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Si riprende la discussione.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1955)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1955 sezione 6).
Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 4 perché esso rappresenta la «copertura» di questo provvedimento.
Noi tutti conosciamo la genesi di questo disegno di legge, che segue all'impossibilità di convertire in legge il decreto sugli sfratti. Proprio per questo motivo il Governo, non potendo reiterare un disegno di legge avente il medesimo contenuto di un decreto, ha dovuto costruire una «camicia» attorno al provvedimento rappresentato dal decreto-legge sugli sfratti.
Nel costruire questa «camicia» si è aggiunto l'articolo 4, la cui rubrica è molto esemplificativa poiché mette in evidenza non solo la limitatezza di contenuto del provvedimento stesso, ma anche la limitatezza culturale e programmatica attraverso cui si vuole affrontare il bisogno nel suo complesso.
La rubrica dell'articolo 4 così recita: «Programma nazionale di edilizia residenziale pubblica». Se tale dicitura non fosse stata stampata e fatta oggetto di esame da parte della Camera dei deputati, tutti avremmo pensato di essere tornati indietro di decenni: mi riferisco ad un periodo in cui nel nostro paese si parlava di piano casa, di legge n. 167 e così via.
In pratica è come se in Italia, dal punto di vista legislativo, non fosse accaduto nulla riguardo al tentativo di rispondere al bisogno di abitazione. Tra l'altro, il problema non può essere risolto attraverso una risposta specifica, ma solo per mezzo di un provvedimento complessivo concernente un piano di recupero delle aree urbane, interventi nei grandi centri, qualità nel progettare e nel costruire.
Sembra quasi che l'estensore di questo articolo 4 - in Commissione maggioranza ed opposizione si sono confrontate e su questo punto si è registrata ampia convergenza -, forse ispirato da estremismi ideologici, non sia cosciente circa quanto è avvenuto con la riforma del Titolo V della Costituzione, tra l'altro approvata dal centrosinistra. Infatti, in questa materia le competenze esclusive appartengono alle regioni; pertanto non si può indicare un obiettivo - anche se lo si fa solo per coprire una deficienza dell'attuale maggioranza, dell'attuale Governo - volto a far a approvare da parte del Parlamento un programma nazionale di edilizia residenziale pubblica.
Questa prima osservazione non è solo formale, ma di merito. La delega alle regioni aveva senso per dare una risposta al disagio abitativo; stiamo parlando dell'ente più vicino alla realtà territoriale regionale, che individua meglio il bisogno abitativo ed è capace di fornire risposte puntuali. Infatti, l'esigenza della Lombardia può essere diversa da quella dell'Umbria, della Sicilia e di qualsiasi altra regione.
La seconda osservazione è di merito e fa riferimento alle proposte emendative presentate da Forza Italia e da tutta l'opposizione. Dato per acquisito - credo, comunque, che le proposte emendative presentate dal collega Bocci e da qualche altro collega risolvano almeno formalmente il problema da me sollevato - che bisognava coprire il tutto attraverso un cappello programmatico-strategico, il tema vero è rappresentato dalla povertà di contenuto dell'articolo 4.
Ritorna il vecchio modello centralistico, ritorna il vecchio modello ideologico secondo cui si affronta il problema del disagio abitativo considerandolo isolato da tutto il resto e non si toccano le uniche due leve che possono permettere, con la competenza dello Stato, di rispondere al bisogno abitativo nel nostro paese.
La prima leva è quella di una legge complessiva che affronti il tema della riqualificazione urbana non dal punto di vista delle risorse, ma innanzitutto dal punto di vista degli strumenti: si tratta di permettere semplificazione e capacità immediata di intervento riguardo alle leggi in essere per la riqualificazione del territorio, facendo agire i diversi soggetti.
La seconda leva - tale intervento era compreso in un emendamento da noi presentato -, mai utilizzata prima, è quella fiscale. Di questo problema ci siamo riempiti la bocca tutti: in campagna elettorale il centrodestra lo ha sostenuto conPag. 13forza, così come il centrosinistra con Rutelli e Prodi. Il Presidente Berlusconi aveva presentato una proposta specifica riguardo al tema dell'utilizzo della leva fiscale per la risposta all'emergenza abitativa. Oggi, però, non si ha il coraggio di entrare immediatamente nel merito. Discuteremo la legge finanziaria e Bersani ci ha più volte annunciato che sarebbe stata introdotta un'aliquota unica del 20 per cento sugli affitti: ancora una volta, non avete avuto il coraggio di inserire tale aliquota nella legge finanziaria, e la questione era sempre quella della copertura. Tutto ciò, non sapendo che un'aliquota unica avrebbe permesso non solo l'implemento del mercato degli affitti ma, contemporaneamente, l'emersione del mercato nero.
Un altro passaggio riguarda la possibilità, prevista nell'articolo aggiuntivo 4.05 da me presentato assieme al collega Stradella, per chi paga l'affitto di detrarre la quota dell'affitto dal proprio reddito, in particolare con un'agevolazione iniziale per i redditi più bassi. Si tratta di un provvedimento fondamentale che permette di dare una risposta concreta, se vogliamo seriamente affrontare l'emergenza abitazione. Solo attraverso l'utilizzo doppio della leva legislativa e del rapporto istituzioni locali-privati si può realizzare un disegno più ampio dove non si costruiscono le case popolari, i ghetti, o quant'altro, ma si costruisce residenza di qualità e al tema dell'abitazione non si dà solo una risposta quantitativa, bensì qualitativa.
D'altra parte, se non utilizziamo la leva fiscale come strumento fondamentale della pianificazione urbanistica e della riqualificazione del territorio facciamo venire meno l'elemento più importante: quello del protagonismo dei diversi soggetti presenti nella società. L'abitazione non va considerata come una ricchezza per il cittadino, ma come un bene primario e, pertanto, è una risposta primaria ad un bisogno che appartiene al cittadino: come tale deve essere considerata anche da un punto di vista fiscale. Già per chi acquista la casa con un mutuo è possibile detrarre l'interesse del mutuo dal proprio reddito. Deve essere data la possibilità, iniziando dai ceti più deboli, di detrarre il costo dell'affitto dal proprio reddito proprio perché è una risposta essenziale che si dà ad un bene primario.
Visto che il Governo e la maggioranza hanno dovuto introdurre l'articolo 4 per ammantare di dignità il provvedimento in esame, credo che il Parlamento debba avere il coraggio di intraprendere decisamente queste due strade. Altre strade, come quella proposta, appartengono al passato, non tengono conto della realtà, delle modifiche alla Costituzione e, ancora di più, del fatto che se il problema viene affrontato solo nel singolo caso non avrà mai una risposta giusta e complessiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, ho scorso le pagine del provvedimento e ne ho letto più volte il testo, nel tentativo di trovarne la copertura finanziaria. Considerato che viene previsto un programma di edilizia pubblica, la prima verifica da compiere riguarda la somma stanziata per l'intervento. Ebbene, non so se i colleghi siano informati della circostanza che, per quanto sembri paradossale, in questo provvedimento, dal titolo «Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali», non si è previsto di stanziare un solo euro per costruire nuove abitazioni. Lo faccio notare perché poi, in occasione di assemblee pubbliche con i cittadini, si finisce per mentire e per sostenere che finalmente il Governo ha varato un piano di edilizia pubblica per risolvere l'emergenza abitativa, a tutela specialmente delle categorie con maggiore disagio. Ci si deve al riguardo domandare quante case si costruiranno e quante risorse investa il Governo.
Ebbene, chiedo anche alla Presidenza ed agli uffici della Camera se sia ammissibile l'esame da parte dell'Assemblea di un provvedimento che, recando il titolo «Interventi per la riduzione del disagioPag. 14abitativo per particolari categorie sociali», preveda un programma di edilizia pubblica senza alcuna copertura finanziaria. Non doveva essere preliminarmente osservato che bisognava quantificare la copertura del provvedimento? Un provvedimento di legge, infatti, non può rimanere allo stato di desiderio, il che, invece, può anche verificarsi con riferimento ad altri atti quali un ordine del giorno, una risoluzione ovvero una mozione, ma non un provvedimento di legge.
Inoltre, cari colleghi, vorrei far osservare che l'edilizia pubblica così concepita presenta poi un enorme costo di manutenzione ordinaria mentre, poiché solitamente non si effettuano le manutenzioni straordinarie, i cittadini finiscono per vivere in case fatiscenti che nessuno cura.
Dunque, la soluzione non può consistere nel ripercorrere la strada dei «carrozzoni» dell'edilizia pubblica, che determinano solo sperpero di denaro e disagio per chi abita in quegli appartamenti. La strada deve essere un'altra, quella, ad esempio, di consentire al Parlamento di varare una nuova legge anche sui canoni di affitto; vorrei ricordare ai colleghi che fu proprio il centrosinistra ad abolire la legge sull'equo canone senza fissare paletti a difesa dei ceti più deboli. Dobbiamo ricordarlo perché, altrimenti, tra una manifestazione e l'altra, si dimentica chi ha avuto la responsabilità di abrogare la legge sull'equo canone senza creare una nuova legislazione capace di intervenire in una situazione difficile, complessa ed articolata.
Dunque, con l'abbattimento degli interessi sui mutui e con il credito agevolato, si deve seguire la strada di favorire l'acquisto della casa (Commenti)... Se l'Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro, oltre ad essere centrale e centrista, stesse anche un po' in silenzio nel rispetto dell'Assemblea, probabilmente avrebbe maggior successo politico.
Ritengo, onorevole Presidente - ma interverrò successivamente al riguardo -, che la previsione di un programma di edilizia per 8 mila comuni, sia per quanti hanno una situazione di emergenza abitativa sia per coloro per i quali non si pone questo problema, si rivelerà, alla fine, un'ulteriore illusione. Piuttosto, i comuni devono definire le aree dell'autocostruzione, approvando i progetti in modo che anche chi non può pagare gli interessi a quel sistema di strozzinaggio bancario che vige in Italia possa costruirsi la casa senza determinare disagio per il territorio e sulla base di progetti definiti dai comuni stessi. Perché, dunque, i comuni - procedendo, quindi, città per città - non stabiliscono quale sia l'area dell'autocostruzione in modo che anche chi vorrebbe costruire da sé, magari nei giorni festivi, la propria abitazione possa farlo?
Nel momento in cui si parla di nuova edilizia abitativa, mi dite voi come faranno le regioni o i comuni che hanno creato situazioni davvero drammatiche? Per quanto riguarda il patrimonio del comune di Roma, si è stati costretti a spendere oltre 60 miliardi di lire solo per conoscere l'entità delle sue proprietà! Lo sapete in quale stato di abbandono si trovano le case dell'ex IACP? Degrado, abbandono, zone verdi non curate, fognature che scoppiano.
Un provvedimento di emergenza deve individuare in modo specifico i luoghi e le categorie interessate, ma da quell'emergenza, poi, come avveniva in passato, si deve passare al recupero del capitale investito, più gli interessi, di modo che anche chi vive al di sotto di un certo reddito possa diventare proprietario di una casa.
La politica del Governo deve stimolare ad accedere alla proprietà anche chi ha uno stipendio modesto. Inoltre, è necessario che ci sia una nuova legge che regolamenti gli affitti. Nelle grandi città, ormai, c'è l'affitto selvaggio: addirittura in periferia, per avere 80 mq, occorrono dai 700 euro in su. Quindi, non è con un piano senza copertura finanziaria che affrontiamo queste problematiche. Questa è una cortina fumogena! E mi meraviglio che l'estrema sinistra, quella sinistra antagonista che pure scende in piazza per problemi così urgenti, stando al Governo, consenta questa mistificazione, che accecaPag. 15i cittadini dicendo che si costruirà per l'emergenza abitativa, senza che ci sia un solo euro a copertura.
Mi auguro che, in questa legislatura, si possa approvare una legge organica sulla casa a protezione, non più solo, come è doveroso, dei ceti più deboli, ma anche del ceto medio che deve ricorrere al mercato degli affitti. Mi dite come si fa con 1.500 o 2 mila euro al mese a vivere in una grande città se bisogna pagare il canone d'affitto?
Voglio precisare che voterò a favore, ma non voglio partecipare all'inganno. Voterò a favore perché non si dica: O Dio, la destra non vuole che si costruiscano le case per la povera gente.
Ho il dovere denunciare che questa è aria fritta! Questo è un inganno e un mascheramento dell'impotenza di questa maggioranza nei confronti dei ceti più deboli! Non è possibile che, di fronte alle migliaia e migliaia di sfratti previsti nei prossimi mesi, voi vogliate far pagare solo i proprietari. La politica, in tal modo, scarica l'emergenza abitativa su quel cittadino proprietario di una casa che, magari, aspetta che si liberi per darla ai propri figli, essendo stata questa la sua intenzione al momento dell'acquisto. Credo che la maggioranza si debba fare carico di queste problematiche e che l'opposizione debba operare non in semplice contrasto con essa, ma nella ricerca di un punto di equilibrio, affinché la casa sia un bene di diritto, non un privilegio, e venga garantita a tutti, per smettere di sperperare miliardi e miliardi di euro per una edilizia fatiscente, indegna di un paese civile, e, ancora, per smettere di pagare i cosiddetti residence, migliaia e migliaia di miliardi per tenere le persone dentro pochi mq dove i comuni pagano dai 700 di euro in su.
Dovete avere il coraggio di una nuova politica sulla casa e dovete smetterla di ingannare i cittadini: dopo che sarà stato approvato il provvedimento in esame, ci vorranno almeno cinque anni prima che veda la luce un solo metro quadro di costruzione!
Quanto al blocco degli sfratti, esso rende giustizia da una parte, ma crea profonde ingiustizie dall'altra. Grazie (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
GIUSEPPINA FASCIANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Foti 4.60 e Tocci 4.63 e raccomanda l'approvazione del subemendamento della Commissione 0.4.62.1, che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Stavo appunto per annunciarne l'avvenuta presentazione: poiché l'ha fatto lei, la ringrazio.
GIUSEPPINA FASCIANI, Relatore. Il testo del subemendamento è il seguente: «All'emendamento 4.62 Bocci, sostituire la lettera d) con la seguente: d) la stima delle risorse finanziarie necessarie per l'attuazione del programma nell'ambito degli stanziamenti già disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
Infine, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bocci 4.62, come riformulato dal subemendamento della Commissione 0.4.62.1, ed invita al ritiro di tutti i restanti emendamenti presentati all'articolo 4.
PRESIDENTE. Il Governo?
FRANCA DONAGGIO, Sottosegretario di Stato per la solidarietà sociale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene; ove dunque i presentatori non accedano all'invito a ritirare le rispettive proposte emendative, queste ultime saranno poste in votazione con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Pag. 16TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il mio precedente intervento è stato un po' accalorato in ragione dell'importanza della questione che stiamo affrontando, ma desidererei comunque avere dalla Presidenza una risposta riguardo alla copertura finanziaria.
È previsto un impegno di spesa per quanto riguarda gli sgravi fiscali, ma per quanto riguarda l'obiettivo del provvedimento - vale a dire, la nuova edilizia residenziale pubblica - non trovo nel testo una copertura finanziaria. Quindi, signor Presidente, gradirei una risposta da lei, dal presidente della Commissione bilancio, ovvero da chi lei ritenga di chiamare in causa.
PRESIDENTE. Come ha potuto constatare, onorevole Buontempo, sin dall'inizio della seduta abbiamo dato conto del lavoro molto accurato svolto dalla Presidenza, con riferimento al vaglio di ammissibilità delle proposte emendative presentate, e dalla Commissione bilancio, in sede di espressione del parere sui singoli emendamenti e del parere conclusivo, contenente una condizione che si intende presentata come emendamento ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.
Pertanto, ad avviso della Presidenza, il controllo da parte della Camera sulla copertura finanziaria è stato accurato, come avviene, del resto, con riferimento a tutti i provvedimenti legislativi al nostro esame.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 4.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, desidero spiegare che la presentazione del mio emendamento 4.18 era finalizzata esclusivamente a ricordare al Parlamento italiano che vi è una legge unica che...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole D'Ulizia, ma siamo passati alla votazione dell'emendamento Dussin 4.64.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Essendo stati espressi i pareri dal relatore e dal rappresentante del Governo, non era più possibile intervenire sul complesso degli emendamenti. Se lo desidera, onorevole D'Ulizia, potrà intervenire per dichiarazione di voto quando passeremo alla votazione del suo emendamento 4.18.
LUCIANO D'ULIZIA. In tal caso, signor Presidente, interverrò in seguito sul mio emendamento. Mi scusi, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, noi chiediamo di sopprimere l'articolo 4 perché interviene in materia di edilizia residenziale pubblica, materia attribuita integralmente alle regioni dalla riforma Bassanini e, in particolare, dal decreto legislativo n. 112 del 1998.
Al Senato abbiamo apportato alcuni miglioramenti al testo in esame rispetto a quello del decreto-legge decaduto, recependo il contenuto dell'emendamento presentato in quella sede dalla Lega Nord. Tuttavia, si ritiene che a costituzione vigente resti impossibile definire un programma nazionale di edilizia residenziale pubblica senza intromettersi nelle prerogative regionali. È un aspetto che vorrei sottolineare in quanto con l'articolo 4 del testo all'esame si intende istituire un programma nazionale di edilizia residenziale pubblica scavalcando le vere competenze già a suo tempo assegnate alle regioni e ormai consolidate.
Vorrei inoltre intervenire su alcune dichiarazioni svolte dai colleghi durante la discussione sul complesso degli emendamentiPag. 17relativamente all'articolo 4, cogliendo l'opportunità di parlare dell'emendamento a mia firma 4.64.
Ritengo sia giusto fare leva sulla questione fiscale di cui parlava prima l'onorevole Lupi, con cui concordo, visto che abbiamo proposto anche un articolo aggiuntivo in tal senso.
Per quanto riguarda la riqualificazione urbana, però, mi è sembrato di cogliere fra le righe dell'intervento del collega, che egli vorrebbe ritornare ad un incentivo avente carattere nazionale. Credo che, per coerenza, come è ormai acquisito il fatto che l'edilizia residenziale pubblica sia una materia di competenza esclusiva regionale, anche quella urbanistica sia tale. Se pensiamo di farci sostenere dallo Stato con contributi a pioggia ogni volta che occorre, sbagliamo proprio la politica, che per essere «giusta» dovrebbe mantenere le risorse a livello regionale e sviluppare il nostro programma.
Pensiamo dunque che sia giusto e corretto mantenere le risorse e creare - così come dovrebbe essere il federalismo fiscale - quelle gestioni oculate che partano dal territorio. Si tratta di un'operazione che il territorio regionale può essere benissimo in grado di gestire, operazione da non intendersi come una realizzazione di esclusiva mano pubblica e con alloggi esclusivamente pubblici.
Visto che tra i banchi del Governo vi sono illustri rappresentanti, penso che si possa intervenire sul saggio di interesse che favorisca le giovani coppie e che sia importante dare un sostegno a quelle di esse che realizzano i loro fabbricati con le capacità consone alla provincia. Con il provvedimento in esame si pensa di intervenire per i comuni fino a diecimila abitanti: abbiamo detto che non va bene, che tale operazione sarà infruttuosa e che con essa ci confronteremo fra uno o due anni quando vedremo che non si sarà realizzato nulla di tutto ciò. Sarebbe utile dare un sostegno alle giovani coppie aiutandole rispetto a quel saggio di interesse che oggi è cresciuto a livello europeo e che non aiuta, anzi crea difficoltà quando devono prendere decisioni per la loro vita e per il loro futuro.
Oltre a quella descritta, vi sono anche altre situazioni di disagio che vanno sostenute, creando una grande offerta di immobili attraverso uno sgravio fiscale per chi è proprietario affinché possano essere immessi sul mercato, per sostenere chi potrà usufruirne, e dando risposte all'intera domanda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Interverrò molto brevemente, signor Presidente. Prima il collega Buontempo le ha rivolto una domanda di ordine tecnico, che in realtà - e non le può sfuggire - aveva un significato prettamente politico. Al di là di come pomposamente possa essere definito l'articolo 4, esso rappresenta soltanto la cartina di tornasole per poter prorogare gli sfratti, facendo finta che si metta in moto qualcosa sotto il profilo dell'edilizia residenziale pubblica.
Già prima il collega Dussin asseriva correttamente che la materia è disciplinata secondo la costituzione vigente e che è materia di esclusiva competenza regionale. Mi permetto di fare soltanto una osservazione rispetto al fatto che, se non verrà modificato l'attuale testo del disegno di legge, così come mi sembra la relatrice abbia prospettato, accettando un emendamento che verrà presentato, allo stato, si tratterebbe di un programma e di una raccolta di programmi da parte dello Stato centrale destinati soltanto a fare muffa nei cassetti del Ministero delle infrastrutture.
Ritengo che un programma ambizioso di edilizia residenziale pubblica - che, giustamente, deve partire dalle regioni - dovrebbe avere dallo Stato tuttalpiù un incentivo anche sotto il profilo dei termini entro i quali questi programmi devono essere adottati. Invece, in questo caso - ed è il motivo per cui non avete voluto stanziare un euro - vi accontentate soltanto di raccogliere della carta: evidentemente,Pag. 18non pensate a case di cemento, ma di cartapesta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 251).
Prendo atto che il deputato Rampelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Foti 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 259).
Passiamo all'emendamento D'Ulizia 4.18.
Ha chiesto di parlare il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, già nel corso della discussione sulle linee generali dissi di apprezzare il disegno di legge perché, di fatto, dava una soluzione organica al problema dell'emergenza abitativa. Tuttavia, ricordai a lei e a tutti noi che la cooperazione edilizia aveva avuto un ruolo fondamentale nel dare risposte abitative ai ceti meno abbienti, tanto è vero che, se oggi l'80 per cento degli italiani può dirsi proprietario di un'abitazione, per larga parte ciò è dovuto all'iniziativa cooperativa, ovvero alle cooperative edilizie. Allora, dichiaro di ritirare l'emendamento che ho presentato, ma voglio spiegare i motivi della sua presentazione e, dal momento che il Governo e la relatrice non hanno accolto la mia iniziativa, quanto poteva essere utile.
Oggi, nel nostro sistema legislativo, le strutture codificate da una legge hanno la rappresentanza delle imprese cooperative: solo quelle possono rappresentare, cioè, le associazioni di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo. Con una codificazione - come è stata proposta nel disegno di legge - lasciamo, invece, una rappresentanza indefinita. Quindi, il mio emendamento voleva intanto essere coerente con la legislazione italiana, che attribuisce solo a quelle associazioni la rappresentanza, e chiarire il ruolo delle imprese cooperative nella fattispecie dell'emergenza abitativa. Si trattava, quindi, di un contributo di chiarezza e coerenza con la legislazione, che ho visto, purtroppo, non essere apprezzato. Di conseguenza, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 4.18.
PRESIDENTE. L'emendamento D'Ulizia 4.18 è quindi ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 4.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Colgo l'occasione di questo emendamento per riferirmi anche all'emendamento che è stato ritirato. Onorevole Presidente, la maggioranza di centrodestra, il Governo Berlusconi, è stato costretto a varare una legge di grande buonsenso: fu la legge a tutelaPag. 19dei cittadini che aderiscono a cooperative edilizie.
Il sistema delle cooperative non è stato soltanto un bene per il cittadino, che aveva bisogno della casa, è stato anche un male, perché in questo paese ci sono stati 300 mila cittadini che avevano già pagato il dovuto alle cooperative, facendo sacrifici incredibili, mentre le case venivano messe all'asta. Infatti, quelle cooperative attingevano alle casse pubbliche e non versavano i soldi alle banche. Per cui il cittadino entrava nella cooperativa, pagava la propria quota, pagava i ratei dovuti, pagava mensilmente quanto veniva richiesto nel contratto, però non era proprietario della casa che abitava, che in alcuni casi aveva già pagato per il 70-80 per cento.
Dov'erano queste rappresentanze nazionali delle cooperative (a cominciare dal Lazio)? Qualcuno è finito in galera e ci sono ancora molte inchieste aperte! Dove erano i rappresentanti nazionali delle cooperative quando avveniva tutto questo? Noi abbiamo dovuto approvare una legge a protezione di quegli inquilini che pagavano, in modo da garantirgli che la casa non potesse essere loro sottratta.
Quando si vuole dare rappresentanza e si vuole stare nei luoghi decisionali, occorre che anche la cultura della responsabilità si faccia strada a tutela del cittadino più debole, il quale, quando viene truffato da un cooperativa, non ha santi in paradiso, non ha soldi per gli avvocati, non ha strumenti per tutelare i suoi diritti; oltretutto, c'è un sistema bancario che, spesso d'accordo con i truffatori delle cooperative, ha messo in ginocchio migliaia e migliaia di famiglie del nostro paese.
Concludo Presidente, augurandomi che questo nuovo sistema costruito sull'acqua e, ripeto, senza copertura finanziaria, non sia un nuovo carrozzone per chi sulla emergenza abitativa, anche nella vendita del patrimonio immobiliare pubblico, ha fatto affari - e che affari! - spesso non trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 4.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 267).Pag. 20
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Foti 4.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato sì 449
Hanno votato no 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 4.63, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 469
Astenuti 7
Maggioranza 235
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.62.1 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 416
Astenuti 63
Maggioranza 209
Hanno votato sì 412
Hanno votato no 4).
GIUSEPPINA FASCIANI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA FASCIANI, Relatore. Signor Presidente, ricordo che rispetto all'emendamento Bocci 4.62, si intendono assorbiti i due successivi, ossia gli emendamenti Bocci 4.3 e 4.61.
PRESIDENTE. No, deputata Fasciani, sono assorbiti tali emendamenti, ma lei deve invitare il presentatore al ritiro.
GIANPIERO BOCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, ritiro i miei due emendamenti che sono stati testé richiamati.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bocci. Avverto che, a seguito dell'approvazionePag. 21del subemendamento 0.4.62.1 della Commissione, il parere della Commissione bilancio sull'emendamento Bocci 4.62 deve intendersi favorevole.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocci 4.62 (nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 350
Astenuti 120
Maggioranza 176
Hanno votato sì 332
Hanno votato no 18).
Ricordo che gli emendamenti Bocci 4.3 e 4.61 sono stati ritirati.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo 4.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 293
Astenuti 186
Maggioranza 147
Hanno votato sì 272
Hanno votato no 21).
Ricordo che gli articoli aggiuntivi Lupi 4.04 e 4.05 sono stati ritirati e che l'articolo aggiuntivo Lomaglio 4.02 è inammissibile, al pari dell'articolo aggiuntivo Dussin 4.06.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui rimanenti articoli aggiuntivi.
GIUSEPPINA FASCIANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli articoli aggiuntivi Chianale 4.020, Chianale 4.03 e De Corato 4.01.
PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Chianale 4.020, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 270
Astenuti 200
Maggioranza 136
Hanno votato sì 269
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Chianale 4.03, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 266
Astenuti 205
Maggioranza 134
Hanno votato sì 266).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo De Corato 4.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo, presentato da me assieme all'onorevole De Corato e ad altri deputati, che è stato accettato - e ringrazio di ciò - dalla Commissione e dal Governo, tende a raggiungere l'obiettivo di salvaguardare i luoghi in cui si svolgono le attività teatrali, ossia i teatri che, specie nei centri delle città, stanno subendo da tempo un tentativo di «annullamento». Infatti, diventa più facile operare in locali così strutturati affinché le attività che vi si possano svolgere siano altre, magari più redditizie. Quindi, la sensibilità dimostrata dal Governo e dalla Commissione sulla nostra proposta emendativa, la voglio rilevare ancora ringraziando, e preannunzio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale - e mi auguro anche degli altri gruppi della Casa delle Libertà - affinché si raggiunga un obiettivo serio. Ciò, ad esempio - parlo della mia città, Milano - significa, e non è poco, che il Teatro Nuovo, in Piazza San Babila, non dovrà chiudere, e questa è una vittoria per l'Italia e per Milano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo De Corato 4.01, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 459
Astenuti 7
Maggioranza 230
Hanno votato sì 458
Hanno votato no 1).