricoverati, assicurare i legami tra i medici francesi e quelli italiani per le terapie a seguire, svolgere, in definitiva, una preziosa assistenza morale ed umana.
Si tratta del primo esempio in Europa di collaborazione tra strutture sanitarie locali europee e italiane per evitare inutili spostamenti dei pazienti e delle loro famiglie, disagi umani ai malati e ai loro parenti e carichi economici non indifferenti al sistema sanitario nazionale. La collaborazione con i centri ad alta specializzazione di Parigi e della regione parigina per quanto riguarda le patologie di straordinaria gravità è di rara preziosità.
A questo proposito, mi sembra utile attirare l'attenzione, pur nel contesto di terapie similari in tutti i paesi occidentali, sulla peculiarità del personale medico francese, in riferimento, soprattutto, alle malattie tumorali, e del suo atteggiamento, per così dire, più cartesiano e meno fatalista di quello che si riscontra in altri paesi, compresa l'Italia. Da questa realtà deriva l'invocazione di un aiuto da parte dei pazienti, a causa della gravità del loro stato (lo definisco il viaggio della speranza), per farsi curare in Francia, mancando in Italia, a volte, ogni ulteriore proposta terapeutica.
Il ruolo dei centri di riferimento è stato sempre quello di rispondere all'appello nella preoccupazione di evitare al paziente e ai suoi familiari elevati disagi umani ed economici e, il più delle volte, un costo suppletivo per il servizio sanitario nazionale. Da ciò deriva la richiesta del dossier di ogni singolo paziente, il parere dei centri ad alta specializzazione oncologica francesi e l'instaurazione di contatti tra i centri parigini e francesi e i medici curanti in Italia.
Tale pratica è stata ed è prassi quotidiana, così come l'utilizzazione dei moderni mezzi di comunicazione per evitare ai pazienti disagi aggiuntivi: oltre 25 mila contatti negli ultimi cinque anni. Migliaia di pazienti, dopo un breve periodo di cura in Francia, hanno continuato le loro cure in Italia, avendo il centro assicurato la più ampia disponibilità ad intervenire in qualunque momento fosse necessario. Si trattaPag. 23di un rapporto umano di incalcolabile valore tra i pazienti e il personale del centro, che posso sintetizzare in poche cifre: dal 2001, a fronte di migliaia di contatti, soltanto in 387 casi si è ritenuto indispensabile il trasferimento del paziente a Parigi; ciò è dovuto all'attività dei centri. In tutti gli altri casi, si è attuato il prezioso consiglio terapeutico francese in Italia evitando ogni ulteriore dispendio di energie fisiche e morali al paziente, esosi esborsi ai curanti e alle loro famiglie ed aggravi al servizio sanitario nazionale.
Intendo sottolineare, particolarmente, che il lavoro dei due centri si avvale unicamente della disponibilità a tempo parziale di un medico e di quella a tempo pieno di due segretarie, il cui compito è anche quello di aiutare i nostri connazionali sul piano logistico, amministrativo e nell'interpretariato, di estrema utilità quando ci si reca all'estero. In molti casi, infatti, viene rilasciato il modello E 112 senza che siano consultati i centri di accoglienza.
Nonostante i 16 anni di attività, è fattibile di miglioramenti, perché a tutt'oggi non pienamente efficace, la collaborazione tra le ASL italiane e i due centri di accoglienza parigini creati dal ministero competente. Non si tratta, quindi, di concludere il rapporto convenzionale ma di rafforzarlo ulteriormente, come già insistentemente auspicato dalla nostra comunità, nell'interesse dei pazienti, dell'italianità parigina in Francia e nell'interesse del sistema sanitario italiano, quindi della Repubblica, dell'Italia.
D'altronde, il ricorso dei cittadini italiani a prestazioni mediche in regioni o paesi differenti da quelli di origine rappresenta una realtà di dimensioni nazionali e internazionali, che è stata raramente affrontata in maniera sistematica. Parigi e la Francia per gli italiani spesso sono e sono stati il «villaggio della speranza». Dal 1990 i centri di accoglienza sono strutture di ricerca e analisi della realtà migratoria e sanitaria italiana, per conoscere a fondo i problemi, analizzare i flussi, per proteggere i pazienti da situazioni confuse e dallo sfruttamento che c'è stato e che può ancora essere esercitato nei confronti dei nostri connazionali da persone senza scrupoli, come avveniva in forme vergognose sino ai primi anni '90, con costi economici, organizzativi e psicologici altissimi in quei «viaggi della speranza» intrapresi per sottomettersi a cure spesso altrettanto efficaci in Italia. Ecco la funzione del centro: evitare che questi viaggi avvengano inutilmente.
Varie sono le motivazioni alla base dei comportamenti spesso irrazionali che portano i pazienti italiani a ricercare individualmente e soggettivamente una risposta a malattie che minacciano drammaticamente la loro esistenza. Gli stessi mass media mettono spesso in evidenza episodi isolati di malasanità nel nostro paese, innescando processi generalizzati di ricorsi a strutture estere, nel caso Parigi e la Francia.
Il disorientamento e la disperazione sono tanto più elevati quanto più gravi sono le patologie e le conseguenti implicazioni psicologiche. Ecco tutta l'importanza del ruolo che i centri di accoglienza hanno svolto in questi 16 anni di attività, il consistente risparmio per il Servizio sanitario nazionale, l'aiuto sociale ed umano per tanti nostri connazionali che, attraverso le ASL o individualmente, hanno inteso, intendono o intenderanno godere di un parere o di una peculiare specializzazione in Francia.
Esprimo l'appello e l'auspicio per la continuazione di un'importante e straordinaria esperienza, un maggior legame tra i centri di accoglienza italiani a Parigi e i centri regionali di riferimento in Italia. Tale esperienza, a mio parere, non solo non può e non deve essere conclusa, ma dovrebbe essere estesa, almeno nelle grandi metropoli, all'insieme delle nazioni dell'Unione europea, con l'obiettivo comune di razionalizzare i flussi migratori, dare alti e concreti significati ai «viaggi della speranza», evitare oneri economici ai servizi sanitari nazionali e, ancora più importante, dare risposte all'altezza dell'aiuto umano e morale che ci viene richiesto. Non ho dubbi che la comunitàPag. 24italiana si aspetti che questo mio sincero appello venga accolto, rinnovando la convenzione che ho illustrato.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, con riferimento alla richiesta di procedere all'annullamento del mandato al Consolato generale italiano di Parigi di concludere il rapporto convenzionale oggetto dell'atto parlamentare, deve essere fatta una premessa. La durata della convenzione è annuale e, pertanto, per sua natura soggetta a valutazioni e possibili cessazioni. Nel corso degli ultimi anni, peraltro, l'opportunità di continuare il rapporto convenzionale è stata messa in discussione sia in relazione agli sviluppi della scienza e della tecnologia italiana nel campo della clinica e della diagnostica medica, sia in relazione all'accreditarsi di strutture di eccellenza in varie regioni italiane.
La recente visita a Parigi (2-3 maggio 2006) di una delegazione di questo Ministero, con la consulenza del direttore del Centro nazionale trapianti, ha permesso di evidenziare una scarsa collaborazione, in termini tecnico-sanitari, tra il Centro italiano presente nell'ospedale Paul Brousse e l'ospedale stesso. In particolare, le prestazioni sanitarie erogate dal suddetto ospedale non sono state oggetto da parte del citato Centro di valutazioni ed analisi, necessarie a verificare le motivazioni che inducono ancora cittadini italiani a recarsi all'estero (ad esempio, tempi di attesa, esisti più favorevoli), oltre a consentire di conoscere l'alta specializzazione richiesta a Parigi in rapporto a quella offerta da analoghe strutture italiane.
Per quanto riguarda la gestione amministrativa, è da sottolineare che il servizio di segreteria ed interpretariato svolto dalle due segretarie, se rivolto ai cittadini autorizzati, non influisce sulla spesa pubblica in termini di contenimento del flusso migratorio; se il servizio è rivolto a cittadini che autonomamente decidono di recarsi a spese proprie per cure all'estero, poiché è erogato in forma gratuita, non influisce sulla spesa per l'assistenza sanitaria all'estero in assenza della prescritta autorizzazione. Permane, invece, a carico della spesa pubblica il costo del personale (circa 210 mila euro l'anno).
L'atto parlamentare sottolinea, inoltre, il flusso di contatti telefonici relativo ai primi 10 mesi dell'anno 2005; si ritiene, peraltro, che il semplice dato numerico, senza alcuna indicazione della tipologia e motivazione dei contatti stessi, non sia sufficiente a motivare l'attività dei centri. Inoltre, i dossier, fino ad oggi esaminati dal dottor Alberto Mambelli, provengono direttamente dagli interessati, particolarità che lascia supporre che gli stessi dossier siano stati già oggetto di valutazione contraria al trasferimento all'estero da parte dei centri regionali di riferimento in Italia. Il consulto medico del professionista sanitario potrebbe ovviare ad inutili spostamenti di cittadini che intendono a proprie spese recarsi in Francia, ma la spesa sostenuta (retribuzione del medico) non può gravare sul bilancio dello Stato.
Relativamente al rilevante risparmio al quale fanno cenno gli onorevoli interroganti, si deve sottolineare che il modello E112, da cui consegue una spesa per il Servizio sanitario nazionale, viene rilasciato dalla ASL, previo parere del competente centro regionale di riferimento, a prescindere da una preventiva valutazione del Centro italiano in Francia, come sembrerebbe invece dall'atto parlamentare.
La decisione del Ministero è inoltre coerente con la strategia in atto in ambito europeo sulla mobilità di cittadini e pazienti, mirata a migliorare l'accesso all'assistenza sanitaria tra gli Stati membri nei casi di trattamenti e situazioni particolari, nonché a promuovere forme dirette di collaborazione scientifica tra le strutture europee di eccellenza.
Per gli aspetti sopra illustrati, il Ministero della salute conferma, pertanto, l'impossibilità di giustificare la prosecuzione del rapporto convenzionale in esame e diPag. 25non poter annullare il mandato al nostro consolato a Parigi per la relativa cessazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di replicare.
GIANNI FARINA. Signor Presidente, lo dico con rammarico contenuto, nella forma, ma non nella sostanza naturalmente; anzi, il rammarico è profondo per quello che noto nella risposta. Noto una particolare insensibilità nella risposta; alcune delle argomentazioni erano già insiste nella mia presentazione.
Io parlo con esperienza; infatti, io stesso sono stato in passato responsabile di strutture sociali e ho orientato centinaia e centinaia di nostri connazionali, che telefonavano dall'Italia o avevano parenti a Parigi e in Francia, verso questa nostra struttura che non può essere così definita in astratto in una risposta. Quando parlavo di 25 mila contatti, che sono una cosa straordinaria, e di 387 che, dopo il consulto, purtroppo hanno avuto bisogno di andare a Parigi per farsi curare, non ho inventato niente, ma questo non implica che non esistano strutture d'eccellenza in Italia; anzi, proprio nella mia interpellanza sottolineavo il fatto che l'opera del centro è stata fondamentale per valorizzare le strutture di eccellenza italiane, che esistono e di ciò sono pienamente convinto.
Credo, quindi, che una informazione giusta, doverosa, importante e quotidiana eviti che i pazienti, che non avevano o che non hanno ancora fiducia nelle strutture di eccellenza italiane, debbano venire a Parigi per farsi curare. Io sono d'accordo su questo ed è proprio per tale motivo che quel centro andrebbe persino rafforzato non solo a Parigi, ma - come ho affermato nella mia interpellanza - in Francia e nelle più grandi nazioni europee.
Si parla di 210 mila euro, si parla di una struttura che è stata fondata su invito pressante del movimento dell'associazionismo democratico italiano in Francia, che ha sempre avuto verso questa struttura una fiducia incalcolabile. Una fiducia incalcolabile non solo nella struttura, ma anche nelle istituzioni italiane di quel paese, come hanno dimostrato anche i cittadini che hanno partecipato in massa alle ultime elezioni di aprile.
Spero che ci sia ancora lo spazio per una riflessione seria e, lo dico con amarezza, per una riflessione che dia una risposta concreta a questi nostri cittadini e ai malati che dall'Italia vanno a Parigi per farsi curare.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17.
La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 17.