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Discussione della mozione Realacci ed altri n. 1-00006 sull'istituzione della giornata internazionale del volontariato europeo nel giorno dell'anniversario dell'alluvione di Firenze.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Realacci, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00006. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, tengo innanzitutto a dire che questa mozione, di cui sono primo firmatario, è stata sottoscritta da esponenti di maggioranza e di opposizione e credo che interpreti una posizione ampiamente condivisa all'interno dell'opinione pubblica italiana. Essa prende spunto dal quarantennale, ricordato quest'anno, dell'alluvione di Firenze, che colpì questa città, e non solo, il 4 novembre 1966. Tale anniversario è stato caratterizzato da molte iniziative; in particolar modo si è voluto far ritornare sul luogo dell'alluvione di Firenze i volontari che allora accorsero al capezzale delle popolazioni colpite dall'alluvione ed anche dei monumenti e dei beni culturali che subirono una ferita molto pesante e, per certi aspetti, non ancora del tutto rimarginata. Ad esempio, una parte dei volumi colpiti dall'alluvione richiede ancor oggi opere di restauro e ciò vale anche per alcune opere d'arte.
Nell'occasione del quarantennale si è dunque partiti dal rientro dei volontari di allora (definiti gli «angeli del fango»), i ragazzi che allora accorsero al capezzale della città e dei monumenti feriti, per fare il punto sulla situazione nel nostro paese riguardo alla salvaguardia e alla tutela idrogeologica, alla sicurezza delle popolazioni, dei territori e del nostro straordinario patrimonio storico-culturale. Sotto questo punto di vista, sappiamo che c'è ancora molto da fare non solo nell'intero paese, ma anche in quella regione. Infatti, se si verificassero oggi precipitazioni come quelle registrate nel novembre 1966, mentre sarebbe relativamente al sicuro il tratto dell'Arno a sud di Firenze, che tramite il canale scolmatore mette in sicurezza Pontedera e Pisa, la città di Firenze sarebbe investita un'altra volta da un'onda di piena molto pericolosa.
Inoltre, è stata anche l'occasione per ricordare quello che allora fu un impegno spontaneo, generoso e straordinario che ha segnato un'epoca, portato da migliaia e migliaia di volontari, italiani ed europei - in qualche caso venuti anche da più lontano - accorsi in quella città. Quell'iniziativa spontanea - per certi versi un segno dei tempi e dell'impegno civile che attraversava l'Italia, l'Europa, il mondo e che gli anni successivi avrebbe prodotto grandi movimenti giovanili - è da molti considerata oggi la vera e propria data di nascita del volontariato di protezione civile nel nostro paese. Nel corso di questi anni tale volontariato ha sviluppato le proprie capacità di intervento anche sul piano tecnico. Il nostro paese ha affrontato molti lutti e tragedie ed altri momenti difficili (basti ricordare il terremoto dell'Irpinia) anche sul fronte delle alluvioni e di tragiche vicende che avrebbero potuto comportare un peso inferiore, in termini di vite umane perdute ed anche di danni, se il territorio fosse stato programmato in maniera migliore, investendo nella prevenzione e nella manutenzione anziché combattendo soltanto gli effetti delle catastrofi.
In molti casi si sono dovute registrare morti che, con un sistema di protezione civile efficiente e ramificato sul territorio avrebbero potuto essere evitate: penso a quanto accaduto nel 1994 durante l'alluvione del Po, quando vi furono persone che morirono a 20 ore di distanza dalla prima onda di piena che si era registrata a monte, perché stavano guardando sui ponti la piena che arrivava e non si erano allontanate dalle aree a rischio; penso a quanto accaduto a Soverato nel 2000, quando 13 persone morirono travolte dalla piena di un torrente, perché un campeggio era collocato, per l'appunto, nell'alveo di un torrente che aveva caratteristiche alluvionali; penso a quanto accaduto due anni prima a Sarno, quandoPag. 27159 persone - tra Sarno, Quindici e Bracigliano - persero la vita a fronte di un evento che avrebbe potuto essere meglio governato. Ricordo tali lutti per dire che non tutto si è risolto dall'oggi al domani, ma possiamo affermare, osservando quanto accaduto nel passato, che oggi, fortunatamente, il sistema di protezione civile italiano e l'intreccio che si è raggiunto tra attività dei corpi dello Stato, le prefetture, le forze dell'ordine ed i vigili del fuoco - che sono sempre un corpo di straordinaria efficienza in tali occasioni, e lo furono anche all'epoca dell'alluvione di Firenze - ed il volontariato organizzato ha raggiunto nel paese livelli di efficienza molto avanzati. Non penso sia retorica sostenere oggi che il sistema di protezione civile italiano è uno tra i migliori al mondo, forse il migliore, proprio per l'intreccio che si è realizzato tra capacità dello Stato e sistema del volontariato di protezione civile. Per tale motivo, è questo il senso della mia mozione n. 1-00006 - condivisa, lo ripeto, sia da esponenti della maggioranza sia da esponenti dell'opposizione - è utilizzare la ricorrenza dell'alluvione di Firenze - ricordo che la mozione in esame era stata presentata prima della scorsa estate, ma l'occasione era il quarantennale dell'alluvione di Firenze, trascorso da poche settimane - per organizzare ogni anno a Firenze un raduno del sistema di protezione civile europeo, in particolar modo dei volontari impegnati nel medesimo sistema di protezione civile.
Si è discusso e si discute molto della necessità che l'Europa consideri il proprio processo di integrazione legato non solo ad una discussione sui rapporti tra Stati, sulle norme, sulla moneta e sulla politica estera comune, aspetti tutti importanti, ma anche alla necessità di mettere in comune le strutture, di far dialogare i popoli, di mettere in comune l'impegno dei cittadini, dei giovani e non solo dei giovani. Ebbene, quale terreno è più favorevole del servizio civile in generale e, in particolar modo, del volontariato di protezione civile, per segnalare tale unità civile dell'Europa, che ragiona - lo afferma anche, ed è ricordato nella mozione in esame, la stessa Costituzione europea - della necessità di integrare il sistema di protezione civile come uno dei servizi che l'Europa stessa mette a disposizione dei propri cittadini, e non solo? Voglio ricordare, da tale punto di vista, che il nostro sistema di volontariato si è dimostrato in grado di intervenire con grande tempestività anche in paesi del mondo colpiti da eventi molto gravi. Ciò è dovuto, lo ripeto, ad un'efficienza particolare, che non è correlata soltanto alla qualità della dirigenza di tale sistema. Sicuramente oggi Bertolaso è uno tra i funzionari dello Stato più apprezzati ed alcune volte si è dovuto occupare anche di vicende delicate quali la questione dei rifiuti in Campania, come è recentemente avvenuto. Tale sistema di volontariato è spesso stato in grado di intervenire rapidamente anche in momenti molto difficili. Ricordo, ad esempio, che quando lo tsunami colpì popolazioni e terre molto distanti dell'Asia, l'Italia fu tra i primi paesi ad inviare soccorsi ed una tra le prime équipe a partire fu proprio un'équipe volontaria, di emergenza di chirurgia composta da dipendenti dell'ospedale di Pisa. Altri casi del genere si sono succeduti nel corso degli ultimi anni. Fuor di retorica, dovrebbe essere fonte di orgoglio per il nostro paese disporre, oggi, di un sistema di volontariato di protezione civile che effettivamente è un indicatore del livello di efficienza dello Stato.
Quando, nel settembre 2005, il violentissimo uragano Katrina ha colpito la città di New Orleans, nelle nostre case abbiamo visto le immagini di una popolazione gravemente ferita da tale alluvione. Dopo giorni e giorni la situazione era tremenda: gli ospedali pubblici di New Orleans, ancora privi di luce e di acqua e con dei morti all'interno, non venivano evacuati; mentre, inizialmente, erano stati evacuati gli ospedali privati. Infatti, il sistema di protezione civile americano si era limitato, essenzialmente, ad avvertire i cittadini del rischio che stava sopraggiungendo. Pertanto, chi era stato raggiunto dal messaggio e vi prestò fede, potendo recarsi in qualche luogo, si spostò; ma decine di migliaia di cittadini più poveri, in grado diPag. 28amministrare la propria sicurezza in misura minore, rimasero in balia di quell'uragano.
Solo dopo qualche giorno intervennero i corpi della guardia civile americana, più che altro in funzione di protezione dalla delinquenza, dagli atti vandalici, dai rischi per le persone. Ma non è intervenuto un grande sistema di protezione civile per prevenire i danni alle persone. Ebbene, si può sicuramente dire che una cosa del genere, oggi, nel nostro paese, non sarebbe possibile. Nel nostro paese, oggi, non sarebbe possibile che, a fronte di un evento previsto, non ci sia da parte dello Stato e del sistema Stato-volontariato una risposta in grado di ridurre i danni e i rischi.
Per questo motivo - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - riteniamo che un impegno del Governo (ovviamente, in collaborazione con le istituzioni locali, la regione, la provincia, il comune e quant'altro per quanto riguarda la regione Toscana), volto a utilizzare questa ricorrenza per fare dell'Italia, e segnatamente di Firenze, un alto punto di riferimento della costruzione di un'Europa, che guardi ai diritti e alla sicurezza come uno dei capisaldi della convivenza e della coesione civile, sarebbe un'occasione positiva.
Aggiungo anche, signor Presidente, che ho chiesto di modificare leggermente il dispositivo della mozione, affinché non ci siano dubbi: qui ci si riferisce all'ipotesi di un appuntamento legato al volontariato di protezione civile. Vi saranno altre occasioni per ragionare di volontariato più in generale; ma l'occasione avrebbe un senso se legata a questo appuntamento, proprio per valorizzare e discutere, anche tecnicamente, dei passi necessari per estendere tale esperienza a livello europeo, per coordinarsi con le esperienze europee esistenti, per rafforzare questo tessuto di convivenza, di impegno generoso, di capacità di risposta rispetto ai momenti difficili, che fa dell'Italia e dell'Europa una risorsa per i propri cittadini e anche per il mondo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, ho accettato di buon grado di intervenire, chiedendo all'amico e collega Realacci di poter sottoscrivere la mozione che egli aveva presentato insieme ad altri colleghi. Il mio non è un intervento di parte. Chi si occupa di volontariato, quale esso sia, quale ne sia la dimensione e l'ambito, non può che mostrare la propria sensibilità in ordine a certi temi che investono la responsabilità di ognuno di noi.
Per questo motivo, anch'io vorrei partire da quel tragico episodio di Firenze, che forse ha caratterizzato le successive impostazioni ed il modo in cui ci si pone di fronte alle necessità, alle calamità naturali e alle emergenze.
In quella occasione, senza un'organizzazione preventiva, in molti hanno sentito il bisogno di dare una mano. Si sono recati a Firenze per aiutare le popolazioni colpite da un grave evento, quale quello dell'alluvione e dello straripamento dell'Arno, che aveva procurato non pochi danni alle persone, ai beni culturali e alle abitazioni.
Da quel momento, probabilmente, si è sviluppato l'iter e l'organizzazione si è affinata. Nel dare uno stimolo e un'organizzazione, l'Italia non è mai stata seconda ad altri paesi europei. Infatti, il nostro servizio civile, atto a fronteggiare queste emergenze, attribuisce responsabilità anche a livello locale, cosa che non accade in altri paesi europei, dove le responsabilità sono accentrate nelle mani di determinate autorità, enti o strutture, che, forse, agiscono in modo meno incisivo.
Grande stimolo diede in seguito anche il Presidente Pertini che, rivolgendosi agli italiani direttamente con un messaggio, sollecitò l'impegno personale di ogni cittadino a dare una mano nei territori martoriati dal terremoto in Irpinia e in occasione di altre sciagure.
Quello che mi fa aderire a quest'iniziativa (ed è la sola considerazione di parte che mi concedo) è anche il ricordo (ed il collega Realacci lo ha sottolineato) di quel tragico evento che, a Soverato, ha coinvolto alcuni volontari dell'Unitalsi, che rimasero vittime di un evento disastrosoPag. 29quasi come quello di Firenze, non tanto per l'intensità e per la gravità, quanto perché si trattò dello straripamento di un fiume che travolse un campeggio.
Al di là della cronaca, che conosciamo, quando mi soffermo a riflettere su queste sciagure, perché non accadano e perché ci insegnino qualcosa, mi piace sottolineare l'impegno di persone al servizio di altre persone. Mi riferisco non solo ai volontari dell'Unitalsi, ma a quelle persone che non hanno risparmiato la propria vita per salvare la vita di persone disabili; alcuni ragazzi e ragazze sono morti per salvare degli ammalati, persone in carrozzella, che altrimenti non si sarebbero potute salvare.
Questo insegnamento per me significa molto. È uno stile di vita che chi fa volontariato deve cercare di adottare. Se noi riuscissimo a trasmettere questo insegnamento anche ai nostri figli, sicuramente, faremmo una buona azione. Si tratta di educare alla cultura del servizio gratuito e disinteressato agli altri.
Con queste forme di incentivazione della partecipazione al servizio civile, al volontariato, o ad altre forme di impegno, forse (e lo constatiamo dalle risposte che i giovani forniscono a queste proposte), riusciamo a offrire qualcosa di serio e a coinvolgere quei giovani che, spesse volte, ingiustamente, accusiamo di non aver ideali e motivazioni forti e di non impegnarsi.
Io, invece, ho scoperto che, quando si hanno queste motivazioni e si compiono azioni concrete al servizio degli altri, a volte, si sfocia nell'eroismo e si mette a repentaglio la propria vita pur di salvare quella degli altri.
Quello di Firenze, dunque, è un appuntamento al quale le istituzioni devono dare forza e vigore, altrimenti, come sempre succede e come spesso è accaduto, al volontariato affidiamo una serie di compiti e di interventi che difficilmente possono essere organizzati da una struttura centrale che occupi solo di questo.
Per alcune azioni, infatti, occorre la sensibilità, la dedizione e la generosità di chi si offre per prestare questo tipo di servizio.
Vorrei concludere, Presidente, raccomandando anche che si sottolinei un forte incentivo a convogliare le nostre forze, soprattutto quelle dei giovani, verso la partecipazione attiva a qualsiasi tipo di servizio e di impegno nell'ambito del sociale e del volontariato. Forse, in tal modo, si riuscirà a dar vita ad una società più attenta alle esigenze di chi ha più bisogno, dei deboli, degli ultimi.
Con questo spirito dichiaro l'adesione mia e del mio gruppo, cercando di portare il nostro contributo e quello delle associazioni che rappresentiamo sul territorio, affinché si possa attribuire a questo appuntamento l'importanza e il risalto che esso merita.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione presentata.